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panopticon
Il fi losofo e riformatore politico inglese Jeremy Bentham 
(1748-1832) concepì nel 17911 un carcere modello che, 
secondo lui, era molto più economico e funzionale della 
deportazione dei condannati in lontane isole coloniali. 
Nel suo carcere modello un solo guardiano, collocato in 
una torre centrale, avrebbe potuto controllare i detenuti 
in tutte le celle, collocate in cerchio con la porta nella 
parte interna del cerchio e una fi nestra per dare luce 
sulla parete esterna. I detenuti non potevano vedere 
gli altri carcerati, né – grazie ad un ingegnoso gioco di 
luce e controluce - il guardiano, che invece aveva una 
completa vista sulla loro vita all’interno delle celle, e 
anche sull’attività dei secondini suoi sottoposti. 
Di qui il nome “Panopticon”, colui che può vedere tutto. 
I prigionieri non sapevano mai se il guardiano li stava 
osservando o no. 
Nel primitivo progetto, il guardiano poteva collegarsi 
alle celle anche “in audio”, grazie a tubi di metallo che 
gli permettevano di ascoltare e di impartire ordini. 
Questo dettaglio fu poi tralasciato perché nel tubo
conduttore dell’audio non era garantita l’unidirezionalità 
della comunicazione propria di tutto il dispositivo. Per 
fare il guardiano non occorrono particolari qualità: 
basta guardare. La famiglia del guardiano, ospitata nella 
torre, collabora alla sorveglianza e, aggiunge l’utilitarista 
Bentham, non costa nulla all’Amministrazione. 
Secondo Bentham la struttura architettonica del 
Panopticon si poteva applicare a quasi tutti gli edifi ci 
pubblici ma in effetti è stata utilizzata soprattutto in 
istituzioni repressive: carceri e manicomi. 
La sua applicazione è stata sempre controversa e 
lo stesso Bentham, che pure si indebitò per vedere 
realizzata la sua creatura, esercitò sì una grande 
infl uenza, ma non vide compiutamente applicata la 
sua idea in vita; i Panopticon più puri sorgono alla fi ne 
dell’Ottocento (in Olanda: Breda, Haarlem e Arnheim) 
e nel Novecento (Stateville in Usa). Tutti ancora 
funzionanti. 
Oggi le telecamere a circuito chiuso rendono la forma 
del carcere irrilevante.
padiglione Conolly 
Siena
Inaugurato il 6 Dicembre del 1818, il manicomio di 
Siena “San Niccolò” è da considerarsi una struttura 
manicomiale fra le più vecchie della Toscana. 
La parte architettonica dell’edifi cio sicuramente più 
particolare è il padiglione “Conolly”. 
Questa area destinata ad accogliere i pazienti più 
gravi, i “clamorosi”, è un esempio di Panopticon, 
struttura di base circolare che dava la possibilità ad 
un unico sorvegliante di vigilare su tutti i pazienti. Il 
grande manicomio senese era molto famoso, e compare 
anche in un sogno di Sigmund Freud riportato nella sua 
Traumdeutung (L’interpretazione dei sogni). 
Il manicomio “San Niccolò” è famoso anche grazie 
all’operato svolto dal direttore Carlo Livi, ruolo ricoperto 
dal 1858 al 1873, il quale dichiarò che il lavoro era uno 
strumento per il recupero delle persone malate di mente. 
La maggior parte dei degenti lavorava nella colonia 
agricola e, per coloro che svolgevano un lavoro
differente, fu creata una vera e propria “città” con 
strutture dove venivano svolti lavori di carattere 
artigianale. Il Conolly ha la forma di un parziale ferro 
di cavallo. Negli anni Novanta del Novecento, dopo un 
lungo abbandono, è stato stravolto dall’insediamento 
della Facoltà di Ingegneria dell’Università e ulteriormente 
degradato. Un singolare paradosso. Adesso è in corso di 
valorizzazione.
San Vittore 
Milano
Nel dibattito ottocentesco sulle forme carcerarie si 
andava affermando la convinzione secondo cui la 
promiscuità poteva favorire l’attitudine a delinquere 
e impedire il ravvedimento dei singoli. Seguendo una 
fi losofi a tesa a un controllo sempre più razionalizzato dei 
detenuti, si cominciavano a progettare carceri dotati di 
celle singole, per questo detti “cellulari o cellari”. 
Il 24 giugno 1879 fu inaugurato il nuovo carcere 
cellulare, l’attuale carcere di San Vittore, per trasferirvi 
la sede del carcere giudiziario. Nel nuovo carcere 
vennero trasportati 577 detenuti che si trovavano negli 
altri stabilimenti milanesi. Il carcere fu costruito sul 
modello inglese, cosiddetto panottico, con un corpo 
centrale e sei bracci che si dipartivano da esso. 
Il nuovo edifi cio occupava un’area di forma pentagonale 
di 49.695 mq perfettamente isolato e circondato da 
muro di cinta ai cui vertici si trovavano cinque torrette 
ad uso di garitta. 
Il complesso era costituito da tre distinti corpi di 
fabbrica: uno anteriore verso piazza Filangieri destinato
agli uffi ci e agli alloggi del personale; uno intermedio 
con diverse destinazioni (tra cui uffi ci della direzione 
carceraria, parlatori, magazzini, bagni e infermerie, ecc.); 
e il terzo di forma panottica per le celle dei detenuti. 
Al centro di quest’ultimo si trovava una grande rotonda, 
da cui si diramavano sei raggi, contenenti ognuno 100 
celle disposte su tre piani. 
Nei cortili erano distribuite otto cosiddette “rose di 
passeggio” a pianta circolare per l’ora d’aria dei detenuti.
carcere di Santo Stefano 
Siena
S. Stefano fu scelta per la costruzione di un carcere 
che rispondesse agli, allora, imperanti dettami della 
salvaguardia della società “sana”, mediante l’isolamento 
dei colpevoli ai fi ni dell’espiazione della “giusta pena”. 
La costruzione dell’ergastolo fu l’ultimo atto della 
sistemazione urbanistica delle isole pontine, voluta da 
Ferdinando IV di Borbone. 
L’artefi ce materiale della realizzazione del carcere fu 
l’architetto Francesco Carpi. 
Secondo il Tricoli l’inaugurazione uffi ciale dell’ergastolo, 
non ancora però ultimato, sarebbe avvenuta il 26 
Settembre 1795 con l’invio di un primo contingente di 
detenuti, circa 200. 
I lavori furono ultimati nel 1797: solo allora, il 
penitenziario poté allargare la propria capienza alle 600 
persone previste dal progetto di Carpi; ma già in pieno 
XIX secolo si potevano contare quasi 900 detenuti. 
La costruzione si presenta, come una struttura a ferro di 
cavallo, chiusa anteriormente da un grande avancorpo
con padiglioni quadrilateri alle estremità, torri cilindriche 
mediane e cortile interno. 
Lungo il perimetro del ferro di cavallo si aprono, su tre 
ordini sovrapposti, 99 celle, rettangolari le quali furono, 
successivamente, ridotte alla metà per raddoppiarne il 
numero. 
Dopo la seconda guerra mondiale, S. Stefano riprese 
la sua normale funzione di carcere giudiziario 
per ergastolani fi nchè, il 2 Febbraio del 1965, fu 
defi nitivamente chiuso.
prigione di Kilmainham 
Dublino
La prigione di Kilmainham, a Dublino, fu costruita nel 
1796 con l’intento di sostituire la “vecchia prigione” 
situata nello stesso luogo a circa 50 metri di distanza 
della nuova. Non vi erano stanze di isolamento e in ogni 
cella potevano starci fi no a 5 persone. Come potrete 
immaginare non vi era ne luce elettrica e ne tantomeno 
riscaldamento e/o fi nestre da isolare i prigionieri durante 
il freddo Inverno Irlandese di allora. 
Per ogni cella veniva distribuita una candela che doveva 
durare una settimana. Questa candela fungeva da luce e 
da riscaldamento. Cosa improponibile. 
Non era diffi cile trovare in prigione bambini di tenera 
età, visto che era reato rubare, tipo un pezzo di pane 
o verdura per sopravvivere e quindi venivano arrestati 
e portati in cella. Durante la visita guidata infatti 
vedrete una grata che serviva a separare i visitatori dai 
carcercati, con un apertura bassa.
Quella era l’apertura dove il bambino poteva parlare alla 
persona che lo veniva a trovare. 
Il 1924 segna la chiusura della prigione e da quel 
momento non verrà più usata. Adesso è in funzione la 
prigione di Mountjoy a Dublino, poco distante dal centro. 
Alcuni nomi famosi che hanno fatto la storia dell’Irlanda 
e che sono stati incarcerati sono ad esempio: Charles 
Stewart Parnell (1881), Éamon de Valera (1916), Joseph 
Plunkett (1916), Thomas Clarke (1916), mentre James 
Connolly fu giustiziato qua il 12 Maggio 1916 ma non 
incarcerato. 
Parlando di fi lms Irlandesi sicuramente questi luoghi 
vi saranno familiari se avrete visto “In the name of the 
Father” oppure “Michael Collins”.
penitenziario di Ibagué
Il penitenziario di Ibagué fu costruito a partire dal 1892, 
secondo le direttive di Jeremy Bentham e su disegno 
dell’architetto inglese William Blackburn. A pianta 
cruciforme la struttura carceraria originaria rispettava 
perfettamente le caratteristiche di un Panoptico. 
La prima sua occupazione viene fatta risalire al 1902. 
Il Panoptico di Ibagué fu costruito su un’area di circa 3 
ettari, fuori dal centro abitato, nel quartiere Belén, vicino 
al Parco Murillo Toro e a Plaza de Bolivar, centro politico 
e sociale della città sin dalle sue origini che risalgono al 
secolo XVI. 
La struttura originaria di Ibagué era caratterizzata 
da quattro corridoi lunghi 70 metri e larghi circa 6 
sviluppati su due livelli. In ogni corridoio e su ciascun 
livello, per ogni lato, si aprivano 13 celle. Lo spazio 
centrale era destinato ai servizi di controllo. 
A seguito dell’aumento della popolazione all’interno del 
penitenziario, in epoche differenti, sono state apportate 
una serie di modifi che, prevedendo anche l’aggiunta di
nuovi volumi che non hanno però alterato la struttura 
originaria. Ad esempio il doppio ordine di celle è stato 
ulteriormente suddiviso in 4 livelli ed una parte della 
struttura cruciforme è stata completamente separata 
dal resto con un alto muro per realizzare la sezione 
femminile. 
Il 31 luglio 1998 il Ministero della Cultura ha vincolato 
l’edifi cio inserendolo nel gruppo del Patrimonio 
Architettonico Nazionale della Colombia.
presidio Modelo 
Cuba
Nell’ Isla de la Juventud, un’isola immersa nel verde 
intenso di pini marittimi e palme panciute, dove ci si 
sposta ancora con i cavalli e dove il bestiame pascola 
liberamente ai bordi delle strade, sorge uno degli edifi ci 
più severi di tutta Cuba: il Presidio Modelo, un grande 
carcere composto da 4 edifi ci circolari, alti ognuno 5 
piani, in grado di ospitare circa 5.000 prigionieri. 
Questo carcere è famoso perché qui furono rinchiusi 
nel 1953 Fidel Castro e i suoi compagni protagonisti 
dell’assalto alla Caserma Moncada a Santiago de Cuba. 
Il carcere fu costruito nel 1931 dal dittatore Machado per 
rinchiudere tutti gli oppositori del regime. Esso sorge 
nel mezzo di una vasta radura deserta, in modo che da 
pochi posti d’osservazione si potesse controllare tutto 
quello che succedeva nell’area. Ciascuno dei 4 cilindri 
del carcere fu costruito in modo che le celle fossero 
tutte sulla parete esterna dell’edifi cio e senza porta. Nel
mezzo del cilindro c’è una torre con delle feritoie nella 
quale il secondino entrava da una galleria sotterranea in 
modo che non potesse mai essere visto dai detenuti. 
Oggi all’interno del carcere si trovano il Museo Storico 
della Rivoluzione, e un’interessante mostra fotografi ca.
penitenziario di Rahway 
New Jersey
carcere di Arnhem 
Olanda
penitenziario di Breda 
Olanda
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Olanda
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Al di là del muro

  • 1. > panopticon > carceri d’italia > carceri del mondo
  • 3. Il fi losofo e riformatore politico inglese Jeremy Bentham (1748-1832) concepì nel 17911 un carcere modello che, secondo lui, era molto più economico e funzionale della deportazione dei condannati in lontane isole coloniali. Nel suo carcere modello un solo guardiano, collocato in una torre centrale, avrebbe potuto controllare i detenuti in tutte le celle, collocate in cerchio con la porta nella parte interna del cerchio e una fi nestra per dare luce sulla parete esterna. I detenuti non potevano vedere gli altri carcerati, né – grazie ad un ingegnoso gioco di luce e controluce - il guardiano, che invece aveva una completa vista sulla loro vita all’interno delle celle, e anche sull’attività dei secondini suoi sottoposti. Di qui il nome “Panopticon”, colui che può vedere tutto. I prigionieri non sapevano mai se il guardiano li stava osservando o no. Nel primitivo progetto, il guardiano poteva collegarsi alle celle anche “in audio”, grazie a tubi di metallo che gli permettevano di ascoltare e di impartire ordini. Questo dettaglio fu poi tralasciato perché nel tubo
  • 4. conduttore dell’audio non era garantita l’unidirezionalità della comunicazione propria di tutto il dispositivo. Per fare il guardiano non occorrono particolari qualità: basta guardare. La famiglia del guardiano, ospitata nella torre, collabora alla sorveglianza e, aggiunge l’utilitarista Bentham, non costa nulla all’Amministrazione. Secondo Bentham la struttura architettonica del Panopticon si poteva applicare a quasi tutti gli edifi ci pubblici ma in effetti è stata utilizzata soprattutto in istituzioni repressive: carceri e manicomi. La sua applicazione è stata sempre controversa e lo stesso Bentham, che pure si indebitò per vedere realizzata la sua creatura, esercitò sì una grande infl uenza, ma non vide compiutamente applicata la sua idea in vita; i Panopticon più puri sorgono alla fi ne dell’Ottocento (in Olanda: Breda, Haarlem e Arnheim) e nel Novecento (Stateville in Usa). Tutti ancora funzionanti. Oggi le telecamere a circuito chiuso rendono la forma del carcere irrilevante.
  • 6. Inaugurato il 6 Dicembre del 1818, il manicomio di Siena “San Niccolò” è da considerarsi una struttura manicomiale fra le più vecchie della Toscana. La parte architettonica dell’edifi cio sicuramente più particolare è il padiglione “Conolly”. Questa area destinata ad accogliere i pazienti più gravi, i “clamorosi”, è un esempio di Panopticon, struttura di base circolare che dava la possibilità ad un unico sorvegliante di vigilare su tutti i pazienti. Il grande manicomio senese era molto famoso, e compare anche in un sogno di Sigmund Freud riportato nella sua Traumdeutung (L’interpretazione dei sogni). Il manicomio “San Niccolò” è famoso anche grazie all’operato svolto dal direttore Carlo Livi, ruolo ricoperto dal 1858 al 1873, il quale dichiarò che il lavoro era uno strumento per il recupero delle persone malate di mente. La maggior parte dei degenti lavorava nella colonia agricola e, per coloro che svolgevano un lavoro
  • 7. differente, fu creata una vera e propria “città” con strutture dove venivano svolti lavori di carattere artigianale. Il Conolly ha la forma di un parziale ferro di cavallo. Negli anni Novanta del Novecento, dopo un lungo abbandono, è stato stravolto dall’insediamento della Facoltà di Ingegneria dell’Università e ulteriormente degradato. Un singolare paradosso. Adesso è in corso di valorizzazione.
  • 9. Nel dibattito ottocentesco sulle forme carcerarie si andava affermando la convinzione secondo cui la promiscuità poteva favorire l’attitudine a delinquere e impedire il ravvedimento dei singoli. Seguendo una fi losofi a tesa a un controllo sempre più razionalizzato dei detenuti, si cominciavano a progettare carceri dotati di celle singole, per questo detti “cellulari o cellari”. Il 24 giugno 1879 fu inaugurato il nuovo carcere cellulare, l’attuale carcere di San Vittore, per trasferirvi la sede del carcere giudiziario. Nel nuovo carcere vennero trasportati 577 detenuti che si trovavano negli altri stabilimenti milanesi. Il carcere fu costruito sul modello inglese, cosiddetto panottico, con un corpo centrale e sei bracci che si dipartivano da esso. Il nuovo edifi cio occupava un’area di forma pentagonale di 49.695 mq perfettamente isolato e circondato da muro di cinta ai cui vertici si trovavano cinque torrette ad uso di garitta. Il complesso era costituito da tre distinti corpi di fabbrica: uno anteriore verso piazza Filangieri destinato
  • 10. agli uffi ci e agli alloggi del personale; uno intermedio con diverse destinazioni (tra cui uffi ci della direzione carceraria, parlatori, magazzini, bagni e infermerie, ecc.); e il terzo di forma panottica per le celle dei detenuti. Al centro di quest’ultimo si trovava una grande rotonda, da cui si diramavano sei raggi, contenenti ognuno 100 celle disposte su tre piani. Nei cortili erano distribuite otto cosiddette “rose di passeggio” a pianta circolare per l’ora d’aria dei detenuti.
  • 11. carcere di Santo Stefano Siena
  • 12. S. Stefano fu scelta per la costruzione di un carcere che rispondesse agli, allora, imperanti dettami della salvaguardia della società “sana”, mediante l’isolamento dei colpevoli ai fi ni dell’espiazione della “giusta pena”. La costruzione dell’ergastolo fu l’ultimo atto della sistemazione urbanistica delle isole pontine, voluta da Ferdinando IV di Borbone. L’artefi ce materiale della realizzazione del carcere fu l’architetto Francesco Carpi. Secondo il Tricoli l’inaugurazione uffi ciale dell’ergastolo, non ancora però ultimato, sarebbe avvenuta il 26 Settembre 1795 con l’invio di un primo contingente di detenuti, circa 200. I lavori furono ultimati nel 1797: solo allora, il penitenziario poté allargare la propria capienza alle 600 persone previste dal progetto di Carpi; ma già in pieno XIX secolo si potevano contare quasi 900 detenuti. La costruzione si presenta, come una struttura a ferro di cavallo, chiusa anteriormente da un grande avancorpo
  • 13. con padiglioni quadrilateri alle estremità, torri cilindriche mediane e cortile interno. Lungo il perimetro del ferro di cavallo si aprono, su tre ordini sovrapposti, 99 celle, rettangolari le quali furono, successivamente, ridotte alla metà per raddoppiarne il numero. Dopo la seconda guerra mondiale, S. Stefano riprese la sua normale funzione di carcere giudiziario per ergastolani fi nchè, il 2 Febbraio del 1965, fu defi nitivamente chiuso.
  • 15. La prigione di Kilmainham, a Dublino, fu costruita nel 1796 con l’intento di sostituire la “vecchia prigione” situata nello stesso luogo a circa 50 metri di distanza della nuova. Non vi erano stanze di isolamento e in ogni cella potevano starci fi no a 5 persone. Come potrete immaginare non vi era ne luce elettrica e ne tantomeno riscaldamento e/o fi nestre da isolare i prigionieri durante il freddo Inverno Irlandese di allora. Per ogni cella veniva distribuita una candela che doveva durare una settimana. Questa candela fungeva da luce e da riscaldamento. Cosa improponibile. Non era diffi cile trovare in prigione bambini di tenera età, visto che era reato rubare, tipo un pezzo di pane o verdura per sopravvivere e quindi venivano arrestati e portati in cella. Durante la visita guidata infatti vedrete una grata che serviva a separare i visitatori dai carcercati, con un apertura bassa.
  • 16.
  • 17. Quella era l’apertura dove il bambino poteva parlare alla persona che lo veniva a trovare. Il 1924 segna la chiusura della prigione e da quel momento non verrà più usata. Adesso è in funzione la prigione di Mountjoy a Dublino, poco distante dal centro. Alcuni nomi famosi che hanno fatto la storia dell’Irlanda e che sono stati incarcerati sono ad esempio: Charles Stewart Parnell (1881), Éamon de Valera (1916), Joseph Plunkett (1916), Thomas Clarke (1916), mentre James Connolly fu giustiziato qua il 12 Maggio 1916 ma non incarcerato. Parlando di fi lms Irlandesi sicuramente questi luoghi vi saranno familiari se avrete visto “In the name of the Father” oppure “Michael Collins”.
  • 19. Il penitenziario di Ibagué fu costruito a partire dal 1892, secondo le direttive di Jeremy Bentham e su disegno dell’architetto inglese William Blackburn. A pianta cruciforme la struttura carceraria originaria rispettava perfettamente le caratteristiche di un Panoptico. La prima sua occupazione viene fatta risalire al 1902. Il Panoptico di Ibagué fu costruito su un’area di circa 3 ettari, fuori dal centro abitato, nel quartiere Belén, vicino al Parco Murillo Toro e a Plaza de Bolivar, centro politico e sociale della città sin dalle sue origini che risalgono al secolo XVI. La struttura originaria di Ibagué era caratterizzata da quattro corridoi lunghi 70 metri e larghi circa 6 sviluppati su due livelli. In ogni corridoio e su ciascun livello, per ogni lato, si aprivano 13 celle. Lo spazio centrale era destinato ai servizi di controllo. A seguito dell’aumento della popolazione all’interno del penitenziario, in epoche differenti, sono state apportate una serie di modifi che, prevedendo anche l’aggiunta di
  • 20. nuovi volumi che non hanno però alterato la struttura originaria. Ad esempio il doppio ordine di celle è stato ulteriormente suddiviso in 4 livelli ed una parte della struttura cruciforme è stata completamente separata dal resto con un alto muro per realizzare la sezione femminile. Il 31 luglio 1998 il Ministero della Cultura ha vincolato l’edifi cio inserendolo nel gruppo del Patrimonio Architettonico Nazionale della Colombia.
  • 22. Nell’ Isla de la Juventud, un’isola immersa nel verde intenso di pini marittimi e palme panciute, dove ci si sposta ancora con i cavalli e dove il bestiame pascola liberamente ai bordi delle strade, sorge uno degli edifi ci più severi di tutta Cuba: il Presidio Modelo, un grande carcere composto da 4 edifi ci circolari, alti ognuno 5 piani, in grado di ospitare circa 5.000 prigionieri. Questo carcere è famoso perché qui furono rinchiusi nel 1953 Fidel Castro e i suoi compagni protagonisti dell’assalto alla Caserma Moncada a Santiago de Cuba. Il carcere fu costruito nel 1931 dal dittatore Machado per rinchiudere tutti gli oppositori del regime. Esso sorge nel mezzo di una vasta radura deserta, in modo che da pochi posti d’osservazione si potesse controllare tutto quello che succedeva nell’area. Ciascuno dei 4 cilindri del carcere fu costruito in modo che le celle fossero tutte sulla parete esterna dell’edifi cio e senza porta. Nel
  • 23. mezzo del cilindro c’è una torre con delle feritoie nella quale il secondino entrava da una galleria sotterranea in modo che non potesse mai essere visto dai detenuti. Oggi all’interno del carcere si trovano il Museo Storico della Rivoluzione, e un’interessante mostra fotografi ca.