Big Data la nuova frontiera dei dati "la rivoluzione dell'informazione". Introduzione nel mondo dei Big Data, immergendosi a 360° nelle tecnologie correlate, un modo semplice per capire il futuro, e l'importanza di analizzare la mole di dati prodotta ogni giorno.
Tesi di Maturità.
Big Data la nuova frontiera dei dati "la rivoluzione dell'informazione". Introduzione nel mondo dei Big Data, immergendosi a 360° nelle tecnologie correlate, un modo semplice per capire il futuro, e l'importanza di analizzare la mole di dati prodotta ogni giorno.
Tesi di Maturità.
Questa presentazione ha accompagnato la lezione introduttiva del progetto didattico "Oltre il mare", che ho proposto nell'anno scolastico 2015/2016 per affrontare lo studio del colonialismo italiano.
Storia contemporanea - L’età contemporanea dalle rivoluzioni settecentesche a...Salvatore Fabbrizio
Come da titolo, questa presentazione è un riassunto dei fatti più rilevanti del libro di Alberto Mario Banti intitolato l’età contemporanea - dalle rivoluzioni settecentesche all’imperialismo. Ho creato questa presentazione con l’aggiunta di immagini trovate attraverso ricerche su internet, con l’intento di potermi aiutare a studiare tutti questi avvenimenti storici “ricollegandoli” ad immagini e foto.
Questa presentazione ha accompagnato la lezione introduttiva del progetto didattico "Oltre il mare", che ho proposto nell'anno scolastico 2015/2016 per affrontare lo studio del colonialismo italiano.
Storia contemporanea - L’età contemporanea dalle rivoluzioni settecentesche a...Salvatore Fabbrizio
Come da titolo, questa presentazione è un riassunto dei fatti più rilevanti del libro di Alberto Mario Banti intitolato l’età contemporanea - dalle rivoluzioni settecentesche all’imperialismo. Ho creato questa presentazione con l’aggiunta di immagini trovate attraverso ricerche su internet, con l’intento di potermi aiutare a studiare tutti questi avvenimenti storici “ricollegandoli” ad immagini e foto.
2. L'imperialismo nasce come nuovo
colonialismo tra il 1871 e il 1914, e consiste
nell'azione tesa a imporre l‟egemonia su altri
paesi per sfruttarli dal punto di vista
economico assumendone il pieno controllo
monopolistico delle fonti energetiche ed
esportazione soprattutto di capitali.
3. l'imperialismo è la fase
suprema del capitalismo
avanzato, entrato cioè nella
sua fase matura.
4. Paesi che avevano conseguito un
solido sviluppo economico, al
quale si era aggiunto un
capitalismo "finanziario" (cioè
sorretto da prestiti da parte di
istituti di credito), ritenevano
l'espansione verso territori
d'oltremare una buona causa
per:
a) impossessarsi dei beni a basso
costo;
b) opportunità di investimento
dei capitali in territori nei quali
era possibile avviare attività ad
alto profitto.
5. Nella prima metà del XIX secolo tutto
lasciava pensare che il colonialismo
fosse ormai tramontato:
Le colonie inglesi del Nord America
erano diventate indipendenti e avevano
costituito gli Stati Uniti;
Le colonie spagnole e portoghesi
dell‟America centro-meridionale
avevano ottenuto anch‟esse
l‟indipendenza;
Le poche colonie rimaste all‟Europa in
Asia, in Africa o nelle isole dell‟America
centrale sembravano poco interessanti
dal punto di vista economico con la sola
eccezione dell‟India, saldamente
dominata dalla Gran Bretagna.
6. Dal 1860 la popolazione europea era aumentata e grandi
masse, non trovando lavoro in patria, presero la via
dell‟emigrazione inserendosi non solo nelle due Americhe,
ma anche in Asia e in Africa. Finanzieri e banchieri cercando
nuovi investimenti, collocarono grandi quantità di denaro
nelle miniere e nelle piantagioni di altri continenti; di
conseguenza, vollero difendere i loro capitali e sorvegliare
da vicino i paesi in cui li avevano impegnati. L‟Europa,
inoltre, padroneggiava i mezzi di comunicazione
intercontinentali, ma le sue navi avevano bisogno di scali
sicuri per approvvigionarsi di carbone durante le sue
traversate. Contemporaneamente gli imprenditori volevano
allargare i propri mercati e avere serbatoi di materie prime
di cui l‟Europa era priva, come, per esempio, il petrolio e il
caucciù
7. Le classi dirigenti dell‟Ottocento tradussero tutte queste
necessità in Imperialismo, cioè in una nuova forma di
colonialismo che mirava sia al totale sfruttamento
economico dei paesi colonizzati sia al loro controllo
territoriale. Si concretizzò attraverso:
La conquista militare di vaste zone per prenderne il
controllo ed assicurare la pace tra le popolazioni locali
Il controllo politico delle nuove colonie attraverso
funzionari europei
Lo sfruttamento economico con lo scopo di
commercializzare le materie prime e di rivenderne i
prodotti finiti in Europa.
8. L‟imperialismo portò comunque diversi vantaggi
ai popoli colonizzati.
Una parte di essi ebbe modo di imparare
nuove tecnologie a discapito delle loro
antiquate tecniche di lavorazione tradizionale.
Nelle colonie le leggi diventarono di tipo
europeo, seppur con qualche modifica, non
c'era sicuramente lo stesso trattamento tra un
europeo e un africano o un asiatico
9. La concorrenza per il rafforzamento
della propria potenza creò in
Europa molte rivalità. Per questo
nel novembre del 1884 Bismarck,
allora cancelliere dell'Impero
tedesco, convocò a Berlino una
Conferenza, in cui si stabilirono i
criteri di base ai quali le potenze
Europee si sarebbero suddivisi le
colonie; nel documento
conclusivo si affermava che
ciascuno stato si sarebbe potuto
impadronire di territori africani e
asiatici, a condizione che avesse
avvisato le altre potenze, le quali
avrebbero potuto far valere i
“propri reclami”.
10. Gli europei erano spinti verso altri
continenti anche dalla convinzione di
dover esportare la civiltà bianca. Il
progresso raggiunto dall'Europa in tutti i
campi, tecnologico, sociale, medico
doveva essere esportando anche nei
territori più arretrati. I britannici
puntavano molto ad esportare i diritti
umani , in India infatti alcune sette
praticavano ancora dei sacrifici umani in
onore della dea Kali e in alcune parti
dell'Africa Centrale era ancora diffuso il
cannibalismo, grazie all'intervento
europeo questi riti vennero fermati. La
missione civilizzatrice era quindi intesa in
questo senso oltre che a formare una élite
di semi-governati autoctoni
adeguatamente formati nelle scuole e nelle
università d'Europa che potevano
coadiuvare gli europei nel governo delle
colonie.
11. Dal punto di vista economico vi fu un
miglioramento della produzione, grazie
all'inserimento delle tecnologie europee
anche le popolazioni locali impiegate nelle
attività di produzione venivano pagate in
modo tale da poter far circolare la moneta
ed agevolare gli scambi.
Furono create economie orientate
all'esportazione e alle monocolture, in molti
casi però la colonia era già orientata verso
un mercato interno con una produzione
inferiore e quindi si ebbe uno shock iniziale
che fu assorbito nel tempo.
Fu messo in moto un processo di sviluppo,
ma in funzione degli interessi europei, i
quali del resto si appropriarono
sistematicamente di gran parte dei ricavi.
12. L'effetto dell'imperialismo sulle culture dei paesi colonizzati fu
rilevante.
I sistemi che avevano una più solida tradizione e che erano
legati a strutture organizzate benché primitive, come nei
paesi dell'Asia e del Nord Africa si difesero meglio
nonostante alla fine furono soppiantati da sistemi basati su
modelli europei.
Diverso fu il caso dell'Africa più arcaica, animista e
pagana. Qui furono infatti alterati alle fondamenta gli
equilibri delle tribù e dei villaggi, mentre interi sistemi di
vita, di riti e di valori entrarono rapidamente in crisi, la
stessa élite di persone che avevano potuto studiare nelle
scuole d'Europa che nella seconda metà del '900 si
trovarono ad amministrare le nuove nazioni indipendenti
favorirono la formazione di dittature sfruttando il fatto di
essere stati istruiti in Europa ed aver quindi appreso pregi
e difetti degli europei anche nel modo di governare. Le
popolazioni locali subirono il dominio delle élite
europeizzate sostituitesi al dominio diretto degli europei
in moltissimi casi questo cambiamento portò massacri,
deportazioni e persecuzioni delle popolazioni locali da
parte proprio degli stessi abitanti.
13. L'espansione coloniale finì favorì la formazione o il risveglio di
nazionalismi locali, ad opera dei nuovi quadri dirigenti, che si
formarono nelle scuole europee e vi assorbirono i principi di
nazionalità.
L'Europa si trovò ad esportare il bisogno di autogovernarsi e di
decidere del proprio destino. I nuovi governanti che si trovarono
ad amministrare le nazioni indipendenti travisarono
completamente gli ideali di democrazia e giustizia. Essi sedotti dal
potere grazie alla loro istruzione poterono soggiogare in breve
tempo le popolazioni locali formando delle dittature anche
comuniste che tutto erano fuorché democratiche. I principi
egualitari di cui tanto l'Europa si vantava non furono assorbiti o
meglio le nuove élite di governanti capirono come sfruttare a loro
favore gli strumenti appresi in Europa nonostante durante le
guerre per l'indipendenza spesso si nascondevano dietro la
bandiera dell'oppressione europea e dell'antidemocraticità,
bandiera che non tardò ad essere eliminata una volta che
l'indipendenza veniva raggiunta.
14. L„idea leninista di imperialismo è fuori della dimensione prettamente politica, ma si basa
su una definizione economica; suoi contrassegni sono:
concentrazione degli strumenti di produzione e del capitale in una ristretta cerchia di
proprietari (e quindi la formazione di monopoli, dando termine all'agognata
alla"libera concorrenza").
fusione del capitale bancario col capitale industriale, e il formarsi di un'oligarchia
finanziaria (derivante dalla necessità per le imprese monopolistiche di dover reggere
la concorrenza, attraverso l'erogazione dagli istituti finanziari di ingenti somme di
capitali).
grande importanza acquisita dall'esportazione di capitali in confronto con
l'esportazione di merci (quest'ultima caratterizzava la libera concorrenza, mentre
nell'imperialismo la maggioranza dei capitali ha un'origine finanziaria,
determinandosi continue "eccedenze" di capitale da dover investire, soprattutto
all'estero).
il sorgere di associazioni monopolistiche internazionali, che si ripartiscono il mondo
(la concorrenza tra queste, e lo sviluppo ineguale del capitalismo determina una
continua ascesa e declino degli stati, e un mutamento continuo delle relazioni globali,
e delle spartizioni delle zone d'influenza).
la compiuta ripartizione (geografica) della terra tra le più grandi potenze
capitalistiche (osserviamo, per quanto possa risultare normale oggigiorno, che dagli
inizi del 1900 non esiste più alcuna "terra di nessuno", e tutte le terre sono state
appunto ripartite tra i vari stati, a seconda della loro forza, concessa loro dal loro
capitale).
15. Negli ultimi anni, le critiche
all'imperialismo sono state mosse, più che
sul piano politico, sul suo aspetto culturale,
con particolare riguardo alla crescente
influenza globale della cultura degli USA.
Uno dei principali critici dell'imperialismo
americano è lo studioso statunitense
Chalmers Johnson. Ciò lo si deve anche alle
ultime operazioni belliche statunitensi,
viste da molti come un tentativo di
controllo indiretto delle risorse dei territori
occupati. Alcuni tuttavia contestano questo
significato allargato della parola con la
motivazione che la distinzione tra
interazioni reciproche e influenza indotta è
estremamente soggettiva. L'imperialismo
infatti oggi è chiamato formale.