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Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale4
Copia n. _____________
L’autore
__________________________
© Copyright: Raimondo Villano.
Ricerche ©, creazione, copertina di Raimondo Villano.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un
mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell’editore.
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withoutwritten permission from the publisher.
Realizzazione editoriale: Prof. Dott. Maria Rosaria Giordano.
Redazione: mobile +39 334 14 33 878; e-mail: farmavillano@libero.it.
Advisor executive: Francesco Villano.
Editore: Chiron - Praxys dpt.
© 2012 Fondazione Chiron, via Maresca 12, scala A - 80058 Torre Annunziata (Napoli).
website: www.raimondovillano.com (no profit: chiron).
Segreteria: ludovico.ce@libero.it;
Vendite: giovanna.ce@alice.it; www.raimondovillano.com (business: editoria)
Stampa: MBE - Roma.
Prima edizione: marzo 2012. Prima ristampa: ottobre 2012. Seconda ristampa: dicembre
2012; Terza ristampa: febbraio 2013; Seconda Edizione: marzo 2014.
Finito di scrivere il 10 gennaio 2012.
Pagine complessive: 292.
Serie numerata. Questo volume, privo del numero di serie e della firma dell’autore, è da
ritenersi contraffatto.
Con la Società Dante Alighieri, in accordo con uno dei più importanti dizionari dell’uso della
lingua italiana contemporanea, il Devoto-Oli by Mondadori Education, l’autore è “Custode
del lemma: digitale” per il 2011/2012 nell’ambito della campagna “Adotta una parola” per la
sensibilizzazione del pubblico ad un uso corretto e consapevole delle parole, di sostegno alla
conoscenza più ampia del lessico italiano, di monitoraggio di alcuni termini e, più in generale,
di promozione della grande varietà di espressione del mondo della comunicazione globale.
Tale iniziativa, interpretando il sentimento di affezione verso la propria lingua, è tesa ad
arginare l’impoverimento del lessico nella lingua italiana contemporanea e comporta
l’impegno sia di segnalare i casi in cui la parola viene usata in modo non adeguato sia di
usare la parola scelta tutte le volte che se ne presenta l’occasione. Il lemma assunto in tutela e
monitoraggio, espunte le parole base, è acquisito attingendo ad una lista che rappresenta la
traccia della lingua italiana nel suo insieme, sia parole che circolano ormai poco, e delle quali
si sente la mancanza, sia parole nuove, che lo colpiscono per la loro utilità , sia parole
tecniche, alle quali si è legati per lavoro o interessi personali (Firenze, 17 ottobre 2011).
ISBN 978-88-97303-16-9.
CDD 215 VIL log 2012.
LCC HN30-39.
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Alla mia stupenda moglie Maria Rosaria
e al mio meraviglioso figlio Francesco,
con immenso amore!
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 27
Indice
Alla ricerca dei punti fermi - Logos e teofania nel tempo digitale 29
Prefazione 35
Parte 1. Aspetti antropologici
Capitolo I
Problematiche ed azioni politiche 43
Capitolo II
Aspetti filosofici, morali ed esistenziali 59
Capitolo III
Impatto spaziale. Problemi urbanistici 71
Capitolo IV
Impatto sociale 79
Capitolo V
Conclusioni 93
Parte 2. Elementi dottrinali
Capitolo VI
Fede e cultura 99
Capitolo VII
Fede e ragione 107
Capitolo VIII
Fede e scienza 119
Capitolo IX
Fede e amore 127
Capitolo X
Fede e arte 133
Parte 3. Riflessioni pastorali
Capitolo XI
Pastorale e diaconia della cultura digitale 147
Capitolo XII
Nuova evangelizzazione nel mondo digitale 165
Capitolo XIII
Contributo del laicato cattolico 175
Capitolo XIV
Metodica e pedagogia di approccio a web e social media 183
Capitolo XV
Elementi progettuali di presenza nel web 207
Parte 4. Orizzonti teofanici
Capitolo XVI
Tempo digitale 217
Capitolo XVII
Spazio digitale 231
Capitolo XVIII
Forma e materia 235
Capitolo XIX
Bellezza e verità 239
Capitolo XX
Conclusioni 247
Appendice 249
Bibliografia essenziale 265
Profilo sintetico dell’autore 285
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 29
Alla ricerca dei punti fermi - Logos e teofania nel tempo digitale
Sulla tomba di Raffaello Sanzio si legge un’iscrizione latina: Ille
hic est Raphael timuit quo sospite vinci rerum magna parens et
moriente mori (Qui è quel Raffaello da cui, fin che visse, Madre Natura
temette di essere superata, e quando morì temette di morire con lui). Il
grande pittore era conosciuto soprattutto per la sua perfezione nel
raffigurare ciò che dipingeva. La sua ultima opera è stata La
trasfigurazione di Cristo, oggi esposta nella Pinacoteca dei Musei
Vaticani. Considerata un'opera innovativa per la maestria nell'utilizzo
della luce e l'espressività nella rappresentazione biblica, sembra di
conservare ancora le tracce dell'incompiutezza.
Le due zone circolari del dipinto sovrapposte creano un’evidente
tensione tra orizzonti diversi. Quello in basso, dedicato alla fallita
guarigione dell’ossesso, “viene letto” come simbolo della fragilità
umana e dell'impotenza di fronte al male, messe in risalto dall'oscurità
che travolge i protagonisti dell'episodio. La scena in alto, da cui prende
il titolo l'intero dipinto, è investita, invece, da una luce abbagliante e da
grande dinamicità che attraggono immediatamente l'attenzione
dell'osservatore. Il Logos, l’eterno Verbo del Padre, entra nella
dimensione temporale nascondendosi nella forma umana e nell'atto
epifanico della trasfigurazione rivela la propria identità divina. L'intero
episodio raccontato dagli evangelisti e rappresentato nel dipinto di
Raffaello potrebbe, quindi, essere compendiato in tre parole: Logos,
teofania e tempo.
In un certo senso, il dipinto di Raffaello potrebbe essere una
sintesi iconografica dell’umanità di tutti i tempi anche dell’uomo del
tempo digitale, che è il nostro. Anche oggi, come allora, l’uomo si
ritrova in balia delle fragilità, scosso dalle vecchie e nuove
perturbazioni, non di rado avvolto dall’oscurità, ma in cerca della luce e
di un orizzonte di speranza, che va oltre un semplice soddisfare il
fabbisogno.
Di fronte all’evidente smarrimento di una società fluttuante,
l’uomo contemporaneo sembra essersi stancato delle incertezze e dei
relativismi e, sempre più spesso, insegue delle costanti su cui poggiare
la propria esistenza. Nasce, quindi, spontaneamente la domanda:
esistono ancora dei punti fermi che ci permettono di orientarci con
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale30
sicurezza e ritrovare la strada per un cammino sereno? E se la risposta
dovesse risultare positiva ne nascerebbe subito un’altra: quali sono?
Raimondo Villano accetta la non facile sfida di indicarli a partire
dall’antica categoria del Logos, carica di accezioni che disegnano un
ampio percorso di riflessione in cui alla ricerca del senso accompagna
anche una ferma volontà di indicare i punti cardinali di riferimento. Non
c’è dubbio che, per un cristiano, il Logos rappresenta tale riferimento
per eccellenza incidendo non solo sull’intera ermeneutica teologica, ma
anche e anzitutto sul vissuto umano nella sua concretezza. La presenza
del Verbo si estende su tutta la storia salvifica fin dall’atto creativo e
riceve un’espressione unica nel fatto dell’Incarnazione, quando vengono
annullate in maniera radicale e del tutto singolare le distanze tra Dio e
l’uomo, perché l’Eterno inizia ad esistere nel tempo diventando
l’Emmanuele Dio con noi (Mt 1, 23).
Il Verbo, pertanto, diviene una costante, un riferimento che sin
dagli inizi della storia della salvezza accompagna l’uomo diventando il
desiderio del cuore, la regola di vita e la lampada nel cammino che non
si spegne mai, perché - come dice la Scrittura - tutto passerà, ma la
Parola di Dio rimarrà in eterno (1 Pt 1, 25). Nel Verbo Incarnato ogni
cristiano ritrova l’orientamento ideale della propria vita, la sua sorgente
(Gv 1, 3. 10; Eb 1, 2), principio di continuità (Eb 1,3) e sua meta (Ap
22, 13).
Ma l’audacia della scelta di Villano non consiste solo nella
capacità di indicare un concetto caro a chi si ricollega idealmente
all’orizzonte dell’insegnamento biblico, ma anche nell’aver scelto una
categoria che, essendo cruciale per la Bibbia, può costituire un
riferimento universale per chi, pur non condividendo la stessa eredità di
fede, desidera la comprensione della realtà, cioè cerca la verità e vuole
seguirla. Il termine logos, infatti, è segnato dall’universalità,
considerando che già nell’antichità diventa decisivo al di fuori del
cerchio della rivelazione giudeo-cristiana e costituisce un riferimento
importante per il nobile pensiero della filosofia greca. Basta ricordare il
significato attribuitogli da Eraclito (550 ca - 480 ca a.C.) di ragione
universale investita di un carattere divino che permea ogni cosa e crea
l’armonia del mondo; oppure da Platone (427 - 347 a. C.) che, pur
limitando la sua comprensione alla dimensione del discorso o della
ragione, riconosce in esso qualcosa di trascendente per il suo legame
con la verità. Con diverse accezioni, il logos accompagna la riflessione
di Aristotele (384 - 322 a. C), degli Stoici dal III secolo a.C. in poi, e di
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 31
Filone di Alessandria (20 a.C. - 50), costituendo qualcosa di più di una
semplice categoria speculativa: una chiave di comprensione della realtà.
È chiaro che, nella tradizione cristiana, il Logos (il Verbo, la
Parola) riceve un significato molto più ampio racchiudendo in sé una
dimensione epifanico-teofanica. La sua unicità consiste nell’essere sia
un riferimento ideale della vita, sia uno “strumento” privilegiato di
comprensione, che rende accessibili gli eventi teofanici offrendo una
chiave di lettura e guidando l’uomo verso un rapporto consapevole con
Dio. L’espressione epifanica più radicale, però, si manifesta quando il
Verbo stesso diventa il protagonista della storia attraverso
l’Incarnazione, assumendo la natura umana e diventando allo stesso
tempo l’immagine del Dio invisibile (Col 1, 15). Tuttavia, sembra che la
tradizione occidentale, a differenza di quella bizantina, nella riflessione
teologica privilegi più la dimensione speculativa degli eventi epifanici
che la simbolico - rappresentativa.
Nella tradizione bizantina dell'iconografia persiste la convinzione
che l'icona, nel suo esprimere il divino, vada oltre una semplice
raffigurazione artistica. Tutte le fasi dello “scrivere” un'icona mirano a
un solo obiettivo: “fissare l'evento” epifanico. La tavola di legno su cui
si posa l’immagine solo apparentemente circoscrive il sacro, il
trascendente. In realtà, nel “fissare l’evento”, l’icona attua un’epifania,
diventando una sorta di finestra tra divino e umano. L’immagine sacra,
quindi, supera il limite del “rimandare verso”… e della
rappresentazione, tanto da veder coniare un vero e proprio titolo
acheropite, per le icone considerate non dipinte da mano
umana.L’icona, pertanto, comunica e crea un dinamismo di incontro tra
Dio e uomo, aprendo quest’ultimo alla dimensione salvifica. In questo
senso, nella spiritualità bizantina l’icona verrà vista come mezzo
epifanico pari ad esempio, alla Parola del Vangelo.
In questa prospettiva, quindi, Logos e teofania sono tutt’uno
trovando un’espressione straordinaria nella cornice del tempo. Il Verbo,
infatti, incide sul tempo modificando il suo paradigma interpretativo. Il
succedersi dei momenti, inteso come chrónos, subirà un cambiamento
radicale e straordinario, con l’ingresso del Verbo nella dimensione
temporale. Nel Verbo Incarnato il tempo si ricongiunge all'eternità di
Dio, e la Sua presenza nel mondo traccia un nuovo orizzonte di
riferimento: quello dell'incontro tra Dio e l'uomo. Ed è proprio in questo
orizzonte che avviene una radicale trasformazione: il tempo inteso come
chrónos diventa il tempo inteso come kairós, ossia il tempo salvifico, il
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale32
tempo dell'incontro intimo con Dio che si rende presente nella storia
dell'uomo. Lo svolgersi degli eventi, che nella prospettiva cosmica delle
credenze arcaiche trasmetteva l'idea di regolarità e di una certa
circolarità, riceverà una comprensione nuova, lineare e aperta al futuro,
che non si esaurisce nella ciclicità ma proietta l’uomo verso eternità.
Così, l'uomo, pur vivendo nell’abituale cornice del tempo-chrónos,
entra nella dimensione del tempo-kairós scandito dall'incontro con Dio,
sempre nuovo e dinamico, che diventa anche la misura della storia e
dell’esistenza umana qualitativamente diverse.
In questo libro di Villano, le categorie del Logos, della teofania e
del tempo si intrecciano con varia intensità, offrendo una lettura
anticonformista dell’uomo contemporaneo e della sua cultura. Da essa
emerge un messaggio inconfondibile: il continuo cercare dei punti fermi
di riferimento e l'impegno a costruire su di essi la propria esistenza sono
espressione di una vita qualitativamente migliore. Nelle pagine che
seguono è stato indicato un arduo ma interessante percorso di riflessione
che attraversa diversi ambiti e si confronta con varie realtà: da quelle
più vicine alla quotidianità come la politica e l’agire sociale a quelle
sublimi della metafisica e dell’estetica. Ma, per certi versi, questo libro
è anche un compendio della comprensione della cultura nelle sue
molteplici espressioni alla luce degli autori classici e del magistero della
Chiesa. Perciò, accanto alle riflessioni dell’autore, si potranno trovare
anche ampie citazioni di alcuni testi fondamentali a comporre quasi una
piccola antologia di riferimento.
Un aspetto importante di questo libro è l'attenzione riservata al
presente. Il tempo digitale, indicato come una componente essenziale
della riflessione. Già a partire dal titolo, il libro, nasconde in sé una serie
di domande fondamentali: le categorie classiche, come quella del Logos,
hanno ancora ragione di essere riproposte? Sono ancora comprensibili o
almeno traducibili per l'uomo contemporaneo? E quest’ultimo, può
abbracciare il Logos ed entrare anche oggi nella prospettiva
dell'esperienza di tipo epifanico? Inoltre, il “tempo digitale”, l'era degli
eventi scollegati e estremamente relativizzati, il tempo delle autostrade
telematiche dove l'informazione sovrabbonda e, a volte, soffoca la
dimensione contemplativa dell’essere, “l’era fluttuante”, può costituire
un luogo d'incontro tra l'eternità e il presente, tra l'assoluto e il
contingente? Infine, l’uomo contemporaneo è ancora capace di
sperimentare quel tipo di incontro con la Parola, con il Verbo, così da
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 33
essere trasformato radicalmente nella sua esistenza per diventare
un'icona di Dio, ovvero l’imago Chrisiti che riflette l’imago Dei?
La risposta di Villano è audace e serena. L’autore non è
intimorito dal tempo virtuale, che penetrando nella cultura ne
condiziona le basi cambiandole e, non di rado, sconvolgendole.
L’afflizione del tempo fluttuante, che sembra affermarsi e propagarsi
mentre in realtà si dissolve nel nulla, non deve per forza opprimerci.
L’uomo di oggi può ritrovare un orizzonte positivo per la propria
esistenza. Logos, teofania e tempo sono termini che codificano un
percorso da seguire non solo dal punto di vista della comprensione
speculativa, ma anche dell’esperienza esistenziale. Il Verbo, accolto e
vissuto, diventa una forza trasformatrice al punto d’innalzare l’uomo
verso una nuova dimensione, una nuova dignità, rendendolo imago Dei,
un segno visibile quasi epifanico.
Come nel quadro di Raffaello c’è chi rimane circondato
dall’oscurità, chi è turbato dalla realtà che lo spaventa e chi, invece,
guarda la luce e indica il Cristo trasfigurato nel fiducioso gesto di
certezza di aver trovato la strada da seguire. In un contesto socio-
culturale in cui gradualmente vengono meno le certezze, e con esse
anche la speranza, il tentativo di restituire fiducia offerto da Villano
incoraggia e apre insperati laboratori di ricerca.
Rev. Tomasz Trafny
Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede
Direttore esecutivo del Progetto STOQ(*)
Pontificio Consiglio della Cultura
Città del Vaticano
_______________
(*) Progetto Science, Theology and the Ontological Quest che, in collaborazione con le sette Università
Pontificie Romane (Lateranense, Gregoriana, Regina Apostolorum, San Tommaso - Angelicum, Santa
Croce, Salesiana, Urbaniana), è teso a sviluppare il dialogo fra scienza, filosofia e teologia, al fine di
confrontare la visione cristiana del mondo, dell’uomo e della società con le molteplici sfide teoretiche,
etiche e culturali che nascono dallo sviluppo della scienza ed è diretto a studenti, scienziati, filosofi e
teologi e a quanti siano interessati ad approfondire le basi razionali della propria fede o ad approfondire
la possibilità di divenire credenti all’inizio del Terzo Millennio.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 35
Prefazione
Tra il 1985 e il 2000 essenzialmente quattro punti, per così dire
cardinali, dominavano i miei interessi e la mia esistenza: la vita
sentimentale prima e coniugale poi, la professione, gli studi e l’attività
umanitaria. Nel tempo, in pratica, quest’ultima e, in larga misura,
l’attività professionale divennero, ancorché ne avessi completa
consapevolezza, tendenzialmente una vera e propria forma di
“apostolato”.
D’altro canto, ciò che ho indicato quale ambito di studio era
costituito, in effetti, sia da approfondimento scientifico, umanistico,
tecnico e culturale di determinate discipline a me congeniali, sia più che
da un mero studio da una vera e propria formazione spirituale
autodidatta, prevalentemente incentrata su documenti del Magistero
petrino e pastorali. Tale attitudine, poi, in tempi non lunghi mi fece
tacciare “amichevolmente” di una “dipendenza quasi eccessiva”
nell’ambiente di una blasonata organizzazione non governativa
internazionale in cui operavo a vari livelli da dirigente. Decisamente
questo episodio determinò per taluni versi una mia correzione di rotta,
nel senso che dismisi pubblicamente l’abito stricto sensu di
“intellettuale” di matrice cristiana a tutto vantaggio del rafforzamento
dell’azione umanitaria e caritativa, sempre secondo i dettami della
dottrina sociale della Chiesa in me radicati: una veste, quindi, più laica
ed in chiave dialettica con varie espressioni di realtà confessionali
diverse presenti nella citata qualificata o.n.g. a me tanto cara, ora come
allora. Con il senno di poi, dunque, vedendo opportunità di carità ed
attuandole, forse, inconsapevolmente, per dirla parafrasando con
Sant’Agostino(1)
, avevo quasi la grazia di contemplare al mio orizzonte
il bagliore della Trinità.
Dal punto di vista della formazione e degli studi, poi, il
fenomeno emergente della società globale dell’informazione, dopo oltre
un decennio di approfondimenti, approdò nel 1996 nella pubblicazione
del libro “Verso la società globale dell’informazione” in cui effettuavo
un’analisi dei principali fattori problematici di genesi e sviluppo sia in
termini scientifici che umanistici, con approfondimenti essenziali di
aspetti filosofici ed esistenziali con accenni teologici e pastorali. Fu uno
dei miei pochi libri di maggiore complessità.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 97
Parte Seconda
Elementi Dottrinali
“Nel campo profano, gli uomini di pensiero,
anche e forse specialmente in Italia,
non pensano nulla di Cristo.
Egli è un ignoto, un dimenticato, un assente,
in gran parte della cultura contemporanea”
Giovanni Battista Montini
Introduzione allo studio di Cristo (1933)
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 107
CAPITOLO VII
Fede e ragione
La relazione tra fede e ragione è un’opzione originaria della fede cristiana, già
chiaramente formulata nella letteratura profetica e sapienziale dell’Antico
Testamento e, successivamente, ripresa risolutamente dal Nuovo Testamento(58)
.
“La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza
verso la contemplazione della verità(59)
”.
Non si vola verso la verità con una sola ala, né con la sola fede né con la sola ragione.
Spetta alla teologia, e segnatamente alla “teologia fondamentale”, “mostrare l’intima
compatibilità tra la fede e la sua esigenza essenziale di esplicitarsi mediante una
ragione che sia in grado di dare in piena libertà il suo assenso(60)
”.
L’una sostiene l’altra, dunque, e ognuna ha il suo proprio ambito di azione(61)
,
“nonostante vi siano ancora quelli che vorrebbero disgiungere l’una dall’altra. Coloro
che propongono questa esclusione positivistica del divino dall’universalità della
ragione non solo negano quella che è una delle più profonde convinzioni dei
credenti: essi finiscono per contrastare proprio quel dialogo delle culture che loro
stessi propongono. Una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le
religioni nel regno delle subculture, è incapace di entrare in quel dialogo delle culture
di cui il nostro mondo ha così urgente bisogno(62)
. Alla fine, la ‘fedeltà all’uomo esige
la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà’(63)
”.
In un tornante storico che pare aver smarrito la limpidezza del giudizio circa la
capacità stessa dell’uomo di conoscere il reale, di giungere alla verità, conformando
la propria esistenza alla verità incontrata e conosciuta, il Pontefice richiama con
vigore la Chiesa tutta, e con essa l’umanità, a un vibrato recupero delle reali
potenzialità della ragione umana, creata da Dio e, comunque, capace di relazionarsi
con la realtà, conoscendola davvero(64)
.
“Sia la ragione che la fede si sono impoverite e sono divenute deboli l’una di fronte
all’altra. La ragione, privata dell’apporto della Rivelazione, ha percorso sentieri
laterali che rischiano di farle perdere di vista la sua meta finale. La fede, privata della
ragione, ha sottolineato il sentimento e l’esperienza, correndo il rischio di non essere
più una proposta universale.
_______________
(58) Cardinale Joseph Ratzinger, Risposta al Cardinale Eyt in relazione alla provocazione al dialogo
insita nell’Intervento alla Sorbona in cui si intende invitare a “porsi con rinnovata franchezza e
fermezza le questioni fondamentali che il Papa nell’enciclica Fides et ratio ha proposto come un
impegno comune alla cristianità” (1998).
(59) Apertura della splendida Enciclica Fides et ratio, uno dei momenti “alti” del magistero di Papa
Giovanni Paolo II e della Chiesa tutta (14 settembre 1998).
(60) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 67).
(61) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 17).
(62) Benedetto XVI, Discorso al mondo universitario e ai rappresentanti accademici e delle istituzioni
culturali della Repubblica Ceca, castello di Praga 27 settembre 2009.
(63) Benedetto XVI, Enciclica Caritas in veritate (n. 9).
(64) Arciv. Mauro Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero, Alleniamoci alle domande
fondamentali, L'Osservatore Romano - 12 novembre 2009.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale108
È illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggiore
incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o
superstizione. Alla stessa stregua, una ragione che non abbia innanzi una fede adulta
non è provocata a puntare lo sguardo sulla novità e radicalità dell’essere(65)
”.
“[...] La fede della Chiesa si è sempre attenuta alla convinzione che tra Dio e noi, tra
il suo eterno Spirito creatore e la nostra ragione creata esista una vera analogia in cui
- come dice il Concilio Lateranense IV nel 1215 - certo le dissomiglianze sono
infinitamente più grandi delle somiglianze, non tuttavia fino al punto da abolire
l’analogia e il suo linguaggio. Dio non diventa più divino per il fatto che lo
spingiamo lontano da noi in un volontarismo puro e impenetrabile, ma il Dio
veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos [ragione, ndr] e
come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore. Certo, l’amore, come
dice Paolo, sorpassa la conoscenza ed è per questo capace di percepire più del
semplice pensiero (cfr. Ef 3, 19), tuttavia esso rimane l’amore del Dio-Logos, per cui
il culto cristiano è, come dice ancora Paolo, loghikè latreía - un culto che concorda
con il Verbo eterno e con la nostra ragione (cfr. Rm 12, 1)(66)
”.
“Nel mondo occidentale domina largamente l’opinione che soltanto la ragione
positivista e le forme di filosofia da essa derivanti siano universali. Ma le culture
profondamente religiose del mondo vedono proprio in questa esclusione del divino
dall’universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una
ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle
sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture(67)
”.
Vi sono “patologie minacciose della religione e della ragione, patologie che
necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le
questioni della religione e dell’ethos non la riguardano più(68)
”.
Queste patologie, oggi, hanno soprattutto il nome di integralismo e di
fondamentalismo, mentre la mens sana comporta una ragione che di fronte agli
interrogativi fondamentali della vita si apra alla religione e una religiosità che dalla
ragione attinga quelle motivazioni umano-scientifiche che rendano la
nostra pietas un rationabile obsequium.
“L’Occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli
interrogativi fondamentali della sua ragione, e così potrebbe subire solo un grande
danno. Il coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua
grandezza, è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione
sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente(69)
”.
I “sentieri laterali” di cui parlava Giovanni Paolo II e le “patologie” richiamate da
Benedetto XVI avviano il percorso della ragione verso quel relativismo che la
ragione lasciata a sé stessa e non illuminata dalla fede pretende garante della libertà
che, invece, approda all’arbitrio che cancella quella “proposta universale”,
condizione irrinunciabile per la promozione e la difesa dei diritti umani fondamentali
_______________
(65) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 48).
(66) Lezione dedicata al rapporto essenziale tra fede e ragione tenuta da Benedetto XVI all’Università di
Regensburg in Germania il 12 settembre 2006.
(67), (68) Ibid.
(69) Illuminante conclusione della conferenza di Regensburg.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 109
incentrati nel diritto alla vita e nell’affermazione della dignità e sacralità della
persona umana.
Il relativismo che, in teoria, pretende di difendere i diritti di tutti, in realtà mina alle
fondamenta i diritti irrinunciabili di ciascuno.
Il pericolo del mondo occidentale - per parlare solo di questo - è oggi che l’uomo,
proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti
alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine,
si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a
riconoscerla come criterio ultimo(70)
.
Detto dal punto di vista della struttura dell’università: esiste il pericolo che la
filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo;
che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera
privata di un gruppo più o meno grande(71)
.
Se però la ragione - sollecita della sua presunta purezza - diventa sorda al grande
messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un
albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio
per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola(72)
.
Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in
base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e -
preoccupata della sua laicità - si distacca dalle radici delle quali vive, allora non
diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma(73)
.
Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università?
Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può
essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in
base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere
desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla
ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili
luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la
Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro(74)
.
“Fede e ragione, in reciproco dialogo, vibrano di gioia quando sono entrambe
animate dalla ricerca dell’intima unione con Dio(75)
”.
Quando l’amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita
dalla ragione, si allarga. La verità è ricercata con umiltà, accolta con stupore e
gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solo se ama la verità. L’amore
diventa intelligenza e la teologia autentica sapienza del cuore, che orienta e sostiene
la fede e la vita dei credenti.
Il problema fondamentale è quello della Verità.
Occorre superare la “prigionia delle interpretazioni” propria della mentalità storica,
anzi storicistica, che ha invaso la cultura occidentale e che ha visto il ripiegamento
della ragione su se stessa.
Occorre rompere le barriere erette dall'eclettismo, dallo storicismo, dallo scientismo,
dal pragmatismo, dal nichilismo e anche a non abbandonarsi a una forma di
_______________
(70) Benedetto XVI, Discorso all’Università “La Sapienza” di Roma.
(71) - (74) Benedetto XVI, ibid..
(75) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (Incipit).
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale110
postmodernità, che sfocia in un decadente compiacimento nella stessa negatività,
come rinuncia a ogni senso e sceglie di accontentarsi del provvisorio e dell’effimero.
La questione della verità, le domande che la filosofia, in senso classico e originario,
ha espresso riguardano, invece, la questione dell’essere dell'uomo, all’interno di
culture che si sono autosuperate (ebraica, greca) per aprirsi ed entrare nella vastità
della verità comune a tutti.
Emerge, quindi, una circolarità tra fede e filosofia “nel senso che la teologia ha come
punto di partenza sempre la Parola di Dio, ma poiché questa Parola è verità, la
collocherà sempre in relazione con la ricerca umana della verità, con l'impegno della
ragione per la verità e così nel dialogo con la filosofia. La ricerca della verità da parte
del credente si realizza così in un movimento, nel quale ascolto della Parola divenuta
storia e ricerca della ragione si incontrano continuamente(76)
”.
“Le vie per raggiungere la verità rimangono molteplici”. Ma ciò che i Padri a
differenza del pagano Simmaco non misero mai in dubbio è che “ciascuna di queste
vie può essere percorsa, purché conduca alla meta finale, ossia alla rivelazione di
Gesù Cristo”.
E proprio qui risiede l’originale, perenne magistero dei Padri circa il rapporto fede-
ragione.
“Essi accolsero in pieno la ragione aperta all’assoluto e in essa innestarono la
ricchezza proveniente dalla Rivelazione (...) Dinanzi alle filosofie, i Padri non ebbero
tuttavia timore di riconoscere tanto gli elementi comuni quanto le diversità che esse
presentavano rispetto alla Rivelazione(77)
”.
Il grande Padre africano sant’Agostino d’Ippona, il Dottore serafico teologo
francescano San Bonaventura da Bagnoregio e San Tommaso d’Aquino sono i
sommi maestri che con diversa sensibilità hanno cercato di capire il rapporto tra fede
e ragione, tra fede e storia; in altri termini, quale rapporto ci possa essere tra Dio e
l'uomo, tra la realtà invisibile e quella visibile e come cambi il senso della vita
personale e sociale aprendo la propria anima e il proprio intelletto alla
contemplazione di Dio.
La filosofia, scriveva san Bonaventura, è una via per arrivare alle altre scienze, ma
chi si vuole fermare cade nelle tenebre. Andare oltre la conoscenza di ragione
aprendosi, almeno come interrogativo plausibile, alla conoscenza della fede ha
rappresentato un filo costante nella riflessione dei Padri della Chiesa(78)
. E per san
Bonaventura Cristo rimane la via di tutte le scienze. Di Dio non si può fare a meno
perché egli è più intimo a noi di quanto non lo siamo a noi stessi. Difficile, pure
volendo, accantonarlo e isolarlo, dal momento che Dio non è avversario dell’uomo.
Come insegna Bonaventura e come ripete in molti modi Benedetto XVI.
San Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus et communis, è “un teologo di tale
valore che lo studio del suo pensiero è stato esplicitamente raccomandato dal
Concilio Vaticano II (...) in due documenti, il decreto Optatam totius, sulla
formazione al sacerdozio, e la dichiarazione Gravissimum educationis, che tratta
dell’educazione cristiana.
_______________
(76) Cardinale Joseph Ratzinger, Intervento alla Sorbona, Parigi 1998.
(77) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 41).
(78) Da Agostino a Bonaventura, L’Osservatore Romano, 6 settembre 2009.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 111
Del resto, già nel 1880 il Papa Leone XIII, suo grande estimatore e promotore di
studi tomistici, volle dichiarare San Tommaso Patrono delle Scuole e delle Università
Cattoliche(79)
.
Tommaso d’Aquino si concentra sulla distinzione fra filosofia e teologia, perché
all’epoca, alla luce da una parte della filosofia aristotelica e platonica e dall’altra la
filosofia elaborata dai Padri della Chiesa “la questione pressante era: (…) il mondo
della razionalità, la filosofia pensata senza Cristo, e il mondo della fede sono
compatibili? Oppure si escludono? San Tommaso era fermamente convinto della loro
compatibilità - anzi che la filosofia elaborata senza conoscenza di Cristo quasi
aspettava la luce di Gesù per essere completa. Questa è stata la grande ‘sorpresa’ di
Tommaso, che ha determinato il suo cammino di pensatore. Mostrare questa
indipendenza di filosofia e teologia e, nello stesso tempo, la loro reciproca
relazionalità, è stata la missione storica del grande maestro(80)
”.
“La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana
acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della
conoscenza - la fede e la ragione - può essere ricondotta alla convinzione che
entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il ‘Logos’ divino, che opera
sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione(81)
”.
“La ragione accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o
immediata; la fede, invece, accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio
che si rivela(82)
”.
“Questa distinzione assicura l'autonomia tanto delle scienze umane (...) quanto delle
scienze teologiche. Essa però non equivale a separazione, ma implica piuttosto una
reciproca e vantaggiosa collaborazione. La fede, infatti, protegge la ragione da ogni
tentazione di sfiducia nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre
più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti e, quando la ragione stessa si
applica alla sfera soprannaturale del rapporto tra Dio e uomo, arricchisce il suo
lavoro(83)
”.
“Non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi mezzi, può
fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che san
Tommaso riassume nel Proemio: “Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare
mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano
contro la fede(84)
”.
Alla luce dell’insegnamento di San Tommaso, dunque, “la teologia afferma che, per
quanto limitato, il linguaggio religioso è dotato di senso, come una freccia che si
dirige verso la realtà che significa(85)
”. “Il motivo dell’apprezzamento di san
Tommaso risiede non solo nel contenuto del suo insegnamento, ma anche nel metodo
da lui adottato, soprattutto la sua nuova sintesi e distinzione tra filosofia e
teologia(86)
”.
“I Padri della Chiesa si trovavano confrontati con diverse filosofie di tipo platonico,
nelle quali si presentava una visione completa del mondo e della vita, includendo la
questione di Dio e della religione.
_______________
(79) Benedetto XVI, Catechesi dell’Udienza Generale, Città del Vaticano 16 giugno 2010.
(80) - (86) Ibid.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale112
Questa visione, basata sulla rivelazione biblica ed elaborata con un platonismo
corretto alla luce della fede, essi la chiamavano la ‘filosofia nostra’. La parola
‘filosofia’ non era quindi espressione di un sistema puramente razionale e, come tale,
distinto dalla fede, ma indicava una visione complessiva della realtà, costruita nella
luce della fede, ma fatta propria e pensata dalla ragione; una visione che, certo,
andava oltre le capacità proprie della ragione, ma che, come tale, era anche
soddisfacente per essa. Per san Tommaso l’incontro con la filosofia pre-cristiana di
Aristotele (morto circa nel 322 a.C.) apriva una prospettiva nuova. La filosofia
aristotelica era, ovviamente, una filosofia elaborata senza conoscenza dell’Antico e
del Nuovo Testamento, una spiegazione del mondo senza rivelazione, per la sola
ragione. E questa razionalità conseguente era convincente. Così la vecchia forma
della ‘filosofia nostra’ dei Padri non funzionava più. La relazione tra filosofia e
teologia, tra fede e ragione, era da ripensare. Esisteva una “filosofia” completa e
convincente in se stessa, una razionalità precedente la fede, e poi la “teologia”, un
pensare con la fede e nella fede.
La questione pressante era questa: il mondo della razionalità, la filosofia pensata
senza Cristo, e il mondo della fede sono compatibili? Oppure si escludono?
Non mancavano elementi che affermavano l’incompatibilità tra i due mondi, ma san
Tommaso era fermamente convinto della loro compatibilità - anzi che la filosofia
elaborata senza conoscenza di Cristo quasi aspettava la luce di Gesù per essere
completa. Questa è stata la grande ‘sorpresa’ di san Tommaso, che ha determinato il
suo cammino di pensatore. Mostrare questa indipendenza di filosofia e teologia e,
nello stesso tempo, la loro reciproca relazionalità è stata la missione storica del
grande maestro(87)
”.
“Nel suo lavoro teologico, san Tommaso suppone e concretizza questa relazionalità.
La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana
acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della
conoscenza - la fede e la ragione - può essere ricondotta alla convinzione che
entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il Logos divino, che opera
sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione.
Insieme con l’accordo tra ragione e fede, si deve riconoscere, d’altra parte, che esse si
avvalgono di procedimenti conoscitivi differenti. La ragione accoglie una verità in
forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata; la fede, invece, accetta una
verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela(88)
”.
D’altra parte, non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi
mezzi, può fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che
san Tommaso riassume nel proemio del suo commento al De Trinitate di Boezio:
“Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della
fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede” (q. 2, a. 2).
Tutta la storia della teologia è, in fondo, l’esercizio di questo impegno
dell’intelligenza, che mostra l’intelligibilità della fede, la sua articolazione e armonia
interna, la sua ragionevolezza e la sua capacità di promuovere il bene dell’uomo(89)
”.
_______________
(87) - (89) Ibid
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 113
“San Tommaso, sottolineando il ruolo fondamentale, nella vita morale, dell’azione
dello Spirito Santo, della Grazia, da cui scaturiscono le virtù teologali e morali, fa
comprendere che ogni cristiano può raggiungere le alte prospettive del ‘Sermone
della Montagna’ se vive un rapporto autentico di fede in Cristo, se si apre all’azione
del suo Santo Spirito. Però - aggiunge l’Aquinate - ‘anche se la grazia è più efficace
della natura, tuttavia la natura è più essenziale per l'uomo’ (Summa Theologiae, ia, q.
29, a. 3), per cui, nella prospettiva morale cristiana, c’è un posto per la ragione, la
quale è capace di discernere la legge morale naturale. La ragione può riconoscerla
considerando ciò che è bene fare e ciò che è bene evitare per il conseguimento di
quella felicità che sta a cuore a ciascuno, e che impone anche una responsabilità
verso gli altri, e, dunque, la ricerca del bene comune. In altre parole, le virtù
dell’uomo, teologali e morali, sono radicate nella natura umana. La Grazia divina
accompagna, sostiene e spinge l’impegno etico ma, di per sé, secondo san Tommaso,
tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della
natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione
delle leggi positive, quelle cioè emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la
convivenza umana(90)
”.
“In conclusione, Tommaso ci propone un concetto della ragione umana largo e
fiducioso: largo perché non è limitato agli spazi della cosiddetta ragione empirico-
scientifica, ma aperto a tutto l’essere e quindi anche alle questioni fondamentali e
irrinunciabili del vivere umano; e fiducioso perché la ragione umana, soprattutto se
accoglie le ispirazioni della fede cristiana, è promotrice di una civiltà che riconosce la
dignità della persona, l’intangibilità dei suoi diritti e la cogenza dei suoi doveri(91)
”.
“Se è vero che alcuni ritengono che le domande sollevate dalla religione, dalla fede e
dall’etica non abbiano posto nell’ambito della ragione pubblica, tale visione non è per
nulla evidente. La libertà che è alla base dell’esercizio della ragione nella Chiesa ha
uno scopo preciso: essa è diretta alla ricerca della verità, e come tale esprime una
dimensione propria del Cristianesimo. In verità, la sete di conoscenza dell’uomo
spinge ogni generazione ad ampliare il concetto di ragione e ad abbeverarsi alle fonti
della fede(92)
.
La grande tradizione formativa, aperta al trascendente, che è all’origine delle
università in tutta Europa, è stata sistematicamente sovvertita dalla riduttiva ideologia
del materialismo, dalla repressione della religione e dall’oppressione dello spirito
umano.
Nel 1989, tuttavia, il mondo è stato testimone in maniera drammatica del
rovesciamento di una ideologia totalitaria fallita e del trionfo dello spirito umano.
L’anelito per la libertà e la verità è parte inalienabile della nostra comune umanità.
Esso non può mai essere eliminato e, come la storia ha dimostrato, può essere negato
solo mettendo in pericolo l’umanità stessa.
È a questo anelito che cercano di rispondere la fede religiosa, le varie arti, la
filosofia, la teologia e le altre discipline scientifiche, ciascuna col proprio metodo, sia
sul piano di un’attenta riflessione che su quello di una buona prassi.
_______________
(90) - (91) Ibid.
(92) Benedetto XVI, Discorso al mondo universitario e ai rappresentanti accademici e delle istituzioni
culturali della Repubblica Ceca, castello di Praga 27 settembre 2009.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale114
Sin dai tempi di Platone, l’istruzione non consiste nel mero accumulo di conoscenze
o di abilità, bensì in una paideia, una formazione umana nelle ricchezze di una
tradizione intellettuale finalizzata a una vita virtuosa(93)
.
Se è vero che le grandi università, che nel medioevo nascevano in tutta Europa,
tendevano con fiducia all’ideale della sintesi di ogni sapere, ciò era sempre a servizio
di un’autentica humanitas, ossia di una perfezione dell’individuo all’interno dell'unità
di una società bene ordinata. Allo stesso modo oggi: una volta che la comprensione
della pienezza e unità della verità viene risvegliata nei giovani, essi provano il
piacere di scoprire che la domanda su ciò che essi possono conoscere dispiega loro
l’orizzonte della grande avventura su come debbano essere e cosa debbano
compiere.
Deve essere riguadagnata l’idea di una formazione integrale, basata sull’unità della
conoscenza radicata nella verità. Ciò può contrastare la tendenza, così evidente nella
società contemporanea, verso la frammentazione del sapere. Con la massiccia
crescita dell’informazione e della tecnologia nasce la tentazione di separare la
ragione dalla ricerca della verità. La ragione però, una volta separata dal
fondamentale orientamento umano verso la verità, comincia a perdere la propria
direzione. Essa finisce per inaridire o sotto la parvenza di modestia, quando si
accontenta di ciò che è puramente parziale o provvisorio, oppure sotto l’apparenza di
certezza, quando impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera
indiscriminata uguale valore praticamente a tutto. Il relativismo che ne deriva genera
un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle
istituzioni accademiche(94)
.
Cosa potrà accadere se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su
argomenti alla moda, con scarso riferimento a una tradizione intellettuale storica
genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono
fortemente finanziate? Cosa potrà accadere se, nell’ansia di mantenere una
secolarizzazione radicale, finisse per separarsi dalle radici che le danno vita? Le
nostre società non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno
piuttosto più fragili e meno inclusive, e dovranno faticare sempre di più per
riconoscere quello che è vero, nobile e buono(95)
.
Vi sono, poi, molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare
insieme per il bene dei cittadini avvalendosi anche del ruolo “correttivo” della
religione nei confronti della ragione. Ad esempio, “(…) ogni generazione, mentre
cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le
esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin
dove esse possono estendersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i
dilemmi morali? Queste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del
discorso civile. Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si
fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la
fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per
la democrazia.
L’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi
sociali ed etici è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria globale.
_______________
(93) - (95) Benedetto XVI, Ibid.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 115
Vi è un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico
dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà
nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo. Così come ‘ogni decisione
economica ha una conseguenza di carattere morale’ (Caritas in veritate, 37),
analogamente, nel campo politico, la dimensione morale delle politiche attuate ha
conseguenze di vasto raggio, che nessun governo può permettersi di ignorare. Una
positiva esemplificazione di ciò si può trovare in una delle conquiste particolarmente
rimarchevoli del Parlamento britannico: l’abolizione del commercio degli schiavi. La
campagna che portò a questa legislazione epocale, si basò su principi morali solidi,
fondati sulla legge naturale, e ha costituito un contributo alla civilizzazione di cui
questa nazione può essere giustamente orgogliosa.
La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il
fondamento etico per le scelte politiche? La tradizione cattolica sostiene che le norme
obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal
contenuto della rivelazione. Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel
dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero
esser conosciute dai non credenti - ancora meno è quello di proporre soluzioni
politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione -
bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione
nella scoperta dei principi morali oggettivi. Questo ruolo ‘correttivo’ della religione
nei confronti della ragione, tuttavia, non è sempre bene accolto, in parte poiché delle
forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo, possono
mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali. E, a loro volta, queste distorsioni
della religione emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo
purificatore e strutturante della ragione all'interno della religione. È un processo che
funziona nel doppio senso. Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la
ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata
dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della
dignità della persona umana. Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che
diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da
ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Per questo vorrei suggerire che il
mondo della ragione ed il mondo della fede - il mondo della secolarità razionale e il
mondo del credo religioso - hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere
timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà.
La religione, in altre parole, per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un
fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale
contesto, non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente
marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo
piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande
valore. Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a
tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che
sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe
scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo
offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri
ancora che - paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni - ritengono
che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale116
contro la propria coscienza. Questi sono segni preoccupanti dell'incapacità di tenere
nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione,
ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica(96)
”. Ciascun
esponente del mondo politico, economico e culturale, nelle rispettive sfere di
influenza, andrebbe, pertanto, invitato a cercare vie per promuovere ed incoraggiare
il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale(97)
”.
Il nostro tempo, inoltre, è paragonabile al periodo del tramonto dell’impero romano,
quando “il disfacimento degli ordinamenti portanti del diritto e degli atteggiamenti
morali di fondo, che ad esso davano forza, causava la rottura degli argini che fino a
quel momento avevano protetto la convivenza pacifica fra gli uomini”. Anche oggi,
infatti, si ha l’impressione che “il consenso morale si stia dissolvendo(98)
”.
Per opporci efficacemente a tale processo di degrado della vita personale e sociale,
bisogna cogliere il suo fondamento ideologico. Negli anni Settanta si asseriva -
persino nell’ambito della teologia cattolica - “che non esisterebbero né il male in sé,
né il bene in sé. Niente sarebbe in se stesso bene o male. Tutto dipenderebbe dalle
circostanze o dal fine inteso”. In questa prospettiva si è fatta strada una concezione
della coscienza individuale come “l’ultima istanza della decisione”.
“Qui la coscienza non si presenta come la finestra, che spalanca all’uomo la vista su
quella verità universale, che fonda e sostiene tutti noi e che in tal modo rende
possibile, a partire dal suo comune riconoscimento, la solidarietà del volere e della
responsabilità. In questa concezione la coscienza dell’uomo non è l’apertura
dell’uomo al fondamento del suo essere, la possibilità di percepire quanto è più
elevato e più essenziale. Essa sembra essere piuttosto il guscio della soggettività, in
cui l’uomo può sfuggire alla realtà e nasconderlesi(99)
”.
Questo modo di pensare, che deriva dall’illuminismo e dal liberalismo, non apre la
strada al cammino liberante della verità, la quale o non esiste affatto o è troppo
esigente per noi: “La coscienza è l’istanza che ci dispensa dalla verità. Essa si
trasforma nella giustificazione della soggettività che non si lascia più mettere in
questione, così come nella giustificazione del conformismo sociale, che come
minimo denominatore comune tra le diverse soggettività, ha il compito di rendere
possibile la vita nella società(100)
”.
La riduzione della coscienza alla certezza soggettiva significa, pertanto, la rinuncia
alla verità.
Ad una simile concezione può essere contrapposta la riaffermazione del pensiero
tradizionale della Chiesa(101)
: la coscienza o la ragione umana non potrebbero avere
un potere vincolante se non in quanto interpreti di “una ragione più alta”, alla quale il
nostro spirito e la nostra libertà devono essere sottomessi.
_______________
(96), (97) Benedetto XVI, Discorso al mondo politico, economico e culturale britannico, Londra (GB)
Westminster hall della House of Commons, 17 settembre 2010.
(98) Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana, Città del Vaticano 20 dicembre 2010.
(99) Cardinale Joseph Ratzinger, concezione illustrata in una conferenza su coscienza e verità tenuta in
occasione del 750° anniversario dell’Università di Siena (1991). Joseph Ratzinger, Elogio della
coscienza, Il Sabato, 16 marzo 1991.
(100) Cardinale Joseph Ratzinger, Ibid.
(101) Riferimento a: Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis splendor.
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 117
Ad una riflessione elementare su noi stessi risulta, del resto, che i criteri originali del
bene e del male, pur essendo immanenti in noi, non ce li diamo da noi; al contrario ci
vengono dati, tanto da emergere alla nostra coscienza come indisponibili.
Considerando etimologicamente la parola conscientia, essa implica comunque il
riferimento a un altro: “coscienza, in effetti, stando al significato proprio della
parola, include un ordine della conoscenza a qualche cosa; infatti, conscientia deriva
da cum alio scientia(102)
”.
Nell’uomo la ragione, in tanto diviene capace di giudicare l’azione secondo i primi
principi del bene e del male, in quanto essa è rivelatrice della legge eterna che è la
ragione divina(103)
.
La coscienza umana ha, quindi, come punto di riferimento una realtà trascendente e
assoluta. In questa dipendenza è tutta la sua grandezza; la capacità, cioè, di
riconoscere la verità e quindi di indicare il bene, un bene che non sia valido soltanto
soggettivamente, ma anche oggettivamente e universalmente(104)
.
La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire
sono accessibili alla ragione a prescindere dal contenuto della rivelazione(105)
.
“Per poter operare rettamente, tuttavia, la ragione deve sempre di nuovo essere
purificata, perché il suo accecamento etico derivante dal prevalere dell’interesse e del
potere che l’abbagliano, è un pericolo mai totalmente eliminabile(106)
”.
Essendo la coscienza la capacità di giudicare rettamente riguardo all’agire morale,
l’educazione della coscienza retta appare tra le questioni fondamentali del nostro
tempo, che è caratterizzato non tanto dal male morale, quanto dalla menzogna sul
male, cioè dal tentativo di giustificarlo come espressione dell’autonomia dell’uomo e,
quindi, come sua piena realizzazione(107)
.
Benché sia chiaro, infine, come già inizialmente indicato, come la relazione tra fede e
ragione sia un’opzione originaria della fede cristiana, appare opportuno che venga
riservata attenzione, per una condivisione senza riserve, al fatto che la ragione evolve
e non può irrigidirsi in una pretesa età dell’oro. Lungi dal voler limitare, dunque, la
“ragione” allo stato che essa aveva raggiunto all’epoca dei Padri della Chiesa, è
essenziale che essa si interroghi sempre di nuovo e che ogni acquisizione diventi una
nuova ricerca(108)
.
E tra le questioni che la teologia deve porsi nei tempi attuali tentando di indicare le
motivazioni a favore, la fondamentale, preliminare a tutte le altre, è se l’opzione per
Dio, per un Dio che è Logos (Ragione) e Amore (ambedue inseparabili) può oggi, nel
contesto delle nostre conoscenze, essere considerata ancora ragionevole(109)
.
_______________
(102) San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae (i, q. 79, a. 13, c.).
(103) San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae (i-ii, q. 19, a. 4; i-ii, q. 91, a. 2).
(104) Francesco Ventorino, Quando la coscienza è una finestra sulla verità, L’Osservatore Romano, 25
dicembre 2010.
(105) Francesco Ventorino, ibid.
(106) Benedetto XVI, Enciclica Deus caritas est (n. 28).
(107) Francesco Ventorino, ibid.
(108) Cardinale Joseph Ratzinger, Risposta al Cardinale Eyt in relazione alla provocazione al dialogo
insita nell’Intervento alla Sorbona in cui si intende invitare a “porsi con rinnovata franchezza e
fermezza le questioni fondamentali che il Papa nell’enciclica Fides et ratio ha proposto come un
impegno comune alla cristianità” (1998).
(109) Cardinale Joseph Ratzinger, Ibid..
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale264
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 265
Bibliografia Essenziale
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale266
Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 267
Platone, Fedro;
Platone, Timeo;
Platone, De Republica;
Aristotele, Poetica
Aristotele, Fisica;
Aristotele, Metafisica;
Libri e documenti
San Paolo, Prima Lettera ai Corinzi;
Sant’Agostino d’Ippona, Sermones;
Sant’Agostino d’Ippona, Epistulae;
Sant’Agostino d’Ippona, Confessiones;
Boezio, De consolatione philosophiae;
Sant’Anselmo d’Aosta, De concordia;
San Tommaso d’Aquino, Breve principium;
San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae;
San Tommaso d’Aquino, Commento al De Trinitate di Boezio;
San Tommaso d’Aquino, Summa contra gentiles;
Bacone Francesco, Saggi;
Montaigne, Saggi;
Hobbes, Leviatano;
Pascal Blaise, Pensieri;
Von Goethe Johann Wolfgang, Faust;
Leone XIII, Lettera Apostolica Saepenumero considerantes, 18 agosto 1883;
Blondel Maurice, L’Action;
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  • 2. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale4 Copia n. _____________ L’autore __________________________ © Copyright: Raimondo Villano. Ricerche ©, creazione, copertina di Raimondo Villano. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell’editore. All right reserved. No part of this book shall be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted by ani means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwise, withoutwritten permission from the publisher. Realizzazione editoriale: Prof. Dott. Maria Rosaria Giordano. Redazione: mobile +39 334 14 33 878; e-mail: farmavillano@libero.it. Advisor executive: Francesco Villano. Editore: Chiron - Praxys dpt. © 2012 Fondazione Chiron, via Maresca 12, scala A - 80058 Torre Annunziata (Napoli). website: www.raimondovillano.com (no profit: chiron). Segreteria: ludovico.ce@libero.it; Vendite: giovanna.ce@alice.it; www.raimondovillano.com (business: editoria) Stampa: MBE - Roma. Prima edizione: marzo 2012. Prima ristampa: ottobre 2012. Seconda ristampa: dicembre 2012; Terza ristampa: febbraio 2013; Seconda Edizione: marzo 2014. Finito di scrivere il 10 gennaio 2012. Pagine complessive: 292. Serie numerata. Questo volume, privo del numero di serie e della firma dell’autore, è da ritenersi contraffatto. Con la Società Dante Alighieri, in accordo con uno dei più importanti dizionari dell’uso della lingua italiana contemporanea, il Devoto-Oli by Mondadori Education, l’autore è “Custode del lemma: digitale” per il 2011/2012 nell’ambito della campagna “Adotta una parola” per la sensibilizzazione del pubblico ad un uso corretto e consapevole delle parole, di sostegno alla conoscenza più ampia del lessico italiano, di monitoraggio di alcuni termini e, più in generale, di promozione della grande varietà di espressione del mondo della comunicazione globale. Tale iniziativa, interpretando il sentimento di affezione verso la propria lingua, è tesa ad arginare l’impoverimento del lessico nella lingua italiana contemporanea e comporta l’impegno sia di segnalare i casi in cui la parola viene usata in modo non adeguato sia di usare la parola scelta tutte le volte che se ne presenta l’occasione. Il lemma assunto in tutela e monitoraggio, espunte le parole base, è acquisito attingendo ad una lista che rappresenta la traccia della lingua italiana nel suo insieme, sia parole che circolano ormai poco, e delle quali si sente la mancanza, sia parole nuove, che lo colpiscono per la loro utilità , sia parole tecniche, alle quali si è legati per lavoro o interessi personali (Firenze, 17 ottobre 2011). ISBN 978-88-97303-16-9. CDD 215 VIL log 2012. LCC HN30-39.
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  • 13. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 25 Alla mia stupenda moglie Maria Rosaria e al mio meraviglioso figlio Francesco, con immenso amore!
  • 14. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 27 Indice Alla ricerca dei punti fermi - Logos e teofania nel tempo digitale 29 Prefazione 35 Parte 1. Aspetti antropologici Capitolo I Problematiche ed azioni politiche 43 Capitolo II Aspetti filosofici, morali ed esistenziali 59 Capitolo III Impatto spaziale. Problemi urbanistici 71 Capitolo IV Impatto sociale 79 Capitolo V Conclusioni 93 Parte 2. Elementi dottrinali Capitolo VI Fede e cultura 99 Capitolo VII Fede e ragione 107 Capitolo VIII Fede e scienza 119 Capitolo IX Fede e amore 127 Capitolo X Fede e arte 133 Parte 3. Riflessioni pastorali Capitolo XI Pastorale e diaconia della cultura digitale 147 Capitolo XII Nuova evangelizzazione nel mondo digitale 165 Capitolo XIII Contributo del laicato cattolico 175 Capitolo XIV Metodica e pedagogia di approccio a web e social media 183 Capitolo XV Elementi progettuali di presenza nel web 207 Parte 4. Orizzonti teofanici Capitolo XVI Tempo digitale 217 Capitolo XVII Spazio digitale 231 Capitolo XVIII Forma e materia 235 Capitolo XIX Bellezza e verità 239 Capitolo XX Conclusioni 247 Appendice 249 Bibliografia essenziale 265 Profilo sintetico dell’autore 285
  • 15. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 29 Alla ricerca dei punti fermi - Logos e teofania nel tempo digitale Sulla tomba di Raffaello Sanzio si legge un’iscrizione latina: Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci rerum magna parens et moriente mori (Qui è quel Raffaello da cui, fin che visse, Madre Natura temette di essere superata, e quando morì temette di morire con lui). Il grande pittore era conosciuto soprattutto per la sua perfezione nel raffigurare ciò che dipingeva. La sua ultima opera è stata La trasfigurazione di Cristo, oggi esposta nella Pinacoteca dei Musei Vaticani. Considerata un'opera innovativa per la maestria nell'utilizzo della luce e l'espressività nella rappresentazione biblica, sembra di conservare ancora le tracce dell'incompiutezza. Le due zone circolari del dipinto sovrapposte creano un’evidente tensione tra orizzonti diversi. Quello in basso, dedicato alla fallita guarigione dell’ossesso, “viene letto” come simbolo della fragilità umana e dell'impotenza di fronte al male, messe in risalto dall'oscurità che travolge i protagonisti dell'episodio. La scena in alto, da cui prende il titolo l'intero dipinto, è investita, invece, da una luce abbagliante e da grande dinamicità che attraggono immediatamente l'attenzione dell'osservatore. Il Logos, l’eterno Verbo del Padre, entra nella dimensione temporale nascondendosi nella forma umana e nell'atto epifanico della trasfigurazione rivela la propria identità divina. L'intero episodio raccontato dagli evangelisti e rappresentato nel dipinto di Raffaello potrebbe, quindi, essere compendiato in tre parole: Logos, teofania e tempo. In un certo senso, il dipinto di Raffaello potrebbe essere una sintesi iconografica dell’umanità di tutti i tempi anche dell’uomo del tempo digitale, che è il nostro. Anche oggi, come allora, l’uomo si ritrova in balia delle fragilità, scosso dalle vecchie e nuove perturbazioni, non di rado avvolto dall’oscurità, ma in cerca della luce e di un orizzonte di speranza, che va oltre un semplice soddisfare il fabbisogno. Di fronte all’evidente smarrimento di una società fluttuante, l’uomo contemporaneo sembra essersi stancato delle incertezze e dei relativismi e, sempre più spesso, insegue delle costanti su cui poggiare la propria esistenza. Nasce, quindi, spontaneamente la domanda: esistono ancora dei punti fermi che ci permettono di orientarci con
  • 16. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale30 sicurezza e ritrovare la strada per un cammino sereno? E se la risposta dovesse risultare positiva ne nascerebbe subito un’altra: quali sono? Raimondo Villano accetta la non facile sfida di indicarli a partire dall’antica categoria del Logos, carica di accezioni che disegnano un ampio percorso di riflessione in cui alla ricerca del senso accompagna anche una ferma volontà di indicare i punti cardinali di riferimento. Non c’è dubbio che, per un cristiano, il Logos rappresenta tale riferimento per eccellenza incidendo non solo sull’intera ermeneutica teologica, ma anche e anzitutto sul vissuto umano nella sua concretezza. La presenza del Verbo si estende su tutta la storia salvifica fin dall’atto creativo e riceve un’espressione unica nel fatto dell’Incarnazione, quando vengono annullate in maniera radicale e del tutto singolare le distanze tra Dio e l’uomo, perché l’Eterno inizia ad esistere nel tempo diventando l’Emmanuele Dio con noi (Mt 1, 23). Il Verbo, pertanto, diviene una costante, un riferimento che sin dagli inizi della storia della salvezza accompagna l’uomo diventando il desiderio del cuore, la regola di vita e la lampada nel cammino che non si spegne mai, perché - come dice la Scrittura - tutto passerà, ma la Parola di Dio rimarrà in eterno (1 Pt 1, 25). Nel Verbo Incarnato ogni cristiano ritrova l’orientamento ideale della propria vita, la sua sorgente (Gv 1, 3. 10; Eb 1, 2), principio di continuità (Eb 1,3) e sua meta (Ap 22, 13). Ma l’audacia della scelta di Villano non consiste solo nella capacità di indicare un concetto caro a chi si ricollega idealmente all’orizzonte dell’insegnamento biblico, ma anche nell’aver scelto una categoria che, essendo cruciale per la Bibbia, può costituire un riferimento universale per chi, pur non condividendo la stessa eredità di fede, desidera la comprensione della realtà, cioè cerca la verità e vuole seguirla. Il termine logos, infatti, è segnato dall’universalità, considerando che già nell’antichità diventa decisivo al di fuori del cerchio della rivelazione giudeo-cristiana e costituisce un riferimento importante per il nobile pensiero della filosofia greca. Basta ricordare il significato attribuitogli da Eraclito (550 ca - 480 ca a.C.) di ragione universale investita di un carattere divino che permea ogni cosa e crea l’armonia del mondo; oppure da Platone (427 - 347 a. C.) che, pur limitando la sua comprensione alla dimensione del discorso o della ragione, riconosce in esso qualcosa di trascendente per il suo legame con la verità. Con diverse accezioni, il logos accompagna la riflessione di Aristotele (384 - 322 a. C), degli Stoici dal III secolo a.C. in poi, e di
  • 17. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 31 Filone di Alessandria (20 a.C. - 50), costituendo qualcosa di più di una semplice categoria speculativa: una chiave di comprensione della realtà. È chiaro che, nella tradizione cristiana, il Logos (il Verbo, la Parola) riceve un significato molto più ampio racchiudendo in sé una dimensione epifanico-teofanica. La sua unicità consiste nell’essere sia un riferimento ideale della vita, sia uno “strumento” privilegiato di comprensione, che rende accessibili gli eventi teofanici offrendo una chiave di lettura e guidando l’uomo verso un rapporto consapevole con Dio. L’espressione epifanica più radicale, però, si manifesta quando il Verbo stesso diventa il protagonista della storia attraverso l’Incarnazione, assumendo la natura umana e diventando allo stesso tempo l’immagine del Dio invisibile (Col 1, 15). Tuttavia, sembra che la tradizione occidentale, a differenza di quella bizantina, nella riflessione teologica privilegi più la dimensione speculativa degli eventi epifanici che la simbolico - rappresentativa. Nella tradizione bizantina dell'iconografia persiste la convinzione che l'icona, nel suo esprimere il divino, vada oltre una semplice raffigurazione artistica. Tutte le fasi dello “scrivere” un'icona mirano a un solo obiettivo: “fissare l'evento” epifanico. La tavola di legno su cui si posa l’immagine solo apparentemente circoscrive il sacro, il trascendente. In realtà, nel “fissare l’evento”, l’icona attua un’epifania, diventando una sorta di finestra tra divino e umano. L’immagine sacra, quindi, supera il limite del “rimandare verso”… e della rappresentazione, tanto da veder coniare un vero e proprio titolo acheropite, per le icone considerate non dipinte da mano umana.L’icona, pertanto, comunica e crea un dinamismo di incontro tra Dio e uomo, aprendo quest’ultimo alla dimensione salvifica. In questo senso, nella spiritualità bizantina l’icona verrà vista come mezzo epifanico pari ad esempio, alla Parola del Vangelo. In questa prospettiva, quindi, Logos e teofania sono tutt’uno trovando un’espressione straordinaria nella cornice del tempo. Il Verbo, infatti, incide sul tempo modificando il suo paradigma interpretativo. Il succedersi dei momenti, inteso come chrónos, subirà un cambiamento radicale e straordinario, con l’ingresso del Verbo nella dimensione temporale. Nel Verbo Incarnato il tempo si ricongiunge all'eternità di Dio, e la Sua presenza nel mondo traccia un nuovo orizzonte di riferimento: quello dell'incontro tra Dio e l'uomo. Ed è proprio in questo orizzonte che avviene una radicale trasformazione: il tempo inteso come chrónos diventa il tempo inteso come kairós, ossia il tempo salvifico, il
  • 18. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale32 tempo dell'incontro intimo con Dio che si rende presente nella storia dell'uomo. Lo svolgersi degli eventi, che nella prospettiva cosmica delle credenze arcaiche trasmetteva l'idea di regolarità e di una certa circolarità, riceverà una comprensione nuova, lineare e aperta al futuro, che non si esaurisce nella ciclicità ma proietta l’uomo verso eternità. Così, l'uomo, pur vivendo nell’abituale cornice del tempo-chrónos, entra nella dimensione del tempo-kairós scandito dall'incontro con Dio, sempre nuovo e dinamico, che diventa anche la misura della storia e dell’esistenza umana qualitativamente diverse. In questo libro di Villano, le categorie del Logos, della teofania e del tempo si intrecciano con varia intensità, offrendo una lettura anticonformista dell’uomo contemporaneo e della sua cultura. Da essa emerge un messaggio inconfondibile: il continuo cercare dei punti fermi di riferimento e l'impegno a costruire su di essi la propria esistenza sono espressione di una vita qualitativamente migliore. Nelle pagine che seguono è stato indicato un arduo ma interessante percorso di riflessione che attraversa diversi ambiti e si confronta con varie realtà: da quelle più vicine alla quotidianità come la politica e l’agire sociale a quelle sublimi della metafisica e dell’estetica. Ma, per certi versi, questo libro è anche un compendio della comprensione della cultura nelle sue molteplici espressioni alla luce degli autori classici e del magistero della Chiesa. Perciò, accanto alle riflessioni dell’autore, si potranno trovare anche ampie citazioni di alcuni testi fondamentali a comporre quasi una piccola antologia di riferimento. Un aspetto importante di questo libro è l'attenzione riservata al presente. Il tempo digitale, indicato come una componente essenziale della riflessione. Già a partire dal titolo, il libro, nasconde in sé una serie di domande fondamentali: le categorie classiche, come quella del Logos, hanno ancora ragione di essere riproposte? Sono ancora comprensibili o almeno traducibili per l'uomo contemporaneo? E quest’ultimo, può abbracciare il Logos ed entrare anche oggi nella prospettiva dell'esperienza di tipo epifanico? Inoltre, il “tempo digitale”, l'era degli eventi scollegati e estremamente relativizzati, il tempo delle autostrade telematiche dove l'informazione sovrabbonda e, a volte, soffoca la dimensione contemplativa dell’essere, “l’era fluttuante”, può costituire un luogo d'incontro tra l'eternità e il presente, tra l'assoluto e il contingente? Infine, l’uomo contemporaneo è ancora capace di sperimentare quel tipo di incontro con la Parola, con il Verbo, così da
  • 19. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 33 essere trasformato radicalmente nella sua esistenza per diventare un'icona di Dio, ovvero l’imago Chrisiti che riflette l’imago Dei? La risposta di Villano è audace e serena. L’autore non è intimorito dal tempo virtuale, che penetrando nella cultura ne condiziona le basi cambiandole e, non di rado, sconvolgendole. L’afflizione del tempo fluttuante, che sembra affermarsi e propagarsi mentre in realtà si dissolve nel nulla, non deve per forza opprimerci. L’uomo di oggi può ritrovare un orizzonte positivo per la propria esistenza. Logos, teofania e tempo sono termini che codificano un percorso da seguire non solo dal punto di vista della comprensione speculativa, ma anche dell’esperienza esistenziale. Il Verbo, accolto e vissuto, diventa una forza trasformatrice al punto d’innalzare l’uomo verso una nuova dimensione, una nuova dignità, rendendolo imago Dei, un segno visibile quasi epifanico. Come nel quadro di Raffaello c’è chi rimane circondato dall’oscurità, chi è turbato dalla realtà che lo spaventa e chi, invece, guarda la luce e indica il Cristo trasfigurato nel fiducioso gesto di certezza di aver trovato la strada da seguire. In un contesto socio- culturale in cui gradualmente vengono meno le certezze, e con esse anche la speranza, il tentativo di restituire fiducia offerto da Villano incoraggia e apre insperati laboratori di ricerca. Rev. Tomasz Trafny Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede Direttore esecutivo del Progetto STOQ(*) Pontificio Consiglio della Cultura Città del Vaticano _______________ (*) Progetto Science, Theology and the Ontological Quest che, in collaborazione con le sette Università Pontificie Romane (Lateranense, Gregoriana, Regina Apostolorum, San Tommaso - Angelicum, Santa Croce, Salesiana, Urbaniana), è teso a sviluppare il dialogo fra scienza, filosofia e teologia, al fine di confrontare la visione cristiana del mondo, dell’uomo e della società con le molteplici sfide teoretiche, etiche e culturali che nascono dallo sviluppo della scienza ed è diretto a studenti, scienziati, filosofi e teologi e a quanti siano interessati ad approfondire le basi razionali della propria fede o ad approfondire la possibilità di divenire credenti all’inizio del Terzo Millennio.
  • 20. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 35 Prefazione Tra il 1985 e il 2000 essenzialmente quattro punti, per così dire cardinali, dominavano i miei interessi e la mia esistenza: la vita sentimentale prima e coniugale poi, la professione, gli studi e l’attività umanitaria. Nel tempo, in pratica, quest’ultima e, in larga misura, l’attività professionale divennero, ancorché ne avessi completa consapevolezza, tendenzialmente una vera e propria forma di “apostolato”. D’altro canto, ciò che ho indicato quale ambito di studio era costituito, in effetti, sia da approfondimento scientifico, umanistico, tecnico e culturale di determinate discipline a me congeniali, sia più che da un mero studio da una vera e propria formazione spirituale autodidatta, prevalentemente incentrata su documenti del Magistero petrino e pastorali. Tale attitudine, poi, in tempi non lunghi mi fece tacciare “amichevolmente” di una “dipendenza quasi eccessiva” nell’ambiente di una blasonata organizzazione non governativa internazionale in cui operavo a vari livelli da dirigente. Decisamente questo episodio determinò per taluni versi una mia correzione di rotta, nel senso che dismisi pubblicamente l’abito stricto sensu di “intellettuale” di matrice cristiana a tutto vantaggio del rafforzamento dell’azione umanitaria e caritativa, sempre secondo i dettami della dottrina sociale della Chiesa in me radicati: una veste, quindi, più laica ed in chiave dialettica con varie espressioni di realtà confessionali diverse presenti nella citata qualificata o.n.g. a me tanto cara, ora come allora. Con il senno di poi, dunque, vedendo opportunità di carità ed attuandole, forse, inconsapevolmente, per dirla parafrasando con Sant’Agostino(1) , avevo quasi la grazia di contemplare al mio orizzonte il bagliore della Trinità. Dal punto di vista della formazione e degli studi, poi, il fenomeno emergente della società globale dell’informazione, dopo oltre un decennio di approfondimenti, approdò nel 1996 nella pubblicazione del libro “Verso la società globale dell’informazione” in cui effettuavo un’analisi dei principali fattori problematici di genesi e sviluppo sia in termini scientifici che umanistici, con approfondimenti essenziali di aspetti filosofici ed esistenziali con accenni teologici e pastorali. Fu uno dei miei pochi libri di maggiore complessità.
  • 21. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 97 Parte Seconda Elementi Dottrinali “Nel campo profano, gli uomini di pensiero, anche e forse specialmente in Italia, non pensano nulla di Cristo. Egli è un ignoto, un dimenticato, un assente, in gran parte della cultura contemporanea” Giovanni Battista Montini Introduzione allo studio di Cristo (1933)
  • 22. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 107 CAPITOLO VII Fede e ragione La relazione tra fede e ragione è un’opzione originaria della fede cristiana, già chiaramente formulata nella letteratura profetica e sapienziale dell’Antico Testamento e, successivamente, ripresa risolutamente dal Nuovo Testamento(58) . “La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità(59) ”. Non si vola verso la verità con una sola ala, né con la sola fede né con la sola ragione. Spetta alla teologia, e segnatamente alla “teologia fondamentale”, “mostrare l’intima compatibilità tra la fede e la sua esigenza essenziale di esplicitarsi mediante una ragione che sia in grado di dare in piena libertà il suo assenso(60) ”. L’una sostiene l’altra, dunque, e ognuna ha il suo proprio ambito di azione(61) , “nonostante vi siano ancora quelli che vorrebbero disgiungere l’una dall’altra. Coloro che propongono questa esclusione positivistica del divino dall’universalità della ragione non solo negano quella che è una delle più profonde convinzioni dei credenti: essi finiscono per contrastare proprio quel dialogo delle culture che loro stessi propongono. Una comprensione della ragione sorda al divino, che relega le religioni nel regno delle subculture, è incapace di entrare in quel dialogo delle culture di cui il nostro mondo ha così urgente bisogno(62) . Alla fine, la ‘fedeltà all’uomo esige la fedeltà alla verità che, sola, è garanzia di libertà’(63) ”. In un tornante storico che pare aver smarrito la limpidezza del giudizio circa la capacità stessa dell’uomo di conoscere il reale, di giungere alla verità, conformando la propria esistenza alla verità incontrata e conosciuta, il Pontefice richiama con vigore la Chiesa tutta, e con essa l’umanità, a un vibrato recupero delle reali potenzialità della ragione umana, creata da Dio e, comunque, capace di relazionarsi con la realtà, conoscendola davvero(64) . “Sia la ragione che la fede si sono impoverite e sono divenute deboli l’una di fronte all’altra. La ragione, privata dell’apporto della Rivelazione, ha percorso sentieri laterali che rischiano di farle perdere di vista la sua meta finale. La fede, privata della ragione, ha sottolineato il sentimento e l’esperienza, correndo il rischio di non essere più una proposta universale. _______________ (58) Cardinale Joseph Ratzinger, Risposta al Cardinale Eyt in relazione alla provocazione al dialogo insita nell’Intervento alla Sorbona in cui si intende invitare a “porsi con rinnovata franchezza e fermezza le questioni fondamentali che il Papa nell’enciclica Fides et ratio ha proposto come un impegno comune alla cristianità” (1998). (59) Apertura della splendida Enciclica Fides et ratio, uno dei momenti “alti” del magistero di Papa Giovanni Paolo II e della Chiesa tutta (14 settembre 1998). (60) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 67). (61) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 17). (62) Benedetto XVI, Discorso al mondo universitario e ai rappresentanti accademici e delle istituzioni culturali della Repubblica Ceca, castello di Praga 27 settembre 2009. (63) Benedetto XVI, Enciclica Caritas in veritate (n. 9). (64) Arciv. Mauro Piacenza, Segretario della Congregazione per il Clero, Alleniamoci alle domande fondamentali, L'Osservatore Romano - 12 novembre 2009.
  • 23. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale108 È illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggiore incisività; essa, al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione. Alla stessa stregua, una ragione che non abbia innanzi una fede adulta non è provocata a puntare lo sguardo sulla novità e radicalità dell’essere(65) ”. “[...] La fede della Chiesa si è sempre attenuta alla convinzione che tra Dio e noi, tra il suo eterno Spirito creatore e la nostra ragione creata esista una vera analogia in cui - come dice il Concilio Lateranense IV nel 1215 - certo le dissomiglianze sono infinitamente più grandi delle somiglianze, non tuttavia fino al punto da abolire l’analogia e il suo linguaggio. Dio non diventa più divino per il fatto che lo spingiamo lontano da noi in un volontarismo puro e impenetrabile, ma il Dio veramente divino è quel Dio che si è mostrato come logos [ragione, ndr] e come logos ha agito e agisce pieno di amore in nostro favore. Certo, l’amore, come dice Paolo, sorpassa la conoscenza ed è per questo capace di percepire più del semplice pensiero (cfr. Ef 3, 19), tuttavia esso rimane l’amore del Dio-Logos, per cui il culto cristiano è, come dice ancora Paolo, loghikè latreía - un culto che concorda con il Verbo eterno e con la nostra ragione (cfr. Rm 12, 1)(66) ”. “Nel mondo occidentale domina largamente l’opinione che soltanto la ragione positivista e le forme di filosofia da essa derivanti siano universali. Ma le culture profondamente religiose del mondo vedono proprio in questa esclusione del divino dall’universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture(67) ”. Vi sono “patologie minacciose della religione e della ragione, patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell’ethos non la riguardano più(68) ”. Queste patologie, oggi, hanno soprattutto il nome di integralismo e di fondamentalismo, mentre la mens sana comporta una ragione che di fronte agli interrogativi fondamentali della vita si apra alla religione e una religiosità che dalla ragione attinga quelle motivazioni umano-scientifiche che rendano la nostra pietas un rationabile obsequium. “L’Occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione contro gli interrogativi fondamentali della sua ragione, e così potrebbe subire solo un grande danno. Il coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione, non il rifiuto della sua grandezza, è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla fede biblica, entra nella disputa del tempo presente(69) ”. I “sentieri laterali” di cui parlava Giovanni Paolo II e le “patologie” richiamate da Benedetto XVI avviano il percorso della ragione verso quel relativismo che la ragione lasciata a sé stessa e non illuminata dalla fede pretende garante della libertà che, invece, approda all’arbitrio che cancella quella “proposta universale”, condizione irrinunciabile per la promozione e la difesa dei diritti umani fondamentali _______________ (65) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 48). (66) Lezione dedicata al rapporto essenziale tra fede e ragione tenuta da Benedetto XVI all’Università di Regensburg in Germania il 12 settembre 2006. (67), (68) Ibid. (69) Illuminante conclusione della conferenza di Regensburg.
  • 24. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 109 incentrati nel diritto alla vita e nell’affermazione della dignità e sacralità della persona umana. Il relativismo che, in teoria, pretende di difendere i diritti di tutti, in realtà mina alle fondamenta i diritti irrinunciabili di ciascuno. Il pericolo del mondo occidentale - per parlare solo di questo - è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità. E ciò significa allo stesso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilità, costretta a riconoscerla come criterio ultimo(70) . Detto dal punto di vista della struttura dell’università: esiste il pericolo che la filosofia, non sentendosi più capace del suo vero compito, si degradi in positivismo; che la teologia col suo messaggio rivolto alla ragione, venga confinata nella sfera privata di un gruppo più o meno grande(71) . Se però la ragione - sollecita della sua presunta purezza - diventa sorda al grande messaggio che le viene dalla fede cristiana e dalla sua sapienza, inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita. Perde il coraggio per la verità e così non diventa più grande, ma più piccola(72) . Applicato alla nostra cultura europea ciò significa: se essa vuole solo autocostruirsi in base al cerchio delle proprie argomentazioni e a ciò che al momento la convince e - preoccupata della sua laicità - si distacca dalle radici delle quali vive, allora non diventa più ragionevole e più pura, ma si scompone e si frantuma(73) . Che cosa ha da fare o da dire il Papa nell’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Al di là del suo ministero di Pastore nella Chiesa e in base alla natura intrinseca di questo ministero pastorale è suo compito mantenere desta la sensibilità per la verità; invitare sempre di nuovo la ragione a mettersi alla ricerca del vero, del bene, di Dio e, su questo cammino, sollecitarla a scorgere le utili luci sorte lungo la storia della fede cristiana e a percepire così Gesù Cristo come la Luce che illumina la storia ed aiuta a trovare la via verso il futuro(74) . “Fede e ragione, in reciproco dialogo, vibrano di gioia quando sono entrambe animate dalla ricerca dell’intima unione con Dio(75) ”. Quando l’amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita dalla ragione, si allarga. La verità è ricercata con umiltà, accolta con stupore e gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solo se ama la verità. L’amore diventa intelligenza e la teologia autentica sapienza del cuore, che orienta e sostiene la fede e la vita dei credenti. Il problema fondamentale è quello della Verità. Occorre superare la “prigionia delle interpretazioni” propria della mentalità storica, anzi storicistica, che ha invaso la cultura occidentale e che ha visto il ripiegamento della ragione su se stessa. Occorre rompere le barriere erette dall'eclettismo, dallo storicismo, dallo scientismo, dal pragmatismo, dal nichilismo e anche a non abbandonarsi a una forma di _______________ (70) Benedetto XVI, Discorso all’Università “La Sapienza” di Roma. (71) - (74) Benedetto XVI, ibid.. (75) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (Incipit).
  • 25. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale110 postmodernità, che sfocia in un decadente compiacimento nella stessa negatività, come rinuncia a ogni senso e sceglie di accontentarsi del provvisorio e dell’effimero. La questione della verità, le domande che la filosofia, in senso classico e originario, ha espresso riguardano, invece, la questione dell’essere dell'uomo, all’interno di culture che si sono autosuperate (ebraica, greca) per aprirsi ed entrare nella vastità della verità comune a tutti. Emerge, quindi, una circolarità tra fede e filosofia “nel senso che la teologia ha come punto di partenza sempre la Parola di Dio, ma poiché questa Parola è verità, la collocherà sempre in relazione con la ricerca umana della verità, con l'impegno della ragione per la verità e così nel dialogo con la filosofia. La ricerca della verità da parte del credente si realizza così in un movimento, nel quale ascolto della Parola divenuta storia e ricerca della ragione si incontrano continuamente(76) ”. “Le vie per raggiungere la verità rimangono molteplici”. Ma ciò che i Padri a differenza del pagano Simmaco non misero mai in dubbio è che “ciascuna di queste vie può essere percorsa, purché conduca alla meta finale, ossia alla rivelazione di Gesù Cristo”. E proprio qui risiede l’originale, perenne magistero dei Padri circa il rapporto fede- ragione. “Essi accolsero in pieno la ragione aperta all’assoluto e in essa innestarono la ricchezza proveniente dalla Rivelazione (...) Dinanzi alle filosofie, i Padri non ebbero tuttavia timore di riconoscere tanto gli elementi comuni quanto le diversità che esse presentavano rispetto alla Rivelazione(77) ”. Il grande Padre africano sant’Agostino d’Ippona, il Dottore serafico teologo francescano San Bonaventura da Bagnoregio e San Tommaso d’Aquino sono i sommi maestri che con diversa sensibilità hanno cercato di capire il rapporto tra fede e ragione, tra fede e storia; in altri termini, quale rapporto ci possa essere tra Dio e l'uomo, tra la realtà invisibile e quella visibile e come cambi il senso della vita personale e sociale aprendo la propria anima e il proprio intelletto alla contemplazione di Dio. La filosofia, scriveva san Bonaventura, è una via per arrivare alle altre scienze, ma chi si vuole fermare cade nelle tenebre. Andare oltre la conoscenza di ragione aprendosi, almeno come interrogativo plausibile, alla conoscenza della fede ha rappresentato un filo costante nella riflessione dei Padri della Chiesa(78) . E per san Bonaventura Cristo rimane la via di tutte le scienze. Di Dio non si può fare a meno perché egli è più intimo a noi di quanto non lo siamo a noi stessi. Difficile, pure volendo, accantonarlo e isolarlo, dal momento che Dio non è avversario dell’uomo. Come insegna Bonaventura e come ripete in molti modi Benedetto XVI. San Tommaso d’Aquino, il Doctor Angelicus et communis, è “un teologo di tale valore che lo studio del suo pensiero è stato esplicitamente raccomandato dal Concilio Vaticano II (...) in due documenti, il decreto Optatam totius, sulla formazione al sacerdozio, e la dichiarazione Gravissimum educationis, che tratta dell’educazione cristiana. _______________ (76) Cardinale Joseph Ratzinger, Intervento alla Sorbona, Parigi 1998. (77) Giovanni Paolo II, Enciclica Fides et ratio (n. 41). (78) Da Agostino a Bonaventura, L’Osservatore Romano, 6 settembre 2009.
  • 26. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 111 Del resto, già nel 1880 il Papa Leone XIII, suo grande estimatore e promotore di studi tomistici, volle dichiarare San Tommaso Patrono delle Scuole e delle Università Cattoliche(79) . Tommaso d’Aquino si concentra sulla distinzione fra filosofia e teologia, perché all’epoca, alla luce da una parte della filosofia aristotelica e platonica e dall’altra la filosofia elaborata dai Padri della Chiesa “la questione pressante era: (…) il mondo della razionalità, la filosofia pensata senza Cristo, e il mondo della fede sono compatibili? Oppure si escludono? San Tommaso era fermamente convinto della loro compatibilità - anzi che la filosofia elaborata senza conoscenza di Cristo quasi aspettava la luce di Gesù per essere completa. Questa è stata la grande ‘sorpresa’ di Tommaso, che ha determinato il suo cammino di pensatore. Mostrare questa indipendenza di filosofia e teologia e, nello stesso tempo, la loro reciproca relazionalità, è stata la missione storica del grande maestro(80) ”. “La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza - la fede e la ragione - può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il ‘Logos’ divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione(81) ”. “La ragione accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata; la fede, invece, accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela(82) ”. “Questa distinzione assicura l'autonomia tanto delle scienze umane (...) quanto delle scienze teologiche. Essa però non equivale a separazione, ma implica piuttosto una reciproca e vantaggiosa collaborazione. La fede, infatti, protegge la ragione da ogni tentazione di sfiducia nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti e, quando la ragione stessa si applica alla sfera soprannaturale del rapporto tra Dio e uomo, arricchisce il suo lavoro(83) ”. “Non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi mezzi, può fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che san Tommaso riassume nel Proemio: “Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede(84) ”. Alla luce dell’insegnamento di San Tommaso, dunque, “la teologia afferma che, per quanto limitato, il linguaggio religioso è dotato di senso, come una freccia che si dirige verso la realtà che significa(85) ”. “Il motivo dell’apprezzamento di san Tommaso risiede non solo nel contenuto del suo insegnamento, ma anche nel metodo da lui adottato, soprattutto la sua nuova sintesi e distinzione tra filosofia e teologia(86) ”. “I Padri della Chiesa si trovavano confrontati con diverse filosofie di tipo platonico, nelle quali si presentava una visione completa del mondo e della vita, includendo la questione di Dio e della religione. _______________ (79) Benedetto XVI, Catechesi dell’Udienza Generale, Città del Vaticano 16 giugno 2010. (80) - (86) Ibid.
  • 27. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale112 Questa visione, basata sulla rivelazione biblica ed elaborata con un platonismo corretto alla luce della fede, essi la chiamavano la ‘filosofia nostra’. La parola ‘filosofia’ non era quindi espressione di un sistema puramente razionale e, come tale, distinto dalla fede, ma indicava una visione complessiva della realtà, costruita nella luce della fede, ma fatta propria e pensata dalla ragione; una visione che, certo, andava oltre le capacità proprie della ragione, ma che, come tale, era anche soddisfacente per essa. Per san Tommaso l’incontro con la filosofia pre-cristiana di Aristotele (morto circa nel 322 a.C.) apriva una prospettiva nuova. La filosofia aristotelica era, ovviamente, una filosofia elaborata senza conoscenza dell’Antico e del Nuovo Testamento, una spiegazione del mondo senza rivelazione, per la sola ragione. E questa razionalità conseguente era convincente. Così la vecchia forma della ‘filosofia nostra’ dei Padri non funzionava più. La relazione tra filosofia e teologia, tra fede e ragione, era da ripensare. Esisteva una “filosofia” completa e convincente in se stessa, una razionalità precedente la fede, e poi la “teologia”, un pensare con la fede e nella fede. La questione pressante era questa: il mondo della razionalità, la filosofia pensata senza Cristo, e il mondo della fede sono compatibili? Oppure si escludono? Non mancavano elementi che affermavano l’incompatibilità tra i due mondi, ma san Tommaso era fermamente convinto della loro compatibilità - anzi che la filosofia elaborata senza conoscenza di Cristo quasi aspettava la luce di Gesù per essere completa. Questa è stata la grande ‘sorpresa’ di san Tommaso, che ha determinato il suo cammino di pensatore. Mostrare questa indipendenza di filosofia e teologia e, nello stesso tempo, la loro reciproca relazionalità è stata la missione storica del grande maestro(87) ”. “Nel suo lavoro teologico, san Tommaso suppone e concretizza questa relazionalità. La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana acquisisce. La fiducia che san Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza - la fede e la ragione - può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il Logos divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione. Insieme con l’accordo tra ragione e fede, si deve riconoscere, d’altra parte, che esse si avvalgono di procedimenti conoscitivi differenti. La ragione accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata; la fede, invece, accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela(88) ”. D’altra parte, non è soltanto la fede che aiuta la ragione. Anche la ragione, con i suoi mezzi, può fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che san Tommaso riassume nel proemio del suo commento al De Trinitate di Boezio: “Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede” (q. 2, a. 2). Tutta la storia della teologia è, in fondo, l’esercizio di questo impegno dell’intelligenza, che mostra l’intelligibilità della fede, la sua articolazione e armonia interna, la sua ragionevolezza e la sua capacità di promuovere il bene dell’uomo(89) ”. _______________ (87) - (89) Ibid
  • 28. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 113 “San Tommaso, sottolineando il ruolo fondamentale, nella vita morale, dell’azione dello Spirito Santo, della Grazia, da cui scaturiscono le virtù teologali e morali, fa comprendere che ogni cristiano può raggiungere le alte prospettive del ‘Sermone della Montagna’ se vive un rapporto autentico di fede in Cristo, se si apre all’azione del suo Santo Spirito. Però - aggiunge l’Aquinate - ‘anche se la grazia è più efficace della natura, tuttavia la natura è più essenziale per l'uomo’ (Summa Theologiae, ia, q. 29, a. 3), per cui, nella prospettiva morale cristiana, c’è un posto per la ragione, la quale è capace di discernere la legge morale naturale. La ragione può riconoscerla considerando ciò che è bene fare e ciò che è bene evitare per il conseguimento di quella felicità che sta a cuore a ciascuno, e che impone anche una responsabilità verso gli altri, e, dunque, la ricerca del bene comune. In altre parole, le virtù dell’uomo, teologali e morali, sono radicate nella natura umana. La Grazia divina accompagna, sostiene e spinge l’impegno etico ma, di per sé, secondo san Tommaso, tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa nella formulazione delle leggi positive, quelle cioè emanate dalle autorità civili e politiche per regolare la convivenza umana(90) ”. “In conclusione, Tommaso ci propone un concetto della ragione umana largo e fiducioso: largo perché non è limitato agli spazi della cosiddetta ragione empirico- scientifica, ma aperto a tutto l’essere e quindi anche alle questioni fondamentali e irrinunciabili del vivere umano; e fiducioso perché la ragione umana, soprattutto se accoglie le ispirazioni della fede cristiana, è promotrice di una civiltà che riconosce la dignità della persona, l’intangibilità dei suoi diritti e la cogenza dei suoi doveri(91) ”. “Se è vero che alcuni ritengono che le domande sollevate dalla religione, dalla fede e dall’etica non abbiano posto nell’ambito della ragione pubblica, tale visione non è per nulla evidente. La libertà che è alla base dell’esercizio della ragione nella Chiesa ha uno scopo preciso: essa è diretta alla ricerca della verità, e come tale esprime una dimensione propria del Cristianesimo. In verità, la sete di conoscenza dell’uomo spinge ogni generazione ad ampliare il concetto di ragione e ad abbeverarsi alle fonti della fede(92) . La grande tradizione formativa, aperta al trascendente, che è all’origine delle università in tutta Europa, è stata sistematicamente sovvertita dalla riduttiva ideologia del materialismo, dalla repressione della religione e dall’oppressione dello spirito umano. Nel 1989, tuttavia, il mondo è stato testimone in maniera drammatica del rovesciamento di una ideologia totalitaria fallita e del trionfo dello spirito umano. L’anelito per la libertà e la verità è parte inalienabile della nostra comune umanità. Esso non può mai essere eliminato e, come la storia ha dimostrato, può essere negato solo mettendo in pericolo l’umanità stessa. È a questo anelito che cercano di rispondere la fede religiosa, le varie arti, la filosofia, la teologia e le altre discipline scientifiche, ciascuna col proprio metodo, sia sul piano di un’attenta riflessione che su quello di una buona prassi. _______________ (90) - (91) Ibid. (92) Benedetto XVI, Discorso al mondo universitario e ai rappresentanti accademici e delle istituzioni culturali della Repubblica Ceca, castello di Praga 27 settembre 2009.
  • 29. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale114 Sin dai tempi di Platone, l’istruzione non consiste nel mero accumulo di conoscenze o di abilità, bensì in una paideia, una formazione umana nelle ricchezze di una tradizione intellettuale finalizzata a una vita virtuosa(93) . Se è vero che le grandi università, che nel medioevo nascevano in tutta Europa, tendevano con fiducia all’ideale della sintesi di ogni sapere, ciò era sempre a servizio di un’autentica humanitas, ossia di una perfezione dell’individuo all’interno dell'unità di una società bene ordinata. Allo stesso modo oggi: una volta che la comprensione della pienezza e unità della verità viene risvegliata nei giovani, essi provano il piacere di scoprire che la domanda su ciò che essi possono conoscere dispiega loro l’orizzonte della grande avventura su come debbano essere e cosa debbano compiere. Deve essere riguadagnata l’idea di una formazione integrale, basata sull’unità della conoscenza radicata nella verità. Ciò può contrastare la tendenza, così evidente nella società contemporanea, verso la frammentazione del sapere. Con la massiccia crescita dell’informazione e della tecnologia nasce la tentazione di separare la ragione dalla ricerca della verità. La ragione però, una volta separata dal fondamentale orientamento umano verso la verità, comincia a perdere la propria direzione. Essa finisce per inaridire o sotto la parvenza di modestia, quando si accontenta di ciò che è puramente parziale o provvisorio, oppure sotto l’apparenza di certezza, quando impone la resa alle richieste di quanti danno in maniera indiscriminata uguale valore praticamente a tutto. Il relativismo che ne deriva genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce all'autonomia delle istituzioni accademiche(94) . Cosa potrà accadere se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento a una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore e che sono fortemente finanziate? Cosa potrà accadere se, nell’ansia di mantenere una secolarizzazione radicale, finisse per separarsi dalle radici che le danno vita? Le nostre società non diventeranno più ragionevoli o tolleranti o duttili, ma saranno piuttosto più fragili e meno inclusive, e dovranno faticare sempre di più per riconoscere quello che è vero, nobile e buono(95) . Vi sono, poi, molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini avvalendosi anche del ruolo “correttivo” della religione nei confronti della ragione. Ad esempio, “(…) ogni generazione, mentre cerca di promuovere il bene comune, deve chiedersi sempre di nuovo: quali sono le esigenze che i governi possono ragionevolmente imporre ai propri cittadini, e fin dove esse possono estendersi? A quale autorità ci si può appellare per risolvere i dilemmi morali? Queste questioni ci portano direttamente ai fondamenti etici del discorso civile. Se i principi morali che sostengono il processo democratico non si fondano, a loro volta, su nient’altro di più solido che sul consenso sociale, allora la fragilità del processo si mostra in tutta la sua evidenza. Qui si trova la reale sfida per la democrazia. L’inadeguatezza di soluzioni pragmatiche, di breve termine, ai complessi problemi sociali ed etici è stata messa in tutta evidenza dalla recente crisi finanziaria globale. _______________ (93) - (95) Benedetto XVI, Ibid.
  • 30. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 115 Vi è un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo. Così come ‘ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale’ (Caritas in veritate, 37), analogamente, nel campo politico, la dimensione morale delle politiche attuate ha conseguenze di vasto raggio, che nessun governo può permettersi di ignorare. Una positiva esemplificazione di ciò si può trovare in una delle conquiste particolarmente rimarchevoli del Parlamento britannico: l’abolizione del commercio degli schiavi. La campagna che portò a questa legislazione epocale, si basò su principi morali solidi, fondati sulla legge naturale, e ha costituito un contributo alla civilizzazione di cui questa nazione può essere giustamente orgogliosa. La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche? La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione. Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti - ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione - bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi. Questo ruolo ‘correttivo’ della religione nei confronti della ragione, tuttavia, non è sempre bene accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali. E, a loro volta, queste distorsioni della religione emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all'interno della religione. È un processo che funziona nel doppio senso. Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana. Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Per questo vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede - il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso - hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà. La religione, in altre parole, per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale contesto, non posso che esprimere la mia preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore. Vi sono alcuni che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che - paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni - ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire
  • 31. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale116 contro la propria coscienza. Questi sono segni preoccupanti dell'incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica(96) ”. Ciascun esponente del mondo politico, economico e culturale, nelle rispettive sfere di influenza, andrebbe, pertanto, invitato a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale(97) ”. Il nostro tempo, inoltre, è paragonabile al periodo del tramonto dell’impero romano, quando “il disfacimento degli ordinamenti portanti del diritto e degli atteggiamenti morali di fondo, che ad esso davano forza, causava la rottura degli argini che fino a quel momento avevano protetto la convivenza pacifica fra gli uomini”. Anche oggi, infatti, si ha l’impressione che “il consenso morale si stia dissolvendo(98) ”. Per opporci efficacemente a tale processo di degrado della vita personale e sociale, bisogna cogliere il suo fondamento ideologico. Negli anni Settanta si asseriva - persino nell’ambito della teologia cattolica - “che non esisterebbero né il male in sé, né il bene in sé. Niente sarebbe in se stesso bene o male. Tutto dipenderebbe dalle circostanze o dal fine inteso”. In questa prospettiva si è fatta strada una concezione della coscienza individuale come “l’ultima istanza della decisione”. “Qui la coscienza non si presenta come la finestra, che spalanca all’uomo la vista su quella verità universale, che fonda e sostiene tutti noi e che in tal modo rende possibile, a partire dal suo comune riconoscimento, la solidarietà del volere e della responsabilità. In questa concezione la coscienza dell’uomo non è l’apertura dell’uomo al fondamento del suo essere, la possibilità di percepire quanto è più elevato e più essenziale. Essa sembra essere piuttosto il guscio della soggettività, in cui l’uomo può sfuggire alla realtà e nasconderlesi(99) ”. Questo modo di pensare, che deriva dall’illuminismo e dal liberalismo, non apre la strada al cammino liberante della verità, la quale o non esiste affatto o è troppo esigente per noi: “La coscienza è l’istanza che ci dispensa dalla verità. Essa si trasforma nella giustificazione della soggettività che non si lascia più mettere in questione, così come nella giustificazione del conformismo sociale, che come minimo denominatore comune tra le diverse soggettività, ha il compito di rendere possibile la vita nella società(100) ”. La riduzione della coscienza alla certezza soggettiva significa, pertanto, la rinuncia alla verità. Ad una simile concezione può essere contrapposta la riaffermazione del pensiero tradizionale della Chiesa(101) : la coscienza o la ragione umana non potrebbero avere un potere vincolante se non in quanto interpreti di “una ragione più alta”, alla quale il nostro spirito e la nostra libertà devono essere sottomessi. _______________ (96), (97) Benedetto XVI, Discorso al mondo politico, economico e culturale britannico, Londra (GB) Westminster hall della House of Commons, 17 settembre 2010. (98) Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana, Città del Vaticano 20 dicembre 2010. (99) Cardinale Joseph Ratzinger, concezione illustrata in una conferenza su coscienza e verità tenuta in occasione del 750° anniversario dell’Università di Siena (1991). Joseph Ratzinger, Elogio della coscienza, Il Sabato, 16 marzo 1991. (100) Cardinale Joseph Ratzinger, Ibid. (101) Riferimento a: Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis splendor.
  • 32. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 117 Ad una riflessione elementare su noi stessi risulta, del resto, che i criteri originali del bene e del male, pur essendo immanenti in noi, non ce li diamo da noi; al contrario ci vengono dati, tanto da emergere alla nostra coscienza come indisponibili. Considerando etimologicamente la parola conscientia, essa implica comunque il riferimento a un altro: “coscienza, in effetti, stando al significato proprio della parola, include un ordine della conoscenza a qualche cosa; infatti, conscientia deriva da cum alio scientia(102) ”. Nell’uomo la ragione, in tanto diviene capace di giudicare l’azione secondo i primi principi del bene e del male, in quanto essa è rivelatrice della legge eterna che è la ragione divina(103) . La coscienza umana ha, quindi, come punto di riferimento una realtà trascendente e assoluta. In questa dipendenza è tutta la sua grandezza; la capacità, cioè, di riconoscere la verità e quindi di indicare il bene, un bene che non sia valido soltanto soggettivamente, ma anche oggettivamente e universalmente(104) . La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione a prescindere dal contenuto della rivelazione(105) . “Per poter operare rettamente, tuttavia, la ragione deve sempre di nuovo essere purificata, perché il suo accecamento etico derivante dal prevalere dell’interesse e del potere che l’abbagliano, è un pericolo mai totalmente eliminabile(106) ”. Essendo la coscienza la capacità di giudicare rettamente riguardo all’agire morale, l’educazione della coscienza retta appare tra le questioni fondamentali del nostro tempo, che è caratterizzato non tanto dal male morale, quanto dalla menzogna sul male, cioè dal tentativo di giustificarlo come espressione dell’autonomia dell’uomo e, quindi, come sua piena realizzazione(107) . Benché sia chiaro, infine, come già inizialmente indicato, come la relazione tra fede e ragione sia un’opzione originaria della fede cristiana, appare opportuno che venga riservata attenzione, per una condivisione senza riserve, al fatto che la ragione evolve e non può irrigidirsi in una pretesa età dell’oro. Lungi dal voler limitare, dunque, la “ragione” allo stato che essa aveva raggiunto all’epoca dei Padri della Chiesa, è essenziale che essa si interroghi sempre di nuovo e che ogni acquisizione diventi una nuova ricerca(108) . E tra le questioni che la teologia deve porsi nei tempi attuali tentando di indicare le motivazioni a favore, la fondamentale, preliminare a tutte le altre, è se l’opzione per Dio, per un Dio che è Logos (Ragione) e Amore (ambedue inseparabili) può oggi, nel contesto delle nostre conoscenze, essere considerata ancora ragionevole(109) . _______________ (102) San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae (i, q. 79, a. 13, c.). (103) San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae (i-ii, q. 19, a. 4; i-ii, q. 91, a. 2). (104) Francesco Ventorino, Quando la coscienza è una finestra sulla verità, L’Osservatore Romano, 25 dicembre 2010. (105) Francesco Ventorino, ibid. (106) Benedetto XVI, Enciclica Deus caritas est (n. 28). (107) Francesco Ventorino, ibid. (108) Cardinale Joseph Ratzinger, Risposta al Cardinale Eyt in relazione alla provocazione al dialogo insita nell’Intervento alla Sorbona in cui si intende invitare a “porsi con rinnovata franchezza e fermezza le questioni fondamentali che il Papa nell’enciclica Fides et ratio ha proposto come un impegno comune alla cristianità” (1998). (109) Cardinale Joseph Ratzinger, Ibid..
  • 33. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale264
  • 34. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 265 Bibliografia Essenziale
  • 35. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale266
  • 36. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 267 Platone, Fedro; Platone, Timeo; Platone, De Republica; Aristotele, Poetica Aristotele, Fisica; Aristotele, Metafisica; Libri e documenti San Paolo, Prima Lettera ai Corinzi; Sant’Agostino d’Ippona, Sermones; Sant’Agostino d’Ippona, Epistulae; Sant’Agostino d’Ippona, Confessiones; Boezio, De consolatione philosophiae; Sant’Anselmo d’Aosta, De concordia; San Tommaso d’Aquino, Breve principium; San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae; San Tommaso d’Aquino, Commento al De Trinitate di Boezio; San Tommaso d’Aquino, Summa contra gentiles; Bacone Francesco, Saggi; Montaigne, Saggi; Hobbes, Leviatano; Pascal Blaise, Pensieri; Von Goethe Johann Wolfgang, Faust; Leone XIII, Lettera Apostolica Saepenumero considerantes, 18 agosto 1883; Blondel Maurice, L’Action; Kierkegaard Søren, Opere; Giovanni Battista Montini, Studium, 1928; Giovanni Battista Montini, Introduzione allo studio di Cristo, Roma 1933; Hersch Jeanne, L’illusione filosofica”,1936; Hersch Jeanne, La nascita di Eva; Bonhoeffer Dietrich, Etica della responsabilità; Max Karl Plank, Saggio sulla conoscenza; Concilio Vaticano II, Decreto Optatam totius sulla formazione al sacerdozio; Concilio Vaticano II, Dichiarazione Gravissimum educationis sull’educazione cristiana; Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica Dei Verbum sulla divina rivelazione; Paolo VI, Discorso agli artisti, Città del Vaticano, Cappella Sistina, 7 maggio del 1964; Concilio Vaticano II, Lumen Gentium (1964); Giovanni XXIII, Costituzione apostolica Humanae salutis; Paolo VI, Lettera enciclica Ecclesiam suam; Paolo VI, Allocuzione al Corpus diplomaticum, 1965; Costituzione Apostolica Sapientia christiana; Enchiridion Vaticanum, 1965; Kant Immanuel, Critica della ragion pratica, Bari, Laterza, 1966; Von Balthasar Hans Urs, Cordula, ovverosia il caso serio, 1966; Von Balthasar Hans Urs, Teologia della storia, Morcelliana, 1969; Ratzinger Joseph, Fede e futuro, Queriniana, 1971; Hick John, Dio e l’universo delle fedi, 1973;
  • 37. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale268 Giovanni Paolo II, Lettera per il centenario della nascita di Einstein, 1979; Gottman John, Office work and evolution of cities - Ekistics 274, 1979; Hick John, Dio ha molti nomi, 1980; Lévinas E., Totalità e infinito, Jaca Book, Milano 1980; Giovanni Battista Montini, Spiritus veritatis, in Colloqui religiosi, Brescia 1981 Escrivà de Balaguer José Maria, “Il tesoro del tempo”, Amici di Dio, Ares, 1982; Glucksmann R., Innovazioni nelle tecniche e negli apparecchi - Telematica Jackson 1982; Sabbah F., The new media - 1983; Lévinas E., Altrimenti che essere o aldilà dell’essenza, Jaca Book, Milano 1983; Richeri G., La circolazione telematica dei dati - L’Universo telematico, 1983; Gottmann John, Urban settlements and telecommunications - Ekistics 302, 1983; Castels M., High technology economic restructuring, and urban regional process in the U.S.A. - Ekistics, 1983; Turke K., Urban and regional impacts of the new information and communication technologies - Ekistics 302, 1983; Gadamer Hans Georg, Verità e metodo, Bompiani Editore, Milano, 1983; Von Balthasar Hans Urs, Teodrammatica (1973-1983); De Varda G. - Pagella P., Telematica e territorio - Quaderni Italtel n. 77 novembre 1984; De Varda G. - Pagella P., Telematica e territorio: telematica e agricoltura, Turismatica - Quaderni Italtel n. 77 novembre 1984; Sarati L., L’integrazione telematica - Quaderni Italtel, n. 77 novembre 1984; De Varda G. - Pagella P., Telematica e agricoltura - Quaderni Italtel, n. 77 novembre 1984; Lizza G., L’organizzazione telematica della città - Marsilio 1984; Tosco F., I servizi della città cablata, Telecomunicazioni informatica, ottobre 1985; Negroponte Nicholas, Essere digitali, Sperling e Kupfer, 1985; Sanguineti Juan José, La filosofia del cosmo in Tommaso d’Aquino, Ares, 1986; Beguinot Corrado, Le attività di ricerca per la città cablata - Giannini 1986; Carassa F., La città cablata - Giannini 1986; Ricoeur Paul, Tempo e racconto , 3 voll., Jaca Book, 1986-1988; C. N. R., IPIGET Napoli, La città cablata - Giannini 1987; Giovanni Paolo II, Esortazione postsinodale Christifideles Laici (1988); Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, Criteri di collaborazione ecumenica ed interreligiosa nel campo delle comunicazioni sociali, Roma, 1989; Giovanni Paolo II, Costituzione apostolica Le università cattoliche, 1990; Ratzinger Card. Joseph, Elogio della coscienza, “Il Sabato”, 16 marzo 1991; Fabbroni F., Manuale di didattica generale, Laterza, Bari, 1992. Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Veritatis splendor (1993); Leuba J. L., Temps et eschatologie, Académie Internationale des Sciences Religieuses, Cerf, Paris 1994; Prigogine I., La nascita del tempo, Bompiani, 1994; Telecom Italia, I servizi internazionali - 17 luglio 1995; Censis-Cnel, Indagine sulle scuole (dati dei primi 570 questionari elaborati sui 1600 pervenuti dalle scuole), anno scolastico 1993-94 (1995); Teknibank per Osservatorio Smau, Investimenti in informatica delle industrie italiane espressi in miliardi di lire (1995); Pietrabissa Ettore, I nuovi orizzonti nelle relazioni banche-clienti, Direttore centrale ABI. Nona conferenza di IPACRI, Barcellona, 1995; Associazione Bancaria ItalianaABI, relazione illustrata da Fernando Fabiano, responsabile del Servizio automazione interbancaria dell’ABI Convegno su “L’informatica nelle banche: stato dell’arte e prospettive”, Roma, 1995;
  • 38. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 269 Lauria Costantino, dirigente Servizio Antiriciclaggio Ministero del Tesoro, intervento al Convegno Assofiduciaria su “Aggiornamento delle istruzioni per la lotta al riciclaggio”, Roma, 1995; Sicurforum Italia-F.T.I., Giornate di studio “La sicurezza informatica: il progetto intersettoriale A.I.P.A.11, Roma, 1995. Rey Guido, Presidente A.I.P.A., Convegno Technimedia su “Comportamenti e norme nella società vulnerabile”nell’ambito del Forum multimediale “La società dell’informazione” (Libera Università Studi Sociali “Guido Carli”, Roma, 1995; Santer Jacques, Presidente Commissione Europea, Relazione di apertura G7, Bruxelles, 24 febbraio 1995; McGovern Pat, Presidente e Amministratore delegato di Ide, Apertura dei lavori dell’European It Forum, Parigi, 1995; Paolo Parrini Paolo, Conoscenza e realtà. Saggio di filosofia positiva, Laterza, Bari, 1995; Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Evangelium Vitae, 1995. Hobsbawm Eric J., Il Secolo breve, trad. it., Rizzoli, Milano 1995; “Archeologia delle attività produttive, storia del lavoro e storia della scienza: verso un nuovo cammino interdisciplinare”, Atti dalla Conferenza internazionale del TICCIH su “L’Archeologia Industriale e la nuova cultura del riuso”, Roma 11-12 ottobre 1996. Huntington Samuel, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, 1996; Villano Raimondo, Verso la Società Globale dell’Informazione, Eidos, pag. 194, 1996; PCM, Piano triennale per l’informatizzazione dello Stato italiano 1996/99; Associazione italiana per il calcolo automatico (Aica), Proposta per l’osservatorio sull’impiego dei sistemi di sicurezza, 1996; Hawking S., Penrose R., La natura dello spazio e del tempo , Sansoni, 1996; Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Fides et ratio,14 settembre 1998; Ratzinger Card. Joseph, Intervento alla Sorbona, 1998; Ratzinger Card. Joseph, Risposta al Cardinale Eyt in relazione alla provocazione al dialogo insita nell’Intervento alla Sorbona (1998); Mariani E., Aspetti del tempo, Quaderni I.P.E. n. 8, Napoli 1998; Di Maio Andrea, Il concetto di comunicazione. Saggio di lessicografia filosofica e teologica sul tema “communicare” in Tommaso d’Aquino, Roma, Pontificia Università Gregoriana, 1998; Cerruti Luigi, Dipartimento di Chimica Generale ed Organica Applicata dell’Università di Torino, Finalità educative della storia e dell’epistemologia delle scienze, Convegno “Insegnanti di qualità. I percorsi di formazione”, Trieste 3-5 maggio 1999. Ratzinger Card. Joseph, Cenni della concezione cristiana di tempo e di eternità, intervento alla Pontificia Università Lateranense il 15 dicembre 1998 all’interno del Colloquio su “San Tommaso e lo Spirito Santo”, Nuntium, giugno 1999; Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, Epifania del Signore 2001; Tanzella G. -Nitti, Strumia A. (a cura di), Dizionario interdisciplinare di Scienza e Fede, UUP & Città Nuova 2002 Weiler Joseph H. H., Un’Europa cristiana: Un saggio esplorativo, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003; Cit Research, Mercato del cavo in Europa occidentale dal 1993 al 2003 (2004); Benedetto XVI, La rivoluzione di Dio, San Paolo, Milano, 2005; Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est (2005); Benedetto XVI, Colloquio con il Clero, Duomo di Bressanone, 6 agosto 2006; Benedetto XVI, Discorso al Convegno ecclesiale, Verona 19 ottobre 2006; Benedetto XVI, Conferenza all’Università di Regensburg (De), 12 settembre 2006; Brandmüller Mons. Walter, Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, Galileo e la Chiesa alla luce della storia del pensiero, 2006;
  • 39. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale270 Benedetto XVI, Incontro con i parroci e il clero della Diocesi di Roma, 22 Febbraio 2007; Benedetto XVI, Discorso di apertura del Convegno della Diocesi di Roma , 11 giugno 2007; Benedetto XVI, Lettera enciclica Spe Salvi (2007); Schiavone Aldo, Storia e destino, Einaudi, 2007; Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al convegno inter-accademico promosso dalla Académie des Sciences di Parigi e dalla Pontificia Accademia delle Scienze, Sala dei Papi, 28 gennaio 2008; Benedetto XVI, Lectio magistralis sulle Scritture, sulla libertà dal fondamentalismo e sulla domanda dell’Ignoto dissetata da fede e ragione, Parigi, 12 settembre 2008; Villano Raimondo, La cruna dell’ago: meridiani farmaceutici tra etica laica e morale cattolica, Effegibi, ISBN 978-88-904235-09, LCC BJ 1725, CDD 177 VIL cru 2008, pag. 393, settembre 2008. Pera Marcello, Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo l’Europa l’Etica, Milano, Mondadori, 2008; Ratzinger Card. Joseph, San Bonavetura. La teologia della storia. Edizioni Porziuncola, Assisi, 2008; Benedetto XVI, Enciclica Caritas in veritate, 29 giugno 2009; Benedetto XVI, Udienza generale, 1 luglio 2009; Leclerc Marc, Pontificia Università Gregoriana, Un volto tra la natura e il divino, L’Osservatore Romano, 7 agosto 2009; Leclerc Marc, Pontificia Università Gregoriana, Un volto tra la natura e il divino, L’Osservatore Romano, 7 agosto 2009; Amato Arciv. Angelo, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Lectio ai docenti e agli studenti della University of Notre Dame nell'Indiana (Stati Uniti), 8 agosto 2009; Benedetto XVI, Omelia rivolta ai suoi ex allievi, riuniti nel Ratzinger Schülerkreis, durante la celebrazione eucaristica, Cappella del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, 30 agosto 2009; Benedetto XVI, Discorso al mondo universitario e ai rappresentanti accademici e delle istituzioni culturali della Repubblica Ceca, castello di Praga 27 settembre 2009; Benedetto XVI, Meditazione nel corso della prima Congregazione Generale della II Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, dopo la lectio brevis dell’Ora Terza, Città del Vaticano, Aula del Sinodo, 5 ottobre 2009; Follo Mons. Francesco, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco), La cultura si trova là dove gli uomini si preoccupano della verità e la cercano, Intervento della Santa Sede al dibattito di politica generale della 35ª sessione della Conferenza generale dell’Unesco, Parigi 10 ottobre 2009; Benedetto XVI, Catechesi dell’Udienza Generale, Città del Vaticano 21 ottobre 2009; Associazione “Bombacarta” & Riviste “Clandestino” e “Altre braci”, Educare alla bellezza, Convegno presso la Fondazione Claudi, Roma, ottobre 2009; Tighe Mons. Paul, Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, Intervento alla riunione della Commissione episcopale europea per i media (Ceem), Città del Vaticano, 13 novembre 2009; Benedetto XVI, Catechesi all’udienza generale, Città del Vaticano, Aula Paolo VI, 18 novembre 2009; Benedetto XVI, Discorso ai Pontifici Atenei romani e alle Università cattoliche, 19 novembre 2009; Benedetto XVI, Discorso agli artisti, Città del Vaticano, Cappella Sistina, 21 novembre 2009; Benedetto XVI, Catechesi su di Guglielmo di Saint-Thierry all’udienza generale,Città del Vaticano 2 dicembre 2009; Benedetto XVI, Discorso in Piazza di Spagna, 8 Dicembre 2009; Benedetto XVI, Presentazione degli auguri natalizi alla Curia , 21 dicembre 2009;
  • 40. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 271 Verdon Timothy, L’arte nella vita della Chiesa, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2009; Ciceri Massimo, Piccolissimo sguardo sulla filosofia della storia antica e medievale, 2009; Conferenze del Congresso Internazionale di Filosofia sul tema “Materia”, Università di Roma La Sapienza e di Verona, Roma, Villa Mirafiori, 7 gennaio 2010; Israel Giorgio, Ma la razionalità non è riduzionismo scientifico, L’Osservatore Romano, 21 gennaio 2010; Benedetto XVI, Messaggio per la XLIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: nuovi media al servizio della Parola, 24 gennaio 2010; Benedetto XVI, Angelus della festa di San Francesco di Sales, Piazza San Pietro, Città del Vaticano, domenica 24 gennaio 2010; Benedetto XVI, Discorso alle Pontificie Accademie ricevute in udienza in occasione della quattordicesima Seduta Pubblica sul tema “La formazione teologica del presbitero”, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Sala Clementina, 28 gennaio 2010; Benedetto XVI, Discorso alle Pontificie Accademie in occasione della quattordicesima seduta pubblica, Palazzo Apostolico, sala Clementina, 29 gennaio 2010; Benedetto XVI, Catechesi dell’Udienza Generale, Città del Vaticano 3 febbraio 2010; “La dimensione culturale della fede un impegno per tutti”, L’Osservatore Romano - 4 febbraio 2010; Villano Raimondo, Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo faber, ISBN 978-88-90423536, LCC BH 81-208; CDD 177 VIL tem 2010, Chiron, Napoli, febbraio 2010; Buttiglione Rocco, Senza divieti non c’è libertà, Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 25 febbraio 2010; Benedetto XVI, Catechesi su San Bonaventura all’udienza generale, Città del Vaticano, 10 marzo 2010; Benedetto XVI, Catechesi dell’Udienza Generale, Città del Vaticano 17 marzo 2010; Bagnasco Card. Angelo, Presidente Conferenza Episcopale Italiana CEI, Istanze educative e questione antropologica, Convegno sulla sfida educativa, Milano 18 marzo 2010; Benedetto XVI, Omelia pronunciata alla Messa per i Membri della Pontificia Commissione Biblica, 15 aprile 2010; Benedetto XVI, Discorso in udienza concessa ai partecipanti al Convegno sul tema “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale” promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, Città del Vaticano, Aula Paolo VI, 24 aprile 2010; Benedetto XVI, Discorso al mondo della cultura del Portogallo, Centro culturale di Belém, Lisbona, 12 maggio 2010; Benedetto XVI, Discorso al Centro Culturale di Belém per l’incontro con i rappresentanti del mondo della cultura, PV-Portogallo VIS 20100512 (770), 12 maggio 2010; Benedetto XVI, Messaggio per la XLIV Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: nuovi media al servizio della Parola, 16 maggio 2010; Benedetto XVI, Catechesi dell’Udienza Generale, Città del Vaticano 16 giugno 2010; Benedetto XVI, Viaggio apostolico nel Regno Unito, Omelia, 16 settembre 2010; Benedetto XVI, Discorso al mondo politico, economico e culturale britannico, Londra (GB) Westminster hall della House of Commons, 17 settembre 2010; Benedetto XVI, Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Ubicumque et semper”, Castel Gandolfo, 21 settembre 2010; Benedetto XVI, Udienza ai partecipanti al Congresso Internazionale della Stampa Cattolica, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Sala Clementina, 7 ottobre 2010;
  • 41. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale272 Bagnasco Card. Angelo, Arcivescovo metropolita di Genova e Presidente della Conferenza episcopale italiana, Prolusione alla celebrazione della 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, Reggio Calabria, teatro Cilea, 14 ottobre 2010; Benedetto XVI, Messaggio al Presidente della Cei Cardinale Angelo Bagnasco in occasione dell’apertura della 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, Reggio Calabria, 14 ottobre 2010; Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti alla Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze riuniti per riflettere sul tema “L’eredità scientifica del XX secolo”, Città del Vaticano 28 ottobre 2010; Ravasi Card. Gianfranco, Presentazione dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, in programma dal 10 al 13 novembre, sul tema “Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi”, Città del Vaticano, 3 novembre 2010. Benedetto XVI, Discorso al conferimento del Premio internazionale Paolo VI a “Sources chrétiennes”, Città del Vaticano, 8 novembre 2010. Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi della Conferenza episcopale regionale «Sul 1» del Brasile in visita in visita ad limina Apostolorum, Città del Vaticano, 14 novembre 2010; Benedetto XVI, Omelia dei vespri celebrati nella Basilica di San Pietro alla presenza di studenti e docenti delle università di Roma, Città del Vaticano, 16 dicembre 2010; Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana, Città del Vaticano 20 dicembre 2010; Ratzinger Joseph, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010 Ravasi Card. Gianfranco, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Prefazione del libro “Kunst und Kirche auf Augenhöhe. Künstlerische Gestaltungen in der Diözese” a cura di Martina Gelsinger, Alexander Jöchl e Huber Nitsch, Linz, Gutenberg, 2010; Berger René, L’origine del futuro, 2010; Ratzinger Joseph, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010; Schneider Robert, Kristus, Neri Pozza, 2010; Ravasi Card. Gianfranco, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Stralci della Premessa al libro Ireneus Wojciech Kornzeniowski “Per una ermeneutica veritativa”, Roma, Città Nuova, 2010; Barrow John D., Le immagini della scienza, Mondadori, 2010; Benedetto XVI, Discorso alla plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Sala del Concistoro Città del Vaticano, 7 febbraio 2011; Benedetto XVI, Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Sala Clementina, 28 febbraio 2011; Celli Arciv. Claudio Maria, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Saluti al Santo Padre Benedetto XVI alla plenaria del Dicastero, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Sala Clementina, 28 febbraio 2011; Cantalamessa Rev. Raniero, Predicatore della Casa pontificia, La rilevanza sociale del Vangelo, Quarta e ultima Predica Quaresimale svoltasi alla presenza del Papa, Città del Vaticano, Cappella Redemptoris Mater, 15 aprile 2011; Benedetto XVI, Omelia della messa celebrata in piazza San Pietro nella mattina della domenica delle Palme, 17 aprile 2011; Beaumont Keit, Oratorio di Francia, Idea di preghiera nel pensiero di John Henry Newman, simposio internazionale su “Il primato di Dio nella vita e negli scritti del beato John Henry Newman” organizzato dall’International Centre of Newman Friends, Pontificia Università Gregoriana, 30-31 maggio 2011; Benedetto XVI, Incontro con la Stampa sull’aereo in volo verso la 26esima edizione della Giornata Mondiale della Gioventù, Madrid, 18 agosto 2011; Benedetto XVI, Discorso ai giovani alla 26esima edizione della Giornata Mondiale della Gioventù, Madrid, 18 agosto 2011;
  • 42. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 273 Di Napoli Giuseppe, I principi della forma. Natura, percezione, arte, Einaudi, Torino, pagg. 464, 2011; Klee Paul, Teoria della forma e della figurazione vol. II, Storia naturale infinita, a cura di Marcello Barlson, 2011: introduzione di Jürg Spiller Mimesis, Milano, pagg. 448, 2011; Zanchi Giuliano, Prefazione al libro “Il Genio e i Lumi”, Milano, Vita e Pensiero, 2011; Mayer Schönberger Viktor, Delete. Il diritto all’oblio nell’era digitale, Egea, 2011. Audiovisivi Celata L., Realtà virtuale - Tg Uno ore 13,30 19 gennaio 1995; Foresi Antonio, Bruxelles: G.7 informatica, - Rai, Tg Uno, ore 20,00 - 25 febbraio 1995; Foresi Antonio, Bruxelles: G.7 informatica, Rai-Tg Uno, ore 13,30 - 26 febbraio 1995; Tg Uno - RAI, 27 febbraio 1995; Gruber Lilly, Vertice di Halifax - Intervista a L. B. Moratti - Rai, Tg Uno 18 maggio 1995; Lugato G., Vertice di Washington - Intervista a C. De Benedetti - Rai-Tg Uno, 19 maggio 1995; Abruzzese, Intervista sul summit delle TLC a Napoli - Rai, Tg Tre, maggio 1995; Gruber Lilly, Società globale dell’informazione - Intervista a Carlo De Benedetti - Rai, Tg Uno ore 20,00 - 15 giugno 1995; Breveglieri B., Pornografia in rete - Rai Tg Uno ore 13,30 - 17 giugno 1995; Piga C., Telelavoro - Rai - Tg Uno Economia 27 giugno 1995; De Palma Gabriele, Il futuro di Internet tra ologrammi e allegati 3D, Sky, Tg Sky News 24, 17 agosto 2011. Articoli Cohen R., The Changing transactions economy and its spatial implications - Ekistics n. 274, 1979; Sab A., Strade, quartieri, città: terreni di conquista per fabbricare il futuro, La Repubblica settembre 1985; Varvello Marco, Monetica, nuovo termine dell’esasperato tecnologico - Il Giornale, 1985; Lacoste M. - Mouchon G. - Perin P., La videoconférence aux limites d’une analyse conversationelle - N. 13 Reseaux, 1985; De Varda G., Telematica e manutenzione, Nuovo è bello, 1985; Draghi S., Il Giardino dell’informatica - Laterza 1985; Lefebre A., Informatique de communication et militaire - Reseaux 17/1986; Scassillo S., Global 2000 oppur The resourceful earth? Perché? - Campo N. 24, marzo 1986 ; Mele R., Death processor - Campo N. 24, marzo 1986 ; Zarone G., La città cablata. Etica e metamorfosi dell’esistenza - Campo N. 24, marzo 1986; Bracchi G., Nei collegamenti telematici le autostrade del futuro - Il Giornale, aprile 1986; Bracchi G., Un pacchetto di nuovi servizi - Il Giornale, giugno 1986; De Fusco R., Telehabitat - “Rinascita” N. 28, luglio 1986; Salzano E., Idee per una nuova pianificazione - Rinascita N. 28, luglio 1986; Angela Piero, Quark economia - Garzanti 29 ottobre 1986; Scalfari Eugenio, Eco, raccontaci il nostro futuro - La Repubblica novembre 1986; Aparo, All’inizio c’erano solo Hewlett e Packard - La Repubblica n.1986; Pedemonte E., Il porto dei robot - L’Espresso n. 10, marzo 1987 ; Lauro R., Informatica, una sfida da vincere - Il Mattino 23 dicembre 1988; Bassino T., Gli occhi della realtà virtuale - Il Mattino, 1989; Vitrano S., Multimedia all’ombra del Vesuvio - Il Mattino, 1991;
  • 43. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale274 Ferrarotti F., Il dilemma della tecnologia - Il Sole 24 Ore, 1991;. Noam E., I teleisolati - Panorama 7 giugno 1992; Davoli P. P., Fratelli sul filo - Panorama 7 giugno 1992; Colombo Furio, Come cambia il lavoro - Panorama 7 giugno 1992; De Martino M., A colpi di chip - Panorama 7 giugno 1992; Sculley J., Piccolo fratello - Panorama 14 giugno 1992; Zavoli Sergio, Merita il paradiso - Panorama 27 settembre 1992; Berbenni S. - Colombo. A., Che grande sorella - Panorama 27 settembre 1992; Zavoli Sergio, Merita il paradiso - Panorama 27 settembre 1992; Calabrese O., Viaggio nel villaggio globale - Panorama 27 settembre 1992; Colombo Furio, Tivù fai da te - Panorama 27 settembre 1992; Calabrese O., Viaggio nel villaggio globale - Panorama 27 settembre 1992; Redivo R.- Scarpellini P., Meglio con papà - Panorama 13 dicembre 1992; Gallino T. G., Videogames: fanno male - Panorama 13 dicembre 1992; Lazzarato F., Videogames: fanno bene - Panorama 13 dicembre 1992; Falciasecca G., Più ricerca per decollare, Il Sole 24 Ore, 1992; Sottocorona Chiara, Corsari del chip - Panorama 07 febbraio 1993; Gavinelli F., Mondo mattoncino - Panorama 14 febbraio 1993; Redivo R., A Est di Paperino - Panorama 14 febbraio 1993; De Martino M., Ciberpunk alla Clinton - Panorama 14 marzo 1993; Sottocorona Chiara, Volate sul mouse - Panorama 14 marzo 1993; Gregoretti M., L’ora del cyborg - Panorama 14 marzo 1993; Errico C., Rivoluzione artificiale - Il Mattino 18 marzo 1993; De Martino M., Video su misura - Panorama 21 marzo 1993; Colombo Furio, Profezia dell’Uomo blu - Panorama 21 marzo 1993; Gerino C., Quelle sindromi da videogame - Repubblica 31 marzo 1993; Bono M., Cyberpunk vo cercando - Panorama 4 aprile 1993; Basevi E., Tutti in rete - Panorama 4 aprile 1993; Sottocorona Chiara, Bel programma, è sintetico - Panorama 11 aprile 1993; Sottocorona Chiara, Tutto sull’onda - Panorama 2 maggio 1993; Verdecchia E., TG inesistente - Panorama 16 maggio 1993; Sottocorona Chiara, Neurochirurgo? Si, ma virtuale - Panorama 30 giugno 1993; Bogliardi M., Cenacolo elettronico - Panorama 11 luglio 1993; Sottocorona Chiara, Senti un pò, computer - Panorama 11 luglio 1993; De Martino M., Tutti casa e video - Panorama 11 luglio 1993; Sottocorona Chiara, Benvenuti nell’era della luce - Panorama 17 ottobre 1993; Zucconi V., E il telefono sposò la TV. Tutto il futuro in un video - La Repubblica 17 ottobre 1993; Bogliardi M., Relazione pericolosa - Panorama 24 ottobre 1993; De Martino M., Videogame - Il cinema a scuola da Super Mario - Panorama 24 ottobre 1993; Rivolta S., Rivoluzione via cavo - Panorama 31 ottobre 1993; Garnero F., Tecnoscienze: ai confini del nulla - Il Mattino 2 novembre 1993; De Masi D., Civiltà delle macchine ma senza più braccia - Il Mattino 04 novembre 1993; Forella, Relazioni pericolose via modem - Mattino 13 novembre 1993; Picone G., La realtà? Meglio virtuale - Il Mattino 27 novembre 1993; Alessandrini V., In arrivo il personal senza fili, 1993; Bassino T., Gli occhi della realtà virtuale - Il Mattino, 1993; Lemme M. T., Cybersex: sul filo dei desideri insoddisfatti - Il Mattino 6 gennaio 1994; Colombo Furio, C’è un limite alla tecnologia? - Panorama 28 gennaio 1994; Crichton M., Angelo hi-tech - Panorama 4 gennaio 1994; De Masi D., La vera rivoluzione: liberarsi dal lavoro - Il Mattino 08 aprile 1994;
  • 44. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 275 Vacca Roberto, Un computer per amico - 2000 giorni al 2000, n. 4/1994; Maffei M. G., Realtà virtuale - 2000 giorni al 2000 N. 4/94; Caserza G., Al mercato unico delle immagini - Mattino 3 maggio 1994; Vacca Roberto, Nuovi incontri ravvicinati coi...”Knowbot” della porta accanto - Il Mattino 3 maggio 1994; De Martino M., Alzati e lavora - Panorama 7 maggio 1994; De Martino M., Virtù del virtuale - Panorama 7 maggio 1994; Gregoretti M., Per me è cyber-bufala - Panorama 21 maggio 1994; Franchina V., Simulatore di professione - 2000 giorni al 2000, maggio 1994; Vacca Roberto, Incredibile, sembra vero - FIAT, Progetto Comunicazione maggio 1994; Gibson W.-Overdrive M. L., Il ciberspazio esiste - FIAT, Progetto Comunicazione maggio 1994; Pinna L., Computer crime: virus e furti FIAT, Progetto Comunicazione n.4 maggio 1994 ; Vitrano S., Ma il controllo non esclude la libertà - Il Mattino 30 giugno 1994; Sottocorona Chiara, Internet - Panorama 23 luglio 1994; Be Martino M., Democrazia al telecomando - Panorama 23 luglio 1994; Sottocorona Chiara - M. FOSSI, Prova della casalinga - Panorama 23 luglio 1994; Mangiaterra ., Attirati nella rete - Panorama 23 luglio 1994; Mangiaterra S., Attirati nella rete - Panorama 23 luglio 1994; Toffler A., E’ la fine delle nazioni - Panorama 23 luglio 1994; Sottocorona Chiara, Il futuro vi attende in autostrada, Panorama, 23 luglio 1994; De Biase Luca, Come funziona il collegamento globale dei p.c., Panorama 23 luglio 1994; Guerrini R., Sulle orme degli hacker - Panorama, 23 luglio 1994; Fogliani P., Venite con me nel futuro: è meraviglioso, Intervista a Roberto Vacca, Class settembre 1994; Masera A., Pronto... Qui Internet - Panorama 28 ottobre 1994; De Biase Luca, Sesto potere - Panorama 28 ottobre 1994; Perniola M., Questo sesso è come un rock - Il Mattino 7 novembre 1994; Manni C., Tecnologie telematiche per una nuova didattica - The Chemist, novembre 1994; Rovetta A., Supporto di calcolatori e robot per la medicina - The Chemist, novembre 1994; Caserza G., La democrazia elettrodomestica. Intervista a U. Volli - Il Mattino 9 dicembre 1994; Loredan J., Hacker - Panorama, 16 dicembre 1994; Sottocorona Chiara, E ora, tutti in difesa - Panorama, 16 dicembre 1994; Capone F., Giro del mondo in un casco - Panorama 16 dicembre 1994; Bassino T., Una tuta per “toccare” la realtà inesistente - Mattino 16 dicembre 1994; Luttwack Eduard, Incubo elettronico - Panorama 16 dicembre 1994; Locatelli Francesco, Stet e Ibm: primo passo per un’alleanza globale, Il Sole 24 Ore, 4 gennaio 1995; Gates Bill, Come ti divento bimillionario - Sesto potere - Panorama 13 gennaio 1995; De Biase Luca, Eurochips coi baffi - Intervista a P. Pistorio - Panorama 13 gennaio 1995; Hack Margherita, Il futuro va piano e va lontano, Il Mattino, 07 marzo 1995; Lelyveld J., Avanti a tutte news, Panorama, 10 marzo 1995; Liotto D., ATM, arriva la super rete - Il Mattino, 10 marzo 1995; Baldini - Wright G., Attenzione: cervelli in corso - Panorama, 10 marzo 1995; Gadamer Hans George, Appello ai giovani costruttori di pace - Il Mattino, marzo 1995; De Biase Luca, Che cento canali fioriscano, Panorama, 24 marzo 1995; De Biase Luca, Al di là dell’Internet - Panorama, 24 marzo 1995; Gates Bill, Cliccando s’impara - Panorama, 24 marzo 1995; De Biase Luca, Intervista a Franco Tatò: “Meglio fare che annunciare, Panorama, 7 aprile 1995;
  • 45. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale276 Cavallo G., Dall’Homo sapiens all’Homo computer - Il Mattino 20 aprile 1995; Cavallo G, Computer scaccia video: sarà il nuovo focolare - Il Mattino 21 aprile 195; Pende S., Intervista a Nicola Grauso: “Modem forza otto, Panorama, 28 aprile 1995; Gates Bill, Programmatevi, se potete - Panorama, 28 aprile 1995; Apollonio V., La rete italiana è all’avanguardia - Il Giornale, aprile 1995; Mele M., Sulle nuove TV un’Europa senza Italia, Il Sole 24 Ore, 18 maggio 1995; Gruber Lilly, Intervista a Minicucci, Rai-Tg Uno, 19 maggio 1995; Renzulli M., Intervista a Minicucci, Rai-Tg Uno, 19 maggio 1995; Mele M., Stream lancia la sfida dei servizi interattivi, Il Sole 24 Ore, 31 maggio 1995; Cherchi, Rientra in camera la tutela dei dati personali - Sole 31 maggio 1995; Paperini, Nelle informazioni sulle imprese occorre trasparenza, non privacy - Il Sole 24 Ore, 31 maggio 1995; Vergnano F., Il telefono corteggia Hollywood ma è guerra sulle regole, Il Sole 24 Ore, 31 maggio 1995; Mele M., Il vecchio mercato è saturo. Arrivano le reti specializzate, Il Sole 24 Ore, 31 maggio 1995; Vergnano F., Clinton moltiplica i canali delle televisioni, Il Sole 24 Ore, 31 maggio 1995; Niada M., Londra, le nuove tecnologie svuotano il “tetto”, Il Sole 24 Ore, 31 maggio 1995; Ongetta S., Le tante facce dell’outsurcing - Il Sole 24 Ore, 2 giugno 1995; D. L. M., Gli alberghi sono online, Il Sole 24 Ore, 2 giugno 1995; Pelosi G., Lavoro e mercati finanziari: il contributo italiano al G.7, Il Sole 24 Ore, 8 giugno 1995; Pelosi G., Società dell’informazione: il rapporto De Benedetti al G.7, Il Sole 24 Ore, 8 giugno 1995; De Biase Luca, Il fine giustifica i media - Panorama 9 giugno 1995; Caravita G., Negli USA è vera ripresa, Il Sole 24 Ore, 9 giugno 1995; Caravita G., Per il 1995 mille promesse da mantenere, Il Sole 24 Ore, 9 giugno 1995; Caravita G., L’Italia vive il boom delle reti locali, Il Sole 24 Ore, 9 giugno 1995; Platero M., Spesa record al supermarket Internet, Il Sole 24 Ore, 12 giugno 1995; Alf. S., Deregulation al traguardo - Il Sole 24 Ore, 12 giugno 1995; Padula G., Consumismo virtuale, Il Sole 24 Ore, 12 giugno 1995; Plateroti A., Reati senza frontiere nel cyberspazio, Il Sole 24 Ore, 12 giugno 1995; Sessa A., Doppia protezione per le banche dati - Sole 12 giugno 1995; Santonocito R., Le professioni del bit e del byte, Il Sole 24 Ore, 12 giugno 1995; Caravita G., Olivetti scommette sulla “Monetica” , Il Sole 24 Ore, 13 giugno 1995; Guerci C. M., Dopo le chiacchiere una politica industriale, Il Sole 24 Ore, 13 giugno 1995; Vergnano F., Italia fanalino di coda nella TV interattiva, Il Sole 24 Ore, 14 giugno 1995; Morino M., La pubblicità punta sul video multimediale, Il Sole 24 Ore, 14 giugno 1995; Ca G.., Entra a regime Video On Line - Il Sole 24 Ore Sole, 16 giugno 1995; Felici M. L., Finsiel in crescita guarda all’estero, Il Sole 24 Ore, 16 giugno 1995; Fi - Cu., Negli istituti di credito è l’ora delle tecnologie, Il Sole 24 Ore, 16 giugno 1995; Silva E., USA, in viaggio con Internet, Il Sole 24 Ore, 16 giugno 1995; Caravita G., Commerciare Online, Il Sole 24 Ore, 16 giugno 1995; Rendina F., Italiani in rete per combattere la società densa - Il Sole 24 Ore, 16 giugno 1995; Kolby W. - Krincov W. - Martini F.- Mobrici B. - Siamo tutti spiati? - RAI, Speciale Tg Uno 17giugno 1995; Mondo Farmaco, Rete cibernetica per la farmacoresistenza - Il Farmacista, 22 giugno 1995; Bechelloni G., Lunga vita alla TV via etere - Il Sole 24 Ore, 23 giugno 1995; Pilati A., La libertà appesa a un bit, Il Sole 24 Ore, 23 giugno 1995; Mele M., Negroponte scommette su Internet, Il Sole 24 Ore, 24 giugno 1995;
  • 46. Raimondo Villano - Logos e teofania nel tempo digitale 277 Locatelli F., Gambino: va anticipato al 1996 la liberalizzazione dei network, Il Sole 24 Ore, 24 giugno 1995; Mussati G., Ricerca e sviluppo più produttivi se fatti in gruppo - Sole 24 giugno 1995; Re F., Scatta l’agenzia sull’innovazione - Sole 24 giugno 1995; Mele M., Comunicazione senza un progetto, Il Sole 24 Ore, 25 giugno 1995; Marzano Antonio, Competere con l’instabilità, Il Sole 24 Ore, 27 giugno 1995; Bezzi P., TLC: la liberalizzazione possibile - Il business sul cavo, Il Sole 24 Ore, 29 giugno 1995; Debenedetti Franco, TLC, la liberalizzazione possibile - Privatizzare, sfida al Governo, Il Sole 24 Ore, 29 giugno 1995; Mele M., Pascale: no ai monopoli privati sul cavo, Il Sole 24 Ore, 29 giugno 1995; De Pascale Ernesto, Stet, la sfida parte dalla cablatura, Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; Gallippi a., Sicurezza: Italia in retroguardia - Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; Fantigrossi U. – Redolfi D., Supporti ottici, regole per tutti - Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; Gallippi A., Sicurezza: Italia in retroguardia, Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; Necci Lorenzo, La società dei servizi chiede responsabilità - Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; Bini A - Papetti C., Il territorio è gestito dal computer, Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; Zincone M. R., Il commercio elettronico nuova frontiera per Visa, Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; E. T. U., Nelle scuole italiane arriva il software Doc - Il Sole 24 Ore, 30 giugno 1995; Cingolesi C. - Mocci G., Anche il software tra i beni agevolati, Il Sole 24 Ore, 1 luglio 1995; Plateroti A., Tecnosfide - Lassù qualcosa ci ama, Il Sole 24 Ore, 3 luglio 1995; Siniscalco Domenico, Regolamentato, non sarebbe più Internet, Il Sole 24 Ore, 4 luglio 1995; Bastasin C., Hopp risposta tedesca a Gates, Il Sole 24 Ore, 5 luglio 1995; Rendina F., Tlc, scoppia la guerra dei prezzi - Il Sole 24 Ore, 5 luglio 1995; D. F., Telelavoro: firmato un accordo “test” alla DBK , Il Sole 24 Ore, 6 luglio 1995; Mazzella C., Più fondi per i computer inseguendo l’efficienza, Il Sole 24 Ore, 6 luglio 1995; Caravita G., Servizi telematici - È guerra aperta nelle Tlc italiane - Il Sole 24 Ore, 7 luglio 1995; Barilli F., Supporti ottici: l’AIPA non dà regole ai privati - Il Sole 24 Ore, 7 luglio 1995; Zincone M. R.., La famiglia scopre il personal, Il Sole 24 Ore, 7 luglio 1995; Zincone M. R., Pronto al decollo il mercato della formazione a distanza, Il Sole 24 Ore, 14 luglio 1995; Calamandrei M., Biotecnologie nuovo nemico - Il Sole 24 Ore, 13 luglio 1995; Antonelli C., Tlc, reti contro i monopoli, Il Sole 24 Ore, 19 luglio 1995; Mele M., La cable TV corre in Europa, Il Sole 24 Ore, 19 luglio 1995; Rendina F., Gambino: cablatura senza freni, Il Sole 24 Ore, 20 luglio 1995; Netti E., Servizi efficienti ai cittadini, Il Sole 24 Ore, 21 luglio 1995; Ca N., Un ente di frontiera tra pubblico e privato, Il Sole 24 Ore, 21 luglio 1995; M. R. Z., Per battere il contante operazioni meno care, Il Sole 24 Ore, 21 luglio 1995; Zincone M. R., Il rilancio dei pagamenti online, Il Sole 24 Ore, 21 luglio 1995; Martelli, Il lavoro nell’era digitale - Il Sole 24 Ore, 23 luglio 1995; Ferrarotti F., Il lavoro nell’era digitale, Il Sole 24 Ore, 23 luglio 1995; Martelli a., I due tempi della strategia, Il Sole 24 Ore, 23 luglio 1995; Ro F., Sul video città senza segreti, Il Sole 24 Ore, 24 luglio 1995; Vaciago E., Nella galleria Ricci Oddi attraverso la rete Internet, Sole 24 Ore, 28 luglio 1995; De Benedetti Carlo, Una via europea verso la società dell’informazione, Il Sole 24 Ore, 28 luglio 1995; Cavazzuti F. - Moglia G., Tlc: il mercato è uno solo, Il Sole 24 Ore, 29 luglio 1995; Turno R., Informatizzazione dello Stato, il via libera al piano triennale, Il Sole 24 Ore, 29 luglio 1995;