I vostri figli non sono i vostri figli
Essi non vengono da voi ma attraverso voi
Essi non vi appartengono benché viviate insieme
Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri
Poiché essi hanno i loro pensieri
Potete custodire i loro corpi ma non le anime loro
Poiché abitano case future, che neppure in sogno potete visitare
Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive, sono scoccati lontano
(Gibran Kahil Gibran )
Durante e dopo di noi: la prospettiva delle sorelle e dei fratelli di persone...giulioiraci
Relazione presentata da Giulio Iraci nell'ambito del cantiere formativo Enaip “Durante e dopo di noi. Strumenti giuridici e progetti di vita" (Rimini, 26 febbraio 2016)
Recentemente si sta facendo più luce sull’importantissimo ruolo degli eventuali fratelli e sorelle presenti (siblings, con un termine inglese): attori in gioco tanto quanto gli altri, coinvolti per certi aspetti anche in misura maggiore, fino a relativamente poco tempo fa sono stati accorpati ad altri membri del nucleo domestico e scarsamente riconosciuti nella loro posizione delicata.
Durante e dopo di noi: la prospettiva delle sorelle e dei fratelli di persone...giulioiraci
Relazione presentata da Giulio Iraci nell'ambito del cantiere formativo Enaip “Durante e dopo di noi. Strumenti giuridici e progetti di vita" (Rimini, 26 febbraio 2016)
Recentemente si sta facendo più luce sull’importantissimo ruolo degli eventuali fratelli e sorelle presenti (siblings, con un termine inglese): attori in gioco tanto quanto gli altri, coinvolti per certi aspetti anche in misura maggiore, fino a relativamente poco tempo fa sono stati accorpati ad altri membri del nucleo domestico e scarsamente riconosciuti nella loro posizione delicata.
Il Disagio Adolescenziale ai giorni nostri - I Grandi Naviganti del WebIvan Ferrero
Il Disagio Adolescenziale è una costante nella Storia dell'Uomo, e ad ogni generazione assume differenti connotati in relazione alla Cultura, alla Società, agli Artefatti.
Quali caratteristiche possiamo assegnare ad un Disagio Adolescenziale 2.0?
Quali sono i bisogni dei nostri ragazzi e quali richieste si celano dietro di esse?
Relazione "Sessualità e Disabilità" presentata dalla Dr.ssa Antonella Ciccarelli al Convegno Timidezza d'amore e ansia sessuale, Ancona 20 Novembre 2010.
La disoccupazione come problema reale della società capitalista
Una chiacchierata riflessiva sulla figura del disoccupato in cerca di lavoro ad autore del proprio destino.
#openbadges #informazioni
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Presentazione in 33 slides sui fenomeni sociali dello stereotipo e del pregiudizio con riferimenti a: Teoria dell'Identità Sociale, Biases, esprimento di Duncan, esperimento di Robber Cave.
Nella linkografia sono indicati i siti da cui sono stati ripresi, rielaborandoli, i testi della presentazione.
Il Piano Individuale di Transizione (P.I.T.) nasce nell’ambito degli studi che l’Agenzia Europea per lo Sviluppo dell’Istruzione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali ha dedicato alla transizione dalla scuola al lavoro.
Si tratta di uno strumento che intende facilitare il passaggio dei giovani con disabilità dalla scuola alla vita professionale.
I principali obiettivi che si propone di perseguire sono:
• coinvolgere attivamente la persona con disabilità nella costruzione del percorso in modo che possa assumere un ruolo propositivo nella pianificazione del proprio futuro;
• costruire una rete in cui vi sia stretta interrelazione tra i diversi soggetti coinvolti, ivi compresi i settori professionali;
• delineare e valorizzare le attitudini, conoscenze, esperienze, abilità dello studente;
• cooperazione tra gli enti coinvolti;
• determinare le responsabilità di ciascuno per assicurare un’efficace collaborazione;
• far sperimentare ai ragazzi reali condizioni di lavoro;
• garantire a tutti la possibilità di una formazione pratica nel rispetto della diversità delle esigenze;
• tarare le iniziative formative sulla base delle richieste del mondo del lavoro;
• attraverso la cooperazione tra i diversi soggetti arrivare ad una valutazione obiettiva delle capacità di uno studente con disabilità;
• aiutare i giovani con disabilità ad individuare i propri obiettivi e ad identificare il ruolo che vogliono occupare nella società (adattato da testo dell’Ufficio Internazionale per il lavoro, 1998).
Il Disagio Adolescenziale ai giorni nostri - I Grandi Naviganti del WebIvan Ferrero
Il Disagio Adolescenziale è una costante nella Storia dell'Uomo, e ad ogni generazione assume differenti connotati in relazione alla Cultura, alla Società, agli Artefatti.
Quali caratteristiche possiamo assegnare ad un Disagio Adolescenziale 2.0?
Quali sono i bisogni dei nostri ragazzi e quali richieste si celano dietro di esse?
Relazione "Sessualità e Disabilità" presentata dalla Dr.ssa Antonella Ciccarelli al Convegno Timidezza d'amore e ansia sessuale, Ancona 20 Novembre 2010.
La disoccupazione come problema reale della società capitalista
Una chiacchierata riflessiva sulla figura del disoccupato in cerca di lavoro ad autore del proprio destino.
#openbadges #informazioni
Introduzione al lavoro psicologico con il comportamento alimentare nei bambin...Obiettivo Psicologia Srl
Lo psicologo che lavora sul comportamento alimentare, a contatto con target quali infanzia e adolescenza, si trova spesso di fronte a genitori che vivono con ansia e difficoltà il rapporto con il cibo dei loro figli.
E’ fondamentale che anche noi in quanto psicologi, lavorando prettamente sul comportamento umano, affrontiamo attivamente questa tematica di fondamentale importanza per il futuro di tutti. Come si può ben immaginare la cura dell’alimentazione dei bambini e degli adolescenti è prettamente in mano ai genitori e alle scuole; è perciò essenziale che noi psicologi lavoriamo in stretto rapporto con le famiglie e le istituzioni, per supportare il più possibile il perseguimento di stili di vita sani.
Accade quotidianamente di incontrare genitori (ma anche nonni) che lamentano difficoltà nella gestione del cibo dei figli, tanto che spesso ci si trova di fronte a vere e proprie discussioni e liti interne alla famiglia su questo momento così importante ma anche delicato.
Le problematiche che sempre più frequentemente presentano i genitori sono figli che mangiano troppo o troppo poco, che si alimentano solo con alcuni alimenti o che non mangiano frutta e verdura (o altri alimenti ritenuti tendenzialmente sani).
C'è poi tutta la questione dell’Emotional Eating (fame emotiva) dove, sia bambini che adulti, si trovano a consumare cibi poco sani per colmare il bisogno di altro.
Affrontando invece specificatamente il comportamento alimentare dell’adolescente entriamo in tutto il discorso della responsabilizzazione, dell’immagine corporea legata al rapporto con l’altro, delle scelte alimentari che da subite diventano agite in prima persona.
Presentazione in 33 slides sui fenomeni sociali dello stereotipo e del pregiudizio con riferimenti a: Teoria dell'Identità Sociale, Biases, esprimento di Duncan, esperimento di Robber Cave.
Nella linkografia sono indicati i siti da cui sono stati ripresi, rielaborandoli, i testi della presentazione.
Il Piano Individuale di Transizione (P.I.T.) nasce nell’ambito degli studi che l’Agenzia Europea per lo Sviluppo dell’Istruzione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali ha dedicato alla transizione dalla scuola al lavoro.
Si tratta di uno strumento che intende facilitare il passaggio dei giovani con disabilità dalla scuola alla vita professionale.
I principali obiettivi che si propone di perseguire sono:
• coinvolgere attivamente la persona con disabilità nella costruzione del percorso in modo che possa assumere un ruolo propositivo nella pianificazione del proprio futuro;
• costruire una rete in cui vi sia stretta interrelazione tra i diversi soggetti coinvolti, ivi compresi i settori professionali;
• delineare e valorizzare le attitudini, conoscenze, esperienze, abilità dello studente;
• cooperazione tra gli enti coinvolti;
• determinare le responsabilità di ciascuno per assicurare un’efficace collaborazione;
• far sperimentare ai ragazzi reali condizioni di lavoro;
• garantire a tutti la possibilità di una formazione pratica nel rispetto della diversità delle esigenze;
• tarare le iniziative formative sulla base delle richieste del mondo del lavoro;
• attraverso la cooperazione tra i diversi soggetti arrivare ad una valutazione obiettiva delle capacità di uno studente con disabilità;
• aiutare i giovani con disabilità ad individuare i propri obiettivi e ad identificare il ruolo che vogliono occupare nella società (adattato da testo dell’Ufficio Internazionale per il lavoro, 1998).
SIntesi delle fasi di un percorso di alternanza scuola lavoro per allievi con disabilità nell'intero percorso della scuola secondaria di secondo grado.
Il Protocollo è il risultato di un percorso di ricerca effettuato da un gruppo di lavoro interistituzionale rappresentativo di tutto il territorio della provincia di Bleluno e si pone come una guida agevole ed immediata per tutti coloro che sono impegnati nella gestione di percorsi di Alternanza Scuola Lavoro rivolti ad allievi con disabilità.
1. Belluno 30 marzo 2012
“Peter Pan non abita più qui”
carlo.lepri@unige.it
2.
3. Un dato di partenza:
“Le persone con disabilità sono state, e
spesso continuano ad essere mantenute in
una condizione di infantilizzazione ben al di
là di quanto sia naturale e necessario.
Questa condizione limita le loro potenzialità,
il sentimento della loro propria dignità, la
loro autostima e il loro apporto alla crescita
della società.”
4. Infatti la rappresentazione sociale
prevalente della persona con disabilità si
basa ancora oggi su due immagini:
MALATO (paradigma della cultura
medica)
BAMBINO (paradigma della cultura
genitoriale)
L'immagine prevalente come sintesi delle
due
MALATO + BAMBINO = Cura + Protezione
6. Tre domande:
A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità ?
7. Tre domande:
A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità?
B) Quali sono i maggiori ostacoli che la
famiglia,la scuola, gli operatori e,in
generale, la società incontrano in questo
percorso?
8. Tre domande:
A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità?
B) Quali sono i maggiori ostacoli che la
famiglia, la scuola, gli operatori e,in
generale, la società incontrano in questo
percorso?
C) A quali “bisogni di normalità” è
necessario porre attenzione affinchè il
percorso verso la condizione adulta diventi
possibile?
9. A chi ci riferiamo quando parliamo
di persona “adulta”?
“Chi è nella piena maturità fisica, psichica,
sessuale”
10. In realtà gli adulti non amano parlare di sè:
“L'adulto non sa o non vuole esaminarsi
perchè ciò gli richiederebbe di aprire
capitoli della propria esistenza le cui
dinamiche, vissute nell'intimità del sé,
preferisce rimuovere o tenere celate agli
altri”
D. Demetrio
11. La Rappresentazione sociale dell'adulto (ancora
prevalente) tende a definirlo come impegnato ad
assolvere alcuni compiti:
uscire dalla scuola
iniziare a lavorare
lasciare la famiglia di origine
selezionare il compagno o la compagna
trovare casa
sposarsi
definire l'attività professionale
diventare genitori
progredire nella carriera
assumersi responsabilità verso i figli e i genitori
.............
12. In realtà si può parlare oggi non di “una”
adultità ma di “tante” adultità possibili.
Si potrebbe affermare che diventare adulti
significa, in continuità con le età precedenti,
aumentare e migliorare i processi di
individuazione (cioè di conoscenza di sè, di
incontro con le proprie potenzialità e i propri
limiti) e di separazione (cioè di autonomia, di
indipendenza e di distanziamento dalle
figure genitoriali)
13. A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una persona
con disabilità?
14. A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una persona
con disabilità?
“La possibilità di diventare adulto e la
conseguente capacità di riconoscersi come
tale, rispetto ai diritti e ai doveri di questa
posizione, necessita di un riconoscimento e
di una legittimazione che, in larga parte, solo
“gli altri” possono concedere.”
In altri termini:
“L'identità si struttura nel corso
dell'interazione sociale e in base all'immagine
di sé percepita negli altri”
15. Noi “siamo”, anche e soprattutto, così
come siamo pensati e immaginati dagli
altri
16. “L'individuo ha esperienza di sé stesso in
quanto tale non direttamente bensì solo in
modo indiretto, in base alle particolari opinioni
degli altri individui dello stesso gruppo sociale,
o in base alla opinione generale del gruppo
sociale alla quale appartiene”
G.H. Mead
17. “L'individuo ha esperienza di sé stesso in
quanto tale non direttamente bensì solo in
modo indiretto, in base alle particolari opinioni
degli altri individui dello stesso gruppo sociale,
o in base alla opinione generale del gruppo
sociale alla quale appartiene”
G.H. Mead
“Per ottenere una verità qualunque sul mio
conto bisogna che la ricavi tramite l'altro .
L'altro è indispensabile alla mia esistenza così
come la conoscenza che io ho di me.
J.P.Sartre
18. Se noi siamo indispensabili per la costruzione
dell’identità altrui lo siamo anche e soprattutto
per la costruzione della identità adulta delle
persone disabili
Allora potremmo farci qualche domanda:
19. 1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
come persona adulta?
20. 1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
come persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire ad una persona
disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi
e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e
comportamenti?
21. 1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
come persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire ad una persona
disabile di riconoscersi adulta nei nostri sguardi
e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e
comportamenti?
3) Siamo pronti ad immaginare adulto un
bambino con disabilità e fare in modo che
questa immagine si realizzi con il tempo?
22. 4) Siamo disposti ad accettare l'idea che
l'adultità di una persona con disabilità possa
realizzarsi solo parzialmente e magari in modi
diversi da come l'avevamo immaginata?
23. 4) Siamo disposti ad accettare l'idea che
l'adultità di una persona con disabilità possa
realizzarsi solo parzialmente e magari in modi
diversi da come l'avevamo immaginata?
5) Siamo d'accordo che vale la pena di
accompagnare verso il non facile mondo degli
adulti le persone con disabilità piuttosto che
mantenerle nel mondo protetto dei bambini?
24. Ciascuno di noi può rispondere a queste
domande come crede e come può sapendo
però che nessuno può tirarsi
indietro visto che siamo tutti parte in causa
poichè ogni nostro singolo atteggiamento e
ogni comportamento offrirà ad una persona
con disabilità
uno specchio che rifletterà l'immagine che noi
abbiamo di lei
25.
26. B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, la
scuola, gli operatori incontrano nel percorso verso
l'adultità delle persone con disabilità?
28. • PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE
IL PROPRIO RUOLO
• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I
LIMITI
29. • PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE
IL PROPRIO RUOLO)
• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I
LIMITI
• L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
30. • PENSARE INDISPENSABILE E IMMODIFICABILE
IL PROPRIO RUOLO)
• L'INCONTRO CON LE POTENZIALITA’ E CON I
LIMITI
• L’IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
• LA SCARSITA’ DI RUOLI SOCIALI NEL MONDO
DEGLI ADULTI
31. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
32. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
33. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)
34. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)
• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO
35. C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)
• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO
• RUOLI SOCIALI VALORIZZATI
36. ….....
I vostri figli non sono i vostri figli
Essi non vengono da voi ma attraverso voi
Essi non vi appartengono benché viviate insieme
Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri
Poiché essi hanno i loro pensieri
Potete custodire i loro corpi ma non le anime loro
Poiché abitano case future, che neppure in sogno
potete visitare
Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive,
sono scoccati lontano.
Gibran Kahil Gibran