2. Condizioni Generali
La letteratura scientifica evidenzia che ben il 75%
delle malattie mentali gravi esordiscono prima dei
24 anni di età.
Questo determina da una parte la necessità di
individuare misure di prevenzione che possano
contrastare tale fenomeno e dall’altra di individuare
precocemente dei percorsi formativi personalizzati,
finalizzati all’inserimento socio-lavorativo dei
ragazzi a rischio (ISFOL, Programma Pro.P –
Pavoncello et al., 2014).
3. La Commissione Europea
suggerisce:
di creare più opportunità REALI per i giovani
(anche i più fragili, anche i più a rischio) nei
settori dell'istruzione e dell'occupazione;
di implementare il loro inserimento sociale e la
loro piena partecipazione alla vita della società.
4. La realtà fotografata dai risultati del recente studio sui
fattori di rischio e di protezione del disagio psichico,
realizzato nell’ambito del Programma Pro.P dell’ISFOL
(Pavoncello et al., 2014), lo impone:
su un campione di oltre 2000 soggetti, il 9,6% degli
adolescenti è a rischio psicopatologico;
gli adolescenti con uno status socio-economico più
basso sono maggiormente a rischio;
un numero significativamente maggiore di ragazzi con
genitori divorziati sperimenta disagio psicologico grave;
le percentuali più elevate di disturbi psicopatologici
riguardano: la sintomatologia ansiosa (11.5%),
l’ideazione depressiva (10%) e disagio relazionale
(9.6%).
5. I fattori di rischio che predicono il disagio psichico sono:
il genere (sono più le ragazze);
l’età (19-20 anni), un elevato numero di assenze a scuola;
un basso senso di appartenenza alla propria scuola;
prospettiva temporale caratterizzata da Passato Negativo,
Presente Fatalista e bassi livelli di progettualità futura;
funzionamento familiare caratterizzato da bassi livelli di
coesione e adattabilità;
bassi livelli di ottimismo, speranza e senso della vita.
6. Secondo l’OMS il benessere sociale ed emotivo
dei giovani (e non solo) – inteso come uno stato di
equilibrio emotivo, psicologico, socio-relazionale e
fisico che permette al soggetto di viversi come
autoefficace e integrato nella società – è un diritto da
garantire a tutti …
… il benessere psico-fisico e sociale permette al
soggetto: di riconoscere le criticità e proteggersene,
di saper chiedere aiuto e di progettare con serenità il
proprio futuro.
7. Gli interventi dei professionisti della salute
mentale del SSN dovrebbero rispondere ai
bisogni di promozione, mantenimento e recupero
della condizione di salute psicologica della
popolazione, assicurando tutte le attività
psicologiche – non solo in ambito aziendale ma
anche e soprattutto territoriale – necessarie al
fine di garantire/favorire la presa in carico globale
del paziente (Guarino & Serantoni, 2012).
8. Prendersi cura della persona – e non
del problema/sintomo – vuol dire dare
anche risposta (interdisciplinare e
flessibile) a bisogni complessi
dell’utenza che necessitano di
interventi integrati a livello sanitario e
socio-sanitario.
9. Attraverso l’attenzione e la cura dei bisogni
sociali (quindi anche lavorativi) dei soggetti che
vivono un disagio, si permette alla persona di
sperimentarsi attiva e competente e si promuove
anche la socializzazione e l’implementazione
della comunicazione interpersonale (Guarino &
Serantoni, 2012).
La prevenzione e la cura reali devono garantire
futuro, prospettive reali e autodeterminazione al
soggetto e alla comunità in cui vive: orientarsi
realmente ai bisogni del singolo vuol dire
coinvolgerlo come persona e come cittadino
(Farkas 2007; Fasolo, 2011).
10. I servizi territoriali, le agenzie formative, la
scuola, i privati accreditati, le associazioni di
volontariato e tutti gli agenti che hanno volontà di
mettere in rete le proprie risorse dovrebbero
essere guidati per lavorare non solo sull’urgenza,
sulla gestione della cronicità e sull’ inserimento
lavorativo dei soggetti con patologia psichiatrica
ma su progetti di formazione permanente per il
singolo, le famiglie e la comunità al fine di
favorire processi preventivi e protettivi da
fenomeni di intolleranza e malessere sociale
(NICE, 2009).
11. Cornice strategica
Principi chiave e condizioni
Strutturazione di programmi educativi,
formativi e professionali
Lavoro con i pazienti e le famiglie
Lavoro in collaborazione con i giovani
Formazione e aggiornamento
professionale continuo
[Linee guida NICE (National Institute for Clinical Excellence) – PHIAC
(Public Health Interventions Advisory Committee) (NICE, 2009)
12. Per una rete di Servizi
– a livello territoriale e
nazionale – che
sappia realmente
collaborare e accetti
un processo efficace
di valutazione e
aggiornamento.
Con risorse
economiche
e umane
sufficienti
Con obiettivi
condivisi
14. Dipendenti delle imprese (non cooperative
sociali) - categoria disabili, dati estratti il 16
giugno 2014, da CensStat
15. Dati percentuali comparati (popolazione in età lavorativa): persone con
disabilità cronica/persone con disabilità cronica di tipo psichico:
Anno 2011 2012 2013
Sesso Classe di età Tipo dato
totale 18-19 anni persone con almeno una malattia cronica 16,1 17,6 15,5
persone con disturbi nervosi 2,4 1,8 1,5
20-24 anni persone con almeno una malattia cronica 16,6 17,1 16,7
persone con disturbi nervosi 2 1,9 1,9
25-34 anni persone con almeno una malattia cronica 17,6 17,1 15,7
persone con disturbi nervosi 1,9 1,9 1,4
35-44 anni persone con almeno una malattia cronica 23 24,4 22,3
persone con disturbi nervosi 2,8 2,9 2,5
45-54 anni persone con almeno una malattia cronica 38,9 38,3 37,5
persone con disturbi nervosi 4,2 4,7 4
55-59 anni persone con almeno una malattia cronica 54,8 54,8 55
persone con disturbi nervosi 5 5,7 5,1
60-64 anni persone con almeno una malattia cronica 65 64,3 63,7
persone con disturbi nervosi 5,9 6,1 5,5
16. Inserimento lavorativo delle persone
con disabilità psichica: dati ISFOL
Su oltre mille realtà aziendali italiane -
rappresentative di tutto il territorio e di tutte le
categorie economiche – l’ISFOL (dati Progetto Pro. P,
2011-2012) ha rilevato che:
il 6,2% delle imprese occupa un disabile;
nello 0,6% dei casi il lavoratore disabile svolge un lavoro
retribuito;
il 2,2% delle aziende occupa un disabile psichico.
17. Inserimento lavorativo delle persone con
disabilità psichica: dati ISFOL
Come rilevabile in parte anche dai dati ISTAT sui
dipendenti delle imprese (non cooperative sociali) -
categoria disabili (dati estratti il 16 giu 2014, da
CensStat), è più probabile che un disabile psichico venga
assunto (ISFOL 2011):
in un’azienda del Nord Ovest (54%) che svolge attività
industriale (58%) e con più di 250 assunti (64%),
piuttosto che in un’azienda del Nord Est (66%) che svolge
attività commerciale (68%) e con meno di 20 assunti
(70%).
18. Inserimento lavorativo delle persone
con disabilità psichica: dati ISFOL
I disabili psichici rappresentano il 12,3% del totale dei
disabili rilevati (pari a 70 unità) che lavorano in aziende
(non cooperative sociali); la maggior parte (88,6%) è
pienamente inserita nel processo produttivo e svolge
attività retribuita direttamente dall’azienda; tuttavia, i
lavoratori con disabilità non di tipo psichico lavorano in
forma retribuita nel 98% dei casi (ISFOL, 2011).
22. Ruolo della comunità terapeutica ed
inclusione sociale
Si possono distinguere due tendenze:
Un approccio di derivazione sanitaria
incentrato sulla “specificità”
Un altro che, più generalmente, si fonda
su un orientamento per così dire “di
matrice politica” che parte dalla necessità
di un cambiamento socio-culturale del
contesto
23. All’interno di questo dualismo si colloca il
paradigma delle “strutture intermedie” che
per le sue caratteristiche dovrebbe favorire
il processo di integrazione socio-sanitaria
Teoricamente una struttura intermedia, nel
nostro caso “struttura terapeutico-
riabilitativo di tipo estensivo, dovrebbe
essere inserita all’interno di un continuum
progettuale con un “prima” ed un “dopo”
24. Inizialmente le resistenze di tipo culturale e
successivamente le mutate condizioni del
panorama politico socio-economico hanno
determinato una redistribuzione di risorse
da cui o per cui da un “concetto” di filiera si
è necessariamente dovuti passare ad un
concetto di “processo” circolare all’interno
di un sistema
27. La percezione e la dimensione
temporale si sta modulando verso una
sempre maggiore velocità, ancor più
condizionata dalla carenza di risorse
che porta alla richiesta di risposte
efficaci in tempi sempre più brevi.
28. Altro fenomeno conseguente ai cambiamenti
epocali che ha contribuito o sta contribuendo
al superamento di una logica categoriale è
inerente alla realtà che si è venuta
determinando con la globalizzazione e il forte
implementazione tecnologica e di
conseguenza allo sviluppo di diverse e
sempre più complesse forme di disagio
psichico che presentano una frequente
sovrapposizione (commorbilità) di sintomi e
aspetti problematici
29. Di conseguenza, superando
definitivamente l’impostazione per cui il
concetto di cura si identificava con il luogo,
oggi, all’interno di questo quadro così
complesso, il focus dell’intervento diventa
l’aspetto relazionale che viene a
rappresentare il vero punto di riferimento
attraverso il quale si snoda poi il percorso
di cura.
30. Per inclusione sociale: un percorso
terapeutico- riabilitativo che non stia
tanto a significare dei risultati
producibili a un dato produttivo
quanto, piuttosto, alla valorizzazione
delle potenzialità, dei desideri, della
qualità della vita, ecc ..., al fine di
legittimare il diritto della persona
all’acquisizione di una propria identità
sociale.
31. Esperienza Gnosis
Nel nostro lavoro abbiamo cercato di
promuovere il concetto di “inclusione
sociale” sostanzialmente verso due
direzioni interconnesse tra loro: la
risocializzazione e l’inserimento socio-
lavorativo.
32. Al di la di quel che generalmente s’intende per
“risocializzazione”, per quanto riguarda l’approccio
comunitario abbiamo cercato di mettere in pratica questo
concetto promuovendo la comunità stessa come luogo di
aggregazione per il territorio.
33. Rispetto all’inserimento socio-lavorativo, che per noi rappresenta uno
dei cardini del progetto Gnosis, abbiamo cercato di individuare degli
approcci che potessero contribuire ad organizzare in maniera
sistematica l’esperienza acquisita negli anni. Un primo filone con cui
siamo venuti in contatto è
“Città dei Mestieri”:
E’ un centro di orientamento e accompagnamento al lavoro;
La prima sede nel Lazio nasce nel 2009 grazie all’iniziativa del
consorzio S.o.l.c.o. e al supporto delle cooperative consorziate che,
a vario titolo, si occupano da anni della tematica del lavoro;
È aperto a Tutti: giovani, adulti e studenti, persone già in
possesso;
Di un’esperienza professionale, alla ricerca di un impiego o già
occupati, stranieri, disabili, occupati o disoccupati, soggetti in
situazione di svantaggio (over 40, persone in mobilità etc.) giovani
imprenditori o che vogliono diventare tali.
34. E’ un luogo dove si possono consultare liberamente
documentazioni, materiale specializzato strumenti
multimediali che trattano tematiche del mercato del lavoro,
delle professioni e della formazione
E’ un Servizio Gratuito di consulenti qualificati
nell’orientamento professionale e formativo,
nell’accompagnamento alla ricerca del lavoro e alla
creazione di impresa
E’ un Modello di Orientamento diffuso in Europa -Francia,
Spagna, Portogallo, Svizzera, Italia e nel Mondo , Brasile,
Canada, ecc …
E’ una Rete Internazionale che collega tutte le Città dei
Mestieri esistenti, condividendone le esperienze, i metodi e
le opportunità www.reseaucitesdesmetiers.com
35. I principi fondanti del servizio sono:
Tutti gli individui hanno risorse personali che possono
essere investiti in progetti di vita e lavoro
Le conoscenze e le risorse e la consapevolezza di
possederle sono mezzi essenziali per appropriarsi del futuro
La raccolta delle prove che attestano e riconoscono tali
risorse favorisce la loro mobilitazione per la realizzazione di
progetti di azione per realizzare esperienze di vita e di
lavoro
L’orientamento al lavoro viene proposto superando forme di
assistenzialismo e sostenendo l’autodeterminazione delle
persone.
36. L’Operatore che supporta l’utente nello
sviluppo di un programma di ricerca del
lavoro si deve impegnare a:
Individuare interessi e motivazioni dell’utente
Sviluppare una mappatura del territorio in relazione al settore/area
d’interesse
Trasmettere informazioni e supporto in relazione a procedure
fondamentali, agenzie d’impiego e normative di base.
Preparare le persone alla mobilità, ad esperienze brevi ma
significative per costruire esperienze di lavoro.
Sollecitare una valutazione delle aree di compatibilità delle
opportunità offerte dal mercato del lavoro con le risorse e i desideri
presentati al momento dalla persona
Anche questa modalità operativa appare compatibile con il metodo
IPS
37. I programmi di supporto all’impiego enunciati dal
metodo IPS prevedono:
un approccio circoscritto che aiuti le persone con malattia mentale a trovare e
mantenere un “impiego competitivo” (un lavoro all’interno della comunità al
quale tutti i cittadini possono accedere e che corrisponde per lo meno al
minimo salario previsto);
uno staff di operatori IPS volti ad integrare il supporto all’impiego con il
trattamento di cura mentale;
un aiuto per chiunque manifesti il desiderio di lavorare;
un aiuto da parte degli operatori affinché la persona cerchi lavoro dopo un
tempo breve rispetto all’ingresso nel programma;
un aiuto da parte degli operatori per tutto il tempo che l’utente desidera
(anche e soprattutto al di fuori del posto di lavoro);
un aiuto da parte degli operatori affinché l’utente possa testare vari lavori
prima di trovare un lavoro che desiderano mantenere;
che le scelte e le decisioni riguardanti il lavoro e il sostegno siano
“individualizzate” per ciascuna persona.
39. Promozione metodo IPS all’interno
della comunità
Individuazione ospite partecipanti al progetto;
Scelta degli operatori;
Inserimento metodo IPS all’interno dell’equipe;
Integrazione metodo IPS con la metodologia
comunitaria;
Gestione del gruppo degli ospiti.
40. Elementi di criticità
Gestire adeguatamente i confini ed i livelli di
contenimento propri della struttura rispetto al supporto
delle istanze personali degli ospiti coinvolti nel progetto.
0
2
4
6
8
10
12
14
Misurazionedicriticità
Chart Title
Metodo IPS
Metodo
Tradizionale
41. Con l’avvio del progetto abbiamo potuto
osservare un duplice effetto:
Sugli ospiti
direttamente
coinvolti
Di riflesso
sull’atteggiament
o mentale
dell’equipe e
sull’impostazione
stessa del lavoro
comunitario
Metodo
IPS
42. Primo step di verifica:
Rispetto ai sette ospiti maschi, dai 27 ai 40 anni, è risultato quanto
segue:
Rispetto ai 2 ospiti che avevano terminato il programma
comunitario, in un caso, è stato individuato un ambito
occupazionale differente da quello precedente e si è avviato un
percorso professionale con la prospettiva breve di un inserimento
lavorativo in un ambito protetto; nel secondo caso, che partiva da
una difficoltà inerente il livello stesso di consapevolezza del
proprio disagio, a seguito di una serie di esperienze lavorative
brevi, la persona in questione è arrivata a definire la propria
necessità di trovare un’occupazione compatibile con le proprie
capacità all’interno del modo no-profit.
Rispetto agli altri 5 ospiti che stanno terminando il percorso
comunitario, il risultato più evidente è stato quello di raggiungere
un livello di consapevolezza adeguata, riuscendo ad individuare
con maggiore chiarezza quali ambiti di inclusione socio-lavorativa
fossero compatibili con le proprie capacità e caratteristiche
personali.
43. L’introduzione del metodo IPS rispetto
all’equipe ha fatto emergere quanto fosse
presente nella prassi quotidiana, da parte degli
operatori, la “preoccupazione” degli operatori
nel contenere e delimitare gli aspetti
sintomatologici a discapito di un reale supporto
ed incentivazione delle potenzialità degli
utenti/persone