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DAL BARATTO AL
DEBITO PUBBLICO
“SVELIAMO I SEGRETI”
di
Andrea Rossetti
Scritto in collaborazione con Ginevra Frassi
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Sommario
Introduzione di Andrea Rossetti
1. Modificare il punto di vista
2. La regola del “3”
3. Il baratto
4. La moneta
5. Il Signoraggio
6. La nascita delle banche
7. La nascita delle Banche Centrali
8. Bretton Woods e il Piano Marshall
9. La fine del Gold Standard
10. L’inizio dell’attuale crisi
11. Debito pubblico italiano
12. Il Trattato di Maastricht: entriamo in Europa
13. Perdita della sovranità monetaria
14. Il contesto attuale
Conclusioni
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Introduzione di Andrea Rossetti
L’obiettivo del mio lavoro è quello di rendere consapevoli i risparmiatori prima
di effettuare una scelta di investimento e io svolgo tale impegno attraverso una
costante educazione finanziaria. Questo è il motivo principale per cui ho deciso di
realizzare il seminario Dal baratto al debito pubblico - Sveliamo i segreti ed il
successivo salotto finanziario, oggetto di questo e-book. Il mio scopo era innanzitutto
portare a conoscenza del pubblico argomenti che di solito vengono trattati dai mass
media in modo un pò superficiale e spesso “di parte”, spiegando che cos’è la crisi che
stiamo vivendo e cosa ci ha portato al debito pubblico.
Nelle pagine seguenti ripercorreremo cronologicamente la storia dell’uomo
rispetto al denaro, scopriremo insieme come è nata la moneta e come gli è stato
attribuito valore; tutto ciò ripercorrendo la storia dai primi scambi, alla nascita delle
Banche Centrali, soffermandoci sui retroscena fino ad arrivare al debito pubblico, che
sta mettendo in crisi la nazione. Un viaggio per capire se questa crisi fa gioco a
qualcuno e soprattutto come ne possiamo uscire.
Vedremo le varie tappe sotto una luce diversa, proprio allo scopo di aumentare
la comune cultura finanziaria e portare in superficie gli interessanti retroscena
dell’affascinante mondo della finanza. Una maggior consapevolezza, soprattutto nel
campo degli investimenti, può aiutarci ad evitare scelte sbagliate ed irrazionali dovute
all’emotività. Come ha detto Isaac Asimov, in un suo celebre motto: “se la conoscenza
può creare problemi non è con l’ignoranza che possiamo risolverli”.
Ricordo che quando ero bambino mi capitava spesso di sentire mio padre
lamentarsi di non riuscire ad arrivare con il denaro a fine mese ed io mi chiedevo
perché non stampasse i soldi che gli serviva per comprare tutto il necessario di cui
aveva bisogno. Crescendo ho capito che solo lo Stato aveva questo diritto… oggi
invece sono qui a raccontarvi che la situazione di fatto non è così. Per capire il
meccanismo bisogna andare un pò a ritroso nel tempo e partire dai primi scambi,
ovvero il baratto. Prima, però, impariamo a guardare le cose da un altro punto di
vista.
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1. Modificare il punto di vista
Iniziamo questo nostro excursus da un’immagine che ritengo molto
esaustiva rispetto all’approccio che adotterò in questo e-book.
Avete notato nulla di strano???
Vediamo che, da un lato, il Corriere Adriatico riporta la notizia
“Ferragosto da tutto esaurito, pienone negli hotel”, ma accanto, sempre
nella stessa edicola sul Messaggero possiamo leggere “Ferragosto con la
crisi, posti liberi negli hotel”. Qual è la realtà???
Forse non lo sapremo mai, però una cosa è certa, i due articoli
contengono messaggi contrastanti.
In questo e-book cercherò di mostrarvi l’altra faccia della crisi, diversa
dalle notizie che vi arrivano prepotentemente dai Mass Media cambiando
proprio il punto di vista. Vogliamo fare una prova? Cosa riconoscete
nell’immagine sottostante???
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Siamo sicuri di vedere un maialino? Cambiamo ora il punto di vista,
ruotiamo l’immagine e il nostro maialino dove è finito?
…stessa cosa farò io in questo e-book: “capovolgerò” e vi mostrerò da
un diverso punto di vista determinate situazioni.
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1. La regola del “3”
Cosa è la “Regola del 3”? Una regola derivata dal Marketing utilissima
per ricordare le date, per esempio quelle legate ad eventi storici. 3 è il
numero perfetto ed è appurato che se poniamo 3 numeri in successione siamo
portati ad associare ad ogni numero un evento avvenuto in quella data.
Proviamo???
State già pensando a un evento collegato con ciascuna di esse? Cosa vi
fanno venire a mente?
A questo punto ne aggiungo altre 3, questa volta “italiane”, che ci
riguardano ancora più da vicino. Provate a fare lo stesso collegamento: a
cosa vi fanno pensare?
In seguito lo scopriremo insieme…
DDDAAATTTEEE MMMOOONNNDDDIIIAAALLLIII
111999111333 ––– 111999444444 ––– 111999777111
111999888111 ––– 111999999222 ––– 111999999888
DDDAAATTTEEE IIITTTAAALLLIIIAAANNNEEE
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2. Il baratto
Iniziamo il nostro “viaggio” parlando della prima forma di scambio, molto
antecedente all’uso della moneta: il baratto. Si tratta di un modello basato
sul commercio di beni tra persone. Facciamo un esempio: se io posseggo un
alimento in eccesso, rispetto alla quantità di cui ho bisogno, per evitare che
questo vada sprecato posso scambiarlo (barattarlo) con altra merce e/o
alimenti necessari alla mia sopravvivenza. E’ ovvio pensare che un pescatore
abbia quantità di pesce superiori al suo fabbisogno e cerchi di valorizzare la
merce in eccesso scambiandola con altri alimenti o con beni utili alla sua
conservazione (a quel tempo il sale, ad esempio, era molto usato per questo
scopo).
Sembrerebbe una situazione ottimale e invece che cosa succede? Può
verificarsi il mancato incontro di volontà (ovvero: quale e che quantità di
altra merce vale il pesce che vorresti barattare?) e questo nel tempo fa
nascere la necessità di creare un’unità di misura univoca e riconoscibile da
tutti.
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Curiosità: il salario dei soldati romani deriva
proprio dal sale, perché la loro prestazione
veniva pagata appunto in sale.
L’esperienza poi fa capire che questo nuovo mezzo universale doveva
essere duraturo nel tempo e non deperibile come gli alimenti visti in
precedenza.
Alcune fonti storiche sembra che individuino quale prima unità di misura
l’oro, la scelta ricadde su questo metallo nobile perché gli egiziani
ritenendolo somigliante al sole (Ra), una delle divinità oggetto della loro
adorazione, gli attribuivano una grande importanza.
Ne sono testimonianza i ritrovamenti all’interno delle piramidi, dei quali i
faraoni venivano omaggiati, in attesa di un’appagante e ricca vita che li
attendeva oltre la morte.
curiosità: l’oro venne scelto anche perché
resistente all’ossidazione e quindi capace di
mantenere la sua lucentezza nel tempo.
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4. La moneta
Facciamo un salto nel tempo e vediamo come questo oro divenne un
mezzo universale. Secondo la leggenda fu il re della Libia, Creso, nel VII
secolo a.C., a porre in essere il primo sistema di creazione monetaria; il
quale successivamente si diffuse nell’Impero Greco, Persiano ed infine
Romano. Che cos’era la moneta? Era un quantitativo d’oro unico, certificato
e riconosciuto universalmente, che veniva usato come merce di scambio per
ottenere altri beni.
L’introduzione della moneta, essendo non deperibile, permetteva ai più
parsimoniosi di accumulare e conservare ricchezza, mentre gli altri potevano
spendere direttamente, evitando il baratto, per comprare altri beni.
Nell’Impero Romano venne attribuita alla moneta anche un’altra
importante funzione: la propaganda politica. Vi siete mai chiesti perché sulle
monete antiche era impressa l’immagine dell’Imperatore? Conoscete forse
un oggetto che venga più scambiato del denaro? Bene questo era il motivo
per cui troviamo tale effige sulla moneta, circolando in moltissime mani
serviva a farlo conoscere a tutto l’Impero, dato che i mezzi di comunicazione
e trasporto dell’epoca non erano certo efficaci come quelli attuali. L’altra
funzione, invece, era quella di certificare la purezza e la quantità di oro in
essa contenuta.
Curiosità: passando di mano in mano e trattandosi di oro,
le monete venivano puntualmente limate dai più furbi, fu
così che per evitare manomissioni venne impressa la forma
ovale e successivamente (in tempi più recenti) la
zigrinatura. Verificate voi stessi prendendo l’attuale
moneta da un euro…
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5. Il Signoraggio
Arrivando al Medioevo, periodo storico non particolarmente fiorente,
questa moneta che fino ad allora era stata forgiata completamente in oro
subì un determinante cambiamento ed iniziò il cosiddetto “Signoraggio”.
Che cos’è il Signoraggio? Possiamo definirlo come la differenza tra il
valore intrinseco ed il valore estrinseco della moneta. Inizialmente questa
veniva fusa utilizzando diversi pezzi d’oro ed i due valori erano equivalenti.
Successivamente, la caduta dell’Impero Romano portò alla formazione di
tante piccole comunità (Feudi) autonome ed in alcuni casi prive di regole; fu
così che alcuni Signori feudatari frodarono la popolazione inserendo una
percentuale di lega oppure di rame all’interno delle monete.
Facciamo un esempio per capire meglio: se il valore nominale della
moneta era 100, perché era composta da 100 grammi d’oro, nel Medioevo i
Signori utilizzavano 90 grammi di oro e 10 di rame, eppure il valore
nominale risultava comunque 100. Quindi coloro che fondevano e
stampavano questa moneta recuperavano l’equivalente di 10 grammi di oro
(il 10% del valore totale) a scapito di chi accettava il soldo in cambio di
merce o prestazioni.
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Nasce così la differenza tra valore intrinseco e estrinseco, ossia la
differenza tra il valore risultante dalla purezza e quantità di oro presenti e il
valore attribuito da un fedautario (ed oggi dallo Stato) alla moneta.
Passaggio molto importante perché come vedremo più avanti ha
determinato un incremento significativo del nostro debito pubblico.
Curiosità: I famosi “Ducati” e “Fiorini”, che
abbiamo visto in diversi film, sono il classico
esempio di questa pratica. L’etimologia di
“Signoraggio”: il termine deriva da “aggio del
signore”, ossia guadagno del signore.
Fig1. Ducati
Fig2. Fiorini
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6. La nascita delle banche
Dove nascono le banche? Chi ha fiutato l’affare per primo? Non
potevano che essere una creazione italiana!
Grazie alle sue imponenti Repubbliche Marinare (Amalfi, Genova, Pisa e
Venezia), l’Italia aveva aperto scambi commerciali sia ad est che ad ovest.
Il periodo di crisi che si viveva nel Tardo Medioevo offrì agli italiani più
proattivi, l’opportunità di ricercare mercati sconosciuti e nuove rotte che
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avrebbero rappresentato interessanti occasioni di guadagno. Ricordiamo un
personaggio su tutti…
Marco Polo (sfruttando le vie di commercio verso l’Oriente) è il classico
esempio di tanti imprenditori che seguirono la cosiddetta “via della seta”, e
non solo, per uscire dal periodo buio di crisi, segnato da fame e povertà.
L’attività principale consisteva nella ricerca di nuove materie da
acquistare e rivendere in patria, ma per far ciò era necessario portare con
sé grandi quantitativi di monete d’oro. Questo, sia in termini di peso che in
termini di sicurezza rappresentava il più grande problema da superare. Dato
che le difficoltà ingegnano la mente, gli orefici, abili commercianti abituati a
scambiare monete ed esperti conoscitori dei problemi sopra elencati,
trovarono una soluzione rivoluzionaria. Essendo persone di casta,
generalmente molto stimate, decisero di spendere il proprio nome come
garanti depositari rilasciando ai commercianti, prima dei loro viaggi
d’affari, una ricevuta (chiamata “Nota di Banco”) la quale attestava
l’effettivo quantitativo d’oro depositato presso i loro caveau.
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La stessa poteva essere riconvertita in monete da un altro orefice, una
volta giunti a destinazione.
Curiosità: invertendo e unendo le parole “nota
di banco”, otteniamo il termine “banconota”,
quindi ora conosciamo anche l’etimologia di TALE
parola.
Questo sistema rappresentava un’idea vincente usata da noi ancora oggi,
pur se integrata con altri strumenti di pagamento. In realtà, siamo ancora
lontani dall’abbandonarne l’utilizzo.
Questa invenzione fu così funzionale che gli stessi commercianti non si
avvalsero più degli orefici per convertire le note di banco in oro, ma
iniziarono a scambiarsi tra loro quelli che poi diventeranno “titoli di
credito”. Ogni azione produce un effetto ed in questo caso la conseguenza fu
che le giacenze di quantitativi in oro depositate presso gli orefici diventarono
permanenti. A loro volta gli orefici, comunque commercianti, vedendo non
utilizzati tutti questi depositi e sapendo che difficilmente ci sarebbe stato un
ritiro simultaneo degli stessi, cominciarono ad emettere note di banco anche
senza la copertura di depositi in oro. Questo passaggio trasformò gli orefici
in banchieri, infatti, diventarono dei veri e propri finanziatori di alcuni
piccoli imprenditori che non potevano permettersi garanzie. La concessione
di microcredito veniva ripagata tramite l’applicazione di un maggiore
interesse sul corrispettivo della nota di banco emessa. Abbiamo così scoperto
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come nascono le prime forme di prestiti personali, che ancora oggi sono
molto diffusi nella nostra società.
In teoria lo stesso lingotto d’oro garantiva due note di banco, in pratica
la copertura era di un solo lingotto, in quanto la seconda nota “fittizia” era
sostenuta dalla statistica inerente l’improbabilità che tutti i proprietari
ritirassero insieme l’oro (nasce così l’attuale “riserva frazionaria”).
Ad un certo punto questa “doppia garanzia” insospettì i depositanti, che
iniziarono a prelevare il loro oro (qualche similitudine l’abbiamo vista
durante la crisi in Grecia, con la corsa alle banche a ritirare i propri
depositi). Fu così che i banchieri furono costretti ad incentivare i clienti che
lasciavano in giacenza il loro oro, fissando un limite percentuale per
l’emissione di note di banco pari a due volte i depositi fisici in essere.
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Questo è il principio su cui si basano le nostre banche anche oggi: io
lascio i miei soldi in deposito e vengo remunerato perché gli stessi siano
usati dalla banca per emettere prestiti.
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7. La nascita delle Banche Centrali
Attorno al 1600 l’Inghilterra era sfinita da anni di guerre con Francia e
Olanda, si trovava sull’orlo di un disastro finanziario, quando una serie di
orefici, massoni e commercianti si offrirono come finanziatori, prestando il
loro oro ad un patto: la restituzione dello stesso, entro un determinato
periodo, con un tasso di interesse molto elevato o in alternativa la facoltà
esclusiva di coniare moneta.
L’Inghilterra, grazie al finanziamento ottenuto, proseguì la guerra ma le
spese furono così cospicue che il sovrano non riuscì mai a restituire l’oro
avuto in prestito; di conseguenza i primi massoni ottennero ciò che volevano.
Nacque così la prima Banca Centrale “privata”, ovvero la Banca
d’Inghilterra (27 luglio 1694), a cui seguirono, nei successivi 2 secoli le
Banche Centrali di: Francia (1800), Olanda (1814), Austria (1817), Belgio
(1850), Germania (1875), Giappone (1882) ed infine la Banca d’Italia
(1893). La prima a nascere oltreoceano fu invece la Fed, ossia la Federal
Reserve (1913) e siccome “gli ultimi saranno i primi”, oggi questa è la prima
banca a livello mondiale.
La nascita della Fed si deve a quattro importanti famiglie: Rockfeller,
Morgan, Warburg e Rotschild che agli inizi del ‘900 fecero pressioni sul
governo americano, già sconvolto dalla Guerra di Secessione, affinché
creasse un’unica grande Banca Centrale di loro proprietà. J.P. Morgan,
proprietario di uno dei più potenti istituti bancari privati, nel suo interesse
divulgava voci sull’imminente fallimento di altri istituti bancari e la gente
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impaurita, iniziò a ritirare i propri soldi dalle banche, provocando una vera e
propria serie di fallimenti che condussero alla Grande Depressione del 1929.
Forse la peggiore crisi, che abbia preceduto questa che stiamo
attraversando, e “creata” la depressione bisognava trovare la maniera di
risolverla…
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Il 05 aprile 1933 il presidente americano Roosvelt emanò l’Ordine
Esecutivo 6102 che vietava il possesso ai cittadini americani di monete,
lingotti e certificati d’oro oltre i 100 dollari e obbligava gli stessi a
consegnarli, entro il 1 maggio 1933, alla Fed (pena la reclusione) al valore
prefissato di 20,67 dollari l’oncia. Il presidente sequestrò l’oro agli
americani perché per emettere banconote (ex note di banco) bisognava avere
depositi in oro. Per aumentare tali depositi bisognava necessariamente
trovare nuovi giacimenti, ma la ricerca avrebbe avuto tempi troppo lunghi,
quindi fu scelta come soluzione quella di sequestrare l’oro ai cittadini
americani. Pensate se una decisione del genere fosse adottata oggi, dato il
periodo in cui stiamo vivendo, cosa potrebbe accadere…
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Tutto ciò fece sì, che i depositi d’oro, fino al 1832 attorno ai 4 miliardi di
dollari, schizzarono letteralmente alle stelle (vedi grafico di seguito).
Le risorse aurifere degli Stati Uniti in 10 anni triplicarono ed in 20 anni
addirittura sestuplicarono. Ma cosa comportò per la nazione? L’uscita dalla
Depressione. Un maggior quantitativo di oro in riserva permetteva infatti
una maggior emissione di moneta da mettere in circolazione. Di conseguenza
il dollaro diventò la prima moneta unica nazionale, sebbene a danno degli
stessi cittadini americani, come vedremo in seguito.
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8. Bretton Woods e il Piano Marshall
Un altro importante passo venne compiuto nel luglio 1944 a Bretton
Woods, una piccola località in cui fu presa una grande decisione. Infatti,
nell’omonima conferenza si riunirono tutti i responsabili delle maggiori
banche centrali, per stabilire le regole delle relazioni commerciali e
finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo.
La presa di posizione più eclatante fu quella di “agganciare” il dollaro
all’oro, nel rapporto di 35 dollari per ogni oncia. Questo comportò per le
banche centrali la possibilità di sostituire le ingombranti risorse aurifere con
il biglietto verde. Iniziò così l’accumulo di dollari in qualità di riserve
frazionarie.
Curiosità: con l’Ordine Esecutivo 6102, visto nel capitolo
precedente, l’oro sequestrato agli americani fu valutato 20,67
dollari l’oncia. Undici anni dopo, con l’accordo di Bretton
Woods, la stessa oncia valeva 35 dollari: ciò significa che in 10
anni i dollari (ed i cittadini americani) persero all’incirca il 69%
del loro valore a favore della Fed.
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In realtà quella di Bretton Woods più che una soluzione condivisa
potrebbe essere stata un’imposizione degli Stati Uniti, che stavano uscendo
vincitori dal conflitto mondiale, per aumentare nuovamente le proprie risorse
aurifere a discapito dei paesi sconfitti e bisognosi di una ricostruzione.
Un’altra di queste imposizioni potrebbe essere stato il cosiddetto “Piano
Marshall”, un piano di aiuti economici varato dall’America che prevedeva
forniture e finanziamenti in cambio di garanzie in oro.
Il condizionale è d’obbligo, ma stando ai dati sulla produzione industriale
statunitense del dopoguerra (che raddoppiò) e al crollo della disoccupazione
(da 10 a 2 milioni di unità) possiamo affermare che sia il Piano Marshall che
la guerra furono una benedizione per gli Stati Uniti.
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9. La fine del Gold Standard
Dopo la prima guerra mondiale, dato che col piano Marshall l’America
aveva “fatto soldi” e aumentato anche le sue risorse aurifere, ci provò una
seconda volta nel ’75 dichiarando guerra al Vietnam, però le cose non
andarono proprio come era stato previsto tant’è che la guerra ebbe un costo
notevole, sia in termini di vite, che economici. Per far fronte a queste
numerose spese, si continuò a stampare dollari senza avere risorse aurifere:
ciò significa non mantenere più la proporzione tra moneta stampata e
garanzie, creando così debito pubblico. Gli altri Stati cominciarono a capire
che ciò poteva essere un problema e cominciarono a titubare sulla validità
del dollaro come riserva in confronto all’oro. Cosa successe allora? Prima
che tutti questi paesi chiedessero indietro la convertibilità del dollaro e
quindi restituissero dollari per prendere oro, Nixon annunciò a Camp David
(nel 1971) con un altro improvviso decreto, la fine del Gold Standard, ovvero
la fine della convertibilità del dollaro, provocando una svalutazione del
dollaro ed il quadruplicarsi del prezzo del petrolio. Attorno al ‘75 ricordiamo
lo shock petrolifero e l’austerity in Italia, questo non si verificò perché salì il
prezzo del petrolio, ma perché il dollaro staccato dall’oro diventò “carta
straccia”. Il dollaro (che prima era stato “gonfiato”) sul mercato andò a
ristabilirsi come prezzo con le proporzioni della riserva frazionaria, quindi
con quest’ordine esecutivo tutti quelli che avevano incassato dollari (o che
erano stati costretti ad incassare dollari) si trovarono una moneta svalutata.
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La moneta aveva perso il 20%, mentre il prezzo del petrolio era stabile:
costava un 20% di più perché la moneta si era svalutata.
Per la seconda volta gli americani avevano compiuto un’ottima operazione
commerciale tant’è che da lì partì l’indebitamento pubblico.
Oggi i maggiori paesi mondiali hanno valute in dollari, hanno riserve
monetarie in dollari e non hanno riserve in oro, proprio perché hanno
seguito quella politica americana.
Vediamo, dal grafico della Fred, che il debito pubblico in bilioni di dollari fino
al 1970 era sotto controllo, mentre da quel momento in poi schizzò alle stelle,
perché ovviamente svalutando il dollaro e non avendo più riserve iniziarono i
debiti con l’estero. Quindi con la fine del Gold Standard diventò possibile
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stampare moneta “a volontà” senza più principi e questo capite che non è una
cosa che può stare in piedi se non abbiamo altre riserve!
Dal momento che il dollaro non è più agganciato all’oro, il debito pubblico
americano sale addirittura fino a 16.000 miliardi. Si tratta di una problematica
attuale perché ad oggi parliamo di “Tapering”, ossia a fine anno 2013 la soglia
del tetto pubblico ha superato la soglia dei 16.000 miliardi stabilita dal
parlamento statunitense; una situazione che dovrà essere affrontata nuovamente
nel 2014, per cui ogni volta invece di trovare nuovi modi per tagliare la spesa
arriva al tetto massimo di bilancio del debito pubblico stabilito e deve rinnovare
un nuovo tetto. Personalmente non penso che sia una soluzione, perché non fa
altro che rimandare il problema alla generazione successiva.
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10. L’inizio dell’attuale crisi
Vediamo ora come è iniziata la crisi da noi. Il periodo di spread più alto è
stato quello intorno al 2012. Nel periodo di passaggio dal Governo
Berlusconi al Governo Monti (Novembre 2011) si rischiava addirittura il
default dell’Italia con i titoli di stato che persero il 20, 30% e nel giugno
2012 la Grecia rischiò di saltare, producendo un pò di tensione sul debito
italiano, perché l’Italia aveva debito pubblico (come si era formato lo
vedremo più avanti).
Articolo de Il Sole 24 Ore (14 marzo 2012)
Nel precedente articolo, tratto da Il Sole 24 Ore possiamo leggere che uno
studio presentato dalla Wgc consiglia, oggi in un mondo moderno che non è
più fatto di orefici e riserve frazionarie in oro, “di dedicare all’oro l’8% delle
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riserve”. La parte restante dovrebbe essere in valute, perché non serve più il
bene fisico da tenere in cassaforte, però poi, nello stesso articolo leggiamo
anche che: “la media è tuttavia sfalsata dall’iper-esposizione all’oro di
alcuni istituti centrali”, come gli Stati Uniti (che hanno sempre seguito una
politica accondiscendente verso l’oro) e Italia, Grecia, Germania e
Portogallo in cui le riserve aurifere sono costituite per oltre il 70% di oro.
Questi quattro Stati, non hanno seguito la politica chiesta dall’America,
ma hanno continuato a mettere da parte oro.
Tre di questi quattro paesi, i cosiddetti “PIGS” (l’acronimo che si traduce
in “maiali” in inglese, ma che indica in questo caso paesi periferici
“spazzatura”, ossia Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) sono proprio quelli
che hanno subito gli attacchi speculativi sui titoli di Stato e il conseguente
innalzamento dello spread.
Quindi, riepilogando, tre dei paesi attaccati sono quelli che hanno più
riserve d’oro. Si tratta solo di una coincidenza o forse quest’oro potrebbe
interessare a qualcuno? La riflessione la lascio a voi…
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In questo grafico, la cui fonte è la Banca d’Italia, vediamo che l’Italia ha
un controvalore di circa 95 milioni di euro in oro su circa 128 milioni di euro
di patrimonio totale di riserve; forse per questo l’Italia sta “sotto attacco” e
si è parlato moltissimo nel 2013 (ora un pò meno) di spread su btp-bund.
Analizziamo adesso un’altra coincidenza (parliamo sempre di coincidenze
perché non siamo di fronte a conferme ufficiali, possiamo fare solo
congetture). Come abbiamo visto, nel 1933 per ripianare la crisi della
Grande Depressione (1929) il presidente Roosvelt emanò l’Ordine Esecutivo
1602 con il quale vietava ai cittadini americani il possesso di monete, lingotti
e certificati d’oro oltre i 100$.
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Pensate se in un momento di crisi come questo il governo italiano
proponesse una soluzione analoga, come la prenderebbero i cittadini?
E se in realtà ce la stessero proponendo in maniera occulta?
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Un settore che in un commercio fortemente in crisi come quello italiano
continua ad avere una crescita a due cifre è proprio quello dei Compro Oro.
Lo potremmo definire un “esproprio inconsapevole”...
Ripercorrendo la storia del Medioevo, ci ricordiamo che se io stampo
moneta senza possedere riserve d’oro il debito pubblico va alle stelle, ma se
analizziamo il debito pubblico italiano che in questi anni ha superato
addirittura i 2.000 miliardi, vediamo che questa regola non vale. Allora
perché questo debito pubblico sale anche in Italia?
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11. Debito pubblico italiano
Per capire, vediamo cosa è successo nel nostro bel paese: nel 1893 (dopo
lo scandalo ed il fallimento della Banca Romana) i quattro istituti principali
dell’Italia centro-settentrionale vennero fusi, dando vita alla Banca d’Italia,
la quale nel 1926 ottenne il privilegio esclusivo di emettere moneta;
ovviamente anche in funzione delle cospicue riserve aurifere.
Ci troviamo nell’epoca fascista e Mussolini escogitò un sistema
“indiretto” per mantenere un controllo pubblico sulla Banca D’Italia
affinchè non finisse in mani private e/o straniere: con una legge datata 1936
espropriò quote private a favore di Enti Statali, Casse di Risparmio e Banche
Pubbliche a capitale statale. A dimostrazione di questo abbiamo ancora due
partecipazioni statali di enti fondati in quel periodo, ovvero l’Inps e l’Inail.
L’8 settembre del ’43 alle 19:42 dopo il proclama del Capo del Governo
Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, le autorità tedesche pretesero la
consegna come risarcimento di 173 tonnellate di riserve auree italiane. Non
si seppe più dove questo oro andò a finire, comunque nonostante la
diminuzione delle riserve d’oro ne restava abbastanza per iniziare a
stampare moneta.
Andiamo a vedere oggi da chi è controllata la Banca d’Italia.
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Al momento, come possiamo vedere dallo schema pubblicato dall’Ansa, i
15 maggiori soci della Banca d’Italia sono grandi banche e assicurazioni, le
quali posseggono circa il 90% del capitale e hanno un diritto di voto del
70%.
Del 90% di capitale che è in mano a grandi banche il 30% è di Intesa
Sanpaolo, 21% Unicredit, poi abbiamo Assicurazioni Generali, Cassa di
Risparmio di Bologna, l’Inps è il primo ente pubblico al 5%, quindi vediamo
che oggi la Banca d’Italia non è più un ente statale ma un ente a capitale
privato. Questo perché è importante capirlo? Perché in realtà è la Banca
d’Italia a stampare moneta, non lo Stato italiano. Infatti lo Stato italiano per
finanziare opere pubbliche, la spesa sanitaria ecc…, chiede dei soldi in
prestito emettendo dei titoli di Stato in cambio di una restituzione di capitale
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maggiorato di un tasso di interesse, per cui qualsiasi investitore può
finanziare lo Stato acquistando questi titoli, di fatto prestando i propri soldi.
Inizialmente la Banca d’Italia era costretta a comprare tutti i titoli di
Stato invenduti sul mercato senza avere controllo sul tasso di remunerazione.
Dal 1948 (con D.P.R. n. 482 del 19 aprile, articolo 25, comma 4) però viene
conferito al governatore della Banca d’Italia il compito di regolare l’offerta
di moneta e di decidere il tasso di sconto; questo voleva dire che non era più
lo Stato a decidere a che tasso remunerare i soldi ricevuti in prestito e quindi
controllare gli oneri aggiuntivi (interessi pagati sui titoli di Stato) ma il
governatore della Banca d’Italia. Quest’ultima aveva tutto l’interesse ad
alzare i tassi, perchè stava diventando privata e guardava più ai propri utili
che al bene dell’Italia.
Fu così che negli anni successivi, complice il boom economico, l’elevata
inflazione e la pressione della Banca d’Italia i tassi sui titoli di Stato salirono
fino al 14, 15, 17% ed anche se qualche piccolo risparmiatore era contento,
il debito pubblico aumentava a dismisura non potendo sostenere
remunerazioni così alte. Questa politica folle mirata a salvaguardare gli
interessi di pochi potenti, rispetto a quelli del paese, fece impennare il debito
pubblico a livelli record.
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Vorrei adesso proporvi un interessante e curioso confronto tra due
banconote.
Si tratta delle 500 lire e delle vecchie 1000 lire, entrambe ovviamente non
più in circolazione, dall’entrata dell’euro. Osservatele, la domanda che vi
pongo è: quale differenza notate tra queste due banconote? Sicuramente
qualcuno di voi si sarà soffermato sul colore, l’aspetto, il taglio nominale
(uno 100 l’altro 1000), ma in verità la differenza sostanziale è la seguente: la
prima banconota è stata emessa dalla Repubblica italiana (lo potete leggere
in alto sulla stessa) l’altra dalla Banca d’Italia, ovvero sotto le 500 lire
leggiamo “biglietto di Stato a corso legale”, mentre sotto le 1000 lire non c’è
una scritta analoga.
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Quelle 500 lire, che sono passate di mano anche a me quando ero
bambino, sono state l’unico esperimento di moneta stampata dallo Stato, per
cui lo stesso si era auto-finanziato senza chiedere aiuto alla Banca d’Italia.
Le stesse ebbero una breve durata come corso legale e vennero stampate
sotto il Governo Moro. Purtroppo, sappiamo tutti che fine ha fatto Aldo
Moro…
Risulterebbe molto facile fare un collegamento tra il fatto che egli abbia
autorizzato qualcosa che va fuori dai “poteri forti” e, di conseguenza, sia
stato barbaramente ucciso.
Negli Stati Uniti un altro personaggio, firmando l’Ordine Esecutivo n.
11110 ripristinò in capo al Governo USA il potere di emettere moneta senza
passare attraverso la Federal Reserve: l’allora Presidente degli Stati Uniti
John Fitzgerald Kennedy, il quale a novembre stesso anno (proprio dopo
l’emanazione di quell’Ordine Esecutivo!) fu assassinato. Ora, se “due indizi
fanno una prova”, il resto lo lascio a voi…
Questa, magari è una curiosità in più che vi farà riflettere su come
arriviamo al debito pubblico e sull’attuale crisi.
Avviciniamoci di più ai giorni nostri. L’Italia era uscita dal dopoguerra
distrutta, ma gli italiani sono sempre stati lavoratori, creativi, e in un
ventennio riuscirono a creare un paese in crescita, quello del boom
economico degli anni ’60; quindi possiamo affermare che l’Italia, tutto
sommato, era un paese sano.
In realtà, anche se noi ricordiamo gli anni ‘80 come positivi, perché gli
effetti della crisi si sono visti solo successivamente, l’Italia già nei primi ‘80
aveva un debito pubblico pari al 60% del Pil (mentre oggi siamo al 127%)
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pari a 141 milioni di euro. Certamente quei 141 milioni di euro nel 1980 non
corrispondono a 141 milioni di euro oggi, basti pensare che allora il debito
pubblico era il 60% e oggi siamo al 127%: allora erano 141 milioni di euro
ed oggi stiamo oltre i 2.000 miliardi, qualcosa deve essere successo, che
cosa?
Nel 1981 sotto il Governo di Giovanni Spadolini con Ministro del Tesoro
Beniamino Andreatta (dall'ottobre 1980 al dicembre 1982 nel governo di
Arnaldo Forlani e nei governi di Spadolini I e II) avvenne il cosiddetto
“divorzio tra Stato e Banca d’Italia” (definito così dai giornali), ovvero la
fine dell’obbligo dell’acquisto dei bot invenduti da parte della Banca d’Italia,
per entrare sul mercato libero europeo. Quindi se la Banca d’italia non è più
obbligata ad acquistare titoli di stato, l’Italia è obbligata a metterli sul
mercato e se non offre un buon tasso ovviamente nessuno se li compra, allora
è costretta ad alzare i tassi di interesse fino ad arrivare a tassi a due cifre
(14,15,18%). La Banca d’Italia faceva anche pressioni affinchè i titoli di
Stato non venissero comprati ed è quello che succede un pò oggi: lo spread
tra btp e bond aumenta quando i titoli di stato vengono iper-venduti, ossia
quando si vocifera che l’Italia non sia un paese stabile (le stesse maldicenze
che ricordiamo a suo tempo diffuse la Fed), in modo che lo Stato sia
costretto, per far comprare i propri titoli, ad alzare il tasso di interesse.
Questo favorisce quegli investitori coscienti del fatto che lo Stato è stabile e
che possono avere un maggior tasso di interesse remunerato sull’acquisto di
titoli di Stato italiani.
La politica di questo periodo ha fatto sì che l’Italia sia considerata non
sicura, in modo che sia possibile emettere titoli di Stato a tassi più alti, di
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conseguenza possiamo affermare che la nostra crisi è iniziata nel 1981
quando (con la scusa di entrare nel mercato libero dello SME) la Banca
d’Italia è stata scollegata dallo Stato.
Probabilmente oggi ne portiamo le conseguenze. Dopo il 1980 vediamo
che i tassi schizzarono fino ad arrivare al 10 - 15%, quindi le entrate fiscali
riscosse non riuscivano a coprire tali tassi di interesse e aumentò il debito
pubblico. Vediamolo in termini grafici.
Ci rendiamo conto che nel 1992, dopo 11 anni, il debito pubblico era al
105%, pari a 850 Mln euro, ossia sestuplicato. Fino al 1980 si trovava sotto
la soglia del 60%, poi dal 1981 era salito alle stelle (fino al 1994) arrivando
al 120%, per poi scendere nuovamente e tornare a salire in questo periodo.
Non poteva non verificarsi questa situazione (si tratta della prima grande
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causa della crisi del debito pubblico) proprio perché a causa di questo
“divorzio” Stato/Banca d’Italia, il mancato controllo del tasso di interesse,
col quale si indebitava lo stato italiano, fece sì che le entrate fossero molto
minori delle uscite e di conseguenza il debito pubblico ebbe un picco.
Riassumendo: quando parliamo di crisi non si tratta di qualcosa che nasce
adesso, ma è stata creata ad hoc già nel 1982, ma gli effetti si iniziarono a
vedere dopo 11 anni (nel 1992) quando il paese viveva una situazione molto
simile a quella presente, sia dal punto di vista economico che sociale; di
seguito infatti potete trovare alcune notizie che ci appaiono quanto mai
attuali.
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Sempre nel’92 Amato diede le dimissioni ed il parlamento non riuscì a
formare un nuovo governo politico, perciò il presidente della Repubblica
Scalfaro decise di affidare la presidenza del consiglio al Governatore della
Banca D’Italia: Carlo Azeglio Ciampi, il quale costituì un Governo tecnico.
Guarda caso quello che è successo con Monti alla fine del 2011. La storia si
ripete!
Prima di lasciare la guida del Governo, Amato fece una serie di operazioni
che ci ricordano la recente manovra “lacrime e sangue”, ossia in un week-end
decise di attuare un prelievo forzoso sui risparmi degli italiani pari al 6X1000
dei saldi esistenti sul conto corrente (la cosa buffa fu che il prelievo venne fatto
senza verificare se si trattasse veramente di risparmi o di un finanziamento per
un mutuo appena ottenuto), abolì la Scala Mobile, bloccando quindi i salari, e
alzò l’età pensionabile a 65 anni (senza creare però in questo caso esodati!).
Nel passaggio Berlusconi-Monti lo spread btp/bund è arrivato a 560 punti
base, mentre nel passaggio Amato-Ciampi arrivò a 760 punti base, quindi a
giudicare dallo spread, l’Italia era considerata molto meno solida allora
rispetto ad oggi.
Come uscimmo dalla crisi? Con due importanti mosse: una che
probabilmente ripeteremo (perché nei nostri poteri), l’altra che replicheremo
solo se l’Europa ce lo permetterà.
Si tratta innanzitutto della “svendita del Patrimonio Italia”, dato che, come
si evince dalla figura sottostante, lo Stato aveva numerose partecipazioni in
aziende nazionali leader nel mondo (un caso su tutti è quello dell’Iri, al settimo
posto nella classifica delle maggiori società nel mondo per fatturato, con circa
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68 miliardi di dollari di vendite, trasformata in società per azioni nel 1992
cessò di esistere dopo 10 anni).
Altri esempi più piccoli li ritroviamo in privatizzazioni (e in qualche caso
“distruzione” aggiungerei!) di Telecom Italia (passata al gruppo Pirelli), Seat
Pagine Gialle (oggi sull’orlo del fallimento), Autogrill e Autostrade Italiane
(rilevate dalla famiglia Benetton… forse volevano creare una “veste nuova”…),
Alitalia (che venne condotta al fallimento dalla nuova gestione), Acciaierie Ilva
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finite in mano alla famiglia Riva) e vediamo oggi che sta succedendo a
Taranto…; per non parlare poi di quelle eccellenze italiane passate in mano
straniere come: Supermercati Gs ai francesi Carrefour, le acciaierie speciali
Terni (simbolo della rinascita italiana del dopo guerra) passate al gruppo
tedesco Thyssen Krupp e tanti altri esempi che potete trovare nella figura sotto.
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La seconda mossa che ci fece uscire dalla crisi fu la possibilità di stampare
moneta (in quanto possedevamo la sovranità monetaria di Banca Italia) e
immettere liquidità nel sistema, infatti grazie alla svalutazione della lira i beni
di produzione italiana costarono agli investitori esteri molto meno e arrivarono
molti acquisti e commesse che fecero ripartire le nostre aziende. C’è da dire
però che la forte svalutazione della lira, amplificata anche da un attacco
speculativo nei suoi confronti, comportò la nostra uscita dallo SME (Sistema
Monetario Europeo). Chissà se questo potrebbe accadere anche oggi con
l’Europa?
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12. Il Trattato di Maastricht: entriamo in Europa
Il 7 febbraio 1992 firmammo la nostra “condanna a morte”: il Trattato di
Maastricht (il cui nome deriva da una cittadina olandese che poi sarà la base
per la nascita dell’Unione Europea). Questo trattato prevedeva diversi punti,
noi esamineremo i 5 fondamentali.
 Rapporto tra debito pubblico e Pil non superiore al 60%. Se la mia
produzione industriale lorda è pari a 100 euro io non posso indebitarmi
oltre 60 euro.
 Rapporto tra deficit pubblico e Pil non superiore al 3%.
L’indebitamento di cui abbiamo parlato nel punto precedente non può
crescere a ritmi superiori del 3% annuo.
 Tasso di inflazione non superiore all’1,5% rispetto a quello dei tre paesi
più virtuosi.
 Tassi di interesse sui Titoli di Stato a lungo termine non superiori al 3%
rispetto al tasso medio dei tre paesi più virtuosi. Se prendiamo come
riferimento la differenza di interessi tra il bund tedesco ed il btp italiano
decennali questa non deve superare la forbice del 3%.
 Permanenza negli ultimi 2 anni nello SME senza fluttuazioni della
moneta nazionale. Il periodo in questione è quello che parte dal 1990
fino alla firma del Trattato.
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Vogliamo verificare se attualmente l’Italia (in primis) e gli altri paesi
aderenti rispettano queste condizioni?
Grazie all’ausilio della figura sottostante (relativa a calcoli Eurostat 2011)
possiamo renderci conto che per quanto riguarda i primi due punti eravamo
fuori dai parametri già dal 2011, oggi la situazione è addirittura peggiorata
perché il rapporto tra debito pubblico e Pil è schizzato sopra il 132%.
Per quanto riguarda il tasso di inflazione non superiore all’1,5%, questa
forse è l’unica regola che stiamo rispettando del trattato di Maastricht. Di
seguito vedremo pregi e difetti…
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Per i tassi di interesse a lungo termine non superiori al 3% rispetto al tasso
medio dei tre paesi più virtuosi, dopo aver vissuto ampiamente sopra il 3% (con
punte vicino al 6%) oggi, grazie alle politiche di austerity e forse a governi filo-
tedeschi, siamo rientrati all’interno della condizione richiesta arrivando fino a
quota 1,6%.
Sull’ultimo punto c’era stata concessa una deroga in quanto, come visto in
precedenza, nel 1992 eravamo stati già buttati fuori dallo SME.
In conclusione, oggi la parte peggiore della crisi sembra superata perché
nel periodo in cui ho realizzato il seminario oggetto di questo e-book
risultavamo inadempienti su 4 dei 5 punti previsti dal trattato, mentre oggi il
nostro unico problema rimane l’eccessivo rapporto tra debito pubblico e Pil
(che per correttezza d’informazione non è salito a causa dell’aumento delle
spese pubbliche, ma anche per il crollo della produzione interna lorda). Quindi,
come potremmo superare quest’ultimo ostacolo?
A mio parere seguendo gli esempi di chi è uscito già dalla crisi, vedi Stati
Uniti, ovvero immettendo liquidità nel sistema, stampando moneta. Questo,
infatti, comporterebbe una svalutazione della stessa attraendo capitali e risorse
estere a favore dei paesi europei. In gergo questa manovra viene chiamata
“quantitative easing” (Q.E.). Si tratta di un’operazione che mette in atto una
Banca Centrale (nel nostro caso la BCE) per stampare moneta e immettere
liquidità nel sistema, tramite l’acquisto con denaro fresco di Titoli di Stato. Ciò
consente all’economia di uno Stato (in Europa la situazione è più complessa in
quanto ibrida) di avere due vantaggi:
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 Ricevere denaro con bassi tassi di interesse da poter reinserire nel
mercato (ad esempio finanziando le imprese);
 Svalutare la propria moneta;
Se, ad esempio, raddoppio la quantità di denaro circolante, avrò come
effetto il dimezzamento del valore della stessa e, di conseguenza, un euro più
debole potrebbe attrarre investimenti esteri per far ripartire l’economia.
Se tutto è cosi facile perché non lo si fa?
Probabilmente perché abbiamo una Banca Centrale che, in realtà, non è
altro che un insieme di tante altre banche centrali (di diversi paesi membri
aventi diverse esigenze), ma soprattutto perché nel famoso Trattato di
Maastrich del 1992, dove ufficialmente si dava inizio all’Europa, tra i punti
cardine del ruolo dell’Unione Europea c’era quello di mantenere l’inflazione
sotto la soglia del 2%.
Questa regola fu voluta proprio in virtù degli attacchi speculativi subiti in
quegli anni, dalle valute dei paesi più deboli, fra cui l’Italia, che comportò
l’uscita e il successivo fallimento dello SME (Sistema Monetario Europeo).
Ovviamente è sottinteso che l’inflazione è strettamente correlata alla
svalutazione di una moneta, in quanto perdendo valore vado ad acquistare beni
soprattutto esteri (come il petrolio) ad un prezzo maggiore, creando cosi
inflazione.
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Adesso però l’Europa vive un momento di stagnazione che potrebbe
trasformarsi in deflazione (l’ultimo dato si aggira intorno allo 0,4%, ben
lontano dal limite del 2%) e quindi forse sarebbe opportuno che i nostri
governanti si decidessero ad attuare questa manovra.
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13. Perdita della sovranità monetaria
Il 10 marzo 1998 con il Decreto legislativo n. 43 (pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n.61 del 14 marzo 1998) la Banca d’Italia aderì al Sistema
Europeo delle Banche Centrali. Da questa data quindi la Banca d’Italia
perse la cosiddetta “sovranità monetaria”, ovvero la possibilità di stampare
moneta secondo le esigenze e le manovre economiche necessarie al paese.
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L’art. 2 di tale Decreto Legislativo specifica la partecipazione della
Banca d’Italia al SEBC (il Sistema Europeo delle Banche Centrali)
attribuendo alla stessa la facoltà di partecipare in qualità di azionista alle
politiche della Banca Centrale Europea, ma togliendole il privilegio di poter
decidere autonomamente sulle manovre economiche da intraprendere,
soprattutto per quanto riguardava la massa monetaria. Oggi l’Italia, quindi,
paga personalmente l’eccessiva valutazione dell’euro e non può agire sulla
moneta, se non in accordo con gli altri Stati membri.
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14. Il contesto attuale
Possiamo ora esaminare come diversi paesi abbiano affrontato quella che
per molti analisti risulta essere la crisi più grande del secolo, addirittura
peggiore di quella del 1929.
L’esempio più eclatante possiamo riscontrarlo nel deciso cambio di
marcia del Giappone, che con l’elezione del nuovo Governatore della Banca
Centrale giapponese ha iniziato un percorso progressivo di svalutazione
della moneta, il quale ha attratto capitali esteri e fatto ripartire l’economia
dopo più di 20 anni di stagflazione.
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Curiosità: in meno di un anno la Borsa nipponica
ha registrato quasi più 50% ed è stata la
migliore del 2013.
Gli Stati Uniti continuano nella loro politica di svalutazione del dollaro,
come fanno dal tempo di Bretton Woods. Se pensiamo che all’entrata
dell’euro il cambio era 0,83 (mentre oggi sta a 1,37) vediamo continuare
questo trend. Tant’è che gli USA dal 2008 sono usciti totalmente dalla crisi e
viaggiano a ritmi importanti, mentre noi dopo la recessione stiamo
rischiando la stagflazione. Anche in questo caso i mercati hanno premiato la
politica valutaria, riportando il Down Jones ai massimi del 2000.
Nella seguente immagine possiamo vedere proprio la differente politica
attuata dai diversi paesi nel rapporto con gli Stati Uniti, che hanno
tempestivamente e drasticamente tagliato i tassi fino a portarli allo zero per
favorire le imprese, mentre l’Europa, oltre a essere partita in ritardo, ha
usato una politica più accomodante che ancora non ha prodotto i suoi frutti..
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La fotografia realizzata dallo studio di Nomura ci mostra che, tra i paesi
presi in considerazione, solo la Germania ha un vantaggio economico da
questo cambio, molti paesi si avvicinano, ma altri (come l’Italia) sono molto
penalizzati. L’attuale studio mostra come lo 0,97 di cambio stimato per
l’Italia penalizza le esportazioni nel nostro bel paese, in quanto gli investitori
esteri pagano i prodotti acquistati con un sovrapprezzo del 30% rispetto
all’attuale cambio.
Speriamo che nei prossimi mesi i nostri governanti decidano di
intraprendere manovre monetarie le quali portino ad un deprezzamento
dell’euro nei confronti delle altre valute, per far sì che anche il nostro
vecchio continente possa finalmente ritrovare una ripresa economica.
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Conclusioni
Nel viaggio compiuto da questo mio e-book dal baratto al debito pubblico
abbiamo visto come (attraverso il cambiamento del punto di vista su
determinati eventi) si possa capire meglio la dinamica di debito pubblico
esistente in Italia, il quale è nato probabilmente per tornaconti politici di
qualche grande potere che ha tutto l’interesse affinchè la crisi non solo si
presenti, ma si ripeta nel tempo; innanzitutto, per comprare il patrimonio
italiano a poco prezzo e poi per guidare la finanza mondiale, tenendo sotto
controllo tutti i mercati.

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DAL BARATTO AL DEBITO PUBBLICO "SVELIAMO I SEGRETI"

  • 1. DAL BARATTO AL DEBITO PUBBLICO “SVELIAMO I SEGRETI” di Andrea Rossetti Scritto in collaborazione con Ginevra Frassi
  • 2. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 1 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Sommario Introduzione di Andrea Rossetti 1. Modificare il punto di vista 2. La regola del “3” 3. Il baratto 4. La moneta 5. Il Signoraggio 6. La nascita delle banche 7. La nascita delle Banche Centrali 8. Bretton Woods e il Piano Marshall 9. La fine del Gold Standard 10. L’inizio dell’attuale crisi 11. Debito pubblico italiano 12. Il Trattato di Maastricht: entriamo in Europa 13. Perdita della sovranità monetaria 14. Il contesto attuale Conclusioni
  • 3. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 2 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Introduzione di Andrea Rossetti L’obiettivo del mio lavoro è quello di rendere consapevoli i risparmiatori prima di effettuare una scelta di investimento e io svolgo tale impegno attraverso una costante educazione finanziaria. Questo è il motivo principale per cui ho deciso di realizzare il seminario Dal baratto al debito pubblico - Sveliamo i segreti ed il successivo salotto finanziario, oggetto di questo e-book. Il mio scopo era innanzitutto portare a conoscenza del pubblico argomenti che di solito vengono trattati dai mass media in modo un pò superficiale e spesso “di parte”, spiegando che cos’è la crisi che stiamo vivendo e cosa ci ha portato al debito pubblico. Nelle pagine seguenti ripercorreremo cronologicamente la storia dell’uomo rispetto al denaro, scopriremo insieme come è nata la moneta e come gli è stato attribuito valore; tutto ciò ripercorrendo la storia dai primi scambi, alla nascita delle Banche Centrali, soffermandoci sui retroscena fino ad arrivare al debito pubblico, che sta mettendo in crisi la nazione. Un viaggio per capire se questa crisi fa gioco a qualcuno e soprattutto come ne possiamo uscire. Vedremo le varie tappe sotto una luce diversa, proprio allo scopo di aumentare la comune cultura finanziaria e portare in superficie gli interessanti retroscena dell’affascinante mondo della finanza. Una maggior consapevolezza, soprattutto nel campo degli investimenti, può aiutarci ad evitare scelte sbagliate ed irrazionali dovute all’emotività. Come ha detto Isaac Asimov, in un suo celebre motto: “se la conoscenza può creare problemi non è con l’ignoranza che possiamo risolverli”. Ricordo che quando ero bambino mi capitava spesso di sentire mio padre lamentarsi di non riuscire ad arrivare con il denaro a fine mese ed io mi chiedevo perché non stampasse i soldi che gli serviva per comprare tutto il necessario di cui aveva bisogno. Crescendo ho capito che solo lo Stato aveva questo diritto… oggi invece sono qui a raccontarvi che la situazione di fatto non è così. Per capire il meccanismo bisogna andare un pò a ritroso nel tempo e partire dai primi scambi, ovvero il baratto. Prima, però, impariamo a guardare le cose da un altro punto di vista.
  • 4. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 3 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 1. Modificare il punto di vista Iniziamo questo nostro excursus da un’immagine che ritengo molto esaustiva rispetto all’approccio che adotterò in questo e-book. Avete notato nulla di strano??? Vediamo che, da un lato, il Corriere Adriatico riporta la notizia “Ferragosto da tutto esaurito, pienone negli hotel”, ma accanto, sempre nella stessa edicola sul Messaggero possiamo leggere “Ferragosto con la crisi, posti liberi negli hotel”. Qual è la realtà??? Forse non lo sapremo mai, però una cosa è certa, i due articoli contengono messaggi contrastanti. In questo e-book cercherò di mostrarvi l’altra faccia della crisi, diversa dalle notizie che vi arrivano prepotentemente dai Mass Media cambiando proprio il punto di vista. Vogliamo fare una prova? Cosa riconoscete nell’immagine sottostante???
  • 5. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 4 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Siamo sicuri di vedere un maialino? Cambiamo ora il punto di vista, ruotiamo l’immagine e il nostro maialino dove è finito? …stessa cosa farò io in questo e-book: “capovolgerò” e vi mostrerò da un diverso punto di vista determinate situazioni.
  • 6. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 5 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 1. La regola del “3” Cosa è la “Regola del 3”? Una regola derivata dal Marketing utilissima per ricordare le date, per esempio quelle legate ad eventi storici. 3 è il numero perfetto ed è appurato che se poniamo 3 numeri in successione siamo portati ad associare ad ogni numero un evento avvenuto in quella data. Proviamo??? State già pensando a un evento collegato con ciascuna di esse? Cosa vi fanno venire a mente? A questo punto ne aggiungo altre 3, questa volta “italiane”, che ci riguardano ancora più da vicino. Provate a fare lo stesso collegamento: a cosa vi fanno pensare? In seguito lo scopriremo insieme… DDDAAATTTEEE MMMOOONNNDDDIIIAAALLLIII 111999111333 ––– 111999444444 ––– 111999777111 111999888111 ––– 111999999222 ––– 111999999888 DDDAAATTTEEE IIITTTAAALLLIIIAAANNNEEE
  • 7. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 6 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 2. Il baratto Iniziamo il nostro “viaggio” parlando della prima forma di scambio, molto antecedente all’uso della moneta: il baratto. Si tratta di un modello basato sul commercio di beni tra persone. Facciamo un esempio: se io posseggo un alimento in eccesso, rispetto alla quantità di cui ho bisogno, per evitare che questo vada sprecato posso scambiarlo (barattarlo) con altra merce e/o alimenti necessari alla mia sopravvivenza. E’ ovvio pensare che un pescatore abbia quantità di pesce superiori al suo fabbisogno e cerchi di valorizzare la merce in eccesso scambiandola con altri alimenti o con beni utili alla sua conservazione (a quel tempo il sale, ad esempio, era molto usato per questo scopo). Sembrerebbe una situazione ottimale e invece che cosa succede? Può verificarsi il mancato incontro di volontà (ovvero: quale e che quantità di altra merce vale il pesce che vorresti barattare?) e questo nel tempo fa nascere la necessità di creare un’unità di misura univoca e riconoscibile da tutti.
  • 8. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 7 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Curiosità: il salario dei soldati romani deriva proprio dal sale, perché la loro prestazione veniva pagata appunto in sale. L’esperienza poi fa capire che questo nuovo mezzo universale doveva essere duraturo nel tempo e non deperibile come gli alimenti visti in precedenza. Alcune fonti storiche sembra che individuino quale prima unità di misura l’oro, la scelta ricadde su questo metallo nobile perché gli egiziani ritenendolo somigliante al sole (Ra), una delle divinità oggetto della loro adorazione, gli attribuivano una grande importanza. Ne sono testimonianza i ritrovamenti all’interno delle piramidi, dei quali i faraoni venivano omaggiati, in attesa di un’appagante e ricca vita che li attendeva oltre la morte. curiosità: l’oro venne scelto anche perché resistente all’ossidazione e quindi capace di mantenere la sua lucentezza nel tempo.
  • 9. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 8 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 4. La moneta Facciamo un salto nel tempo e vediamo come questo oro divenne un mezzo universale. Secondo la leggenda fu il re della Libia, Creso, nel VII secolo a.C., a porre in essere il primo sistema di creazione monetaria; il quale successivamente si diffuse nell’Impero Greco, Persiano ed infine Romano. Che cos’era la moneta? Era un quantitativo d’oro unico, certificato e riconosciuto universalmente, che veniva usato come merce di scambio per ottenere altri beni. L’introduzione della moneta, essendo non deperibile, permetteva ai più parsimoniosi di accumulare e conservare ricchezza, mentre gli altri potevano spendere direttamente, evitando il baratto, per comprare altri beni. Nell’Impero Romano venne attribuita alla moneta anche un’altra importante funzione: la propaganda politica. Vi siete mai chiesti perché sulle monete antiche era impressa l’immagine dell’Imperatore? Conoscete forse un oggetto che venga più scambiato del denaro? Bene questo era il motivo per cui troviamo tale effige sulla moneta, circolando in moltissime mani serviva a farlo conoscere a tutto l’Impero, dato che i mezzi di comunicazione e trasporto dell’epoca non erano certo efficaci come quelli attuali. L’altra funzione, invece, era quella di certificare la purezza e la quantità di oro in essa contenuta. Curiosità: passando di mano in mano e trattandosi di oro, le monete venivano puntualmente limate dai più furbi, fu così che per evitare manomissioni venne impressa la forma ovale e successivamente (in tempi più recenti) la zigrinatura. Verificate voi stessi prendendo l’attuale moneta da un euro…
  • 10. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 9 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 5. Il Signoraggio Arrivando al Medioevo, periodo storico non particolarmente fiorente, questa moneta che fino ad allora era stata forgiata completamente in oro subì un determinante cambiamento ed iniziò il cosiddetto “Signoraggio”. Che cos’è il Signoraggio? Possiamo definirlo come la differenza tra il valore intrinseco ed il valore estrinseco della moneta. Inizialmente questa veniva fusa utilizzando diversi pezzi d’oro ed i due valori erano equivalenti. Successivamente, la caduta dell’Impero Romano portò alla formazione di tante piccole comunità (Feudi) autonome ed in alcuni casi prive di regole; fu così che alcuni Signori feudatari frodarono la popolazione inserendo una percentuale di lega oppure di rame all’interno delle monete. Facciamo un esempio per capire meglio: se il valore nominale della moneta era 100, perché era composta da 100 grammi d’oro, nel Medioevo i Signori utilizzavano 90 grammi di oro e 10 di rame, eppure il valore nominale risultava comunque 100. Quindi coloro che fondevano e stampavano questa moneta recuperavano l’equivalente di 10 grammi di oro (il 10% del valore totale) a scapito di chi accettava il soldo in cambio di merce o prestazioni.
  • 11. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 10 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Nasce così la differenza tra valore intrinseco e estrinseco, ossia la differenza tra il valore risultante dalla purezza e quantità di oro presenti e il valore attribuito da un fedautario (ed oggi dallo Stato) alla moneta. Passaggio molto importante perché come vedremo più avanti ha determinato un incremento significativo del nostro debito pubblico. Curiosità: I famosi “Ducati” e “Fiorini”, che abbiamo visto in diversi film, sono il classico esempio di questa pratica. L’etimologia di “Signoraggio”: il termine deriva da “aggio del signore”, ossia guadagno del signore. Fig1. Ducati Fig2. Fiorini
  • 12. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 11 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 6. La nascita delle banche Dove nascono le banche? Chi ha fiutato l’affare per primo? Non potevano che essere una creazione italiana! Grazie alle sue imponenti Repubbliche Marinare (Amalfi, Genova, Pisa e Venezia), l’Italia aveva aperto scambi commerciali sia ad est che ad ovest. Il periodo di crisi che si viveva nel Tardo Medioevo offrì agli italiani più proattivi, l’opportunità di ricercare mercati sconosciuti e nuove rotte che
  • 13. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 12 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa avrebbero rappresentato interessanti occasioni di guadagno. Ricordiamo un personaggio su tutti… Marco Polo (sfruttando le vie di commercio verso l’Oriente) è il classico esempio di tanti imprenditori che seguirono la cosiddetta “via della seta”, e non solo, per uscire dal periodo buio di crisi, segnato da fame e povertà. L’attività principale consisteva nella ricerca di nuove materie da acquistare e rivendere in patria, ma per far ciò era necessario portare con sé grandi quantitativi di monete d’oro. Questo, sia in termini di peso che in termini di sicurezza rappresentava il più grande problema da superare. Dato che le difficoltà ingegnano la mente, gli orefici, abili commercianti abituati a scambiare monete ed esperti conoscitori dei problemi sopra elencati, trovarono una soluzione rivoluzionaria. Essendo persone di casta, generalmente molto stimate, decisero di spendere il proprio nome come garanti depositari rilasciando ai commercianti, prima dei loro viaggi d’affari, una ricevuta (chiamata “Nota di Banco”) la quale attestava l’effettivo quantitativo d’oro depositato presso i loro caveau.
  • 14. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 13 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa La stessa poteva essere riconvertita in monete da un altro orefice, una volta giunti a destinazione. Curiosità: invertendo e unendo le parole “nota di banco”, otteniamo il termine “banconota”, quindi ora conosciamo anche l’etimologia di TALE parola. Questo sistema rappresentava un’idea vincente usata da noi ancora oggi, pur se integrata con altri strumenti di pagamento. In realtà, siamo ancora lontani dall’abbandonarne l’utilizzo. Questa invenzione fu così funzionale che gli stessi commercianti non si avvalsero più degli orefici per convertire le note di banco in oro, ma iniziarono a scambiarsi tra loro quelli che poi diventeranno “titoli di credito”. Ogni azione produce un effetto ed in questo caso la conseguenza fu che le giacenze di quantitativi in oro depositate presso gli orefici diventarono permanenti. A loro volta gli orefici, comunque commercianti, vedendo non utilizzati tutti questi depositi e sapendo che difficilmente ci sarebbe stato un ritiro simultaneo degli stessi, cominciarono ad emettere note di banco anche senza la copertura di depositi in oro. Questo passaggio trasformò gli orefici in banchieri, infatti, diventarono dei veri e propri finanziatori di alcuni piccoli imprenditori che non potevano permettersi garanzie. La concessione di microcredito veniva ripagata tramite l’applicazione di un maggiore interesse sul corrispettivo della nota di banco emessa. Abbiamo così scoperto
  • 15. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 14 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa come nascono le prime forme di prestiti personali, che ancora oggi sono molto diffusi nella nostra società. In teoria lo stesso lingotto d’oro garantiva due note di banco, in pratica la copertura era di un solo lingotto, in quanto la seconda nota “fittizia” era sostenuta dalla statistica inerente l’improbabilità che tutti i proprietari ritirassero insieme l’oro (nasce così l’attuale “riserva frazionaria”). Ad un certo punto questa “doppia garanzia” insospettì i depositanti, che iniziarono a prelevare il loro oro (qualche similitudine l’abbiamo vista durante la crisi in Grecia, con la corsa alle banche a ritirare i propri depositi). Fu così che i banchieri furono costretti ad incentivare i clienti che lasciavano in giacenza il loro oro, fissando un limite percentuale per l’emissione di note di banco pari a due volte i depositi fisici in essere.
  • 16. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 15 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Questo è il principio su cui si basano le nostre banche anche oggi: io lascio i miei soldi in deposito e vengo remunerato perché gli stessi siano usati dalla banca per emettere prestiti.
  • 17. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 16 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 7. La nascita delle Banche Centrali Attorno al 1600 l’Inghilterra era sfinita da anni di guerre con Francia e Olanda, si trovava sull’orlo di un disastro finanziario, quando una serie di orefici, massoni e commercianti si offrirono come finanziatori, prestando il loro oro ad un patto: la restituzione dello stesso, entro un determinato periodo, con un tasso di interesse molto elevato o in alternativa la facoltà esclusiva di coniare moneta. L’Inghilterra, grazie al finanziamento ottenuto, proseguì la guerra ma le spese furono così cospicue che il sovrano non riuscì mai a restituire l’oro avuto in prestito; di conseguenza i primi massoni ottennero ciò che volevano. Nacque così la prima Banca Centrale “privata”, ovvero la Banca d’Inghilterra (27 luglio 1694), a cui seguirono, nei successivi 2 secoli le Banche Centrali di: Francia (1800), Olanda (1814), Austria (1817), Belgio (1850), Germania (1875), Giappone (1882) ed infine la Banca d’Italia (1893). La prima a nascere oltreoceano fu invece la Fed, ossia la Federal Reserve (1913) e siccome “gli ultimi saranno i primi”, oggi questa è la prima banca a livello mondiale. La nascita della Fed si deve a quattro importanti famiglie: Rockfeller, Morgan, Warburg e Rotschild che agli inizi del ‘900 fecero pressioni sul governo americano, già sconvolto dalla Guerra di Secessione, affinché creasse un’unica grande Banca Centrale di loro proprietà. J.P. Morgan, proprietario di uno dei più potenti istituti bancari privati, nel suo interesse divulgava voci sull’imminente fallimento di altri istituti bancari e la gente
  • 18. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 17 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa impaurita, iniziò a ritirare i propri soldi dalle banche, provocando una vera e propria serie di fallimenti che condussero alla Grande Depressione del 1929. Forse la peggiore crisi, che abbia preceduto questa che stiamo attraversando, e “creata” la depressione bisognava trovare la maniera di risolverla…
  • 19. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 18 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Il 05 aprile 1933 il presidente americano Roosvelt emanò l’Ordine Esecutivo 6102 che vietava il possesso ai cittadini americani di monete, lingotti e certificati d’oro oltre i 100 dollari e obbligava gli stessi a consegnarli, entro il 1 maggio 1933, alla Fed (pena la reclusione) al valore prefissato di 20,67 dollari l’oncia. Il presidente sequestrò l’oro agli americani perché per emettere banconote (ex note di banco) bisognava avere depositi in oro. Per aumentare tali depositi bisognava necessariamente trovare nuovi giacimenti, ma la ricerca avrebbe avuto tempi troppo lunghi, quindi fu scelta come soluzione quella di sequestrare l’oro ai cittadini americani. Pensate se una decisione del genere fosse adottata oggi, dato il periodo in cui stiamo vivendo, cosa potrebbe accadere…
  • 20. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 19 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Tutto ciò fece sì, che i depositi d’oro, fino al 1832 attorno ai 4 miliardi di dollari, schizzarono letteralmente alle stelle (vedi grafico di seguito). Le risorse aurifere degli Stati Uniti in 10 anni triplicarono ed in 20 anni addirittura sestuplicarono. Ma cosa comportò per la nazione? L’uscita dalla Depressione. Un maggior quantitativo di oro in riserva permetteva infatti una maggior emissione di moneta da mettere in circolazione. Di conseguenza il dollaro diventò la prima moneta unica nazionale, sebbene a danno degli stessi cittadini americani, come vedremo in seguito.
  • 21. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 20 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 8. Bretton Woods e il Piano Marshall Un altro importante passo venne compiuto nel luglio 1944 a Bretton Woods, una piccola località in cui fu presa una grande decisione. Infatti, nell’omonima conferenza si riunirono tutti i responsabili delle maggiori banche centrali, per stabilire le regole delle relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. La presa di posizione più eclatante fu quella di “agganciare” il dollaro all’oro, nel rapporto di 35 dollari per ogni oncia. Questo comportò per le banche centrali la possibilità di sostituire le ingombranti risorse aurifere con il biglietto verde. Iniziò così l’accumulo di dollari in qualità di riserve frazionarie. Curiosità: con l’Ordine Esecutivo 6102, visto nel capitolo precedente, l’oro sequestrato agli americani fu valutato 20,67 dollari l’oncia. Undici anni dopo, con l’accordo di Bretton Woods, la stessa oncia valeva 35 dollari: ciò significa che in 10 anni i dollari (ed i cittadini americani) persero all’incirca il 69% del loro valore a favore della Fed.
  • 22. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 21 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa In realtà quella di Bretton Woods più che una soluzione condivisa potrebbe essere stata un’imposizione degli Stati Uniti, che stavano uscendo vincitori dal conflitto mondiale, per aumentare nuovamente le proprie risorse aurifere a discapito dei paesi sconfitti e bisognosi di una ricostruzione. Un’altra di queste imposizioni potrebbe essere stato il cosiddetto “Piano Marshall”, un piano di aiuti economici varato dall’America che prevedeva forniture e finanziamenti in cambio di garanzie in oro. Il condizionale è d’obbligo, ma stando ai dati sulla produzione industriale statunitense del dopoguerra (che raddoppiò) e al crollo della disoccupazione (da 10 a 2 milioni di unità) possiamo affermare che sia il Piano Marshall che la guerra furono una benedizione per gli Stati Uniti.
  • 23. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 22 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 9. La fine del Gold Standard Dopo la prima guerra mondiale, dato che col piano Marshall l’America aveva “fatto soldi” e aumentato anche le sue risorse aurifere, ci provò una seconda volta nel ’75 dichiarando guerra al Vietnam, però le cose non andarono proprio come era stato previsto tant’è che la guerra ebbe un costo notevole, sia in termini di vite, che economici. Per far fronte a queste numerose spese, si continuò a stampare dollari senza avere risorse aurifere: ciò significa non mantenere più la proporzione tra moneta stampata e garanzie, creando così debito pubblico. Gli altri Stati cominciarono a capire che ciò poteva essere un problema e cominciarono a titubare sulla validità del dollaro come riserva in confronto all’oro. Cosa successe allora? Prima che tutti questi paesi chiedessero indietro la convertibilità del dollaro e quindi restituissero dollari per prendere oro, Nixon annunciò a Camp David (nel 1971) con un altro improvviso decreto, la fine del Gold Standard, ovvero la fine della convertibilità del dollaro, provocando una svalutazione del dollaro ed il quadruplicarsi del prezzo del petrolio. Attorno al ‘75 ricordiamo lo shock petrolifero e l’austerity in Italia, questo non si verificò perché salì il prezzo del petrolio, ma perché il dollaro staccato dall’oro diventò “carta straccia”. Il dollaro (che prima era stato “gonfiato”) sul mercato andò a ristabilirsi come prezzo con le proporzioni della riserva frazionaria, quindi con quest’ordine esecutivo tutti quelli che avevano incassato dollari (o che erano stati costretti ad incassare dollari) si trovarono una moneta svalutata.
  • 24. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 23 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa La moneta aveva perso il 20%, mentre il prezzo del petrolio era stabile: costava un 20% di più perché la moneta si era svalutata. Per la seconda volta gli americani avevano compiuto un’ottima operazione commerciale tant’è che da lì partì l’indebitamento pubblico. Oggi i maggiori paesi mondiali hanno valute in dollari, hanno riserve monetarie in dollari e non hanno riserve in oro, proprio perché hanno seguito quella politica americana. Vediamo, dal grafico della Fred, che il debito pubblico in bilioni di dollari fino al 1970 era sotto controllo, mentre da quel momento in poi schizzò alle stelle, perché ovviamente svalutando il dollaro e non avendo più riserve iniziarono i debiti con l’estero. Quindi con la fine del Gold Standard diventò possibile
  • 25. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 24 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa stampare moneta “a volontà” senza più principi e questo capite che non è una cosa che può stare in piedi se non abbiamo altre riserve! Dal momento che il dollaro non è più agganciato all’oro, il debito pubblico americano sale addirittura fino a 16.000 miliardi. Si tratta di una problematica attuale perché ad oggi parliamo di “Tapering”, ossia a fine anno 2013 la soglia del tetto pubblico ha superato la soglia dei 16.000 miliardi stabilita dal parlamento statunitense; una situazione che dovrà essere affrontata nuovamente nel 2014, per cui ogni volta invece di trovare nuovi modi per tagliare la spesa arriva al tetto massimo di bilancio del debito pubblico stabilito e deve rinnovare un nuovo tetto. Personalmente non penso che sia una soluzione, perché non fa altro che rimandare il problema alla generazione successiva.
  • 26. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 25 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 10. L’inizio dell’attuale crisi Vediamo ora come è iniziata la crisi da noi. Il periodo di spread più alto è stato quello intorno al 2012. Nel periodo di passaggio dal Governo Berlusconi al Governo Monti (Novembre 2011) si rischiava addirittura il default dell’Italia con i titoli di stato che persero il 20, 30% e nel giugno 2012 la Grecia rischiò di saltare, producendo un pò di tensione sul debito italiano, perché l’Italia aveva debito pubblico (come si era formato lo vedremo più avanti). Articolo de Il Sole 24 Ore (14 marzo 2012) Nel precedente articolo, tratto da Il Sole 24 Ore possiamo leggere che uno studio presentato dalla Wgc consiglia, oggi in un mondo moderno che non è più fatto di orefici e riserve frazionarie in oro, “di dedicare all’oro l’8% delle
  • 27. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 26 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa riserve”. La parte restante dovrebbe essere in valute, perché non serve più il bene fisico da tenere in cassaforte, però poi, nello stesso articolo leggiamo anche che: “la media è tuttavia sfalsata dall’iper-esposizione all’oro di alcuni istituti centrali”, come gli Stati Uniti (che hanno sempre seguito una politica accondiscendente verso l’oro) e Italia, Grecia, Germania e Portogallo in cui le riserve aurifere sono costituite per oltre il 70% di oro. Questi quattro Stati, non hanno seguito la politica chiesta dall’America, ma hanno continuato a mettere da parte oro. Tre di questi quattro paesi, i cosiddetti “PIGS” (l’acronimo che si traduce in “maiali” in inglese, ma che indica in questo caso paesi periferici “spazzatura”, ossia Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) sono proprio quelli che hanno subito gli attacchi speculativi sui titoli di Stato e il conseguente innalzamento dello spread. Quindi, riepilogando, tre dei paesi attaccati sono quelli che hanno più riserve d’oro. Si tratta solo di una coincidenza o forse quest’oro potrebbe interessare a qualcuno? La riflessione la lascio a voi…
  • 28. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 27 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa In questo grafico, la cui fonte è la Banca d’Italia, vediamo che l’Italia ha un controvalore di circa 95 milioni di euro in oro su circa 128 milioni di euro di patrimonio totale di riserve; forse per questo l’Italia sta “sotto attacco” e si è parlato moltissimo nel 2013 (ora un pò meno) di spread su btp-bund. Analizziamo adesso un’altra coincidenza (parliamo sempre di coincidenze perché non siamo di fronte a conferme ufficiali, possiamo fare solo congetture). Come abbiamo visto, nel 1933 per ripianare la crisi della Grande Depressione (1929) il presidente Roosvelt emanò l’Ordine Esecutivo 1602 con il quale vietava ai cittadini americani il possesso di monete, lingotti e certificati d’oro oltre i 100$.
  • 29. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 28 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Pensate se in un momento di crisi come questo il governo italiano proponesse una soluzione analoga, come la prenderebbero i cittadini? E se in realtà ce la stessero proponendo in maniera occulta?
  • 30. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 29 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Un settore che in un commercio fortemente in crisi come quello italiano continua ad avere una crescita a due cifre è proprio quello dei Compro Oro. Lo potremmo definire un “esproprio inconsapevole”... Ripercorrendo la storia del Medioevo, ci ricordiamo che se io stampo moneta senza possedere riserve d’oro il debito pubblico va alle stelle, ma se analizziamo il debito pubblico italiano che in questi anni ha superato addirittura i 2.000 miliardi, vediamo che questa regola non vale. Allora perché questo debito pubblico sale anche in Italia?
  • 31. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 30 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 11. Debito pubblico italiano Per capire, vediamo cosa è successo nel nostro bel paese: nel 1893 (dopo lo scandalo ed il fallimento della Banca Romana) i quattro istituti principali dell’Italia centro-settentrionale vennero fusi, dando vita alla Banca d’Italia, la quale nel 1926 ottenne il privilegio esclusivo di emettere moneta; ovviamente anche in funzione delle cospicue riserve aurifere. Ci troviamo nell’epoca fascista e Mussolini escogitò un sistema “indiretto” per mantenere un controllo pubblico sulla Banca D’Italia affinchè non finisse in mani private e/o straniere: con una legge datata 1936 espropriò quote private a favore di Enti Statali, Casse di Risparmio e Banche Pubbliche a capitale statale. A dimostrazione di questo abbiamo ancora due partecipazioni statali di enti fondati in quel periodo, ovvero l’Inps e l’Inail. L’8 settembre del ’43 alle 19:42 dopo il proclama del Capo del Governo Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, le autorità tedesche pretesero la consegna come risarcimento di 173 tonnellate di riserve auree italiane. Non si seppe più dove questo oro andò a finire, comunque nonostante la diminuzione delle riserve d’oro ne restava abbastanza per iniziare a stampare moneta. Andiamo a vedere oggi da chi è controllata la Banca d’Italia.
  • 32. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 31 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Al momento, come possiamo vedere dallo schema pubblicato dall’Ansa, i 15 maggiori soci della Banca d’Italia sono grandi banche e assicurazioni, le quali posseggono circa il 90% del capitale e hanno un diritto di voto del 70%. Del 90% di capitale che è in mano a grandi banche il 30% è di Intesa Sanpaolo, 21% Unicredit, poi abbiamo Assicurazioni Generali, Cassa di Risparmio di Bologna, l’Inps è il primo ente pubblico al 5%, quindi vediamo che oggi la Banca d’Italia non è più un ente statale ma un ente a capitale privato. Questo perché è importante capirlo? Perché in realtà è la Banca d’Italia a stampare moneta, non lo Stato italiano. Infatti lo Stato italiano per finanziare opere pubbliche, la spesa sanitaria ecc…, chiede dei soldi in prestito emettendo dei titoli di Stato in cambio di una restituzione di capitale
  • 33. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 32 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa maggiorato di un tasso di interesse, per cui qualsiasi investitore può finanziare lo Stato acquistando questi titoli, di fatto prestando i propri soldi. Inizialmente la Banca d’Italia era costretta a comprare tutti i titoli di Stato invenduti sul mercato senza avere controllo sul tasso di remunerazione. Dal 1948 (con D.P.R. n. 482 del 19 aprile, articolo 25, comma 4) però viene conferito al governatore della Banca d’Italia il compito di regolare l’offerta di moneta e di decidere il tasso di sconto; questo voleva dire che non era più lo Stato a decidere a che tasso remunerare i soldi ricevuti in prestito e quindi controllare gli oneri aggiuntivi (interessi pagati sui titoli di Stato) ma il governatore della Banca d’Italia. Quest’ultima aveva tutto l’interesse ad alzare i tassi, perchè stava diventando privata e guardava più ai propri utili che al bene dell’Italia. Fu così che negli anni successivi, complice il boom economico, l’elevata inflazione e la pressione della Banca d’Italia i tassi sui titoli di Stato salirono fino al 14, 15, 17% ed anche se qualche piccolo risparmiatore era contento, il debito pubblico aumentava a dismisura non potendo sostenere remunerazioni così alte. Questa politica folle mirata a salvaguardare gli interessi di pochi potenti, rispetto a quelli del paese, fece impennare il debito pubblico a livelli record.
  • 34. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 33 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Vorrei adesso proporvi un interessante e curioso confronto tra due banconote. Si tratta delle 500 lire e delle vecchie 1000 lire, entrambe ovviamente non più in circolazione, dall’entrata dell’euro. Osservatele, la domanda che vi pongo è: quale differenza notate tra queste due banconote? Sicuramente qualcuno di voi si sarà soffermato sul colore, l’aspetto, il taglio nominale (uno 100 l’altro 1000), ma in verità la differenza sostanziale è la seguente: la prima banconota è stata emessa dalla Repubblica italiana (lo potete leggere in alto sulla stessa) l’altra dalla Banca d’Italia, ovvero sotto le 500 lire leggiamo “biglietto di Stato a corso legale”, mentre sotto le 1000 lire non c’è una scritta analoga.
  • 35. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 34 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Quelle 500 lire, che sono passate di mano anche a me quando ero bambino, sono state l’unico esperimento di moneta stampata dallo Stato, per cui lo stesso si era auto-finanziato senza chiedere aiuto alla Banca d’Italia. Le stesse ebbero una breve durata come corso legale e vennero stampate sotto il Governo Moro. Purtroppo, sappiamo tutti che fine ha fatto Aldo Moro… Risulterebbe molto facile fare un collegamento tra il fatto che egli abbia autorizzato qualcosa che va fuori dai “poteri forti” e, di conseguenza, sia stato barbaramente ucciso. Negli Stati Uniti un altro personaggio, firmando l’Ordine Esecutivo n. 11110 ripristinò in capo al Governo USA il potere di emettere moneta senza passare attraverso la Federal Reserve: l’allora Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, il quale a novembre stesso anno (proprio dopo l’emanazione di quell’Ordine Esecutivo!) fu assassinato. Ora, se “due indizi fanno una prova”, il resto lo lascio a voi… Questa, magari è una curiosità in più che vi farà riflettere su come arriviamo al debito pubblico e sull’attuale crisi. Avviciniamoci di più ai giorni nostri. L’Italia era uscita dal dopoguerra distrutta, ma gli italiani sono sempre stati lavoratori, creativi, e in un ventennio riuscirono a creare un paese in crescita, quello del boom economico degli anni ’60; quindi possiamo affermare che l’Italia, tutto sommato, era un paese sano. In realtà, anche se noi ricordiamo gli anni ‘80 come positivi, perché gli effetti della crisi si sono visti solo successivamente, l’Italia già nei primi ‘80 aveva un debito pubblico pari al 60% del Pil (mentre oggi siamo al 127%)
  • 36. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 35 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa pari a 141 milioni di euro. Certamente quei 141 milioni di euro nel 1980 non corrispondono a 141 milioni di euro oggi, basti pensare che allora il debito pubblico era il 60% e oggi siamo al 127%: allora erano 141 milioni di euro ed oggi stiamo oltre i 2.000 miliardi, qualcosa deve essere successo, che cosa? Nel 1981 sotto il Governo di Giovanni Spadolini con Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta (dall'ottobre 1980 al dicembre 1982 nel governo di Arnaldo Forlani e nei governi di Spadolini I e II) avvenne il cosiddetto “divorzio tra Stato e Banca d’Italia” (definito così dai giornali), ovvero la fine dell’obbligo dell’acquisto dei bot invenduti da parte della Banca d’Italia, per entrare sul mercato libero europeo. Quindi se la Banca d’italia non è più obbligata ad acquistare titoli di stato, l’Italia è obbligata a metterli sul mercato e se non offre un buon tasso ovviamente nessuno se li compra, allora è costretta ad alzare i tassi di interesse fino ad arrivare a tassi a due cifre (14,15,18%). La Banca d’Italia faceva anche pressioni affinchè i titoli di Stato non venissero comprati ed è quello che succede un pò oggi: lo spread tra btp e bond aumenta quando i titoli di stato vengono iper-venduti, ossia quando si vocifera che l’Italia non sia un paese stabile (le stesse maldicenze che ricordiamo a suo tempo diffuse la Fed), in modo che lo Stato sia costretto, per far comprare i propri titoli, ad alzare il tasso di interesse. Questo favorisce quegli investitori coscienti del fatto che lo Stato è stabile e che possono avere un maggior tasso di interesse remunerato sull’acquisto di titoli di Stato italiani. La politica di questo periodo ha fatto sì che l’Italia sia considerata non sicura, in modo che sia possibile emettere titoli di Stato a tassi più alti, di
  • 37. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 36 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa conseguenza possiamo affermare che la nostra crisi è iniziata nel 1981 quando (con la scusa di entrare nel mercato libero dello SME) la Banca d’Italia è stata scollegata dallo Stato. Probabilmente oggi ne portiamo le conseguenze. Dopo il 1980 vediamo che i tassi schizzarono fino ad arrivare al 10 - 15%, quindi le entrate fiscali riscosse non riuscivano a coprire tali tassi di interesse e aumentò il debito pubblico. Vediamolo in termini grafici. Ci rendiamo conto che nel 1992, dopo 11 anni, il debito pubblico era al 105%, pari a 850 Mln euro, ossia sestuplicato. Fino al 1980 si trovava sotto la soglia del 60%, poi dal 1981 era salito alle stelle (fino al 1994) arrivando al 120%, per poi scendere nuovamente e tornare a salire in questo periodo. Non poteva non verificarsi questa situazione (si tratta della prima grande
  • 38. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 37 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa causa della crisi del debito pubblico) proprio perché a causa di questo “divorzio” Stato/Banca d’Italia, il mancato controllo del tasso di interesse, col quale si indebitava lo stato italiano, fece sì che le entrate fossero molto minori delle uscite e di conseguenza il debito pubblico ebbe un picco. Riassumendo: quando parliamo di crisi non si tratta di qualcosa che nasce adesso, ma è stata creata ad hoc già nel 1982, ma gli effetti si iniziarono a vedere dopo 11 anni (nel 1992) quando il paese viveva una situazione molto simile a quella presente, sia dal punto di vista economico che sociale; di seguito infatti potete trovare alcune notizie che ci appaiono quanto mai attuali.
  • 39. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 38 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Sempre nel’92 Amato diede le dimissioni ed il parlamento non riuscì a formare un nuovo governo politico, perciò il presidente della Repubblica Scalfaro decise di affidare la presidenza del consiglio al Governatore della Banca D’Italia: Carlo Azeglio Ciampi, il quale costituì un Governo tecnico. Guarda caso quello che è successo con Monti alla fine del 2011. La storia si ripete! Prima di lasciare la guida del Governo, Amato fece una serie di operazioni che ci ricordano la recente manovra “lacrime e sangue”, ossia in un week-end decise di attuare un prelievo forzoso sui risparmi degli italiani pari al 6X1000 dei saldi esistenti sul conto corrente (la cosa buffa fu che il prelievo venne fatto senza verificare se si trattasse veramente di risparmi o di un finanziamento per un mutuo appena ottenuto), abolì la Scala Mobile, bloccando quindi i salari, e alzò l’età pensionabile a 65 anni (senza creare però in questo caso esodati!). Nel passaggio Berlusconi-Monti lo spread btp/bund è arrivato a 560 punti base, mentre nel passaggio Amato-Ciampi arrivò a 760 punti base, quindi a giudicare dallo spread, l’Italia era considerata molto meno solida allora rispetto ad oggi. Come uscimmo dalla crisi? Con due importanti mosse: una che probabilmente ripeteremo (perché nei nostri poteri), l’altra che replicheremo solo se l’Europa ce lo permetterà. Si tratta innanzitutto della “svendita del Patrimonio Italia”, dato che, come si evince dalla figura sottostante, lo Stato aveva numerose partecipazioni in aziende nazionali leader nel mondo (un caso su tutti è quello dell’Iri, al settimo posto nella classifica delle maggiori società nel mondo per fatturato, con circa
  • 40. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 39 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 68 miliardi di dollari di vendite, trasformata in società per azioni nel 1992 cessò di esistere dopo 10 anni). Altri esempi più piccoli li ritroviamo in privatizzazioni (e in qualche caso “distruzione” aggiungerei!) di Telecom Italia (passata al gruppo Pirelli), Seat Pagine Gialle (oggi sull’orlo del fallimento), Autogrill e Autostrade Italiane (rilevate dalla famiglia Benetton… forse volevano creare una “veste nuova”…), Alitalia (che venne condotta al fallimento dalla nuova gestione), Acciaierie Ilva
  • 41. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 40 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa finite in mano alla famiglia Riva) e vediamo oggi che sta succedendo a Taranto…; per non parlare poi di quelle eccellenze italiane passate in mano straniere come: Supermercati Gs ai francesi Carrefour, le acciaierie speciali Terni (simbolo della rinascita italiana del dopo guerra) passate al gruppo tedesco Thyssen Krupp e tanti altri esempi che potete trovare nella figura sotto.
  • 42. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 41 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa La seconda mossa che ci fece uscire dalla crisi fu la possibilità di stampare moneta (in quanto possedevamo la sovranità monetaria di Banca Italia) e immettere liquidità nel sistema, infatti grazie alla svalutazione della lira i beni di produzione italiana costarono agli investitori esteri molto meno e arrivarono molti acquisti e commesse che fecero ripartire le nostre aziende. C’è da dire però che la forte svalutazione della lira, amplificata anche da un attacco speculativo nei suoi confronti, comportò la nostra uscita dallo SME (Sistema Monetario Europeo). Chissà se questo potrebbe accadere anche oggi con l’Europa?
  • 43. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 42 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 12. Il Trattato di Maastricht: entriamo in Europa Il 7 febbraio 1992 firmammo la nostra “condanna a morte”: il Trattato di Maastricht (il cui nome deriva da una cittadina olandese che poi sarà la base per la nascita dell’Unione Europea). Questo trattato prevedeva diversi punti, noi esamineremo i 5 fondamentali.  Rapporto tra debito pubblico e Pil non superiore al 60%. Se la mia produzione industriale lorda è pari a 100 euro io non posso indebitarmi oltre 60 euro.  Rapporto tra deficit pubblico e Pil non superiore al 3%. L’indebitamento di cui abbiamo parlato nel punto precedente non può crescere a ritmi superiori del 3% annuo.  Tasso di inflazione non superiore all’1,5% rispetto a quello dei tre paesi più virtuosi.  Tassi di interesse sui Titoli di Stato a lungo termine non superiori al 3% rispetto al tasso medio dei tre paesi più virtuosi. Se prendiamo come riferimento la differenza di interessi tra il bund tedesco ed il btp italiano decennali questa non deve superare la forbice del 3%.  Permanenza negli ultimi 2 anni nello SME senza fluttuazioni della moneta nazionale. Il periodo in questione è quello che parte dal 1990 fino alla firma del Trattato.
  • 44. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 43 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Vogliamo verificare se attualmente l’Italia (in primis) e gli altri paesi aderenti rispettano queste condizioni? Grazie all’ausilio della figura sottostante (relativa a calcoli Eurostat 2011) possiamo renderci conto che per quanto riguarda i primi due punti eravamo fuori dai parametri già dal 2011, oggi la situazione è addirittura peggiorata perché il rapporto tra debito pubblico e Pil è schizzato sopra il 132%. Per quanto riguarda il tasso di inflazione non superiore all’1,5%, questa forse è l’unica regola che stiamo rispettando del trattato di Maastricht. Di seguito vedremo pregi e difetti…
  • 45. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 44 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Per i tassi di interesse a lungo termine non superiori al 3% rispetto al tasso medio dei tre paesi più virtuosi, dopo aver vissuto ampiamente sopra il 3% (con punte vicino al 6%) oggi, grazie alle politiche di austerity e forse a governi filo- tedeschi, siamo rientrati all’interno della condizione richiesta arrivando fino a quota 1,6%. Sull’ultimo punto c’era stata concessa una deroga in quanto, come visto in precedenza, nel 1992 eravamo stati già buttati fuori dallo SME. In conclusione, oggi la parte peggiore della crisi sembra superata perché nel periodo in cui ho realizzato il seminario oggetto di questo e-book risultavamo inadempienti su 4 dei 5 punti previsti dal trattato, mentre oggi il nostro unico problema rimane l’eccessivo rapporto tra debito pubblico e Pil (che per correttezza d’informazione non è salito a causa dell’aumento delle spese pubbliche, ma anche per il crollo della produzione interna lorda). Quindi, come potremmo superare quest’ultimo ostacolo? A mio parere seguendo gli esempi di chi è uscito già dalla crisi, vedi Stati Uniti, ovvero immettendo liquidità nel sistema, stampando moneta. Questo, infatti, comporterebbe una svalutazione della stessa attraendo capitali e risorse estere a favore dei paesi europei. In gergo questa manovra viene chiamata “quantitative easing” (Q.E.). Si tratta di un’operazione che mette in atto una Banca Centrale (nel nostro caso la BCE) per stampare moneta e immettere liquidità nel sistema, tramite l’acquisto con denaro fresco di Titoli di Stato. Ciò consente all’economia di uno Stato (in Europa la situazione è più complessa in quanto ibrida) di avere due vantaggi:
  • 46. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 45 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa  Ricevere denaro con bassi tassi di interesse da poter reinserire nel mercato (ad esempio finanziando le imprese);  Svalutare la propria moneta; Se, ad esempio, raddoppio la quantità di denaro circolante, avrò come effetto il dimezzamento del valore della stessa e, di conseguenza, un euro più debole potrebbe attrarre investimenti esteri per far ripartire l’economia. Se tutto è cosi facile perché non lo si fa? Probabilmente perché abbiamo una Banca Centrale che, in realtà, non è altro che un insieme di tante altre banche centrali (di diversi paesi membri aventi diverse esigenze), ma soprattutto perché nel famoso Trattato di Maastrich del 1992, dove ufficialmente si dava inizio all’Europa, tra i punti cardine del ruolo dell’Unione Europea c’era quello di mantenere l’inflazione sotto la soglia del 2%. Questa regola fu voluta proprio in virtù degli attacchi speculativi subiti in quegli anni, dalle valute dei paesi più deboli, fra cui l’Italia, che comportò l’uscita e il successivo fallimento dello SME (Sistema Monetario Europeo). Ovviamente è sottinteso che l’inflazione è strettamente correlata alla svalutazione di una moneta, in quanto perdendo valore vado ad acquistare beni soprattutto esteri (come il petrolio) ad un prezzo maggiore, creando cosi inflazione.
  • 47. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 46 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Adesso però l’Europa vive un momento di stagnazione che potrebbe trasformarsi in deflazione (l’ultimo dato si aggira intorno allo 0,4%, ben lontano dal limite del 2%) e quindi forse sarebbe opportuno che i nostri governanti si decidessero ad attuare questa manovra.
  • 48. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 47 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 13. Perdita della sovranità monetaria Il 10 marzo 1998 con il Decreto legislativo n. 43 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.61 del 14 marzo 1998) la Banca d’Italia aderì al Sistema Europeo delle Banche Centrali. Da questa data quindi la Banca d’Italia perse la cosiddetta “sovranità monetaria”, ovvero la possibilità di stampare moneta secondo le esigenze e le manovre economiche necessarie al paese.
  • 49. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 48 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa L’art. 2 di tale Decreto Legislativo specifica la partecipazione della Banca d’Italia al SEBC (il Sistema Europeo delle Banche Centrali) attribuendo alla stessa la facoltà di partecipare in qualità di azionista alle politiche della Banca Centrale Europea, ma togliendole il privilegio di poter decidere autonomamente sulle manovre economiche da intraprendere, soprattutto per quanto riguardava la massa monetaria. Oggi l’Italia, quindi, paga personalmente l’eccessiva valutazione dell’euro e non può agire sulla moneta, se non in accordo con gli altri Stati membri.
  • 50. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 49 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa 14. Il contesto attuale Possiamo ora esaminare come diversi paesi abbiano affrontato quella che per molti analisti risulta essere la crisi più grande del secolo, addirittura peggiore di quella del 1929. L’esempio più eclatante possiamo riscontrarlo nel deciso cambio di marcia del Giappone, che con l’elezione del nuovo Governatore della Banca Centrale giapponese ha iniziato un percorso progressivo di svalutazione della moneta, il quale ha attratto capitali esteri e fatto ripartire l’economia dopo più di 20 anni di stagflazione.
  • 51. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 50 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Curiosità: in meno di un anno la Borsa nipponica ha registrato quasi più 50% ed è stata la migliore del 2013. Gli Stati Uniti continuano nella loro politica di svalutazione del dollaro, come fanno dal tempo di Bretton Woods. Se pensiamo che all’entrata dell’euro il cambio era 0,83 (mentre oggi sta a 1,37) vediamo continuare questo trend. Tant’è che gli USA dal 2008 sono usciti totalmente dalla crisi e viaggiano a ritmi importanti, mentre noi dopo la recessione stiamo rischiando la stagflazione. Anche in questo caso i mercati hanno premiato la politica valutaria, riportando il Down Jones ai massimi del 2000. Nella seguente immagine possiamo vedere proprio la differente politica attuata dai diversi paesi nel rapporto con gli Stati Uniti, che hanno tempestivamente e drasticamente tagliato i tassi fino a portarli allo zero per favorire le imprese, mentre l’Europa, oltre a essere partita in ritardo, ha usato una politica più accomodante che ancora non ha prodotto i suoi frutti..
  • 52. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 51 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa La fotografia realizzata dallo studio di Nomura ci mostra che, tra i paesi presi in considerazione, solo la Germania ha un vantaggio economico da questo cambio, molti paesi si avvicinano, ma altri (come l’Italia) sono molto penalizzati. L’attuale studio mostra come lo 0,97 di cambio stimato per l’Italia penalizza le esportazioni nel nostro bel paese, in quanto gli investitori esteri pagano i prodotti acquistati con un sovrapprezzo del 30% rispetto all’attuale cambio. Speriamo che nei prossimi mesi i nostri governanti decidano di intraprendere manovre monetarie le quali portino ad un deprezzamento dell’euro nei confronti delle altre valute, per far sì che anche il nostro vecchio continente possa finalmente ritrovare una ripresa economica.
  • 53. http://www.rossettiandrea.it https://www.linkedin.com/in/andrearossettiefa 52 https://it-it.facebook.com/andrearossettiefa https://twitter.com/rossetti_efa Conclusioni Nel viaggio compiuto da questo mio e-book dal baratto al debito pubblico abbiamo visto come (attraverso il cambiamento del punto di vista su determinati eventi) si possa capire meglio la dinamica di debito pubblico esistente in Italia, il quale è nato probabilmente per tornaconti politici di qualche grande potere che ha tutto l’interesse affinchè la crisi non solo si presenti, ma si ripeta nel tempo; innanzitutto, per comprare il patrimonio italiano a poco prezzo e poi per guidare la finanza mondiale, tenendo sotto controllo tutti i mercati.