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Abstract dal volume di R. Villano “Logos e teofania nel tempo digitale”, con il Patrocinio della già Pontificia Accademia
Tiberina e dell’Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali e con presentazione del Rev. Mons.
Tomasz Trafny, Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede del Pontificio Consiglio della Cultura e Direttore
esecutivo del Progetto STOQ - Science, Theology and the Ontological Quest - che, in collaborazione con le sette
Università Pontificie Romane (Lateranense, Gregoriana, Regina Apostolorum, San Tommaso - Angelicum, Santa
Croce, Salesiana, Urbaniana), è teso a sviluppare il dialogo fra scienza, filosofia e teologia, al fine di confrontare la
visione cristiana del mondo, dell’uomo e della società con le molteplici sfide teoretiche, etiche e culturali che nascono
dallo sviluppo della scienza ed è diretto a studenti, scienziati, filosofi e teologi e a quanti siano interessati ad
approfondire le basi razionali della propria fede o ad approfondire la possibilità di divenire credenti all’inizio del Terzo
Millennio. È in varie prestigiose istituzioni governative, scientifiche, storiche, professionali, in molti Istituti Italiani di
Cultura. (Chiron Praxys, ISBN 978-88-97303-12-1, CDD 215 VIL log 2012, LCC HN30-39, pagg. 260, Prima Edizione
febbraio 2012; Prima ristampa: ottobre 2012; Seconda ristampa: dicembre 2012; Terza ristampa: febbraio 2013;
Seconda Edizione con Patrocinio Accademia Tiberina e Accademia Europea Relazioni Economiche e Culturali, ISBN
978-88-97303-16-9, CDD 215VIL log 2014, LCC HN30-39, pp. XXII + 264, gennaio 2014).
BELLEZZA E VERITÀ
CAPITOLO XIX
1
BELLEZZA E
VERITÀ
INDICE
ALLARICERCADEIPUNTIFERMI-LOGOSETEOFANIANELTEMPO
DIGITALE
29
PREFAZIONE 35
PARTE 1. ASPETTI ANTROPOLOGICI
CAPITOLOI
PROBLEMATICHEEDAZIONIPOLITICHE 43
CAPITOLOII
ASPETTIFILOSOFICI,MORALIEDESISTENZIALI 59
CAPITOLOIII
IMPATTOSPAZIALE.PROBLEMIURBANISTICI 71
CAPITOLOIV
IMPATTOSOCIALE 79
CAPITOLOV
CONCLUSIONI 93
PARTE2.ELEMENTIDOTTRINALI
CAPITOLOVI
FEDEECULTURA 99
Capitolo VII
FEDEERAGIONE 107
Capitolo VIII
FEDEESCIENZA 119
Capitolo IX
FEDEEAMORE 127
Capitolo X
FEDEEARTE 133
PARTE3.RIFLESSIONIPASTORALI
Capitolo XI
PASTORALEEDIACONIADELLACULTURA
DIGITALE
147
Capitolo XII
NUOVAEVANGELIZZAZIONENELMONDO
DIGITALE
165
Capitolo XIII
CONTRIBUTODELLAICATOCATTOLICO 175
Capitolo XIV
METODICAEPEDAGOGIADIAPPROCCIOAWEBE
SOCIALMEDIA
183
Capitolo XV
ELEMENTIPROGETTUALIDIPRESENZANELWEB 207
PARTE4.ORIZZONTITEOFANICI
Capitolo XVI
TEMPODIGITALE 217
Capitolo XVII
SPAZIODIGITALE 231
Capitolo XVIII
FORMAEMATERIA 235
Capitolo XIX
BELLEZZAEVERITÀ 239
Capitolo XX
Conclusioni 247
Appendice 249
Bibliografia essenziale 265
Profilo sintetico dell’autore 285
“ Senza timori vogliamo
prendere il largo nel mare
digitale, affrontando la
navigazione aperta con la
stessa passione che da duemila
anni governa la barca della
Chiesa. Più che per le risorse
tecniche, pur necessarie,
vogliamo qualificarci abitando
anche questo universo con un
cuore credente, che
contribuisca a dare un’anima
all’ininterrotto flusso
comunicativo della rete. È
questa la nostra missione, la
missione irrinunciabile della
Chiesa: il compito di ogni
credente che opera nei media è
quello di ‘spianare’ la strada a
nuovi incontri, assicurando
sempre la qualità del contatto
umano e l’attenzione alle
persone e ai loro veri bisogni
spirituali; offrendo agli uomini
che vivono questo tempo
‘digitale’ i segni necessari per
riconoscere il Signore ”.
BENEDETTO XVI
messaggio per la 44^ Giornata
mondiale delle comunicazioni
sociali
(16 maggio 2010)
a
2
Copia n. _____________
L’autore
__________________________
© Copyright: Raimondo Villano.
Ricerche ©, creazione, copertina di Raimondo Villano.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi,
fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell’editore.
All right reserved. No part of this book shall be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted by ani
means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwise, withoutwritten permission from the
publisher.
Editore: Chiron - Praxys dpt.
© 2012 Fondazione Chiron
Vendite: www.raimondovillano.com (business: editoria)
Stampa: MBE - Roma.
Prima edizione: marzo 2012. Prima ristampa: ottobre 2012. Seconda ristampa: dicembre 2012; Terza ristampa:
febbraio 2013; Seconda Edizione: marzo 2014.
Finito di scrivere il 10 gennaio 2012.
Pagine complessive: 292.
Serie numerata. Questo volume, privo del numero di serie e della firma dell’autore, è da ritenersi contraffatto.
Con la Società Dante Alighieri, in accordo con uno dei più importanti dizionari dell’uso della lingua italiana
contemporanea, il Devoto-Oli by Mondadori Education, l’autore è “Custode del lemma: digitale” per il 2011/2012
nell’ambito della campagna “Adotta una parola” per la sensibilizzazione del pubblico ad un uso corretto e
consapevole delle parole, di sostegno alla conoscenza più ampia del lessico italiano, di monitoraggio di alcuni
termini e, più in generale, di promozione della grande varietà di espressione del mondo della comunicazione
globale. Tale iniziativa, interpretando il sentimento di affezione verso la propria lingua, è tesa ad arginare
l’impoverimento del lessico nella lingua italiana contemporanea e comporta l’impegno sia di segnalare i casi in
cui la parola viene usata in modo non adeguato sia di usare la parola scelta tutte le volte che se ne
presenta l’occasione. Il lemma assunto in tutela e monitoraggio, espunte le parole base, è acquisito attingendo
ad una lista che rappresenta la traccia della lingua italiana nel suo insieme, sia parole che circolano ormai poco,
e delle quali si sente la mancanza, sia parole nuove, che lo colpiscono per la loro utilità , sia parole tecniche,
alle quali si è legati per lavoro o interessi personali (Firenze, 17 ottobre 2011).
ISBN 978-88-97303-16-9.
CDD 215 VIL log 2012.
LCC HN30-39.
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13
Alla mia stupenda moglie Maria Rosaria
e al mio meraviglioso figlio Francesco,
con immenso amore!
14
CAPITOLO XIX
BELLEZZA E VERITÀ
La digitalità può consentire di approdare non solo all’oggetto in quanto tale ma anche a ciò che vi sta
dietro e dentro e si può osservare fin nei dettagli come la forma si determina comprendendo come
l’artista faccia emergere le forze, che occultamente agiscono in essa, per esprimere la vita
universale incarnandola nell’atto creativo.
“Si parla, in proposito, di una via pulchritudinis, una via della bellezza che costituisce al tempo stesso
un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica.
Il teologo Hans Urs von Balthasar apre la sua grande opera intitolata Gloria, un’estetica teologica, con
queste suggestive espressioni: ‘La nostra parola iniziale si chiama bellezza. La bellezza è l’ultima
parola che l’intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare,
quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e il loro indissolubile
rapporto’. E conclude: ‘Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo
esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che - segretamente o apertamente - non
è più capace di pregare e, presto, nemmeno di amare’.
La via della bellezza ci conduce, dunque, a cogliere il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dio nella
storia dell’umanità.
Simone Weil scriveva a tal proposito: ‘In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico
del bello, c’è realmente la presenza di Dio. C’è quasi una specie di incarnazione di Dio nel mondo, di
cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale che l’incarnazione è possibile’(420)
”.
“Come può l’infinito abitare in ciò che è minimo?
O l’eterno abbreviarsi senza annullarsi?
O l’immenso contrarsi senza negarsi?
La risposta che una vasta tradizione del pensiero occidentale fornisce a tali domande è che questo è
possibile o mediante la proporzione della forma, che riproduce l’armonia del Tutto (formosus è il bello!)
o attraverso lo splendore, per cui il Tutto irraggia nel frammento per via d’irruzione e di rapimento
(speciosus, splendido è il bello!).
Nel primo caso, il Tutto può dimorare nel frammento in quanto questo si offre come determinazione
spazio-temporale dell’infinito grazie alla riproduzione della corrispondenza dei rapporti: è l’idea della
bellezza classica, consacrata specialmente dai capolavori dell’antica Grecia ed assunta dall’anima
cristiana di Agostino, ad esempio nel suo ‘De Musica’.
Nel secondo caso, il tutto irrompe nel frammento come movimento che sorge dall’alto o dal profondo
e schiude una finestra verso l’illimitato, sì che il minimo appaia come “abbreviazione” dell’eternità nel
tempo, dell’infinito nel finito.
È la meditazione che ha portato a considerare la bellezza come ‘bonicellum’, piccolo bene, ‘verbum
abbreviatum’ dell’eterno splendore di Dio: da questa considerazione cristiana medioevale si forma in
tutte le lingue romanze il termine per dire la bellezza.
Qui l’anima greca s’incontra con la novità cristiana.
15
Qui il cristianesimo assume e tradisce Atene perché, mentre aspira anch’esso a contemplare il Tutto
nel frammento, confessa che l’evento della bellezza si è compiuto una volta per sempre nel giardino
fuori Gerusalemme, dove sulla roccia del Calvario sta la Croce della bellezza.
È convinzione essenziale della fede cristiana che il Verbo eterno si dica in questo mondo per via della
contrazione suprema, grazie all’atto per il quale, in nulla costretto dall’infinitamente grande, il Figlio si
è lasciato contenere dall’infinitamente piccolo.
Veramente divino è questo contrarsi: ‘non coërceri maximo, contineri tamen a minimo, divinum est’,
‘non essere costretti dal più grande, ma lasciarsi contenere dal più piccolo, questo è divino’.
Questa estasi del divino è al tempo stesso l’appello più alto che si possa concepire all’estasi dal
mondo, a quel trasgredire verso il mistero che è il rapimento della bellezza che salva, reso possibile
appunto da un ‘abbreviarsi’ del Verbo nella carne.
Il Tutto dimora nel frammento, l’infinito irrompe nel finito: il Dio Crocifisso è la forma e lo splendore
dell’eternità nel tempo. Sulla Croce il “Verbum abbreviatum”, “kenosi” del Verbo eterno, rivela la
bellezza come dono di amore e offerta di senso e di speranza per tutti!
Perché questo è così importante per noi, donne e uomini del “post-moderno”?
E perché al servizio di questa causa fede e arte devono lavorare insieme?
Dopo l’utopia delle grandi visioni ideologiche, assetate di totalità e divenute totalitarie e violente nei
loro effetti storici, la grande tentazione è la decadenza, la rinuncia a pensare in grande e a sognare e
impegnarsi per un domani più bello per tutti, degno dell’umano che è in noi.
A questa tentazione occorre reagire offrendo orizzonti di senso e di speranza, che non siano asfissianti
come quelli delle ideologie: occorre riconoscere il Tutto nei frammenti della vita e dell’opera dei giorni.
È a questo precisamente che educa la bellezza: essa è perciò decisiva per la fede, chiamata a
riscoprire come Colui in cui si crede, oltre ad essere il bene, sia il bello da amare e da cui lasciarsi
amare, capace di dare senso alla vita.
E la bellezza è decisiva per la cultura e per l’arte, perché sulle sue vie gli umani potranno riscoprire la
nostalgia del senso perduto e cercarla in forme non violente come quelle della ragione ideologica, ma
tanto vere, quanto umili e vivificanti(421)
”.
Già la grande metafisica greca e la sua gnoseologia avevano offerto le basi per esaltare il nesso tra
essere, vita e bellezza, così da poter affermare con il filosofo Plotino che il bello è “la fioritura
dell’essere”, la sua perfezione.
La bellezza, dunque, è il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne(422)
.
Tuttavia, la bellezza è anche “come una ricca gemma, per la quale la montatura migliore è la più
semplice(423)
”.
Tale riflessione può essere “una salutare sferzata sia a un’arte che si raggomitola su se stessa
seguendo canoni stilistici sempre più indecifrabili, sia a una critica che adotta un esoterismo oracolare
tale da impedire, piuttosto che facilitare, l'accesso al senso profondo dell’opera d’arte(424)
.
Con la digitalità, inoltre, possiamo accedere ovunque nei luoghi in cui si celebra la liturgia, in cui tutto
è orientato e offerto a Dio, e possiamo comprendere meglio il senso che è attribuito a un luogo di culto
16
considerando, ad esempio, il testo dell’iscrizione incisa sul portale centrale della cattedrale di Saint-
Denis a Parigi: “Passante, che vuoi lodare la bellezza di queste porte, non lasciarti abbagliare né
dall’oro, né dalla magnificenza, ma piuttosto dal faticoso lavoro. Qui brilla un’opera famosa, ma voglia
il cielo che quest’opera famosa che brilla faccia splendere gli spiriti, affinché con le verità luminose
s’incamminino verso la vera luce, dove il Cristo è la vera porta(425)
”.
Tuttavia, l’armonioso tripudio di miracolosa ricchezza che avvolge l’ambiente in cui si sviluppa la divina
liturgia nasce dall’esigenza intima e tutta necessitante della santa Madre di spiegare con amore ai
suoi figli il non spiegabile, di dire con benevolenza ai suoi piccoli l’indicibile, di mostrare a tutti con
benignità i cieli chiamati tutt’intorno al sacro mistero della presenza reale, nell’ostia consacrata nelle
sue chiese.
Tutta questa elargizione di splendore soprannaturale ha portato bellezza anche nella civiltà; tutta
questa bontà divina ha portato anche tra le nazioni amore, e quell’Amore: il perfetto olocausto cruento
e visibile compiuto da Cristo sulla croce e rinnovato in memoriam in ogni messa misteriosamente, ma
realmente sugli altari ogni giorno nei secoli(426)
.
Se, dunque, non si tiene conto dell’anima religiosa che li ha ispirati, i capolavori artistici nati in Europa
nei secoli passati sono incomprensibili(427)
.
“Un artista, che ha testimoniato sempre l’incontro tra estetica e fede, Marc Chagall, ha scritto che ‘i
pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che era la Bibbia’.
Quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l’arte, si crea una sintonia
profonda, perché entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l’Invisibile(428)
”.
Inoltre, nella chiamata a sé della Chiesa tutti gli uomini, vedendo l’invisibile irradiarsi potente dall’ostia
consacrata, possono imparare cosa è e cosa dire su verità, bellezza e bontà(429)
.
Con la multimedialità e la crossmedialità dell’era digitale, poi, si può, nel contempo, essere pervasi
dall’autentica bellezza musicale che “appartiene alla nostra cultura e alla nostra storia come un tesoro
inestimabile(430)
” e che “riesce ancora in maniera esemplare a parlare al cuore e allo spirito dell’uomo
contemporaneo, comprese le giovani generazioni(431)
”.
L’esperienza della musica arricchisce l’esistenza umana e le apre orizzonti che sconfinano nell’infinito
e nell’eterno(432)
.
“L’arte musicale è chiamata, in modo singolare, a infondere speranza nell’animo umano, così segnato
e talvolta ferito dalla condizione terrena.
Vi è una misteriosa e profonda parentela tra musica e speranza, tra canto e vita eterna: non per nulla
la tradizione cristiana raffigura gli spiriti beati nell'atto di cantare in coro, rapiti ed estasiati dalla
bellezza di Dio.
Ma l’autentica arte, come la preghiera, non ci estranea dalla realtà di ogni giorno, bensì a essa ci
rimanda per ‘irrigarla’ e farla germogliare, perché rechi frutti di bene e di pace(433)
”.
Con la multimedialità e la crossmedialità digitali, inoltre, si può, riconoscere e rispettare il valore
antropologico del canto nella formazione di persone chiamate a vivere in società, a stare e a
comunicare con gli altri(434)
e, soprattutto, si può essere estasiati dalla bellezza sublime del canto che
“è quasi un volare, un sollevarsi verso Dio, un anticipare in qualche modo il canto dell’eternità(435)
”.
17
Interrogando, dunque, la bellezza della terra, la bellezza del mare, la bellezza dell’aria diffusa e
soffusa, la bellezza del cielo, l’ordine delle stelle, il sole che col suo splendore rischiara il giorno, la
luna che col suo chiarore modera le tenebre della notte, le fiere che si muovono nell’acqua o
camminano sulla terra o volano nell’aria: scopriamo anime che si nascondono, corpi che si mostrano,
visibile che si fa guidare, invisibile che guida(436)
.
“Interrogali!
Tutti ti risponderanno: Guardaci, siamo belli!
La loro bellezza li fa conoscere.
Questa bellezza mutevole chi l’ha creata, se non la Bellezza Immutabile?(437)
”.
Come visto altrove, poi, la multimedialità è in grado di far sbocciare nel mondo la stessa bellezza
letteraria di molte pagine bibliche, che ha come meta ultima la proclamazione dell’infinita bellezza e
verità della Parola divina.
Può sbocciare, dunque, il Pensiero di verità che, disceso in Cristo sulla terra, è il vero Apollo, il Dio
della sapienza, pastore e maestro(438)
sicché, in Lui, possiamo anche tranquillizzarci non solo che
‘conoscere si può’ - lo può Lui, dunque noi in Lui - ma anche che ‘conoscere si deve’: lui deve farci
conoscere il Padre che lo ha inviato(439)
, e ancor più possiamo garantirci che conoscere è ‘bene’ e
‘bello’ (è il nostro fine a cui il tempo digitale può condurci), perché la conoscenza porta a qualcosa di
sicuro e di dilettevole: a Dio(440)
.
Conoscendo la Sua volontà si conosce la verità che conta nella nostra vita.
In Cristo la verità ci viene incontro e ci purifica.
Bisogna aspirare nella Chiesa di oggi ad un sentimento di gioia per la vicinanza di Dio e per il dono
della sua Parola, un sentimento simile a quello provato da Israele per il fatto di conoscere la volontà
di Dio e di aver così ricevuto in dono la sapienza che ci guarisce e che non possiamo trovare da
soli(441)
.
Considerando, però, che “non è la nostra abilità ad indicarci la vera volontà di Dio.
È un dono immeritato che ci rende allo stesso tempo umili e lieti”.
Con la digitalità, inoltre, come già visto altrove, ci si può immergere ovunque in qualsiasi evento
liturgico e, quindi, nella stessa Preghiera sacerdotale, in cui, come disse Gesù ai discepoli, si è
‘consacrati nella verità(442)
’.
“Così troviamo ora la giusta struttura del processo di purificazione e di purezza: non siamo noi a
creare ciò che è buono - questo sarebbe un semplice moralismo -, ma la Verità ci viene incontro.
Egli stesso è la Verità, la Verità in persona.
La purezza è un avvenimento dialogico.
Essa inizia col fatto che Egli ci viene incontro - Egli, che è la Verità e l’Amore -, ci prende per mano,
compenetra il nostro essere.
Nella misura in cui ci lasciamo toccare da Lui, in cui l’incontro diventa amicizia e amore, diventiamo
noi stessi, a partire della sua purezza, persone pure e poi persone
18
che amano con il suo amore, persone che introducono anche altri nella sua purezza e nel suo amore.
Agostino ha riassunto tutto questo processo nella bella espressione: Da quod iubes et iube quod vis -
concedi quello che comandi e poi comanda ciò che vuoi(443)
”.
“In qualche modo la prova della verità del cristianesimo è: cuore e ragione si incontrano, bellezza e
verità si toccano.
E quanto più noi stessi riusciamo a vivere nella bellezza della verità, tanto più la fede potrà tornare
ad essere creativa anche nel nostro tempo(444)
”.
La richiesta da portare davanti al Signore pregandoLo è, dunque, di purificarci nella verità, che sia
Lui la Verità che ci rende puri e che mediante l’amicizia con Lui diventiamo liberi e così veramente
figli di Dio, capaci di sedere alla Sua mensa e di diffondere in questo mondo la luce della Sua purezza
e bontà(445)
”.
“Se la Chiesa deve trasformare, migliorare, ‘umanizzare’ il mondo, come può far ciò e rinunciare nel
contempo alla bellezza, che è tutt’uno con l’amore ed è con esso la vera consolazione, il massimo
accostamento possibile al mondo della Risurrezione? La Chiesa deve essere ambiziosa; deve essere
una casa del bello, deve guidare la lotta per la ‘spiritualizzazione’, senza la quale il mondo diventa il
‘primo girone dell’inferno’(446)
”.
La Chiesa “deve essere luogo della ‘gloria’ e così anche luogo in cui i lamenti dell’umanità sono portati
all’orecchio di Dio. Essa non può appagarsi di ciò che è ordinario e utile: deve destare la voce del
cosmo glorificando il Creatore, svelare la di lui magnificenza al cosmo, e rendere il cosmo stesso
glorioso, e quindi bello, abitabile, amabile(447)
”.
Anche nella nostra epoca, come già parve il fuoco di Alarico ad Agostino, sembra che bruttezza e
barbarie abbiano corroso la conoscenza della bellezza, osteggiato la spinta all’adorazione, frantumato
la pace della verità.
Come già san Paolo, la Chiesa - e in essa la cristianità fin nei più indifesi e inermi suoi piccoli -
sembra ancora una volta dover far fronte a forze superiori, accerchiata dalle espressioni più
combattive di quella che Romano Amerio chiama “la dislocazione della divina Monotriade”: la
precessione dell’amore, della tecnica, dell’azione, sulla conoscenza e sul Verbo(448)
.
Se, con il soffio dello Spirito Santo, il tempo digitale imbocca il senso giusto, si può sviluppare una
fase di riparazione in una nuova epoca di grande creatività artistica
nella storia della Chiesa contrassegnata da una fede “capace di vedere(449)
” in cui “armonia chiama
armonia, levatrice della bontà è la bellezza e l’arte(450)
” trova la sua giusta espressione e “contagia
l’etica(451)
”.
19
_______________
(420) Benedetto XVI, Discorso agli artisti, Città del Vaticano, Cappella Sistina, 21 novembre 2009.
(421) Bruno Forte (Arcivescovo di Chieti-Vasto), Tra fede e arte dialogo aperto, Sole 24 Ore, lug 2011.
(422) Rif.: Benedetto XVI, Catechesi svolta durante l’udienza generale, Città del Vaticano, Aula Paolo VI, mercoledì 18
novembre 2009.
(423) Rif.: Benedetto XVI, Ibid..
(424) Francesco Bacone, Saggi.
(425) Gianfranco Card. Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
(426) Benedetto XVI, Ibid..
(427) Abs rimaneggiato e adattato da: Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di
un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009.
(428) Abs rimaneggiato da: Benedetto XVI, Catechesi svolta durante l’udienza generale, ibid.
(429) Abs rimaneggiato e adattato da: Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di
un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009.
(430) Riccardo Muti, La musica? Una questione di educazione, L’Osservatore Romano, 29 aprile 2010.
(431) Riccardo Muti, Ibid..
(432) Riccardo Muti, Ibid..
(433) Cardinale Joseph Ratzinger, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010, pag. 124.
(434) Riccardo Muti, Ibid..
(435) Benedetto XVI, in occasione di un concerto dei Domspatzen.
(436) Abs adattato da: Sant’Agostino, Sermo ccxli, 2: pl 38, 1134.
(437) Sant’Agostino, Sermo ccxli, 2: pl 38, 1134.
(438) Giovanni, (10, 11); Matteo, (23, 8).
(439) Giovanni, 17, 4.
(440) Abs rimaneggiato e adattato da: Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di
un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009.
(441) Abs. rimaneggiato e adattato da: Benedetto XVI, Omelia rivolta ai suoi ex allievi, riuniti nel Ratzinger Schülerkreis,
durante la celebrazione eucaristica, Cappella del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, domenica mattina 30 agosto 2009.
(442) Discorso sulla vite, Gv (17, 17-19).
(443) Benedetto XVI, Omelia rivolta ai suoi ex allievi, riuniti nel Ratzinger Schülerkreis, durante la celebrazione eucaristica,
Cappella del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, domenica 30 agosto 2009.
(444) Benedetto XVI, Colloquio con il Clero, Duomo di Bressanone, 6 agosto 2006.
(445) Abs. rimaneggiato e adattato da: Benedetto XVI, Ibid..
(446) Cardinale Joseph Ratzinger, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010, pag. 33.
(447) Cardinale Joseph Ratzinger, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010, pag. 124.
(448) Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di un sorriso,
L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009.
(449) Uwe Michael Lang, Arte è sempre un dono, L’Osservatore Romano, 10 marzo 2010.
(450) Enrico Maria Radaelli, Ibid..
(451) Enrico Maria Radaelli, Ibid..
20
“Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la
stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur
necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che
contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete. È questa la nostra
missione, la missione irrinunciabile della Chiesa: il compito di ogni credente che opera nei media è
quello di ‘spianare’ la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e
l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo
‘digitale’ i segni necessari per riconoscere il Signore”.
BENEDETTO XVI
messaggio per la 44^ Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
(16 maggio 2010)
21
Alla ricerca dei punti fermi - Logos e teofania nel tempo digitale
Sulla tomba di Raffaello Sanzio si legge un’iscrizione latina: Ille hic est Raphael timuit
quo sospite vinci rerum magna parens et moriente mori (Qui è quel Raffaello da cui, fin che
visse, Madre Natura temette di essere superata, e quando morì temette di morire con lui). Il
grande pittore era conosciuto soprattutto per la sua perfezione nel raffigurare ciò che
dipingeva. La sua ultima opera è stata La trasfigurazione di Cristo, oggi esposta nella
Pinacoteca dei Musei Vaticani. Considerata un'opera innovativa per la maestria nell'utilizzo
della luce e l'espressività nella rappresentazione biblica, sembra di conservare ancora le
tracce dell'incompiutezza.
Le due zone circolari del dipinto sovrapposte creano un’evidente tensione tra orizzonti
diversi. Quello in basso, dedicato alla fallita guarigione dell’ossesso, “viene letto” come
simbolo della fragilità umana e dell'impotenza di fronte al male, messe in risalto dall'oscurità
che travolge i protagonisti dell'episodio. La scena in alto, da cui prende il titolo l'intero dipinto,
è investita, invece, da una luce abbagliante e da grande dinamicità che attraggono
immediatamente l'attenzione dell'osservatore. Il Logos, l’eterno Verbo del Padre, entra nella
dimensione temporale nascondendosi nella forma umana e nell'atto epifanico della
trasfigurazione rivela la propria identità divina. L'intero episodio raccontato dagli evangelisti e
rappresentato nel dipinto di Raffaello potrebbe, quindi, essere compendiato in tre parole:
Logos, teofania e tempo.
In un certo senso, il dipinto di Raffaello potrebbe essere una sintesi iconografica
dell’umanità di tutti i tempi anche dell’uomo del tempo digitale, che è il nostro. Anche oggi,
come allora, l’uomo si ritrova in balia delle fragilità, scosso dalle vecchie e nuove
perturbazioni, non di rado avvolto dall’oscurità, ma in cerca della luce e di un orizzonte di
speranza, che va oltre un semplice soddisfare il fabbisogno.
Di fronte all’evidente smarrimento di una società fluttuante, l’uomo contemporaneo
sembra essersi stancato delle incertezze e dei relativismi e, sempre più spesso, insegue delle
costanti su cui poggiare la propria esistenza. Nasce, quindi, spontaneamente la domanda:
esistono ancora dei punti fermi che ci permettono di orientarci con sicurezza e ritrovare la
strada per un cammino sereno? E se la risposta dovesse risultare positiva ne nascerebbe
subito un’altra: quali sono?
Raimondo Villano accetta la non facile sfida di indicarli a partire dall’antica categoria
del Logos, carica di accezioni che disegnano un ampio percorso di riflessione in cui alla
ricerca del senso accompagna anche una ferma volontà di indicare i punti cardinali di
riferimento. Non c’è dubbio che, per un cristiano, il Logos rappresenta tale riferimento per
eccellenza incidendo non solo sull’intera ermeneutica teologica, ma anche e anzitutto sul
vissuto umano nella sua concretezza. La presenza del Verbo si estende su tutta la storia
salvifica fin dall’atto creativo e riceve un’espressione unica nel fatto dell’Incarnazione, quando
vengono annullate in maniera radicale e del tutto singolare le distanze tra Dio e l’uomo, perché
l’Eterno inizia ad esistere nel tempo diventando l’Emmanuele Dio con noi (Mt 1, 23).
22
Il Verbo, pertanto, diviene una costante, un riferimento che sin dagli inizi della storia
della salvezza accompagna l’uomo diventando il desiderio del cuore, la regola di vita e la
lampada nel cammino che non si spegne mai, perché - come dice la Scrittura - tutto passerà,
ma la Parola di Dio rimarrà in eterno (1 Pt 1, 25). Nel Verbo Incarnato ogni cristiano ritrova
l’orientamento ideale della propria vita, la sua sorgente (Gv 1, 3. 10; Eb 1, 2), principio di
continuità (Eb 1,3) e sua meta (Ap 22, 13).
Ma l’audacia della scelta di Villano non consiste solo nella capacità di indicare un
concetto caro a chi si ricollega idealmente all’orizzonte dell’insegnamento biblico, ma anche
nell’aver scelto una categoria che, essendo cruciale per la Bibbia, può costituire un riferimento
universale per chi, pur non condividendo la stessa eredità di fede, desidera la comprensione
della realtà, cioè cerca la verità e vuole seguirla. Il termine logos, infatti, è segnato
dall’universalità, considerando che già nell’antichità diventa decisivo al di fuori del cerchio
della rivelazione giudeo-cristiana e costituisce un riferimento importante per il nobile pensiero
della filosofia greca. Basta ricordare il significato attribuitogli da Eraclito (550 ca - 480 ca a.C.)
di ragione universale investita di un carattere divino che permea ogni cosa e crea l’armonia
del mondo; oppure da Platone (427 - 347 a. C.) che, pur limitando la sua comprensione alla
dimensione del discorso o della ragione, riconosce in esso qualcosa di trascendente per il
suo legame con la verità. Con diverse accezioni, il logos accompagna la riflessione di
Aristotele (384 - 322 a. C), degli Stoici dal III secolo a.C. in poi, e di Filone di Alessandria (20
a.C. - 50), costituendo qualcosa di più di una semplice categoria speculativa: una chiave di
comprensione della realtà.
È chiaro che, nella tradizione cristiana, il Logos (il Verbo, la Parola) riceve un significato
molto più ampio racchiudendo in sé una dimensione epifanico-teofanica. La sua unicità
consiste nell’essere sia un riferimento ideale della vita, sia uno “strumento” privilegiato di
comprensione, che rende accessibili gli eventi teofanici offrendo una chiave di lettura e
guidando l’uomo verso un rapporto consapevole con Dio. L’espressione epifanica più
radicale, però, si manifesta quando il Verbo stesso diventa il protagonista della storia
attraverso l’Incarnazione, assumendo la natura umana e diventando allo stesso tempo
l’immagine del Dio invisibile (Col 1, 15). Tuttavia, sembra che la tradizione occidentale, a
differenza di quella bizantina, nella riflessione teologica privilegi più la dimensione speculativa
degli eventi epifanici che la simbolico - rappresentativa.
Nella tradizione bizantina dell'iconografia persiste la convinzione che l'icona, nel suo
esprimere il divino, vada oltre una semplice raffigurazione artistica. Tutte le fasi dello
“scrivere” un'icona mirano a un solo obiettivo: “fissare l'evento” epifanico. La tavola di legno
su cui si posa l’immagine solo apparentemente circoscrive il sacro, il trascendente. In realtà,
nel “fissare l’evento”, l’icona attua un’epifania, diventando una sorta di finestra tra divino e
umano. L’immagine sacra, quindi, supera il limite del “rimandare verso”… e della
rappresentazione, tanto da veder coniare un vero e proprio titolo acheropite, per le icone
considerate non dipinte da mano umana.L’icona, pertanto, comunica e crea un dinamismo di
incontro tra Dio e uomo, aprendo quest’ultimo alla dimensione salvifica. In questo senso, nella
spiritualità bizantina l’icona verrà vista come mezzo epifanico pari ad esempio, alla Parola del
Vangelo.
23
In questa prospettiva, quindi, Logos e teofania sono tutt’uno trovando un’espressione
straordinaria nella cornice del tempo. Il Verbo, infatti, incide sul tempo modificando il suo
paradigma interpretativo. Il succedersi dei momenti, inteso come chrónos, subirà un
cambiamento radicale e straordinario, con l’ingresso del Verbo nella dimensione temporale.
Nel Verbo Incarnato il tempo si ricongiunge all'eternità di Dio, e la Sua presenza nel mondo
traccia un nuovo orizzonte di riferimento: quello dell'incontro tra Dio e l'uomo. Ed è proprio in
questo orizzonte che avviene una radicale trasformazione: il tempo inteso come chrónos
diventa il tempo inteso come kairós, ossia il tempo salvifico, il tempo dell'incontro intimo con
Dio che si rende presente nella storia dell'uomo. Lo svolgersi degli eventi, che nella
prospettiva cosmica delle credenze arcaiche trasmetteva l'idea di regolarità e di una certa
circolarità, riceverà una comprensione nuova, lineare e aperta al futuro, che non si esaurisce
nella ciclicità ma proietta l’uomo verso eternità. Così, l'uomo, pur vivendo nell’abituale cornice
del tempo-chrónos, entra nella dimensione del tempo-kairós scandito dall'incontro con Dio,
sempre nuovo e dinamico, che diventa anche la misura della storia e dell’esistenza umana
qualitativamente diverse.
In questo libro di Villano, le categorie del Logos, della teofania e del tempo si
intrecciano con varia intensità, offrendo una lettura anticonformista dell’uomo contemporaneo
e della sua cultura. Da essa emerge un messaggio inconfondibile: il continuo cercare dei punti
fermi di riferimento e l'impegno a costruire su di essi la propria esistenza sono espressione di
una vita qualitativamente migliore. Nelle pagine che seguono è stato indicato un arduo ma
interessante percorso di riflessione che attraversa diversi ambiti e si confronta con varie
realtà: da quelle più vicine alla quotidianità come la politica e l’agire sociale a quelle sublimi
della metafisica e dell’estetica. Ma, per certi versi, questo libro è anche un compendio della
comprensione della cultura nelle sue molteplici espressioni alla luce degli autori classici e del
magistero della Chiesa. Perciò, accanto alle riflessioni dell’autore, si potranno trovare anche
ampie citazioni di alcuni testi fondamentali a comporre quasi una piccola antologia di
riferimento.
Un aspetto importante di questo libro è l'attenzione riservata al presente. Il tempo
digitale, indicato come una componente essenziale della riflessione. Già a partire dal titolo, il
libro, nasconde in sé una serie di domande fondamentali: le categorie classiche, come quella
del Logos, hanno ancora ragione di essere riproposte? Sono ancora comprensibili o almeno
traducibili per l'uomo contemporaneo? E quest’ultimo, può abbracciare il Logos ed entrare
anche oggi nella prospettiva dell'esperienza di tipo epifanico? Inoltre, il “tempo digitale”, l'era
degli eventi scollegati e estremamente relativizzati, il tempo delle autostrade telematiche dove
l'informazione sovrabbonda e, a volte, soffoca la dimensione contemplativa dell’essere, “l’era
fluttuante”, può costituire un luogo d'incontro tra l'eternità e il presente, tra l'assoluto e il
contingente? Infine, l’uomo contemporaneo è ancora capace di sperimentare quel tipo di
incontro con la Parola, con il Verbo, così da essere trasformato radicalmente nella sua
esistenza per diventare un'icona di Dio, ovvero l’imago Chrisiti che riflette l’imago Dei?
La risposta di Villano è audace e serena. L’autore non è intimorito dal tempo virtuale,
che penetrando nella cultura ne condiziona le basi cambiandole e, non di rado,
sconvolgendole. L’afflizione del tempo fluttuante, che sembra affermarsi e propagarsi mentre
24
in realtà si dissolve nel nulla, non deve per forza opprimerci. L’uomo di oggi può ritrovare un
orizzonte positivo per la propria esistenza. Logos, teofania e tempo sono termini che
codificano un percorso da seguire non solo dal punto di vista della comprensione speculativa,
ma anche dell’esperienza esistenziale. Il Verbo, accolto e vissuto, diventa una forza
trasformatrice al punto d’innalzare l’uomo verso una nuova dimensione, una nuova dignità,
rendendolo imago Dei, un segno visibile quasi epifanico.
Come nel quadro di Raffaello c’è chi rimane circondato dall’oscurità, chi è turbato dalla
realtà che lo spaventa e chi, invece, guarda la luce e indica il Cristo trasfigurato nel fiducioso
gesto di certezza di aver trovato la strada da seguire. In un contesto socio-culturale in cui
gradualmente vengono meno le certezze, e con esse anche la speranza, il tentativo di
restituire fiducia offerto da Villano incoraggia e apre insperati laboratori di ricerca.
Rev. Tomasz Trafny
Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede
Direttore esecutivo del Progetto STOQ(*)
Pontificio Consiglio della Cultura
Città del Vaticano
_______________
(*) Progetto Science, Theology and the Ontological Quest che, in collaborazione con le sette Università Pontificie Romane
(Lateranense, Gregoriana, Regina Apostolorum, San Tommaso - Angelicum, Santa Croce, Salesiana, Urbaniana), è teso a
sviluppare il dialogo fra scienza, filosofia e teologia, al fine di confrontare la visione cristiana del mondo, dell’uomo e della
società con le molteplici sfide teoretiche, etiche e culturali che nascono dallo sviluppo della scienza ed è diretto a studenti,
scienziati, filosofi e teologi e a quanti siano interessati ad approfondire le basi razionali della propria fede o ad approfondire
la possibilità di divenire credenti all’inizio del Terzo Millennio.
25
Prefazione
Tra il 1985 e il 2000 essenzialmente quattro punti, per così dire cardinali, dominavano
i miei interessi e la mia esistenza: la vita sentimentale prima e coniugale poi, la professione,
gli studi e l’attività umanitaria. Nel tempo, in pratica, quest’ultima e, in larga misura, l’attività
professionale divennero, ancorché ne avessi completa consapevolezza, tendenzialmente una
vera e propria forma di “apostolato”.
D’altro canto, ciò che ho indicato quale ambito di studio era costituito, in effetti, sia da
approfondimento scientifico, umanistico, tecnico e culturale di determinate discipline a me
congeniali, sia più che da un mero studio da una vera e propria formazione spirituale
autodidatta, prevalentemente incentrata su documenti del Magistero petrino e pastorali. Tale
attitudine, poi, in tempi non lunghi mi fece tacciare “amichevolmente” di una “dipendenza
quasi eccessiva” nell’ambiente di una blasonata organizzazione non governativa
internazionale in cui operavo a vari livelli da dirigente. Decisamente questo episodio
determinò per taluni versi una mia correzione di rotta, nel senso che dismisi pubblicamente
l’abito stricto sensu di “intellettuale” di matrice cristiana a tutto vantaggio del rafforzamento
dell’azione umanitaria e caritativa, sempre secondo i dettami della dottrina sociale della
Chiesa in me radicati: una veste, quindi, più laica ed in chiave dialettica con varie espressioni
di realtà confessionali diverse presenti nella citata qualificata o.n.g. a me tanto cara, ora come
allora. Con il senno di poi, dunque, vedendo opportunità di carità ed attuandole, forse,
inconsapevolmente, per dirla parafrasando con Sant’Agostino(1)
, avevo quasi la grazia di
contemplare al mio orizzonte il bagliore della Trinità.
Dal punto di vista della formazione e degli studi, poi, il fenomeno emergente della
società globale dell’informazione, dopo oltre un decennio di approfondimenti, approdò nel
1996 nella pubblicazione del libro “Verso la società globale dell’informazione” in cui effettuavo
un’analisi dei principali fattori problematici di genesi e sviluppo sia in termini scientifici che
umanistici, con approfondimenti essenziali di aspetti filosofici ed esistenziali con accenni
teologici e pastorali. Fu uno dei miei pochi libri di maggiore complessità.
Dal 1996 al 2000, tra i vari impegni, ne ebbi principalmente tre che coinvolsero in
modo significativo la mia coscienza di cristiano
cattolico socialmente impegnato in conferenze, studi e promozione di documenti: la difesa
della vita nascente (1996 e seguenti), la famiglia e la tutela della vita (2000/01). Ai primi anni
2000, intanto, per la mia investitura a membro dell’Ordine dei Giovanniti e, nel contempo, per
un’innegabile crescita professionale, mi addentrai nella disamina di articolate tematiche di
etica laica e morale cristiana culminata a fine 2007 nella pubblicazione del libro, piuttosto
elaborato, dal titolo “La cruna dell’ago: meridiani farmaceutici tra etica laica e morale
cattolica”. La vita di Giovannita, intanto, continuava a formarmi spiritualmente e tale percorso
condusse nel 2008 ad una sintesi melitense nell’opera “Tuitio fidei et obsequium
pauperum. Storia, spiritualità e sovranità nelle tradizioni e nella modernità del Sovrano Militare
Ordine di Malta”.
26
Con la sensibilità e la cultura di studioso di storia che, nel frattempo, si erano in me
andate formando, coniugate ad una più matura formazione spirituale, giunsi a gennaio 2010
alla pubblicazione del complesso libro “Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni
sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo faber” dove, tra l’altro, approfondivo aspetti
inerenti la sede delle epifanie divine nell’intreccio fra tempo ed eternità e le applicazioni
dell’informatica multimediale e telematica in ambito storico e museale. Negli ultimi anni,
intanto, il piano di formazione spirituale è sostanzialmente traslato, accostandomi al Voto di
Obbedienza canonica in ambito giovannita.
Nel contempo, ho ripreso taluni approfondimenti di cultura digitale, a partire dalla
“realtà virtuale” sviluppata fino al 1996 e, per alcuni aspetti, nel 2010. Il lasso di tempo che
intercorre tra il mio primo lavoro del 1996 e oggi è di quindici anni: potrebbe sembrare un
breve lasso mentre, in effetti, per il mondo delle nuove tecnologie è una “era geologica”. Si è
passati dai primi sviluppi (1991), dall’ipertestualità e gli iniziali data-base, alla multimedialità,
alla diffusione planetaria, all’ipermedialità fino ai social networking ed alla piena era di web
2.0, che modificano ulteriormente le dinamiche relazionali, per giungere alla crossmedialità,
convergenza tecnologica e digitale dei principali media come tv, radio, telefonia, web. Da
un’esistenza digitale quindici anni dopo la rivoluzione tecnologica evolve in rivoluzione
culturale!
Occorre riflettere sul fatto che Internet è una grande risorsa culturale che presenta
anche ambiguità e rischi. Il tempo che viviamo, largamente modellato dallo sviluppo di nuove
tecnologie, è andato ben oltre il limite delle semplici relazioni, dal momento che la
comunicazione ha fatto irruzione non come elemento esterno, bensì come fatto costitutivo di
una nuova realtà che ogni giorno si configura in modo diverso: “comunica” in senso lato,
trasformando, come un laboratorio sempre all’opera, fatti ed eventi in tendenze e
comportamenti culturali. Aumentano i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo
intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità
ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell'intimità
della persona. Si assiste allora a un “inquinamento dello spirito, quello che rende i nostri volti
meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia(2)
...”.
Mi è sembrato necessario, dunque, prendere atto della realtà contemporanea ed
esaminarne le principali nuove sfide di significativo rilievo tra cui, in particolare, l’esigenza del
dialogo a tutto campo con la cultura digitale. Interagire al servizio dell’uomo in questo ambito
sviluppando un’azione pastorale è compito molto impegnativo ma obiettivo da perseguire in
quanto la dimensione pastorale ha la capacità di porsi al servizio di una “nuova
evangelizzazione” correlata all’influsso che i nuovi media esercitano nei modi di vita, nel
costume e nella cultura di una società in rapido e continuo cambiamento.
Ne è nato questo libro che, partendo da una disamina umanistica del fenomeno della
società globale dell’informazione desunta in parte dal mio libro in merito del 1996 e rielaborata
a completamento, giunge nella 1^ parte a riflessioni più propriamente di matrice filosofico -
esistenziale per poi riflettere nella 2^ parte su elementi di magistero, nella 3^ parte su aspetti
di pastorale ed evangelizzazione mentre nell’ultima parte tratta gli orizzonti di teofania digitale
27
ed aspetti correlati. Nelle riflessioni di questo lavoro, però, non vi è alcun tentativo di esercizio
accademico o di erudizione e men che meno un intento pedagogico quanto, invece, più
limitatamente ma con buone probabilità anche più autenticamente, il desiderio di dare una
parte di me stesso forse concorrendo a creare consapevolezze di futuro.
Benché abbia acquisito un vissuto per vari aspetti più specificamente digitale e, quindi,
con un tasso di sofferenza e disagio sensibilmente diversi ed attenuati rispetto a chi
proviene da realtà distanti e si percepisce “alieno” di fronte a difficoltà assai maggiori, mi
sento, tuttavia, di affermare che nell’epoca contemporanea, almeno culturalmente, siamo tutti
una sorta di “pellegrini”, nel senso indicato dal Virgilio di dantesca memoria alle anime
spaesate appena sbarcate sulla spiaggia del Purgatorio: “(…) voi credete forse che siano
esperti d’esto loco; / ma noi siam peregrini come voi siete”.
Questo lavoro, dunque, altro non è che un non mero esercizio di comprensione un po’
più approfondita di un pellegrino.
D’altro canto, sebbene non mi sfugga che un’originalità di concezione e di pensiero
possa esporre a maggior rischio d’incorrere in errore, benché in buona fede, essendomi
avventurato in meandri insidiosi di ambiti specialistici di considerevole complessità, con
l’attenuante della curiositas di semplice credente discretamente praticante, ove mai questo
mio scritto dovesse giungere ad esperti di Santa Romana Ecclesia, confido nella benevolenza
riservabile ad un figlio, quantunque umile, di Dio e, magari, nell’opportunità di correggere i
miei errori.
Altrettanta benevolenza, ovviamente, spero possa essermi all’uopo riservata anche
dall’acculturato lettore laico.
Ad entrambi, comunque, va la mia gratitudine anche per l’attenta lettura riservatami.
Tornando ad illustrare più nel particolare il lavoro svolto, nelle pagine seguenti tento di
aiutare a superare, in effetti, alcune dinamiche collettive che inducono a smarrire la
percezione della profondità delle persone e ad appiattirsi sulla loro superficie e mi prefiggo di
essere utile a stimolare riflessioni sulla fede nel mondo digitale, giacché la nuova cultura ed
il nuovo linguaggio coinvolgono credente e non credente nelle consapevolezze e nelle verità
fondamentali.
Rifacendosi alla splendida similitudine del Cardinale Joseph Ratzinger circa l’albero di
sicomoro, i cui frutti non sono commestibili se non preventivamente incisi in modo accurato,
si può intuire quanto l’impegno culturale costituisca una sorta di incisione determinante
affinché la persona e la società crescano nell’era digitale per l’annuncio e la difesa del
Vangelo nelle diverse culture: un’incisione, tuttavia, che può essere effettuata correttamente
solo se si possiedono competenza, conoscenza ed esperienza.
Con questo lavoro, pertanto, mi sono prefisso di approfondire i principali aspetti
problematici dei fenomeni del tempo digitale correlativamente alle questioni fondamentali che
il Santo Padre e la Chiesa hanno proposto come impegno comune alla cristianità, partendo
dal tentativo di riassumere le principali ragioni a favore dell’opzione per un Dio che
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è Logos (Ragione) e Amore (ambedue inseparabili) riflettendo nel contesto delle conoscenze
su quanto sia considerata ancora ragionevole(3)
.
Annunciare il Vangelo è il compito primario di ogni cristiano. Evangelizzare, anche in
questa nuova fase caratterizzata dalla presenza dei cosiddetti nuovi media, è un impegno da
affrontare con vigore, in un’epoca in cui esiste e prospera una rilevante cristofobia e in un
tempo digitale in cui si rilevano “visioni” secondo le quali tutta la storia della Chiesa nel
secondo millennio sarebbe stata un declino permanente e in cui alcuni vedono il declino già
subito dopo il Nuovo Testamento. In realtà, “opera Christi non deficiunt, sed proficiunt”, le
opere di Cristo non vanno indietro, ma progrediscono.
San Bonaventura ci insegna l’insieme del necessario discernimento, anche severo, del
realismo sobrio e dell’apertura a nuovi carismi donati da Cristo, nello Spirito Santo, alla sua
Chiesa. E mentre si ripete questa idea del declino, c’è anche l’altra idea, quella di un
“utopismo spiritualistico”, che si ripete. Sappiamo, infatti, come dopo il Concilio Vaticano II
alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa, che la Chiesa pre-
conciliare fosse finita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente “altra”. Un utopismo anarchico!
E grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni
Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo,
hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, “che è sempre Chiesa di peccatori e sempre
luogo di Grazia(4)
”.
Dunque, “non seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del
nostro tempo, possa esserci una formula magica(5)
”.
Ma, d’altro canto, non posso affatto non riconoscere quanto sia in me radicato la
convinzione che “non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci
infonde: Io sono con voi(6)
!” .
Raimondo Villano
_______________
(1) De Trinitate, VIII, 8, 12.
(2) Benedetto XVI, Discorso in Piazza di Spagna, 8 dicembre 2009.
(3) Rif.: Card. Joseph Ratzinger, Fede, ragione e istituzioni della Chiesa, 1999.
(4) Benedetto XVI, Catechesi su San Bonaventura all’udienza generale, Vaticano, 10 marzo 2010.
(5) Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte (29), Epifania del Signore 2001.
(6) Giovanni Paolo II, Ibid.
29
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R. Villano - Logos e teofania - Cap. XIX: Bellezza e verità

  • 1. Abstract dal volume di R. Villano “Logos e teofania nel tempo digitale”, con il Patrocinio della già Pontificia Accademia Tiberina e dell’Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali e con presentazione del Rev. Mons. Tomasz Trafny, Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede del Pontificio Consiglio della Cultura e Direttore esecutivo del Progetto STOQ - Science, Theology and the Ontological Quest - che, in collaborazione con le sette Università Pontificie Romane (Lateranense, Gregoriana, Regina Apostolorum, San Tommaso - Angelicum, Santa Croce, Salesiana, Urbaniana), è teso a sviluppare il dialogo fra scienza, filosofia e teologia, al fine di confrontare la visione cristiana del mondo, dell’uomo e della società con le molteplici sfide teoretiche, etiche e culturali che nascono dallo sviluppo della scienza ed è diretto a studenti, scienziati, filosofi e teologi e a quanti siano interessati ad approfondire le basi razionali della propria fede o ad approfondire la possibilità di divenire credenti all’inizio del Terzo Millennio. È in varie prestigiose istituzioni governative, scientifiche, storiche, professionali, in molti Istituti Italiani di Cultura. (Chiron Praxys, ISBN 978-88-97303-12-1, CDD 215 VIL log 2012, LCC HN30-39, pagg. 260, Prima Edizione febbraio 2012; Prima ristampa: ottobre 2012; Seconda ristampa: dicembre 2012; Terza ristampa: febbraio 2013; Seconda Edizione con Patrocinio Accademia Tiberina e Accademia Europea Relazioni Economiche e Culturali, ISBN 978-88-97303-16-9, CDD 215VIL log 2014, LCC HN30-39, pp. XXII + 264, gennaio 2014). BELLEZZA E VERITÀ CAPITOLO XIX
  • 2. 1 BELLEZZA E VERITÀ INDICE ALLARICERCADEIPUNTIFERMI-LOGOSETEOFANIANELTEMPO DIGITALE 29 PREFAZIONE 35 PARTE 1. ASPETTI ANTROPOLOGICI CAPITOLOI PROBLEMATICHEEDAZIONIPOLITICHE 43 CAPITOLOII ASPETTIFILOSOFICI,MORALIEDESISTENZIALI 59 CAPITOLOIII IMPATTOSPAZIALE.PROBLEMIURBANISTICI 71 CAPITOLOIV IMPATTOSOCIALE 79 CAPITOLOV CONCLUSIONI 93 PARTE2.ELEMENTIDOTTRINALI CAPITOLOVI FEDEECULTURA 99 Capitolo VII FEDEERAGIONE 107 Capitolo VIII FEDEESCIENZA 119 Capitolo IX FEDEEAMORE 127 Capitolo X FEDEEARTE 133 PARTE3.RIFLESSIONIPASTORALI Capitolo XI PASTORALEEDIACONIADELLACULTURA DIGITALE 147 Capitolo XII NUOVAEVANGELIZZAZIONENELMONDO DIGITALE 165 Capitolo XIII CONTRIBUTODELLAICATOCATTOLICO 175 Capitolo XIV METODICAEPEDAGOGIADIAPPROCCIOAWEBE SOCIALMEDIA 183 Capitolo XV ELEMENTIPROGETTUALIDIPRESENZANELWEB 207 PARTE4.ORIZZONTITEOFANICI Capitolo XVI TEMPODIGITALE 217 Capitolo XVII SPAZIODIGITALE 231 Capitolo XVIII FORMAEMATERIA 235 Capitolo XIX BELLEZZAEVERITÀ 239 Capitolo XX Conclusioni 247 Appendice 249 Bibliografia essenziale 265 Profilo sintetico dell’autore 285 “ Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete. È questa la nostra missione, la missione irrinunciabile della Chiesa: il compito di ogni credente che opera nei media è quello di ‘spianare’ la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo ‘digitale’ i segni necessari per riconoscere il Signore ”. BENEDETTO XVI messaggio per la 44^ Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (16 maggio 2010) a
  • 3. 2 Copia n. _____________ L’autore __________________________ © Copyright: Raimondo Villano. Ricerche ©, creazione, copertina di Raimondo Villano. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del libro può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi, fotocopie, microfilm o altro, senza il permesso scritto dell’editore. All right reserved. No part of this book shall be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted by ani means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwise, withoutwritten permission from the publisher. Editore: Chiron - Praxys dpt. © 2012 Fondazione Chiron Vendite: www.raimondovillano.com (business: editoria) Stampa: MBE - Roma. Prima edizione: marzo 2012. Prima ristampa: ottobre 2012. Seconda ristampa: dicembre 2012; Terza ristampa: febbraio 2013; Seconda Edizione: marzo 2014. Finito di scrivere il 10 gennaio 2012. Pagine complessive: 292. Serie numerata. Questo volume, privo del numero di serie e della firma dell’autore, è da ritenersi contraffatto. Con la Società Dante Alighieri, in accordo con uno dei più importanti dizionari dell’uso della lingua italiana contemporanea, il Devoto-Oli by Mondadori Education, l’autore è “Custode del lemma: digitale” per il 2011/2012 nell’ambito della campagna “Adotta una parola” per la sensibilizzazione del pubblico ad un uso corretto e consapevole delle parole, di sostegno alla conoscenza più ampia del lessico italiano, di monitoraggio di alcuni termini e, più in generale, di promozione della grande varietà di espressione del mondo della comunicazione globale. Tale iniziativa, interpretando il sentimento di affezione verso la propria lingua, è tesa ad arginare l’impoverimento del lessico nella lingua italiana contemporanea e comporta l’impegno sia di segnalare i casi in cui la parola viene usata in modo non adeguato sia di usare la parola scelta tutte le volte che se ne presenta l’occasione. Il lemma assunto in tutela e monitoraggio, espunte le parole base, è acquisito attingendo ad una lista che rappresenta la traccia della lingua italiana nel suo insieme, sia parole che circolano ormai poco, e delle quali si sente la mancanza, sia parole nuove, che lo colpiscono per la loro utilità , sia parole tecniche, alle quali si è legati per lavoro o interessi personali (Firenze, 17 ottobre 2011). ISBN 978-88-97303-16-9. CDD 215 VIL log 2012. LCC HN30-39.
  • 4. 3
  • 5. 4
  • 6. 5
  • 7. 6
  • 8. 7
  • 9. 8
  • 10. 9
  • 11. 10
  • 12. 11
  • 13. 12
  • 14. 13 Alla mia stupenda moglie Maria Rosaria e al mio meraviglioso figlio Francesco, con immenso amore!
  • 15. 14 CAPITOLO XIX BELLEZZA E VERITÀ La digitalità può consentire di approdare non solo all’oggetto in quanto tale ma anche a ciò che vi sta dietro e dentro e si può osservare fin nei dettagli come la forma si determina comprendendo come l’artista faccia emergere le forze, che occultamente agiscono in essa, per esprimere la vita universale incarnandola nell’atto creativo. “Si parla, in proposito, di una via pulchritudinis, una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica. Il teologo Hans Urs von Balthasar apre la sua grande opera intitolata Gloria, un’estetica teologica, con queste suggestive espressioni: ‘La nostra parola iniziale si chiama bellezza. La bellezza è l’ultima parola che l’intelletto pensante può osare di pronunciare, perché essa non fa altro che incoronare, quale aureola di splendore inafferrabile, il duplice astro del vero e del bene e il loro indissolubile rapporto’. E conclude: ‘Chi, al suo nome, increspa al sorriso le labbra, giudicandola come il ninnolo esotico di un passato borghese, di costui si può essere sicuri che - segretamente o apertamente - non è più capace di pregare e, presto, nemmeno di amare’. La via della bellezza ci conduce, dunque, a cogliere il Tutto nel frammento, l’Infinito nel finito, Dio nella storia dell’umanità. Simone Weil scriveva a tal proposito: ‘In tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico del bello, c’è realmente la presenza di Dio. C’è quasi una specie di incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale che l’incarnazione è possibile’(420) ”. “Come può l’infinito abitare in ciò che è minimo? O l’eterno abbreviarsi senza annullarsi? O l’immenso contrarsi senza negarsi? La risposta che una vasta tradizione del pensiero occidentale fornisce a tali domande è che questo è possibile o mediante la proporzione della forma, che riproduce l’armonia del Tutto (formosus è il bello!) o attraverso lo splendore, per cui il Tutto irraggia nel frammento per via d’irruzione e di rapimento (speciosus, splendido è il bello!). Nel primo caso, il Tutto può dimorare nel frammento in quanto questo si offre come determinazione spazio-temporale dell’infinito grazie alla riproduzione della corrispondenza dei rapporti: è l’idea della bellezza classica, consacrata specialmente dai capolavori dell’antica Grecia ed assunta dall’anima cristiana di Agostino, ad esempio nel suo ‘De Musica’. Nel secondo caso, il tutto irrompe nel frammento come movimento che sorge dall’alto o dal profondo e schiude una finestra verso l’illimitato, sì che il minimo appaia come “abbreviazione” dell’eternità nel tempo, dell’infinito nel finito. È la meditazione che ha portato a considerare la bellezza come ‘bonicellum’, piccolo bene, ‘verbum abbreviatum’ dell’eterno splendore di Dio: da questa considerazione cristiana medioevale si forma in tutte le lingue romanze il termine per dire la bellezza. Qui l’anima greca s’incontra con la novità cristiana.
  • 16. 15 Qui il cristianesimo assume e tradisce Atene perché, mentre aspira anch’esso a contemplare il Tutto nel frammento, confessa che l’evento della bellezza si è compiuto una volta per sempre nel giardino fuori Gerusalemme, dove sulla roccia del Calvario sta la Croce della bellezza. È convinzione essenziale della fede cristiana che il Verbo eterno si dica in questo mondo per via della contrazione suprema, grazie all’atto per il quale, in nulla costretto dall’infinitamente grande, il Figlio si è lasciato contenere dall’infinitamente piccolo. Veramente divino è questo contrarsi: ‘non coërceri maximo, contineri tamen a minimo, divinum est’, ‘non essere costretti dal più grande, ma lasciarsi contenere dal più piccolo, questo è divino’. Questa estasi del divino è al tempo stesso l’appello più alto che si possa concepire all’estasi dal mondo, a quel trasgredire verso il mistero che è il rapimento della bellezza che salva, reso possibile appunto da un ‘abbreviarsi’ del Verbo nella carne. Il Tutto dimora nel frammento, l’infinito irrompe nel finito: il Dio Crocifisso è la forma e lo splendore dell’eternità nel tempo. Sulla Croce il “Verbum abbreviatum”, “kenosi” del Verbo eterno, rivela la bellezza come dono di amore e offerta di senso e di speranza per tutti! Perché questo è così importante per noi, donne e uomini del “post-moderno”? E perché al servizio di questa causa fede e arte devono lavorare insieme? Dopo l’utopia delle grandi visioni ideologiche, assetate di totalità e divenute totalitarie e violente nei loro effetti storici, la grande tentazione è la decadenza, la rinuncia a pensare in grande e a sognare e impegnarsi per un domani più bello per tutti, degno dell’umano che è in noi. A questa tentazione occorre reagire offrendo orizzonti di senso e di speranza, che non siano asfissianti come quelli delle ideologie: occorre riconoscere il Tutto nei frammenti della vita e dell’opera dei giorni. È a questo precisamente che educa la bellezza: essa è perciò decisiva per la fede, chiamata a riscoprire come Colui in cui si crede, oltre ad essere il bene, sia il bello da amare e da cui lasciarsi amare, capace di dare senso alla vita. E la bellezza è decisiva per la cultura e per l’arte, perché sulle sue vie gli umani potranno riscoprire la nostalgia del senso perduto e cercarla in forme non violente come quelle della ragione ideologica, ma tanto vere, quanto umili e vivificanti(421) ”. Già la grande metafisica greca e la sua gnoseologia avevano offerto le basi per esaltare il nesso tra essere, vita e bellezza, così da poter affermare con il filosofo Plotino che il bello è “la fioritura dell’essere”, la sua perfezione. La bellezza, dunque, è il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne(422) . Tuttavia, la bellezza è anche “come una ricca gemma, per la quale la montatura migliore è la più semplice(423) ”. Tale riflessione può essere “una salutare sferzata sia a un’arte che si raggomitola su se stessa seguendo canoni stilistici sempre più indecifrabili, sia a una critica che adotta un esoterismo oracolare tale da impedire, piuttosto che facilitare, l'accesso al senso profondo dell’opera d’arte(424) . Con la digitalità, inoltre, possiamo accedere ovunque nei luoghi in cui si celebra la liturgia, in cui tutto è orientato e offerto a Dio, e possiamo comprendere meglio il senso che è attribuito a un luogo di culto
  • 17. 16 considerando, ad esempio, il testo dell’iscrizione incisa sul portale centrale della cattedrale di Saint- Denis a Parigi: “Passante, che vuoi lodare la bellezza di queste porte, non lasciarti abbagliare né dall’oro, né dalla magnificenza, ma piuttosto dal faticoso lavoro. Qui brilla un’opera famosa, ma voglia il cielo che quest’opera famosa che brilla faccia splendere gli spiriti, affinché con le verità luminose s’incamminino verso la vera luce, dove il Cristo è la vera porta(425) ”. Tuttavia, l’armonioso tripudio di miracolosa ricchezza che avvolge l’ambiente in cui si sviluppa la divina liturgia nasce dall’esigenza intima e tutta necessitante della santa Madre di spiegare con amore ai suoi figli il non spiegabile, di dire con benevolenza ai suoi piccoli l’indicibile, di mostrare a tutti con benignità i cieli chiamati tutt’intorno al sacro mistero della presenza reale, nell’ostia consacrata nelle sue chiese. Tutta questa elargizione di splendore soprannaturale ha portato bellezza anche nella civiltà; tutta questa bontà divina ha portato anche tra le nazioni amore, e quell’Amore: il perfetto olocausto cruento e visibile compiuto da Cristo sulla croce e rinnovato in memoriam in ogni messa misteriosamente, ma realmente sugli altari ogni giorno nei secoli(426) . Se, dunque, non si tiene conto dell’anima religiosa che li ha ispirati, i capolavori artistici nati in Europa nei secoli passati sono incomprensibili(427) . “Un artista, che ha testimoniato sempre l’incontro tra estetica e fede, Marc Chagall, ha scritto che ‘i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che era la Bibbia’. Quando la fede, in modo particolare celebrata nella liturgia, incontra l’arte, si crea una sintonia profonda, perché entrambe possono e vogliono parlare di Dio, rendendo visibile l’Invisibile(428) ”. Inoltre, nella chiamata a sé della Chiesa tutti gli uomini, vedendo l’invisibile irradiarsi potente dall’ostia consacrata, possono imparare cosa è e cosa dire su verità, bellezza e bontà(429) . Con la multimedialità e la crossmedialità dell’era digitale, poi, si può, nel contempo, essere pervasi dall’autentica bellezza musicale che “appartiene alla nostra cultura e alla nostra storia come un tesoro inestimabile(430) ” e che “riesce ancora in maniera esemplare a parlare al cuore e allo spirito dell’uomo contemporaneo, comprese le giovani generazioni(431) ”. L’esperienza della musica arricchisce l’esistenza umana e le apre orizzonti che sconfinano nell’infinito e nell’eterno(432) . “L’arte musicale è chiamata, in modo singolare, a infondere speranza nell’animo umano, così segnato e talvolta ferito dalla condizione terrena. Vi è una misteriosa e profonda parentela tra musica e speranza, tra canto e vita eterna: non per nulla la tradizione cristiana raffigura gli spiriti beati nell'atto di cantare in coro, rapiti ed estasiati dalla bellezza di Dio. Ma l’autentica arte, come la preghiera, non ci estranea dalla realtà di ogni giorno, bensì a essa ci rimanda per ‘irrigarla’ e farla germogliare, perché rechi frutti di bene e di pace(433) ”. Con la multimedialità e la crossmedialità digitali, inoltre, si può, riconoscere e rispettare il valore antropologico del canto nella formazione di persone chiamate a vivere in società, a stare e a comunicare con gli altri(434) e, soprattutto, si può essere estasiati dalla bellezza sublime del canto che “è quasi un volare, un sollevarsi verso Dio, un anticipare in qualche modo il canto dell’eternità(435) ”.
  • 18. 17 Interrogando, dunque, la bellezza della terra, la bellezza del mare, la bellezza dell’aria diffusa e soffusa, la bellezza del cielo, l’ordine delle stelle, il sole che col suo splendore rischiara il giorno, la luna che col suo chiarore modera le tenebre della notte, le fiere che si muovono nell’acqua o camminano sulla terra o volano nell’aria: scopriamo anime che si nascondono, corpi che si mostrano, visibile che si fa guidare, invisibile che guida(436) . “Interrogali! Tutti ti risponderanno: Guardaci, siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l’ha creata, se non la Bellezza Immutabile?(437) ”. Come visto altrove, poi, la multimedialità è in grado di far sbocciare nel mondo la stessa bellezza letteraria di molte pagine bibliche, che ha come meta ultima la proclamazione dell’infinita bellezza e verità della Parola divina. Può sbocciare, dunque, il Pensiero di verità che, disceso in Cristo sulla terra, è il vero Apollo, il Dio della sapienza, pastore e maestro(438) sicché, in Lui, possiamo anche tranquillizzarci non solo che ‘conoscere si può’ - lo può Lui, dunque noi in Lui - ma anche che ‘conoscere si deve’: lui deve farci conoscere il Padre che lo ha inviato(439) , e ancor più possiamo garantirci che conoscere è ‘bene’ e ‘bello’ (è il nostro fine a cui il tempo digitale può condurci), perché la conoscenza porta a qualcosa di sicuro e di dilettevole: a Dio(440) . Conoscendo la Sua volontà si conosce la verità che conta nella nostra vita. In Cristo la verità ci viene incontro e ci purifica. Bisogna aspirare nella Chiesa di oggi ad un sentimento di gioia per la vicinanza di Dio e per il dono della sua Parola, un sentimento simile a quello provato da Israele per il fatto di conoscere la volontà di Dio e di aver così ricevuto in dono la sapienza che ci guarisce e che non possiamo trovare da soli(441) . Considerando, però, che “non è la nostra abilità ad indicarci la vera volontà di Dio. È un dono immeritato che ci rende allo stesso tempo umili e lieti”. Con la digitalità, inoltre, come già visto altrove, ci si può immergere ovunque in qualsiasi evento liturgico e, quindi, nella stessa Preghiera sacerdotale, in cui, come disse Gesù ai discepoli, si è ‘consacrati nella verità(442) ’. “Così troviamo ora la giusta struttura del processo di purificazione e di purezza: non siamo noi a creare ciò che è buono - questo sarebbe un semplice moralismo -, ma la Verità ci viene incontro. Egli stesso è la Verità, la Verità in persona. La purezza è un avvenimento dialogico. Essa inizia col fatto che Egli ci viene incontro - Egli, che è la Verità e l’Amore -, ci prende per mano, compenetra il nostro essere. Nella misura in cui ci lasciamo toccare da Lui, in cui l’incontro diventa amicizia e amore, diventiamo noi stessi, a partire della sua purezza, persone pure e poi persone
  • 19. 18 che amano con il suo amore, persone che introducono anche altri nella sua purezza e nel suo amore. Agostino ha riassunto tutto questo processo nella bella espressione: Da quod iubes et iube quod vis - concedi quello che comandi e poi comanda ciò che vuoi(443) ”. “In qualche modo la prova della verità del cristianesimo è: cuore e ragione si incontrano, bellezza e verità si toccano. E quanto più noi stessi riusciamo a vivere nella bellezza della verità, tanto più la fede potrà tornare ad essere creativa anche nel nostro tempo(444) ”. La richiesta da portare davanti al Signore pregandoLo è, dunque, di purificarci nella verità, che sia Lui la Verità che ci rende puri e che mediante l’amicizia con Lui diventiamo liberi e così veramente figli di Dio, capaci di sedere alla Sua mensa e di diffondere in questo mondo la luce della Sua purezza e bontà(445) ”. “Se la Chiesa deve trasformare, migliorare, ‘umanizzare’ il mondo, come può far ciò e rinunciare nel contempo alla bellezza, che è tutt’uno con l’amore ed è con esso la vera consolazione, il massimo accostamento possibile al mondo della Risurrezione? La Chiesa deve essere ambiziosa; deve essere una casa del bello, deve guidare la lotta per la ‘spiritualizzazione’, senza la quale il mondo diventa il ‘primo girone dell’inferno’(446) ”. La Chiesa “deve essere luogo della ‘gloria’ e così anche luogo in cui i lamenti dell’umanità sono portati all’orecchio di Dio. Essa non può appagarsi di ciò che è ordinario e utile: deve destare la voce del cosmo glorificando il Creatore, svelare la di lui magnificenza al cosmo, e rendere il cosmo stesso glorioso, e quindi bello, abitabile, amabile(447) ”. Anche nella nostra epoca, come già parve il fuoco di Alarico ad Agostino, sembra che bruttezza e barbarie abbiano corroso la conoscenza della bellezza, osteggiato la spinta all’adorazione, frantumato la pace della verità. Come già san Paolo, la Chiesa - e in essa la cristianità fin nei più indifesi e inermi suoi piccoli - sembra ancora una volta dover far fronte a forze superiori, accerchiata dalle espressioni più combattive di quella che Romano Amerio chiama “la dislocazione della divina Monotriade”: la precessione dell’amore, della tecnica, dell’azione, sulla conoscenza e sul Verbo(448) . Se, con il soffio dello Spirito Santo, il tempo digitale imbocca il senso giusto, si può sviluppare una fase di riparazione in una nuova epoca di grande creatività artistica nella storia della Chiesa contrassegnata da una fede “capace di vedere(449) ” in cui “armonia chiama armonia, levatrice della bontà è la bellezza e l’arte(450) ” trova la sua giusta espressione e “contagia l’etica(451) ”.
  • 20. 19 _______________ (420) Benedetto XVI, Discorso agli artisti, Città del Vaticano, Cappella Sistina, 21 novembre 2009. (421) Bruno Forte (Arcivescovo di Chieti-Vasto), Tra fede e arte dialogo aperto, Sole 24 Ore, lug 2011. (422) Rif.: Benedetto XVI, Catechesi svolta durante l’udienza generale, Città del Vaticano, Aula Paolo VI, mercoledì 18 novembre 2009. (423) Rif.: Benedetto XVI, Ibid.. (424) Francesco Bacone, Saggi. (425) Gianfranco Card. Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. (426) Benedetto XVI, Ibid.. (427) Abs rimaneggiato e adattato da: Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009. (428) Abs rimaneggiato da: Benedetto XVI, Catechesi svolta durante l’udienza generale, ibid. (429) Abs rimaneggiato e adattato da: Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009. (430) Riccardo Muti, La musica? Una questione di educazione, L’Osservatore Romano, 29 aprile 2010. (431) Riccardo Muti, Ibid.. (432) Riccardo Muti, Ibid.. (433) Cardinale Joseph Ratzinger, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010, pag. 124. (434) Riccardo Muti, Ibid.. (435) Benedetto XVI, in occasione di un concerto dei Domspatzen. (436) Abs adattato da: Sant’Agostino, Sermo ccxli, 2: pl 38, 1134. (437) Sant’Agostino, Sermo ccxli, 2: pl 38, 1134. (438) Giovanni, (10, 11); Matteo, (23, 8). (439) Giovanni, 17, 4. (440) Abs rimaneggiato e adattato da: Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009. (441) Abs. rimaneggiato e adattato da: Benedetto XVI, Omelia rivolta ai suoi ex allievi, riuniti nel Ratzinger Schülerkreis, durante la celebrazione eucaristica, Cappella del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, domenica mattina 30 agosto 2009. (442) Discorso sulla vite, Gv (17, 17-19). (443) Benedetto XVI, Omelia rivolta ai suoi ex allievi, riuniti nel Ratzinger Schülerkreis, durante la celebrazione eucaristica, Cappella del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, domenica 30 agosto 2009. (444) Benedetto XVI, Colloquio con il Clero, Duomo di Bressanone, 6 agosto 2006. (445) Abs. rimaneggiato e adattato da: Benedetto XVI, Ibid.. (446) Cardinale Joseph Ratzinger, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010, pag. 33. (447) Cardinale Joseph Ratzinger, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010, pag. 124. (448) Enrico Maria Radaelli, Filosofia estetica e teologia trinitaria. Splendore e mistero di un sorriso, L’Osservatore Romano, 30 settembre 2009. (449) Uwe Michael Lang, Arte è sempre un dono, L’Osservatore Romano, 10 marzo 2010. (450) Enrico Maria Radaelli, Ibid.. (451) Enrico Maria Radaelli, Ibid..
  • 21. 20 “Senza timori vogliamo prendere il largo nel mare digitale, affrontando la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa. Più che per le risorse tecniche, pur necessarie, vogliamo qualificarci abitando anche questo universo con un cuore credente, che contribuisca a dare un’anima all’ininterrotto flusso comunicativo della rete. È questa la nostra missione, la missione irrinunciabile della Chiesa: il compito di ogni credente che opera nei media è quello di ‘spianare’ la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo tempo ‘digitale’ i segni necessari per riconoscere il Signore”. BENEDETTO XVI messaggio per la 44^ Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (16 maggio 2010)
  • 22. 21 Alla ricerca dei punti fermi - Logos e teofania nel tempo digitale Sulla tomba di Raffaello Sanzio si legge un’iscrizione latina: Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci rerum magna parens et moriente mori (Qui è quel Raffaello da cui, fin che visse, Madre Natura temette di essere superata, e quando morì temette di morire con lui). Il grande pittore era conosciuto soprattutto per la sua perfezione nel raffigurare ciò che dipingeva. La sua ultima opera è stata La trasfigurazione di Cristo, oggi esposta nella Pinacoteca dei Musei Vaticani. Considerata un'opera innovativa per la maestria nell'utilizzo della luce e l'espressività nella rappresentazione biblica, sembra di conservare ancora le tracce dell'incompiutezza. Le due zone circolari del dipinto sovrapposte creano un’evidente tensione tra orizzonti diversi. Quello in basso, dedicato alla fallita guarigione dell’ossesso, “viene letto” come simbolo della fragilità umana e dell'impotenza di fronte al male, messe in risalto dall'oscurità che travolge i protagonisti dell'episodio. La scena in alto, da cui prende il titolo l'intero dipinto, è investita, invece, da una luce abbagliante e da grande dinamicità che attraggono immediatamente l'attenzione dell'osservatore. Il Logos, l’eterno Verbo del Padre, entra nella dimensione temporale nascondendosi nella forma umana e nell'atto epifanico della trasfigurazione rivela la propria identità divina. L'intero episodio raccontato dagli evangelisti e rappresentato nel dipinto di Raffaello potrebbe, quindi, essere compendiato in tre parole: Logos, teofania e tempo. In un certo senso, il dipinto di Raffaello potrebbe essere una sintesi iconografica dell’umanità di tutti i tempi anche dell’uomo del tempo digitale, che è il nostro. Anche oggi, come allora, l’uomo si ritrova in balia delle fragilità, scosso dalle vecchie e nuove perturbazioni, non di rado avvolto dall’oscurità, ma in cerca della luce e di un orizzonte di speranza, che va oltre un semplice soddisfare il fabbisogno. Di fronte all’evidente smarrimento di una società fluttuante, l’uomo contemporaneo sembra essersi stancato delle incertezze e dei relativismi e, sempre più spesso, insegue delle costanti su cui poggiare la propria esistenza. Nasce, quindi, spontaneamente la domanda: esistono ancora dei punti fermi che ci permettono di orientarci con sicurezza e ritrovare la strada per un cammino sereno? E se la risposta dovesse risultare positiva ne nascerebbe subito un’altra: quali sono? Raimondo Villano accetta la non facile sfida di indicarli a partire dall’antica categoria del Logos, carica di accezioni che disegnano un ampio percorso di riflessione in cui alla ricerca del senso accompagna anche una ferma volontà di indicare i punti cardinali di riferimento. Non c’è dubbio che, per un cristiano, il Logos rappresenta tale riferimento per eccellenza incidendo non solo sull’intera ermeneutica teologica, ma anche e anzitutto sul vissuto umano nella sua concretezza. La presenza del Verbo si estende su tutta la storia salvifica fin dall’atto creativo e riceve un’espressione unica nel fatto dell’Incarnazione, quando vengono annullate in maniera radicale e del tutto singolare le distanze tra Dio e l’uomo, perché l’Eterno inizia ad esistere nel tempo diventando l’Emmanuele Dio con noi (Mt 1, 23).
  • 23. 22 Il Verbo, pertanto, diviene una costante, un riferimento che sin dagli inizi della storia della salvezza accompagna l’uomo diventando il desiderio del cuore, la regola di vita e la lampada nel cammino che non si spegne mai, perché - come dice la Scrittura - tutto passerà, ma la Parola di Dio rimarrà in eterno (1 Pt 1, 25). Nel Verbo Incarnato ogni cristiano ritrova l’orientamento ideale della propria vita, la sua sorgente (Gv 1, 3. 10; Eb 1, 2), principio di continuità (Eb 1,3) e sua meta (Ap 22, 13). Ma l’audacia della scelta di Villano non consiste solo nella capacità di indicare un concetto caro a chi si ricollega idealmente all’orizzonte dell’insegnamento biblico, ma anche nell’aver scelto una categoria che, essendo cruciale per la Bibbia, può costituire un riferimento universale per chi, pur non condividendo la stessa eredità di fede, desidera la comprensione della realtà, cioè cerca la verità e vuole seguirla. Il termine logos, infatti, è segnato dall’universalità, considerando che già nell’antichità diventa decisivo al di fuori del cerchio della rivelazione giudeo-cristiana e costituisce un riferimento importante per il nobile pensiero della filosofia greca. Basta ricordare il significato attribuitogli da Eraclito (550 ca - 480 ca a.C.) di ragione universale investita di un carattere divino che permea ogni cosa e crea l’armonia del mondo; oppure da Platone (427 - 347 a. C.) che, pur limitando la sua comprensione alla dimensione del discorso o della ragione, riconosce in esso qualcosa di trascendente per il suo legame con la verità. Con diverse accezioni, il logos accompagna la riflessione di Aristotele (384 - 322 a. C), degli Stoici dal III secolo a.C. in poi, e di Filone di Alessandria (20 a.C. - 50), costituendo qualcosa di più di una semplice categoria speculativa: una chiave di comprensione della realtà. È chiaro che, nella tradizione cristiana, il Logos (il Verbo, la Parola) riceve un significato molto più ampio racchiudendo in sé una dimensione epifanico-teofanica. La sua unicità consiste nell’essere sia un riferimento ideale della vita, sia uno “strumento” privilegiato di comprensione, che rende accessibili gli eventi teofanici offrendo una chiave di lettura e guidando l’uomo verso un rapporto consapevole con Dio. L’espressione epifanica più radicale, però, si manifesta quando il Verbo stesso diventa il protagonista della storia attraverso l’Incarnazione, assumendo la natura umana e diventando allo stesso tempo l’immagine del Dio invisibile (Col 1, 15). Tuttavia, sembra che la tradizione occidentale, a differenza di quella bizantina, nella riflessione teologica privilegi più la dimensione speculativa degli eventi epifanici che la simbolico - rappresentativa. Nella tradizione bizantina dell'iconografia persiste la convinzione che l'icona, nel suo esprimere il divino, vada oltre una semplice raffigurazione artistica. Tutte le fasi dello “scrivere” un'icona mirano a un solo obiettivo: “fissare l'evento” epifanico. La tavola di legno su cui si posa l’immagine solo apparentemente circoscrive il sacro, il trascendente. In realtà, nel “fissare l’evento”, l’icona attua un’epifania, diventando una sorta di finestra tra divino e umano. L’immagine sacra, quindi, supera il limite del “rimandare verso”… e della rappresentazione, tanto da veder coniare un vero e proprio titolo acheropite, per le icone considerate non dipinte da mano umana.L’icona, pertanto, comunica e crea un dinamismo di incontro tra Dio e uomo, aprendo quest’ultimo alla dimensione salvifica. In questo senso, nella spiritualità bizantina l’icona verrà vista come mezzo epifanico pari ad esempio, alla Parola del Vangelo.
  • 24. 23 In questa prospettiva, quindi, Logos e teofania sono tutt’uno trovando un’espressione straordinaria nella cornice del tempo. Il Verbo, infatti, incide sul tempo modificando il suo paradigma interpretativo. Il succedersi dei momenti, inteso come chrónos, subirà un cambiamento radicale e straordinario, con l’ingresso del Verbo nella dimensione temporale. Nel Verbo Incarnato il tempo si ricongiunge all'eternità di Dio, e la Sua presenza nel mondo traccia un nuovo orizzonte di riferimento: quello dell'incontro tra Dio e l'uomo. Ed è proprio in questo orizzonte che avviene una radicale trasformazione: il tempo inteso come chrónos diventa il tempo inteso come kairós, ossia il tempo salvifico, il tempo dell'incontro intimo con Dio che si rende presente nella storia dell'uomo. Lo svolgersi degli eventi, che nella prospettiva cosmica delle credenze arcaiche trasmetteva l'idea di regolarità e di una certa circolarità, riceverà una comprensione nuova, lineare e aperta al futuro, che non si esaurisce nella ciclicità ma proietta l’uomo verso eternità. Così, l'uomo, pur vivendo nell’abituale cornice del tempo-chrónos, entra nella dimensione del tempo-kairós scandito dall'incontro con Dio, sempre nuovo e dinamico, che diventa anche la misura della storia e dell’esistenza umana qualitativamente diverse. In questo libro di Villano, le categorie del Logos, della teofania e del tempo si intrecciano con varia intensità, offrendo una lettura anticonformista dell’uomo contemporaneo e della sua cultura. Da essa emerge un messaggio inconfondibile: il continuo cercare dei punti fermi di riferimento e l'impegno a costruire su di essi la propria esistenza sono espressione di una vita qualitativamente migliore. Nelle pagine che seguono è stato indicato un arduo ma interessante percorso di riflessione che attraversa diversi ambiti e si confronta con varie realtà: da quelle più vicine alla quotidianità come la politica e l’agire sociale a quelle sublimi della metafisica e dell’estetica. Ma, per certi versi, questo libro è anche un compendio della comprensione della cultura nelle sue molteplici espressioni alla luce degli autori classici e del magistero della Chiesa. Perciò, accanto alle riflessioni dell’autore, si potranno trovare anche ampie citazioni di alcuni testi fondamentali a comporre quasi una piccola antologia di riferimento. Un aspetto importante di questo libro è l'attenzione riservata al presente. Il tempo digitale, indicato come una componente essenziale della riflessione. Già a partire dal titolo, il libro, nasconde in sé una serie di domande fondamentali: le categorie classiche, come quella del Logos, hanno ancora ragione di essere riproposte? Sono ancora comprensibili o almeno traducibili per l'uomo contemporaneo? E quest’ultimo, può abbracciare il Logos ed entrare anche oggi nella prospettiva dell'esperienza di tipo epifanico? Inoltre, il “tempo digitale”, l'era degli eventi scollegati e estremamente relativizzati, il tempo delle autostrade telematiche dove l'informazione sovrabbonda e, a volte, soffoca la dimensione contemplativa dell’essere, “l’era fluttuante”, può costituire un luogo d'incontro tra l'eternità e il presente, tra l'assoluto e il contingente? Infine, l’uomo contemporaneo è ancora capace di sperimentare quel tipo di incontro con la Parola, con il Verbo, così da essere trasformato radicalmente nella sua esistenza per diventare un'icona di Dio, ovvero l’imago Chrisiti che riflette l’imago Dei? La risposta di Villano è audace e serena. L’autore non è intimorito dal tempo virtuale, che penetrando nella cultura ne condiziona le basi cambiandole e, non di rado, sconvolgendole. L’afflizione del tempo fluttuante, che sembra affermarsi e propagarsi mentre
  • 25. 24 in realtà si dissolve nel nulla, non deve per forza opprimerci. L’uomo di oggi può ritrovare un orizzonte positivo per la propria esistenza. Logos, teofania e tempo sono termini che codificano un percorso da seguire non solo dal punto di vista della comprensione speculativa, ma anche dell’esperienza esistenziale. Il Verbo, accolto e vissuto, diventa una forza trasformatrice al punto d’innalzare l’uomo verso una nuova dimensione, una nuova dignità, rendendolo imago Dei, un segno visibile quasi epifanico. Come nel quadro di Raffaello c’è chi rimane circondato dall’oscurità, chi è turbato dalla realtà che lo spaventa e chi, invece, guarda la luce e indica il Cristo trasfigurato nel fiducioso gesto di certezza di aver trovato la strada da seguire. In un contesto socio-culturale in cui gradualmente vengono meno le certezze, e con esse anche la speranza, il tentativo di restituire fiducia offerto da Villano incoraggia e apre insperati laboratori di ricerca. Rev. Tomasz Trafny Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede Direttore esecutivo del Progetto STOQ(*) Pontificio Consiglio della Cultura Città del Vaticano _______________ (*) Progetto Science, Theology and the Ontological Quest che, in collaborazione con le sette Università Pontificie Romane (Lateranense, Gregoriana, Regina Apostolorum, San Tommaso - Angelicum, Santa Croce, Salesiana, Urbaniana), è teso a sviluppare il dialogo fra scienza, filosofia e teologia, al fine di confrontare la visione cristiana del mondo, dell’uomo e della società con le molteplici sfide teoretiche, etiche e culturali che nascono dallo sviluppo della scienza ed è diretto a studenti, scienziati, filosofi e teologi e a quanti siano interessati ad approfondire le basi razionali della propria fede o ad approfondire la possibilità di divenire credenti all’inizio del Terzo Millennio.
  • 26. 25 Prefazione Tra il 1985 e il 2000 essenzialmente quattro punti, per così dire cardinali, dominavano i miei interessi e la mia esistenza: la vita sentimentale prima e coniugale poi, la professione, gli studi e l’attività umanitaria. Nel tempo, in pratica, quest’ultima e, in larga misura, l’attività professionale divennero, ancorché ne avessi completa consapevolezza, tendenzialmente una vera e propria forma di “apostolato”. D’altro canto, ciò che ho indicato quale ambito di studio era costituito, in effetti, sia da approfondimento scientifico, umanistico, tecnico e culturale di determinate discipline a me congeniali, sia più che da un mero studio da una vera e propria formazione spirituale autodidatta, prevalentemente incentrata su documenti del Magistero petrino e pastorali. Tale attitudine, poi, in tempi non lunghi mi fece tacciare “amichevolmente” di una “dipendenza quasi eccessiva” nell’ambiente di una blasonata organizzazione non governativa internazionale in cui operavo a vari livelli da dirigente. Decisamente questo episodio determinò per taluni versi una mia correzione di rotta, nel senso che dismisi pubblicamente l’abito stricto sensu di “intellettuale” di matrice cristiana a tutto vantaggio del rafforzamento dell’azione umanitaria e caritativa, sempre secondo i dettami della dottrina sociale della Chiesa in me radicati: una veste, quindi, più laica ed in chiave dialettica con varie espressioni di realtà confessionali diverse presenti nella citata qualificata o.n.g. a me tanto cara, ora come allora. Con il senno di poi, dunque, vedendo opportunità di carità ed attuandole, forse, inconsapevolmente, per dirla parafrasando con Sant’Agostino(1) , avevo quasi la grazia di contemplare al mio orizzonte il bagliore della Trinità. Dal punto di vista della formazione e degli studi, poi, il fenomeno emergente della società globale dell’informazione, dopo oltre un decennio di approfondimenti, approdò nel 1996 nella pubblicazione del libro “Verso la società globale dell’informazione” in cui effettuavo un’analisi dei principali fattori problematici di genesi e sviluppo sia in termini scientifici che umanistici, con approfondimenti essenziali di aspetti filosofici ed esistenziali con accenni teologici e pastorali. Fu uno dei miei pochi libri di maggiore complessità. Dal 1996 al 2000, tra i vari impegni, ne ebbi principalmente tre che coinvolsero in modo significativo la mia coscienza di cristiano cattolico socialmente impegnato in conferenze, studi e promozione di documenti: la difesa della vita nascente (1996 e seguenti), la famiglia e la tutela della vita (2000/01). Ai primi anni 2000, intanto, per la mia investitura a membro dell’Ordine dei Giovanniti e, nel contempo, per un’innegabile crescita professionale, mi addentrai nella disamina di articolate tematiche di etica laica e morale cristiana culminata a fine 2007 nella pubblicazione del libro, piuttosto elaborato, dal titolo “La cruna dell’ago: meridiani farmaceutici tra etica laica e morale cattolica”. La vita di Giovannita, intanto, continuava a formarmi spiritualmente e tale percorso condusse nel 2008 ad una sintesi melitense nell’opera “Tuitio fidei et obsequium pauperum. Storia, spiritualità e sovranità nelle tradizioni e nella modernità del Sovrano Militare Ordine di Malta”.
  • 27. 26 Con la sensibilità e la cultura di studioso di storia che, nel frattempo, si erano in me andate formando, coniugate ad una più matura formazione spirituale, giunsi a gennaio 2010 alla pubblicazione del complesso libro “Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo faber” dove, tra l’altro, approfondivo aspetti inerenti la sede delle epifanie divine nell’intreccio fra tempo ed eternità e le applicazioni dell’informatica multimediale e telematica in ambito storico e museale. Negli ultimi anni, intanto, il piano di formazione spirituale è sostanzialmente traslato, accostandomi al Voto di Obbedienza canonica in ambito giovannita. Nel contempo, ho ripreso taluni approfondimenti di cultura digitale, a partire dalla “realtà virtuale” sviluppata fino al 1996 e, per alcuni aspetti, nel 2010. Il lasso di tempo che intercorre tra il mio primo lavoro del 1996 e oggi è di quindici anni: potrebbe sembrare un breve lasso mentre, in effetti, per il mondo delle nuove tecnologie è una “era geologica”. Si è passati dai primi sviluppi (1991), dall’ipertestualità e gli iniziali data-base, alla multimedialità, alla diffusione planetaria, all’ipermedialità fino ai social networking ed alla piena era di web 2.0, che modificano ulteriormente le dinamiche relazionali, per giungere alla crossmedialità, convergenza tecnologica e digitale dei principali media come tv, radio, telefonia, web. Da un’esistenza digitale quindici anni dopo la rivoluzione tecnologica evolve in rivoluzione culturale! Occorre riflettere sul fatto che Internet è una grande risorsa culturale che presenta anche ambiguità e rischi. Il tempo che viviamo, largamente modellato dallo sviluppo di nuove tecnologie, è andato ben oltre il limite delle semplici relazioni, dal momento che la comunicazione ha fatto irruzione non come elemento esterno, bensì come fatto costitutivo di una nuova realtà che ogni giorno si configura in modo diverso: “comunica” in senso lato, trasformando, come un laboratorio sempre all’opera, fatti ed eventi in tendenze e comportamenti culturali. Aumentano i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell'intimità della persona. Si assiste allora a un “inquinamento dello spirito, quello che rende i nostri volti meno sorridenti, più cupi, che ci porta a non salutarci tra di noi, a non guardarci in faccia(2) ...”. Mi è sembrato necessario, dunque, prendere atto della realtà contemporanea ed esaminarne le principali nuove sfide di significativo rilievo tra cui, in particolare, l’esigenza del dialogo a tutto campo con la cultura digitale. Interagire al servizio dell’uomo in questo ambito sviluppando un’azione pastorale è compito molto impegnativo ma obiettivo da perseguire in quanto la dimensione pastorale ha la capacità di porsi al servizio di una “nuova evangelizzazione” correlata all’influsso che i nuovi media esercitano nei modi di vita, nel costume e nella cultura di una società in rapido e continuo cambiamento. Ne è nato questo libro che, partendo da una disamina umanistica del fenomeno della società globale dell’informazione desunta in parte dal mio libro in merito del 1996 e rielaborata a completamento, giunge nella 1^ parte a riflessioni più propriamente di matrice filosofico - esistenziale per poi riflettere nella 2^ parte su elementi di magistero, nella 3^ parte su aspetti di pastorale ed evangelizzazione mentre nell’ultima parte tratta gli orizzonti di teofania digitale
  • 28. 27 ed aspetti correlati. Nelle riflessioni di questo lavoro, però, non vi è alcun tentativo di esercizio accademico o di erudizione e men che meno un intento pedagogico quanto, invece, più limitatamente ma con buone probabilità anche più autenticamente, il desiderio di dare una parte di me stesso forse concorrendo a creare consapevolezze di futuro. Benché abbia acquisito un vissuto per vari aspetti più specificamente digitale e, quindi, con un tasso di sofferenza e disagio sensibilmente diversi ed attenuati rispetto a chi proviene da realtà distanti e si percepisce “alieno” di fronte a difficoltà assai maggiori, mi sento, tuttavia, di affermare che nell’epoca contemporanea, almeno culturalmente, siamo tutti una sorta di “pellegrini”, nel senso indicato dal Virgilio di dantesca memoria alle anime spaesate appena sbarcate sulla spiaggia del Purgatorio: “(…) voi credete forse che siano esperti d’esto loco; / ma noi siam peregrini come voi siete”. Questo lavoro, dunque, altro non è che un non mero esercizio di comprensione un po’ più approfondita di un pellegrino. D’altro canto, sebbene non mi sfugga che un’originalità di concezione e di pensiero possa esporre a maggior rischio d’incorrere in errore, benché in buona fede, essendomi avventurato in meandri insidiosi di ambiti specialistici di considerevole complessità, con l’attenuante della curiositas di semplice credente discretamente praticante, ove mai questo mio scritto dovesse giungere ad esperti di Santa Romana Ecclesia, confido nella benevolenza riservabile ad un figlio, quantunque umile, di Dio e, magari, nell’opportunità di correggere i miei errori. Altrettanta benevolenza, ovviamente, spero possa essermi all’uopo riservata anche dall’acculturato lettore laico. Ad entrambi, comunque, va la mia gratitudine anche per l’attenta lettura riservatami. Tornando ad illustrare più nel particolare il lavoro svolto, nelle pagine seguenti tento di aiutare a superare, in effetti, alcune dinamiche collettive che inducono a smarrire la percezione della profondità delle persone e ad appiattirsi sulla loro superficie e mi prefiggo di essere utile a stimolare riflessioni sulla fede nel mondo digitale, giacché la nuova cultura ed il nuovo linguaggio coinvolgono credente e non credente nelle consapevolezze e nelle verità fondamentali. Rifacendosi alla splendida similitudine del Cardinale Joseph Ratzinger circa l’albero di sicomoro, i cui frutti non sono commestibili se non preventivamente incisi in modo accurato, si può intuire quanto l’impegno culturale costituisca una sorta di incisione determinante affinché la persona e la società crescano nell’era digitale per l’annuncio e la difesa del Vangelo nelle diverse culture: un’incisione, tuttavia, che può essere effettuata correttamente solo se si possiedono competenza, conoscenza ed esperienza. Con questo lavoro, pertanto, mi sono prefisso di approfondire i principali aspetti problematici dei fenomeni del tempo digitale correlativamente alle questioni fondamentali che il Santo Padre e la Chiesa hanno proposto come impegno comune alla cristianità, partendo dal tentativo di riassumere le principali ragioni a favore dell’opzione per un Dio che
  • 29. 28 è Logos (Ragione) e Amore (ambedue inseparabili) riflettendo nel contesto delle conoscenze su quanto sia considerata ancora ragionevole(3) . Annunciare il Vangelo è il compito primario di ogni cristiano. Evangelizzare, anche in questa nuova fase caratterizzata dalla presenza dei cosiddetti nuovi media, è un impegno da affrontare con vigore, in un’epoca in cui esiste e prospera una rilevante cristofobia e in un tempo digitale in cui si rilevano “visioni” secondo le quali tutta la storia della Chiesa nel secondo millennio sarebbe stata un declino permanente e in cui alcuni vedono il declino già subito dopo il Nuovo Testamento. In realtà, “opera Christi non deficiunt, sed proficiunt”, le opere di Cristo non vanno indietro, ma progrediscono. San Bonaventura ci insegna l’insieme del necessario discernimento, anche severo, del realismo sobrio e dell’apertura a nuovi carismi donati da Cristo, nello Spirito Santo, alla sua Chiesa. E mentre si ripete questa idea del declino, c’è anche l’altra idea, quella di un “utopismo spiritualistico”, che si ripete. Sappiamo, infatti, come dopo il Concilio Vaticano II alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa, che la Chiesa pre- conciliare fosse finita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente “altra”. Un utopismo anarchico! E grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, “che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di Grazia(4) ”. Dunque, “non seduce certo la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica(5) ”. Ma, d’altro canto, non posso affatto non riconoscere quanto sia in me radicato la convinzione che “non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi(6) !” . Raimondo Villano _______________ (1) De Trinitate, VIII, 8, 12. (2) Benedetto XVI, Discorso in Piazza di Spagna, 8 dicembre 2009. (3) Rif.: Card. Joseph Ratzinger, Fede, ragione e istituzioni della Chiesa, 1999. (4) Benedetto XVI, Catechesi su San Bonaventura all’udienza generale, Vaticano, 10 marzo 2010. (5) Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Novo millennio ineunte (29), Epifania del Signore 2001. (6) Giovanni Paolo II, Ibid.
  • 30. 29 Bibliografia Essenziale Aristotele, Poetica Aristotele, Fisica; Aristotele, Metafisica; San Paolo, Prima Lettera ai Corinzi; Sant’Agostino d’Ippona, Sermones; Sant’Agostino d’Ippona, Epistulae; Sant’Agostino d’Ippona, Confessiones; Boezio, De consolatione philosophiae; Sant’Anselmo d’Aosta, De concordia; San Tommaso d’Aquino, Breve principium; San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae; San Tommaso d’Aquino, Commento al De Trinitate di Boezio; San Tommaso d’Aquino, Summa contra gentiles; Bacone Francesco, Saggi; Montaigne, Saggi; Hobbes, Leviatano; Pascal Blaise, Pensieri; Von Goethe Johann Wolfgang, Faust; Leone XIII, Lettera Apostolica Saepenumero considerantes, 18 agosto 1883; Blondel Maurice, L’Action; Kierkegaard Søren, Opere; Giovanni Battista Montini, Studium, 1928; Giovanni Battista Montini, Introduzione allo studio di Cristo, Roma 1933; Hersch Jeanne, L’illusione filosofica”,1936; Hersch Jeanne, La nascita di Eva; Bonhoeffer Dietrich, Etica della responsabilità; Max Karl Plank, Saggio sulla conoscenza; Concilio Vaticano II, Decreto Optatam totius sulla formazione al sacerdozio; Concilio Vaticano II, Dichiarazione Gravissimum educationis sull’educazione cristiana; Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica Dei Verbum sulla divina rivelazione; Paolo VI, Discorso agli artisti, Città del Vaticano, Cappella Sistina, 7 maggio del 1964; Concilio Vaticano II, Lumen Gentium (1964); Giovanni XXIII, Costituzione apostolica Humanae salutis; Paolo VI, Lettera enciclica Ecclesiam suam; Paolo VI, Allocuzione al Corpus diplomaticum, 1965; Costituzione Apostolica Sapientia christiana; Enchiridion Vaticanum, 1965; Kant Immanuel, Critica della ragion pratica, Bari, Laterza, 1966; Von Balthasar Hans Urs, Cordula, ovverosia il caso serio, 1966; Von Balthasar Hans Urs, Teologia della storia, Morcelliana, 1969; Ratzinger Joseph, Fede e futuro, Queriniana, 1971; Hick John, Dio e l’universo delle fedi, 1973; Giovanni Paolo II, Lettera per il centenario della nascita di Einstein, 1979; Gottman John, Office work and evolution of cities - Ekistics 274, 1979; Hick John, Dio ha molti nomi, 1980; Lévinas E., Totalità e infinito, Jaca Book, Milano 1980; Giovanni Battista Montini, Spiritus veritatis, in Colloqui religiosi, Brescia 1981 Escrivà de Balaguer José Maria, “Il tesoro del tempo”, Amici di Dio, Ares, 1982; Glucksmann R., Innovazioni nelle tecniche e negli apparecchi - Telematica Jackson 1982; Sabbah F., The new media - 1983; Lévinas E., Altrimenti che essere o aldilà dell’essenza, Jaca Book, Milano 1983; Richeri G., La circolazione telematica dei dati - L’Universo telematico, 1983; Gottmann John, Urban settlements and telecommunications - Ekistics 302, 1983; Castels M., High technology economic restructuring, and urban regional process in the U.S.A. - Ekistics, 1983; Turke K., Urban and regional impacts of the new information and communication technologies - Ekistics 302, 1983; Gadamer Hans Georg, Verità e metodo, Bompiani Editore, Milano, 1983; Von Balthasar Hans Urs, Teodrammatica (1973-1983); De Varda G. - Pagella P., Telematica e territorio - Quaderni Italtel n. 77 novembre 1984;
  • 31. 30 De Varda G. - Pagella P., Telematica e territorio: telematica e agricoltura, Turismatica - Quaderni Italtel n. 77 novembre 1984; Sarati L., L’integrazione telematica - Quaderni Italtel, n. 77 novembre 1984; De Varda G. - Pagella P., Telematica e agricoltura - Quaderni Italtel, n. 77 novembre 1984; Lizza G., L’organizzazione telematica della città - Marsilio 1984; Tosco F., I servizi della città cablata, Telecomunicazioni informatica, ottobre 1985; Negroponte Nicholas, Essere digitali, Sperling e Kupfer, 1985; Sanguineti Juan José, La filosofia del cosmo in Tommaso d’Aquino, Ares, 1986; Beguinot Corrado, Le attività di ricerca per la città cablata - Giannini 1986; Carassa F., La città cablata - Giannini 1986; Ricoeur Paul, Tempo e racconto , 3 voll., Jaca Book, 1986-1988; C. N. 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  • 32. 31 Cit Research, Mercato del cavo in Europa occidentale dal 1993 al 2003 (2004); Benedetto XVI, La rivoluzione di Dio, San Paolo, Milano, 2005; Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est (2005); Benedetto XVI, Colloquio con il Clero, Duomo di Bressanone, 6 agosto 2006; Benedetto XVI, Discorso al Convegno ecclesiale, Verona 19 ottobre 2006; Benedetto XVI, Conferenza all’Università di Regensburg (De), 12 settembre 2006; Brandmüller Mons. 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  • 33. 32 Villano Raimondo, Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo faber, ISBN 978-88-90423536, LCC BH 81-208; CDD 177 VIL tem 2010, Chiron, Napoli, febbraio 2010; Buttiglione Rocco, Senza divieti non c’è libertà, Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, 25 febbraio 2010; Benedetto XVI, Catechesi su San Bonaventura all’udienza generale, Città del Vaticano, 10 marzo 2010; Benedetto XVI, Catechesi dell’Udienza Generale, Città del Vaticano 17 marzo 2010; Bagnasco Card. Angelo, Presidente Conferenza Episcopale Italiana CEI, Istanze educative e questione antropologica, Convegno sulla sfida educativa, Milano 18 marzo 2010; Benedetto XVI, Omelia pronunciata alla Messa per i Membri della Pontificia Commissione Biblica, 15 aprile 2010; Benedetto XVI, Discorso in udienza concessa ai partecipanti al Convegno sul tema “Testimoni digitali. 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Angelo, Arcivescovo metropolita di Genova e Presidente della Conferenza episcopale italiana, Prolusione alla celebrazione della 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, Reggio Calabria, teatro Cilea, 14 ottobre 2010; Benedetto XVI, Messaggio al Presidente della Cei Cardinale Angelo Bagnasco in occasione dell’apertura della 46ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, Reggio Calabria, 14 ottobre 2010; Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti alla Sessione Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze riuniti per riflettere sul tema “L’eredità scientifica del XX secolo”, Città del Vaticano 28 ottobre 2010; Ravasi Card. Gianfranco, Presentazione dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, in programma dal 10 al 13 novembre, sul tema “Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi”, Città del Vaticano, 3 novembre 2010. Benedetto XVI, Discorso al conferimento del Premio internazionale Paolo VI a “Sources chrétiennes”, Città del Vaticano, 8 novembre 2010. Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi della Conferenza episcopale regionale «Sul 1» del Brasile in visita in visita ad limina Apostolorum, Città del Vaticano, 14 novembre 2010; Benedetto XVI, Omelia dei vespri celebrati nella Basilica di San Pietro alla presenza di studenti e docenti delle università di Roma, Città del Vaticano, 16 dicembre 2010; Benedetto XVI, Discorso alla Curia romana, Città del Vaticano 20 dicembre 2010; Ratzinger Joseph, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010 Ravasi Card. Gianfranco, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Prefazione del libro “Kunst und Kirche auf Augenhöhe. Künstlerische Gestaltungen in der Diözese” a cura di Martina Gelsinger, Alexander Jöchl e Huber Nitsch, Linz, Gutenberg, 2010; Berger René, L’origine del futuro, 2010; Ratzinger Joseph, Lodate Dio con arte, Venezia, Marcianum Press, 2010; Schneider Robert, Kristus, Neri Pozza, 2010; Ravasi Card. Gianfranco, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Stralci della Premessa al libro Ireneus Wojciech Kornzeniowski “Per una ermeneutica veritativa”, Roma, Città Nuova, 2010; Barrow John D., Le immagini della scienza, Mondadori, 2010; Benedetto XVI, Discorso alla plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Sala del Concistoro Città del Vaticano, 7 febbraio 2011; Benedetto XVI, Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Sala Clementina, 28 febbraio 2011; Celli Arciv. Claudio Maria, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Saluti al Santo Padre Benedetto XVI alla plenaria del Dicastero, Città del Vaticano, Palazzo Apostolico, Sala Clementina, 28 febbraio 2011; Cantalamessa Rev. Raniero, Predicatore della Casa pontificia, La rilevanza sociale del Vangelo, Quarta e ultima Predica Quaresimale svoltasi alla presenza del Papa, Città del Vaticano, Cappella Redemptoris Mater, 15 aprile 2011; Benedetto XVI, Omelia della messa celebrata in piazza San Pietro nella mattina della domenica delle Palme, 17 aprile 2011; Beaumont Keit, Oratorio di Francia, Idea di preghiera nel pensiero di John Henry Newman, simposio internazionale su “Il primato di Dio nella vita e negli scritti del beato John Henry Newman” organizzato dall’International Centre of Newman Friends, Pontificia Università Gregoriana, 30-31 maggio 2011; Benedetto XVI, Incontro con la Stampa sull’aereo in volo verso la 26esima edizione della Giornata Mondiale della Gioventù, Madrid, 18 agosto 2011;
  • 34. 33 Benedetto XVI, Discorso ai giovani alla 26esima edizione della Giornata Mondiale della Gioventù, Madrid, 18 agosto 2011; Di Napoli Giuseppe, I principi della forma. Natura, percezione, arte, Einaudi, Torino, pagg. 464, 2011; Klee Paul, Teoria della forma e della figurazione vol. II, Storia naturale infinita, a cura di Marcello Barlson, 2011: introduzione di Jürg Spiller Mimesis, Milano, pagg. 448, 2011; Zanchi Giuliano, Prefazione al libro “Il Genio e i Lumi”, Milano, Vita e Pensiero, 2011; Mayer Schönberger Viktor, Delete. Il diritto all’oblio nell’era digitale, Egea, 2011. AUDIOVISIVI Celata L., Realtà virtuale - Tg Uno ore 13,30 19 gennaio 1995; Foresi Antonio, Bruxelles: G.7 informatica, - Rai, Tg Uno, ore 20,00 - 25 febbraio 1995; Foresi Antonio, Bruxelles: G.7 informatica, Rai-Tg Uno, ore 13,30 - 26 febbraio 1995; Tg Uno - RAI, 27 febbraio 1995; Gruber Lilly, Vertice di Halifax - Intervista a L. B. Moratti - Rai, Tg Uno 18 maggio 1995; Lugato G., Vertice di Washington - Intervista a C. De Benedetti - Rai-Tg Uno, 19 maggio 1995; Abruzzese, Intervista sul summit delle TLC a Napoli - Rai, Tg Tre, maggio 1995; Gruber Lilly, Società globale dell’informazione - Intervista a Carlo De Benedetti - Rai, Tg Uno ore 20,00 - 15 giugno 1995; Breveglieri B., Pornografia in rete - Rai Tg Uno ore 13,30 - 17 giugno 1995; Piga C., Telelavoro - Rai - Tg Uno Economia 27 giugno 1995; De Palma Gabriele, Il futuro di Internet tra ologrammi e allegati 3D, Sky, Tg Sky News 24, 17 agosto 2011. ARTICOLI Cohen R., The Changing transactions economy and its spatial implications - Ekistics n. 274, 1979; Sab A., Strade, quartieri, città: terreni di conquista per fabbricare il futuro, La Repubblica settembre 1985; Varvello Marco, Monetica, nuovo termine dell’esasperato tecnologico - Il Giornale, 1985; Lacoste M. - Mouchon G. - Perin P., La videoconférence aux limites d’une analyse conversationelle - N. 13 Reseaux, 1985; De Varda G., Telematica e manutenzione, Nuovo è bello, 1985; Draghi S., Il Giardino dell’informatica - Laterza 1985; Lefebre A., Informatique de communication et militaire - Reseaux 17/1986; Scassillo S., Global 2000 oppur The resourceful earth? Perché? - Campo N. 24, marzo 1986 ; Mele R., Death processor - Campo N. 24, marzo 1986 ; Zarone G., La città cablata. Etica e metamorfosi dell’esistenza - Campo N. 24, marzo 1986; Bracchi G., Nei collegamenti telematici le autostrade del futuro - Il Giornale, aprile 1986; Bracchi G., Un pacchetto di nuovi servizi - Il Giornale, giugno 1986; De Fusco R., Telehabitat - “Rinascita” N. 28, luglio 1986; Salzano E., Idee per una nuova pianificazione - Rinascita N. 28, luglio 1986; Angela Piero, Quark economia - Garzanti 29 ottobre 1986; Scalfari Eugenio, Eco, raccontaci il nostro futuro - La Repubblica novembre 1986; Aparo, All’inizio c’erano solo Hewlett e Packard - La Repubblica n.1986; Pedemonte E., Il porto dei robot - L’Espresso n. 10, marzo 1987 ; Lauro R., Informatica, una sfida da vincere - Il Mattino 23 dicembre 1988; Bassino T., Gli occhi della realtà virtuale - Il Mattino, 1989; Vitrano S., Multimedia all’ombra del Vesuvio - Il Mattino, 1991; Ferrarotti F., Il dilemma della tecnologia - Il Sole 24 Ore, 1991;. Noam E., I teleisolati - Panorama 7 giugno 1992; Davoli P. P., Fratelli sul filo - Panorama 7 giugno 1992; Colombo Furio, Come cambia il lavoro - Panorama 7 giugno 1992; De Martino M., A colpi di chip - Panorama 7 giugno 1992; Sculley J., Piccolo fratello - Panorama 14 giugno 1992; Zavoli Sergio, Merita il paradiso - Panorama 27 settembre 1992; Berbenni S. - Colombo. A., Che grande sorella - Panorama 27 settembre 1992; Zavoli Sergio, Merita il paradiso - Panorama 27 settembre 1992; Calabrese O., Viaggio nel villaggio globale - Panorama 27 settembre 1992; Colombo Furio, Tivù fai da te - Panorama 27 settembre 1992; Calabrese O., Viaggio nel villaggio globale - Panorama 27 settembre 1992;
  • 35. 34 Redivo R.- Scarpellini P., Meglio con papà - Panorama 13 dicembre 1992; Gallino T. G., Videogames: fanno male - Panorama 13 dicembre 1992; Lazzarato F., Videogames: fanno bene - Panorama 13 dicembre 1992; Falciasecca G., Più ricerca per decollare, Il Sole 24 Ore, 1992; Sottocorona Chiara, Corsari del chip - Panorama 07 febbraio 1993; Gavinelli F., Mondo mattoncino - Panorama 14 febbraio 1993; Redivo R., A Est di Paperino - Panorama 14 febbraio 1993; De Martino M., Ciberpunk alla Clinton - Panorama 14 marzo 1993; Sottocorona Chiara, Volate sul mouse - Panorama 14 marzo 1993; Gregoretti M., L’ora del cyborg - Panorama 14 marzo 1993; Errico C., Rivoluzione artificiale - Il Mattino 18 marzo 1993; De Martino M., Video su misura - Panorama 21 marzo 1993; Colombo Furio, Profezia dell’Uomo blu - Panorama 21 marzo 1993; Gerino C., Quelle sindromi da videogame - Repubblica 31 marzo 1993; Bono M., Cyberpunk vo cercando - Panorama 4 aprile 1993; Basevi E., Tutti in rete - Panorama 4 aprile 1993; Sottocorona Chiara, Bel programma, è sintetico - Panorama 11 aprile 1993; Sottocorona Chiara, Tutto sull’onda - Panorama 2 maggio 1993; Verdecchia E., TG inesistente - Panorama 16 maggio 1993; Sottocorona Chiara, Neurochirurgo? Si, ma virtuale - Panorama 30 giugno 1993; Bogliardi M., Cenacolo elettronico - Panorama 11 luglio 1993; Sottocorona Chiara, Senti un pò, computer - Panorama 11 luglio 1993; De Martino M., Tutti casa e video - Panorama 11 luglio 1993; Sottocorona Chiara, Benvenuti nell’era della luce - Panorama 17 ottobre 1993; Zucconi V., E il telefono sposò la TV. Tutto il futuro in un video - La Repubblica 17 ottobre 1993; Bogliardi M., Relazione pericolosa - Panorama 24 ottobre 1993; De Martino M., Videogame - Il cinema a scuola da Super Mario - Panorama 24 ottobre 1993; Rivolta S., Rivoluzione via cavo - Panorama 31 ottobre 1993; Garnero F., Tecnoscienze: ai confini del nulla - Il Mattino 2 novembre 1993; De Masi D., Civiltà delle macchine ma senza più braccia - Il Mattino 04 novembre 1993; Forella, Relazioni pericolose via modem - Mattino 13 novembre 1993; Picone G., La realtà? Meglio virtuale - Il Mattino 27 novembre 1993; Alessandrini V., In arrivo il personal senza fili, 1993; Bassino T., Gli occhi della realtà virtuale - Il Mattino, 1993; Lemme M. T., Cybersex: sul filo dei desideri insoddisfatti - Il Mattino 6 gennaio 1994; Colombo Furio, C’è un limite alla tecnologia? - Panorama 28 gennaio 1994; Crichton M., Angelo hi-tech - Panorama 4 gennaio 1994; De Masi D., La vera rivoluzione: liberarsi dal lavoro - Il Mattino 08 aprile 1994; Vacca Roberto, Un computer per amico - 2000 giorni al 2000, n. 4/1994; Maffei M. G., Realtà virtuale - 2000 giorni al 2000 N. 4/94; Caserza G., Al mercato unico delle immagini - Mattino 3 maggio 1994; Vacca Roberto, Nuovi incontri ravvicinati coi...”Knowbot” della porta accanto - Il Mattino 3 maggio 1994; De Martino M., Alzati e lavora - Panorama 7 maggio 1994; De Martino M., Virtù del virtuale - Panorama 7 maggio 1994; Gregoretti M., Per me è cyber-bufala - Panorama 21 maggio 1994; Franchina V., Simulatore di professione - 2000 giorni al 2000, maggio 1994; Vacca Roberto, Incredibile, sembra vero - FIAT, Progetto Comunicazione maggio 1994; Gibson W.-Overdrive M. L., Il ciberspazio esiste - FIAT, Progetto Comunicazione maggio 1994; Pinna L., Computer crime: virus e furti FIAT, Progetto Comunicazione n.4 maggio 1994 ; Vitrano S., Ma il controllo non esclude la libertà - Il Mattino 30 giugno 1994; Sottocorona Chiara, Internet - Panorama 23 luglio 1994; Be Martino M., Democrazia al telecomando - Panorama 23 luglio 1994; Sottocorona Chiara - M. FOSSI, Prova della casalinga - Panorama 23 luglio 1994; Mangiaterra ., Attirati nella rete - Panorama 23 luglio 1994; Mangiaterra S., Attirati nella rete - Panorama 23 luglio 1994; Toffler A., E’ la fine delle nazioni - Panorama 23 luglio 1994; Sottocorona Chiara, Il futuro vi attende in autostrada, Panorama, 23 luglio 1994; De Biase Luca, Come funziona il collegamento globale dei p.c., Panorama 23 luglio 1994; Guerrini R., Sulle orme degli hacker - Panorama, 23 luglio 1994; Fogliani P., Venite con me nel futuro: è meraviglioso, Intervista a Roberto Vacca, Class settembre 1994; Masera A., Pronto... Qui Internet - Panorama 28 ottobre 1994; De Biase Luca, Sesto potere - Panorama 28 ottobre 1994; Perniola M., Questo sesso è come un rock - Il Mattino 7 novembre 1994;
  • 36. 35 Manni C., Tecnologie telematiche per una nuova didattica - The Chemist, novembre 1994; Rovetta A., Supporto di calcolatori e robot per la medicina - The Chemist, novembre 1994; Caserza G., La democrazia elettrodomestica. Intervista a U. Volli - Il Mattino 9 dicembre 1994; Loredan J., Hacker - Panorama, 16 dicembre 1994; Sottocorona Chiara, E ora, tutti in difesa - Panorama, 16 dicembre 1994; Capone F., Giro del mondo in un casco - Panorama 16 dicembre 1994; Bassino T., Una tuta per “toccare” la realtà inesistente - Mattino 16 dicembre 1994; Luttwack Eduard, Incubo elettronico - Panorama 16 dicembre 1994; Locatelli Francesco, Stet e Ibm: primo passo per un’alleanza globale, Il Sole 24 Ore, 4 gennaio 1995; Gates Bill, Come ti divento bimillionario - Sesto potere - Panorama 13 gennaio 1995; De Biase Luca, Eurochips coi baffi - Intervista a P. 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