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Belluno 30 marzo 2012




“Peter Pan non abita più qui”


        carlo.lepri@unige.it
Un dato di partenza:


“Le persone con disabilità sono state, e
spesso continuano ad essere mantenute in
una condizione di infantilizzazione ben al di
là di quanto sia naturale e necessario.
Questa condizione limita le loro potenzialità,
il sentimento della loro propria dignità, la
loro autostima e il loro apporto alla crescita
della società.”
Infatti la rappresentazione sociale
prevalente della persona con disabilità si
basa ancora oggi su due immagini:

MALATO (paradigma della cultura
medica)

BAMBINO (paradigma della cultura
genitoriale)

L'immagine prevalente come sintesi delle
due
MALATO + BAMBINO = Cura + Protezione
Tre domande:
Tre domande:

A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità ?
Tre domande:

A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità?

B) Quali sono i maggiori ostacoli che la
famiglia,la scuola, gli operatori e,in
generale, la società incontrano in questo
percorso?
Tre domande:

A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità?

B) Quali sono i maggiori ostacoli che la
famiglia, la scuola, gli operatori e,in
generale, la società incontrano in questo
percorso?
C) A quali “bisogni di normalità” è
necessario porre attenzione affinchè il
percorso verso la condizione adulta diventi
possibile?
A chi ci riferiamo quando parliamo
 di persona “adulta”?


“Chi è nella piena maturità fisica, psichica,
sessuale”
In realtà gli adulti non amano parlare di sè:

“L'adulto non sa o non vuole esaminarsi
perchè ciò gli richiederebbe di aprire
capitoli della propria esistenza le cui
dinamiche, vissute nell'intimità del sé,
preferisce rimuovere o tenere celate agli
altri”
                                 D. Demetrio
La Rappresentazione sociale dell'adulto (ancora
prevalente) tende a definirlo come impegnato ad
assolvere alcuni compiti:

uscire dalla scuola
iniziare a lavorare
lasciare la famiglia di origine
selezionare il compagno o la compagna
trovare casa
sposarsi
definire l'attività professionale
diventare genitori
progredire nella carriera
assumersi responsabilità verso i figli e i genitori
.............
In realtà si può parlare oggi non di “una”
   adultità ma di “tante” adultità possibili.



   Si potrebbe affermare che diventare adulti
  significa, in continuità con le età precedenti,
      aumentare e migliorare i processi di
 individuazione (cioè di conoscenza di sè, di
  incontro con le proprie potenzialità e i propri
limiti) e di separazione (cioè di autonomia, di
    indipendenza e di distanziamento dalle
                 figure genitoriali)
A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una persona
con disabilità?
A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una persona
con disabilità?
“La possibilità di diventare adulto e la
conseguente capacità di riconoscersi come
tale, rispetto ai diritti e ai doveri di questa
posizione, necessita di un riconoscimento e
di una legittimazione che, in larga parte, solo
“gli altri” possono concedere.”

In altri termini:

“L'identità si struttura nel corso
dell'interazione sociale e in base all'immagine
di sé percepita negli altri”
Noi “siamo”, anche e soprattutto, così
come siamo pensati e immaginati dagli
                altri
“L'individuo ha esperienza di sé stesso in
quanto tale non direttamente bensì solo in
modo indiretto, in base alle particolari opinioni
degli altri individui dello stesso gruppo sociale,
o in base alla opinione generale del gruppo
sociale alla quale appartiene”
G.H. Mead
“L'individuo ha esperienza di sé stesso in
quanto tale non direttamente bensì solo in
modo indiretto, in base alle particolari opinioni
degli altri individui dello stesso gruppo sociale,
o in base alla opinione generale del gruppo
sociale alla quale appartiene”
G.H. Mead




“Per ottenere una verità qualunque sul mio
conto bisogna che la ricavi tramite l'altro .
L'altro è indispensabile alla mia esistenza così
come la conoscenza che io ho di me.
J.P.Sartre
Se noi siamo indispensabili per la costruzione
dell’identità altrui lo siamo anche e soprattutto
 per la costruzione della identità adulta delle
                  persone disabili



  Allora potremmo farci qualche domanda:
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
come persona adulta?
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
come persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire ad una persona
disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi
e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e
comportamenti?
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
come persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire ad una persona
disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi
e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e
comportamenti?
3) Siamo pronti ad immaginare adulto un
bambino con disabilità e fare in modo che
questa immagine si realizzi con il tempo?
4) Siamo disposti ad accettare l'idea che
l'adultità di una persona con disabilità possa
realizzarsi solo parzialmente e magari in modi
diversi da come l'avevamo immaginata?
4) Siamo disposti ad accettare l'idea che
l'adultità di una persona con disabilità possa
realizzarsi solo parzialmente e magari in modi
diversi da come l'avevamo immaginata?
5) Siamo d'accordo che vale la pena di
accompagnare verso il non facile mondo degli
adulti le persone con disabilità piuttosto che
mantenerle nel mondo protetto dei bambini?
Ciascuno di noi può rispondere a queste
domande come crede e come può sapendo
         però che nessuno può tirarsi
 indietro visto che siamo tutti parte in causa
 poichè ogni nostro singolo atteggiamento e
 ogni comportamento offrirà ad una persona
                 con disabilità
uno specchio che rifletterà l'immagine che noi
                 abbiamo di lei
B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, la
scuola, gli operatori incontrano nel percorso verso
l'adultità delle persone con disabilità?
• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE
IL PROPRIO RUOLO
• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE
IL PROPRIO RUOLO
• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I
LIMITI
• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE
IL PROPRIO RUOLO)

• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I
LIMITI
• L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
• PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE
IL PROPRIO RUOLO)

• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I
LIMITI
• L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
• LA SCARSITA’ DI RUOLI SOCIALI NEL MONDO
DEGLI ADULTI
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?


• IMMAGINARIO
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?


• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?


• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)

• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?


• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)

• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO
• RUOLI SOCIALI VALORIZZATI
….....

I vostri figli non sono i vostri figli
Essi non vengono da voi ma attraverso voi
Essi non vi appartengono benché viviate insieme
Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri
Poiché essi hanno i loro pensieri
Potete custodire i loro corpi ma non le anime loro
Poiché abitano case future, che neppure in sogno
potete visitare
Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive,
sono scoccati lontano.


                                           Gibran Kahil Gibran

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Peter belluno

  • 1. Belluno 30 marzo 2012 “Peter Pan non abita più qui” carlo.lepri@unige.it
  • 2.
  • 3. Un dato di partenza: “Le persone con disabilità sono state, e spesso continuano ad essere mantenute in una condizione di infantilizzazione ben al di là di quanto sia naturale e necessario. Questa condizione limita le loro potenzialità, il sentimento della loro propria dignità, la loro autostima e il loro apporto alla crescita della società.”
  • 4. Infatti la rappresentazione sociale prevalente della persona con disabilità si basa ancora oggi su due immagini: MALATO (paradigma della cultura medica) BAMBINO (paradigma della cultura genitoriale) L'immagine prevalente come sintesi delle due MALATO + BAMBINO = Cura + Protezione
  • 6. Tre domande: A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità ?
  • 7. Tre domande: A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità? B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia,la scuola, gli operatori e,in generale, la società incontrano in questo percorso?
  • 8. Tre domande: A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità? B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, la scuola, gli operatori e,in generale, la società incontrano in questo percorso? C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?
  • 9. A chi ci riferiamo quando parliamo di persona “adulta”? “Chi è nella piena maturità fisica, psichica, sessuale”
  • 10. In realtà gli adulti non amano parlare di sè: “L'adulto non sa o non vuole esaminarsi perchè ciò gli richiederebbe di aprire capitoli della propria esistenza le cui dinamiche, vissute nell'intimità del sé, preferisce rimuovere o tenere celate agli altri” D. Demetrio
  • 11. La Rappresentazione sociale dell'adulto (ancora prevalente) tende a definirlo come impegnato ad assolvere alcuni compiti: uscire dalla scuola iniziare a lavorare lasciare la famiglia di origine selezionare il compagno o la compagna trovare casa sposarsi definire l'attività professionale diventare genitori progredire nella carriera assumersi responsabilità verso i figli e i genitori .............
  • 12. In realtà si può parlare oggi non di “una” adultità ma di “tante” adultità possibili. Si potrebbe affermare che diventare adulti significa, in continuità con le età precedenti, aumentare e migliorare i processi di individuazione (cioè di conoscenza di sè, di incontro con le proprie potenzialità e i propri limiti) e di separazione (cioè di autonomia, di indipendenza e di distanziamento dalle figure genitoriali)
  • 13. A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità?
  • 14. A) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità adulta di una persona con disabilità? “La possibilità di diventare adulto e la conseguente capacità di riconoscersi come tale, rispetto ai diritti e ai doveri di questa posizione, necessita di un riconoscimento e di una legittimazione che, in larga parte, solo “gli altri” possono concedere.” In altri termini: “L'identità si struttura nel corso dell'interazione sociale e in base all'immagine di sé percepita negli altri”
  • 15. Noi “siamo”, anche e soprattutto, così come siamo pensati e immaginati dagli altri
  • 16. “L'individuo ha esperienza di sé stesso in quanto tale non direttamente bensì solo in modo indiretto, in base alle particolari opinioni degli altri individui dello stesso gruppo sociale, o in base alla opinione generale del gruppo sociale alla quale appartiene” G.H. Mead
  • 17. “L'individuo ha esperienza di sé stesso in quanto tale non direttamente bensì solo in modo indiretto, in base alle particolari opinioni degli altri individui dello stesso gruppo sociale, o in base alla opinione generale del gruppo sociale alla quale appartiene” G.H. Mead “Per ottenere una verità qualunque sul mio conto bisogna che la ricavi tramite l'altro . L'altro è indispensabile alla mia esistenza così come la conoscenza che io ho di me. J.P.Sartre
  • 18. Se noi siamo indispensabili per la costruzione dell’identità altrui lo siamo anche e soprattutto per la costruzione della identità adulta delle persone disabili Allora potremmo farci qualche domanda:
  • 19. 1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile come persona adulta?
  • 20. 1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile come persona adulta? 2) Siamo in grado di consentire ad una persona disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e comportamenti?
  • 21. 1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile come persona adulta? 2) Siamo in grado di consentire ad una persona disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e comportamenti? 3) Siamo pronti ad immaginare adulto un bambino con disabilità e fare in modo che questa immagine si realizzi con il tempo?
  • 22. 4) Siamo disposti ad accettare l'idea che l'adultità di una persona con disabilità possa realizzarsi solo parzialmente e magari in modi diversi da come l'avevamo immaginata?
  • 23. 4) Siamo disposti ad accettare l'idea che l'adultità di una persona con disabilità possa realizzarsi solo parzialmente e magari in modi diversi da come l'avevamo immaginata? 5) Siamo d'accordo che vale la pena di accompagnare verso il non facile mondo degli adulti le persone con disabilità piuttosto che mantenerle nel mondo protetto dei bambini?
  • 24. Ciascuno di noi può rispondere a queste domande come crede e come può sapendo però che nessuno può tirarsi indietro visto che siamo tutti parte in causa poichè ogni nostro singolo atteggiamento e ogni comportamento offrirà ad una persona con disabilità uno specchio che rifletterà l'immagine che noi abbiamo di lei
  • 25.
  • 26. B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, la scuola, gli operatori incontrano nel percorso verso l'adultità delle persone con disabilità?
  • 27. • PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO
  • 28. • PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO • L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I LIMITI
  • 29. • PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO) • L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I LIMITI • L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
  • 30. • PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE IL PROPRIO RUOLO) • L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I LIMITI • L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO” • LA SCARSITA’ DI RUOLI SOCIALI NEL MONDO DEGLI ADULTI
  • 31. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile?
  • 32. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile? • IMMAGINARIO
  • 33. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile? • IMMAGINARIO • PROGETTO (DI VITA)
  • 34. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile? • IMMAGINARIO • PROGETTO (DI VITA) • DISTANZIAMENTO EDUCATIVO
  • 35. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta diventi possibile? • IMMAGINARIO • PROGETTO (DI VITA) • DISTANZIAMENTO EDUCATIVO • RUOLI SOCIALI VALORIZZATI
  • 36. …..... I vostri figli non sono i vostri figli Essi non vengono da voi ma attraverso voi Essi non vi appartengono benché viviate insieme Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri Poiché essi hanno i loro pensieri Potete custodire i loro corpi ma non le anime loro Poiché abitano case future, che neppure in sogno potete visitare Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati lontano. Gibran Kahil Gibran