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News 17/SSL/2016
Lunedì, 25 Aprile 2016
Sentenza sulle cuffie antirumore e vigilanza sull’effettivo loro utilizzo.
Un dipendente era ricorso contro la propria ditta adducendo di aver contratto, a
causa delle mansioni espletate, una grave ipoacusia bilaterale. Lo stesso
dipendente aveva invocato la responsabilità datoriale ex art. 2087 c.c. per non aver
la società ottemperato ai propri obblighi di salvaguardia e tutela della salute dei
lavoratori, (omissione di dotazione delle cuffie antirumore) e aveva chiesto la
condanna con risarcimento del danno biologico patito in conseguenza della
infermità contratta.
Alla sentenza di condanna da parte della Corte di appello, la società interessata
aveva opposto ricorso adducendo diversi motivi tra i quali la violazione e la falsa
applicazione degli artt. 2697 e 2087 c.c., in relazione al nesso di causalità tra la
presunta condotta colpevole e la malattia del lavoratore (art. 360, comma 1, n.3
c.p.c.). Nel ricorso si lamentava che la sentenza impugnata aveva ritenuto
erroneamente di addossare sulla ditta “l’onere di provare l'(in)esistenza del nesso
causale tra l’ambiente di lavoro e la patologia denunciata dal lavoratore”.
Sulla questione aveva ricorso in Cassazione la ditta, alla quale la Cassazione Civile,
Sez. Lav., con sentenza del 12 aprile 2016, n. 7125, ha negato la fondatezza del
motivo, “posto che la Corte di merito ha ritenuto provato, dalle testimonianze
escusse e dalle altre circostanze di causa, ivi compresi gli accertamenti peritali,
lamorbigenità dell’ambiente di lavoro denunciata dal lavoratore, ed il nesso
causale tra esso e la patologia lamentata dal lavoratore”.
Fra gli altri motivi non accolti dalla Cassazione si deve aggiungere che la Corte di
merito aveva accertato che per un lungo lasso di tempo (1985-1992) il lavoratore
interessato aveva “svolto le sue mansioni di motorista su motonavi non dotate di
‘control room’ e che dalle testimonianze raccolte era emerso che sino al 1988 gli
addetti alla sala motori non erano dotati di cuffie antirumore”.
A questo proposito la Cassazione afferma che “deve in ogni caso evidenziarsi che
l’ipotetica obsolescenza dei d.p.i., ovvero l’utilizzo di altri sistemi (es. control room)
non elimina certamente l’obbligo di sicurezza di cui all’art. 2087 c.c., che per il suo
carattere di norma di chiusura del sistema protettivo …. impone comunque
all’imprenditore di adottare tutte le misure che secondo l’esperienza e la tecnica
siano in grado di tutelare e garantire l’integrità psico fisica del lavoratore,
restandone quindi esclusi solo gli atti e comportamenti abnormi ed imprevedibili del
lavoratore, idonei ad elidere il nesso causale tra le misure di sicurezza adottate e
l’eventuale danno realizzatosi. (Articolo di Enzo Gonano)
Fonte: quotidianosicurezza.it
La sanità pubblica. Il piano nazionale dei controlli sui prodotti chimici 2016.
Il Ministero della Salute ha adottato il 29 febbraio il Piano nazionale di controllo sui
prodotti chimici 2016. Il documento è stato pubblicato il 7 aprile.
Come riferisce nella premessa, il Piano fa riferimento ai Regolamenti CE 1907/2006 –
Reach* -) e 1272/2008 (Clp**). Il documento del Ministero della Salute è stato
predisposto con la collaborazione del Gruppo tecnico interregionale Reach-Clp,
con il Centro sostanze chimiche dell’Istituto Superiore di sanità e la Rete dei
Laboratori di controllo in attuazione dell’Accordo Conferenza Stato Regioni 88/2015.
L’articolazione del Piano è cosi formulata:
Attività e di controllo eseguite mediante metodologie, progetti Reach -En force
e progetti pilotaadottati dal forum dell’Echa (European chemicals agency);
Attività di controllo analitico (metodi di individuazione delle imprese, tipologia delle
sostanze verso cui orientare il controllo, obiettivi del controllo***,
quantificazione dei controlli analitici, modalità di rendicontazione dei controlli
analitici;
Attività di indagine;
Indirizzi metodologici per la conduzione delle attività di controllo;
Report nazionale dei controlli.
Tutto questo viene reso comprensibile attraverso le diverse schede tecniche incluse
nel dettaglio, in calce al documento. (Articolo di Enzo Gonano)
Fonte: quotidianosicurezza.it
Manutenzione del verde: esposizione professionale a fitosanitari.
Un quaderno tecnico dell’ATS Milano fornisce informazioni per la sicurezza nella
manutenzione del verde. Focus sui rischi chimici e sull’esposizione professionale a
prodotti fitosanitari. La prevenzione delle intossicazioni e la scelta dei DPI.
Sicuramente l'utilizzo di prodotti fitosanitari (FS) - nella manutenzione del verde, nella
difesa delle colture o delle derrate immagazzinate - è l'operazione che espone di
più i lavoratori nel comparto agricolo ad agenti chimici pericolosi. Un’esposizione
che può dipendere non solo dal numero di trattamenti effettuati nel corso dell'anno,
ma anche dalle attrezzature impiegate per applicare i prodotti, dall'ambiente dove
si effettua il trattamento e dai dispositivi di protezione individuale (DPI) forniti e
utilizzati. Per avere utili informazioni sull’esposizione professionale a prodotti
fitosanitari, possiamo fare riferimento ad un quaderno tecnico prodotto per
l’ Esposizione Universale 2015 di Milano dal Servizio Prevenzione e Sicurezza negli
Ambienti di Lavoro dell’ Azienda Sanitaria Locale di Milano(ora ATS Milano – Città
Metropolitana). Un quaderno tecnico dal titolo “ Manutenzione del verde.
Informazioni per lavorare in sicurezza”, a cura di Elena Andreina, Flavia Borello e
Veronica Cassinelli, che PuntoSicuro ha già presentato in passato con riferimento al
rischio allergologico e al rischio relativo alle attrezzature di lavoro.
Riguardo all’utilizzo di prodotti fitosanitari sono riportate diverse indicazioni per
la prevenzione delle intossicazioni:
- scelta dei prodotti: “è sempre preferibile utilizzare prodotti non classificati come
nocivi o a bassa tossicità, avendo cura di scegliere le formulazioni più facilmente
manipolabili (formulazioni granulari o liquide piuttosto che in polvere). Dal 2001 la
classificazione dei prodotti FS è stata modificata ed oggi si parla di prodotti FS molto
tossici (T+), tossici (T) e nocivi (Xn). Per poter acquistare questi prodotti è necessaria
un’apposita autorizzazione”. Fino al 1 giugno 2015, giorno in cui è entrata in vigore la
nuova normativa, si possono “trovare in commercio prodotti etichettati con il
vecchio sistema e prodotti etichettati con il nuovo”. Nel quaderno tecnico vengono
riportati alcuni dei nuovi simboli di pericolo;
- acquisto dei prodotti e vendita: “i prodotti FS possono essere acquistati
esclusivamente presso i rivenditori autorizzati. L’operatore che intende utilizzare
prodotti FS classificati come molto tossici, tossici e nocivi è indispensabile che
ottenga il rilascio dell’autorizzazione all’acquisto, da parte dell’Ufficio Provinciale
Competente. L’autorizzazione ha validità di 5 anni e viene rinnovata con le stesse
modalità del rilascio. Il venditore accerta le generalità dell’acquirente mediante
valido documento di identità e le annota su un apposito registro insieme ai dati dei
prodotti acquistati. All’atto dell’acquisto va richiesta la Scheda Dati di Sicurezza
(SDS) di ciascun prodotto. Chiunque sia il responsabile dell’immissione sul mercato,
fabbricante, importatore o distributore deve fornirla gratuitamente redatta in lingua
italiana e aggiornata”;
- conservazione dei prodotti: il quaderno segnala di attenersi alle indicazioni
contenute nell’Allegato 1 del Decreto Regione Lombardia n. 4580 del 29 aprile 2010,
il documento dal titolo “Buona Pratica dell'Utilizzo dei Fitofarmaci in Agricoltura”. In
sintesi: la conservazione “deve avvenire in un locale apposito, dotato di ventilazione
naturale, pavimento impermeabile, impianto elettrico a norma; tale locale va
tenuto chiuso a chiave e sulla porta deve essere chiaramente indicata la presenza
di prodotti chimici pericolosi e il divieto di accesso ai non autorizzati. Per quantità
modeste di prodotti fitosanitari può essere utilizzato un armadio che deve essere
tenuto chiuso a chiave e riportare i simboli di pericolo; l'armadio deve avere una
griglia che consenta la ventilazione e un sistema di contenimento per evitare la
dispersione accidentale dei prodotti”;
- preparazione della miscela: “evitare dispersione durante la pesatura e la
miscelazione ed utilizzare idonei dispositivi di protezione individuale;
- applicazione: è preferibile utilizzare macchine irroratrici recenti dotate di serbatoi
accessori di miscelazione e lavaggio mani, con sistemi di apertura automatica della
barra e trattori cabinati e condizionati. I dispositivi individuali di protezione devono
essere adeguati in funzione dell'attrezzatura utilizzata e del prodotto scelto;
- pulizia dei macchinari: le operazioni di pulizia devono essere programmate ed
effettuate al termine di ogni ciclo di utilizzo, indossando gli opportuni dispositivi di
protezione individuale;
- manutenzione delle attrezzature: deve essere effettuata la manutenzione
programmata. In caso di interventi di riparazione in campo vanno utilizzati dispositivi
di protezione individuale adeguati; la macchina irroratrice deve essere dotata di
serbatoio contenente almeno 15 litri di acqua pulita, nel caso sia necessario
sciacquarsi le mani in campo. Nel caso tale serbatoio non sia disponibile è buona
norma portare in campo una tanica di acqua pulita;
- rientro: effettuare il rientro seguendo i tempi indicati in etichetta e comunque mai
prima di 48 ore dall'applicazione, utilizzando adeguati dispositivi di protezione
individuale per ridurre il rischio di contatto cutaneo;
- informazione e formazione: la conoscenza dei pericoli derivanti dall'utilizzo
di prodotti fitosanitari e l'adozione di comportamenti adeguati possono ridurre in
modo significativo il rischio di intossicazione: la formazione acquisita per il rilascio del
‘patentino’, periodicamente rinnovata, rappresenta la base indispensabile della
conoscenza minima e può essere integrata da altri momenti di formazione”.
Il documento dell’ATS Milano ricorda poi nel dettaglio gli adempimenti gestionali
degli acquirenti e degli utilizzatori di fitosanitari e si sofferma sui criteri di scelta dei
dispositivi di protezione individuale (DPI), ricordando che “l'uso di prodotti a bassa
tossicità e le buone pratiche di lavoro non eliminano la necessità di dotare i
lavoratori di dispositivi individuali di protezione (DPI) adeguati”.
Si indica che in linea generale, “salvo diverse indicazioni riportate dall'etichetta e nel
punto 8 della scheda di sicurezza, dovrebbe essere garantita la dotazione minima di
dispositivi di protezione individuale” secondo la fase di lavoro:
- preparazione della miscela e carico del serbatoio: “tuta standard, guanti, stivali
impermeabili, maschera o visiera in base alle indicazioni di etichetta;
- applicazione della miscela: tuta standard, guanti e stivali, maschera in genere per
applicazioni su colture alte e in serre, in base alle indicazioni di etichetta, casco
elettro ventilato in situazioni particolarmente esponenti. In caso di trattamenti di
diserbo in pieno campo è necessaria la maschera quando il trattore non sia
cabinato;
- pulizia dei macchinari e dei dispositivi di protezione riutilizzabili: tuta standard,
guanti e stivali;
- manutenzione ordinaria e straordinaria: tuta standard, guanti e stivali, maschera
solo in caso di macchinari utilizzati per applicazione di sostanze particolarmente
tossiche (in base alle indicazioni presenti in etichetta). La manutenzione ordinaria
deve essere effettuata su macchinari già sottoposti a lavaggio;
- rientro: gli addetti devono essere sempre dotati di tuta standard, guanti e stivali. In
caso di necessità di attività manuali fini, predisporre la disponibilità di guanti vinilici di
tipo ‘chirurgico’ e di eventuali protezioni delle vie respiratorie”.
Sono poi riportate nel dettaglio anche le caratteristiche minime e la manutenzione
dei DPI (con riferimento a guanti, maschere, stivali, caschi, tute, ...).
Concludiamo ricordando, ad esempio, che i guanti devono essere impermeabili in
neoprene o gomma di nitrile. E “per assorbire il sudore e migliorare il comfort può
essere opportuno indossare anche sottoguanti di cotone; alcuni modelli in
commercio sono già provvisti di rivestimento interno in cotone”.
E, al livello di manutenzione, i guanti ancora calzati “devono essere lavati con
acqua e sapone e sfilati contemporaneamente, a poco a poco, aiutandosi con la
mano più protetta”. (Articolo di Tiziano Menduto)
Fonte: puntosicuro.it
Long Term Care: pubblicato il bando di concorso, dal 28 aprile è possibile inviare la
domanda online.
E' stato tato pubblicato il Bando di Concorso Long Term Care, Ricoveri in Strutture
Residenziali rivolto agli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e
sociali e agli iscritti alla Gestione speciale di previdenza Gruppo Poste Italiane S.p.A.
Nell’ambito delle prestazioni sociali è riconosciuto un contributo a favore di soggetti
affetti da patologie che necessitano di cure di lungo periodo, ricoverati presso
Residenze Sanitarie Assistenziali o strutture specializzate che prestano servizi socio
assistenziali. E’ possibile consultare il bando alla seguente pagina: Home > Concorsi
e Gare > Welfare, assistenza e mutualità > Concorsi welfare, assistenza e mutualità >
Bandi Nuovi. La procedura per l’acquisizione della domanda sarà attiva dalle ore
12,00 del 28 aprile 2016. Si potrà accedere alla domanda telematica seguendo il
percorso: Home > Servizi Online > Per tipologia di utente > Servizi per il Cittadino>
Servizi ex Inpdap (oppure Servizi ex Ipost). Dopo essersi accreditati tramite codice
fiscale e Pin scegliere sul menù di sinistra ‘Per Tipologia di servizio>
Domande>Residenze Sanitarie Assistenziali – Domanda’. ATTENZIONE: si ricorda che
all’atto della presentazione della domanda è indispensabile aver presentato la
Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per la determinazione dell’ISEE sociosanitario
residenze 2016. Tutte le attestazioni ISEE elaborate nell’anno 2015 sono scadute il 15
gennaio 2016. Si dovrà, quindi, richiedere la certificazione ISEE sociosanitario
residenze 2016.
Fonte: inps.it
Congedo per le donne vittime di violenza di genere.
Pubblicata la circolare n. 65 sul congedo indennizzato per le donne vittime di
violenza di genere previsto dall’art. 24 del decreto legislativo n. 80 del 15 giugno
2015. L’Inps eroga l’indennità alle lavoratrici dipendenti vittime di violenza di genere
del settore privato, escluse le lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari. Per
fruire del congedo e dell’indennità occorre avere un rapporto di lavoro in corso di
svolgimento, ed essere inserite nei percorsi certificati dai servizi sociali del Comune di
appartenenza, dai Centri antiviolenza o dalle Case Rifugio. La domanda è
presentata in modalità cartacea utilizzando il modello che a breve sarà disponibile
nella sezione Modulistica di questo sito.
Fonte: inps.it
Inail: nuovi documenti per la sicurezza nelle centrali di betonaggio.
Un manuale e un vademecum affrontano il tema della sicurezza dell’operatore
della centrale di betonaggio. Focus sui controlli delle giacenze e sull’ingresso di
mezzi e materie prime. I dispositivi di protezione individuale da utilizzare.
Per favorire la prevenzione di infortuni e malattie professionali tra gli autisti di
autobetoniere e tra gli operatori delle centrali di betonaggio, l’ Inail ha realizzato –
insieme a ATECAP (Associazione tecnico economica del calcestruzzo
preconfezionato) – alcuni interessanti e utili documenti.
Sono stati pubblicati due manuali, rivolti alle imprese del settore, con “l’obiettivo di
divulgare la cultura della sicurezza” e di “migliorare le condizioni di lavoro attraverso
lo sviluppo di buone pratiche e la diffusione della conoscenza”. Ed insieme ai
manuali sono stati prodotti e pubblicati anche due vademecum rivolti ai lavoratori e
specificamente realizzati per promuovere i comportamenti sicuri.
Dopo esserci soffermati su manuale e vademecum dedicati agli autisti delle
autobetoniere (ATB), presentiamo oggi le pubblicazioni specifiche per la sicurezza
nella centrale di betonaggio, un impianto che provvede alla preparazione di
calcestruzzo pronto per l’uso, dosando in opportune proporzioni determinati
materiali e miscelandoli secondo certe procedure.
Riprendiamo, ad esempio, quanto indica il “Manuale per l’operatore della centrale
di betonaggio” in relazione ai rischi e alle misure di prevenzione applicabili in due
diverse fasi di lavoro: i controlli delle giacenze e l’ingresso mezzi e materie prime.
Riguardo ai controlli delle giacenze, funzionali alla produzione, si indica che
l’operatore di centrale “effettua questi controlli al fine di verificare le giacenze delle
materie prime”. E la giacenza del cemento “può essere controllata in maniera
automatizzata”, ma a volte, “possono essere ancora utilizzati utensili manuali,
laddove non sia prevista una tecnologia di controllo automatico. In questo caso, è
installata una carrucola a cui è legato un martello in gomma che, battendo sul silo
a varie altezze, permette di rilevare il livello del cemento”.
Nel manuale vengono descritti nel dettaglio anche i controlli relativi agli addittivi e
agli aggregati.
I principali rischi nella fase di controllo delle giacenze sono:
- “caduta dall’alto nel caso in cui l’operatore utilizzi la scala alla marinara del silos
per verificare la giacenza di cemento;
- caduta dall’alto durante le verifiche in quota del livello di additivo in giacenza”.
Queste le misure di prevenzione e protezione:
- “automatizzare il controllo della giacenza di cemento;
- installare tubi-metri esterni per il controllo del livello di additivo presente;
- mettere a disposizione dei lavoratori scale conformi alla normativa vigente e
verificarne l’efficienza;
- predisporre un sistema di aggancio delle scale;
- fornire gli idonei DPI”.
I comportamenti sicuri dei lavoratori:
- “controllare il livello del cemento evitando di salire sulla scala alla marinara;
- salire e scendere dalla scala utilizzando i tre punti di appoggio durante il controllo
della giacenza”.
Riguardo invece all’ingresso di mezzi e materie prime si indica che le materie prime
“necessarie alla produzione del calcestruzzo preconfezionato (cemento, additivi,
aggiunte e aggregati) sono consegnate all’interno della centrale dai trasportatori”.
E in questo caso l’operatore di centrale “controlla che siano rispettate le norme di
circolazione previste e quelle per la sosta all’interno della centrale fino al punto di
scarico e stoccaggio della materia prima trasportata”.
I principali rischi di questa fase lavorativa sono:
- “investimento di pedoni;
- schiacciamento per ribaltamento dei mezzi;
- sollevamento di polveri prodotto dai mezzi in transito;
- rumore nelle operazioni dei mezzi in transito”.
Sono indicate anche le misure di prevenzione e protezione:
- “prevedere un idoneo piano di circolazione dei veicoli e dei pedoni all’interno
della centrale di betonaggio;
- predisporre la segnaletica orizzontale e verticale prevista nel piano di circolazione
in centrale di betonaggio;
- bagnare frequentemente il piazzale per evitare il sollevamento e la dispersione di
polveri;
- fornire gli idonei DPI”.
E i lavoratori devono:
- “utilizzare i percorsi pedonali per gli spostamenti sul piazzale in caso di uscita dalla
cabina di controllo;
- indossare gli idonei DPI in caso di uscita dalla cabina di controllo”.
Concludiamo sfogliando brevemente anche il “Vademecum per l’operatore della
centrale di betonaggio. I comportamenti corretti” che riporta i dispositivi di
protezione individuale (DPI) indicati per le due fasi di lavoro.
I DPI per i controlli delle giacenze:
- “ elmetto di protezione;
- gilet ad alta visibilità;
- calzature antinfortunistica”.
I DPI per l’ingresso di mezzi e materie prime:
- “ calzature antinfortunistica;
- gilet ad alta visibilità;
- otoprotettori”.
Riportiamo l’indice del “Manuale per l’operatore della centrale di betonaggio”:
Premessa
Definizioni
1 Ambienti di lavoro: centrale di betonaggio
1.1 Produzione
1.2 Attività complementari e di supporto
2 Fasi di lavoro, rischi connessi e misure di prevenzione e protezione
2.1 Controlli delle giacenze
2.2 Ingresso mezzi e materie prime
2.3 Operazioni di scarico e movimentazione di materie prime
2.4 Produzione calcestruzzo preconfezionato
2.5 Controllo calcestruzzo preconfezionato
2.6 Ispezione, pulizia e manutenzione ordinaria
2.7 Manutenzioni in ambienti confinati
2.8 Gestione dei rifiuti
2.9 Il rifornimento di carburante
Fonte: puntosicuro.it
Urbanpromo, progetti per rigenerare le città
Il waterfront di Taranto, il ‘Parco Innovazione’ a Reggio Emilia, la ‘Casa dentro il
verde’ a Lecce.
L’evento culturale di riferimento sul grande tema della rigenerazione urbana, intesa
come processo di strategie, politiche, azioni, finalizzate alla realizzazione di uno
sviluppo urbano sostenibile. Questo è Urbanpromo, promosso dall’INU - Istituto
Nazionale di Urbanistica. Attraverso convegni, pubblicazioni e una esposizione di
progetti, Urbanpromo affronta in modo trasversale il tema della rigenerazione
urbana: l’attivazione degli investimenti tramite il partenariato pubblico-privato,
l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, la valorizzazione dei
patrimoni immobiliari, il social housing, il finanziamento privato delle opere
pubbliche, la fiscalità immobiliare, le prospettive del mercato immobiliare. In attesa
della prossima edizione, prevista per l’autunno, pubblichiamo i primi tre di
una selezione di progetti scelti tra quelli presenti nella gallery online di Urbanpromo.
Il waterfront di Taranto
Al centro del progetto di riqualificazione del waterfront di Taranto, presentato
dall’Autorità portuale della città pugliese, c’è il concorso di progettazione per la
realizzazione del Centro Servizi Polivalente, attraverso cui si avvia il processo di
riqualificazione del waterfront portuale compreso tra i moli Sant’Eligio e San
Cataldo.La visione guida sviluppa una nozione di waterfront come una rete
infrastrutturale complessa, a spessore e quota variabili, in grado di assumere, a
seconda dei contesti, molteplici configurazioni e dimensioni progettuali: struttura di
protezione dei tratti di costa sottoposti all’azione erosiva del moto ondoso, sistema di
interazione porto-città, percorso pedonale sulla linea di frontiera tra porto, città e
mare, spettacolare affaccio sul mar Grande che restituirà alla comunità tarantina
un nuovo spazio pubblico.
‘Parco Innovazione’ a Reggio Emilia
Il progetto ‘Parco Innovazione’ di Reggio Emilia, presentato da STU Reggiane Spa,
società partecipata dal Comune di Reggio Emilia e da Iren Rinnovabili Srl, è un
grande progetto di riqualificazione di un’area industriale dismessa. L’area, che
racconta un capitolo importante della storia industriale italiana, si estende a ridosso
del centro storico, tra la ferrovia e l’aeroporto, ed è collegata direttamente con
l’autostrada A1 e la nuova stazione Alta Velocità Mediopadana. È pertanto il luogo
ideale per la realizzazione del grande progetto di sviluppo delle competenze
distintive della città, basato sull’economia della conoscenza.La trasformazione ha
come punti di partenza il Centro Internazionale Loris Malaguzzi (laboratorio di ricerca
del sistema educativo reggiano, aperto nel 2011) e ilTecnopolo (aperto nel 2013
all’interno del capannone 19 delle Officine Reggiane) e si sviluppa su tre assi
principali:- riqualificazione di Piazzale Europa, centro fisico e display comunicativo
del Parco Innovazione; la piazza sarà un nuovo spazio pubblico multifunzione in
grado di generare qualità urbana per l’intero quartiere e mettere in connessione
l’area con il centro storico della città;- riapertura del braccio storico di Viale
Ramazzini, per rendere più accessibile l’area rispetto alla viabilità portante e porla in
collegamento con le tangenziali;- riqualificazione dei capannoni 17 e 18 quali sedi di
società, laboratori di ricerca e imprese vocate all’innovazione.Il termine dei lavori,
finanziati da Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Piano nazionale città),
Regione Emilia-Romagna e soggetti privati, è previsto per la fine del 2017. L’ambito
di intervento misura 102.820 mq, la superficie lorda dei capannoni è 15.000 mq circa.
Il costo dell’opera è di 28,7 milioni di Euro.
La ‘Casa dentro il verde’ a Lecce
Presentato dalla Società Cooperativa Edilizia a r.l. “La Casa”, il progetto de “La
Casa dentro il verde” si colloca all’interno del “Contratto di Quartiere II” di Lecce,
programma di riqualificazione urbana che ha l’obiettivo di rigenerare l’intera area
167 della città.L’intervento prevede la realizzazione di un complesso abitativo per
categorie sociali disagiate e servizi di prossimità, e, nello specifico, una scuola
materna e micronido, un centro anziani, abitazioni per anziani, servizi per attività di
studio degli studenti, abitazioni per giovani coppie, uffici per attività produttive e
professionali, edilizia sociale per categorie disagiate, alloggi per famiglie
consolidate.Lo spazio, interpretato come luogo di condivisione per la vita
comunitaria, si integra con i volumi edilizi, favorendo la socializzazione tra i soci. Le
tipologie delle abitazioni sono aperte per rispondere alle esigenze dei soci. Il verde
di pertinenza degli alloggi, quello condominiale e quello collettivo, definiscono la
qualità dell’ambiente che circonda i volumi. (Articolo di Rossella Calabrese)
Fonte: edilportale.it
Piano Inail per le scuole, si potrà utilizzare il rent to buy.
L’Inail costruirà 107 scuole che successivamente saranno locate a canone
agevolato agli Enti Locali.
Sono 107 gli edifici scolastici da ristrutturare o costruire nell'ambito del piano
investimenti dell’Inail per le opere ad elevata utilità sociale. Questo il punto della
situazione descritto martedì scorso nel corso dell’incontro tra la Struttura di Missione
per l’edilizia scolastica e oltre 80 Comuni.
Investimenti Inail per le scuole
Le 107 le scuole finanziate dall’Inail saranno successivamente locate a canone
agevolato agli Enti Locali. Gli interventi sono stati suddivisi in 3 tipologie:- “tipo A”
quelli in cui l’appalto è già stato assegnato dall’ente locale;- “tipo B”, progetti
appaltabili per la costruzione di nuovi edifici;- “tipo C”, progetti appaltabili per la
ristrutturazione di edifici esistenti. Presto quindi partiranno gli interventi per la
"tipologia A". Per ogni intervento saràstipulato un contratto preliminare di
compravendita, soggetto alla condizione sospensiva del completamento della
costruzione dell'immobile. Il pagamento avverrà per l'89% alla firma del contratto
definitivo; per il 3% alla trascrizione del contratto; per il 3% all'accatastamento
dell’immobile e per l'ultimo 5% all'agibilità da parte dell'ente ed al "collaudo Inail".
Edilizia scolastica: ok al rent to buy
Per la compravendita degli edifici sarà possibile utilizzare la formula del rent to buy;
in questo caso alla rata di canone si aggiungerà una rata di riscatto da contrattare
con l’Istituto. Sarà anche possibile passare dalle tipologie B e C a quella A, purché
l'ente si faccia carico del finanziamento e dell'appalto. Le procedure amministrative
per gli interventi di nuova costruzione o ristrutturazione (classificati tipo B e C)
saranno avviate a scaglioni entro il 2016 e il 2017. Gli enti collocati nelle suddette
tipologie dovranno attendere qualche mese per ricevere la comunicazione ufficiale
da parte dell’Inail. Infine Italiasicura specifica che il 3% del canone di locazione
potrebbe essere ridotto ove l'ente si faccia carico della manutenzione straordinaria.
Piano d’investimenti Inail per le opere di pubblica utilità
Ricordiamo che attraverso questa iniziativa l’Inail sta finanziando lavori
di completamento di nuovi edifici, progetti immediatamente cantierabili
riguardanti nuove costruzioni e la messa a norma di edifici esistenti, tra cui le strutture
scolastiche. L’iniziativa riguarda anche residenze universitarie, strutture sanitarie e
assistenziali, uffici pubblici e altri immobili destinati a utilizzo con finalità sociali. L’Inail,
che acquista gli immobili oggetto di intervento, si fa carico dei costi
dell’operazione richiedendo alle Amministrazioni di corrispondere un canone ad
un tasso di interesse pari al 3% del costo complessivo dell’opera. Secondo il Report
dell’Inail attualmente sono 199 tutti gli interventi di utilità sociale finanziati dall’Istituto.
(Articolo di Alessandra Marra)
Fonte: edilportale.it

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  • 1. News 17/SSL/2016 Lunedì, 25 Aprile 2016 Sentenza sulle cuffie antirumore e vigilanza sull’effettivo loro utilizzo. Un dipendente era ricorso contro la propria ditta adducendo di aver contratto, a causa delle mansioni espletate, una grave ipoacusia bilaterale. Lo stesso dipendente aveva invocato la responsabilità datoriale ex art. 2087 c.c. per non aver la società ottemperato ai propri obblighi di salvaguardia e tutela della salute dei lavoratori, (omissione di dotazione delle cuffie antirumore) e aveva chiesto la condanna con risarcimento del danno biologico patito in conseguenza della infermità contratta. Alla sentenza di condanna da parte della Corte di appello, la società interessata aveva opposto ricorso adducendo diversi motivi tra i quali la violazione e la falsa applicazione degli artt. 2697 e 2087 c.c., in relazione al nesso di causalità tra la presunta condotta colpevole e la malattia del lavoratore (art. 360, comma 1, n.3 c.p.c.). Nel ricorso si lamentava che la sentenza impugnata aveva ritenuto erroneamente di addossare sulla ditta “l’onere di provare l'(in)esistenza del nesso causale tra l’ambiente di lavoro e la patologia denunciata dal lavoratore”. Sulla questione aveva ricorso in Cassazione la ditta, alla quale la Cassazione Civile, Sez. Lav., con sentenza del 12 aprile 2016, n. 7125, ha negato la fondatezza del motivo, “posto che la Corte di merito ha ritenuto provato, dalle testimonianze escusse e dalle altre circostanze di causa, ivi compresi gli accertamenti peritali, lamorbigenità dell’ambiente di lavoro denunciata dal lavoratore, ed il nesso causale tra esso e la patologia lamentata dal lavoratore”. Fra gli altri motivi non accolti dalla Cassazione si deve aggiungere che la Corte di merito aveva accertato che per un lungo lasso di tempo (1985-1992) il lavoratore interessato aveva “svolto le sue mansioni di motorista su motonavi non dotate di ‘control room’ e che dalle testimonianze raccolte era emerso che sino al 1988 gli addetti alla sala motori non erano dotati di cuffie antirumore”. A questo proposito la Cassazione afferma che “deve in ogni caso evidenziarsi che l’ipotetica obsolescenza dei d.p.i., ovvero l’utilizzo di altri sistemi (es. control room) non elimina certamente l’obbligo di sicurezza di cui all’art. 2087 c.c., che per il suo carattere di norma di chiusura del sistema protettivo …. impone comunque all’imprenditore di adottare tutte le misure che secondo l’esperienza e la tecnica
  • 2. siano in grado di tutelare e garantire l’integrità psico fisica del lavoratore, restandone quindi esclusi solo gli atti e comportamenti abnormi ed imprevedibili del lavoratore, idonei ad elidere il nesso causale tra le misure di sicurezza adottate e l’eventuale danno realizzatosi. (Articolo di Enzo Gonano) Fonte: quotidianosicurezza.it La sanità pubblica. Il piano nazionale dei controlli sui prodotti chimici 2016. Il Ministero della Salute ha adottato il 29 febbraio il Piano nazionale di controllo sui prodotti chimici 2016. Il documento è stato pubblicato il 7 aprile. Come riferisce nella premessa, il Piano fa riferimento ai Regolamenti CE 1907/2006 – Reach* -) e 1272/2008 (Clp**). Il documento del Ministero della Salute è stato predisposto con la collaborazione del Gruppo tecnico interregionale Reach-Clp, con il Centro sostanze chimiche dell’Istituto Superiore di sanità e la Rete dei Laboratori di controllo in attuazione dell’Accordo Conferenza Stato Regioni 88/2015. L’articolazione del Piano è cosi formulata: Attività e di controllo eseguite mediante metodologie, progetti Reach -En force e progetti pilotaadottati dal forum dell’Echa (European chemicals agency); Attività di controllo analitico (metodi di individuazione delle imprese, tipologia delle sostanze verso cui orientare il controllo, obiettivi del controllo***, quantificazione dei controlli analitici, modalità di rendicontazione dei controlli analitici; Attività di indagine; Indirizzi metodologici per la conduzione delle attività di controllo; Report nazionale dei controlli. Tutto questo viene reso comprensibile attraverso le diverse schede tecniche incluse nel dettaglio, in calce al documento. (Articolo di Enzo Gonano) Fonte: quotidianosicurezza.it Manutenzione del verde: esposizione professionale a fitosanitari. Un quaderno tecnico dell’ATS Milano fornisce informazioni per la sicurezza nella manutenzione del verde. Focus sui rischi chimici e sull’esposizione professionale a prodotti fitosanitari. La prevenzione delle intossicazioni e la scelta dei DPI. Sicuramente l'utilizzo di prodotti fitosanitari (FS) - nella manutenzione del verde, nella
  • 3. difesa delle colture o delle derrate immagazzinate - è l'operazione che espone di più i lavoratori nel comparto agricolo ad agenti chimici pericolosi. Un’esposizione che può dipendere non solo dal numero di trattamenti effettuati nel corso dell'anno, ma anche dalle attrezzature impiegate per applicare i prodotti, dall'ambiente dove si effettua il trattamento e dai dispositivi di protezione individuale (DPI) forniti e utilizzati. Per avere utili informazioni sull’esposizione professionale a prodotti fitosanitari, possiamo fare riferimento ad un quaderno tecnico prodotto per l’ Esposizione Universale 2015 di Milano dal Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’ Azienda Sanitaria Locale di Milano(ora ATS Milano – Città Metropolitana). Un quaderno tecnico dal titolo “ Manutenzione del verde. Informazioni per lavorare in sicurezza”, a cura di Elena Andreina, Flavia Borello e Veronica Cassinelli, che PuntoSicuro ha già presentato in passato con riferimento al rischio allergologico e al rischio relativo alle attrezzature di lavoro. Riguardo all’utilizzo di prodotti fitosanitari sono riportate diverse indicazioni per la prevenzione delle intossicazioni: - scelta dei prodotti: “è sempre preferibile utilizzare prodotti non classificati come nocivi o a bassa tossicità, avendo cura di scegliere le formulazioni più facilmente manipolabili (formulazioni granulari o liquide piuttosto che in polvere). Dal 2001 la classificazione dei prodotti FS è stata modificata ed oggi si parla di prodotti FS molto tossici (T+), tossici (T) e nocivi (Xn). Per poter acquistare questi prodotti è necessaria un’apposita autorizzazione”. Fino al 1 giugno 2015, giorno in cui è entrata in vigore la nuova normativa, si possono “trovare in commercio prodotti etichettati con il vecchio sistema e prodotti etichettati con il nuovo”. Nel quaderno tecnico vengono riportati alcuni dei nuovi simboli di pericolo; - acquisto dei prodotti e vendita: “i prodotti FS possono essere acquistati esclusivamente presso i rivenditori autorizzati. L’operatore che intende utilizzare prodotti FS classificati come molto tossici, tossici e nocivi è indispensabile che ottenga il rilascio dell’autorizzazione all’acquisto, da parte dell’Ufficio Provinciale Competente. L’autorizzazione ha validità di 5 anni e viene rinnovata con le stesse modalità del rilascio. Il venditore accerta le generalità dell’acquirente mediante valido documento di identità e le annota su un apposito registro insieme ai dati dei prodotti acquistati. All’atto dell’acquisto va richiesta la Scheda Dati di Sicurezza (SDS) di ciascun prodotto. Chiunque sia il responsabile dell’immissione sul mercato, fabbricante, importatore o distributore deve fornirla gratuitamente redatta in lingua italiana e aggiornata”; - conservazione dei prodotti: il quaderno segnala di attenersi alle indicazioni
  • 4. contenute nell’Allegato 1 del Decreto Regione Lombardia n. 4580 del 29 aprile 2010, il documento dal titolo “Buona Pratica dell'Utilizzo dei Fitofarmaci in Agricoltura”. In sintesi: la conservazione “deve avvenire in un locale apposito, dotato di ventilazione naturale, pavimento impermeabile, impianto elettrico a norma; tale locale va tenuto chiuso a chiave e sulla porta deve essere chiaramente indicata la presenza di prodotti chimici pericolosi e il divieto di accesso ai non autorizzati. Per quantità modeste di prodotti fitosanitari può essere utilizzato un armadio che deve essere tenuto chiuso a chiave e riportare i simboli di pericolo; l'armadio deve avere una griglia che consenta la ventilazione e un sistema di contenimento per evitare la dispersione accidentale dei prodotti”; - preparazione della miscela: “evitare dispersione durante la pesatura e la miscelazione ed utilizzare idonei dispositivi di protezione individuale; - applicazione: è preferibile utilizzare macchine irroratrici recenti dotate di serbatoi accessori di miscelazione e lavaggio mani, con sistemi di apertura automatica della barra e trattori cabinati e condizionati. I dispositivi individuali di protezione devono essere adeguati in funzione dell'attrezzatura utilizzata e del prodotto scelto; - pulizia dei macchinari: le operazioni di pulizia devono essere programmate ed effettuate al termine di ogni ciclo di utilizzo, indossando gli opportuni dispositivi di protezione individuale; - manutenzione delle attrezzature: deve essere effettuata la manutenzione programmata. In caso di interventi di riparazione in campo vanno utilizzati dispositivi di protezione individuale adeguati; la macchina irroratrice deve essere dotata di serbatoio contenente almeno 15 litri di acqua pulita, nel caso sia necessario sciacquarsi le mani in campo. Nel caso tale serbatoio non sia disponibile è buona norma portare in campo una tanica di acqua pulita; - rientro: effettuare il rientro seguendo i tempi indicati in etichetta e comunque mai prima di 48 ore dall'applicazione, utilizzando adeguati dispositivi di protezione individuale per ridurre il rischio di contatto cutaneo; - informazione e formazione: la conoscenza dei pericoli derivanti dall'utilizzo di prodotti fitosanitari e l'adozione di comportamenti adeguati possono ridurre in modo significativo il rischio di intossicazione: la formazione acquisita per il rilascio del ‘patentino’, periodicamente rinnovata, rappresenta la base indispensabile della conoscenza minima e può essere integrata da altri momenti di formazione”. Il documento dell’ATS Milano ricorda poi nel dettaglio gli adempimenti gestionali degli acquirenti e degli utilizzatori di fitosanitari e si sofferma sui criteri di scelta dei dispositivi di protezione individuale (DPI), ricordando che “l'uso di prodotti a bassa
  • 5. tossicità e le buone pratiche di lavoro non eliminano la necessità di dotare i lavoratori di dispositivi individuali di protezione (DPI) adeguati”. Si indica che in linea generale, “salvo diverse indicazioni riportate dall'etichetta e nel punto 8 della scheda di sicurezza, dovrebbe essere garantita la dotazione minima di dispositivi di protezione individuale” secondo la fase di lavoro: - preparazione della miscela e carico del serbatoio: “tuta standard, guanti, stivali impermeabili, maschera o visiera in base alle indicazioni di etichetta; - applicazione della miscela: tuta standard, guanti e stivali, maschera in genere per applicazioni su colture alte e in serre, in base alle indicazioni di etichetta, casco elettro ventilato in situazioni particolarmente esponenti. In caso di trattamenti di diserbo in pieno campo è necessaria la maschera quando il trattore non sia cabinato; - pulizia dei macchinari e dei dispositivi di protezione riutilizzabili: tuta standard, guanti e stivali; - manutenzione ordinaria e straordinaria: tuta standard, guanti e stivali, maschera solo in caso di macchinari utilizzati per applicazione di sostanze particolarmente tossiche (in base alle indicazioni presenti in etichetta). La manutenzione ordinaria deve essere effettuata su macchinari già sottoposti a lavaggio; - rientro: gli addetti devono essere sempre dotati di tuta standard, guanti e stivali. In caso di necessità di attività manuali fini, predisporre la disponibilità di guanti vinilici di tipo ‘chirurgico’ e di eventuali protezioni delle vie respiratorie”. Sono poi riportate nel dettaglio anche le caratteristiche minime e la manutenzione dei DPI (con riferimento a guanti, maschere, stivali, caschi, tute, ...). Concludiamo ricordando, ad esempio, che i guanti devono essere impermeabili in neoprene o gomma di nitrile. E “per assorbire il sudore e migliorare il comfort può essere opportuno indossare anche sottoguanti di cotone; alcuni modelli in commercio sono già provvisti di rivestimento interno in cotone”. E, al livello di manutenzione, i guanti ancora calzati “devono essere lavati con acqua e sapone e sfilati contemporaneamente, a poco a poco, aiutandosi con la mano più protetta”. (Articolo di Tiziano Menduto) Fonte: puntosicuro.it
  • 6. Long Term Care: pubblicato il bando di concorso, dal 28 aprile è possibile inviare la domanda online. E' stato tato pubblicato il Bando di Concorso Long Term Care, Ricoveri in Strutture Residenziali rivolto agli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e agli iscritti alla Gestione speciale di previdenza Gruppo Poste Italiane S.p.A. Nell’ambito delle prestazioni sociali è riconosciuto un contributo a favore di soggetti affetti da patologie che necessitano di cure di lungo periodo, ricoverati presso Residenze Sanitarie Assistenziali o strutture specializzate che prestano servizi socio assistenziali. E’ possibile consultare il bando alla seguente pagina: Home > Concorsi e Gare > Welfare, assistenza e mutualità > Concorsi welfare, assistenza e mutualità > Bandi Nuovi. La procedura per l’acquisizione della domanda sarà attiva dalle ore 12,00 del 28 aprile 2016. Si potrà accedere alla domanda telematica seguendo il percorso: Home > Servizi Online > Per tipologia di utente > Servizi per il Cittadino> Servizi ex Inpdap (oppure Servizi ex Ipost). Dopo essersi accreditati tramite codice fiscale e Pin scegliere sul menù di sinistra ‘Per Tipologia di servizio> Domande>Residenze Sanitarie Assistenziali – Domanda’. ATTENZIONE: si ricorda che all’atto della presentazione della domanda è indispensabile aver presentato la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per la determinazione dell’ISEE sociosanitario residenze 2016. Tutte le attestazioni ISEE elaborate nell’anno 2015 sono scadute il 15 gennaio 2016. Si dovrà, quindi, richiedere la certificazione ISEE sociosanitario residenze 2016. Fonte: inps.it Congedo per le donne vittime di violenza di genere. Pubblicata la circolare n. 65 sul congedo indennizzato per le donne vittime di violenza di genere previsto dall’art. 24 del decreto legislativo n. 80 del 15 giugno 2015. L’Inps eroga l’indennità alle lavoratrici dipendenti vittime di violenza di genere del settore privato, escluse le lavoratrici addette ai servizi domestici e familiari. Per fruire del congedo e dell’indennità occorre avere un rapporto di lavoro in corso di svolgimento, ed essere inserite nei percorsi certificati dai servizi sociali del Comune di appartenenza, dai Centri antiviolenza o dalle Case Rifugio. La domanda è presentata in modalità cartacea utilizzando il modello che a breve sarà disponibile nella sezione Modulistica di questo sito.
  • 7. Fonte: inps.it Inail: nuovi documenti per la sicurezza nelle centrali di betonaggio. Un manuale e un vademecum affrontano il tema della sicurezza dell’operatore della centrale di betonaggio. Focus sui controlli delle giacenze e sull’ingresso di mezzi e materie prime. I dispositivi di protezione individuale da utilizzare. Per favorire la prevenzione di infortuni e malattie professionali tra gli autisti di autobetoniere e tra gli operatori delle centrali di betonaggio, l’ Inail ha realizzato – insieme a ATECAP (Associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato) – alcuni interessanti e utili documenti. Sono stati pubblicati due manuali, rivolti alle imprese del settore, con “l’obiettivo di divulgare la cultura della sicurezza” e di “migliorare le condizioni di lavoro attraverso lo sviluppo di buone pratiche e la diffusione della conoscenza”. Ed insieme ai manuali sono stati prodotti e pubblicati anche due vademecum rivolti ai lavoratori e specificamente realizzati per promuovere i comportamenti sicuri. Dopo esserci soffermati su manuale e vademecum dedicati agli autisti delle autobetoniere (ATB), presentiamo oggi le pubblicazioni specifiche per la sicurezza nella centrale di betonaggio, un impianto che provvede alla preparazione di calcestruzzo pronto per l’uso, dosando in opportune proporzioni determinati materiali e miscelandoli secondo certe procedure. Riprendiamo, ad esempio, quanto indica il “Manuale per l’operatore della centrale di betonaggio” in relazione ai rischi e alle misure di prevenzione applicabili in due diverse fasi di lavoro: i controlli delle giacenze e l’ingresso mezzi e materie prime. Riguardo ai controlli delle giacenze, funzionali alla produzione, si indica che l’operatore di centrale “effettua questi controlli al fine di verificare le giacenze delle materie prime”. E la giacenza del cemento “può essere controllata in maniera automatizzata”, ma a volte, “possono essere ancora utilizzati utensili manuali, laddove non sia prevista una tecnologia di controllo automatico. In questo caso, è installata una carrucola a cui è legato un martello in gomma che, battendo sul silo a varie altezze, permette di rilevare il livello del cemento”. Nel manuale vengono descritti nel dettaglio anche i controlli relativi agli addittivi e
  • 8. agli aggregati. I principali rischi nella fase di controllo delle giacenze sono: - “caduta dall’alto nel caso in cui l’operatore utilizzi la scala alla marinara del silos per verificare la giacenza di cemento; - caduta dall’alto durante le verifiche in quota del livello di additivo in giacenza”. Queste le misure di prevenzione e protezione: - “automatizzare il controllo della giacenza di cemento; - installare tubi-metri esterni per il controllo del livello di additivo presente; - mettere a disposizione dei lavoratori scale conformi alla normativa vigente e verificarne l’efficienza; - predisporre un sistema di aggancio delle scale; - fornire gli idonei DPI”. I comportamenti sicuri dei lavoratori: - “controllare il livello del cemento evitando di salire sulla scala alla marinara; - salire e scendere dalla scala utilizzando i tre punti di appoggio durante il controllo della giacenza”. Riguardo invece all’ingresso di mezzi e materie prime si indica che le materie prime “necessarie alla produzione del calcestruzzo preconfezionato (cemento, additivi, aggiunte e aggregati) sono consegnate all’interno della centrale dai trasportatori”. E in questo caso l’operatore di centrale “controlla che siano rispettate le norme di circolazione previste e quelle per la sosta all’interno della centrale fino al punto di scarico e stoccaggio della materia prima trasportata”. I principali rischi di questa fase lavorativa sono: - “investimento di pedoni; - schiacciamento per ribaltamento dei mezzi; - sollevamento di polveri prodotto dai mezzi in transito; - rumore nelle operazioni dei mezzi in transito”. Sono indicate anche le misure di prevenzione e protezione: - “prevedere un idoneo piano di circolazione dei veicoli e dei pedoni all’interno della centrale di betonaggio; - predisporre la segnaletica orizzontale e verticale prevista nel piano di circolazione
  • 9. in centrale di betonaggio; - bagnare frequentemente il piazzale per evitare il sollevamento e la dispersione di polveri; - fornire gli idonei DPI”. E i lavoratori devono: - “utilizzare i percorsi pedonali per gli spostamenti sul piazzale in caso di uscita dalla cabina di controllo; - indossare gli idonei DPI in caso di uscita dalla cabina di controllo”. Concludiamo sfogliando brevemente anche il “Vademecum per l’operatore della centrale di betonaggio. I comportamenti corretti” che riporta i dispositivi di protezione individuale (DPI) indicati per le due fasi di lavoro. I DPI per i controlli delle giacenze: - “ elmetto di protezione; - gilet ad alta visibilità; - calzature antinfortunistica”. I DPI per l’ingresso di mezzi e materie prime: - “ calzature antinfortunistica; - gilet ad alta visibilità; - otoprotettori”. Riportiamo l’indice del “Manuale per l’operatore della centrale di betonaggio”: Premessa Definizioni 1 Ambienti di lavoro: centrale di betonaggio 1.1 Produzione 1.2 Attività complementari e di supporto 2 Fasi di lavoro, rischi connessi e misure di prevenzione e protezione 2.1 Controlli delle giacenze 2.2 Ingresso mezzi e materie prime 2.3 Operazioni di scarico e movimentazione di materie prime
  • 10. 2.4 Produzione calcestruzzo preconfezionato 2.5 Controllo calcestruzzo preconfezionato 2.6 Ispezione, pulizia e manutenzione ordinaria 2.7 Manutenzioni in ambienti confinati 2.8 Gestione dei rifiuti 2.9 Il rifornimento di carburante Fonte: puntosicuro.it Urbanpromo, progetti per rigenerare le città Il waterfront di Taranto, il ‘Parco Innovazione’ a Reggio Emilia, la ‘Casa dentro il verde’ a Lecce. L’evento culturale di riferimento sul grande tema della rigenerazione urbana, intesa come processo di strategie, politiche, azioni, finalizzate alla realizzazione di uno sviluppo urbano sostenibile. Questo è Urbanpromo, promosso dall’INU - Istituto Nazionale di Urbanistica. Attraverso convegni, pubblicazioni e una esposizione di progetti, Urbanpromo affronta in modo trasversale il tema della rigenerazione urbana: l’attivazione degli investimenti tramite il partenariato pubblico-privato, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, la valorizzazione dei patrimoni immobiliari, il social housing, il finanziamento privato delle opere pubbliche, la fiscalità immobiliare, le prospettive del mercato immobiliare. In attesa della prossima edizione, prevista per l’autunno, pubblichiamo i primi tre di una selezione di progetti scelti tra quelli presenti nella gallery online di Urbanpromo. Il waterfront di Taranto Al centro del progetto di riqualificazione del waterfront di Taranto, presentato dall’Autorità portuale della città pugliese, c’è il concorso di progettazione per la realizzazione del Centro Servizi Polivalente, attraverso cui si avvia il processo di riqualificazione del waterfront portuale compreso tra i moli Sant’Eligio e San Cataldo.La visione guida sviluppa una nozione di waterfront come una rete infrastrutturale complessa, a spessore e quota variabili, in grado di assumere, a seconda dei contesti, molteplici configurazioni e dimensioni progettuali: struttura di protezione dei tratti di costa sottoposti all’azione erosiva del moto ondoso, sistema di interazione porto-città, percorso pedonale sulla linea di frontiera tra porto, città e mare, spettacolare affaccio sul mar Grande che restituirà alla comunità tarantina
  • 11. un nuovo spazio pubblico. ‘Parco Innovazione’ a Reggio Emilia Il progetto ‘Parco Innovazione’ di Reggio Emilia, presentato da STU Reggiane Spa, società partecipata dal Comune di Reggio Emilia e da Iren Rinnovabili Srl, è un grande progetto di riqualificazione di un’area industriale dismessa. L’area, che racconta un capitolo importante della storia industriale italiana, si estende a ridosso del centro storico, tra la ferrovia e l’aeroporto, ed è collegata direttamente con l’autostrada A1 e la nuova stazione Alta Velocità Mediopadana. È pertanto il luogo ideale per la realizzazione del grande progetto di sviluppo delle competenze distintive della città, basato sull’economia della conoscenza.La trasformazione ha come punti di partenza il Centro Internazionale Loris Malaguzzi (laboratorio di ricerca del sistema educativo reggiano, aperto nel 2011) e ilTecnopolo (aperto nel 2013 all’interno del capannone 19 delle Officine Reggiane) e si sviluppa su tre assi principali:- riqualificazione di Piazzale Europa, centro fisico e display comunicativo del Parco Innovazione; la piazza sarà un nuovo spazio pubblico multifunzione in grado di generare qualità urbana per l’intero quartiere e mettere in connessione l’area con il centro storico della città;- riapertura del braccio storico di Viale Ramazzini, per rendere più accessibile l’area rispetto alla viabilità portante e porla in collegamento con le tangenziali;- riqualificazione dei capannoni 17 e 18 quali sedi di società, laboratori di ricerca e imprese vocate all’innovazione.Il termine dei lavori, finanziati da Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Piano nazionale città), Regione Emilia-Romagna e soggetti privati, è previsto per la fine del 2017. L’ambito di intervento misura 102.820 mq, la superficie lorda dei capannoni è 15.000 mq circa. Il costo dell’opera è di 28,7 milioni di Euro. La ‘Casa dentro il verde’ a Lecce Presentato dalla Società Cooperativa Edilizia a r.l. “La Casa”, il progetto de “La Casa dentro il verde” si colloca all’interno del “Contratto di Quartiere II” di Lecce, programma di riqualificazione urbana che ha l’obiettivo di rigenerare l’intera area 167 della città.L’intervento prevede la realizzazione di un complesso abitativo per categorie sociali disagiate e servizi di prossimità, e, nello specifico, una scuola materna e micronido, un centro anziani, abitazioni per anziani, servizi per attività di studio degli studenti, abitazioni per giovani coppie, uffici per attività produttive e professionali, edilizia sociale per categorie disagiate, alloggi per famiglie consolidate.Lo spazio, interpretato come luogo di condivisione per la vita comunitaria, si integra con i volumi edilizi, favorendo la socializzazione tra i soci. Le tipologie delle abitazioni sono aperte per rispondere alle esigenze dei soci. Il verde
  • 12. di pertinenza degli alloggi, quello condominiale e quello collettivo, definiscono la qualità dell’ambiente che circonda i volumi. (Articolo di Rossella Calabrese) Fonte: edilportale.it Piano Inail per le scuole, si potrà utilizzare il rent to buy. L’Inail costruirà 107 scuole che successivamente saranno locate a canone agevolato agli Enti Locali. Sono 107 gli edifici scolastici da ristrutturare o costruire nell'ambito del piano investimenti dell’Inail per le opere ad elevata utilità sociale. Questo il punto della situazione descritto martedì scorso nel corso dell’incontro tra la Struttura di Missione per l’edilizia scolastica e oltre 80 Comuni. Investimenti Inail per le scuole Le 107 le scuole finanziate dall’Inail saranno successivamente locate a canone agevolato agli Enti Locali. Gli interventi sono stati suddivisi in 3 tipologie:- “tipo A” quelli in cui l’appalto è già stato assegnato dall’ente locale;- “tipo B”, progetti appaltabili per la costruzione di nuovi edifici;- “tipo C”, progetti appaltabili per la ristrutturazione di edifici esistenti. Presto quindi partiranno gli interventi per la "tipologia A". Per ogni intervento saràstipulato un contratto preliminare di compravendita, soggetto alla condizione sospensiva del completamento della costruzione dell'immobile. Il pagamento avverrà per l'89% alla firma del contratto definitivo; per il 3% alla trascrizione del contratto; per il 3% all'accatastamento dell’immobile e per l'ultimo 5% all'agibilità da parte dell'ente ed al "collaudo Inail". Edilizia scolastica: ok al rent to buy Per la compravendita degli edifici sarà possibile utilizzare la formula del rent to buy; in questo caso alla rata di canone si aggiungerà una rata di riscatto da contrattare con l’Istituto. Sarà anche possibile passare dalle tipologie B e C a quella A, purché l'ente si faccia carico del finanziamento e dell'appalto. Le procedure amministrative per gli interventi di nuova costruzione o ristrutturazione (classificati tipo B e C) saranno avviate a scaglioni entro il 2016 e il 2017. Gli enti collocati nelle suddette tipologie dovranno attendere qualche mese per ricevere la comunicazione ufficiale da parte dell’Inail. Infine Italiasicura specifica che il 3% del canone di locazione potrebbe essere ridotto ove l'ente si faccia carico della manutenzione straordinaria. Piano d’investimenti Inail per le opere di pubblica utilità
  • 13. Ricordiamo che attraverso questa iniziativa l’Inail sta finanziando lavori di completamento di nuovi edifici, progetti immediatamente cantierabili riguardanti nuove costruzioni e la messa a norma di edifici esistenti, tra cui le strutture scolastiche. L’iniziativa riguarda anche residenze universitarie, strutture sanitarie e assistenziali, uffici pubblici e altri immobili destinati a utilizzo con finalità sociali. L’Inail, che acquista gli immobili oggetto di intervento, si fa carico dei costi dell’operazione richiedendo alle Amministrazioni di corrispondere un canone ad un tasso di interesse pari al 3% del costo complessivo dell’opera. Secondo il Report dell’Inail attualmente sono 199 tutti gli interventi di utilità sociale finanziati dall’Istituto. (Articolo di Alessandra Marra) Fonte: edilportale.it