1. SAGGISTICA
VERSI DEL SENSO PERSO di Toti Scialoja
Nel 1989 Toti Scialoja raccolse sotto l'insegna del "senso perso" tutte le sue
poesie, fino ad allora riservate a un pubblico di amici, bambini e intenditori: da
"Topo, topo, senza scopo, / dopo te cosa vien dopo?" sino a "La tristizia, il
nevischio, il solstizio d'inverno / nel buio natalizio sono sempre di turno...".
Partendo dalla strofa infantile si attraversa uno zoo di animali perplessi che si
squamano in sillabe, si intrattengono con il gioco commerci non occasionali, si
raggiunge la lirica dalla direzione più inattesa. Si chiedeva Giorgio Manganelli:
"Non sarà Scialoja un petrarchesco che si è bruscamente accorto di quante possibilità offra una
meticolosa dementia praecox?" Sono filastrocche filosofali: "Sento un topo nello stipo. / Lo
spalanco: topo bianco!"; tiritere reiterate: "La mucca di Lucca / che gira in parrucca / in mezzo
alla vigna / e allunga la lingua / ammicca o pilucca?"; invenzioni inveterate "Ieri vidi tre levrieri
/ mogi mogi, / oggi vedo tre levroggi neri neri, / che domani sloggeranno / levri levri"; lapidi
lepide e rapide: "Ahi, la vespa / com'è pesta! Era vispa, / non fu lesta". Quello che oggi
possiamo finalmente rileggere è l'inimitabile repertorio in cui Toti Scialoja ha collaudato
l'esattezza del principio da lui stesso enunciato: "Nel nonsense la parola è alla prova del nulla".
IN ITALIA SI CHIAMA AMORE di Melissa P
"Il sesso è la cartina di tornasole di una società: racconta gli individui, la loro
specificità, rivela i difetti e le virtù di ogni esistenza. E il nostro è il paese degli
scandali, delle trasgressioni che occupano gli appartamenti delle periferie così
come i dorati palazzi del potere. È il paese degli esibizionisti che rispondono
alla larga richiesta di un numerosissimo popolo di guardoni. Nonostante
l'ostentazione pornografica a cui dagli anni Ottanta in poi siamo stati abituati,
in Italia regna un pudore sconsiderato, lo stesso di quaranta o cinquantanni fa.
E non vengano fraintesi i comportamenti e i costumi odierni, decisamente più
libertini di quelli di ieri: una minigonna inguinale può rivelarsi una maschera tanto quanto una
gonna sotto il ginocchio. Un tempo, almeno, l'ipocrisia aveva una veste adeguata. Oggi invece
è un'ipocrisia scollacciata, travestita da libertà. Da quando ho pubblicato "100 colpi di
spazzola", centinaia di persone mi hanno fatto domande sulla mia intimità. Vogliono sapere
come, con chi, dove, quanto lo faccio. E si sono stupite nel trovarsi di fronte a una creatura
estremamente noiosa dal punto di vista sessuale, che non ha niente o pochissimo da spartire
col personaggio letterario che abita le loro fantasie. Ecco perché, a un certo punto, ho deciso di
passare dall'altra parte. Ho girato per le città d'Italia e ho cominciato a chiedere agli italiani
come lo fanno, senza pruriti voyeuristici né ambizioni da scienziata. Osservandoli, ascoltandoli,
raccogliendoli."
LE SIGNORE DELLA NOTTE di Giuseppe Scaraffia
Erano le signore della notte, come le chiamava Samuel Beckett. A frequentarle
erano uomini di tutti i ceti sociali: aristocratici e contadini, borghesi e proletari, e
anche grandi intellettuali e artisti, da Stendhal a Simenon, da Kafka a
Hemingway, da Tolstoj a Proust, da Manet a Picasso, da Toulouse-Lautrec a
Modigliani. Innumerevoli opere artistiche e letterarie le descrivono, spesso con
passione e devozione. Eppure oggi, anche se praticano, come si dice, "il mestiere
più antico del mondo", la loro tenace presenza nella nostra società sembra
diventata intollerabile. Nessuno ne parla più se non per dire che deve essere cancellata. Sono
considerate le ultime peccatrici del sesso in un mondo che si proclama sessualmente
spregiudicato. Fornire una merce o una prestazione in cambio di denaro è in teoria comune a
ogni professione, ma in pratica il fatto che la loro merce sia il corpo e che quel che offrono sia
il piacere le rende immonde, intoccabili, non solo agli occhi delle Chiese. Dai laici vengono
accusate di essere delle untrici, di contagiare chi le frequenta non tanto sul piano fisico, ma
soprattutto su quello dei valori. E davvero cos? Attingendo a un vasto patrimonio letterario,
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2. Giuseppe Scaraffia ci racconta i rapporti di molte delle menti più illuminate dell'Ottocento e del
Novecento con queste donne, oggi sottoposte a leggi perfino più repressive di quei tempi.
LE COSE CHE HO IMPARATO di Gianni Riotta
"Volevo conoscere la vita, scrivere, battermi per quello che mi stava a cuore,
incontrare i personaggi che mi affascinavano, svegliarmi ogni giorno in una città
diversa, camminare tra uomini e donne straniere, provare la solitudine del caffè
bollente all'alba, servito da uno sconosciuto. Volevo prendere il mio corpo e la
mia anima e metterli davanti alle prove più brutali, pervedere se e quando si
sarebbero spezzati." Come Pirandello e Vittorini, Gianni Riotta parte un giorno
dalla natia Sicilia, perché "per vivere occorreva andare via". È questa la prima
tappa coraggiosa di un'avventura personale e professionale ricchissima, che ha le sue radici
nell'"lsola" e che lo porterà poi in paesi remoti, facendogli incrociare i protagonisti della storia
del Novecento: i sapori della Sicilia arcaica raccontata da nonna Anita, la scoperta della realtà
della mafia, l'esame di maturità sotto gli occhi del "maestro Sciascia", la passione per i grandi
libri e i filosofi da cui scaturiscono i dilemmi e le domande più spiazzanti. E ancora: le lezioni
sul coraggio di Leone Ginzburg e Primo Levi, gli Stati Uniti e New York, l'Iraq da inviato di
guerra, Torino e i racconti di Mario Rigoni Stern e Vittorio Foa. Un originale viaggio nella
memoria per riflettere su quello che vale la pena sapere e fare nel tempo della nostra vita.
Tessendo i ricordi, Riotta conduce il lettore ai dubbi e alle speranze di oggi, in una cronaca
familiare e politica dove il cibo di strada siciliano e il tè dei mujaheddin insegnano una morale
comune.
SOLDI SPORCHI di Pietro Grasso
Che le mafie non siano solo quelle che sparano lo sappiamo da sempre. Che ci sia
un livello in cui i soldi mafiosi si mescolano con i giochi di banchieri e imprenditori
è ormai un luogo comune di cui non si coglie la gravità. Ma nessuno, finora, aveva
raccontato questo mondo sommerso, perché le indagini sono difficili, i processi
dall'esito incerto, e perché certe leggi non aiutano. Il procuratore nazionale
antimafia Pietro Grasso ed Enrico Bellavia di "Repubblica" rompono finalmente
questo tabù, e ci guidano lungo i meandri dell'industria del riciclaggio, svelandoci che il denaro
mafioso non "gronda sangue": è pulito, veloce e non si ferma mai, anzi, è sempre più
"invisibile" come quello delle speculazioni finanziarie. Rintracciarlo, e contrastarne le
metamorfosi, è la sfida del nuovo millennio. Il denaro sporco si annida dietro formidabili
scalate, ascese di tycoon rampanti, sta a difesa dei patrimoni di manager in grisaglia, fa
sempre più spesso capolino in Borsa. La situazione è così grave da avere indotto Bankitalia a
lanciare un allarme, stimando nel 10% del Pil il fatturato dell'industria dei capitali sporchi: un
dato pari al doppio della media mondiale, destinato a crescere ulteriormente sulla scia
dell'apertura di nuovi mercati e delle ricorrenti crisi economiche. Attraverso molte storie e dati
inediti, il libro racconta le forme e le figure del riciclaggio, dai paradisi fiscali a quelli virtuali
fino ai money transfer, e dai banchieri fino ai semplici prestanome.
SEX CRIMES DI Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi
"lo vedo una ragazza alla fermata del pullman. Non so spiegarlo. È una
tentazione, che devo attirare la sua attenzione, lo sento una forza dentro che mi
dice di attaccare quella ragazza, di avvicinarla, di caricarla con le buone in
macchina. Io partivo con un gran mal di testa; avevo però dentro di me una
carica, una grande forza; non c'era più Alberto Motta, e subentrava la forza
cattiva appena vedevo una ragazza... la successione era donna, scatto, prendila,
fai violenza, strangolala. Non è che esco già con questo pensiero, scatta quando la vedo." Chi
racconta, Alberto Motta, è uno dei più efferati criminali sessuali della storia del nostro paese.
Responsabile di un numero impressionante di aggressioni e stupri, culminati alla fine in un
omicidio, rappresenta il tipico caso di stupratore seriale, spinto alla violenza da un odio e un
risentimento profondi verso il genere femminile. Carlo Lucarelli, grande scrittore di noir, e
Massimo Picozzi, psichiatra e criminologo che ha lavorato in prima persona in molti dei casi
raccontati, ci accompagnano nel folle viaggio che spinge uomini all'apparenza normali a
trasformarsi in letali predatori sessuali. Issei Sagawa, il cannibale giapponese, Marco Mariolini,
il killer delle anoressiche. Maurizio Minghella, sadico omicida seriale di dieci prostitute. Ben
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3. Mohamed Ezzedine Sebai, il "serial killer delle vecchiette", implicato in almeno 15 omicidi di
donne tra i 70 e i 90 anni. Dennis Rader, il "BTK killer", il cui marchio di fabbrica criminale era
Bind.
L’AUTORITA’ PERDUTA di Paolo Crepet
Bambini maleducati, adolescenti senza regole, ragazzi ubriachi all'alba in una
qualsiasi via di una qualsiasi città. Bullismo, indifferenza. Giovani senza
occupazione che, invece di prendere in mano la propria vita, vegetano senza
studiare né lavorare. Genitori che si lamentano di una generazione arresa, una
generazione senza passioni, che sembra aver perso anche la capacità di stupirsi.
Ma chi si è arreso per primo, se non i genitori stessi? Chi per primo ha smarrito lo
stupore e l'indignazione? Chi, dicendo sempre sì, ha sottratto alle nuove
generazioni l'essenziale, ossia il desiderio? I genitori "invertebrati", quelli che difendono i figli a
priori, quelli che salvaguardano un quotidiano quieto vivere privo di emozioni e ambizioni, dove
rimbomba soltanto l'elenco delle lamentele contro la società e la politica. Come se questo
mondo non l'avessero creato proprio loro. Un pamphlet severo ma anche pieno di speranza,
con cui Crepet ribadisce tenacemente che educare significa soprattutto preparare le nuove
generazioni alle difficili, ma anche meravigliose, sfide del futuro.
CHI CREDIAMO DI ESSERE di Massimo Piattelli Palmarini
"La nostra mente è una macchina costruita per dare senso alle cose. Quando
questo senso fa difetto nella realtà, ne costruiamo uno con l'immaginazione.
Vediamo segni e premonizioni dove invece ci sono solo fortuite coincidenze,
intuiamo complotti e trame dove invece ci sono solo accadimenti tra loro slegati,
attribuiamo intenzioni e progetti a chi semplicemente si fa i fatti suoi. Questa
macchina lavora a molti livelli, da quelli più alti, quando si cerca di dare un senso
alla vita, alla storia, a un'intera vicenda, giù giù fino ai minimi, quando si
ricostruisce la scena circostante guidando nella nebbia, o udendo rumori e voci esterne da
dentro una stanza." Conoscere noi stessi e capire la differenza tra percezione e realtà è
ambizione antica: filosofi, psicologi, teologi e scienziati si sono cimentati per secoli con questa
sfida, sviluppando alcune intuizioni, senza giungere, tuttavia, alla piena comprensione del
nostro sistema psicologico ed emotivo. Nemmeno le scienze cognitive moderne e le
neuroscienze sono riuscite a svelare completamente i meccanismi nascosti dei nostri pensieri e
comportamenti. Se però il pensiero umano non può essere ridotto a una raffica di impulsi
neurali, certamente lo studio del cervello ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e può dirci
molte cose sul funzionamento della mente. Sul perché, per esempio, quando incontriamo un
bambino diventato ragazzo, ci stupiamo di quanto sia cresciuto, non riuscendo a
contestualizzare il tempo trascorso."
Le immagini e i contenuti sono tratti dal sito www.ibs.it
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