La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessandro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tecnica, un compendio costruito di scienza e arte del costruire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura, tra immagine dell’architettura e costruzione materica, in un complesso giuoco di forme geometriche ed elementi strutturali sono perfettamente evidenti nella complessa costruzione del sistema architettonico-strutturale che costituisce l’ossatura muraria e portante della cupola antonelliana.
Numa cidade marcada pelo vertiginoso desenvolvimento urbano e pelas leis do mercado, Renato Anelli faz uma reflexão sobre o contraste entre a autenticidade e a reprodutibilidade de projetos arquitetônicos
A misura d’uomo. Il Quattrocento. 5. La pittura e la scultura nelle grandi co...Erika Vecchietti
Il corso chiude il sipario sul Medioevo, presentando un periodo durante il quale si sono sviluppate gran parte delle istanze che poi fioriranno nel successivo periodo rinascimentale e moderno.
La rinascita iniziata nel XIV, che gettò i semi dell’Umanesimo, esplode nella Firenze quattrocentesca, portando alla riscoperta, e alla diffusione, della prospettiva, della figura dell’uomo nella sua dimensione terrena, della filosofia platonica.
La classicità rivive un momento di grande fioritura, nella filosofia e nelle arti.
… Ma cosa accadeva al di fuori delle sontuose corti dei Medici, degli Estensi, dei Montefeltro e degli Sforza? La sanguinosa Guerra dei Cent’anni, terminata nel 1453, la fine dell’Impero bizantino, la caduta del misterioso e affascinante impero di Trebisonda e la fine della Reconquista spagnola.
E venivano bruciati nelle piazze Giovanna D’Arco e Girolamo Savonarola.
… E che dire di Vlad, principe rumeno meglio noto come Conte Dracula, e la sua guerra contro i Turchi?
Alla fine di questo ambiguo secolo, avverrà uno degli eventi più clamorosi della storia dell’umanità: Cristoforo Colombo partirà per un lungo viaggio, che cambierà le sorti della storia.
Tipol. abitazioni romane, una visione diacr. (an murcia 2007 08, ma 2011)emidealbe
A volte è giusto che mi ricordi di essere nato archeologo: questo è il mio ultimo contributo (in realtà del 2009 con base ancora precedente, ma uscito ora). Lo dedico a tutti i miei amici archeologi sperando di non annoiarli troppo!
Numa cidade marcada pelo vertiginoso desenvolvimento urbano e pelas leis do mercado, Renato Anelli faz uma reflexão sobre o contraste entre a autenticidade e a reprodutibilidade de projetos arquitetônicos
A misura d’uomo. Il Quattrocento. 5. La pittura e la scultura nelle grandi co...Erika Vecchietti
Il corso chiude il sipario sul Medioevo, presentando un periodo durante il quale si sono sviluppate gran parte delle istanze che poi fioriranno nel successivo periodo rinascimentale e moderno.
La rinascita iniziata nel XIV, che gettò i semi dell’Umanesimo, esplode nella Firenze quattrocentesca, portando alla riscoperta, e alla diffusione, della prospettiva, della figura dell’uomo nella sua dimensione terrena, della filosofia platonica.
La classicità rivive un momento di grande fioritura, nella filosofia e nelle arti.
… Ma cosa accadeva al di fuori delle sontuose corti dei Medici, degli Estensi, dei Montefeltro e degli Sforza? La sanguinosa Guerra dei Cent’anni, terminata nel 1453, la fine dell’Impero bizantino, la caduta del misterioso e affascinante impero di Trebisonda e la fine della Reconquista spagnola.
E venivano bruciati nelle piazze Giovanna D’Arco e Girolamo Savonarola.
… E che dire di Vlad, principe rumeno meglio noto come Conte Dracula, e la sua guerra contro i Turchi?
Alla fine di questo ambiguo secolo, avverrà uno degli eventi più clamorosi della storia dell’umanità: Cristoforo Colombo partirà per un lungo viaggio, che cambierà le sorti della storia.
Tipol. abitazioni romane, una visione diacr. (an murcia 2007 08, ma 2011)emidealbe
A volte è giusto che mi ricordi di essere nato archeologo: questo è il mio ultimo contributo (in realtà del 2009 con base ancora precedente, ma uscito ora). Lo dedico a tutti i miei amici archeologi sperando di non annoiarli troppo!
Una lezione sull'architettura di fine '900 a partire dalla Biennale del 1980, tornando indietro ai principi del movimento moderno, ragionando sul nodo anni 60-70...
Le applicazioni del digitale in ambito architettonico, permettono l’utilizzo di quella che è una vera e propria macchina del tempo. Attraverso l’utilizzo di modelli tridimensionali si ritorna indietro ricreando, edifici, quartieri o città intere, permettendo all’utente di scoprire/riscoprire architetture dimenticate e in certi casi, mai venute alla luce. Il documento contiente una raccolta di ricostruzioni tridimensionali realizzata da Davide Proietto Russo contenente progetti realizzati e non da Nervi, Le corbusier e Palpacelli.
Massimo Corradi & Claudia Tacchella.
Storia della Nautica.
Dalle origini agli inizi del X secolo.
In distribuzione su : www.lulu.com
In questo saggio si vuole raccontare la storia della nautica, dalle origini agli inizi del XX secolo, con alcuni cenni sulla nascita dello yacht e dei primi yacht club dal XVI al XIX secolo. Una particolare attenzione è stata dedicata allo sviluppo delle imbarcazioni a vela e dei loro progressi nei secoli XVII-XIX, cercando anche di offrire una panoramica delle imbarcazioni mercantili che sono state gli archetipi di quelle da diporto. Al fine di rendere la trattazione meno tecnica e più illustrativa si è fatto uso di un ricco apparato iconografico utile a far meglio comprendere caratteristiche, particolarità e differenze tra i diversi tipi di imbarcazioni utilizzati per li trasporto delle merci, per la pesca e, infine, per il diporto. Inoltre, si è ritenuto utile sviluppare argomenti minori - come le imbarcazioni da pesca e da lavoro soprattutto olandesi, antenate dello yacht moderno, le tipologie di imbarcazioni nella Russia di Pietro I, l'invenzione della deriva, e altro - con l'intento di raccontare microstorie meno note, e che hanno visto un minor interesse da parte degli studiosi, ma che riteniamo possano essere utili per arricchire la conoscenza del mondo della nautica e dell'arte della navigazione.
SUMMARY
In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area,
disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval
architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a
scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published
Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of
the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards.
Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for
this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model
for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.
SUMMARY
In the XVII century, when one of the naval culture development center was focused mainly in the Mediterranean area,
disciplines such as geometry, mathematics, static and hydrodynamics had not yet been studied and early naval
architecture treatises were still influenced by empirical and descriptive knowledge typical of an oral rather than a
scientific tradition. Precisely is in this context that, in 1626, that Joseph Furttenbach (1591 - 1667) published
Architectura Navalis in Ulm. In his treatise he provides a summary of technical descriptions and a detailed account of
the construction of sailing boats, according to the Italian way of building, based on direct observation of shipyards.
Furttenbach relies on geometric drawings and a metric system of proportions to describe these techniques. Exactly for
this reason, the Architectura Navalis is considered one of the first shipbuilding treaties, and it has been used as a model
for many authors of the seventeenth and early eighteenth century.
The document discusses the relationship between materials and structures in architecture from the 19th to 20th centuries. It begins with a historical overview of how structural engineering and mechanics evolved, including early experiments on material strength and elasticity. New materials like cast iron, steel, and reinforced concrete allowed for new structural possibilities. The document outlines major developments in metal architecture throughout the 19th century, including important bridges and buildings. It discusses how architecture became more experimental through the use of these new materials.
This document discusses Fausto Veranzio and his 1595/1616 treatise Machinae Novae, which anticipated many technological advances that would be developed in the 18th-19th centuries. Some key points:
- Veranzio was a humanist, philosopher and historian from Dalmatia who published an early "visionary" treaty featuring imaginative machine and engineering designs, including suspension bridges.
- His designs were precursors to the refined technologies developed in later centuries using cast iron, iron and steel in architecture.
- The document places Veranzio in the context of the Renaissance period, when many artist-engineers designed imaginative machines and anticipated the mechanical revolution of the Industrial Era
The history of the rainbow is as old as that of science. The ancient Greek philosophers tried to describe the rainbow, and Aristotle was the first to fully include it among the phenomena studied by physicists. Sunlight reflected in the clouds, the incidence of light rays, the reason for the rainbow’s circular shape, the optical effect of an infinite depth are aspects that have for centuries intrigued scholars, who studied the rainbow with a mixture science and alchemy, sense and sensibility. In the 17th century the rainbow became a strictly physical phenomenon, the object of rigorous investigations according to the law of reflection and refraction. Here we survey this often forgotten history, from ancient Greeks to modern scientists, the rainbow’s colours belonging to the world of physics but also—as Thomas Young wrote in 1803—to the world of speculation and imagination.
The Art of War is a subject that has enthusiast for centuries not only the military but also historians, architects, engineers, mathematicians and scholars of other disciplines that have produced a large number of articles, essays and books. Nevertheless, the Art of War has gone through all periods of history, from antiquity to the present day, gradually adapting to the evolution of techniques and weapons technologies, tactics and military strategy, thanks to what we call a particular “passion” of man to prevaricate his fellows. Simultaneously, in Architecture and Urban Planning, the will to fortify cities and towns, castles and fortresses, create defensive and offensive works, stimulated the intelligence of leaders and military men, architects, engineers and mathematicians who have offered their speculative abilities to compose treaties of fortification and military architecture, introducing what will be the “Star Fort” or “tracé à l'italienne” in the Renaissance. The purpose of this note is retraces, in that span of time ranging from the sixteenth century to the eighteenth century and face even briefly the developments, the steps and the interferences between art and architecture, empirical science and applied sciences, in a big tourbillon studies and research which, although carried out in the fields and distant disciplines together, they have a common denominator in the more general science applied to the architecture of the fortifications and defensive systems.
La storia dell’arcobaleno è antica quanto la storia della scienza. Già Alessandro di Afrodisia (III sec. – II sec a.C.) aveva cercato di descrivere l’arcobaleno come fenomeno di luce e colori e a lui si assegna la paternità della scoperta della zona scura tra l’arcobaleno primario e quello secondario. Si deve invece ad Aristotele (384 o 383 – 322 a.C.) una prima completa descrizione del fenomeno ottico: «L’arcobaleno non forma mai un’intera circonferenza e nemmeno un arco maggiore di una semicirconferenza. Al tramonto e all’alba lo spessore dell’arco è stretto e l’arco ha la massima estensione. Quando il sole si alza maggiormente nel cielo lo spessore si allarga e la lunghezza dell’arco si riduce. Dopo l’equinozio d’autunno, nei giorni più corti, può essere visto a qualunque ora del giorno; in estate non può essere visto nelle ore del mezzogiorno. Non ci sono mai più di due arcobaleni nello stesso tempo. Ognuno di essi ha tre colori. I colori sono gli stessi in entrambi e il loro numero è identico, ma nell’arcobaleno esterno sono più deboli e la loro posizione è invertita. Nell’arcobaleno interno la prima e più larga striscia è rossa; in quello esterno la striscia più vicina a quello interno è dello stesso colore ma più stretta. Per le altre strisce vale lo stesso principio. Queste hanno gli unici colori che i pittori non possono fabbricarsi, dato che ci sono colori da essi creati con misture, ma nessuna mistura può dare il rosso, il verde e il blu. Questi sono i colori dell’arcobaleno, per quanto talora tra il rosso e il verde si possa vedere il giallo » [Aristotele, Meteorologia: Libro III]. In questo modo, l’arcobaleno entra a pieno titolo tra i fenomeni oggetto di studio da parte dei fisici anche se, secondo Lee e Fraser: « Despite its many flaws and its appeal to Pythagorean numerology, Aristotle’s qualitative explanation showed an inventiveness and relative consistency that was unmatched for centuries. After Aristotle’s death, much rainbow theory consisted of reaction to his work, although not all of this was uncritical » [Raymond L. Lee, Alistair B. Fraser. The rainbow bridge: rainbows in art, myth, and science. Penn State Press, 2001 p. 109 ]. La descrizione aristotelica dei colori dell’arcobaleno riduce a tre il loro numero e questa interpretazione fu accettata per molto tempo, con sottili differenze numerologiche associando i tre colori alla Trinità o altrimenti quattro colori associati ai quattro elementi della tradizione empedoclea. La riflessione della luce del sole tra le nuvole, lo studio dell’angolo di incidenza dei raggi luminosi, la spiegazione della forma circolare dell’arcobaleno, l’effetto ottico di profondità infinita rispetto all’origine del fenomeno luminoso sono tutte questioni che hanno incuriosito per secoli studiosi di differenti discipline.
Nombres et grandeurs, arithmétique et géométrie ont toujours accompagné les développements de la Mécanique appliquée aux constructions. Les études poursuivies par Aristote et Stevin, par Varignon et Galilée, par Huygens et Euler, et encore celles de Jacques Bernoulli et de Leibniz, jusqu’à Lagrange et à Coulomb, ont permis la rencontre de l’Architecture et de la Géométrie, des Mathématiques et de la Mécanique, en déterminant, ainsi un véritable entrelacement de principes et de règles, de nombres et de grandeurs. À partir des fondements de la Mécanique médiévale, et parallèlement aux ‘préceptes’ de l’Art et de la Science du Bâtir, un fil conducteur s’est distingué, qui a su mener, pas à pas, à la découverte des principes de la Mécanique et, par la suite, à la formulation des bases de la Science des Constructions. Un parcours linguistique a traversé la théorie des proportions et la géométrie euclidienne, le calcul des isopérimètres et le calcul différentiel et intégral, en révolutionnant en peu de peu de temps, un siècle et demi à peu-près, les méthodes d’interprétation des principes statiques et mécaniques (en 1638 Galilée publie ses Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, en 1744 Euler publie son traité Methodus inveniendi lineas curvas…, en 1773 Coulomb écrit son Essai sur une application des Règles de Maximis & Minimis à quelques Problèmes de Statique, relatifs à l’Architecture) Il ne s’agit plus là de principes qui ne sont tirés que de l’interprétation du comportement mécanique de machines simples et, par l’emploi des mathématiques élémentaires, ayant l’objectif de comprendre le comportement structural des constructions, mais de l’emploi du calcul mathématique dans le but de décrire les phénomènes et d’introduire des instruments d’analyse, généralement valables, à même de représenter les fondements mécaniques de la science du bâtir. Un parcours nettement plus « rationnel » et plus « scientifique », qui a dépassé le « savoir de l’ancien constructeur » qui, n’utilisant que l’arithmétique, l’algèbre élémentaire et la géométrie euclidienne, avait été, jusqu’à ce moment là, le guide et l’âme, la raison et la logique nécessaires pour « faire » de l’architecture, dans le but d’utiliser les principes mécaniques afin de gagner cette « immense » lutte entre la pesanteur et la résistance qui constitue à elle seule l’intérêt de la belle architecture [Schopenhauer]. Pouvoir reparcourir le déroulement de cet écheveau si emmêlé, ne peut donc que représenter un encouragement nécessaire et remarquable permettant la redécouverte des connexions, des interférences et des contrastes que les mathématiques ont su mettre en relief entre géométrie et construction, entre arithmétique et résistance des matériaux, entre mécanique et architecture, en apportant, en même temps, une petite contribution au débat concernant le rôle de la pensée mathématique dans les développements de la Mécanique appliquée aux constructions et de l’Architecture.
La lettura verte su una tematica che si rivela fondamentale per tutti i campi dell’Ingegneria, la Resistenza dei solidi e, più in generale la Meccanica dell’Ingegneria nelle ricerche dal XVII al XVIII secolo, un periodo che è da considerare tra i più fervidi e ricchi di risultati, fondante; l’argomento è studiato e visto però non solo nella sostanza applicativa così come si è sedimentato nelle conoscenze attuali che fanno parte del bagaglio culturale e scientifico degli Ingegneri e degli Architetti ma soprattutto, come si è detto, nell’analisi dei meccanismi, delle incentivazioni, degli intenti ora ideali o speculativi, ora pratici, che hanno determinato le linee di sviluppo dell’ingegneria, della ricerca, della formazione degli ingegneri, al fine di ricostituire la continuità degli sviluppi disciplinari soprattutto per un segmento significativo della storia dell’ingegneria. È da rilevare, a questo proposito, che l'Autore pone opportunamente in evidenza, tra l’altro, quanto complesse e profonde siano le basi teoriche e le stesse motivazioni umane oltre che applicative sulle quali si fonda l’ingegneria e quanto estese siano le specializzazioni che questa comprende sino a raggiungere portata per molti versi globalizzante. La lezione è quindi, in sostanza, un vero trattato di fondamenti della “scienza dell’ingegnere”, perché sono presi in considerazione gli aspetti filosofici, matematici, geometrici, fisici, teorici e applicativi e perfino, per quanto concerne le relazioni tra i vari ricercatori, sociali e umani, restituendo l’attività dell’ingegnere al più vasto ambito di attento studioso della natura, interprete delle leggi naturali secondo le esigenze ideali, filosofiche e civili oltre che tecniche e scientifiche, della società. Le sue argomentazioni inducono la fondata convinzione che le ricerche sui temi della costruzione, cioè di un settore modesto, neppure prioritario o centrale, basato sull’empirismo, abbiano assunto carattere paradigmatico ed anzi che esse si siano incentrate sulla conoscenza della realtà; ciò che dava il senso, dell’ingegneria del mondo esperibile, nella più vasta accezione di tale espressione, e in fondo, modificabile oltre che acquisibile con l’intelletto, assegnando all’Ingegnere e all’Architetto il compito di ideatore e costruttore del modello della natura. La conoscenza della storia dell’Ingegneria è dunque uno dei fondamenti del progresso scientifico e tecnologico.
L'insegnamento che la Storia della Scienza e della Tecnica del costruire ha direttamente o indirettamente dispensato nei secoli, e dispensa tutt'oggi attraverso il considerevole patrimonio architettonico tramandatoci, ha sempre più messo in evidenza la sua caratteristica di strumento indispensabile per operare scelte consapevoli negli interventi di consolidamento statico degli edifici storici. La riscoperta degli antichi magisteri, fondati sovente più sull'esperienza e sulla sperimentazione diretta del costruire che sulla conoscenza scientifica e tecnica di particolari metodi di analisi e strumenti di calcolo, diventa dunque indispensabile quando ci troviamo di fronte a quel complesso e variegato insieme d'interventi che riguardano il restauro del patrimonio architettonico e monumentale.
Hydraulics, notwithstanding its ancient origins, is very young as a discipline. It has been founding and consolidating its scientific bases onIy for the last three centuries as pure science, like mechanics, and its application to engineering. The «discovery» of basic principles, the fundamentals of hydraulic science, required many efforts throughout the 17th and 18th century.
The aim of this paper is to compare the development of theoretical research on the collapse analysis of arches and vaults, with some significant constructions of arch bridges, in French and Italy during the XVIIIth and XIXth centuries. On this subject, the authors would develop a brief outline of most important researches about mechanical aspects of the arch bridge theory in the same centuries. Then it will be developed some considerations on the construction, behaviour and assessment of a little number of significant arch bridges, to verify the corresponding between construction, theoretical and mechanical approach, collapse mode and conservation approach of these architectures.
Lagrange écrit dans l’Avertissement de sa Méchanique Analytique (Paris, 1788): «On a déjà plusieurs Traités de Méchanique, mais le plan de celui-ci est entièrement neuf. Je me suis proposé de réduire la théorie de cette science et l’art de résoudre les problèmes qui s’y rapportent, à des formules générales, dont le simple développement donne toutes les équations nécessaires pour la solution de chaque problème». Cette «nouvelle vision du monde », qui sera celle du XVIIe siècle et encore plus celle du siècle suivant et qui tente d’établir un dialogue entre la Méchanique physique proposée par S.D. Poisson et la Mécanique analytique de Lagrange (reprise au XIXe siècle en termes plus précis par le courant des « axiomaticiens »), constitue un vaste et important projet scientifique qui dépasse les principes généraux de la Mécanique pour investir des lieux de recherche et des disciplines plus spécialisées et plus particulières comme, par exemple, la balistique et l’hydraulique.
Jacopo Barozzi da Vignola (1507–1573), pittore di formazione
e architetto di «mestiere», ha lasciato —oltre
ad un cospicuo patrimonio architettonico interprete
del maturo linguaggio Rinascimentale, ricco di una
precisa grammatica e una rigorosa sintassi costruttiva e
formale— un’opera di gran pregio anche per la
«scienza meccanica». Come il linguaggio vitruviano
della firmitas, più o meno ricco e raffinato, riprende i
temi della meccanica antica —pre-galileiana, aristotelica
e archimedea—, dove i princìpi elementari e le
macchine semplici sono gli strumenti indispensabili
per la comprensione del vasto mondo della meccanica
applicata alle costruzioni, così il linguaggio architettonico
di Vignola si spoglia di quell’apparato formale
che contraddistingue la trattatistica Rinascimentale,
per rendere parimenti «puri» e scevri da elementi
complessi i canoni e le regole del buon costruire.
«I vascelli cartaginesi erano costruiti in modo da potersi muovere in tutti i sensi con molta leggerezza; i loro rematori erano esperti. Quando il nemico avanzava per inseguirli loro si giravano, gli volteggiavano attorno o gli piombavano sul fianco e lo urtavano, mentre il vascello romano poteva appena virare nuovamente per la sua pesantezza e la scarsa esperienza dei rematori» [Polibio, 206 - 124 a.C.].
L’immagine della femme fatale è l'immagine di una donna particolare forse più eterea che reale, concentrato di bellezza, sensualità, voluttà, peccato, lussuria, ma sempre e soltanto ‘donna’. Per descrivere la femme fatale abbiamo scelto la strada principale delle immagini che come un fiume raccoglie rivoli di pensieri e parole sull’universo femminile; perché se la donna ideale si sogna, si immagina in un mondo irreale e irraggiungibile, la donna è invece reale, presente, viva nella nostra vita così come lo è stato nella vita degli artisti che l’hanno voluta rappresentare attraverso le diverse forme d’arte che nei secoli sono state utilizzate per presentare i propri pensieri, i propri sogni, i propri desideri, la propria volontà di trasmettere ai posteri un pensiero, un immagine, un sogno che è quello della donna: la femme fatale.
ISBN 9781445266640 - 2010
La costruzione navale è un’arte antica che quasi sicuramente risale alle origini dell’uomo. Nei secoli si è sviluppata fino a diventare scienza e ha consentito all’uomo di solcare i mari, esplorare nuove terre, scoprire nuovi continenti e mettere a contatto popolazioni diverse e molto distanti tra loro. Ma la scienza navale, nel senso moderno del termine, è una disciplina nuova che trae le sue origini dai trattati di costruzione navale, prima manoscritti, e poi a stampa che a partire dal XVI secolo sono sono stati resi pubblici e a disposizione degli studiosi, degli architetti e degli ingegneri navali. In questo volume vogliamo fornire al lettore una raccolta bibliografica sull'arte e l'architettura navale, sulla costruzione e sulla scienza navale, altrimenti uno strumento che si auspica utile per successive ricerche.
ISBN 9781447762027 - 2012
In questo volume vogliamo presentare al lettore alcuni aspetti della multiforme personalità scientifica di Edoardo Benvenuto – seppure limitati alla Storia della scienza e dell’arte del costruire, disciplina da lui ‘inventata’ e amata per lunghi anni, tanto da indirizzare i suoi studi al di fuori dei canoni disciplinari della scienza delle costruzioni che esercitava come professore universitario - attraverso la pubblicazione di testi presentati in due differenti modi, in cui il Nostro era solito esprimersi: per iscritto e per immagini.
ISBN 9781409242444 - 2008
Edoardo Benvenuto: l'Arte e la Scienza del costruire
La basilica di S.Gaudenzio a Novara: Architettura di luci, forme e strutture
1. La cupola di S. Gaudenzio a Novara, opera di Alessan-
dro Antonelli, è la più completa sintesi architettonica
dei profondi rapporti che intercorrono tra meccanica e
geometria, tra materia e costruzione, tra scienza e tec-
nica, un compendio costruito di scienza e arte del cos-
truire. Le complesse interrelazioni tra forma e struttura,
tra immagine dell’architettura e costruzione materica,
in un complesso giuoco di forme geometriche ed ele-
menti strutturali sono perfettamente evidenti nella
complessa costruzione del sistema architettonico-strut-
turale che costituisce l’ossatura muraria e portante de-
lla cupola antonelliana. Senza entrare nello specifico
della storia della costruzione della Basilica novarese
per la quale esiste una sufficiente letteratura di genere,
in questa breve nota si vuole affrontare il complesso e
forse anche tormentato percorso progettuale e costrutti-
vo che ha consentito ad Antonelli di realizzare e innal-
zare la più audace e alta costruzione muraria italiana di
tutta la storia dell’architettura. Opera d’arte unica, irri-
petibile, geniale e, purtroppo, ancora poco conosciuta e
studiata nei più reconditi misteri dell’arte della costru-
zione figlia di un importante maître à penser e simbolo
dell’ingegno costruttivo di uno dei più intriganti perso-
naggi dell’architettura italiana del XIX secolo.
ALESSANDRO ANTONELLI TRA FILOSOFIA
E SIMBOLISMO
Alessandro Antonelli (1798–1888), personaggio «mi-
nore» della cultura architettonica italiana dell’Ottocen-
to, considerato forse tale per una sua vocazione profes-
sionale di tipo «regionale», seppure noto a livello na-
zionale per la Sinagoga di Torino, meglio nota come
Mole Antonelliana (1863–1889), è lo stereotipo
dell’architetto-ingegnere-costruttore. Antonelli è archi-
tetto a tutto tondo, avvezzo all’uso delle geometrie e
all’impiego dei materiali secondo sistemi costruttivo-
tecnologici di raffinata sapienza, cultore della forma,
ma anche autentico conoscitore della firmitas delle
strutture nei più profondi recessi del comportamento
resistente e dei sistemi strutturali murari.
La consapevolezza di essere magister della «geo-
metria della riga e del compasso», disciplina insegna-
ta nelle Scuole di Applicazione per gli Ingegneri,
dove l’arte e la scienza del costruire sono «pane»
quotidiano per i futuri allievi ingegneri e architetti,
fornisce ad Antonelli la capacità di cimentarsi in «es-
perimenti» progettuali che travalicano i canoni cos-
truttivi dell’epoca. Tali canoni seppure conformi ad
una architettura del neoclassicismo altrimenti non ec-
cessivamente radicata in ambito italiano, come invece
nel resto d’Europa, per un classicismo d’antan tipica-
mente italiano che travalica lo spazio e il tempo, che è
«tradizione» architettonica che suggerisce Antonelli a
«rivestire» le sue architetture di elementi classici sep-
pure forse oramai anacronistici per l’epoca.
Ma Alessandro Antonelli sa andare oltre. La sua
capacità di utilizzare i materiali murari, di trasforma-
re la «pesantezza» della muratura in elementi struttu-
rali leggeri anche se a prima vista massicci, in armo-
niose figure architettoniche, in complessi intrecci di
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara:
architettura di luci, forme e strutture
Massimo Corradi
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:56 Página 357
Actas del Sexto Congreso Nacional de Historia de la Construcción, Valencia, 21-24 octubre 2009,
eds. S. Huerta, R. Marín, R. Soler, A. Zaragozá. Madrid: Instituto Juan de Herrera, 2009
2. forme resistenti, in giochi di forme, luci e strutture
che vanno oltre una «pratica» architettonica e cos-
truttiva per essere sperimentazione, ricerca, voglia di
provare quello che nessuno fino ad allora aveva osa-
to tentare; ebbene, tutte queste componenti formali,
358 M. Corradi
Figura 1
Sezione della Basilica di S. Gaudenzio. Archivio di Stato di
Novara
Figura 2
Interno della volta semicircolare impostata sul tamburo co-
lonnato detta «Gran Tazza»
Figura 3
Sistema di colonne giustapposte a sostegno delle «Gran
Tazza»
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 358
3. stilistiche, costruttive, tecniche, tecnologiche, struttu-
rali fanno di Alessandro Antonelli un innovatore, pa-
ragonabile per certi versi all’opera di un grande ar-
chitetto quale è stato Antoni Gaudì (1852–1926),
maestro nella sperimentazione architettonica forma-
le, costruttiva e strutturale.
Seppure la Mole di Torino rappresenta per la cul-
tura architettonica italiana e per la città di Torino
esempio del genio dell’architetto di Ghemme, la Ba-
silica di San Gaudenzio in Novara (1855–1878) è in-
vece l’espressione più raffinata è compiuta della sa-
pienza costruttiva dell’architetto piemontese,
esempio inimitabile di come sia possibile conciliare
la triade vitruviana della utilitas, firmitas e venustas
in un’opera costruita che travalica i confini della
prassi per divenire ingegno, coraggio, sperimentazio-
ne, compiutezza tecnica e strutturale, in un giuoco di
vuoti e di pieni che mostra le capacità della materia
di elevarsi a vette di magnificenza e arditezza
che, per citare le parole di Arthur Schopenahuer
(1788–1860), elevano l’Architettura al rango di dis-
ciplina principe dove l’Architettura è la vera lotta del
peso contro la gravità. Oltre una visione di tipo hege-
liano della architettura come progressiva compren-
sione e rivelazione attraverso il superamento dialetti-
co dell’esteriorità, Antonelli —nello spirito del
filosofo di Danzica— contrappone una architettura
delle forme, delle materie e delle strutture mossa e
dominata da un principio irrazionale: la volontà.
Infatti, la volontà dell’architetto piemontese, che
non è quella di stupire, ma di studiare, conoscere,
sperimentare, forme, materiali, strutture, re-interpreta
in architettura quella che è la distinzione kantiana tra
fenomeno e noumeno, tra ciò che si manifesta all’in-
terno delle forme, che da trascendentali diventano
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 359
Figura 4
Arconi sghembi di sostegno del tamburo della cupola. In
questa immagine si vedono i conci lapidei di irrigidimento
della chiave e il sistema di concatenamento orizzontale
Figura 5
Il sistema strutturale dell’ «imbuto» Antonelliano: sezione
trasversale. Archivio di Stato di Novara
111_09 Aju 034-012 Corradi 16/10/09 09:57 Página 359
4. necessariamente materiali fino a diventare oggetto
materico, compiuto, formale, artistico, e l’architettu-
ra in sé, in- sperimentale, e quindi in- conoscibile se
non attraverso la formazione culturale, umana e artis-
tica dell’architetto progettista e costruttore.
Nell’opera di Antonelli il dominio della ragione,
della forma, della rappresentazione diventa attraverso
la materia quello della conoscenza concepita come
rapporto tra architettura immaginata e architettura
costruita, vincolata alle forme, allo spazio e al tempo,
dove il principio di causalità si traduce in un vero e
proprio principio di ragion sufficiente per la compren-
sione dell’architettura nella sua complessità di rap-
porti tra forma, materia e struttura, dove tutto è pensa-
to con intelligenza e raziocinio, con passione e gusto
artistico, con coscienza tecnica e capacità tecnologica
e nulla è lasciato al caso se non il caso diventa per
Antonelli prassi consolidata e capacità progettuale.
Se l’arte è opera del genio —come scrive Scho-
penhauer (Schopenhauer [1891] 1991)— l’architet-
tura è per Antonelli la traduzione di un insieme di
saperi che coinvolge l’arte, la geometria, la statica,
la resistenza dei materiali, i numeri negli oggetti, la
geometria nelle forme, i pesi nelle materie, al fine di
cogliere e tramutare in opera costruita le idee «eter-
ne» che sovrintendono l’ idée constructive in archi-
tecture (Malverti 1987). Questo processo intellettua-
le permette di riprodurre le idee e di comunicarle
attraverso e per mezzo di diverse forme espressive;
così come avviene per l’arte e la poesia. L’architet-
tura è tale, come scrive il filosofo tedesco, che «la
sua origine unica è la conoscenza delle idee; il suo
unico fine, la comunicazione di tale conoscenza»
(Schopenhauer [1819] 1991, 223). In questo senso il
«genio» di Antonelli traduce un pensiero «forte» in
architettura costruita, portando le capacità e il «dono
innato» dell’architetto costruttore al grado supremo
delle possibilità insite in ogni uomo, in ogni proget-
tista, in ogni architetto. Nondimeno, la Basilica di
San Gaudenzio è considerata l’edificio in muratura
più alto del mondo. In questo senso si capisce la for-
te volontà dell’architetto piemontese di travalicare i
limiti della ragione umana, anche a dispetto di una
committenza cieca e tenacemente legata solo al lato
economico della costruzione, a progettare e costrui-
re, seppure grazie ad un artificio progettuale che ha
visto crescere passo dopo passo la cupola della basi-
lica gaudenziana, un’architettura che diventa sogget-
to puro della conoscenza sia nei termini vitruviani
360 M. Corradi
Figura 6
Sistema delle volte ribassate di irrigidimento dell’ «imbuto»
murario
Figura 7
Particolare delle strutture verticali dell’ «imbuto» in corris-
pondenza dell’estradosso della «Gran Tazza»
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5. già ricordati, ma, e soprattutto, nel saper estrarre dai
più reconditi luoghi della memoria e della conoscen-
za quella capacità di astrarre dalle cose particolari,
siano esse forme architettoniche, elementi struttura-
li, materiali, oggetti, le loro relazioni, interconnes-
sioni, capacità di dialogare all’interno di un sogget-
to, l’architettura della Basilica di San Gaudenzio,
che finisce per perdersi nell’intuizione geniale di
ogni forma, di ogni elemento costruttivo, di qualsi-
voglia struttura, dimenticando la propria individua-
lità e diventando così la valenza metafisica di una
vera e propria «liberazione» della conoscenza dalla
propria sottomissione alla volontà.
L’architettura della basilica antonelliana diventa
allora la sublimazione di un processo progettuale e
conoscitivo delle possibilità formali, materiche e
strutturali dell’architettura muraria, considerata come
«arte bella», e prescindendo dalla sua destinazione ai
fini pratici; in questo senso l’architettura di Antonelli
è al servizio della volontà e della conoscenza pura,
essa favorisce l’intuizione di idee relative al com-
plesso intreccio di saperi che coinvolge l’architetto
piemontese nell’atto progettuale, oggettivazione de-
lla sua forte volontà a conseguire il complesso e tra-
durlo in semplice, come «il peso, la coesione, la rigi-
dità, la durezza». La sua architettura, allora, è
contemplata come opera d’arte, ma anche come
esempio di una maestria nell’uso della geometria ele-
mentare (la cupola esterna e un arco di circonferen-
za) propria di una tradizione matematica che richia-
ma l’uso di strumenti semplici, la riga e il compasso,
e della consapevolezza statica e materica che esibisce
la lotta tra il peso che lo trascinerebbe verso il basso
rendendolo una massa informe, e la rigidità che gli
conferisce forma e verticalità. Antonelli, così, prean-
nuncia una rivoluzione nell’arte e nella scienza del
costruire che vedrà impegnati dopo di lui personaggi
più o meno noti dell’ingegneria e dell’architettura
come, tra i tanti, Paul Séjourné (1851–1939), costrut-
tore di arditi ponti in muratura e carismatica figura
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 361
Figura 8
Particolare delle strutture verticali dell’ «imbuto» in corris-
pondenza dell’imposta della cupola esterna
Figura 9
Particolare della cupola esterna: imposta
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6. dell’ultimo periodo dell’architettura muraria (Séjour-
né 1913–16) e il già menzionato Antoni Gaudì il cui
appellativo, l’architetto di Dio, bene esplicita la vo-
lontà dell’uomo di superare i limiti dell’esperienza
sensibile, della realtà materiale, con la volontà di
progettare e costruire architetture che trascendono
ogni possibilità di comprensione.
LA BASILICA ANTONELLIANA
La Basilica di San Gaudenzio a Novara è dunque la
sintesi più raffinata e compiuta della genialità proget-
tuale, artistica, costruttiva e strutturale di Alessandro
Antonelli, seppure la stessa è limitata alla costruzio-
ne della sola cupola, essendo la basilica opera sette-
centesca (1577–1690) dell’architetto Pellegrino Ti-
baldi (1527–1596).
Prima dell’esperienza della Sinagoga torinese
(1863–1889), poi Museo del Risorgimento, opera che
darà fama all’architetto piemontese, Antonelli si dedi-
ca alla progettazione (iniziata nel 1841) e alla costru-
zione (1844–1878) della Basilica di Novara. Impresa
eccezionale per progettualità, ardimento costruttivo,
tecnica di cantiere e, soprattutto, capacità di interseca-
re tra loro distinte e diverse complessità legate alla
forma, seppure basata su geometrie elementari, ne fa
fede il compasso conservato nell’omonima sala, alla
struttura, che impegnò forze ed energia oltre i limiti
delle capacità umane, all’immagine in grado di stupi-
re con la costruzione dell’inimmaginabile.
Il percorso progettuale seguito dal Alessandro Anto-
nelli per la realizzazione della cupola di San Gauden-
zio disvela la forte volontà dell’architetto di superare i
limiti della tradizione architettonica e costruttiva coeva
con un’opera che deve e vuole essere momento di ri-
cerca e sperimentazione delle capacità umane e delle
proprietà della materia di interloquire in una dialettica
positivistica che esaltando il progresso delle scienze,
delle tecniche e delle tecnologie deve coniugare ciò
che è reale, concreto, sperimentale, contrapponendosi
a ciò che è solo formale o in termini più generali as-
tratto legato all’immagine dell’architettura piuttosto
che alla sua forma materiale e artistica, ciò che è utile,
efficace, produttivo in opposizione a ciò che è inutile,
vacuo fine a se stesso come poteva essere l’architettura
classica o neo-classica. Infatti, il classicismo di Anto-
nelli supera i confini dell’architettura costruita e so-
prattutto i temi cari ad una cultura romantica e idealista
così da ripercorrere la strada tracciata dal positivismo
di Claude Henri de Rouvroy, conte di Saint-Simon
(1760–1825) nella sua opera Il catechismo degli indus-
triali (Saint-Simon 1823–24) che venne diffuso da Au-
guste Comte (1798–1857) quando nel 1830 pubblicò il
primo volume del Corso di filosofia positiva (Comte
1830). In questo senso si può dire che il positivismo di
Antonelli, messa da parte la filosofia idealistica consi-
derata come un’inutile astrazione metafisica, si caratte-
rizza per la fiducia nel progresso scientifico e per il
tentativo di applicare il metodo scientifico a tutte le
sfere della conoscenza e della vita umana e, soprattut-
to, all’architettura costruita e non a quella immaginata
e disegnata nelle scuole di Beaux-Artes.
Il progetto di Antonelli segue un pensiero forte
che in un percorso inframmezzato da successivi ap-
profondimenti sa coniugare le problematiche artisti-
che, compositive, progettuale e tecnicistiche con l’e-
sistente. L’idea costruttiva dell’architetto piemontese
è tuttavia volta ad una ricerca formale, strutturale e
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Figura 10
Particolare della cupola esterna: sommità
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7. tecnologica che sa coniugare l’antico, ovvero l’esis-
tente, con il moderno —nel senso di rinnovamento di
caratteri e principi ermeneutici dell’architettura in
termini Heidegerriani, l’autenticità della costruzione
che non è semplicemente un presupposto empirico
per la conoscenza del momento progettuale— ovvero
il classicismo formale traslitterato con l’impiego di
ardite soluzioni strutturali, con un uso appropriato e
idoneo, quasi zelante, con una pignoleria che può a
prima vista sfiorare l’eccesso (vedi l’uso delle malte,
dei laterizi sagomati a mano negli arconi di sostegno
del tamburo, nell’uso della pietra massiccia, dura,
compatta, nei concatenamenti e nelle chiavi e chia-
varde di ferro), con un’attenzione alle nuove esigen-
ze di una tecnica che vuole anche essere spettacolare,
pur contenuta tenacemente e con ferrea volontà
all’interno di una ragione costruttiva che non ammet-
te deroghe e ripensamenti all’uso ragionato e intelli-
gente dei materiali e delle strutture.
Il progetto della cupola di san Gaudenzio si concre-
tizza allora in una ricerca che si può compendiare in
un canone che vede tre temi progettuali che l’architet-
to deve svolgere: il problema della forma architettoni-
ca, la scelta del modello strutturale, l’uso appropriato
dei materiali. In questo senso Antonelli è innovatore.
Seppure legato a conoscenze artistiche proprie di un
classicismo romano delle scuole di Architettura o me-
glio sarebbe dire di Belle Arti, di un classicismo di
maniera di matrice piemontese che privilegia il diseg-
no, l’ornato, la composizione architettonica al mo-
mento meramente tecnico, strutturale, materiale, An-
tonelli è comunque partecipe, seppure a modo suo, di
un progresso scientifico —e in particolare delle scien-
ze meccaniche— che mette alla prova la sua capacità
di intuire il comportamento statico degli elementi
strutturali, siano essi presi singolarmente che nel con-
testo di strutture complesse o di grande complessità;
la capacità dell’architetto è dunque quella di tradurre
queste intuizioni in un processo di concatenazione di
strutture, presidi statici, elementi portanti, spingenti,
di archi, di volte, di contrafforti in una sinfonia strut-
turale che attraverso un alternarsi di masse e di vuoti,
La Basilica di S. Gaudenzio a Novara 363
Figura 11
Archi di irrigidimento
Figura 12
Sistema di archi di irrigidimento e contro-archi di scarico
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8. di pesi e di forze, di ombre e di luci, innalza passo
dopo passo la cupola Gaudenziana alle più elevate
vette della ricerca formale e strutturale. Il tamburo
con gli ordini interni ed esterni di colonne, pilastri, e
ancora colonne monolitiche giustapposti; la «gran
tazza» che copre la perfetta geometria circonferenzia-
le del transetto su cui si imposta e da cui si dipartono
gli ordini colonnati; l’imbuto strutturale che si erge
fino alla sommità della cupola esterna che si svuota in
una successione di nervature portanti collegate da
volte ribassate di irrigidimento forate in chiave con
un occhio per mantenere il senso di verticalità fino
alla sommità e contraffortate da archi e contro-archi
di scarico; l’arditezza della cupola esterna in foglio
costolonata da nervature secondo i meridiani e i para-
lleli che denunciano dall’interno la volontà di creare
vuoti colmati solamente da un piano materico in late-
rizio in foglio, fino alla lanterna che per successive
giustapposizioni di piani si erge imperniata sulla scala
elicoidale in muratura.
La lettura della costruzione Antonelliana è allora
come uno spartito di una sinfonia Rossiniana dove un
crescendo di immagini artistiche, formali e strutturali
accompagna l’osservatore alla sommità della costruzio-
ne dove doveva ergersi la statua del Cristo Salvatore.
Dalla imponenza e pesantezza della muratura Ti-
baldiana, alla leggerezza della scala in laterizio e pie-
tra, dal massiccio formalismo strutturale degli archi
sghembi che sostengono il tamburo, alla sottile
vacuità della cupola laterizia in foglio (spessore
12 cm), rivestita di un «cappotto» lapideo ma sempli-
cemente imperniato nelle costole con chiavarde di fe-
rro, quasi un tessuto rivestito di pelle forte e dura che
si erge su una muscolatura corporea possente ma lon-
gilinea posta intorno ad una ossatura muraria che
rappresenta il pensiero forte della concezione struttu-
rale della costruzione e del progetto Antonelliano.
Ma in questo raffinato processo di progettazione e
composizione architettonica Alessandro Antonelli
mostra il suo grande ingegno di architetto-costruttore,
Maître d’Ouvrage et Architecture, uso all’impiego di
materiali con intelligenza e dovizia, alla scelta di ele-
menti e strutture le più confacenti al tema estetico e
progettuale della sua architettura, ad una ricerca for-
male che non è solo disegno di architettura, rappre-
sentazione, ma volontà tradotta in materia di creare
soluzioni che superino il dominio della ragione e de-
lla forma in un connubio che solo pochi architetti
dell’epoca o a lui successivi hanno saputo e sapranno
espletare con ardimento e perizia, sapere e coraggio.
Ma non il coraggio inconsapevole dell’ingenuo che
sfida l’incoscienza, ma il coraggio dettato dalla sa-
pienza dell’antico costruttore di Galileiana memoria.
LISTA DE REFERENCIAS
Comte, Auguste. 1830–42. Cours de philosophie positive.
Paris: Rouen frères (Bachelier).
Malverti, Xavier. 1987. L’idée constructive en Architecture.
Paris: Picard (Edition dirige Xavier Malverti).
Saint-Simon, Claude Henri de Rouvroy, conte di. 1823–24.
Catéchisme des industriels. Paris: impr. de Sétier.
Schopenhauer, Arthur. [1819] 1991. Il mondo come volontà e
rappresentazione. Milano: Mursia. Edizione originale: Die
Welt als Wille und Vorstellung. Leipzig: Brodhaus 1819.
Séjourné, Paul. 1913–16. Grandes Voûtes. Bourges: Impri-
merie Vve Tardy-Pigelet et fils.
364 M. Corradi
Figura 13
La struttura portante dell’ «imbuto» Antonelliano con gli
archi di alleggerimento della massa muraria e i blocchi lapi-
dei di irrigidimento e regolarizzazione dei piani di trasmis-
sione degli sforzi verticali
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