Efficacia creativa sul lavoro. Eroi aziendali e problem solving.Diego Senziani
Questo è un per-corso di formazione con strumenti unici e originali.
La capacità di problem solving creativo distingue i manager efficaci. Il metodo Woodys® si basa sul Pensiero Narrativo: unisce il visual thinking e lo storymaking. Allena a vedere tra le pieghe della realtà, a individuare le opportunità, a immaginare nuove idee e a trovare alternative vie d’uscita ai problemi. Questo per-corso combina la capacità del leader creativo che “vede” ciò che è ancora impre-vedibile con la capacità del manager che organizza le intuizioni attraverso la logica narrativa. Dall’unione di queste capacità nasce lo storymaking manager, un’evoluzione dello storytelling manager, un cre-autore di eroi aziendali, di metafore narrative che affrontano i problemi al livello del pensiero laterale, perché “non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che lo ha creato” (A. Einstein).
Efficacia creativa sul lavoro. Eroi aziendali e problem solving.Diego Senziani
Questo è un per-corso di formazione con strumenti unici e originali.
La capacità di problem solving creativo distingue i manager efficaci. Il metodo Woodys® si basa sul Pensiero Narrativo: unisce il visual thinking e lo storymaking. Allena a vedere tra le pieghe della realtà, a individuare le opportunità, a immaginare nuove idee e a trovare alternative vie d’uscita ai problemi. Questo per-corso combina la capacità del leader creativo che “vede” ciò che è ancora impre-vedibile con la capacità del manager che organizza le intuizioni attraverso la logica narrativa. Dall’unione di queste capacità nasce lo storymaking manager, un’evoluzione dello storytelling manager, un cre-autore di eroi aziendali, di metafore narrative che affrontano i problemi al livello del pensiero laterale, perché “non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che lo ha creato” (A. Einstein).
La parola “MATEMATICA" deriva dalla parola greca μάθημα (màthema) che significa "conoscenza o apprendimento"; μαθηματικός (mathematikós) significava invece "appassionato del conoscere".
Per la costruzione di un laboratorio matematico.
2. è l’insieme di funzioni
conoscitive, adattative e
immaginative, generate
dall'attività cerebrale
dell'uomo e di alcuni animali
3. approccio psicometrico: prestazioni
nei test d’intelligenza
approccio cognitivo: processi mentali
alla base delle prestazioni
approccio funzionale: complesso di
abilità utili nella vita
4. la tradizione psicometrica
misurazione dell’intelligenza
maediante test
esiste da circa un secolo
indice qi=età mentale/età cronologica
(terman, primi del novecento)
5. il qi
il quoziente d'intelligenza o qi è un punteggio
ottenuto tramite uno dei molti test
standardizzati con lo scopo di misurare
l'intelligenza. tali test sono usati per predire
lo sviluppo intellettuale dell'individuo.
persone con qi basso sono a volte inserite in
speciali progetti di educazione.
6. il qi è usato anche dai sociologi: essi studiano
in particolare la distribuzione del qi nelle
popolazioni e le relazioni tra ilqied altre
variabili. il quoziente intellettivo è correlato
con le prestazioni sul lavoro, oltre che con le
condizioni sociali dei genitori. un recente
studio ha dimostrato i collegamenti tra ilqie
la morbosità e la mortalità. sull'ereditarietà
delqiinvece, sebbene sia stata sotto esame
per quasi un secolo, rimangono delle
controversie legate a quanto esso sia
ereditabile e ai meccanismi relativi.
7. nel 1905, lo psicologo francesealfredbinetpubblicò il primo test
di intelligenza moderno, il ”binet-simonintelligence scalequot;. il
suo scopo principale era di identificare gli studenti che
avevano bisogno di un aiuto particolare nelle materie
scolastiche. il test misurava l'età mentale del bambino in
modo che un bambino di 7 anni che risolvesse i problemi
che in media risolvevano i bambini di 7 anni, avrebbe
ottenuto un punteggio di 7.
nel 1912 lo psicologo tedescowilliamsternconiò il
terminei.q.e lo definì come la risultante della formula (età
mentale/età biologica)*100, in modo che due bambini di età
diversa che risultassero entrambi con una intelligenza pari
alla media, otterrebbero entrambi lo stesso punteggio di
100
i test diterman, da lui chiamatistanford-binet intelligence
scale, gettarono le basi per uno dei test di intelligenza
moderni, usato ancora oggi. nel 1939davidwechslerpubblicò
il primo test d'intelligenza appositamente pensato per una
popolazione adulta, lawechsleradult intelligence scale.
8. il problemsolving
il problem solving è un processo mentale volto a trovare un percorso che porta
il cambiamento da una situazione iniziale ad una disposizione finale.
la capacità di problem solving risulta legata al fattore cognitivo di
intelligenza, essa infatti è spesso adoperato come misura empirica
dell'intelligenza.
il pensiero logico misurato dal quoziente d'intelligenza infatti, all'interno
dei processi di problem solving, è applicato alla risoluzione di uno specifico
problema.
il problem solving come processo risulta allora maggiormente
contestualizzato, cosa che aumenta il grado di successo nella risoluzione
dei problemi, portando i soggetti ad ottenere prestazioni più elevate.
il pensiero logico contestualizzato, inoltre, porta ad una misura più
attendibile, anche se meno generale dell'intelligenza.
il problem solving rappresenta l'approccio cognitivista allo studio
dell'intelligenza.
10. il verbo italiano creare, al quale il
sostantivo creatività rimanda, deriva
dal creare latino, che condivide con
quot;crescerequot; la radicekar.
in sanscrito,kar-trè colui che fa (dal
niente), il creatore.
11. l'idea di creatività come atteggiamento mentale proprio (ma non esclusivo) degli esseri
umani nasce nel novecento.
i primi studi sul fenomeno risalgono agli anni '20.
mentre in alcuni campi - la matematica, per esempio - la creatività sembra
svilupparsi meglio in giovane età, in altri - letteratura, musica, arti figurative -
continua per tutto l'arco della vita.
l'atto del creare è stato a lungo percepito come attributo esclusivo della
divinità:catullo, dante,leonardo, infatti, non avrebbero mai definito sé stessi dei
creativi.
la parola creatività entra nel lessico italiano solo negli anni ’50.
nuovo e utile illustrano adeguatamente l'essenza dell'atto creativo: un
superamento delle regole esistenti (il nuovo) che istituisca una ulteriore regola
condivisa (l'utile).
si individuano anche le due dimensioni del processo creativo che unisce disordine
e ordine, paradosso e metodo.Infine, le categorie di nuovo e utile ampliano la
sfera delle attività creative a tutto l'agire umano a cui sia riconosciuta un'utilità
economica - estetica o etica - e che sviluppi uno dei tre possibili gradi di novità:
applicazione nuova di una quot;regolaquot; esistente, estensione di una regola esistente a
un campo nuovo, istituzione di una regola del tutto nuova.Poiché si fonda sulla
profonda conoscenza delle regole da superare, la creatività non può svilupparsi in
assenza di competenze preliminari.
caratteristiche della personalità creativa sono curiosità, bisogno d'ordine e di
successo (ma non inteso in termini economici), indipendenza, spirito
critico, insoddisfazione, autodisciplina.
la creatività è espressione tipicamente umana perché si fonda anche sul possesso di
un linguaggio a volte astratto (fatto però di parole, numeri, note musicali) e atto
a compiere discriminazioni sottili
12. la creatività è una dimensione che risiede dentro ogni uomo, è
come una fonte luminosa, una sorgente d’acqua
inesauribile, un demone anche, che rapisce e trascina via. è’
espressione di energia e allo stesso tempo è fonte di energia.
si tratta di una dimensione che alberga nell’inconscio e per
questo motivo non a tutti è accessibile, comunque non a tutti
nello stesso modo.
è la fonte delle idee nuove, della risoluzione di problemi così
anche del modo di porre i dati di un problema; è ciò che di
originale si pensa, si fa, si immagina, attingendo dal
serbatoio del proprio Sé, della propria unicità.
nel momento in cui si crea, insomma, si sta costruendo la
propria individualità, si sta realizzando un processo di
conoscenza e di esplorazione di sé accettando di rinunciare a
percorsi già noti e a disegni prestabiliti provenienti dal senso
comune.
nel momento creativo siamo noi in contatto con le nostre
dimensioni inconsce, e dobbiamo accettare il rischio di far
saltare i rigidi confini dell’io e di immergerci nel mare delle
immagini e dei pensieri che è il serbatoio delle nostre
esperienze.