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Mauro Bonazzi su "Socrate e i sofisti" (Tra 'ethos' ed 'etica')
Paradosso: Socrate è la persona più nota del mondo antico, ma nessuno sa che cosa abbia
detto veramente. Socrate non ha mai scritto nulla, ma ha concepito la filosofia come
pratica orale, come conversazione in piazza con la gente. I suoi discepoli ci presentano
immagini molto differenti di Socrate [vd. Laboratorio]. Così ad esempio Platone e
Senofonte. Stesso problema abbiamo nei confronti del processo di Socrate. Sappiamo che
Socrate è riuscito nell'impresa di farsi condannare a morte, sebbene non fosse così
evidente la volontà di farlo morire. Come si svolse il processo e che cosa fosse in
discussione in quel processo non è però chiaro. Bisogna capire perché fu processato e
perché fu condannato e noi per la verità non riusciamo a capirlo fino in fondo. Quale può
essere ancora per noi oggi la lezione di Socrate?
Nei libri dedicati a Socrate si tende a condannare Atene e a considerare che la sua
condanna fu una colpa degli Ateniesi: Socrate eroe della libertà, democrazia ateniese
invece capace di condannare la persona più giusta mai esistita (così Platone nel Fedone).
Questa tendenza alla santificazione di Socrate, facendone una specie di martire come
Gesù, giunge al suo culmine con Erasmo da Rotterdam, che nel pieno delle guerre religiose
del '500 diceva Sancte Socrates ora pro nobis. In realtà questa immagine di Socrate è
fuorviante, perché non rende ragione della complessità della democrazia ateniese e non ci
consente di capire a fondo Socrate. Cerchiamo di capire che cosa ha fatto Socrate e
prendiamo sul serio anche la posizione dei suoi avversari.
Altra possibilità da escludere: il processo fu celebrato nel 399 a.C. Atene era appena uscita
dalla Guerra del Peloponneso, finita nel 404 con la sconfitta di Atene e la vittoria degli
aristocratici. Il capo di questi 30 Tiranni era Crizia, uno degli allievi di Socrate. Perché
dunque il processo quando Socrate ha ormai 70 anni ed è in giro da un sacco di tempo? Si
dice che fu processato per motivi politici, perché i democratici, tornati al potere, avrebbero
voluto punire quelli che collaborarono col regime dei Trenta Tiranni. Chi meglio di Socrate,
che fu maestro di Crizia? Ma questo non si può dire, perché in realtà ci fu una amnistia ad
Atene in quegli anni da parte dei democratici. Non si poteva accusare direttamente Socrate
per le sue amicizie politiche, per via di questa amnistia. Ma si vuole punirlo lo stesso. Allora
si inventa una causa diversa: Socrate corrompe i giovani. Questa interpretazione del
processo in realtà non funziona e non rende conto della complessità della vicenda. Il
problema riguarda la funzione di un filosofo all'interno della società, di un intellettuale.
Che cosa deve fare un filosofo nella società? Quello che il processo insegna è che il ruolo
dell'intellettuale, se condotto seriamente, è un ruolo fastidioso, scomodo, che può
produrre effetti come la morte di Socrate. Prendiamo sul serio i capi di imputazione,
dunque.
Una delle testimonianze più importanti, ma meno considerata, sono le Nuvole di Socrate.
Nel 423 Aristofane compone una commedia che si intitola Le nuvole, in cui il protagonista è
Socrate. E' un Socrate bizzarro, che ne combina di tutti i colori. 24 anni dopo, quando ci
sarà il processo, Socrate nella Apologia dice che le accuse più antiche sono quelle delle
Nuvole: quelle sono le accuse più serie, non quelle di Meleto e dei suoi amici. Quelle
calunnie antiche sono quelle che mi porteranno alla morte. E' colpa di Aristofane e della
gente come lui.
Il primo testo disponibile è appunto quello dell'Apologia che dice questo.
Che cosa si fa dunque? Aristofane in realtà avrebbe deformato comicamente il
personaggio… ma non è così. La testimonianza è molto importante. La storia che racconta
Aristofane è molto divertente. Strepsiade, contadino inurbato che ha sposato una
aristocratica ateniese, è coperto di debiti per colpa della moglie che spende e del figlio
Fidippide che gioca sui cavalli (il Risparmiatore di cavalli). Idea geniale per pagare i debiti:
ad Atene c'è una scuola guidata da Socrate, che insegna come fregare gli altri: far vincere il
discorso debole e ingannare i creditori. Strepsiade non riesce a stare dietro ai ragionamenti
farneticanti di Socrate, che studia come fare a misurare il salto di una pulce… Viene
introdotto al culto delle nuove divinità, le Nuvole, esseri impalpabili, sfuggenti, che
nessuno mai comprende. Alla fine Socrate lo caccia perché Strepsiade è troppo stupido.
Allora Strepsiade vuole mandare Fidippide, che però non vuole andare a studiare in quella
scuola. Alla fine accetta e impara subito l'arte. Così diventa ingiusto e si mette a picchiare il
padre, dimostrando che ha ragione… Fidippide dice che andrà a picchiare anche la madre.
Allora Strepsiade brucia il pensatoio e bastona Socrate e i suoi allievi. E' chiaro che tutti
ridono. Ma Socrate 24 anni dopo viene condannato a morte… Aristofane con uno spirito
comico geniale introduce alcuni problemi serissimi: Problema: crisi di Atene e del sistema
educativo di Atene: che così è il sapere, l'educazione ad Atene. Contrapposizione del
modello tradizionale, basato su rispetto, ammonimenti, modelli ed esempi antichi
(modello passivo), a quello nuovo, al nuovo sapere dei sofisti, che mettono tutto in
discussione, non accettano più nessun valore. Il Socrate di Aristofane è di fatto un sofista.
Mettendo tutto in discussione, il rischio è quello di una crisi totale della città, per cui i figli
finiranno per picchiare i padri. Ma Socrate? Aristofane lo mette dalla parte dei nuovi
sofisti: Socrate va sempre in giro a fare domande e a ragionare, non accetta nessuna verità.
Socrate in questo senso è come i sofisti (Aristofane ha ragione): è andato in giro a mettere
in discussione tutte le autorità di Atene, che a suo parere erano fondate su un falso sapere.
Questo porta ad una crisi della società (così Aristofane): Socrate nelle Nuvole ha
effettivamente corrotto un giovane che ha picchiato suo padre. Vediamo l'altro capo di
imputazione: è accusato di empietà, di non riconoscere gli dèi. Ma è proprio ciò che accade
nelle Nuvole! Egli studia queste nuove divinità, che hanno preso il posto di Zeus e degli dèi.
Aristofane ci spiega che queste due accuse sono catastrofiche! Socrate è accusato di far
parte di quel movimento intellettuale che ha fatto proprie le ricerche della tradizione
filosofica precedente (i presocratici) traendone conseguenze politiche e morali. Le
riflessioni sui principi dell'universo dei presocratici sono di carattere naturalistico, si cerca
la ἀρχή. E' un atteggiamento prescientifico (Così Aristotele e Popper). Qual è il problema?
E' che gli dèi diventano irrilevanti. Mentre la tradizione dice che la realtà è governata dagli
dèi. Le ricerche dei presocratici dimostrano che in realtà gli dèi non servono. La posizione
dei presocratici è molto attuale: per 1500 anni si è creduto che questo mondo fosse stato
creato da Dio e dipendesse da Dio, ma poi si è scoperto che gli scienziati possono spiegare
l'universo senza Dio (Dio è morto). E' lo stesso problema di oggi: Dio non serve solo come
creatore dell'universo, ma è anche garante dell'esistenza del bene e del male, controlla
l'universo secondo principi di giustizia e di bontà. La creazione è buona e ci sono principi e
valori che noi dobbiamo seguire. Nietzsche racconta la storia del pazzo che va in giro a
raccontare che Dio è morto. Lo sappiamo, dice la gente. Ma il problema, dice Nietzsche,
non è scientifico, ma morale: non c'è più un arbitro dei valori, noi siamo lasciati a noi stessi.
Conseguenze morali sono tratte dai sofisti: se l'universo è creato dall'unione degli
elementi, e non c'è nessun motivo per pensare a dei buoni o cattivi, allora vuol dire che
non c'è una giustizia assoluta, ma che la giustizia la decidiamo noi, ovvero è la giustizia del
più forte. Fidippide dice a suo padre che la giustizia non esiste, che esistono solo le leggi,
che le leggi sono fatte dagli uomini e che essi le fanno per i propri interessi. Ecco che faccio
una bella legge per cui i figli picchiano i padri. E così lo picchia!!
Vediamo altri due testi: Leggi di Platone e Tucidide Ateniesi e Meli.
Nelle Leggi Platone parla degli atei, che spiegano l'universo a partire dagli elementi che si
uniscono senza bisogno degli dèi. Verso la fine dice: "il giusto non è affatto per natura, ma
gli uomini discutono tra di loro e cambiano sempre il giusto… il giusto è ciò che gli uomini
decidono che sia giusto, di volta in volta." Questi uomini sapienti sono i sofisti, uomini
giovani che insegnano queste cose agli uomini giovani e che affermano che la massima
giustizia sia prevalere con la violenza, avere potere sugli altri non essendo schiavi degli
altri. La realtà è prodotto della combinazione casuale degli elementi, in cui chi è più forte
vince (caldo su freddo e viceversa). La forza più grande è quella delle parole e con la forza
posso prevalere. Questa è la nuova morale.
Quello che ci ha permesso di comprendere Aristofane è capire che Atene è in crisi: il
vecchio modello basato sull'autorità non ha più possibilità di influire sulla città, mentre il
nuovo sapere dice che si deve affermare se stessi, con la forza bruta (stupidi) o con le
parole (intelligenti). Così il Socrate delle nuvole, dopo aver fatto lezione di scienze
(Nuvole), insegna il discorso ingiusto.
E Socrate? Non ci soddisfa né il rimpiangere dei tempi andati, che non può più resistere
all'eloquenza dei sofisti, né il nuovo pensiero dei sofisti. Socrate è in mezzo e dichiara che
"so di non sapere".Accusa tradizionale: Socrate come i sofisti. Testo n. 4: Menone
paragona Socrate alla torpedine, che ti dà la scossa quando la tocchi. Socrate è capace solo
di paralizzare, di togliere i punti di riferimento, di metterti in crisi. Socrate semina dubbi e
perdi i punti di riferimento. Alla fine dice: è una decisione accorta quella di non andartene
via da Atene, perché in altre città saresti subito arrestato!
Non si capisce Socrate che cosa sia e quale sia la sua utilità. Che cosa ce ne facciamo del
sapere di Socrate? Arrivi che hai delle idee da Socrate e ti accorgi che le tue idee non
hanno valore. Ma Socrate non ha un sapere da offrire in cambio. Dunque Socrate distrugge
e basta? Problema delicato. Socrate ha dunque contribuito davvero a corrompere i
giovani!
Platone si pone questo problema: tentativo di rispondere al fallimento di Socrate. Platone
dice che Socrate ha cercato, in quel momento di crisi, di educare in un modo molto
particolare, l'unico modo in cui si può educare. Nuova idea di sapere, cultura e educazione.
Sottile, importante, ma facile da fraintendere. Quello che ha fatto Socrate è stato di
rifiutarsi di stare al gioco del conflitto tra sapere tradizionale e sofisti. Ma di insegnare alla
gente non QUELLO CHE DEVE PENSARE, ma COME DEVE PENSARE. Eliminare i pregiudizi.
Come? Stessa situazione di oggi: nel momento in cui non ci si ritrova più in una serie di
valori condivisi (principi divini), il rischio è che ognuno faccia quello che vuole, che ognuno
si metta a pensare e fare quello che meglio piaccia a lui. Così nelle recenti elezioni
americane: ciascuno va a cercare informazioni che confermino i propri pregiudizi. Ognuno
finisce per discutere con quelli che la pensano come lui e si convince che ha ragione perché
vede confermato il proprio pensiero (società della posterità, Aristofane accusa i sofisti di
fare proprio questo). Si produce una situazione esplosiva nella società, che è al limite del
collasso e la situazione rischia di sfociare in una guerra civile. Che cosa fa Socrate? Cerca di
educare, si sforza di cercare di far ragionare, senza imporre un punto di vista. Cerca di
aiutare i suoi concittadini a liberarsi dai pregiudizi per portarli a ragionare e a confrontarsi
liberamente. Educazione è insegnare a PENSARE non QUELLO CHE DEVI PENSARE. Non è
detto che le certezze che hai siano incrollabili: ti tolgo un po' di certezze, in modo che tu sia
costretto a confrontarti con gli altri e a costruire una comunità. E' un compito molto
difficile e facile da fraintendere. Quello che vogliamo vedere è una cosa interessantissima
del processo. Socrate nel processo ha fatto di tutto per essere condannato. Ma rivendica
con grande orgoglio quello che ha fatto e lo fa in modo molto particolare. Dice: la filosofia
ha come funzione principale il coraggio: dice "io sono come Achille " (testo n. 5). Achille è
l'eroe ideale, il modello dell'eroe, il guerriero, colui che si afferma. Ma appunto una cosa
fondamentale che ci vuole è il coraggio. Socrate dichiara di essere più coraggioso di Achille,
di essere un benefattore della città e di dover essere mantenuto a spese della città tra i
suoi eroi. Perché dice questo? Perché Achille è un eroe? Perché Achille, figura di grande
profondità, essendo morto Patroclo, decide di tornare in battaglia, e arriva Teti che gli dice:
guarda che se tu adesso vai in battaglia morirai. E Achille dice: non importa, la morte non
mi fa paura, devo combattere. Achille è travolto dalla rabbia, dall'ira. E Socrate dice che
Achille torna a combattere perché non può lasciare impunita un'ingiustizia. Così anche
Socrate: non sopporta l'ingiustizia e dunque deve combatterla. Per fare il filosofo ci vuole
coraggio. Socrate è il nuovo Achille, il vero Achille. Il vero eroe che difende la città è quello
che aiuta la città a pensare, a trovare soluzioni. E ci vuole coraggio, perché in questa
situazione sei SOLO. Socrate non cerca mai il consenso, ma sempre solo il SENSO. E rimane
solo. Per questo ci vuole coraggio. Ad andare contro quello che pensano gli altri. Non è il
coraggio dell'eroe schierato in battaglia, ma quello di chi è capace di affrontare i suoi
concittadini e di essere in minoranza, sempre da solo, irriso e beffato. Le situazioni sono
più complicate! Ma la gente non ascolta e preferisce le semplificazioni e le idee dominanti.
Inevitabile che la gente ti guardi male se tu prendi le distanze. Ci vuole coraggio per essere
filosofi. C'è un passo non proposto nella scheda: Alcibiade nel Simposio, testo famosissimo
sull'amore. Nel simposio irrompe Alcibiade ubriaco fradicio e fa un discorso su Socrate, una
dichiarazione d'amore per Socrate che non ha fatto nulla quando lui si è infilato nel suo
letto. Alcibiade, la persona più influente di Atene, dice che la sua vita non vale nulla,
perché gli importa solo di Socrate. Perché? Tutte le volte che sto con lui mi rendo conto del
vuoto della mia vita, di tutti i miei pregiudizi. Capisco che è fallimentare la vita che si
costruisce su pregiudizi e opinioni false. Ma poi, quando esco dalla stanza di Socrate, è tale
la pressione degli altri, del potere, del denaro, che non ho il coraggio di fare quello che
Socrate mi ha insegnato. Solo Socrate ha avuto questo coraggio, pagandolo con
l'isolamento. La derisione. La condanna a morte. In questo senso Socrate è ancora oggi una
figura importante: ciò che conta non è imporre le nostre idee, ma saper discutere con gli
altri. E' difficilissimo e ci vuole coraggio. Per questo Socrate ha pagato con la vita.
DIBATTITO
P Cappelletto: i problemi del passato sono gli stessi nostri. L'ethos è diverso (rapporto
omoerotico fra Alcibiade e Socrate), ma i problemi etici sono gli stessi. Le soluzioni sono di
nuovo forse diverse (così le soluzioni di Platone non sono condivisibili oggi), ma sono una
ricerca sugli stessi problemi: giustizia e ragioni del bene: le ragioni del bene e del male
sembrano ormai sfuggire, allora come oggi, e così il principio della giustizia. Socrate cerca
di sgombrare il campo da pregiudizi che possono portare a conflitti e però bisogna avere
coraggio e rendersi conto che si tratta di qualcosa che va contro il senso comune anche
oggi, come ai tempi di Socrate. Le domande possono anche essere più semplici, su cose
che non si siano capite.
Vittoria (1C): qualche spunto di riflessione su come conciliare l'idea di giustizia del Socrate
di Aristofane nelle Nuvole rispetto al Socrate della Apologia.
Bonazzi: è un problema: sono due immagini molto differenti. Nelle Nuvole non esiste la
giustizia, ma è una prevaricazione della forza. Nelle Nuvole Socrate insegna il discorso
ingiusto. C'è questo confronto per vedere quale sia il migliore. Vince il discorso ingiusto. La
giustizia dei sofisti è il fare quello che si vuole (l'unico problema è averne la possibilità):
giustizia = forza. La vera forza è quella delle parole e quindi chi controlla le parole controlla
il potere e fa quello che vuole. E' così anche oggi, mentre si consuma una catastrofe. Lì
conta solo la forza? Probabilmente qualcuno ha imposto la sua verità sugli altri e quindi ora
c'è questa catastrofe. Si è imposta l'idea che quelli sono i terroristi e che bisogna ucciderli.
Qualcuno ha creato un bel discorso che giustifica l'azione. Platone al contrario vuole
mostrare che la giustizia esiste, deve esistere! E' il problema del mondo antico da Omero in
poi: ci sono due possibilità: la giustizia esiste e va seguita, altrimenti commettiamo
ingiustizia e pagheremo (giustizia divina). L'altro modello dice che la giustizia, come tutti i
valori, non ha un'esistenza autonoma, ma dipende dalle decisioni degli uomini. La filosofia
di Platone è un tentativo di dimostrare contro questo pensiero ateniese che va tanto per la
maggiore che la giustizia esiste e che non possiamo fare quello che vogliamo. Nella
Apologia la posizione è un po' più sfumata: è un testo scettico, che mette in discussione,
ma non afferma del tutto. Sarà Platone ad affermare. Socrate cerca di togliere certezze
false. Dentro di noi forse non sappiamo che cosa è giustizia, ma sappiamo che cosa è
INGIUSTIZIA. In qualche modo lo sappiamo, ce ne accorgiamo (rubare, accettare il giudizio
del gruppo per paura ecc…). Cf. anche il daimon che dice NO!!! Dice che cosa è ingiustizia!
Socrate sa che cos'è un atto ingiusto. Nel passo in cui si paragona ad Achille, Socrate
dichiara di non aver mai commesso nulla di ingiusto e di non volerla commettere e per
questo muore. Peggio è commettere ingiustizia che subirla!
P. Cappelletto: celebrazione facile delle grandi ingiustizie del passato (Giornata della
memoria ecc…), mentre ci si divide a volte su che cosa è giusto. Ad esempio: celebrazione
del 25 aprile e non tutti parlano allo stesso modo. E' più difficile individuare la giustizia che
l'ingiustizia.
Alice (1C): ma la conoscenza dell'ingiustizia come può non entrare in conflitto con la
consapevolezza di non sapere?
Bonazzi: possiamo costruire due immagini di Socrate molto differenti: un Socrate che
prende su di sé il peso dell'incertezza e del dubbio. Gli uomini hanno la tentazione di
appoggiarsi ad una verità, anche non vera. Il filosofo deve resistere a questa tentazione
degli uomini di mettersi in gregge, di aggregarsi ad un'idea che sembra affascinante e vera.
I filosofi servono anzitutto a questo, che nessuno di noi ha la verità, bisogna ascoltare
anche gli altri. L'altro modello è un modello per cui la figura di Socrate (influenza di
Platone) non professa la sua ignoranza in modo assoluto. Rivendica per sé delle convinzioni
morali: io la penso così, tu la pensi cosà, vediamo quale posizione rimane in piedi.
Confutazione socratica, lettura etica. Socrate sostiene che non è giusto restituire il male
nemmeno a chi ti ha fatto male. Non si deve commettere ingiustizia. E' una novità nella
morale greca, che dice di fare del bene agli amici e del male ai nemici. Il vero uomo per
Socrate è chi non commette ingiustizia. Discutiamo, io metto alla prova le tue idee
(confutazione, elenchos). Se risulta che la tua tesi è sbagliata, abbiamo dimostrato che per
il momento vale la mia. Così nel Gorgia di Platone: Socrate dice che l'ingiustizia non è
vantaggiosa, un paradosso. Invece gli interlocutori gli dicono che l'ingiustizia è vantaggiosa.
Ma Socrate confuta questo punto di vista. Se io rubo quando ho fame, mi procuro un
vantaggio! Ma Platone racconta un mito, quello di Gige, che viene raccontata nel II libro
della Repubblica. Un pastore di una località remota in oriente, un giorno mentre porta al
pascolo le sue pecore, trova in una voragine un gigante con un anello bellissimo. Prende
l'anello e se lo mette. Il re li convoca tutti. Succede che mentre lui è lì seduto, gioca con
l'anello e sposta il castone all'interno. E si rende conto che in quel momento diventa
invisibile. E quindi? Che cosa fa? Ammazza il re e diventa sovrano. Avendo questa forza,
commette ingiustizia. E tu caro lettore che cosa faresti? Ti saresti comportato bene, o
avresti fatto quello che ha fatto Gige, ne avresti approfittato? La storia è diventata una
domanda inquietante. Se uno si trova nelle condizioni di fare quello che vuole senza che
gli altri lo sappiano, tu che cosa farai? Gli interlocutori dicono che l'ingiustizia è
vantaggiosa. Socrate confuta questa tesi e dimostra che, fino a prova contraria, ha ragione
lui. Socrate ha un sapere morale, che si concretizza in una serie di affermazioni molto
paradossali. Ma questo sapere morale è sempre provvisorio, mi guida, ma non si può
dimostrare, solo sostenere nei confronti di altre tesi.
P. Cappelletto: il prof. Bonazzi ci ha lasciato una domanda enorme:
D.:Nel momento in cui Socrate cerca di educare con la maieutica, non cerca di tirare fuori
quello che vuole sentire, e dunque qualcosa di suo?
Ludovico: Secondo Lei è plausibile sostenere che la posterità sia sempre esistita, esista
ancora oggi ed esisterà per sempre?
Samuele: domanda della ragazza: tema della educazione: se l'insegnamento di Socrate è
quello di dare una nuova educazione come può essere attuabile?
Matteo: visto che si è parlato della funzione dell'intellettuale … momento di crisi del liceo
classico e richieste di abolizione. Domanda: alla luce di questo, il liceo classico come
dovrebbe trasformarsi in vista della funzione dell'intellettuale.
Bonazzi: abbiamo 5 minuti. Quello che fa Socrate è qualcosa di complesso. La maieutica è
complessa. Se i saperi umanistici hanno un valore è perché insegnano la complessità. Facile
fraintendere. Quello che hanno pensato gli altri è proprio quello che ha pensato chi ha
fatto la domanda: con la maieutica Socrate ci farebbe dire quello che vuole lui. Invece la
maieutica dovrebbe servire a fare chiarezza dentro di te. Compito faticoso: quando cechi di
far ragionare qualcuno, ti esponi al fraintendimento. L'immagine della torpedine è molto
interessante, così anche quella del tafano o della vipera (Alcibiade nel simposio). Sono
tutte immagini negative. Il tafano si schiaccia. La torpedine è un animale predatore! Lupi,
leoni sono i sofisti di solito, che attaccano, vanno all'assalto. Socrate non è un agnellino,
ma anche lui è un predatore, solo più sornione. Quando cerchi di aiutare qualcuno a
riflettere sulla sua vita, lo metti in difficoltà e la reazione ostile è "tu mi stai fregando". Così
anche la risposta sul liceo classico. Il sapere umanistico ha una funzione di sapere critico, di
insegnare a pensare. Il sapere scientifico ti dice che cosa devi fare per ottenere un
risultato… Invece il pensiero umanistico ti crea un pensiero critico per capire se è giusto
fare così. Intervento genetico o chirurgia estetica: sono belle invenzioni per correggere
difetti, ma poi? Tutto è lecito? Possiamo fare tutto, ma è giusto? Postverità: problema
esploso con i mezzi informatici. Nessuno più si fida di nessuno, pertanto si dà accordo a chi
la pensa come te! In questa situazione di grande odio reciproco la cosa più conveniente
diventa inventare le notizie, perché tanto nessuno le controlla!!! Così Trump ha fatto
durante le elezioni americane! Nessuno era in grado di dire autorevolmente che erano
notizie false! Imparare a pensare significa imparare a non credere a tutto quello che viene
detto. Così il nostro mondo è simile a quello di Socrate: siamo soli e dobbiamo comportarci
da adulti, assumerci responsabilmente il compito di conoscere che cosa si deve fare!!
P. Cappelletto: 3a domanda della 1C Aperto il vaso di Pandora, non abbiamo concluso
nulla. Aprire aprire aprire! Guardate con attenzione il programma del progetto e valutate
se non vi va di iscrivervi al laboratorio. Occasione non per rispondere, ma per andare
avanti sulla strada della riflessione. Grazie infinite al prof. Bonazzi.

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Mauro bonazzi su socrate

  • 1. Mauro Bonazzi su "Socrate e i sofisti" (Tra 'ethos' ed 'etica') Paradosso: Socrate è la persona più nota del mondo antico, ma nessuno sa che cosa abbia detto veramente. Socrate non ha mai scritto nulla, ma ha concepito la filosofia come pratica orale, come conversazione in piazza con la gente. I suoi discepoli ci presentano immagini molto differenti di Socrate [vd. Laboratorio]. Così ad esempio Platone e Senofonte. Stesso problema abbiamo nei confronti del processo di Socrate. Sappiamo che Socrate è riuscito nell'impresa di farsi condannare a morte, sebbene non fosse così evidente la volontà di farlo morire. Come si svolse il processo e che cosa fosse in discussione in quel processo non è però chiaro. Bisogna capire perché fu processato e perché fu condannato e noi per la verità non riusciamo a capirlo fino in fondo. Quale può essere ancora per noi oggi la lezione di Socrate? Nei libri dedicati a Socrate si tende a condannare Atene e a considerare che la sua condanna fu una colpa degli Ateniesi: Socrate eroe della libertà, democrazia ateniese invece capace di condannare la persona più giusta mai esistita (così Platone nel Fedone). Questa tendenza alla santificazione di Socrate, facendone una specie di martire come Gesù, giunge al suo culmine con Erasmo da Rotterdam, che nel pieno delle guerre religiose del '500 diceva Sancte Socrates ora pro nobis. In realtà questa immagine di Socrate è fuorviante, perché non rende ragione della complessità della democrazia ateniese e non ci consente di capire a fondo Socrate. Cerchiamo di capire che cosa ha fatto Socrate e prendiamo sul serio anche la posizione dei suoi avversari. Altra possibilità da escludere: il processo fu celebrato nel 399 a.C. Atene era appena uscita dalla Guerra del Peloponneso, finita nel 404 con la sconfitta di Atene e la vittoria degli aristocratici. Il capo di questi 30 Tiranni era Crizia, uno degli allievi di Socrate. Perché dunque il processo quando Socrate ha ormai 70 anni ed è in giro da un sacco di tempo? Si dice che fu processato per motivi politici, perché i democratici, tornati al potere, avrebbero voluto punire quelli che collaborarono col regime dei Trenta Tiranni. Chi meglio di Socrate, che fu maestro di Crizia? Ma questo non si può dire, perché in realtà ci fu una amnistia ad Atene in quegli anni da parte dei democratici. Non si poteva accusare direttamente Socrate per le sue amicizie politiche, per via di questa amnistia. Ma si vuole punirlo lo stesso. Allora si inventa una causa diversa: Socrate corrompe i giovani. Questa interpretazione del processo in realtà non funziona e non rende conto della complessità della vicenda. Il problema riguarda la funzione di un filosofo all'interno della società, di un intellettuale. Che cosa deve fare un filosofo nella società? Quello che il processo insegna è che il ruolo dell'intellettuale, se condotto seriamente, è un ruolo fastidioso, scomodo, che può produrre effetti come la morte di Socrate. Prendiamo sul serio i capi di imputazione, dunque. Una delle testimonianze più importanti, ma meno considerata, sono le Nuvole di Socrate. Nel 423 Aristofane compone una commedia che si intitola Le nuvole, in cui il protagonista è
  • 2. Socrate. E' un Socrate bizzarro, che ne combina di tutti i colori. 24 anni dopo, quando ci sarà il processo, Socrate nella Apologia dice che le accuse più antiche sono quelle delle Nuvole: quelle sono le accuse più serie, non quelle di Meleto e dei suoi amici. Quelle calunnie antiche sono quelle che mi porteranno alla morte. E' colpa di Aristofane e della gente come lui. Il primo testo disponibile è appunto quello dell'Apologia che dice questo. Che cosa si fa dunque? Aristofane in realtà avrebbe deformato comicamente il personaggio… ma non è così. La testimonianza è molto importante. La storia che racconta Aristofane è molto divertente. Strepsiade, contadino inurbato che ha sposato una aristocratica ateniese, è coperto di debiti per colpa della moglie che spende e del figlio Fidippide che gioca sui cavalli (il Risparmiatore di cavalli). Idea geniale per pagare i debiti: ad Atene c'è una scuola guidata da Socrate, che insegna come fregare gli altri: far vincere il discorso debole e ingannare i creditori. Strepsiade non riesce a stare dietro ai ragionamenti farneticanti di Socrate, che studia come fare a misurare il salto di una pulce… Viene introdotto al culto delle nuove divinità, le Nuvole, esseri impalpabili, sfuggenti, che nessuno mai comprende. Alla fine Socrate lo caccia perché Strepsiade è troppo stupido. Allora Strepsiade vuole mandare Fidippide, che però non vuole andare a studiare in quella scuola. Alla fine accetta e impara subito l'arte. Così diventa ingiusto e si mette a picchiare il padre, dimostrando che ha ragione… Fidippide dice che andrà a picchiare anche la madre. Allora Strepsiade brucia il pensatoio e bastona Socrate e i suoi allievi. E' chiaro che tutti ridono. Ma Socrate 24 anni dopo viene condannato a morte… Aristofane con uno spirito comico geniale introduce alcuni problemi serissimi: Problema: crisi di Atene e del sistema educativo di Atene: che così è il sapere, l'educazione ad Atene. Contrapposizione del modello tradizionale, basato su rispetto, ammonimenti, modelli ed esempi antichi (modello passivo), a quello nuovo, al nuovo sapere dei sofisti, che mettono tutto in discussione, non accettano più nessun valore. Il Socrate di Aristofane è di fatto un sofista. Mettendo tutto in discussione, il rischio è quello di una crisi totale della città, per cui i figli finiranno per picchiare i padri. Ma Socrate? Aristofane lo mette dalla parte dei nuovi sofisti: Socrate va sempre in giro a fare domande e a ragionare, non accetta nessuna verità. Socrate in questo senso è come i sofisti (Aristofane ha ragione): è andato in giro a mettere in discussione tutte le autorità di Atene, che a suo parere erano fondate su un falso sapere. Questo porta ad una crisi della società (così Aristofane): Socrate nelle Nuvole ha effettivamente corrotto un giovane che ha picchiato suo padre. Vediamo l'altro capo di imputazione: è accusato di empietà, di non riconoscere gli dèi. Ma è proprio ciò che accade nelle Nuvole! Egli studia queste nuove divinità, che hanno preso il posto di Zeus e degli dèi. Aristofane ci spiega che queste due accuse sono catastrofiche! Socrate è accusato di far parte di quel movimento intellettuale che ha fatto proprie le ricerche della tradizione filosofica precedente (i presocratici) traendone conseguenze politiche e morali. Le riflessioni sui principi dell'universo dei presocratici sono di carattere naturalistico, si cerca
  • 3. la ἀρχή. E' un atteggiamento prescientifico (Così Aristotele e Popper). Qual è il problema? E' che gli dèi diventano irrilevanti. Mentre la tradizione dice che la realtà è governata dagli dèi. Le ricerche dei presocratici dimostrano che in realtà gli dèi non servono. La posizione dei presocratici è molto attuale: per 1500 anni si è creduto che questo mondo fosse stato creato da Dio e dipendesse da Dio, ma poi si è scoperto che gli scienziati possono spiegare l'universo senza Dio (Dio è morto). E' lo stesso problema di oggi: Dio non serve solo come creatore dell'universo, ma è anche garante dell'esistenza del bene e del male, controlla l'universo secondo principi di giustizia e di bontà. La creazione è buona e ci sono principi e valori che noi dobbiamo seguire. Nietzsche racconta la storia del pazzo che va in giro a raccontare che Dio è morto. Lo sappiamo, dice la gente. Ma il problema, dice Nietzsche, non è scientifico, ma morale: non c'è più un arbitro dei valori, noi siamo lasciati a noi stessi. Conseguenze morali sono tratte dai sofisti: se l'universo è creato dall'unione degli elementi, e non c'è nessun motivo per pensare a dei buoni o cattivi, allora vuol dire che non c'è una giustizia assoluta, ma che la giustizia la decidiamo noi, ovvero è la giustizia del più forte. Fidippide dice a suo padre che la giustizia non esiste, che esistono solo le leggi, che le leggi sono fatte dagli uomini e che essi le fanno per i propri interessi. Ecco che faccio una bella legge per cui i figli picchiano i padri. E così lo picchia!! Vediamo altri due testi: Leggi di Platone e Tucidide Ateniesi e Meli. Nelle Leggi Platone parla degli atei, che spiegano l'universo a partire dagli elementi che si uniscono senza bisogno degli dèi. Verso la fine dice: "il giusto non è affatto per natura, ma gli uomini discutono tra di loro e cambiano sempre il giusto… il giusto è ciò che gli uomini decidono che sia giusto, di volta in volta." Questi uomini sapienti sono i sofisti, uomini giovani che insegnano queste cose agli uomini giovani e che affermano che la massima giustizia sia prevalere con la violenza, avere potere sugli altri non essendo schiavi degli altri. La realtà è prodotto della combinazione casuale degli elementi, in cui chi è più forte vince (caldo su freddo e viceversa). La forza più grande è quella delle parole e con la forza posso prevalere. Questa è la nuova morale. Quello che ci ha permesso di comprendere Aristofane è capire che Atene è in crisi: il vecchio modello basato sull'autorità non ha più possibilità di influire sulla città, mentre il nuovo sapere dice che si deve affermare se stessi, con la forza bruta (stupidi) o con le parole (intelligenti). Così il Socrate delle nuvole, dopo aver fatto lezione di scienze (Nuvole), insegna il discorso ingiusto. E Socrate? Non ci soddisfa né il rimpiangere dei tempi andati, che non può più resistere all'eloquenza dei sofisti, né il nuovo pensiero dei sofisti. Socrate è in mezzo e dichiara che "so di non sapere".Accusa tradizionale: Socrate come i sofisti. Testo n. 4: Menone paragona Socrate alla torpedine, che ti dà la scossa quando la tocchi. Socrate è capace solo di paralizzare, di togliere i punti di riferimento, di metterti in crisi. Socrate semina dubbi e perdi i punti di riferimento. Alla fine dice: è una decisione accorta quella di non andartene via da Atene, perché in altre città saresti subito arrestato!
  • 4. Non si capisce Socrate che cosa sia e quale sia la sua utilità. Che cosa ce ne facciamo del sapere di Socrate? Arrivi che hai delle idee da Socrate e ti accorgi che le tue idee non hanno valore. Ma Socrate non ha un sapere da offrire in cambio. Dunque Socrate distrugge e basta? Problema delicato. Socrate ha dunque contribuito davvero a corrompere i giovani! Platone si pone questo problema: tentativo di rispondere al fallimento di Socrate. Platone dice che Socrate ha cercato, in quel momento di crisi, di educare in un modo molto particolare, l'unico modo in cui si può educare. Nuova idea di sapere, cultura e educazione. Sottile, importante, ma facile da fraintendere. Quello che ha fatto Socrate è stato di rifiutarsi di stare al gioco del conflitto tra sapere tradizionale e sofisti. Ma di insegnare alla gente non QUELLO CHE DEVE PENSARE, ma COME DEVE PENSARE. Eliminare i pregiudizi. Come? Stessa situazione di oggi: nel momento in cui non ci si ritrova più in una serie di valori condivisi (principi divini), il rischio è che ognuno faccia quello che vuole, che ognuno si metta a pensare e fare quello che meglio piaccia a lui. Così nelle recenti elezioni americane: ciascuno va a cercare informazioni che confermino i propri pregiudizi. Ognuno finisce per discutere con quelli che la pensano come lui e si convince che ha ragione perché vede confermato il proprio pensiero (società della posterità, Aristofane accusa i sofisti di fare proprio questo). Si produce una situazione esplosiva nella società, che è al limite del collasso e la situazione rischia di sfociare in una guerra civile. Che cosa fa Socrate? Cerca di educare, si sforza di cercare di far ragionare, senza imporre un punto di vista. Cerca di aiutare i suoi concittadini a liberarsi dai pregiudizi per portarli a ragionare e a confrontarsi liberamente. Educazione è insegnare a PENSARE non QUELLO CHE DEVI PENSARE. Non è detto che le certezze che hai siano incrollabili: ti tolgo un po' di certezze, in modo che tu sia costretto a confrontarti con gli altri e a costruire una comunità. E' un compito molto difficile e facile da fraintendere. Quello che vogliamo vedere è una cosa interessantissima del processo. Socrate nel processo ha fatto di tutto per essere condannato. Ma rivendica con grande orgoglio quello che ha fatto e lo fa in modo molto particolare. Dice: la filosofia ha come funzione principale il coraggio: dice "io sono come Achille " (testo n. 5). Achille è l'eroe ideale, il modello dell'eroe, il guerriero, colui che si afferma. Ma appunto una cosa fondamentale che ci vuole è il coraggio. Socrate dichiara di essere più coraggioso di Achille, di essere un benefattore della città e di dover essere mantenuto a spese della città tra i suoi eroi. Perché dice questo? Perché Achille è un eroe? Perché Achille, figura di grande profondità, essendo morto Patroclo, decide di tornare in battaglia, e arriva Teti che gli dice: guarda che se tu adesso vai in battaglia morirai. E Achille dice: non importa, la morte non mi fa paura, devo combattere. Achille è travolto dalla rabbia, dall'ira. E Socrate dice che Achille torna a combattere perché non può lasciare impunita un'ingiustizia. Così anche Socrate: non sopporta l'ingiustizia e dunque deve combatterla. Per fare il filosofo ci vuole coraggio. Socrate è il nuovo Achille, il vero Achille. Il vero eroe che difende la città è quello che aiuta la città a pensare, a trovare soluzioni. E ci vuole coraggio, perché in questa
  • 5. situazione sei SOLO. Socrate non cerca mai il consenso, ma sempre solo il SENSO. E rimane solo. Per questo ci vuole coraggio. Ad andare contro quello che pensano gli altri. Non è il coraggio dell'eroe schierato in battaglia, ma quello di chi è capace di affrontare i suoi concittadini e di essere in minoranza, sempre da solo, irriso e beffato. Le situazioni sono più complicate! Ma la gente non ascolta e preferisce le semplificazioni e le idee dominanti. Inevitabile che la gente ti guardi male se tu prendi le distanze. Ci vuole coraggio per essere filosofi. C'è un passo non proposto nella scheda: Alcibiade nel Simposio, testo famosissimo sull'amore. Nel simposio irrompe Alcibiade ubriaco fradicio e fa un discorso su Socrate, una dichiarazione d'amore per Socrate che non ha fatto nulla quando lui si è infilato nel suo letto. Alcibiade, la persona più influente di Atene, dice che la sua vita non vale nulla, perché gli importa solo di Socrate. Perché? Tutte le volte che sto con lui mi rendo conto del vuoto della mia vita, di tutti i miei pregiudizi. Capisco che è fallimentare la vita che si costruisce su pregiudizi e opinioni false. Ma poi, quando esco dalla stanza di Socrate, è tale la pressione degli altri, del potere, del denaro, che non ho il coraggio di fare quello che Socrate mi ha insegnato. Solo Socrate ha avuto questo coraggio, pagandolo con l'isolamento. La derisione. La condanna a morte. In questo senso Socrate è ancora oggi una figura importante: ciò che conta non è imporre le nostre idee, ma saper discutere con gli altri. E' difficilissimo e ci vuole coraggio. Per questo Socrate ha pagato con la vita. DIBATTITO P Cappelletto: i problemi del passato sono gli stessi nostri. L'ethos è diverso (rapporto omoerotico fra Alcibiade e Socrate), ma i problemi etici sono gli stessi. Le soluzioni sono di nuovo forse diverse (così le soluzioni di Platone non sono condivisibili oggi), ma sono una ricerca sugli stessi problemi: giustizia e ragioni del bene: le ragioni del bene e del male sembrano ormai sfuggire, allora come oggi, e così il principio della giustizia. Socrate cerca di sgombrare il campo da pregiudizi che possono portare a conflitti e però bisogna avere coraggio e rendersi conto che si tratta di qualcosa che va contro il senso comune anche oggi, come ai tempi di Socrate. Le domande possono anche essere più semplici, su cose che non si siano capite. Vittoria (1C): qualche spunto di riflessione su come conciliare l'idea di giustizia del Socrate di Aristofane nelle Nuvole rispetto al Socrate della Apologia. Bonazzi: è un problema: sono due immagini molto differenti. Nelle Nuvole non esiste la giustizia, ma è una prevaricazione della forza. Nelle Nuvole Socrate insegna il discorso ingiusto. C'è questo confronto per vedere quale sia il migliore. Vince il discorso ingiusto. La giustizia dei sofisti è il fare quello che si vuole (l'unico problema è averne la possibilità): giustizia = forza. La vera forza è quella delle parole e quindi chi controlla le parole controlla il potere e fa quello che vuole. E' così anche oggi, mentre si consuma una catastrofe. Lì
  • 6. conta solo la forza? Probabilmente qualcuno ha imposto la sua verità sugli altri e quindi ora c'è questa catastrofe. Si è imposta l'idea che quelli sono i terroristi e che bisogna ucciderli. Qualcuno ha creato un bel discorso che giustifica l'azione. Platone al contrario vuole mostrare che la giustizia esiste, deve esistere! E' il problema del mondo antico da Omero in poi: ci sono due possibilità: la giustizia esiste e va seguita, altrimenti commettiamo ingiustizia e pagheremo (giustizia divina). L'altro modello dice che la giustizia, come tutti i valori, non ha un'esistenza autonoma, ma dipende dalle decisioni degli uomini. La filosofia di Platone è un tentativo di dimostrare contro questo pensiero ateniese che va tanto per la maggiore che la giustizia esiste e che non possiamo fare quello che vogliamo. Nella Apologia la posizione è un po' più sfumata: è un testo scettico, che mette in discussione, ma non afferma del tutto. Sarà Platone ad affermare. Socrate cerca di togliere certezze false. Dentro di noi forse non sappiamo che cosa è giustizia, ma sappiamo che cosa è INGIUSTIZIA. In qualche modo lo sappiamo, ce ne accorgiamo (rubare, accettare il giudizio del gruppo per paura ecc…). Cf. anche il daimon che dice NO!!! Dice che cosa è ingiustizia! Socrate sa che cos'è un atto ingiusto. Nel passo in cui si paragona ad Achille, Socrate dichiara di non aver mai commesso nulla di ingiusto e di non volerla commettere e per questo muore. Peggio è commettere ingiustizia che subirla! P. Cappelletto: celebrazione facile delle grandi ingiustizie del passato (Giornata della memoria ecc…), mentre ci si divide a volte su che cosa è giusto. Ad esempio: celebrazione del 25 aprile e non tutti parlano allo stesso modo. E' più difficile individuare la giustizia che l'ingiustizia. Alice (1C): ma la conoscenza dell'ingiustizia come può non entrare in conflitto con la consapevolezza di non sapere? Bonazzi: possiamo costruire due immagini di Socrate molto differenti: un Socrate che prende su di sé il peso dell'incertezza e del dubbio. Gli uomini hanno la tentazione di appoggiarsi ad una verità, anche non vera. Il filosofo deve resistere a questa tentazione degli uomini di mettersi in gregge, di aggregarsi ad un'idea che sembra affascinante e vera. I filosofi servono anzitutto a questo, che nessuno di noi ha la verità, bisogna ascoltare anche gli altri. L'altro modello è un modello per cui la figura di Socrate (influenza di Platone) non professa la sua ignoranza in modo assoluto. Rivendica per sé delle convinzioni morali: io la penso così, tu la pensi cosà, vediamo quale posizione rimane in piedi. Confutazione socratica, lettura etica. Socrate sostiene che non è giusto restituire il male nemmeno a chi ti ha fatto male. Non si deve commettere ingiustizia. E' una novità nella morale greca, che dice di fare del bene agli amici e del male ai nemici. Il vero uomo per Socrate è chi non commette ingiustizia. Discutiamo, io metto alla prova le tue idee (confutazione, elenchos). Se risulta che la tua tesi è sbagliata, abbiamo dimostrato che per il momento vale la mia. Così nel Gorgia di Platone: Socrate dice che l'ingiustizia non è vantaggiosa, un paradosso. Invece gli interlocutori gli dicono che l'ingiustizia è vantaggiosa.
  • 7. Ma Socrate confuta questo punto di vista. Se io rubo quando ho fame, mi procuro un vantaggio! Ma Platone racconta un mito, quello di Gige, che viene raccontata nel II libro della Repubblica. Un pastore di una località remota in oriente, un giorno mentre porta al pascolo le sue pecore, trova in una voragine un gigante con un anello bellissimo. Prende l'anello e se lo mette. Il re li convoca tutti. Succede che mentre lui è lì seduto, gioca con l'anello e sposta il castone all'interno. E si rende conto che in quel momento diventa invisibile. E quindi? Che cosa fa? Ammazza il re e diventa sovrano. Avendo questa forza, commette ingiustizia. E tu caro lettore che cosa faresti? Ti saresti comportato bene, o avresti fatto quello che ha fatto Gige, ne avresti approfittato? La storia è diventata una domanda inquietante. Se uno si trova nelle condizioni di fare quello che vuole senza che gli altri lo sappiano, tu che cosa farai? Gli interlocutori dicono che l'ingiustizia è vantaggiosa. Socrate confuta questa tesi e dimostra che, fino a prova contraria, ha ragione lui. Socrate ha un sapere morale, che si concretizza in una serie di affermazioni molto paradossali. Ma questo sapere morale è sempre provvisorio, mi guida, ma non si può dimostrare, solo sostenere nei confronti di altre tesi. P. Cappelletto: il prof. Bonazzi ci ha lasciato una domanda enorme: D.:Nel momento in cui Socrate cerca di educare con la maieutica, non cerca di tirare fuori quello che vuole sentire, e dunque qualcosa di suo? Ludovico: Secondo Lei è plausibile sostenere che la posterità sia sempre esistita, esista ancora oggi ed esisterà per sempre? Samuele: domanda della ragazza: tema della educazione: se l'insegnamento di Socrate è quello di dare una nuova educazione come può essere attuabile? Matteo: visto che si è parlato della funzione dell'intellettuale … momento di crisi del liceo classico e richieste di abolizione. Domanda: alla luce di questo, il liceo classico come dovrebbe trasformarsi in vista della funzione dell'intellettuale. Bonazzi: abbiamo 5 minuti. Quello che fa Socrate è qualcosa di complesso. La maieutica è complessa. Se i saperi umanistici hanno un valore è perché insegnano la complessità. Facile fraintendere. Quello che hanno pensato gli altri è proprio quello che ha pensato chi ha fatto la domanda: con la maieutica Socrate ci farebbe dire quello che vuole lui. Invece la maieutica dovrebbe servire a fare chiarezza dentro di te. Compito faticoso: quando cechi di far ragionare qualcuno, ti esponi al fraintendimento. L'immagine della torpedine è molto interessante, così anche quella del tafano o della vipera (Alcibiade nel simposio). Sono tutte immagini negative. Il tafano si schiaccia. La torpedine è un animale predatore! Lupi, leoni sono i sofisti di solito, che attaccano, vanno all'assalto. Socrate non è un agnellino, ma anche lui è un predatore, solo più sornione. Quando cerchi di aiutare qualcuno a riflettere sulla sua vita, lo metti in difficoltà e la reazione ostile è "tu mi stai fregando". Così anche la risposta sul liceo classico. Il sapere umanistico ha una funzione di sapere critico, di insegnare a pensare. Il sapere scientifico ti dice che cosa devi fare per ottenere un
  • 8. risultato… Invece il pensiero umanistico ti crea un pensiero critico per capire se è giusto fare così. Intervento genetico o chirurgia estetica: sono belle invenzioni per correggere difetti, ma poi? Tutto è lecito? Possiamo fare tutto, ma è giusto? Postverità: problema esploso con i mezzi informatici. Nessuno più si fida di nessuno, pertanto si dà accordo a chi la pensa come te! In questa situazione di grande odio reciproco la cosa più conveniente diventa inventare le notizie, perché tanto nessuno le controlla!!! Così Trump ha fatto durante le elezioni americane! Nessuno era in grado di dire autorevolmente che erano notizie false! Imparare a pensare significa imparare a non credere a tutto quello che viene detto. Così il nostro mondo è simile a quello di Socrate: siamo soli e dobbiamo comportarci da adulti, assumerci responsabilmente il compito di conoscere che cosa si deve fare!! P. Cappelletto: 3a domanda della 1C Aperto il vaso di Pandora, non abbiamo concluso nulla. Aprire aprire aprire! Guardate con attenzione il programma del progetto e valutate se non vi va di iscrivervi al laboratorio. Occasione non per rispondere, ma per andare avanti sulla strada della riflessione. Grazie infinite al prof. Bonazzi.