http://bit.ly/RESISTENZA_VENETO_STRAGE_COMANDANTI_LAICI_CARISMATICI
Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
https://www.slideshare.net/sergiobernardi/presentations
Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
-Nel cerchio magico di Pio X, come prete autista del vescovo di Treviso.
Il monaco Longhin viene scelto da Giuseppe Sarto appena diventa papa, come fedelissimo esecutore della riforma del clero locale.
Don Giuseppe coltiva, in questo ambiente ideale, lo speciale feeling con il mondo germanico, che gli sarà di prezioso aiuto, come “peace keeper”.
Cappellano militare nella guerra d’Etiopia
Scrive le sue memorie qualche decennio dopo, racconta con sorprendente candore la sintonia della sua chiesa con il fascismo nella guerra coloniale.
Formalmente non è nemmeno volontario, è stato proposto ed ha ubbidito.
La sua missione era quella di sostenere la fede dei combattenti, oggettivamente anche il morale bellico.
Bravo, uccidi più che puoi, stai facendo la cosa giusta!
Quella chiesa non si è dissociata in modo tale che la condanna morale fosse percepita chiaramente dai suoi fedeli, neanche di fronte all’orrore delle bombe chimiche.
In che misura don Giuseppe era in sintonia con la gerarchia, quando raccontava tutti questi misfatti alcuni decenni dopo? La risposta è difficilissima.
Ricordo ai più giovani che, nel 1965, Don Milani iniziò una battaglia pionieristica, solitaria e perdente all’inizio, contro l’abominio morale dell’istituzione stessa dei cappellani militari.
-Peace keeper durante la resistenza
Il parroco di Loria ha un importantissimo ruolo istituzionale, ovviamente non formalizzato.
Gestisce le situazioni critiche, tutti gli arresti di partigiani, o sospetti tali, della pedemontana, nella zona di competenza del giudice tedesco Kaiser.
Fascista? Partigiano? Che etichette idiote!
Personalmente vorrei capire un po' meglio il don Giuseppe Menegon, uomo di fede, di cultura e politico, alcune delle tante facce di questo uomo geniale e poliedrico.
Spero che altri, meglio di me, contribuiscano a riscoprire e rivitalizzarne la memoria.
Consiglio agli incauti, ai superficiali, ai "webeti", a quelli con il paraocchi, di non affrontare con leggerezza la materia, non è proprio roba per loro.
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Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
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26/4/18 - Correzione a pag. A4
Sandro Pasqualetto era democristiano non comunista.
(Slideshare, non consente più di correggere il documento)
Comunque, nelle pagine successive, non mancano ben altri esempi di grande feeling cattocomunista.
IL MOVENTE POLITICO DELL'OMICIDIO
Mio padre, coetaneo, amico e confidente di Primo Visentin, ne era molto convinto.
In paese si parlava sempre di traditori e ladri, come potenziali autori e complici dell’omicidio, tutti erano decisamente concordi sul nome di Andretta, come autore materiale.
Nessuno di questi nanerottoli, aveva la statura, neppure era tanto stupido, da caricare sulle proprie spalle, un delitto simile, con la certezza assoluta di essere facimente individuato e punito.
Salvo complicità adeguate e ben garantite a priori, naturalmente
Le cronache dei protagonisti
In questo tipo di verifiche, è un po’ deprimente basarsi solo sui memoriali.
Poco o tanto, sono inficiati dall’irrefrenabile smania di abbellire il racconto, “pro domo sua”.
Tuttavia, con un po’ di pazienza, confrontando le varie versioni, si può ricavarne una intermedia di compromesso, che, presumibilmente, forse si avvicina alla verità.
Meglio studiare come andavano le cose in generale.
Secondo me è più utile leggere qualche buon libro di storia, approfondendo le poche vicende sufficientemente note ed acclarate.
Perché lo svolgimento dei fatti si conferma molto ripetitivo, quando il contesto è simile.
L’utilità pedagogica della storia
Pansa millanta di trovare la verità intrufolando il suo grugno nell’immondizia, ben sapendo che tutte le fazioni, in tutte le guerre, producono il tipo di porcheria di cui lui è ghiottissimo.
Con la sue gigantesche scoreggie editoriali, rischia di sopraffare il profumo nobile della resistenza, un’essenza molto delicata e ormai poco percettibile.
Tuttavia, per preservare la parte preziosa ed immarcescibile della vicenda resistenziale, bisogna separare, decisamente e coraggiosamente, tutto il materiale putrescente che effettivamente porta ancora con sé.
Intendo la retorica menzognera, le cento bugie, che, anche nella vicenda di Primo, persistono ostinatamente.
I sentimenti
Sono compaesano di Masaccio, ho vissuto la mia infanzia in un paese molto speciale, segnato dalla traccia profonda del suo passaggio.
La sua unica sorella, Rita, in quanto moglie di un mio zio paterno, era anche proprietaria della casa dove sono nato.
Non possiedo le parole adatte per trasmettere i sentimenti di affetto e di adesione agli ideali di Primo, che pervadeva la mia famiglia.
Questo lavoro è solo un modesto omaggio al "profeta".
Sulla resistenza, si fonda il nostro patto di convivenza civile.
Conoscerne e capirne la storia è un obiettivo primario dell’educazione.
Non mi rivolgo agli addetti ai lavori, a quelli “che sanno già tutto loro”,
vorrei poter parlare ai ragazzi delle scuole superiori
Questo è un esperimento pedagogico, una specie di mappa propedeutica,
per una ricerca più efficace e selettiva della verità che conta,
in una palude infestata dalle cento trappole della faziosità.
A fronte di un obiettivo tanto ambizioso,
il risultato è sicuramente carente e non privo di errori.
Posso solo garantire onestà intellettuale e disponibilità al confronto.
Per capire qualcosa, sulla morte di Masaccio, ho scavato in un perimetro ampio, confrontando il suo omicidio con quello di altri tre casi, che mi apparivano simili.
Le molte parti mancanti del puzzle, si individuano con più sicurezza.
Tutti sappiamo che non bisogna fidarsi completamente delle testimonianze
nelle quali, comunque, è facile separare l’enfasi autocelebrativa,
l’inganno più insidioso consiste nell’asportazione chirurgica di parti di verità.
Il percorso proposto è arduo, per un giovane o un autodidatta,
pertanto ritengo consigliabile l’intermediazione di un docente.
http://bit.ly/RESISTENZA_VENETO_STRAGE_COMANDANTI_LAICI_CARISMATICI
Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
https://www.slideshare.net/sergiobernardi/presentations
Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
Linea guida di questa pubblicazione
Provare a capire il contesto in cui ha vissuto gran parte della sua vita, per riscoprire la sua vera identità e spiegare qualche apparente enigma.
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Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
https://www.slideshare.net/sergiobernardi/presentations
Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
Le vicende eccezionali della sua storia antichissima, hanno sicuramente lasciato una profonda traccia genetica e culturale nei suoi abitanti: Veneti, Goti, Masnadieri.
Il castello è un manufatto antichissimo, una testimonianza unica delle importanti origini, ma anche il principale protagonista della storia del paese, fino alla sua distruzione.
A giudicare dalla stessa segnaletica, è sorprendentemente negletto dall’intera comunità.
Più che uno storico, bisognerebbe interpellare uno psicanalista….
LA MORTE DI UN VECCHIO, IN AGONIA E SOFFERENTE, VALE INFINITAMENTE PIU DELL’INTERO DISASTRO AMBIENTALE
L’EVACUAZIONE ERA OBBLIGATORIA, INDISCUTIBILE, INDEROGABILE.
Cacciare, a calci in culo, gli ambientalisti da qualsivoglia tipo di dibattito, finché non matura questa consapevolezza sui valori.
Il dibattito sull’ambiente, più che legittimo, è servito finora ad evitare una seria riflessione sul reato di strage, cioè sull’omessa evacuazione.
Proprio perché è cambiata questa consapevolezza, oggi nessun sindaco si prenderebbe una simile responsabilità di omissione, al minimo dubbio, oggi si fanno coprire le spalle dai superiori in linea gerarchica.
Nella certezza del giorno ed anche delle ore in cui, sarebbe caduta la frana, chi avrà rassicurato il sindaco di Longarone?
La filiera delle responsabilità verticali è stata indagata superficialmente solo ai livelli infimi, compito degli storici andare fino in fondo, sono certo che è ancora possibile.
Per quanto ricordo di quegli anni, io sono fermamente convinto che tale ricerca condurrebbe direttamente ad Amintore Fanfani in persona.
IL PSEUDO DIBATTITO SCIENTIFICO
Non occorre essere degli scienziati per liquidare nel disprezzo e nell’abominio le torbidissime figure di “esperti”, che si sono esibiti sul palcoscenico, millantando un sapere minato, ab origine, dalla mancanza assoluta dei dati adeguati a rappresentare il fenomeno, con un minimo di rigore scientifico.
Non pretesero la stratigrafia della frana, unica indagine in grado di dare un riscontro oggettivo alle loro vacue elocubrazioni.
L’esperimento di Nove poi, è osceno per la sua incompletezza e scandalosa discordanza dal “modello reale”.
Così rozzo, carente, impreciso, da far arrossire di vergogna, per il metodo usato, qualsiasi scienziato degno di questo nome.
LA FAKE "SLAVA"
Abbiamo subito passivamente il lavaggio del cervello dell’illustre storico Bossi.
Tutti Celti! Conformismo servile innato?
Cerco una spiegazione meno umiliante al link:
http://bit.ly/STORIA-RIVE-MUSON
Adesso tutti slavi? Certamente siamo parenti molto stretti degli Sloveni
Seguendo una direttrice costante nel flusso della civilizzazione, siamo venuti da est, per mare e per terra.
Nel secondo caso, con un flusso lento, secolare ed un profondo rimescolamento etnico-culturale nei territori attraversati.
Alcuni hanno proseguito, come i Veneti combattuti da Cesare nella Gallia.
In controtendenza, dal nord si è sempre verificato un flusso inverso, le “invasioni barbariche”.
In questo caso, popoli rozzi, ma militarmente vincenti, si appropriano delle ricchezze locali con un’assimilazione lenta e problematica.
Pensiamo ai Dori in Grecia, cioè alla spiccata individualità culturale degli Spartani, oppure ai Mocheni, ai Cimbri, a Bossi, isolatosi a Gemonio…
Longobardo o Celtico???
Diffidare degli storici “fai da te”, che confondono i due tipi di flusso e costruiscono strampalate ipotesi, arzigogolando su qualche vaga assonanza linguistica.
I VENETI, DISPOSTI A FARE BUONI AFFARI CON CHIUNQUE
Fin dall’antichità ci caratterizza una spiccata vocazione per il commercio, che Venezia ha esercitato con enorme successo per un millennio.
Quando Roma è uno sconosciuto villaggio del Lazio, Omero consacra la nostra fama, già consolidata, come insuperabili allevatori di cavalli, che piazziamo in tutto il mediterraneo.
VIRTÙ BELLICHE ZERO
Nessuna forma di resistenza contro l’espansione di Roma, alla quale spalanchiamo le porte, addirittura invitandola a mediare qualche nostra diatriba.
Venezia, al culmine del suo splendore, difende i suoi interessi soprattutto investendo sull’efficienza del suo arsenale, in grado di ricostruire rapidamente l’intera flotta.
Assolda gli slavi come soldati, i condottieri li compra, a peso d'oro, tra i migliori.
Non si fida mai di loro e se ne disfa in fretta, alcuni, come il Carmagnola, li decapitata.
REITA ED IL MATRIARCATO
Visitate il museo archeologico di Este, per capire la religiosità dei nostri antenati.
Reita ha molti punti in comune con la “grande madre mediterranea”.
Schematizzando un po’, si può dire che, fin dalla preistoria, i popoli dediti ad attività pacifiche, l’agricoltura p.e., davano la preminenza ad una divinità femminile.
Questa peculiarità comportava una maggior valorizzazione della donna nella gerarchia sociale: l’archeologia ha trovato significativi riscontri anche per i Veneti.
DA REITA A MARIA
Tra le divinità romane si avvicina maggiormente a Giunone, padrona di casa, moglie vigile ed arcigna di un Giove passionale, capriccioso, insomma inaffidabile.
La nostra religiosità è cambiata poco in tre millenni!
I luoghi di culto a Reita, coincidono spesso con un santuario mariano, molto frequentato anche oggi.
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Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
Una prospettiva concentrata sull’antropizzazione del territorio
I nostri antenati erano molto poveri, difficilmente potremo trovare nuovi insediamenti con reperti preziosi, ovvero durevoli.
Ma l’archeologia può progredire con altri metodi; i nostri avi ci parlano con “picco e paea”, basta essere attenti al loro linguaggio.
Ho provato ad utilizzare google earth per rivisitare le mie zone, evidenziando alcuni interventi umani sul paesaggio naturale.
Sull’abnorme ”ignoranza” di molti veneti ho una mia ipotesi.
La dominazione romana ha prodotto un effetto globalizzante molto simile a quello moderno dove usiamo, molto a sproposito e con pessimo gusto, solo termini inglesi per qualsiasi nuova definizione.
Il provincialismo, l’abdicazione alla propria identità, è proseguito poi per tutta la nostra storia, raggiungendo il parossismo con il risorgimento ed il fascismo.
Ma la cultura veneta ha comunque qualche tara particolarmente grave.
Penso alla sua reazione al lavaggio di cervello operato dall’insigne storico Umberto Bossi, che ci ha rivelato la nostra identità di celti.
Poche voci autorevoli si sono fatte sentire per ridicolizzarlo.
In compenso, pensosi personaggi, travestiti da esperti, "accademici", si sono cimentati nel divulgare il verbo bossiano, producendo una non trascurabile quantità di spazzatura editoriale.
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26/4/18 - Correzione a pag. A4
Sandro Pasqualetto era democristiano non comunista.
(Slideshare, non consente più di correggere il documento)
Comunque, nelle pagine successive, non mancano ben altri esempi di grande feeling cattocomunista.
IL MOVENTE POLITICO DELL'OMICIDIO
Mio padre, coetaneo, amico e confidente di Primo Visentin, ne era molto convinto.
In paese si parlava sempre di traditori e ladri, come potenziali autori e complici dell’omicidio, tutti erano decisamente concordi sul nome di Andretta, come autore materiale.
Nessuno di questi nanerottoli, aveva la statura, neppure era tanto stupido, da caricare sulle proprie spalle, un delitto simile, con la certezza assoluta di essere facimente individuato e punito.
Salvo complicità adeguate e ben garantite a priori, naturalmente
Le cronache dei protagonisti
In questo tipo di verifiche, è un po’ deprimente basarsi solo sui memoriali.
Poco o tanto, sono inficiati dall’irrefrenabile smania di abbellire il racconto, “pro domo sua”.
Tuttavia, con un po’ di pazienza, confrontando le varie versioni, si può ricavarne una intermedia di compromesso, che, presumibilmente, forse si avvicina alla verità.
Meglio studiare come andavano le cose in generale.
Secondo me è più utile leggere qualche buon libro di storia, approfondendo le poche vicende sufficientemente note ed acclarate.
Perché lo svolgimento dei fatti si conferma molto ripetitivo, quando il contesto è simile.
L’utilità pedagogica della storia
Pansa millanta di trovare la verità intrufolando il suo grugno nell’immondizia, ben sapendo che tutte le fazioni, in tutte le guerre, producono il tipo di porcheria di cui lui è ghiottissimo.
Con la sue gigantesche scoreggie editoriali, rischia di sopraffare il profumo nobile della resistenza, un’essenza molto delicata e ormai poco percettibile.
Tuttavia, per preservare la parte preziosa ed immarcescibile della vicenda resistenziale, bisogna separare, decisamente e coraggiosamente, tutto il materiale putrescente che effettivamente porta ancora con sé.
Intendo la retorica menzognera, le cento bugie, che, anche nella vicenda di Primo, persistono ostinatamente.
I sentimenti
Sono compaesano di Masaccio, ho vissuto la mia infanzia in un paese molto speciale, segnato dalla traccia profonda del suo passaggio.
La sua unica sorella, Rita, in quanto moglie di un mio zio paterno, era anche proprietaria della casa dove sono nato.
Non possiedo le parole adatte per trasmettere i sentimenti di affetto e di adesione agli ideali di Primo, che pervadeva la mia famiglia.
Questo lavoro è solo un modesto omaggio al "profeta".
Sulla resistenza, si fonda il nostro patto di convivenza civile.
Conoscerne e capirne la storia è un obiettivo primario dell’educazione.
Non mi rivolgo agli addetti ai lavori, a quelli “che sanno già tutto loro”,
vorrei poter parlare ai ragazzi delle scuole superiori
Questo è un esperimento pedagogico, una specie di mappa propedeutica,
per una ricerca più efficace e selettiva della verità che conta,
in una palude infestata dalle cento trappole della faziosità.
A fronte di un obiettivo tanto ambizioso,
il risultato è sicuramente carente e non privo di errori.
Posso solo garantire onestà intellettuale e disponibilità al confronto.
Per capire qualcosa, sulla morte di Masaccio, ho scavato in un perimetro ampio, confrontando il suo omicidio con quello di altri tre casi, che mi apparivano simili.
Le molte parti mancanti del puzzle, si individuano con più sicurezza.
Tutti sappiamo che non bisogna fidarsi completamente delle testimonianze
nelle quali, comunque, è facile separare l’enfasi autocelebrativa,
l’inganno più insidioso consiste nell’asportazione chirurgica di parti di verità.
Il percorso proposto è arduo, per un giovane o un autodidatta,
pertanto ritengo consigliabile l’intermediazione di un docente.
http://bit.ly/RESISTENZA_VENETO_STRAGE_COMANDANTI_LAICI_CARISMATICI
Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
https://www.slideshare.net/sergiobernardi/presentations
Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
Linea guida di questa pubblicazione
Provare a capire il contesto in cui ha vissuto gran parte della sua vita, per riscoprire la sua vera identità e spiegare qualche apparente enigma.
http://bit.ly/RESISTENZA_VENETO_STRAGE_COMANDANTI_LAICI_CARISMATICI
Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
https://www.slideshare.net/sergiobernardi/presentations
Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
Le vicende eccezionali della sua storia antichissima, hanno sicuramente lasciato una profonda traccia genetica e culturale nei suoi abitanti: Veneti, Goti, Masnadieri.
Il castello è un manufatto antichissimo, una testimonianza unica delle importanti origini, ma anche il principale protagonista della storia del paese, fino alla sua distruzione.
A giudicare dalla stessa segnaletica, è sorprendentemente negletto dall’intera comunità.
Più che uno storico, bisognerebbe interpellare uno psicanalista….
LA MORTE DI UN VECCHIO, IN AGONIA E SOFFERENTE, VALE INFINITAMENTE PIU DELL’INTERO DISASTRO AMBIENTALE
L’EVACUAZIONE ERA OBBLIGATORIA, INDISCUTIBILE, INDEROGABILE.
Cacciare, a calci in culo, gli ambientalisti da qualsivoglia tipo di dibattito, finché non matura questa consapevolezza sui valori.
Il dibattito sull’ambiente, più che legittimo, è servito finora ad evitare una seria riflessione sul reato di strage, cioè sull’omessa evacuazione.
Proprio perché è cambiata questa consapevolezza, oggi nessun sindaco si prenderebbe una simile responsabilità di omissione, al minimo dubbio, oggi si fanno coprire le spalle dai superiori in linea gerarchica.
Nella certezza del giorno ed anche delle ore in cui, sarebbe caduta la frana, chi avrà rassicurato il sindaco di Longarone?
La filiera delle responsabilità verticali è stata indagata superficialmente solo ai livelli infimi, compito degli storici andare fino in fondo, sono certo che è ancora possibile.
Per quanto ricordo di quegli anni, io sono fermamente convinto che tale ricerca condurrebbe direttamente ad Amintore Fanfani in persona.
IL PSEUDO DIBATTITO SCIENTIFICO
Non occorre essere degli scienziati per liquidare nel disprezzo e nell’abominio le torbidissime figure di “esperti”, che si sono esibiti sul palcoscenico, millantando un sapere minato, ab origine, dalla mancanza assoluta dei dati adeguati a rappresentare il fenomeno, con un minimo di rigore scientifico.
Non pretesero la stratigrafia della frana, unica indagine in grado di dare un riscontro oggettivo alle loro vacue elocubrazioni.
L’esperimento di Nove poi, è osceno per la sua incompletezza e scandalosa discordanza dal “modello reale”.
Così rozzo, carente, impreciso, da far arrossire di vergogna, per il metodo usato, qualsiasi scienziato degno di questo nome.
LA FAKE "SLAVA"
Abbiamo subito passivamente il lavaggio del cervello dell’illustre storico Bossi.
Tutti Celti! Conformismo servile innato?
Cerco una spiegazione meno umiliante al link:
http://bit.ly/STORIA-RIVE-MUSON
Adesso tutti slavi? Certamente siamo parenti molto stretti degli Sloveni
Seguendo una direttrice costante nel flusso della civilizzazione, siamo venuti da est, per mare e per terra.
Nel secondo caso, con un flusso lento, secolare ed un profondo rimescolamento etnico-culturale nei territori attraversati.
Alcuni hanno proseguito, come i Veneti combattuti da Cesare nella Gallia.
In controtendenza, dal nord si è sempre verificato un flusso inverso, le “invasioni barbariche”.
In questo caso, popoli rozzi, ma militarmente vincenti, si appropriano delle ricchezze locali con un’assimilazione lenta e problematica.
Pensiamo ai Dori in Grecia, cioè alla spiccata individualità culturale degli Spartani, oppure ai Mocheni, ai Cimbri, a Bossi, isolatosi a Gemonio…
Longobardo o Celtico???
Diffidare degli storici “fai da te”, che confondono i due tipi di flusso e costruiscono strampalate ipotesi, arzigogolando su qualche vaga assonanza linguistica.
I VENETI, DISPOSTI A FARE BUONI AFFARI CON CHIUNQUE
Fin dall’antichità ci caratterizza una spiccata vocazione per il commercio, che Venezia ha esercitato con enorme successo per un millennio.
Quando Roma è uno sconosciuto villaggio del Lazio, Omero consacra la nostra fama, già consolidata, come insuperabili allevatori di cavalli, che piazziamo in tutto il mediterraneo.
VIRTÙ BELLICHE ZERO
Nessuna forma di resistenza contro l’espansione di Roma, alla quale spalanchiamo le porte, addirittura invitandola a mediare qualche nostra diatriba.
Venezia, al culmine del suo splendore, difende i suoi interessi soprattutto investendo sull’efficienza del suo arsenale, in grado di ricostruire rapidamente l’intera flotta.
Assolda gli slavi come soldati, i condottieri li compra, a peso d'oro, tra i migliori.
Non si fida mai di loro e se ne disfa in fretta, alcuni, come il Carmagnola, li decapitata.
REITA ED IL MATRIARCATO
Visitate il museo archeologico di Este, per capire la religiosità dei nostri antenati.
Reita ha molti punti in comune con la “grande madre mediterranea”.
Schematizzando un po’, si può dire che, fin dalla preistoria, i popoli dediti ad attività pacifiche, l’agricoltura p.e., davano la preminenza ad una divinità femminile.
Questa peculiarità comportava una maggior valorizzazione della donna nella gerarchia sociale: l’archeologia ha trovato significativi riscontri anche per i Veneti.
DA REITA A MARIA
Tra le divinità romane si avvicina maggiormente a Giunone, padrona di casa, moglie vigile ed arcigna di un Giove passionale, capriccioso, insomma inaffidabile.
La nostra religiosità è cambiata poco in tre millenni!
I luoghi di culto a Reita, coincidono spesso con un santuario mariano, molto frequentato anche oggi.
http://bit.ly/RESISTENZA_VENETO_STRAGE_COMANDANTI_LAICI_CARISMATICI
Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
https://www.slideshare.net/sergiobernardi/presentations
Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
Una prospettiva concentrata sull’antropizzazione del territorio
I nostri antenati erano molto poveri, difficilmente potremo trovare nuovi insediamenti con reperti preziosi, ovvero durevoli.
Ma l’archeologia può progredire con altri metodi; i nostri avi ci parlano con “picco e paea”, basta essere attenti al loro linguaggio.
Ho provato ad utilizzare google earth per rivisitare le mie zone, evidenziando alcuni interventi umani sul paesaggio naturale.
Sull’abnorme ”ignoranza” di molti veneti ho una mia ipotesi.
La dominazione romana ha prodotto un effetto globalizzante molto simile a quello moderno dove usiamo, molto a sproposito e con pessimo gusto, solo termini inglesi per qualsiasi nuova definizione.
Il provincialismo, l’abdicazione alla propria identità, è proseguito poi per tutta la nostra storia, raggiungendo il parossismo con il risorgimento ed il fascismo.
Ma la cultura veneta ha comunque qualche tara particolarmente grave.
Penso alla sua reazione al lavaggio di cervello operato dall’insigne storico Umberto Bossi, che ci ha rivelato la nostra identità di celti.
Poche voci autorevoli si sono fatte sentire per ridicolizzarlo.
In compenso, pensosi personaggi, travestiti da esperti, "accademici", si sono cimentati nel divulgare il verbo bossiano, producendo una non trascurabile quantità di spazzatura editoriale.
A BASSANO, SEPOLCRI IMBIANCATI PARTIGIANI
Negli ultimi giorni di guerra, la classe dirigente locale dette prova di saper tenere saldamente in mano le redini del potere, transitando indenne dal fascismo alla democrazia.
Per riuscire nello scopo, dovette necessariamente assumere anche il controllo dell’ambito partigiano.
L'operazione più eclatante fu senz'altro l’omicidio dei due massimi comandanti partigiani della zona, Chilesotti e Masaccio, attuato, in perfetta sincronia, con la "riesumazione" di Filato e Moro, scelti e custoditi allo scopo, dalle “SS italiane” Carità e Perrillo (vedi, per esempio, una testimonianza scritta del secondo).
E presumibile che i partigiani, traditori e criptofascisti, che presero allora il potere nel movimento, abbiano continuato a scegliere soggetti compiacenti, come loro successori.
In questo modo, tutto torna, per esempio si spiega bene come mai il "partigiano", prof. Tessarolo, abbia scelto il titolo "La pietra sopra", per un suo libriccino che narra quei giorni, dove omette completamente la vicenda dei due delitti.
Come sanno fare i criminali più intelligenti, non è tanto sprovveduto da raccontare bugie, che l'investigatore potrebbe facilmente smascherare.
Il suo raggiro viene attuato per oculata sottrazione di parti fondamentali di verità.
Frequento da 5 anni i suoi “Venerdì di storia” sulla resistenza, non ricordo di aver mai sentito parlare di Masaccio o Chilesotti.
Sono parente di Masaccio, fin dall’inizio ho chiesto al professore di esporre il mio punto di vista sul suo omicidio, preferibilmente in un confronto civile e non becero, trovando sempre un immotivato, invalicabile, muro di gomma.
UN FENOMENO REPLICATO IN TUTTA LA PEDEMONTANA VENETA E FRIULANA
Questa è l’introduzione ad una lunga serie di files audiovisivi, liberamente consultabili e scaricabili nel web.
Non troverete nessun scoop sulla meccanica degli eventi, prendo per buone le cronache condivise.
L’originalità del mio studio sta tutta nella pluralità di prospettive, cercate e selezionate salendo, via via, più in alto, per inquadrare meglio tutto il contesto.
I questo modo, mi sono balzati subito agli occhi altri omicidi, come quelli di Adami e Maset, per non parlare di Porzus e ritengo di aver individuato un modello interpretativo abbastanza polivalente per tutti.
Ovviamente, il contesto va ritoccato, ogni volta, in funzione delle peculiarità locali, ma l’operazione è più facile di quanto si immagini, se si sa scegliere l’essenziale.
Basta tener conto di alcune differenze, spesso molto appariscenti, per scoprire poi quanti altri elementi essenziali risultino perfettamente condivisi.
Elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
http://bit.ly/RESISTENZA_VENETO_STRAGE_COMANDANTI_LAICI_CARISMATICI
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Correzione in prima pagina
Il convegno è avvenuto nell'anno 2017 non 2007.
LA VERITA’ SULLE POLVERI SOTTILI
In occasione dell’uscita di “Malaria_2018.pdf”
LEGAMBIENTE E’ BIOGASSISTA
Un tragico pregiudizio antiscientifico annebbia l’intelligenza dell’ambientalismo nostrano, Legambiente in testa, la quale si proclama, da sempre e fieramente, a favore del biogas.
Verificare prima di credere!!!!
E' incredibile! Questa gente confonde e sovrappone il tema "effetto serra = CO2" con "avvelenamento dell’aria=morte di decine di migliaia di persone oggi".
La CO2 NON E VELENOSA, causa il mutamento climatico, problema gravissimo, ma che va tenuto distinto dal secondo.
L'idiozia scientifica di promuovere il biogas, senza depurazione, mira a contenere l'effetto serra, immettendo in aria sostanze venefiche che già oggi fanno strage di italiani.
Bisogna depurare senza compromessi qualsiasi gas di combustione, sia o meno un a risorsa rinnovabile.
Sembra ovvio, ma non lo è per Legambiente, leggeteil loro documento "Malaria 2018".
Demonizza i dati del traffico, ma si volta dall'altra parte sulla combustione delle biomasse, una sfacciata disinformazione, dove il testo contraddice la tabella a fianco, di ISPRA.
LA VERITA SU COMBUSTIONE DELLE BIOMASSE E POLVERI SOTTILI
Un quadro molto più analitico degli apporti inquinanti è meglio illustrato da una tabella di ISPRA del 2013 ( fonte governativa), qui riprodotta e che commento a pag. 30 del mio documento.
BASTA IL CASO CREMONA PER CAPIRE L’ESSENZIALE
E la provincia più bucolica d’Italia, isolata dall’inquinamento della padania da tre grandi fiumi (Adda, Oglio e Po), con i loro immensi parchi, con un breve tratto di autostrada che l’attraversa.
Si proclama fieramente capitale del biogas in Italia e, nello stesso anno, è prima anche come inquinamento da polveri sottili.
Il dibattito ambientalista in Italia è dominato dai tabù e dai pregiudizi ideologici.
La combustione “bio” a “Km=0”, fai da te, inclusa nella voce “residenziale”, ha prodotto il 64% delle Pm2.5 nel 2012, secondo ISPRA (=governo).
Questa componente incentivata dallo stato e benedetta da autorevoli associazioni ambientaliste, è aumentata fino al 370% rispetto al 1990, quando è iniziata la follia del biogas.
La legislazione sul biogas, assume la sostanziale non tossicità derivante dalle emissioni, quindi ammette limiti doppi rispetto alle tecnologie competitive e non pretende nessun controllo sistematico.
I brevetti sulla pirogassificazione di Cortus ( Paese) sono di dominio pubblico, partono dal presupposto che la combustione della biomassa è molto problematica per quanto riguarda le emissioni.
Sulla carta vantano una strategia di depurazione seria e verosimile scientificamente.
In una società meno arretrata culturalmente, sarebbe scontato pretendere dati sperimentali certificati pubblici.
Bruciare i tralci non è assolutamente un’alternativa ineludibile.
Peggiorare ulteriormente la tossicità della nostra aria è chiaramente proibito dalla legge.
Questi progetti potrebbero essere presi in considerazione solo se fossero in grado di emulare le centrali elettriche a metano in termini di emissioni nocive per unità energetica prodotta.
Un obiettivo che non pare irraggiungibile con queste tecnologie, dovrebbe essere precisato dalla legge e scrupolosamente verificato.
A BASSANO, SEPOLCRI IMBIANCATI PARTIGIANI
Negli ultimi giorni di guerra, la classe dirigente locale dette prova di saper tenere saldamente in mano le redini del potere, transitando indenne dal fascismo alla democrazia.
Per riuscire nello scopo, dovette necessariamente assumere anche il controllo dell’ambito partigiano.
L'operazione più eclatante fu senz'altro l’omicidio dei due massimi comandanti partigiani della zona, Chilesotti e Masaccio, attuato, in perfetta sincronia, con la "riesumazione" di Filato e Moro, scelti e custoditi allo scopo, dalle “SS italiane” Carità e Perrillo (vedi, per esempio, una testimonianza scritta del secondo).
E presumibile che i partigiani, traditori e criptofascisti, che presero allora il potere nel movimento, abbiano continuato a scegliere soggetti compiacenti, come loro successori.
In questo modo, tutto torna, per esempio si spiega bene come mai il "partigiano", prof. Tessarolo, abbia scelto il titolo "La pietra sopra", per un suo libriccino che narra quei giorni, dove omette completamente la vicenda dei due delitti.
Come sanno fare i criminali più intelligenti, non è tanto sprovveduto da raccontare bugie, che l'investigatore potrebbe facilmente smascherare.
Il suo raggiro viene attuato per oculata sottrazione di parti fondamentali di verità.
Frequento da 5 anni i suoi “Venerdì di storia” sulla resistenza, non ricordo di aver mai sentito parlare di Masaccio o Chilesotti.
Sono parente di Masaccio, fin dall’inizio ho chiesto al professore di esporre il mio punto di vista sul suo omicidio, preferibilmente in un confronto civile e non becero, trovando sempre un immotivato, invalicabile, muro di gomma.
UN FENOMENO REPLICATO IN TUTTA LA PEDEMONTANA VENETA E FRIULANA
Questa è l’introduzione ad una lunga serie di files audiovisivi, liberamente consultabili e scaricabili nel web.
Non troverete nessun scoop sulla meccanica degli eventi, prendo per buone le cronache condivise.
L’originalità del mio studio sta tutta nella pluralità di prospettive, cercate e selezionate salendo, via via, più in alto, per inquadrare meglio tutto il contesto.
I questo modo, mi sono balzati subito agli occhi altri omicidi, come quelli di Adami e Maset, per non parlare di Porzus e ritengo di aver individuato un modello interpretativo abbastanza polivalente per tutti.
Ovviamente, il contesto va ritoccato, ogni volta, in funzione delle peculiarità locali, ma l’operazione è più facile di quanto si immagini, se si sa scegliere l’essenziale.
Basta tener conto di alcune differenze, spesso molto appariscenti, per scoprire poi quanti altri elementi essenziali risultino perfettamente condivisi.
Elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
elaborato prodotto nell'ambito del laboratorio L'Officina dello storico dalla classe IV B (anno scolastico 2014-2015) del Liceo scientifico "Bertrand Russel" di Garbagnate Milanese (MI), con la guida del prof. Paolo Ermano.
http://bit.ly/RESISTENZA_VENETO_STRAGE_COMANDANTI_LAICI_CARISMATICI
Audio video recente, con una prospettiva inedita sulla storia della resistenza locale
https://www.slideshare.net/sergiobernardi/presentations
Tutte le mie pubblicazioni su temi storici ed ambientali locali, sulle rive del Muson (TV)
Correzione in prima pagina
Il convegno è avvenuto nell'anno 2017 non 2007.
LA VERITA’ SULLE POLVERI SOTTILI
In occasione dell’uscita di “Malaria_2018.pdf”
LEGAMBIENTE E’ BIOGASSISTA
Un tragico pregiudizio antiscientifico annebbia l’intelligenza dell’ambientalismo nostrano, Legambiente in testa, la quale si proclama, da sempre e fieramente, a favore del biogas.
Verificare prima di credere!!!!
E' incredibile! Questa gente confonde e sovrappone il tema "effetto serra = CO2" con "avvelenamento dell’aria=morte di decine di migliaia di persone oggi".
La CO2 NON E VELENOSA, causa il mutamento climatico, problema gravissimo, ma che va tenuto distinto dal secondo.
L'idiozia scientifica di promuovere il biogas, senza depurazione, mira a contenere l'effetto serra, immettendo in aria sostanze venefiche che già oggi fanno strage di italiani.
Bisogna depurare senza compromessi qualsiasi gas di combustione, sia o meno un a risorsa rinnovabile.
Sembra ovvio, ma non lo è per Legambiente, leggeteil loro documento "Malaria 2018".
Demonizza i dati del traffico, ma si volta dall'altra parte sulla combustione delle biomasse, una sfacciata disinformazione, dove il testo contraddice la tabella a fianco, di ISPRA.
LA VERITA SU COMBUSTIONE DELLE BIOMASSE E POLVERI SOTTILI
Un quadro molto più analitico degli apporti inquinanti è meglio illustrato da una tabella di ISPRA del 2013 ( fonte governativa), qui riprodotta e che commento a pag. 30 del mio documento.
BASTA IL CASO CREMONA PER CAPIRE L’ESSENZIALE
E la provincia più bucolica d’Italia, isolata dall’inquinamento della padania da tre grandi fiumi (Adda, Oglio e Po), con i loro immensi parchi, con un breve tratto di autostrada che l’attraversa.
Si proclama fieramente capitale del biogas in Italia e, nello stesso anno, è prima anche come inquinamento da polveri sottili.
Il dibattito ambientalista in Italia è dominato dai tabù e dai pregiudizi ideologici.
La combustione “bio” a “Km=0”, fai da te, inclusa nella voce “residenziale”, ha prodotto il 64% delle Pm2.5 nel 2012, secondo ISPRA (=governo).
Questa componente incentivata dallo stato e benedetta da autorevoli associazioni ambientaliste, è aumentata fino al 370% rispetto al 1990, quando è iniziata la follia del biogas.
La legislazione sul biogas, assume la sostanziale non tossicità derivante dalle emissioni, quindi ammette limiti doppi rispetto alle tecnologie competitive e non pretende nessun controllo sistematico.
I brevetti sulla pirogassificazione di Cortus ( Paese) sono di dominio pubblico, partono dal presupposto che la combustione della biomassa è molto problematica per quanto riguarda le emissioni.
Sulla carta vantano una strategia di depurazione seria e verosimile scientificamente.
In una società meno arretrata culturalmente, sarebbe scontato pretendere dati sperimentali certificati pubblici.
Bruciare i tralci non è assolutamente un’alternativa ineludibile.
Peggiorare ulteriormente la tossicità della nostra aria è chiaramente proibito dalla legge.
Questi progetti potrebbero essere presi in considerazione solo se fossero in grado di emulare le centrali elettriche a metano in termini di emissioni nocive per unità energetica prodotta.
Un obiettivo che non pare irraggiungibile con queste tecnologie, dovrebbe essere precisato dalla legge e scrupolosamente verificato.
The document discusses a team called CREO brainstorming and selecting ideas for reframing bread, including making flavored and colored bread, cushion bread, giving bread as a Christmas gift containing a bread-themed Christmas card, and animating bread crumbs forming a cushion on a conveyor belt. The team divided up tasks with some working on animating the bread cushion idea, others writing a movie script, and others preparing a presentation report as they worked to complete and submit the assignment on time.
Este documento presenta información sobre la carrera de Pedagogía y Ciencias de la Educación de la Universidad Nacional Autónoma de Honduras. Incluye los requisitos para ingresar a la carrera, la visión y misión, objetivos generales y específicos, y el perfil del egresado. También presenta el plan de estudios y varios temas y actividades desarrolladas durante el periodo como exposiciones, material de lectura, trabajos prácticos y cuestionarios.
This document provides a summary of Russell D. Pierce's career experience and qualifications. It includes his contact information, career objective of transitioning into a public policy role utilizing his strengths to influence leaders, and summaries of his professional experience including his current role as Director of the Office of Recovery and Empowerment in Massachusetts and previous roles at the Substance Abuse and Mental Health Services Administration, Center for Mental Health Services, and Center for Substance Abuse Prevention where he oversaw grant programs and conducted site reviews. It also lists several keynote speaking engagements and presentations he has done on topics of peer support, recovery, and behavioral health policy.
Olympic coach magazine mindset by carol dweckLuke Ogbolu
The document discusses two mindsets - a fixed mindset and a growth mindset. Those with a fixed mindset believe their talents and abilities are fixed, while those with a growth mindset see their talents and abilities as something they can develop through effort and practice. Coaches are encouraged to promote a growth mindset in their athletes by praising effort over natural talent, embracing mistakes as learning opportunities, and presenting skills as acquirable through dedication. Adopting a growth mindset fosters better motivation, performance, and ability to overcome setbacks compared to a fixed mindset.
The document outlines Tim Noble's marketing plan for Transact which includes developing press advertising, banner ads, flyers, brochures, key feature documents, exhibition stands, adviser update emails, HTML emails, and visual guidelines to generate additional sales and build the brand.
Managing financial risk and loan performance in emerging marketsMark F. Catone
Many consumers that have the ability to secure credit (mortgages, consumer loans, auto loans) may not have a traditional credit file or score. Not having a credit history precludes these consumers from securing credit approval even though they are an acceptable risk and have the ability to repay the loan. This presentation explores risk and performance of loans with regard to consumers and loans employing Alternative Credit.
Red Clay Capital is a private equity firm that focuses on investing in emerging middle market companies located in the Southeast United States. It targets family-owned businesses valued between $10-40 million that are transitioning ownership. Red Clay will invest in easily understood sectors like manufacturing and services, and use conservative leverage to finance acquisitions. The firm aims to professionalize portfolio companies with operational improvements and strategic guidance from its experienced team led by H. Beecher Hicks III and C. Mark Arnold.
The document announces a one-day seminar on building facades called "World of Facades" to be held on March 1st, 2013 in Mumbai, India. The seminar will bring together construction industry experts from India and abroad to share best practices for facade design, procurement, production, quality control, and new innovations. Over multiple sessions, the seminar will address topics like designing facades using technology, challenges in planning, procurement and production, and achieving best practices in facades. Industry professionals will participate in panel discussions on various technical and practical aspects of facades.
The document is from a meeting between analysts and the Chief Investment Officer of Swiss Re on April 10, 2002 in Zurich, Switzerland. It summarizes Swiss Re's investment strategy and performance in 2001. Specifically, it notes that Swiss Re increased its investments in US fixed income securities and US dollar exposure in 2001. It also reduced the duration of its North American bond portfolio as interest rates were expected to decline. Additionally, the document shows that Swiss Re gradually increased its equity exposure in 2001 by purchasing stocks on market dips and not renewing hedges.
UNO SPUNTO PER UN’EVASIONE COSTRUTTIVA DALL’INCUBO
In questo ozio forzato, qualche forma di evasione, anche frivola, penso sia salutare, però, tanto meglio, se la mente viene attratta da un impegno più importante e costruttivo.
Mi piacerebbe interessare soprattutto gli studenti ed i loro insegnanti, che stanno provando a lavorare a distanza, sul programma scolastico, ma potrebbero approfittare del molto tempo disponibile, per affrontare un tema non previsto, ma di grande importanza ed attualità.
Sono appassionato di storia culturale della resistenza, non come divagazione astratta, ma come chiave di lettura indispensabile per ragionare, con un minimo di competenza storica, su temi che ci stanno fortemente disorientando; autoritarismo, sovranismo, negazionismo ecc.
Questo mio documento vuole essere solo uno stimolo, un punto di partenza, per una rilettura della resistenza, come esperienza culturale di massa.
Nato nel 47, offro il contributo di una testimonianza personale, dove metto a confronto la predicazione ufficiale con i riscontri acquisiti nella mia convivenza con persone dell’entourage del comandante partigiano, Masaccio.
La liberazione fu anche una guerra politica tra le fazioni partigiane, aspra, ma molto sotterranea ed ambigua.
La catechesi storica mascherò, sotto cerotti disposti maldestramente, ferite purulente, perché mai pulite e disinfettate.
Sopra queste piaghe, ancora putrescenti, ci pavoneggiamo con la nostra bianca camicia della democrazia.
La foresta ti ha - Abstract e rassegna stampaLuis Devin
Una storia vera dal cuore dell'africa, un viaggio in un mondo sconosciuto, tra capanne di foglie, spiriti della foresta e riti d'iniziazione con i pigmei Baka. Spedizioni in foresta alla ricerca del cibo, battute di caccia con la balestra, canti propiziatori, strumenti musicali fatti di foglie e di acqua, ma anche deforestazione, conflitti con i popoli Bantu, stregoneria, alcolismo e commercio illegale di selvaggina: sono questi alcuni dei temi che fanno da sottofondo alla storia principale, con cui Luis Devin ci racconta i rituali a cui i pigmei Baka l'hanno sottoposto per farne un uomo e un membro del gruppo. Un'avventura affascinante nel mondo dei pigmei, alla scoperta di uno degli ultimi popoli di cacciatori-raccoglitori del pianeta e dell'ambiente straordinario da cui tutti proveniamo: la foresta pluviale africana. Abstract e rassegna stampa del libro "La foresta ti ha. Storia di un'iniziazione" di Luis Devin (Castelvecchi - LIT Edizioni).
Don Giuseppe Menegon, un intelletto brillante, nel regno delle malombre e delle lumiere
1. DON GIUSEPPE MENEGON
DALLA CRONACA ALLA STORIA
Le figure di preti come don Giuseppe, con la scolarizzazione di massa, stanno scomparendo.
I più giovani non possono immaginare quanto erano centrali nella vita delle nostre comunità.
Trovo molto interessanti le memorie scritte da lui stesso: in filigrana si intravede l’uomo, ma
soprattutto illuminano molto efficacemente il contesto storico culturale.
Cappellano nella guerra d’Etiopia
E’ un prete “nonno”, che narra semplicemente la verità, si sente in sintonia con la sua chiesa,
scrive proprio negli anni in cui, don Milani, profeta solitario, è messo in castigo.
Quelle fotografie valgono un trattato, ma guai non contestualizzarle storicamente.
Peace Keeper durante la resistenza
I nostri militari si sono fatti onore come “pacificatori”, questo ruolo mi pare un modello
interpretativo efficace per comprendere il comportamento di molti preti durante la resistenza.
Disponiamo delle sue memorie, in questo caso, è scontato che non possa raccontare
pianamente e schiettamente la verità.
Non lo potrebbe fare impunemente neanche adesso!
L’analisi storica nel dopoguerra era, come sempre, tutta a favore del vincitore, rozza, ipocrita.
Molti schemi sono rimasti gli stessi, scandalosamente obsoleti.
2. INTELLETTO BRILLANTE
PARROCO NEL REGNO DELLE MALOMBRE E DELLE LUMIERE
Le tre fiammelle, che adornano lo stemma comunale, immortalano un fenomeno
che può essere spacciato per misterioso solo a dei poveri ed ignoranti analfabeti.
Tali erano, senza dubbio, i nostri antenati nel 1754, quando si manifestò.
Ricordano il grado eccezionale di putredine, la diffusa marcescenza di vari tipi di
biomasse, come il corpo dei morti, poco e male interrati.
Non capisco perché i miei compaesani non provino il mio stesso imbarazzo, per
l’ostentazione di questa memoria nello stemma comunale, vedi pag. 13.
(1) Vezzosamente rinominate “Fuochi fatui”
LE LUMIERE DI LORIA (1)
RAS GIUSEPPE
Amico di mio padre, assistente sociale,
autista e factotum, avvocato degli analfabeti,
benefattore, cacciatore, cappellano militare,
divulgatore scientifico, fascista, imprenditore
agricolo, inventore, partigiano, peace keeper,
ras, tiratore scelto…. ah, prete.
Le foto sono tratte dalle sue stesse memorie, che costituiscono la traccia che ho seguito per
rileggere gli aspetti, per me più interessanti, della sua personalità.
Questa è il frontespizio, del suo libro: “Ancora, ancora, ci racconti ancora…”, scritto nel 1977.
Una figura poliedrica, ma può sbiadire rapidamente: urge “restaurarla” e
preservarla per i posteri, con i colori originali.
Benefattore di alcuni dei miei famigliari, io gli ho parlato, proprio a tu per
tu, solo 2-3 volte, ma è un riferimento importante della mia vita.
Intelligentissimo ed amante del confronto, mi chiedo come ha
interpretato una devastante rivoluzione della dottrina della chiesa.
3. INDICE
TITOLO pagina
CAPPELLANO MILITARE 4
PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO (1) 5
CACCIATORE APPASSIONATO TUTTA LA VITA 6
SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE 7
IL FEELING CON I CAMERATI 8
L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO IL “FLIT” 9
VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI, BRUCIATI VIVI NELLE CHIESE 10
PEACE KEEPER 11
IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO 12
CHIESA E FASCISMO 13
LA RESISTENZA CATTOLICA 14
I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS 15
DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO 16
FASCISTA O PARTIGIANO? 17
APPENDICE 18
LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO "FUOCHI FATUI" 19
NELL’UNIVERSO, NON SIAMO AL CENTRO DI NULLA 20
DON GIUSEPPE MENEGON, PROCESSATO DALLA SUA COMUNITÀ 21
STORIA, CRONACA E SCIOCCHEZZA 22
(1) A pagina 5, cliccando sulla relativa icona, potete consultare argomenti, correlati alla vicenda di don Giuseppe.
4. CAPPELLANO MILITARE
Cosa rimane della terrificante rappresentazione dell’ultraterreno, che ci terrorizzava nel
nostro catechismo? Chiedetelo ad un bambino oggi.
Dove sono finiti inferno e purgatorio, angeli e diavoli, le indulgenze, tot “ave marie” = tot
anni di sconto del purgatorio ecc.
Mi appare ben più tragico il silenzioso tracollo del magistero morale di allora.
Confrontate l’etica sulla guerra in Etiopia, come si evince dal racconto del prete, con
quella laica odierna.
Il magistero cattolico ha guidato od inseguito faticosamente questa evoluzione?
In posa come comandante militare etiope
Nel 1977 Don Giuseppe ha 70 anni e vuole solo emozionare i
suoi bambini che ascoltano incantati le sue fantastiche
avventure in guerra.
Stupido scandalizzarsi giudicando con la mentalità attuale.
In quegli anni il principale divertimento di tutti i bambini era
giocare alla guerra.
A me pare un’immagine molto suggestiva, cioè suggerisce più
di un fiume di parole.
Si intravede meglio il don Giuseppe narcisista, ma si misura
anche il terremoto culturale degli ultimi anni.
Oggi nessuno, tantomeno un prete, si pavoneggerebbe come
guerriero senza scandalizzare chiunque.RAS GIUSEPPE
5. Quando Giuseppe Sarto diventa papa, dimostra una particolare sollecitudine
per la sua terra natale e la esprime in diversi ambiti.
Vuole che la sua comunità diventi uno specchio di zelo religioso.
Ha un carattere forte e la sua innata determinazione è rinvigorita da una
visione culturale che pone il principio di autorità tra i valori prioritari.
Non ritiene affatto adeguata l’immagine di virtù che deve splendere, come
fulgido modello, dalla sua terra natale.
Pianifica un’energica e rapida riforma e l’affida ad un uomo che deve essere
sicuramente estraneo ad ogni conventicola, totalmente sottoposto alla sua
volontà, predisposto a tenerlo informato, senza riserve, anche delle minuzie,
con la massima fedeltà e scrupolo.
Giacinto Longhin, monaco, presenta, al massimo grado, tutti i requisiti
desiderati.GIACINTO LONGHIN,
VESCOVO DI TREVISO
PRETE, AUTISTA E FACTOTUM DEL VESCOVO
DON GIUSEPPE NEL CERCHIO MAGICO DEL PAPA
Il giovane prete è un provetto autista, una vera rarità per i tempi; sveglio, eclettico, è un assistente factotum
perfetto; il suo ruolo comporta inevitabilmente anche una grande intimità con il vescovo.
Il papa è morto, ma il suo cerchio magico è sempre vitale, anche oggi.
In quell’ambiente, la vicinanza all’Austria, fervente cattolica, è fuori discussione.
Se è netta la contrapposizione con Francia, Inghilterra ed Italia, “inquinate” da un crescente anticlericalismo,
ancora più acuto è lo scontro con i cristiani serbo ortodossi del mondo slavo.
Il giudice tedesco Kaiser amerà in don Giuseppe un testimone vivente di Pio X, con tutta l’ammirazione e la
riconoscenza che il mondo germanico attribuisce a questo papa.
PIO X ED AUSTRIA
STORIA ED AMBIENTESTORIA LOCALE
MASACCIO
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6. CACCIATORE APPASSIONATO, TUTTA LA VITA
ECCO PERCHE’ BISOGNA CONTESTUALIZZARE
Quando accennavo al tracollo del magistero morale, mi riferivo a temi ben più importanti, ma la passione
per la caccia rappresenta, con particolare efficacia, la rivoluzione avvenuta nella coscienza comune.
Il candido esibizionismo del nostro cacciatore, oggi scandalizzerebbe i benpensanti, ma è sbagliato
giudicarlo con il nostro metro.
Piuttosto, come vedremo, è opportuna una riflessione, più severa ed attenta, sull’occasionale tiratore scelto,
in difesa della sua unità, attaccata dal nemico.
LA GUERRA IN ETIOPIA
UN ENTUSIASMANTE SAFARI
7. SOLDATO, APPREZZATO TIRATORE
Non andava mica all’attacco del nemico!
Il fucile era un mezzo di autodifesa quotidiano contro gli animali feroci,
ma anche, occasionalmente, contro il nemico.
L’unità ospedaliera in cui operava, venne assalita più volte.
8. IL FEELING CON I CAMERATI
Non nasconde la sua ammirazione per il gen. Vernè, delle camice nere,
che sovrintende anche alla sua unità ospedaliera.
Si lamenta per qualche eccesso dei camerati volontari, ma pare piuttosto
a casa sua in quell’ambiente.
9. L’IPRITE, CHE RIDERE, LA CHIAMIAMO “FLIT”
E’ in sintonia con la sua chiesa, che non ha mai fatto pubblico mea culpa, per
la sua partecipazione attiva, ad una guerra tra le più nefande della storia, di
pura rapina, contro un popolo inerme e particolarmente arretrato.
Si scherza sull’iprite, la chiamano “flit”, il veleno per le mosche.
Una volta un bombardiere precipita nella zona, i suoi colleghi “medici”
posano fieri, per rimanere immortalati nella foto.
Mamma, c’ero anch’io!
Per l’uso delle armi chimiche, peggio di noi solo gli USA, però il napalm, se lo lanciano i buoni, non è più
cattivo, ma profumo di rose. I nazisti, per ragioni non umanitarie, non le hanno usate!!
Abbiamo irrorato d’iprite ed altro, villaggi inermi, perfino le mandrie, con molta cautela i guerrieri nemici, che
combattevano troppo vicini alle nostre postazioni….
Sull’argomento potete trovare ogni minimo dettaglio, luogo dello scontro, data, tipo e quantità, nel libro “LA
GUERRA D’ETIOPIA” di Angelo Del Boca, autorevole storico, specializzato su questa guerra.
10. VECCHI, DONNE, BAMBINI, CRISTIANI COPTI,
LI BRUCIAMO VIVI NELLE CHIESE
Don Giuseppe tiene il fazzoletto sul naso per la puzza dei cadaveri bruciati, vecchi
inermi, donne, bambini, rifugiatisi nelle chiese, fiduciosi che, i civilissimi nemici
italiani, rispetteranno almeno il comune luogo di culto.
Racconta che questa nefandezza era opera degli alleati mussulmani, è probabile, ma
è ancora più certo che il nostro comando non la impedì.
Gli “abissini” erano in maggioranza cristiani, non dovevano essere “convertiti”
11. PEACE KEEPER
NEMICO DEL POLIZIOTTO FASCISTA, PERRILLO
Ex fascista convinto, ma prete intelligente, capisce prima di altri, che il sogno di Mussolini è definitivamente
naufragato e contrasta, come può, l’accanimento dei perdenti, che può provocare solo lutti.
Naturalmente queste sono solo mie elocubrazioni.
Di sicuro, dopo l’8 settembre, è visto, come il fumo negli occhi, dai fascisti locali.
Perrillo, investigatore per la RSI a Bassano, caccia con successo le sue prede, per
poi vedersele spesso sottrarre dall’intercessione di don Giuseppe su Kaiser.
Il sacerdote rimane sempre fedele ai valori trasmessi da Giuseppe Sarto e ribaditi
dal fascismo, alla lotta contro il comunismo e l’anticlericalismo.
Loria, “plagiata” da lui, nelle prime elezioni del dopoguerra, si schierò compatta
per la monarchia e la D.C.
Due opzioni, le quali, congiunte, costituivano una dichiarazione inequivoca di
fedeltà ai valori del passato regime.
PERRILLO
AMICO DEL GIUDICE TEDESCO, KAISER
Nelle sue memorie “1943….1945”, racconta i salvataggi operati, grazie all’amicizia
con questo importante magistrato, a suo dire, frutto di un miracoloso feeling.
Forse non mente, però può omettere quanto non ritiene opportuno esplicitare,
ma è un sodalizio troppo istituzionalizzato, per fondarsi solo sui buoni sentimenti.
Interviene, sempre, con successo, in molti arresti di partigiani, praticamente in
tutta l’ampia zona , sotto la giurisdizione di Kaiser, a nord di Padova.
Rappresentante dell’entourage del papa filo austriaco, a suo agio negli ambienti
militari come ex cappellano, trova facilmente simpatia e feeling nei suoi contatti
con le gerarchie naziste.
Questa attitudine sarà preziosa per la sua attività di “peace keeper”.
KAISER
12. IL CLERO, I CONTADINI, I PROPRIETARI, PRIMA DEL FASCISMO
I CONTADINI VENETI: MAGARI MORTI DI FAME, MA SEMPRE “PARONI”
Impossibile capire il nostro mondo, se si adottano modelli importati da altre regioni.
Il legame tra popolo e pastore era totalizzante; il prete, unica guida, suppliva a molte carenze dello stato sociale.
Quasi non esistevano i proletari, i salariati: i contadini, sfruttati e miserabili quanto si vuole, piccoli proprietari,
fittavoli o mezzadri, si potevano sempre sentire padroncini a casa propria.
Una peculiarità socio economica frutto di vicende storiche, ma anche un obiettivo consapevolmente perseguito
dalla classe dirigente, proprio per sottrarre la materia prima ai rivoluzionari comunisti.
IL CLERO: UN ESERCITO CHE NON FACEVA PRIGIONIERI
Con l’annessione all’Italia, il potere della chiesa venne drasticamente messo in discussione.
Essendo esclusi dal diritto di voto gli analfabeti, il predominio clericale nelle campagne veniva azzerato.
Nel collegio di Asolo e Castelfranco, i “cittadini” laici coalizzati determinavano la scelta del candidato al parlamento.
Giuseppe Sarto addestrò il suo clero ad una guerra spregiudicata e dura, dove non si facevano prigionieri.
Lo condusse spesso alla vittoria come cardinale, da papa ne tenne saldissime le redini, attraverso i suoi vescovi.
I PARROCI: DON CAMILLO, MA ANCHE PEPPONE
Il controllo delle campagne era basato su un confronto serrato con i proprietari terrieri, il secondo pilastro, senza il
quale il sistema di potere sarebbe frantumato immediatamente.
Tuttavia non sudditanza, quando il sistema rischiava di crollare, era la chiesa a comandare.
Solo così si può comprendere la straordinaria vicenda del sindacalismo cattolico, di Corazzin.
Il vescovo, che aveva allevato e lasciato crescere il movimento, allungò il guinzaglio fino a consentire forme di lotta
molto violente, emblematico il braccio di ferro a Castion di Loria, nel 1908, con i padroni Manfrin.
Al momento opportuno dovette accorciare il guinzaglio, senza mai smettere di “consigliare” o imporre le soluzioni di
compromesso ai proprietari.
Da Roma, il papa aveva sempre l’ultima parola nella regia degli eventi, anche nei dettagli.
IL CONTESTO
13. CHIESA E FASCISMO
LEGHE BIANCHE
Dopo la prima guerra mondiale, anche da noi ci furono gravi turbolenze sociali.
L’originalità del mondo veneto si confermò anche in questa occasione: il colore delle nostre leghe fu il
bianco anziché il rosso!
Non si trattava di un fenomeno accidentale, ma della coerente prosecuzione delle esperienza sindacali
dell’anteguerra, con gli stessi attori, Corazzin in particolare.
L’ ADESIONE AL FASCISMO
Anche qui avvenne la fase dello scontro con le camice nere, forse un po’ meno drammatica che altrove.
Il clero accorciò prestissimo il guinzaglio ai suoi, lasciando tutto il campo libero ai fascisti.
Quando poi Mussolini acconsentì al matrimonio, al concordato, fu amore pieno.
Su un punto il clero non indietreggiò con successo, sulla supremazia della formazione cristiana.
L’ASSE FASCISMO + MONDO CATTOLICO
A questa scelta di campo corrispose lo scontro totale con il marxismo, in tutto il mondo.
Per stare all’Italia, la chiesa appoggia la guerra coloniale di aggressione all’Etiopia, inviando i cappellani
militari, come don Giuseppe Menegon, a sostenere il morale delle truppe, tranquillizzandone le coscienze.
Non fa trasparire tentennamenti, neanche di fronte all’orrore dei gas asfissianti.
Dopo il 43, il dialogo con l’occupante nazifascista è ininterrotto, efficace , costruttivo.
La guerra senza quartiere contro il mondo laico, ma sopratutto contro quello che puzza di marxismo, un
obiettivo assolutamente prioritario e condiviso sia dal vertice che dalla base.
Si consolidò allora un blocco conservatore, borghesia laica + possidenti terrieri + clero, che ha poi governato,
con pugno di ferro, le finte trasformazioni, dal fascismo alla democrazia cristiana ed infine alla lega.
IL CONTESTO
14. LA RESISTENZA CATTOLICA
PARTITO CRISTIANO SOCIALE
Con il fascismo sopravisse, molto indebolita, l’anima sindacale, con questa rappresentanza politica.
Sul tema della giustizia sociale avrebbe potuto trovare una certa sintonia con Masaccio.
DEMOCRAZIA CRISTIANA: ANTICOMUNISTA
Gavino Sabadin, dopo il 7 gennaio 45, al vertice del CLN
Nato in Istria e lì imprenditore, Tito è il suo nemico e persecutore: patriota, rifiuta il termine partigiano.
I suoi sono ex militari, è in perfetta simbiosi con il servizio di spionaggio del governo monarchico.
La sua missione è di assicurare la transizione indolore alla democrazia, cioè minimizzare il ricambio della
classe dirigente; gli ultimi mesi scalpita per assumere lui il comando regionale del CLN.
Una “tempestiva” delazione, con la cattura simultanea di tutto il gruppo dirigente, gli spiana la strada.
Nella battaglia per la conquista di Bassano, troviamo, come protagonisti principali, due sue emanazioni:
- Ermes Farina, primo attore sulla scena della “fucilazione” di Chilesotti, il 27/4, a Sandrigo
- Gildo Moro, molto autorevole, ma più defilato, sulla scena dell’omicidio di Masaccio, il 29/4, a Loria.
I fratelli Sartor e la Cesare Battisti
Domenico, la mente della brigata Cesare Battisti, viene arrestato ben due volte e subito liberato, indenne.
La seconda, il suo caro amico, il capitano Franz, ha la premura di riaccompagnarlo personalmente a casa.
Gino, il capo militare, ha 23 anni quando, per trattare la resa, accetta la sede stessa del comando tedesco,
genuflesso, disarmato, ascolta le condizioni alle quali avranno la bontà di andarsene, armati e con onore.
Non è un vigliacco, ottempera alle direttive di Sabadin, in netto contrasto con quelle del CLN nazionale.
Una scelta discutibile, forse anche saggia, che però misura l’abisso rispetto a Masaccio.
Il quale, in quei giorni, ha già creato una vera e propria zona franca: se una formazione tedesca vi transita,
viene sistematicamente disarmata, spogliata e lasciata proseguire.
IL CONTESTO
15. I PRETI NELLA RESISTENZA: PEACE KEEPERS
Allora il prete era la persona più colta, il vero leader del paese, con tutti quei renitenti alla leva e sbandati in
giro, nessuno meglio di lui poteva tenere le fila di una società disgregata e forze armate e contrapposte,
serviva senz’altro un lavoro di “peace keeping”, come si dice oggi.
A vantaggio militare dell’occupante tedesco, che evitava di distogliere forze dall’impegno bellico.
UNA CHIESA, NEI FATTI, SOLIDALE CON IL FASCISMO E FERMAMENTE ANTICOMUNISTA
La contrapposizione capitalismo/comunismo era profonda e lacerante, la vicinanza al fascismo evidente e
motivata, basta pensare alla guerra civile di Spagna.
Gli antifascisti trattavano i preti come nemici di classe, ne ammazzarono molti con crudeltà esemplare.
In questo clima, la folle aggressione alla Russia, “atea e comunista”, trovò un buon consenso popolare.
PADRE NICOLINI CON I FASCISTI A BASSANO, DON MENEGON CON I TEDESCHI A PADOVA
Entrambi hanno un ruolo ufficioso abbastanza esplicito e sistematico, la differenza nei ruoli appare
chiaramente determinata dai diversi obiettivi dei due poteri.
Kaiser ha bisogno di tenere tranquilla un vasta zona, senza sprecare preziose risorse militari.
Perrillo sarà molto più focalizzato sulla transizione, sul futuro assetto politico della zona, i suoi migliori
interlocutori i “patrioti”, militari “badogliani” come Moro, o “democristiani” come Sabadin.
DON GIUSEPPE FINISCE IL LAVORO QUALCHE SETTIMANA PRIMA
La promessa liberazione dei suoi parrocchiani imprigionati ad Asolo è il suo primo fallimento, ma, è nella
vicenda di Spineda, che il primo intermediario diventa decisamente padre Nicolini.
Ormai i tedeschi stanno per scappare, hanno altro a cui pensare, mentre i fascisti sono in piena, frenetica,
attività, interlocutori principali, nella determinazione dell’assetto politico della zona nel dopoguerra.
IL CONTESTO
16. DON GIUSEPPE E L’ESECUZIONE DI MASACCIO
Masaccio è a Poggiana, affollata da un nugolo di fedelissimi, assapora l’ora del suo trionfo, anche personale.
Aspetta l’ordine ufficiale del CLN, per entrare in Bassano, alla testa di tutte le truppe partigiane.
Anche poco prima, don Giuseppe(1) l’ha vivamente sconsigliato; il suo “peace keeper” non parla mai a
vanvera.
Quella sera gli trasmette un invito-dictat, attraverso un paesano di Loria, che insiste vivacemente perchè si
occupi prima di uno gruppo di tedeschi, asserragliati nella casa dei Pioti. (2)
Negli stessi momenti viene da Castelfranco il terzo avvertimento, anche questo implicito.
Arriva Pasqualetto, porta un messaggio di Sartor, che lo invita a presentarsi subito ad un fantomatico,
inverosimile, incontro con importanti generali tedeschi.
Immagino Primo frastornato, come Palinuro, già addormentato nel sonno premonitore della morte: sceglie di
occuparsi personalmente della resa dei tedeschi.
E’ assurdo: può tranquillamente delegare qualcuno, tra la marea di fedelissimi, eccitati e smaniosi più che
mai, di mettersi in mostra, in quell’ora fatidica.
Questi ultimi cercano invano di dissuaderlo e gli urlano furenti che è una trappola.
(1) Come abbiamo visto, la fuga dei tedeschi ha azzerato il suo potere di mediazione, i suoi rapporti con i
fascisti di Bassano sono sempre stati conflittuali, per quanto esplicita lui stesso nelle memorie.
Chi e cosa lo muoveva a recitare ancora un ruolo da protagonista? Forse il segreto se l’è portato nella tomba.
(2) Quanto era pressante l’intervento sollecitato, quanto erano pericolosi i tedeschi asserragliati?
Una ragazza dei Pioti mise a verbale che avevano dormito fino a tardi e stavano per andarsene.
Pretendevano di requisire la sua bicicletta, lei si opponeva, il papà adirato con lei per la pericolosa lite.
Nessuno di loro sparò, vennero condotti a Ramon e spogliati, di solito poi venivano lasciati ripartire.
Altri commilitoni in transito li invitarono ad unirsi a loro, ma rifiutarono decisamente.
17. «I casi sono molti. C’è ‘Masaccio’, partigiano cattolico nato a Riese Pio X, che da fascista convinto scelse il
fronte avverso su influsso di don Giuseppe Menegon, figura cardine della Resistenza veneta.” ( Aldo Cazzullo)
DUNQUE, PARTIGIANO O FASCISTA?
Il tema della resistenza ha attratto la cupidigia editoriale di due tipi contrapposti di divulgatore.
Prima Pansa, ex comunista, estremista dalla condanna facile, intollerante con i moderati.
Il quale poi ha voltato gabbana ed ha continuato, con maggior fanatismo, denigrando la resistenza.
Nelle guerre l’uomo rivela il peggio di sé, è molto facile e stupido cercarne le prove su entrambi i fronti.
Topo di fogna, fiuta e si accanisce sulle peggiori schifezze, convinto di fare grande opera di verità.
Il pubblico forse si stava stancando del truculento Pansa, c’era un mercato appetibile per Aldo Cazzullo.
Questo affabile e suadente giovane, mellifluo come certi preti, ha attaccato una musica ben diversa,
buonista, conformista, superficiale, “troppe note…”
Un primo assaggio dei suoi libri mi ha lasciato vagamente disgustato, malfidente.
E’ stata la promozione del suo “capolavoro” sulla resistenza, con la frase sopra riportata, a costringermi ad
una maggiore attenzione sulla sua opera.
COLOSSALI SCEMENZE
Si sciacqua la bocca con il nome di Masaccio, non di un’oscura mezza figura, se è solo incompetente, l’errore
non è comunque veniale. Clicchi qui chi non è della nostra zona.
Definire don Giuseppe una “figura cardine della resistenza” è pura idiozia.
Certo, hanno conferito anche a lui la tessera di partigiano, a chi mai l’hanno negata?
Lui prende schiettamente e lucidamente le distanze dall’etichetta, ma riuscirebbe a capire, Aldo Cazzullo, il
suo delicato e complesso ruolo di “peace keeper”?
Etichetta Masaccio come “cattolico”, ignorando la sua formazione laica nell’università di Padova ed il rifiuto
formale di far parte dei “democristiani”: io sono convinto che sia stato ucciso proprio per questo.
Fascista convinto? Quanto la stragrande maggioranza degli italiani, anche eroi partigiani.
Giovanissimo, si è cimentato nel ruolo di segretario del fascio e si è dimesso subito dopo.
Masaccio
18. APPENDICE
Ho radunato qui qualche annotazione marginale e apertamente soggettiva.
Sul tema delle lumiere sono convinto di scandalizzare i benpensanti, cioè la maggioranza.
Fosse per me, avrei tolto da tempo quelle fiammelle, perché sono letteralmente disdicevoli per la
nostra comunità.
Credo però che i tempi non siano maturi, fa più scandalo l’indice che le mostra ed invita a toglierle,
che l’esibizione stessa .
La mia divagazione sul trascendente vuole essere un affettuoso omaggio al prete intelligente e
coraggioso, su questi confronti sarebbe andato a nozze.
La mia condanna di qualsiasi “tribunale del popolo” rimarrà sempre dura e senza attenuanti.
Un confronto senza peli sulla lingua è auspicabile, il coinvolgimento della gente sacrosanto, ma non
può prescindere dalla guida rigorosa e competente del relatore.
Beninteso, su un tema che rimane tanto controverso, una libera espressione della pluralità di
opinioni è la prima condizione che va sempre garantita.
19. LORIA, LE LUMIERE LE RINOMINIAMO “FUOCHI FATUI”
Le lumiere nello stemma di Loria ricordano una vicenda del1754.
Ci furono numerosi casi di incendi, apparentemente spontanei, fienili e
altre suppellettili combustibili, ma anche fiammelle vaganti nella notte.
La spiegazione scientifica è prosaica; la conosce bene chi ha fatto il
servizio militare oppure ha visto i film di Pierino.
Ricordate il gioco dell’incendio della scoreggia?
Insomma la fermentazione delle sostanze organiche genera il famoso
biogas, metano non raffinato, facilmente combustibile.
IL CONTESTO
La differenza tra miseria e povertà la conosce bene chi l’ha vista da vicino, per esempio chi è nato
nell’immediato dopoguerra.
Molti di noi hanno vissuto in quei tempi una condizione di povertà anche estrema, ma senza
arrivare al degrado della miseria; la differenza è una questione di pulizia e dignità.
A Loria, nel 1754, molta gente viveva proprio nella miseria più squallida, per parlare schietto, nello
sporco e nel marciume, a cominciare da quello dei cadaveri, sotterrati a profondità insufficiente.
Questa è banalmente la causa di questi fuochi, come sapevano benissimo molti contemporanei
meno ignoranti, come il Larber, medico chirurgo di Crespano.
PERCHE’ ESIBIRE I FUOCHI FATUI NEL NOSTRO STEMMA?
Miseria ce n’era sicuramente tanta anche negli altri paesi, ma da noi di più!
Al punto da renderci famosi per l’entità del fenomeno. Le cronache narrano di fuochi attivati per
dolo, la miseria morale aggiunta a quella materiale...
Non bisogna rinnegare il proprio passato, ma ha senso ostentare le nostre magagne?
Come scegliere, per il profilo di Facebook, la gigantografia di una propria emorroide.
20. SIAMO UN PUNTO INVISIBILE, IN UN ANGOLO INSIGNIFICANTE
Nello spazio siamo sperduti, lontani 13,8 miliardi di anni luce dal big bang, forse non siamo soli.
Nel tempo, se poniamo pari a 1” i 2000 anni trascorsi dalla venuta di Cristo, ci ha dimenticati per
42’ (5 milioni di anni), prima di farsi vivo e ben 80 gg dopo aver creato l’universo.
Budda, più “solerte”, si è annunciato prima (1,25”) e Maometto più tardi (0,75”).
Qualsiasi visione antropocentrica non ha più alcun senso ed appare palesemente menzognera.
Cosa s’inventeranno gli specialisti del settore? L’uomo pretenderà sempre di essere rassicurato.
TEOLOGI
Controllano il mercato di minore livello culturale e differenziano molto l’offerta in base al target, dalla
superstizione più volgare all’ascetismo più raffinato.
Il loro racconto, come le favole per i bambini, ha la duplice funzione di rassicurare e moralizzare.
Le intenzioni spesso sono buone, le degenerazioni una costante, prendiamo il testo del “Credo”.
Certe parole mi paiono logorate, poco significanti oggi, forse erano interessanti duemila anni fa.
Allora, qualcuna di queste, che ora mi paiono astruse sottigliezze, fu causa di battaglie cruente.
METAFISICI
Gestiscono il mercato delle classi più colte, niente favole, la ricerca basata solo sulla ragione.
Socrate, “l’umile”, “Hoc unum scio, quod nescio”, ha raggiunto vertici di saggezza morale,
preziosissimi, anche oggi, per la nostra vita.
Aristotele, “il presuntuoso”, ha torturato milioni di studenti con le sue ardite investigazioni.
Forse sono solo stupido, non riesco a scorgere quali concreti vantaggi abbia prodotto per l’umanità.
SCIENZIATI
Devono certificare sperimentalmente quanto affermano, non possono mentire.
Hanno stravinto tutte le sfide con i teologi, nell’area del “non conosciuto”, ma “conoscibile”.
Ahimè, la scienza non ci può rassicurare, anzi aumenta il nostro smarrimento di fronte all’ignoto.
Ogni volta che allarga, un poco, l’orizzonte noto, scopre aree oscure ancora più ampie.
21. DON GIUSEPPE MENEGON, PROCESSATO DALLA SUA
COMUNITÀ
CAPO D’IMPUTAZIONE
Durante la resistenza salvò molte vite umane, senza alcun rispetto delle buone regole e
delle convenienze, che piacciono ai benpensanti
Il giorno 28/4, a Loria, si è svolto il processo all’ex-parroco, davanti ai suoi parrocchiani.
Una cronaca da osteria, senza neanche un tentativo di analisi del contesto storico.
Le insinuazioni ed i pregiudizi mai esplicitati chiaramente, piuttosto veicolati mediante allusioni ed
ammiccamenti d’intesa, tra gente che, spettegolando, sa e lascia intendere.
La condanna, irrevocabile, pare sia stata accettata senza fiatare anche dalla difesa d’ufficio, il
parroco ed un’altra persona, che si sono limitati ad invocare le “attenuanti generiche”.
La sensazione che ho ricevuto io dalla relazione?
Un tipo molto losco e indisciplinato questo don Giuseppe, meglio metterci una pietra sopra.
Ritengo che la figura di don Giuseppe sia stata infangata, in modo rozzo e surrettizio
Alla fine della serata, ho tentato di avviare un minimo di approfondimento storico.
Ho cominciato riassumendo vecchi contenuti, usando più o meno le stesse parole delle pagine 13
e 14 di questo documento, dove, riferendomi esplicitamente ad Aldo Cazzullo, stigmatizzo la
superficialità di certe analisi che lo portano a sintesi, a mio parere, molto “sciocche”.
Qualche volta mi diverto a guardare, per due minuti non di più, quelle trasmissioni TV, nelle quali 3-4 conduttori si
fingono scalmanati per raccontare, divertendo, le partite di calcio, che non si possono mostrare in diretta.
Bene, immaginate che, a condurre un simile spettacolo, si candidi la Boldrini nazionale.
Così, con molta ironia e senza rancore, preferisco ricordare la buffa signorina, che ha coordinato il dibattito.
22. STORIA, CRONACA E SCIOCCHEZZA
STORIA (dal lat. historia, gr. ἱστορία, «ricerca, indagine, cognizione»)
Esposizione ordinata di fatti e avvenimenti umani del passato, quali risultano da un’indagine critica volta ad
accertare sia la verità di essi, sia le connessioni reciproche per cui è lecito riconoscere in essi un’unità di sviluppo
CRONACA (dal lat. chronĭca, dal gr. χρονικά(βιβλία) «annali, cronache»)
Narrazione di fatti esposti secondo la successione cronologica, senza alcun tentativo di interpretazione o di critica
degli avvenimenti.
SCIOCCHEZZA [forse lat. exsuccus «cosa priva di succo, di sugo»]
Di cosa che denota mancanza o scarsezza di intelligenza, di criterio e accortezza
Il relatore, che ha affrontato l’ardua impresa a Loria, secondo me, non ha dimostrato di sapere dove
stia di casa la STORIA, però diciamo che è stato capace di fare una buona cronaca.
All’osteria, davanti ad un bicchiere di vino, certi suoi aneddoti mi avrebbero divertito.
Ma quando si affronta un processo bisogna fare le cose più seriamente.
Quella sera l’arringa dell’accusa c’è stata, doppiamente deprecabile, perché confusa, ambigua,
surrettizia: mantengo tutta la severità del mio giudizio.
Mettersi sull’attenti e sciacquarsi bene la bocca prima di nominare don Giuseppe Menegon!
Sono niente di fronte a lui e non vedo giganti tra chi l’ha conosciuto e avrebbe titolo per dire la sua.
Grandi virtù e qualche grande difetto.
Chi può osare un giudizio su un personaggio tanto sfaccettato e complesso, senza un adeguato
approfondimento storico?