Caravaggio, the great italian painter of Early Baroque style,His life and his Style. How to " build a subject with Light and dark, Historical Background, the Counter Reformation and the need of propaganda
Caravaggio, the great italian painter of Early Baroque style,His life and his Style. How to " build a subject with Light and dark, Historical Background, the Counter Reformation and the need of propaganda
I papi del sacro monte, storie di fede e di potere tra il vaticano e vareseAmicisacromonte
Amici del Sacro Monte - Conversazione: "I papi del Sacro Monte, storie di fede e di potere tra il Vaticano e Varese" - relatore Sergio Redaelli giornalista
Brochure mostra El Greco in Italia, Metamorfosi di un GenioAndrea Brunello
Presentazione della mostra dedicata al decennio italiano de El Greco, la più grande retrospettiva sull'artista, genio visionario del '500, che sconvolse Manet, Cézanne e Picasso, in programma a Treviso, a Casa dei Carraresi, dal 24 ottobre 2015 al 10 aprile 2016
Si tratta di un testo in lingua italiana su Vienna e le sue bellezze soprattutto artistiche. Vi sono nominati gli artisti della Secessione, oltre che i Musei fra i più prestigiosi d'Europa, come l'Albertina, il Belvedere e il Leopoldo.
I papi del sacro monte, storie di fede e di potere tra il vaticano e vareseAmicisacromonte
Amici del Sacro Monte - Conversazione: "I papi del Sacro Monte, storie di fede e di potere tra il Vaticano e Varese" - relatore Sergio Redaelli giornalista
Brochure mostra El Greco in Italia, Metamorfosi di un GenioAndrea Brunello
Presentazione della mostra dedicata al decennio italiano de El Greco, la più grande retrospettiva sull'artista, genio visionario del '500, che sconvolse Manet, Cézanne e Picasso, in programma a Treviso, a Casa dei Carraresi, dal 24 ottobre 2015 al 10 aprile 2016
Si tratta di un testo in lingua italiana su Vienna e le sue bellezze soprattutto artistiche. Vi sono nominati gli artisti della Secessione, oltre che i Musei fra i più prestigiosi d'Europa, come l'Albertina, il Belvedere e il Leopoldo.
Come tutte le prime domeniche del mese, anche domenica 05 novembre, torna l’ingresso gratuito nei Musei Civici della città per tutti i residenti a Roma e nell’area della Città Metropolitana con molte iniziative per bambini e adulti
Raffaello2020 MOOC - Vita e opere di Raffaello, in sintesiAlessandro Bogliolo
Anna Maria Ambrosini Massari delinea la vita e l'opera di Raffaello per offrire una cornice al corso
https://mooc.uniurb.it/raffaello
Didattica universitaria aperta dell'Università di Urbino, in collaborazione con Accademia Raffaello, Galleria nazionale delle Marche, Città di Urbino e RAI Cultura.
Canale Telegram https://t.me/s/raffaello2020
A misura d’uomo. Il Quattrocento. 5. La pittura e la scultura nelle grandi co...Erika Vecchietti
Il corso chiude il sipario sul Medioevo, presentando un periodo durante il quale si sono sviluppate gran parte delle istanze che poi fioriranno nel successivo periodo rinascimentale e moderno.
La rinascita iniziata nel XIV, che gettò i semi dell’Umanesimo, esplode nella Firenze quattrocentesca, portando alla riscoperta, e alla diffusione, della prospettiva, della figura dell’uomo nella sua dimensione terrena, della filosofia platonica.
La classicità rivive un momento di grande fioritura, nella filosofia e nelle arti.
… Ma cosa accadeva al di fuori delle sontuose corti dei Medici, degli Estensi, dei Montefeltro e degli Sforza? La sanguinosa Guerra dei Cent’anni, terminata nel 1453, la fine dell’Impero bizantino, la caduta del misterioso e affascinante impero di Trebisonda e la fine della Reconquista spagnola.
E venivano bruciati nelle piazze Giovanna D’Arco e Girolamo Savonarola.
… E che dire di Vlad, principe rumeno meglio noto come Conte Dracula, e la sua guerra contro i Turchi?
Alla fine di questo ambiguo secolo, avverrà uno degli eventi più clamorosi della storia dell’umanità: Cristoforo Colombo partirà per un lungo viaggio, che cambierà le sorti della storia.
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto CaotortaFrattura Scomposta
La nascita del museo come lo intendiamo oggi, ovvero come istituzione destinata a conservare opere d'arte per istruire ed educare un pubblico ampio ed eterogeneo, risale al diciottesimo secolo. Nel Settecento le grandi capitali europee videro il sorgere di edifici realizzati con lo scopo di accogliere le collezioni, ma nonostante ciò ci fu chi si oppose a questa nascita della cultura del museo: il libro di Matilde Marzotto Caotorta si pone come obiettivo principale l'analisi della riflessione di Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy, archeologo e critico d'arte che fu uno dei principali oppositori di questo nuovo tipo di cultura. Il libro, partendo dal contesto storico e culturale che vide la nascita dei musei, sviluppa una riflessione sul pensiero di Quatremère de Quincy cercando di evidenziarne gli aspetti più singolari e cercando anche di trovare dei punti di contatto con l'attualità.
Similar to Storia e teoria del museo, 2018-2019 (20)
Il Bruto di Michelangelo Buonarroti, di Paolo Coenpaolo coen
Michelangelo Buonarroti realizzò il Bruto sul finire degli anni trenta del Cinquecento. La presentazione, che è servita per tre lezioni all'Università di Teramo, serve a ripercorrere l'ambiente di questa scultura, che in qualche modo riassume il profondo legame di Michelangelo con l'ideale della repubblica.
Lam, Alcune riprese dal patrimonio classico intorno all'anno 1000paolo coen
Il patrimonio classico continuò ad essere conosciuto e reimpiegato nel Medioevo, anche se con valenze diverse rispetto al passato e al successivo reimpiego in età rinascimentale. Due casi intorno all'anno 1000: le committenze del vescovo Berward nella cattedrale di Hildesheim in Germania e di Ruggero II nella Cappella Palatina di Palermo.
Elif Cansın Şenol's project work for Visual Arts Management's Course at the University of Teramo, run by prof. Paolo Coen.
This work focuses on analogies/diffences betw. Italians and Turks, seen from the Turkish side.
Alessandro Chiodi, Il concetto di design: le esperienze di Cassina e Kartellpaolo coen
Alessandro Chiodi's project work on the concept of design takes the form of a presentation, focussing mainly on two major Italian companies, Cassina and Kartell.
Alessandro Chiodi's a student of the ATSC's Course on Art History held by prof. Paolo Coen at the University of Teramo.
Annalisa Fazzini's Project Work made for the Course of Visual Arts Management at the University of Teramo, run by prof. Paolo Coen. The project focuses on one of Teramo's museum, dedicated to archaeology.
Paolo Coen, Musei della Shoah ieri, oggi e forse anche domanipaolo coen
Paolo Coen's essay on the Holocaust Museums. The essay was published in "Musei Torino 2011. Da crisi a opportunità. Verso la Nuova Galleria Sabauda", conference proceedings ed. by Edith Gabrielli
Diego Esposito is a renowned contemporary Italian artist. Major works by Esposito are exposed at the University of Teramo, Italy. Valeria Valente, a student of University of Teramo's Visual Arts Management Course run by prof. Paolo Coen, shows here a special work by Esposito, now in the Main Hall of the University.
11. Che le mie fatiche vengano continuate dopo la
mia morte; per l’onore e l’utile della mia città
[scil. Bologna]. Perché queste fatiche non siano
state invano.
Testamento di Ulisse Aldrovandi, 1603
39. John e James Dowyer, Tomba di Anthony Grey,
conte di Harold, Flitton, Bedfordshire
40. Roma nel XVIII secolo: un grande
polmone di opere d’arte
41.
42.
43.
44. Il mercato dell’arte a Roma nel Settecento:
la forza della domanda interna
• Il ceto medio-basso
• I nuovi ricchi
• Il clero e l’aristocrazia
• I papi e lo Stato
www.paolocoen.blogspot.it 44
45. Giovanni Paolo Panini, Galleria del cardinale Silvio
Valenti Gonzaga, Hartford, Wadsworth Athenaeum
www.paolocoen.blogspot.it 45
46. Andrea Mantegna, Cristo sorretto da due angeli,
Copenhagen, Statens Museum for Kunst
www.paolocoen.blogspot.it 46
47. Il mercato dell’arte a Roma nel Settecento:
l’impatto del Grand Tour
• Regno Unito
• Francia
• Impero d’Austria-Ungheria
• Spagna
• Scandinavia
• Stati germanici
• Polonia
• Stati baltici
• Impero russo
www.paolocoen.blogspot.it 47
48. Ivan Argunov, Ritratto di Caterina II,
San Pietroburgo, Ermitage
www.paolocoen.blogspot.it 48
49. Anton Raphael Mengs, Perseo e Andromeda, San Pietroburgo, Ermitage
www.paolocoen.blogspot.it 49
50. Roma nel XVIII secolo
• Centro di scambio artistico di portata
internazionale
• Vi convergevano e spesso risiedevano
centinaia di artisti, da ogni parte d’Europa,
spesso ripartiti in ‘colonie’
• Gli artisti erano interessati a conoscere la città,
l’Antico e il Rinascimento
• Ancor più volevano entrare nel circuito delle
commissioni e del mercato dell’arte
www.paolocoen.blogspot.it 50
51. Capitolo # 2
Uno dei protagonisti del mercato dell’arte romano del
XVIII secolo: Giovanni Battista Piranesi
www.paolocoen.blogspot.it 51
65. La Piccola Galleria di Gustavo III,
Stoccolma, Palazzo Reale
www.paolocoen.blogspot.it 65
Editor's Notes
Può sembrare una frase lapidaria. Ovvia. Difatti lo è. Ma è importante ribadirla, per chi crede di sapere cosa significhi. E ribaltarla sul piano storico. Ovvero capire da dove viene la maggior parte dei nostri musei.
Le origini del collezionismo sono molto antiche. qualcuno potrebbe addirittura affermare che l’atto del collezionare è antico quanto l’Uomo. O quanto meno quanto l’Uomo civilizzato. Plinio il Vecchio ci dà ampie notizie sul collezionismo presso la Roma classica della Repubblica e della prima età imperiale.
Tuttavia noi vogliamo fermare la nostra attenzione sul periodo che va dal XV al XVIII secolo. Cioè all’età moderna. Perché è in questo periodo che l’attività del collezionare diventa un esercizio conscio, razionale, un’aspirazione vera e coerente di un singolo individuo. Non a caso l’immagine ritrae lo stemma del massimo casato di Firenze: i Medici.
Capire una collezione. Capire le dinamiche del suo costituirsi e del suo trasformarsi nel corso del tempo. Del succedersi dei vari allestimenti, ovvero del modo in cui i singoli pezzi sono sistemati. Bene: tutto questo significa capire il Museo.
Capire una collezione. Capire le dinamiche del suo costituirsi e del suo trasformarsi nel corso del tempo. Fra l’altro del succedersi dei vari allestimenti, dai più antichi ai più moderni. Ovvero capire il modo in cui i singoli pezzi sono stati sistemati, mostrati nel corso del tempo. Bene: tutto questo contribuisce molto, anzi è indispensabile a capire il Museo.
Cerchiamo di capire meglio e soprattutto in modo più concreto le linee di continuità esistenti tra il fenomeno del collezionismo, da un lato, e il fenomeno del Museo dall’altro. Ecco la prima.
L’immagine è il frontespizio di un libro. L’immagine ritrae la collezione di Ferrante Imperato, Imparato. Imperato fu un farmacista e scienziato, vissuto a Napoli a cavallo fra XVI e XVII secolo. Imparato allestì una collezione nel suo palazzo, Palazzo Gravina Il museo divenne uno dei più noti in Europa e fu visitato da numerosi studiosi: inoltre si arricchì grazie alla corrispondenza ed allo scambio di campioni con altri naturalisti europei.
Nel 1599 Imparato decise di stampare un libro sulla propria collezione, corredato da illustrazioni come questa. Il libro si chiama non a caso Historia Naturale, esattamente come l’enciclopedia di Plinio il Vecchio. La cosa che colpisce subito dell’immagine è il coccodrillo appeso al soffitto. Ma l’intera stanza è piena di creature del regno animale. Uccelli alle pareti. Pesci, conchiglie. Una parte consistente degli interessi del collezionismo delle origini, del Rinascimento intendo, si lega al regno animale.
Gli animali che appaiono sulla tavola di Imparato sono morti. È ovvio. Il tema della morte è dunque fondamentale nel Museo. Per essere lì, appesi, conservati questi animali una volta morti hanno subito un processo, per impedire loro di andare in putrefazione. Cioè di decomporsi, in definitiva di sparire. Polvere alla polvere. Come anche la nostra parte animale. Materiale.
Questo processo ha un nome moderno. Si chiama tassidermia. La tassidermia è la tecnica – per alcuni un’arte – che serve a conservare i corpi degli animali. Quasi sempre l’animale è ritratto come ancora in vita. E dunque con gli occhi aperti. Gli occhi sono ovviamente sostituiti attraverso vetro colorato. Altre volte ancora gli animali sono ritratti in azione.
Il punto è che questo processo – un processo artificiale, inventato dall’Uomo e fatto dall’Uomo – nelle intenzioni ha l’obiettivo di fermare la morte. Di andare oltre il tempo naturale delle cose e degli animali. Fermare il tempo. Fermare il trascorrere del tempo. Fermare il deperimento delle cose. Per trasmetterlo ai posteri.
L’idea di fermare il tempo, oltre la morte è dunque uno dei grandi temi del collezionismo. Ed è anche il ginocchio, il legame forte con le origini del Museo. Questo discorso, questo legame viene fuori con estrema chiarezza quando si esamina una figura chiave del XVI secolo, non solo italiano. Questa figura è Ulisse Aldrovandi.
Aldrovandi fu un grande scienziato bolognese, morto nel 1605. Esperto soprattutto in campo naturalistico e botanico, fu uno dei primi a mettere insieme una collezione di naturalia, cioè di cose naturale, che poi donò all’Università di Bologna, la più antica università del mondo. Per questo è anche detta Alma Mater Studiorum.
Aldrovandi stilò il proprio testamento nel 1603. Non avendo eredi, essendogli premorti tutti i figli, le sue volontà furono quelle di lasciare il suo intero patrimonio scientifico - esemplari botanici e zoologici, manoscritti, disegni e xilografie - al Senato di Bologna, il quale a sua volta avrebbe avuto l'impegno di conservarlo idoneamente nella sua interezza in un unico luogo. La Mottola Molfino giustamente pone in evidenza i motivi che lo spinsero a fare questo.
A questo fondo appartiene per esempio l’Erbario, del quale mostro qui una pagina. Alla sua morte avvenuta nel 1605, la città e l'Università di Bologna divennero così proprietari e custodi.
, dell'eredità materiale e scientifica di questo naturalista, considerato da Linneo e da Buffon il fondatore delle scienze naturali moderne.
Il secondo motivo di continuità fra collezionismo e Museo è il desiderio di dare alle cose, al creato, un ordine razionale.
Come ho premesso, il collezionismo, l’atto del collezionare era antico quasi quanto il mondo. già nel Medioevo – come ha mostrato un grande studioso polacco, Krzysztof Pomian, esistevano delle precise collezioni, molte delle quali per esempio conservate nelle chiese, nelle basiliche e nelle cattedrali sotto forma di tesori. Mostro qui un classico reliquiario, cioè contenitore di reliquie di età medievale. Le reliquie sono oggetti, cose materiali che vengono considerati sacri in quanto sono posti in rapporto diretto o indiretto con Cristo, la Madonna o i santi. Alle volte si tratta di una parte anatomica, un braccio, una testa, il cuore. Alle volte invece il rapporto è indiretto. Le collezioni di reliquie, cioè di oggetti resi, rientrano nella categoria.
Tutto questo nel Rinascimento cambiòSi trattava cioè di dare un ordine razionale alle cose. E allo stesso tempo anche di capire l’ordine del mondo stesso. Ammesso naturalmente che ne abbia uno. Nel Rinascimento l’agire del collezionista assunse una continuità con quella del filologo.
E successivamente, è ovvio, anche comunicare all’esterno tale ordine. Il collezionista del Rinascimento voleva capire le cose in termini razionali; dare loro un ordine. Ma voleva anche comunicarlo fuori di sé. Ecco dunque gli studi dei sapienti del Rinascimento aprirsi, almeno agli ospiti. Ed ecco anche le pubblicazioni e le illustrazioni, come quella di Ferrante Imperato. Siamo insomma all’origine di quella funzione didattica che poi diventerà dominante nel XVIII secolo.
Sotto questo duplice nome vanno le collezioni europee del Cinque e del Seicento. Sono le collezioni dei sapienti del Rinascimento. In Europa ve ne furono alcune centinaia. Esse rispondono alle due linee che abbiamo appena messo in evidenza. Fermare il tempo, andare oltre la morte; e capire l’ordine del mondo.
Diversi musei di oggi cercano di restituire cosa fosse una Wunderkammer. Succede per esempio a Napoli, nelle Gallerie di Capodimonte. A Calci, in Provincia di Pisa è stato creato un Museo di storia naturale dell'Università di Pisa. Questo museo accoglie oggi la riproduzione di una Wunderkammer. si tratta di una riproduzione, ossia di un’operazione contemporanea, moderna, di oggi. Gli oggetti all’interno sono antichi, d’epoca, originali. E la ricostruzione cerca di restituire le linee dell’epoca, cioè del ‘500-’600.
Monaco era nel sedicesimo secolo il cuore della dinastia dei Wittelsbach, ovvero dei duchi di Baviera, poi principi e infine, ma siamo ormai ai primi del XIX secolo, re di Baviera.
In origine l’attuale palazzo reale – già ducale – non era una residenza. Era al contrario una fortezza medievale o ancor meglio tardo medievale. Solo più avanti, con il consolidarsi della monarchia, divenne un luogo fatto per la vita privata e pubblica dei sovrani di Baviera. In questo senso la sorte della residenza di Monaco di Baviera non fu troppo diversa da quella del Louvre, a Parigi.
Il duca Guglielmo IV impresse una prima, importante svolta. La residenza iniziò ad assumere le funzioni e in parte anche la veste moderne. Da Guglielmo IV viene per esempio il primo Hofgarten ("giardino della corte"). Guglielmo inoltre installò nel giardino della corte una struttura per conservare ed esporre i tesori, la collezione dei Wittelsbach. Qui vi erano diversi dipinti importanti, fra cui a Battaglia di Alessandro e Dario a Isso di Albrecht Altdorfer.
Il duca Alberto V di Baviera fece allestire una Kunstkammer ("gabinetto artistico") nel Marstallgebäude ("scuderia"), dalla quale trassero origine parecchie collezioni oggi presenti a Monaco. Poiché là non c'era spazio a sufficienza per l'enorme raccolta di sculture, fra il 1568 e il 1571 Simon Zwitzel e Jacopo Strada realizzarono l'Antiquarium. Il nuovo edificio dovette essere eretto al di fuori della struttura originaria, visto che nella Neuveste non c'era più spazio. L'Antiquarium, che occupa l'intero piano terra dell'edificio, è la più grande sala in stile rinascimentale a nord delle Alpi. Al piano superiore del nuovo edificio venne ospitata la biblioteca di corte, che costituì il nucleo della successiva Bayerische Staatsbibliothek[1].
Questo importante dipinto è l’emblema del duca Guglielmo come committente d’arte.
Il successore di Guglielmo IV fu suo figlio, il duca Alberto V di Baviera. Lo vediamo qui da giovane in un ritratto di Hans Mielich.
Albert era un mecenate delle arti e un collezionista. Più del padre, la sua collezione è alla base della raccolta Wittelsbach di antichità greche e romane, della collezione di monete e del tesoro di Wittelsbach nella Residenz di Monaco. Ancor oggi alcune delle sue antichità egiziane rimangono nella collezione di arte egiziana. La sua biblioteca personale fondata nel 1558 è arrivata alla Biblioteca di Stato bavarese di Monaco.
Alberto comprò intere collezioni a Roma e soprattutto a Venezia. Dopo lunghe trattative con Andrea Loredan, acquistò la collezione Loredan praticamente nella sua interezza, per la somma di 7000 ducati; "Sono stati tutti esportati da Venezia segretamente di notte in grandi casse". Egli cercò di fare altrettanto nel caso della collezione di Gabriele Vendramin, forse la più importante di Venezia. Ma in questo caso non riuscì nell’intento, per via di una precisa clausola testamentaria.
Abbiamo già visto che il padre, Guglielmo IV, aveva fatto costruire un luogo apposito per i quadri della collezione. Alberto si spinse più oltre. Per ospitare la vasta collezione di antichità commissionò l'Antiquarium (creato nel 1568-1571) nella Residenza di Monaco, la più grande sala rinascimentale a nord delle Alpi.
Ecco un’altra immagine della stessa galleria.
Difficilmente l’Antiquarium di Monaco sarebbe stato in questo modo senza il contributo di quest’uomo, qui nel ritratto di Tiziano Vecellio. Stiamo parlando di Jacopo Strada. Strada era nato a Mantova nel 1507. Si specializzò presto nelle arti. Dal 1556 in poi si stabilì a Vienna e dal 1576 servì come artista e architetto ufficiale di tre successivi imperatori del Sacro Romano Impero asburgico, Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II.
Ma insieme Strada lavorò anche per Alberto V, Duca di Baviera. Strada ideò e allestì l'Antiquarium per ospitare le antichità nella Residenz di Monaco; le sculture romane che ha assemblato per il duca possono ancora essere viste nel loro contesto.
Nicola Pisano Pulpito del Battistero di di Pisa, 1260
In Inghilterra un fenomeno analogo si verificò, ma fu localizzato nelle università, negli atenei del paese. Il punto d’avvio fu la storia.
In Francia i padri Maurini. Quella di San Mauro fu una congregazione nata nel 1618 dall'unione di un gruppo di monasteri benedettini francesi. Essi posero il loro centro a Parigi, nell’abbazia St. Germain-des-Prés. Alla base vi fu la presa di coscienza del declino del monachesimo occidentale e in particolare del suo ruolo sul piano della cultura. I Maurini vollero rilanciare questo ruolo, conferendo nuova vita agli ideali di studio e di lavoro del monachesimo occidentale. Una parte importante di questo lavoro consistette nel restituire dignità filologica ai testi classici. Di qui una serie di edizioni critiche di eccezionale valore filologico. Jean Mabillon, uno dei membri più eminenti, viene considerato il fondatore della paleografia e della diplomatica, ovvero delle discipline alla base dello studio dei documenti e dell’archivio.
In Inghilterra pensiamo soprattutto all’ambito accademico. Nelle scuole superiori del Regno, penso per esempio a Eton o a Winchester, le cosiddette public schools, come anche alle università, Oxford e Cambridge, su tutte, le discipline storiche e umanistiche accentuarono il proprio peso.
Un buon esempio è questa tomba. È la tomba di Anthony Grey, terzo Barone Lucas, poi generalmente chiamato Earl of Harold, cioè conte di Harold. Morto nel 1723, Grey fu un peer, cioè un pilastro dell’aristocrazia britannica e un cortigiano. Egli fu d’altronde il figlio maggiore di Henry Grey, primo duca di Kent.
Prima di morire strozzato da una banale spiga d’orzo, ad appena 28 anni, Grey divenne uno dei consiglieri più intimi del re d’Inghilterra, Giorgio II. Siamo dunque nel cuore, effettivamente, o se se vuole alla testa della società del periodo.
Non pensiamo che si tratti di moda o di un capriccio. Quanto vediamo qui ha una connotazione politica. L’Inghilterra del tempo aveva passato la sua crisi politica principale. La testa del suo re, Carlo I, era rotolata giù dal patibolo. Aveva saputo dare un esito, un senso politicamente positivo a Oliver Cromwell. Si era avviata verso una rincorsa economica crescente, grazie a una raggiunta stabilità sociale. Iniziò allora il paragone fra la propria storia, la storia moderna intendo, e la storia antica. Di lì a pochi anni i protagonisti della politica avrebbero cominciato ad atteggiarsi ‘alla romana’, come novelli Ciceroni.
Gli scultori che realizzarono la tomba Grey erano britannici. Ma incarnarono, diedero forma materiale a un sentimento, a un gusto, a un orientamento generale e peraltro radicato. Lo abbiamo visto con l’acquisto di sarcofagi fatto dai Pisani intorno all’anno 1200. Roma diventò nel XVIII secolo un grande mercato dell’arte, particolarmente di arte classica o comunque di ispirazione classica. Lo vedremo fra breve con Piranesi.