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La scuola senese 
dal duecento al trecento
Parole chiave 
• Caposcuola 
• Personalità di spicco 
• Eleganza 
• Raffinatezza 
• Idealizzazione 
• Gusto senese 
• Superamento 
• Stilemi 
• Preziosismo 
• Oreficeria 
• Incisione 
• Dipinto 
• Operare 
• Repertorio 
• innestare 
• Massimo esponente 
• Spazialità 
• Volumetrie 
• Capolavori 
• Plasticismo 
• Affreschi 
• Allegoria 
• Influenzare 
• Profusione 
• Decorativismo 
• Punzonatura 
• Conferire 
• Costituire
• Scuola senese 
• Caposcuola della scuola senese è considerato Guido da Siena (1230 circa - 1290 circa), che propose una pittura 
all'insegna delle influenze ricevute dal fiorentino Coppo di Marcovaldo (1225 circa - 1276 circa), il più importante 
pittore a Firenze prima di Cimabue. Per trovare la prima personalità di spicco bisognerà però aspettare Duccio 
di Buoninsegna (Siena, 1255 circa - 1319 circa): quest'ultimo, prendendo le mosse dalla pittura di Cimabue, 
che fu il suo principale modello di riferimento, aggiornò il linguaggio del pittore fiorentino a quello che era il gusto 
senese, caratterizzato da grande eleganza e raffinatezza e da una maggiore idealizzazione rispetto alla pittura 
fiorentina (esemplare la Maestà di Siena, 1308-1311, Siena, Museo dell'Opera del Duomo) (immagine). Sulla 
nascita del gusto senese ebbe una certa influenza anche l'arte bizantina che i pittori fiorentini, al tempo, 
volevano superare: anche se a Siena Duccio operò un primo tentativo di superamento del linguaggio 
bizantino, se ne volle servire per conferire una maggiore raffinatezza alle sue opere. 
Questo processo di revisione dell'arte bizantina ebbe sviluppo grazie anche all'arrivo a Siena dei due grandi 
scultori Nicola e Giovanni Pisano, dai quali i pittori trassero spunti per la riscoperta dell'antico: tuttavia, 
mancando dipinti provenienti dall'antichità classica, il riferimento più antico per i pittori erano proprio i dipinti 
bizantini, che costituirono un significativo repertorio di stilemi eleganti al quale i pittori senesi attinsero per dare un 
orientamento al gusto locale. 
Il gusto senese trovò probabilmente il grado di massima perfezione nell'opera di Simone Martini (Siena, 1284 - 
Avignone, 1344): allievo di Duccio, Simone Martini fece arrivare l'arte senese a un altissimo preziosismo che 
trovò compiutezza anche per il fatto che Simone Martini era un profondo conoscitore delle tecniche 
dell'oreficeria. L'oreficeria infatti, molto sviluppata nella Siena del tempo, fu un altro dei "responsabili" dello 
sviluppo del raffinato gusto senese. Anche a questo si deve l'eccezionale profusione di ori e decorativismi nella 
pittura di Simone Martini che, peraltro, fu anche il primo artista ad applicare in pittura la tecnica prettamente orafa 
della punzonatura, ovvero l'incisione di un segno su una superficie in metallo, ma che Simone Martini applicò 
anche ai supporti per i dipinti. Tutte qualità che riscontriamo in uno dei suoi maggiori capolavori, l'Annunciazione, 
1333, Firenze, Uffizi. (immagine) 
Lavorando nel cantiere di Assisi a partire dal 1316, Simone Martini entrò a contatto con l'arte di Giotto, che 
costituì un importante punto di riferimento per i successivi massimi esponenti della scuola senese, ovvero i 
fratelli Pietro (Siena, 1285 circa - 1348) e Ambrogio (Siena, 1290 circa - 1348) Lorenzetti. Ambedue 
contemporanei di Simone Martini, di pochissimo più giovani, probabilmente furono entrambi, come Simone, allievi 
di Duccio. I Lorenzetti si posero come grandi continuatori della tradizione senese anche se mostrarono maggiori 
aperture verso il nuovo linguaggio giottesco. 
In particolare Pietro Lorenzetti dimostrò di compiere una profonda riflessione sulla spazialità e sulle volumetrie 
giottesche, che influenzarono la sua arte rendendolo il pittore senese più vicino a Giotto. Anch'egli, come Simone 
Martini, lavorò nel cantiere della Basilica di San Francesco ad Assisi e non poté non confrontarsi con l'ormai 
consolidato genio di Giotto assimilando, seppur in modo graduale, le sue invenzioni e le sue novità. 
Il fratello Ambrogio Lorenzetti si rivelò più "attaccato alla tradizione" rispetto a Pietro, ma tentò comunque di 
innestare la spazialità giottesca sulle opere di gusto senese producendo quindi capolavori che si distinguevano 
sia per il loro plasticismo che per la loro linea molto raffinata. Ma Ambrogio è ricordato soprattutto per essere 
autore del ciclo degli affreschi del Buon Governo che decorano la Sala del Consiglio dei Nove nel Palazzo 
Pubblico di Siena e che risalgono al 1338-1340: l'opera è una straordinaria e preziosissima allegoria dei valori 
civici di Siena e del Medioevo. 
http://www.finestresullarte.info/storiadellarte/la-scuola-senese.php

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  • 1. La scuola senese dal duecento al trecento
  • 2. Parole chiave • Caposcuola • Personalità di spicco • Eleganza • Raffinatezza • Idealizzazione • Gusto senese • Superamento • Stilemi • Preziosismo • Oreficeria • Incisione • Dipinto • Operare • Repertorio • innestare • Massimo esponente • Spazialità • Volumetrie • Capolavori • Plasticismo • Affreschi • Allegoria • Influenzare • Profusione • Decorativismo • Punzonatura • Conferire • Costituire
  • 3. • Scuola senese • Caposcuola della scuola senese è considerato Guido da Siena (1230 circa - 1290 circa), che propose una pittura all'insegna delle influenze ricevute dal fiorentino Coppo di Marcovaldo (1225 circa - 1276 circa), il più importante pittore a Firenze prima di Cimabue. Per trovare la prima personalità di spicco bisognerà però aspettare Duccio di Buoninsegna (Siena, 1255 circa - 1319 circa): quest'ultimo, prendendo le mosse dalla pittura di Cimabue, che fu il suo principale modello di riferimento, aggiornò il linguaggio del pittore fiorentino a quello che era il gusto senese, caratterizzato da grande eleganza e raffinatezza e da una maggiore idealizzazione rispetto alla pittura fiorentina (esemplare la Maestà di Siena, 1308-1311, Siena, Museo dell'Opera del Duomo) (immagine). Sulla nascita del gusto senese ebbe una certa influenza anche l'arte bizantina che i pittori fiorentini, al tempo, volevano superare: anche se a Siena Duccio operò un primo tentativo di superamento del linguaggio bizantino, se ne volle servire per conferire una maggiore raffinatezza alle sue opere. Questo processo di revisione dell'arte bizantina ebbe sviluppo grazie anche all'arrivo a Siena dei due grandi scultori Nicola e Giovanni Pisano, dai quali i pittori trassero spunti per la riscoperta dell'antico: tuttavia, mancando dipinti provenienti dall'antichità classica, il riferimento più antico per i pittori erano proprio i dipinti bizantini, che costituirono un significativo repertorio di stilemi eleganti al quale i pittori senesi attinsero per dare un orientamento al gusto locale. Il gusto senese trovò probabilmente il grado di massima perfezione nell'opera di Simone Martini (Siena, 1284 - Avignone, 1344): allievo di Duccio, Simone Martini fece arrivare l'arte senese a un altissimo preziosismo che trovò compiutezza anche per il fatto che Simone Martini era un profondo conoscitore delle tecniche dell'oreficeria. L'oreficeria infatti, molto sviluppata nella Siena del tempo, fu un altro dei "responsabili" dello sviluppo del raffinato gusto senese. Anche a questo si deve l'eccezionale profusione di ori e decorativismi nella pittura di Simone Martini che, peraltro, fu anche il primo artista ad applicare in pittura la tecnica prettamente orafa della punzonatura, ovvero l'incisione di un segno su una superficie in metallo, ma che Simone Martini applicò anche ai supporti per i dipinti. Tutte qualità che riscontriamo in uno dei suoi maggiori capolavori, l'Annunciazione, 1333, Firenze, Uffizi. (immagine) Lavorando nel cantiere di Assisi a partire dal 1316, Simone Martini entrò a contatto con l'arte di Giotto, che costituì un importante punto di riferimento per i successivi massimi esponenti della scuola senese, ovvero i fratelli Pietro (Siena, 1285 circa - 1348) e Ambrogio (Siena, 1290 circa - 1348) Lorenzetti. Ambedue contemporanei di Simone Martini, di pochissimo più giovani, probabilmente furono entrambi, come Simone, allievi di Duccio. I Lorenzetti si posero come grandi continuatori della tradizione senese anche se mostrarono maggiori aperture verso il nuovo linguaggio giottesco. In particolare Pietro Lorenzetti dimostrò di compiere una profonda riflessione sulla spazialità e sulle volumetrie giottesche, che influenzarono la sua arte rendendolo il pittore senese più vicino a Giotto. Anch'egli, come Simone Martini, lavorò nel cantiere della Basilica di San Francesco ad Assisi e non poté non confrontarsi con l'ormai consolidato genio di Giotto assimilando, seppur in modo graduale, le sue invenzioni e le sue novità. Il fratello Ambrogio Lorenzetti si rivelò più "attaccato alla tradizione" rispetto a Pietro, ma tentò comunque di innestare la spazialità giottesca sulle opere di gusto senese producendo quindi capolavori che si distinguevano sia per il loro plasticismo che per la loro linea molto raffinata. Ma Ambrogio è ricordato soprattutto per essere autore del ciclo degli affreschi del Buon Governo che decorano la Sala del Consiglio dei Nove nel Palazzo Pubblico di Siena e che risalgono al 1338-1340: l'opera è una straordinaria e preziosissima allegoria dei valori civici di Siena e del Medioevo. http://www.finestresullarte.info/storiadellarte/la-scuola-senese.php