Presentazione della classe 5° G dell’istituto Tecnico Pertini di Varazze in occasione dell'intitolazione della Civica Biblioteca di Varazze al poeta Eugenio Montale: “Nella presentazione, alcune poesie nelle quali compare il paesaggio ligure, la cui asprezza si sposa significativamente, come correlativo oggettivo, con i contenuti della poetica dell’Autore. La scelta non è stata facile per la ricchezza della produzione montaliana, tuttavia le liriche su cui noi abbiamo lavorato ci sono sembrate alquanto appropriate per testimoniare l’amore del poeta per questa terra.”
Presentazione della classe 5° G dell’istituto Tecnico Pertini di Varazze in occasione dell'intitolazione della Civica Biblioteca di Varazze al poeta Eugenio Montale: “Nella presentazione, alcune poesie nelle quali compare il paesaggio ligure, la cui asprezza si sposa significativamente, come correlativo oggettivo, con i contenuti della poetica dell’Autore. La scelta non è stata facile per la ricchezza della produzione montaliana, tuttavia le liriche su cui noi abbiamo lavorato ci sono sembrate alquanto appropriate per testimoniare l’amore del poeta per questa terra.”
Lo spirito. L'origine. Una linea, una lacuna, uno spartito di asterischi, di contorni da riempire. Una catena di stelle, di piccole torri viste dall'alto, un tessuto di laghi e asterischi, gli incroci di una città.
In memoria del Fratello Hrand Nazariantz, Tavola Massonica del Fratello Domenico Vittorio Ripa Montesano Serenissimo Gran Maestro della Gran Loggia Phoenix degli ALAM
Lo spirito. L'origine. Una linea, una lacuna, uno spartito di asterischi, di contorni da riempire. Una catena di stelle, di piccole torri viste dall'alto, un tessuto di laghi e asterischi, gli incroci di una città.
In memoria del Fratello Hrand Nazariantz, Tavola Massonica del Fratello Domenico Vittorio Ripa Montesano Serenissimo Gran Maestro della Gran Loggia Phoenix degli ALAM
Numero di Gennaio-Febbraio-Marzo 1940 della Rivista mensile di studi sulla guerra e di problemi giuliani e dalmati, edita a Trieste dalla Società Editrice Volontari e Mutilati.
Presentazione dell'opera di Umberto Giordano, tre le più note della giovane scuola italiana. Libretto di Luigi Illica. Prima rappresentazione alla Scala, nel 1896
MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017
La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 ”.
https://www.lelcomunicazione.it/blog/magazine-pama-natalizio-teramo-2017/
MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 La PaMa Marketing & Comunicazione di Teramo di Patrizia Manente è lieta di comunicare la realizzazione del nuovo progetto editoriale “MAGAZINE PAMA NATALIZIO TERAMO 2017 ”. https://www.lelcomunicazione.it/blog/magazine-pama-natalizio-teramo-2017/
Metodologie e strumenti per la didattica digitale integrataMario Maestri
Presentazione rivolta a docenti del primo ciclo di modalità di insegnamento (Flipped Classroom) e di strumenti che possono essere utili per la didattica a distanza e la didattica digitale integrata. 2021
L'università italiana nella sua evoluzione dal 2000 ad oggi, con alcune indicazioni per la scelta post diploma tra i corsi attivati a Milano e dintorni
2. Gli inizi…
• Dopo il Mille si moltiplicano le testimonianze sulla musica
profana che, con il sorgere delle lingue romanze, si diffonde
nelle piazze e nelle corti.
• Presso le corti aristocratiche la musica si avviava a divenire
sempre più raffinate e complesse, nelle campagne e nei borghi
al di fuori delle mura castellane la gente semplice si divertiva
con forme popolari e festose, danze con molti saltelli o danze
in tondo dette danze a catena.
I diffusori di queste musiche erano cantastorie, giullari e
menestrelli.
• Accanto a questi troviamo musicisti girovaghi di varie
nazionalità che, abbandonati agli studi religiosi e monastici,
viaggiavano spensierati diffondendo quei "canti goliardici" di cui
c'è eccezionalmente giunta una nutrita raccolta: i Carmina
Burana.
3. Carmina Burana
• I Carmina Burana costituiscono un corpus di testi poetici
medievali dell'XI e del XII secolo, prevalentemente in
latino, tramandati da un importante manoscritto contenuto
in un codice miniato del secolo, il Codex Latinus
Monacensis 4550 o Codex Buranus, proveniente dal
convento di Benediktbeuern (Bura Sancti Benedicti,
fondata attorno al 740 da San Bonifacio in Baviera).
• Il codice è custodito nella Bayerische Staatsbibliothek di
Monaco di Baviera.
• Clemencic Consort
• In Taberna (Carmina Burana 196)
• Ich was ein chint so wolgetan (Carmina Burana 24)
4. Llibre Vermell de Montserrat
• ll manoscritto è della fine del XIV secolo. 137 fogli restanti, solo
sette contengono musica. Il nome (il libro rosso di Montserrat)
deriva dal colore delle copertine con cui fu rilegato nel XIX
secolo.
• Il proposito della collezione era di intrattenere con canti e
danze i pellegrini che si dirigevano al Monastero di Montserrat -
meta di pellegrinaggi - e che si rifugiavano in chiesa durante la
notte e nelle piazze circostanti durante il giorno:
• Quia interdum peregrini quando vigilant in ecclesia Beate Marie de
Monte Serrato volunt cantare et trepudiare, et etiam in platea de die, et
ibi non debeant nisi honestas ac devotas cantilenas cantare, idcirco
superius et inferius alique sunt scripte. Et de hoc uti debent honeste et
parce, ne perturbent perseverantes in orationibus et devotis
contemplationibus.
• I canti - tutti anonimi - sono in catalano, occitano e latino.
Musica probabilmente anteriore al XIV sec.
5. Stella splendens
(fol. 22r) (danza)
• Sequitur alia cantilena ad trepudium
rotundum:
Concurrunt universi gaudentes populi
divites et egeni grandes et parvuli
ipsum ingrediuntur ut cernunt oculi
et inde revertuntur gracijis repleti.
Principes et magnates extirpe regia
saeculi potestates obtenta venia
peccaminum proclamant tundentes pectora
poplite flexo clamant hic: Ave Maria.
Prelati et barones comites incliti
religiosi omnes atque presbyteri
milites mercatores cives marinari
burgenses piscatores praemiantur ibi.
Rustici aratores nec non notarii
advocati scultores cuncti ligni fabri
sartores et sutores nec non lanifici
artifices et omnes gratulantur ibi.
Reginae comitissae illustres dominae
potentes et ancillae juvenes parvulae
virgines et antiquae pariter viduae
conscendunt et hunc montem et religiosae.
Coetus hic aggregantur hic ut exhibeant
vota regratiantur ut ipsa et reddant
aulam istam ditantes hoc cuncti videant
jocalibus ornantes soluti redeant.
Cuncti ergo precantes sexus utriusque
mentes nostras mundantes oremus devote
virginem gloriosam matrem clementiae
in coelis gratiosam sentiamus vere
6. TROVATORI E
TROVIERI
• Dall’XI secolo la musica profana si arricchì,
soprattutto in Francia, per merito di poeti
musicisti. Questi erano nobili, feudatari,
cavalieri e anche dame
• Trovatori attivi nel Sud della Francia, usavano
la lingua provenzale detta lingua d'oc
• Trovieri nel Nord: usavano la lingua d'oil che
diventerà poi il Francese moderno
• Gli argomenti trattati erano naturalmente vari,
ma soprattutto cantavano l'amore; un amore
che aveva sempre i connotati della passione
ideale (De Amore, Andrea Cappellano)
• le canzoni trobadoriche erano cantate da una
voce solista, eventualmente accompagna da
uno strumento che ripeteva la stessa melodia
della voce.
• conosciamo molti nomi di trovatori e trovieri:
Guglielmo IX d'Aquitania, Arnaut Daniel,
Bernart de Ventadorn, Adam de la Halle,
Raimbault de Vaqueiras (Kalenda Maya)
7. Lo ferm voler qu'el cor m'intra
(Arnaut Daniel – Early Music Studio, Th. Binkley)
Lo ferm voler qu'el cor m'intra
no'm pot ges becs escoissendre ni ongla
de lauzengier qui pert per mal dir s'arma;
e pus no l'aus batr'ab ram ni verja,
sivals a frau, lai on non aurai oncle,
jauzirai joi, en vergier o dins cambra.
Quan mi sove de la cambra
on a mon dan sai que nulhs om non intra
-ans me son tug plus que fraire ni oncle-
non ai membre no'm fremisca, neis l'ongla,
aissi cum fai l'enfas devant la verja:
tal paor ai no'l sia prop de l'arma.
Del cor li fos, non de l'arma,
e cossentis m'a celat dins sa cambra,
que plus mi nafra'l cor que colp de verja
qu'ar lo sieus sers lai ont ilh es non intra:
de lieis serai aisi cum carn e ongla
e non creirai castic d'amic ni d'oncle.
Anc la seror de mon oncle
non amei plus ni tan, per aquest'arma,
qu'aitan vezis cum es lo detz de l'ongla,
s'a lieis plagues, volgr'esser de sa cambra:
de me pot far l'amors qu'ins el cor m'intra
miels a son vol c'om fortz de frevol verja.
Pus floric la seca verja
ni de n'Adam foron nebot e oncle
tan fin'amors cum selha qu'el cor m'intra
non cug fos anc en cors no neis en arma:
on qu'eu estei, fors en plan o dins cambra,
mos cors no's part de lieis tan cum ten l'ongla.
Aissi s'empren e s'enongla
mos cors en lieis cum l'escors'en la verja,
qu'ilh m'es de joi tors e palais e cambra;
e non am tan paren, fraire ni oncle,
qu'en Paradis n'aura doble joi m'arma,
si ja nulhs hom per ben amar lai intra.
Arnaut tramet son chantar d'ongl'e d'oncle
a Grant Desiei, qui de sa verj'a l'arma,
son cledisat qu'apres dins cambra intra.
La fermezza che in cuor m’entra
non può becco spezzare a me né unghia
d’invido che sparlando perde l’anima:
non l’osando colpir con ramo o verga,
di frode almeno, ove non avrò zio,
godrò gioia in giardino o dentro camera.
Se ripenso a quella camera
dove, a mio danno so, nessuno entra,
ma ognuno m’è più che fratello o zio,
non ho membro non frema, fosse l’unghia,
come fa il bimbo davanti alla verga:
tanto temo non sia a lei presso all’anima.
Presso al corpo, non all’anima,
e mi prendesse di nascosto in camera,
che più mi piaga il cuore che una verga
ch’ora il suo servo dove ell’ è non entra:
sarò di lei come la carne e l’unghia,
e non darò retta ad amico o a zio.
La sorella di mio zio
mai di più amai né tanto, per quest’anima,
che tanto accosto com’è il dito all’unghia
mi vorrei, se volesse, alla sua camera:
mi ha in mano sua l’amore che in cuor m’entra
meglio che un uomo forte esile verga.
Mai dacché la secca verga
fiorì, e a Adamo seguì nipote e zio,
amor puro così, come in cuor m’entra,
non credo fosse in corpo, e meno in anima:
dovunque stia, all’aperto oppure in camera,
non si scosta il mio cuore da lei un’unghia.
Così afferra sé e s’inunghia
in lei il mio cuore come scorza in verga,
che è di gioia palazzo, torre e camera;
meno i parenti amo, fratello e zio,
che ne avrà in Cielo doppia gioia l’anima,
se alcuno mai perché ama bene v’entra.
Arnaldo invia il suo canto d’unghia e zio
che piaccia a lei che di sua verga ha l’anim’a
Suo Desiderio, a cui Pregio entra in camera.
8. Minnesänger
• Minnesänger (o Minnesinger) Poeti lirici tedeschi del
XII e del XIII secolo
• Il nome («cantori d’amore»), già in uso nel
Medioevo, deriva dal fatto che trattarono quasi solo
soggetti d’amore.
• il Minnesang, è una delle manifestazioni più
caratteristiche dell’epoca cavalleresca: è
rappresentata dalla poesia lirica, legata a
determinate forme, e destinata alla recitazione con
accompagnamento di strumenti a corda davanti a
una ristretta cerchia di persone appartenenti alla
nobiltà e alla società delle corti.
• poesia d’amore: rapporti ideali e convenzionali fra il
poeta e la dama
• La lirica dei M. si afferma verso il 1175, raggiunge il
suo massimo splendore con Federico II
• Walther von der Vogelweide (1170 circa – 1230
circa) è il più famoso poeta in medio alto-tedesco;
spesso ci si riferisce a lui semplicemente come
Walther (Under der Linden)
9. Under der linden
Under der Linden
an der heide
dâ unser zweier bette was
dâ mugt ir vinden
schône beide
gebrochen bluomen unde gras
vor dem walde in einem tal
tandaradei
schône sanc diu nahtegal
Ich kam gegangen
zuo der ouwe
dô was mîn friedel komen ê
dâ wart ich enpfangen
hêre frouwe
daz ich bin sælic iemer mê
kuster mich? wol tûsent stunt
tandaradei
seht wie rôt mir ist der munt
Dô hât er gemachet
alsô rîche
von bluomen eine bettestat
des wirt noch gelachet
inneclîche
kumt iemen an daz selbe pfat
bî den rôsen er wol mac
tandaradei
merken wâ mirz houbet lac
Daz er bî mir læge
wessez iemen
(nû enwelle got!)
sô schamt ich mich
wes er mit mir pflæge
niemer niemen
bevinde daz wan er und ich
und ein kleinez vogellîn
tandaradei
daz mac wol getriuwe sîn
Sotto il tiglio
Presso il prato
là era il nostro giaciglio
là potrete trovare
belli insieme
fiori rotti ed erba
Davanti al bosco, in una valle
tandaradei
tanto bene cantava l'usignolo
Camminando arrivai
al prato:
là era giunto il mio amore
E là venni accolta
così felicemente
che ne sono sempre più estasiata
Mi baciò? Oh, per mille ore!
tandaradei
Guardate com'è rossa la mia bocca!
Là egli aveva costruito
quanto ricco
di fiori, un giaciglio
Riderà di cuore
Tra sé
chi passi da quello stesso sentiero
Presso le rose potrà
tandaradei
scorgere dove giaceva il mio capo
Lui giacque con me
Lo venisse a sapere qualcuno
(non voglia così Dio)
ne avrei vergogna
E nessuno sappia mai
quello ch'ha curato far con me
a parte io e lui
e un piccolo uccellino
tandaradei
che certamente sarà fedele
10. La musica strumentale
• La musica medioevale è soprattutto vocale e gli strumenti
vengono usati solo come accompagnamento alla voce.
• Gli strumenti utilizzati erano diversi: cordofoni, aerofoni e
membranofoni.
• Le origini della musica strumentale sono oscure.
(sostituzione voce – accompagnamento danza)
• Una delle forme più antiche di musica strumentale è
l'estampiè, il cui nome deriverebbe dal provenzale
estampida, un genere di poesie cantate e accompagnate
da uno strumento. Tutti i testi medievali che conosciamo
chiamano estampiè una composizione strumentale per
danza.
11. Strumenti
• Tra gli strumenti ad arco i più diffusi erano la viella e la
ribeca
• strumenti a corde pizzicate: il liuto (poi la tiorba) l’arpa e il
salterio (dulcimer)
• strumenti a fiato: trombe, flauti, corni, chalemie e
cornamuse
• Strumenti a percussione: il tamburello, i tamburi, i cimbali
e le campane
• Il primo strumento ad essere usato per accompagnare i
canti religiosi fu l’organistrum o ghironda
• Dal XIII secolo si afferma invece l’organo, che diventerà lo
strumento principe della musica sacra.
12. … e la danza?
• Carola
• nota già dal XII e XIII secolo nell'Europa occidentale in ambienti di
corte e rurali. È costituita da due gruppi di danzatori che di solito si
tengono le mani formando un cerchio, con un capogruppo che
conduce la danza e il canto e gli altri che ripetono il ritornello. Non
sono stati identificati né testi né musica per la carola
• Estampie
• originariamente era un genere di poesie cantate (Kalenda Maya) e
accompagnate da uno strumento); è una composizione strumentale
che ha carattere di danza, attestata già dal XII e diffusasi tra il XIII e
il XIV secolo. È costituita da alcune sezioni (puncta), ognuna delle
quali viene eseguita due volte con una diversa conclusione.
• Saltarello
• Ballo tipico delle regioni dell'Italia centrale. Si presenta
prevalentemente come danza di coppia, anche se in Emilia e
Romagna e nel Montefeltro è chiamata saltarello una forma
di contraddanza a sei persone (tre coppie). La prima fonte oggi nota di
una danza detta "saltarello" è una trascrizione musicale della metà
del XIV secolo
13. … tra XX e XXI secolo
• "La vita nova" (parte finale) Testo di Dante
Alighieri. Musica di Ermanno Wolf Ferrari
• Carl Orff – carmina burana
• Joni Mitchell – California (con dulcimer)
• Pentangle – Willy o’ Winsbury