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LE AVANGUARDIE FIGURATIVE
Termine (dal francese avant-garde = prima della guardia) designante la parte di un esercito che
procede avanzato in rapporto al grosso delle truppe.
Le avanguardie traggono, quindi, il loro nome dal lessico militare: esse rappresentano il drappello
di soldati che vanno in avanscoperta e aprono la strada a coloro che verranno dopo.
Esse rappresentano quindi la fase dello sperimentalismo cui seguirà dopo la carneficina della
Prima guerra mondiale un più o meno desiderio di ritorno ad un’arte memore della tradizione del
passato (il cosiddetto ritorno all’ordine, soprattutto in Italia con lo stile Novecento) o comunque più
legata ad una figuratività più tradizionale.
A partire dalla fine del XIX secolo, la parola avanguardia è stata usata metaforicamente per
caratterizzare i movimenti letterari ed artistici che volevano essere più "avanti" rispetto ai
contemporanei. In particolare ritenevano "moderno" rompere con la tradizione e criticare
chi imitava i "classici".
La Guerra dal 1914 al 1918 non solo arresta l’attività degli architetti, ma le distruzioni belliche e
soprattuto l’arresto delle attività produttive durante la Guerra pongono gravi danni e urgenti compiti
di ricostruzione.
I Movimenti per la riforma delle arti figurative includono fondamentalmente degli
esperimenti di tipo artistico, ma l’architettura finisce per assorbire l’arte e renderla una delle
sue componenti.
I movimenti d’avanguardia finiscono per rappresentare due opposte direzioni:
1. si perde la fiducia in qualsiasi sistemazione teoriche, precipitando l’esperienza
artistica nell’anarchia,
2. oppure si cerca di sistemare i risultati delle ricerche precedenti su solide
basi,oggettive, per cotruire un linguaggio di portata generale.
In architettura fanno parte di questa fase in particolare
l’Espressionismo, il Futurismo, il Costruttivismo russo.
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ESPRESSIONISMO
Il termine Espressionismo viene comunemente utilizzato nel campo delle arti figurative e
della letteratura in riferimento a movimenti d’avanguardia che si sono sviluppati in
Germania a partire dai primi anni ’20 del Novecento.
In architettura la stessa denominazione è utilizzata per raggruppare diversi architetti,
attivi nei Paesi Bassi e in Germania nel periodo tra il 1910 e il il 1925, accomunati
dall’utilizzo di un linguaggio che, seppur in opposizione all’eclettismo ottocentesco, si
contrappone alla tendenza razionalista-funzionalista di quegli anni.
Secondo alcuni storici d’architettura, le radici dell’Espressionismo sono da ricercarsi nel
Deutscher Werkbund.
Da un lato, infatti, l’architettura industriale, con le sue forme semplici ed essenziali e
con l’utilizzo di nuovi materiali, aveva influenzato l’opera di architetti razionalisti come
Gropius e Le Corbusier; dall’altro, i volumi inusuali dei padiglioni industriali avevano
favorito l’evoluzione di una tendenza “antirazionale”, evidenziata in opere dal forte
impatto espressivo, con forme sinuose e molto articolate.
Il linguaggio espressionista si manifesta anche nella rielaborazione di forme presenti in
natura come spirali, curve, cristalli o in opere in cui le valenze espressive di particolari
materiali, come il mattone o il vetro, vengono enfatizzate sulle superfici esterne.
I critici contemporanei hanno evidenziato qualche difficoltà a classificare le
architetture espressioniste distinguendole da quelle razionaliste e moderne;
inoltre nell'ambito dell'architettura espressionista si fatica a rintracciare elementi
comuni visto che non venne elaborato uno stile od un linguaggio comune.
Il collante che lega l'architettura espressionista è individuabile:
- nella critica verso i rapporti volumetrici classici
- nella gerarchia tra gli elementi principali e secondari, strutturali e decorativi
dell'architettura tradizionale.
L'influenza espressionista si può rilevare nelle opere di Bruno Taut, Van de Velde e
soprattutto in quelle di Hans Poelzig, basti citare il Teatro Grande berlinese (1922)
Nell'architettura, il lavoro di Erich Mendelsohn appartiene a questa categoria. Un
importante esempio della sua opera è la torre Einstein a Potsdam, in Germania.
Altrettanto interessante è la Chilehaus di Amburgo, capolavoro del meno conosciuto
architetto Fritz Höger.
Dal 1919 al 1926 il movimento espressionista divampa fin quasi ad esaurire nuovi
soluzioni.
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HANS POELZIG
Hans Poelzig (Berlino, 30 aprile 1869 – Berlino, 14 giugno 1936) è stato un architetto,
designer e scenografo tedesco.
Poelzig era stato un membro del Deutscher Werkbund.
Verso la metà degli anni 20, con gli architetti di Weimar fra i quali Bruno Taut e Ernst
May, Poelzig aveva seguito gli sviluppi dell'Architettura espressionista e della Neue
Sachlichkeit (Nuova oggettività).
Nel 1927 aveva partecipato con un suo progetto alla prima importante realizzazione
International Style, il quartiere Weissenhof a Stoccarda.
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BRUNO TAUT
Bruno Taut, può essere annoverato tra i grandi architetti della prima metà del Novecento.
Nel 1912 vinse il concorso per il padiglione della Deutschen Stahlwerksverband a Lipsia
ottenendo un grande successo.
Del 1914 è invece il padiglione noto come Glaspavillon, (il padiglione per l’industria
vetraria al Werkbund di Colonia) che ebbe una ancora maggiore risonanza.
Nel 1918 divenne direttore della Arbeitsrat für Kunst e fondò la rivista “Frühlicht”.
Dal 1921 al 1924 fu impegnato come Stadtbaurat a Magdeburgo progettando alloggi
popolari oltre ad intraprendere iniziative quali la "Magdeburgo colorata", operazione di
rinnovamento urbano che sfruttava la ricoloritura delle facciate, affidandole ad artisti.
Dal 1924 al 1932 fu impegnato, quale direttore dei programmi residenziali della GEHAG a
Berlino, portando a termine grandi quartieri satelliti - Siedlung - (costruirà qualcosa come
20.000 alloggi).
Nel 1931 divenne professore alla università tecnica di Berlino.
Nel 1932 compì un soggiorno a Mosca. Tornato in Germania, inizia un esilio, dovuto
all’ascesa di Hitler a seguito della quale entra nelle liste dei ricercati politici, che lo porta
prima in Giappone, dal 1933 al 1936, e dopo, dal '36 al '38 in Turchia. In questo ultimo
periodo fu poco operativo, produsse, però, una notevole ricerca e formazione nei paesi
che lo ricevono. Nel 1938 si spegne, all’età di 58 anni, ad Istanbul.
Oltre ad un’attività professionale tra le più intense Bruno Taut è anche autore di una
grande produzione teorica, sviluppata durante l’intera carriera, testimoniata da ampi
riconoscimenti, che gli valsero anche la cattedra universitaria, e da una vasta quantità di
libri ed articoli.
Lo stile di Bruno Taut si sviluppa in due principali fasi:
1. La prima si iscrive nel fenomeno dell'Espressionismo tedesco, interpretandone il lato
architettonico nella maniera forse più pregnante. Il Glaspavilion sembra essere diretto
riscontro dell'utopica Glasarkitektur di Paul Scheerbart, visioni che fondono una
idea del futuro fondato sulla rivoluzione industriale, di cui il vetro è preso ad
elemento emblematico, con un approccio mistico tardoromantico.
Il suo libro più celebre di questo periodo, la Alpine Architektur (1917), prospetta
infatti l'idea di una architettura fantastica, trasparente ed utopistica nella cornice
alpina, sviluppando nella natura quello che l'architetto Wassili Luckhardt sviluppa
per la città (La Torre della Gioia). In questa fase, Taut è attivo anche a livello
teorico, con la creazione del concetto di Stadtkronen città corone intese come
simbolo culmine dell'identità civica.
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2. Nel primo dopoguerra, con nuovi e vasti incarichi, la poetica di Taut prende un'altra
direzione, allineandosi al Funzionalismo. Taut sentì presto l'esigenza di una
architettura che accogliesse pienamente le istanze della vita contemporanea. Tuttavia
egli non partecipò ai CIAM e, di fatto, non aderì mai alle espressioni più estreme del
Movimento Moderno, dichiarando, in certi casi, la sua aperta critica.
Il suo approccio al funzionalismo fu assoluto nella presa di coscienza della vita
contemporanea ma moderato nell'uso del linguaggio, che accoglieva elementi della
tradizione. Si potrebbe affermare che Taut incarni il paradosso di un architetto
pienamente funzionalista ma non moderno.
Infine, è rilevante l'interesse che questo architetto ebbe per il colore in architettura, non
solo con la succitata operazione magdebughese, ma soprattutto applicando egli stesso
una colorazione dei suoi edifici, con un originale risultato di controllo e, a volte,
smaterializzazione dei volumi.
Glaspavillon
Progetto di Bruno Taut per l'esposizione del Werkbund di Colonia del 1914.
Il padiglione era costituito da una struttura in calcestruzzo e rivestito di vetro; la copertura
era costituita anch'essa da una cupola di vetro con inseriti all'interno dei prismi colorati che
producevano, con la luce solare, l'effetto di un grande cristallo.
Sulle pareti interne vi erano riprodotti degli aforismi del poeta e scrittore Paul
Scheerbart (Danzica 1863 - Berlino 1915) ispiratore, con altri, dell'architettura
espressionista e mentore di Taut.
"I tempi nuovi ci portano il vetro.
Ci fa pena la cultura del mattone.
Senza un palazzo di vetro
La vita è una condanna."
Scheerbart si immaginava nei suoi romanzi, molto amati dagli espressionisti, una nuova
civiltà, più elevata, in armonia con il cosmo:
"La nostra civiltà è in certo qual modo il prodotto della nostra architettura. Se vogliamo
portare la nostra civiltà a un più alto livello, siamo costretti nel bene e nel male a
trasformare la nostra architettura. E questo ci sarà possibile soltanto se riusciremo a
eliminare dagli spazi in cui viviamo il loro carattere di chiusura".
Per far questo era necessario, secondo Scheerbart, costruire delle nuove architetture,
aperte, che lasciavano penetrare la luce del sole, della luna e delle stelle, non solo dalle
finestre ma anche dalle pareti.
Nel 1914 Paul Scheerbart scrisse il libro "Architettura di vetro" (Glasarchitektur,
Berlino, 1914) che divenne una sorta di breviario per gli architetti espressionisti.
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ERICH MENDELSOHN
Erich Mendelsohn (Allenstein, 21 marzo 1887 – San Francisco, 15 settembre 1953) è
stato un architetto tedesco del XX secolo conosciuto per i suoi edifici espressionisti.
Si afferma in età giovanile grazie alla realizzazione fra il 1918 e il 1924 della "Torre
Einstein" a Potsdam.
La torre (Einsteinturm in tedesco), progettata come edificio - telescopio, è un
osservatorio astrofisico costruito per contenere strumenti concepiti dall'astronomo
Erwin Finlay-Freundlich al fine di effettuare esperimenti ed osservazioni tese a
confermare per via sperimentale la Teoria della relatività sviluppata da Einstein.
Costruita sul pendio di un'altura morenica (Telegrafenberg o "collina del telegrafo") la torre
è alta 94 metri e domina la periferia di Potsdam, nell'ambito del Wissenschaftspark Albert
Einstein (Parco scientifico Albert Einstein).
L'edificio è caratterizzato da una forma fortemente plastica e gli ha permesso di
configurarsi come l'edificio più famoso della corrente espressionista.
In questi anni l'unico materiale edile che liberasse l'architettura dal vincolo dello squadro e
dei piani sovrapposti era il cemento.
Il problema in questo caso era creato della particolare forma che complica la costruzione
di cassaforme che contenessero la colata di c.l.s ecco che venne realizzata in mattoni con
rivestimento cementizio.
Il primo progetto dell'edificio fu redatto attorno al 1917 e la costruzione fu in gran parte
realizzata dal 1920 al 1921 grazie ad una raccolta di fondi. La torre divenne operativa nel
1924. Essa resta attiva come osservatorio solare nell'ambito dell'Istituto astrofisico di
Potsdam.
La luce catturata alla sommità dell'edificio viene deviata da un sistema di specchi prima
verticalmente lungo la torre sino al piano interrato che ospita il laboratorio vero e proprio,
poi orizzontalmente (allungando ulteriormente in tal guisa la lunghezza focale), sino agli
strumenti di rilevazione.
La torre – completata mentre il giovane architetto Richard Neutra faceva parte del suo
gruppo di lavoro - fu uno tra le prime realizzazioni maggiori di Mendelsohn ed è forse la
sua opera più nota, oltre a costituire uno dei più citati esempi pervenutici dell'architettura
espressionista.
La torre presenta un aspetto plastico e scultoreo, con finestre scavate all'interno della
massa muraria che le conferiscono ulteriore dinamismo. L'interno è definito in funzione
degli strumenti che doveva ospitare, utilizzati dagli scienziati per studiare lo spettro
luminoso e relazionarlo ai principi della teoria della relatività di Albert Einstein.
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La torre, ora monumento storico-artistico protetto, è ancora oggi l’osservatorio dell’Istituto
di astrofisica di Potsdam.
L’edificio è un’importante testimonianza dell’architettura espressionista. Originariamente
progettato per essere costruito in cemento armato, è stato invece realizzato solo in parte
con questo materiale, l’altra parte è in muratura intonacata. Gli errori di progettazione
dovuti alla mancanza di esperienze con il nuovo materiale, hanno reso necessario vari
interventi di risanamento. L’ultimo intervento è avvenuto nel 1999 in occasione del
75esimo anniversario dalla costruzione.
Nel 1921 Mendelsohn si occupa della realizzazione della Fabbrica di Cappelli a
Luckenwalde, edificio il cui tetto richiama la forma di un cappello, come a voler
pubblicizzare l'edificio stesso.
Tra gli anni '20 e gli anni '30 realizza molti edifici, interpretando lo stile razionalista, che si
affermò in quegli anni. I suoi edifici, con le loro forme curvilinee, conservavano qualcosa
del periodo espressionista.
All'avvento del nazismo fu costretto ad espatriare in Gran Bretagna.
Per un certo periodo fu attivo anche in Palestina, prima di stabilirsi negli Stati Uniti.
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FUTURISMO
Il Futurismo è stata una corrente artistica italiana del XX secolo. Nello stesso periodo,
movimenti artistici influenzati dal Futurismo si svilupparono in altri Paesi.
Il FUTURISMO è portato quasi subito verso l’azione politica; Marinetti si fa propagandista
dell’intyervento dell’Italia e molti dei futiristi si arruolano volontati in Guerra, dove muoiono
Boccioni e Sant’Elia; ma il movimento si ritrova prostrato nel dopoguerra, e Marinetti guida
I suoi resti a confondersi col fascismo.
Nato nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo, redatto da Filippo
Tommaso Marinetti, il Futurismo rifiutava ogni “tradizionalismo” in nome di un’arte che
esaltasse la potenza delle macchine e delle nuove tecnologie. I futuristi videro nella
“macchina” il simbolo dei tempi nuovi, che sostituiva un nuovo ideale di bellezza a
quello classico. L’artista diventa così portavoce delle trasformazioni introdotte nella
vita quotidiana dalla civiltà tecnologica. Da ciò driva la sperimentazione di nuovi modi
di comunicazione, capaci di rompere i confinie tra le diverse arti e le diverse tecniche.
I futuristi esplorarono ogni forma espressiva, dalla pittura alla scultura, dalla letteratura
(poesia e teatro), senza tuttavia trascurare la musica, l'architettura, la danza, la fotografia,
il nascente cinema e persino la gastronomia.
Anche se si possono osservare segnali di un'imminente rivoluzione artistica nei primissimi
anni del secolo, la denominazione ufficiale del movimento si deve all'iniziatore del
medesimo, il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti. Marinetti ne espose i principi-base
nel Manifesto del Futurismo (1909), pubblicato inizialmente in vari giornali italiani, la
Gazzetta dell'Emilia di Bologna, la Gazzetta di Mantova, L'Arena di Verona e poi sul
quotidiano francese Le Figaro il 20 febbraio 1909.
Il Futurismo si colloca sull'onda della rivoluzione tecnologica dei primi anni del '900 (la
Belle époque), esaltandone la fiducia illimitata nel progresso e decretando a chiare lettere
la fine delle vecchie ideologie (bollate con l'etichetta di "passatismo"). Marinetti, per
esempio, esalta il dinamismo, la velocità, l'industria e la guerra intesa come "igiene dei
popoli", scorgendo nel Parsifal wagneriano (che proprio in quegli anni cominciava ad
essere rappresentato nei teatri d'Europa, dopo la fine del privilegio di rappresentazione
detenuto dal teatro di Bayreuth) il simbolo artistico del "passatismo", dell'arte decadente e
pedante.
La storia
Il Futurismo nasce in un periodo (inizio Novecento) di grande fase evolutiva dove tutto il
mondo dell'arte e della cultura era stimolato da moltissimi fattori determinanti: le guerre, la
trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici, e le nuove scoperte
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tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo senza fili, la radio, aeroplani e le prime
cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle
distanze e del tempo, "avvicinando" fra loro i continenti.
Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava all'interno dell'essere
umano una nuova realtà: la velocità.
Le catene di montaggio abbattevano i tempi di produzione, le automobili aumentavano
ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva questa nuova
sensazione di futuro e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una
destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità
di comunicazione.
Il Manifesto di fondazione del movimento futurista fu pubblicato dal poeta ed editore
Filippo Tommaso Marinetti per la prima volta il 5 febbraio 1909 nelle Cronache letterarie
del quotidiano bolognese La gazzetta dell'Emilia, quindi l'8 febbraio nelle pagine della
Gazzetta di Mantova e il 9 febbraio ne L'Arena di Verona.
Il Manifesto futurista fu poi nuovamente pubblicato due settimane dopo, il 20 febbraio
1909, sul parigino Le Figaro, conseguendo così una prestigiosa ribalta internazionale.
Anche a Milano i pittori divisionisti Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino
Severini e Luigi Russolo, firmano il Manifesto tecnico della pittura futurista, che ne
stabilisce le regole: abolizione nell'immagine della prospettiva tradizionale (già
precedentemente abolita da Picasso), a favore di una visione simultanea per esprimere il
dinamismo degli oggetti. Successivamente nel 1910 gli artisti Boccioni, Carrà e Russolo,
espongono a Milano le prime opere futuriste alla "Mostra d'arte libera" nella fabbrica
Ricordi.
Alla morte di Umberto Boccioni nel 1916, Carrà e Severini si ritrovano in una fase di
evoluzione verso la Pittura Cubista, di conseguenza il gruppo milanese si scioglie
spostando la città del movimento da Milano a Roma con la conseguente nascita del
Secondo Futurismo.
Il secondo Futurismo è sostanzialmente diviso in due fasi, la prima va dal 1918, due anni
dopo la morte di Umberto Boccioni, al 1928 ed è caratterizzata da un forte legame con la
cultura postcubista e costruttivista, la seconda invece va dal 1929 al 1938 ed è molto più
legata alle idee del surrealismo. Di questa corrente, che si conclude attraverso il
cosiddetto Terzo Futurismo, portando anche all'epilogo del Futurismo stesso, fanno parte
molti pittori fra cui Fillia (Luigi Colombo), Enrico Prampolini, Nicolay Diulgheroff, ma anche
Mario Sironi, Ardengo Soffici e Ottone Rosai.
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IL FUTURISMO IN ARCHITETTURA
Al centro dell'attenzione degli architetti futuristi c'è la città, vista come simbolo della dinamicità e
della modernità. Nel 1916 Antonio Sant'Elia, il principale architetto futurista, pubblica il
Manifesto dell'architettura futurista, nel quale espone i principi di questa corrente.
Si tratta del primo tentativo di trasferire nel campo architettonico lo spirito rivoluzionario che
alimentava le avanguardie figurative.
Tutti i progetti creati pevalentemente si riferiscono a città del futuro, con particolare attenzione
alle innovazioni.
In contrapposizione all'architettura classica, vista come statica e monumentale, le città idealizzate
dagli architetti futuristi hanno come caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti.
I futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto
successivamente nella vita delle città. Nei progetti di questo periodo si cercano sviluppi e scopi di
questa novità. L'utopia futurista è una città in perenne mutamento, agile e mobile in ogni sua parte,
un continuo cantiere in costruzione, e la casa futurista allo stesso modo è impregnata di
dinamicità.
Anche l'utilizzo di linee ellittiche e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per una maggior
dinamicità dei progetti futuristi, privi di una simmetria classicamente intesa.
Il Futurismo anticipa i grandi temi e le visioni dell'architettura e della città che saranno proprie del
Movimento Moderno, anche se il Razionalismo italiano si perderà un po' tra la diatriba del
neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la purezza di un Giuseppe Terragni e non
riuscirà ad avere il medesimo slancio innovatore, mentre sua poetica a parte esprime Angiolo
Mazzoni.
La concezione architettonica futurista si può riassumere con due termini espressivi lirismo e
dinamismo, che hanno caratterizzato l'avvento dell'estetica futurista.
La visione lirica dell'idea architettonica, trova nel dinamismo plastico, l'equivalente stilistico.
La vita è evoluzione, movimento, l'arte futurista è lo stile del movimento, l'architettura futurista è
quindi lo stile del movimento materiato nello spazio.
Di conseguenza l'architettura futurista non va guardata solamente come un ulteriore sviluppo
dell'evoluzione dell'estetica dell'architettura, verso un adattamento puramente stilistico, quanto ad
una visione spirituale del mondo moderno e delle nuove forze che in esso si scatenano in potenza.
Il dominio dell'aria e della velocità hanno arricchito la nostra sensibilità di nuovi valori emotivi, di
nuove possibilità estetiche.
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Il regno della macchina ha spalancato nuovi orizzonti stilistici, poichè ignoti paesaggi meccanici si
sono dischiusi ai nostri occhi, scrutatori dell'al di là, abbeverati alle vive fonti dell'infinito.
Fin dai primi scritti programmatici e nelle prime rappresentazioni pittoriche il
futurismo aveva messo in primo piano la metropoli contemporanea, il suo convulso
dinamismo, i mezzi veloci che la percorrono: quello dell'architettura futurista era
quindi un tema quasi congenito e indispensabile.
Architettura lineare, essenziale e funzionale, per una società dinamica.
Non solo nuova idea di casa, ma di tutta una città.
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Antonio Sant'Elia (1888-1916)
Antonio Sant'Elia (Como, 30 aprile 1888 – Monfalcone, 10 ottobre 1916) è stato un
architetto italiano, appartenente al futurismo.
Le sue proiezioni megalopolitane rimangono fino a tutti gli anni '30 un punto di riferimento
ideale costante nella scena dell'architettura moderna e d'avanguardia italiana.
Si diploma come capomastro a Como nel 1905, e nel 1906 completò la scuola di Arti e
Mestieri "G. Castellini" con voto 160/200, per trasferirsi in seguito a Milano dove frequenta
fino al 1909 l'Accademia di Belle Arti di Brera, ottenendo comunque buone valutazioni.
Nell'ambiente di Brera conoscerà Carlo Carrà, Leonardo Dudreville, Mario Chiattone.
Nel 1912 superò l'esame di licenza come professore di disegno architettonico che gli
consentirà in seguito di insegnare a Bologna.
Nel 1913 insegna disegno architettonico a Bologna, contemporaneamente apre, con
l'amico Chiattone, uno studio di architettura a Milano e lavora presso gli studi di C. Cantoni
e Boni.
Si avvicina al movimento Futurista a cui aderisce nel 1914 grazie, probabilmente, agli inviti
di Umberto Boccioni e Carlo Carrà, conosciuti nell'ambiente culturale milanese.
Tra l'11 e il '12 frequenta vari artisti quali G. U. Arata, D. Buffoni, M. Chiattone, L.
Dudreville, C. Erba, A. Funi, G. Macchi, U. Nebbia, G. Possamai, col quale fonderà nel
1912 il gruppo Nuove Tendenze, G. Fontana, M. Buggelli e R. Romani.
Nel 1914 Antonio Sant'Elia partecipa alla Mostra organizzata dal gruppo "Nuove
Tendenze" e lì espone sedici disegni.
I titoli delle opere sono significativi: "Città nuova", "Centrali elettriche", "Casa nuova",
influenzato dalle città industriali degli Stati Uniti e dagli architetti viennesi Otto Wagner e
Josef Maria Olbrich, una serie di disegni per una "Città Nuova" che non era altro che la
visione futuristica di Milano.
Partecipa alla mostra anche Mario Chiattone, architetto futurista di ben minore
complessità nelle motivazioni, nei metodi, nelle realizzazioni, con i suoi disegni
"Costruzioni per una metropoli moderna"; i suoi progetti sono spesso però solenni e freddi
edifici di rappresentanza o di scontata destinazione funzionale.
Nel 1915 si arruolò così volontario nel Regio Esercito Italiano, ottenendo i gradi da sotto-
tenente, e venendo poi assegnato al 225° Reggimento Fanteria "Arezzo".
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Due anni dopo Sant'Elia pubblicava il Manifesto "L' architettura futurista", 11 Luglio
1916, Milano.
"Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali, dei palazzi, degli arengari; ma dei
grandi alberghi, delle stazioni feroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei
mercati coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili, degli sventramenti salutari.
Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere
tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, [...] La casa di cemento, di vetro, di
ferro deve essere sull'orlo di un abisso tumultuante: la strada, la quale [...] sprofonderà
nella terra per parecchi piani che accoglieranno il traffico metropolitano, e saranno
congiunti, per i transiti necessari, da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulants".
Il problema delll'architettura moderna non è un problema di rimaneggiamento lineare[...].
Non si tratta di trovare nuove marginature di finestre e di porte, ma di creare di sana pianta
la casa futurista [...] con ogni risorsa della tecnica, determinando nuove forme, nuove
linee. L'archittettura futurista deve essere nuova come è nuovo il nostro stato d'animo."
Con queste affermazioni Sant'Elia si avvicina dunque al modernismo europeo che precede
la prima guerra mondiale, alla polemica contro le decorazioni plastiche e pittoriche, alla
battaglia per l'impiego di nuovi materiali.
Come descritto nel manifesto, i suoi disegni rappresentano raggruppamenti azzardati e la
disposizione su larga scala di piani e masse che creano un espressionismo industriale ed
eroico. La sua visione era riguardo una città del futuro estremamente industrializzata e
meccanizzata, che non considerava una massa di edifici individuali ma una enorme
conurbazione urbana, multi-livello, interconnessa ed integrata disegnata attorno alla "vita"
della città. I suoi disegni estremamente influenti rappresentarono grattacieli monolitici ed
enormi con terrazzi, ponti e passerelle aeree che hanno incarnato l'eccitamento puro e
semplice dell'architettura moderna e della tecnologia.
Al centro delle rappresentazioni stilistiche di Antonio Sant'Elia risiede non l'edificio, ma la
struttura urbana, intesa come insieme di organiche ed interconnesse relazioni, nel
riconoscimento che l'unico punto di partenza è la "vita tumultuosa" delle grandi città, come
espresso nel manifesto del 1914: "Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista
simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la
casa futurista simile ad una macchina gigantesca. Bisogna abolire il decorativo. Bisogna
risolvere il problema dell'architettura futurista [...] a colpi di genio, e armati di una
esperienza scientifica e tecnica. Tutto deve essere rivoluzionato".
Nei suoi visionari progetti di palazzi-città, di centrali elettriche, fabbriche spazio collettivo e
spazio destinato alla vita individuale si intersecano e si integrano.
Le sue città però non sono fatte per durare, il suo sogno è che ogni generazione
costruisca ex-novo la propria città.
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Ci si pone il problema della mancanza di un'architettura futurista compiuta.
Sant'Elia era conscio della non realizzabilità immediata delle sue proposte e si muoveva
con intenzionalità preminentemente propositiva, i suoi disegni della città nuova sono idee,
progetti di destinazione ideologica, eseguiti all'interno di una provocazione utopica; ben
diversi sono infatti sono i lavori eseguiti su commissioni in quegli stessi anni, legati alla sua
attività professionale. La precoce morte in guerra di Sant'Elia, che allora aveva solo 28
anni , tronco' sul nascere la sua eccezionale inventiva.
Sebbene guardasse con simpatia al socialismo, all'alba della Prima guerra mondiale si
schierò su posizioni interventiste, coerentemente con le idee del movimento Futurista,
insieme, tra gli altri, a Marinetti e Boccioni.
Col suo reparto combatté sul fronte delle alpi vicentine e, nel luglio del 1916, durante un
attacco sul Monte Zebio, si guadagnò la sua prima Medaglia d'Argento al valor militare.
Pochi mesi dopo, il 10 ottobre, Sant'Elia si trovava schierato col suo reparto a Quota 85 di
Monfalcone. Lanciatosi col suo plotone all'assalto di una trincea nemica, morì colpito in
fronte da una fucilata. Alla sua memoria venne concessa una seconda Medaglia d'Argento
al valor militare. Venne sepolto a Monfalcone nel cimitero della brigata "Arezzo" per il
quale aveva progettato il portale d'ingresso e la sistemazione delle sepolture, tra le quali
anche la propria e successivamente traslato a Como.
Da un suo disegno a colori ed acquarello è nato il sacrario di Como, il Monumento ai
caduti. Il sacrario, costituito da un monolito in granito d'Arzo dal peso di 40 tonnellate
rivestito di diorite d'Anzola, è posto all'interno di una torre alta 33 metri; fu realizzato da
Enrico Prampolini e Giuseppe Terragni.
Sulla facciata a lago è scolpita una sua frase: "Stanotte si dorme a Trieste o in paradiso
con gli eroi". 10 ottobre 1916 - Antonio Sant'Elia
La maggior parte dei suoi progetti non furono mai realizzati, ma la sua visione
futurista ha influenzato numerosi architetti e disegnatori.
A lui è attribuita l'antesignana idea dell'esposizione degli ascensori sulle facciate
degli edifici, anziché tenerli relegati "come vermi solitari" nelle trombe delle scale.
Ma l'architettura del novecento sviluppo' molte di quelle tendenze che Sant'Elia
aveva prefigurato, specialmente nell'urbanistica. Negli anni '60 si cominciarono a
realizzare in tutto il modo quei grandiosi centri polifunzionali che Sant'Elia aveva
immaginato, le strade urbane con sottopassaggi e sopraelevazioni, ecc.
15
MARIO CHIATTONE (Bergamo - 1891/1957)
Un altro elemento di spicco dell'architettura futurista fu Mario Chiattone che, dopo la morte
dell'amico sant'Elia, si rititrò in Svizzera, nel Canton Ticino dove però tornò ad opere più
classiche.
Mario Chiattone (Bergamo - 1891/1957)
Altro elemento di spicco dell'architettura futurista fu Mario Chiattone amico e collaboratore
del Sant'Elia.
Mario Chiattone fu tra i primi aderenti al gruppo Nuove Tendenze, movimento artistico
milanese riconosciuto dalla critica quale precursore del futurismo architettonico. Anche i
disegni realizzati da Mario Chiattone negli anni Dieci e si confrontano con la produzione di
Antonio Sant'Elia e la poetica futurista
16
LA CITTÀ AEREA: MANIFESTO FUTURISTA
Tutti gli architetti futuristi (che a Sant'Elia si ispirarono) presero la "città" a simbolo della
dinamicità e della modernità.
I progetti di loro creazione si riferiscono a città del futuro, con particolare attenzione alle
innovazioni e sono caratterizzate (in contrapposizione all'architettura classica) dal
movimento e dai trasporti.
I futuristi compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto
successivamente nella vita delle città, da essi prospettate in perenne mutamento, quasi
fossero un continuo cantiere in costruzione, come espresso nel "Manifesto della città
Aerea" stilato da Martinetti, Mazzoni e Soventi nel 1934, in cui si legge:
"Al glorioso e indispensabile manifesto dell'Architetto futurista Antonio Sant'Elia lanciato
dal Movimento Futurista nel 1914 e al quale si sono ispirati tutti gli architetti novatori, si
aggiunge oggi un fattore importante: l'Aviazione. Questa modifica il mondo, intavola nuovi
problemi artistici, sociali, politici, industriali, commerciali , e quindi una nuova atmosfera
spirituale partorisce questo secondo manifesto che amplifica le ali aperte del primo. Così
l'urbanismo di Sant'Elia nutrendosi di ruralismo velocizzato, di aeropoesia, aeroscultura, fa
nascere la Città unica a linee continue da ammirare in volo."
17
IL LINGOTTO DI MATTÈ TRUCCO
ENRICOM PRAMPOLINI
GUIDO FIORINI
La Fabbrica FIAT del Lingotto (1916-1926) di Torino, costruita dall'ingegnere Mattè-
Trucco, ed il Padiglione Futurista all'Esposizione del Valentino a Torino (1928)
eseguito su disegno di Prampolini dagli architetti neofuturisti torinesi, rappresentano
le prime costruzioni futuriste in Italia.
Il Grattacielo in tensostruttura realizzato a Parigi nel 1931da Guido Fiorini, è una delle
prime affermazioni fuori dai confini nazionali.
1. Fabbrica FIAT del Lingotto (1916-1926)
"Il Lingotto Fiat è stata la prima invenzione costruttiva futurista", si afferma
perentoriamente nel Manifesto Futurista dell'architettura aerea.
L'ingegnere Mattè-Trucco non era futurista: tuttavia tale complesso, per la centralità
funzionale data alla 'macchina' - così spinta da determinare la trasformazione della
copertura in pista automobilistica - e per il risalto dato alla nuova tecnologia del
cemento armato, indubbiamente si salda strettamente con la tematica architettonica
del Movimento.
Il Lingotto di Torino è stato uno dei principali stabilimenti di produzione della FIAT ed è
oggi uno dei più grandi centri multifunzionali d'Europa.
Si trova nel quartiere di Nizza Millefonti chiuso tra Via Nizza (dal numero 230 al 294) ed un
ramo del passante ferroviario di Torino.
Lo stabilimento FIAT del Lingotto fu progettato e costruito, a partire dal 1915,
dall'architetto Giacomo Mattè Trucco, insieme con altri progettisti come Francesco
Cartasegna e Vittorio Bonadè Bottino, sul modello degli stabilimenti della casa
automobilistica statunitense Ford. I lavori durarono dal 1916 (quando fu iniziata la
costruzione dell'Officina di Smistamento), al 1930, anche se l'inaugurazione avvenne nel
1922, alla presenza del re d'Italia.
Il vero padre del lingotto, tuttavia, fu l'ingegnere meccanico Ugo Gobbato, esperto nella
razionalizzazione delle attività produttive e chiamato alla FIAT dal senatore Agnelli nel
18
1918. A Gobbato venne affidata la responsabilità di smantellare le varie officine FIAT
sparse per Torino ed organizzare il trasferimento coordinato di macchinari e impianti al
lingotto, del quale assunse la direzione, dimettendosi nel 1928, dopo aver raggiunto il
pieno regime produttivo.
Le officine erano formate da due lunghi corpi longitudinali, destinati alla produzione delle
automobili, di oltre cinquecento metri di lunghezza, uniti da cinque traverse multipiano,
dedicate a servizi per il personale. Alle estremità dei corpi lunghi furono costruite, tra il
1923 e il 1926, due rampe elicoidali, sempre su progetto di Mattè Trucco. In questo modo
le automobili potevano accedere dal piano terra direttamente alla pista di collaudo,
costituita da due rettilinei di oltre quattrocento metri di lunghezza, collegati da due curve
paraboliche.
Ispirata ai principi del taylorismo, che aveva come obiettivo principale la funzionalità
produttiva, la struttura era costruita in cemento armato e aveva cinque piani.
La facciata esterna, presentava elementi decorativi che preannunciavano i temi del
Razionalismo italiano.
La palazzina uffici, costruita nel 1926, era dedicata a direzione, amministrazione, mensa e
altri servizi.
Nel corso della propria vita, lo stabilimento produsse decine di modelli di automobili, come
la Torpedo, la Balilla e la Topolino. Venne chiuso nel 1982, in seguito allo spostamento
della produzione in altri impianti; l'ultimo modello in produzione era la Lancia Delta.
La trasformazione
Nel 1982 da una società a capitale misto, guidata dalla Fiat, una "consultazione"
internazionale (il comune chiedeva un concorso di idee) per il recupero dello stabilimento,
appena dismesso, ma tra i 20 progetti presentati non viene individuato un vincitore. Nel
1985 viene incaricato della ristrutturazione l'architetto genovese Renzo Piano, divenuto
famoso negli anni settanta con il progetto del Beaubourg di Parigi.
Simbolo dell'archeologia industriale, la fabbrica è stata divisa attraverso un lungo processo
di ristrutturazione tra diverse funzioni: terziario, abitazioni e alberghi, con la precedenza
all'uso culturale. All'esterno la struttura è rimasta inalterata, ma all'interno le strutture sono
state profondamente modificate per venire incontro alle nuove esigenze. Nel corso degli
anni sono stati ricavati negli spazi del Lingotto un centro esposizioni (nel 1992), un centro
congressi e un auditorium (nel 1994), due hotel (nel 1995), un centro servizi, vari uffici
direzionali, un'area dedicata interamente allo shopping, con decine di negozi, bar e
ristoranti (nel 2002), una pista di atterraggio per elicotteri. A partire dal 1997 la sede
manageriale del gruppo Fiat è tornata nella palazzina uffici. Nel 2002 è stata inaugurata la
pinacoteca e si attiva un corso di laurea in ingegneria dell'autoveicolo. Piano dice di aver
voluto ricreare nel Lingotto "un genuino pezzo di città".
19
La pista per il collaudo delle automobili è stata ristrutturata ed è tuttora usata per le
presentazioni di nuove automobili, ma è attualmente aperta al pubblico.
La prima manifestazione organizzata nella fabbrica ristrutturata è stata il Salone
dell'automobile, nel 1992. In pochi anni il centro esposizioni ha acquisito importanza:
ospita oggi la Fiera Internazionale del Libro, il Salone del gusto, il Salone del vino,
Artissima-fiera d'arte moderna e contemporanea, e molte altre manifestazioni di livello
nazionale e internazionale.
All'interno dell'hotel Le Meridien è stato creato un giardino tropicale, mentre lo stesso hotel
è stato collegato al centro congressi tramite un percorso pedonale sopraelevato dedicato
allo shopping, chiamata "8 Gallery" (dalla parola "otto" contenuta nel nome "Lingotto").
Sopra la Torre Sud è stata costruita sempre da Renzo Piano "la bolla", una sala riunioni
attrezzata e panoramica da 25 posti, realizzata in acciaio e cristallo, con vista sulle Alpi e
sulla pista parabolica del Lingotto.
Nel Lingotto si trova oggi anche un cinema multisala con 11 sale, il Pathé Lingotto, che per
alcuni anni ha ospitato il Torino Film Festival.
Nella palazzina uffici, infine, restaurata da Roberto Gabetti e Aimaro Isola, sono stati
insediati, infine, gli uffici direzionali di alcune aziende, tra cui la FIAT, tornata al Lingotto
nel 1997. Sono stati collocati qui anche alcuni uffici del TOROC, il comitato organizzatore
dei XX Giochi olimpici invernali.
Il centro fiere
La struttura di Lingotto Fiere ha una superficie allestibile di oltre 70.000 metri quadrati, organizzata in
maniera modulare.
Lo spazio coperto è suddiviso in cinque padiglioni complanari, collegati tra loro, che
comprendono anche sale conferenze e un sistema di parcheggi da oltre cinquemila posti.
Il centro fiere ospita circa venti grandi manifestazioni all'anno (tra cui la Fiera
Internazionale del Libro, il Salone del gusto di Slow Food, il Salone del vino, Artissima e
Torino comics), con centinaia di migliaia visitatori.
Nel 2007 la proprietà è passata dall'imprenditore Alfredo Cazzola (proprietario anche del
Motor Show di Bologna) al gruppo francese "GL events".
Al suo interno sono ospitati:
 il centro direzionale FIAT, nella palazzina prospiciente il complesso;
 al primo piano, il centro commerciale 8 Gallery;
 ai piani alti, uffici di diverse società;
 la fiera di Torino;
 l'auditorium Giovanni Agnelli;
20
 la pinacoteca;
 un centro congressi
 l'albergo Le Meridien Lingotto;
 l'albergo Art+Tech Lingotto;
 una multisala cinematografica della catena francese Pathé;
 un ristorante panoramico all'ultimo piano del complesso;
 la clinica odontoiatrica universitaria distaccata delle Molinette (Dental School);
 la sede distaccata del Politecnico di Torino (corsi di Ingegneria dell'Autoveicolo);
 la storica pista di prova per autovetture della fabbrica, realizzata sul tetto del
complesso.
 la Bolla, struttura in vetro posizionata in sospeso sul tetto dell'edificio, creata per
ospitare meeting da 16 partecipanti;
 una piattaforma per atterraggio elicotteri.
Ad oggi, quando ci si riferisce al Lingotto si intendono anche altre strutture nate attorno al
complesso:
 l'Oval, a sud del complesso, avente le caratteristiche di un padiglione, costruito in
occasione delle Olimpiadi Invernali Torino 2006;
 Eataly, a nord del complesso, nato dalla ristrutturazione di una vecchia fabbrica
della Carpano. Ospita un centro commerciale "gastronomico".
2. Padiglione Futurista all'Esposizione del
Valentino a Torino (1928) dell’architetto ENRICO
PRAMPOLINI
Enrico Prampolini è generalmente considerato come il più illustre rappresentante della
generazione futurista del primo dopoguerra.
Legato al Movimento sin dal 1912, impegnato in posizioni di primo piano nelle riviste
futuriste "Noi" e "Stile Futurista", scenografo, pittore, designer, è l'artista che ha i rapporti
più frequenti con tutta l'avanguardia europea (dai Dada a Der Sturm, dal Novembergruppe
al Bauhaus).
Nel settore dell'architettura può rivendicare - se pur in forme ancora non compiutamente
mature - la primogenitura futurista col suo "L'atmosfera-struttura futurista.Basi per una
architettura" (1913-1914), ed é a lui che Marinetti fa riferimento nelle due principali
concrete operazioni in cui il movimento futurista è chiamato ad autorappresentarsi
attraverso l'architettura: il monumento ai caduti in Como e il Padiglione futurista in
Torino.
21
Il Padiglione futurista all'Esposizione del Valentino a Torino del 1928 fu eseguito su
disegno di Prampolini dagli architetti neofuturisti torinesi, il padiglione rappresenta una
originale concretizzazione dell'architettura neofuturista, caratterizzandosi nelle sgargianti
policromie, nei contrasti volumetrici, nella vistosa scritta autopubblicitaria.
3. GUIDO FIORINI
Il Grattacielo in tensostruttura realizzato a Parigi nel 1931da Guido Fiorini, è una
delle prime affermazioni fuori dai confini nazionali.
22
COSTRUTTIVISMO RUSSO
Movimento astratto fondato in Russia nel 1913.
Il costruttivismo si sviluppò in Russia nei primi anni della rivoluzione, ma gli scopi e
gli ideali del movimento hanno continuato a esercitare la loro influenza nel resto del
ventesimo secolo. I punti di forza del costruttivismo sono:
 l'ottimismo progressista,
 il progresso tecnologico,
 la macchina e l'industria per un obiettivo finale rappresentato da un' arte in
funzione sociale.
La corrente artistica del costruttivismo è un movimento culturale nato in Russia nel 1913,
di poco precedente la rivoluzione del 1917, fondato nel 1917 da Tatlin e da Rodcenko nel
desiderio di realizzare un confronto diretto tra arte e rivoluzione, lavorano alla nascita
di un'arte socialmente utile, ispirata al concetto di struttura come idea formativa
dell'architettura, della scultura e della pittura.
Il costruttivismo è l'evoluzione dell'arte che esalta una nuova classe sociale fondata sul
proletariato, destinata a ricostruire il paese su basi democratiche, superando i canoni
borghesi dell'arte ottocentesca celebrativa e rappresentativa.
Il termine Costruttivismo, viene adoperato per la prima volta nel 1913 dal critico N.
Punin, in riferimento ai rilievi di Tatlin ma il movimento costruttivista prende l'avvio
nel 1920 ad opera di "pittori di sinistra e di ideologi dell'azione di massa".
Il manifesto del Costruttivismo, compilato dai fratelli Naum Gabo e Anton Pevsner
nel 1920 si chiama in modo molto significativo "Manifesto realista" si riallaccia a taluni
principi del Futurismo per quel che concerne, in arte il movimento nello spazio.
I suoi punti di forza sono: l'ottimismo progressista, il progresso tecnologico, la macchina e
l'industria.
L'obiettivo finale è un'arte in funzione sociale.
Il movimento costruttivista quindi apporta nelle opere d'arte quelle astrazioni che prendono
spunto dalle forme che l'industria di ogni livello tende a generare.
Ciò è particolarmente vero per la scultura, costruita a partire da componenti di carattere
industriale.
23
Nella pittura gli stessi principi venivano applicati alle due dimensioni; forme astratte
venivano utilizzate per creare strutture ispirate a macchinari tecnologici, sospese nello
spazio quasi come composizioni architettoniche.
Da Tatlin a Lissitsky a Rodcenko, gli artisti si ritengono degli "ingegneri" della
società futura: non solo progettano opere d’arte plastica ed architettonica ma si
impegnano in altri campi, dalla comunicazione alla fotografia, dalla cartellonistica alla
scenografia.
Tale è la fiducia nelle possibilità concrete di trasformare la realtà attraverso l’arte che i
costruttivisti rifiutano d'essere definiti "astratti".
l Costruttivisti eseguono sculture, costruzioni a rilievo e modelli architettonici con materiali
sino allora non usati per quegli scopi, come: plastica trasparente, metallo tubolare o
laminato, fili e vetro.
Si occuparono delle concezioni spaziali, s’interessarono ai problemi dei solidi e
delI’incidenza visiva della forma nello spazio.
L’uso della saldatura nella scultura deriva dal costruttivismo.
Come in altri Movimenti ed "ismi" delle Avanguardie del Novecento, l'irruzione progressiva
ed inarrestabile delle tecnologìe elettro-meccaniche viene metabolizzata e piegata alle
forme d'arte caratterizzandole con un approccio rinnovato e più immerso nel flusso delle
trasformazioni della realtà.
La produzione dei costruttivisti, grazie anche al sostegno statale è abbondante e
capillarmente diffusa negli stati sovietici.
E' del 1923 il progetto dei fratelli Veznin per il Palazzo del Lavoro un volume fatto di
tralicci metallici primo tentativo di esprimere in una nuova forma le aspirazioni di
una nuova società.
Nel 1924 progettano per gli uffici del giornale "Pravda di Leningrado" un edificio di vetro,
ferro e cemento armato e nel 1925 Mel'nicov, per l'esposizione di Parigi progetta un
padiglione rettangolare a struttura lignea, tagliato diagonalmente.
Il Costruttivismo declina nel Razionalismo in Russia attaccato nel '29 dall'Associazione
Architetti Proletari, che desiderano un ritorno alle fonti tradizionali ritenute più
comprensibili alle masse e più idonee ad assecondare il diffondersi dell'industrializzazione
attraverso l'arte, mentre nel resto dell'Europa, ripiega progressivamente su posizioni
classicheggianti per estinguersi a partire dal 1933.
Il termine "realismo", usato dai fratelli Naum Gabo ed Anton Pevsner, assume altro
significato dopo la morte di Lenin nel 1924, quando il regime impone agli artisti la retorica
del realismo socialista, che chiude progressivamente ogni via di sbocco agli artisti
dell’avanguardia.
24
VLADIMIR TATLIN
scultore e pittore russo ne è uno dei principali esponenti, al punto che il movimento stesso
è pure conosciuto nel suo Paese d’origine, col nome di “Tatlinismo”.
Tatlin elabora per la prima volta un progetto consistente in una struttura di vari
elementi (legno, vetro e metallo) che non riproduce nulla di noto ma che intende
coniugare l’ideale di bellezza e modernità al concetto di utilità e funzionalità.
Il progetto di Tatlin, per un “Monumento della Terza Internazionale” consiste in una
possente struttura a spirale metallica inclinata alta circa 400 m, (mai realizzata) con
all’interno tre edifici di cristallo semoventi;:
1. al di sotto un cubo per le attività legislative con rotazione di un giro all‘anno;
2. in mezzo una piramide della amministrazione e dell’esecutivo del Komintern, con
rotazione di un giro al mese
3. sopra un cilindro di servizi stampa con rotazione giornaliera.
Yevgráfovich Vladimir Tatlin, nato nel 1885 a Kharkov, Ucraina, morto nel 1953 a
Mosca, si diploma alla scuola di architettura, scultura e pittura di Mosca nel 1909 e dopo
una prima adesione al primitivismo ed al cubismo, nel 1915 formulerà il suo stile
personale, definito prima tatlinismo e divenuto poi, nel 1917 con Rodenko, il
costruttivismo.
A Parigi conosce le opere tridimensionali di Picasso realizzate in legno e da qui trae la
sua ispirazione per le sue famose opere i contro rilievi (esposti per la prima volta nel
1913), una serie di sculture in metallo, legno e vetro, che segnano definitivamente il suo
distacco dal figurativismo.
La sua passione per lo studio della tecnologia e dell’ingegneria, dello spazio e del
movimento, lo portò alla realizzazione del Monumento per la Terza Internazionale
(1919-20, Musei nazionali russi, San Pietroburgo) per mostrare a tutti i materiali reali nello
spazio in forma monumentale.
Questo capolavoro non fu mai realizzato a causa della politica governativa che ripudiava
l’arte astratta e della torre di Tatlin ne rimase solo un modellino ( il modello di legno è
conservato al Beaubourg di Parigi).
Sarebbe dovuta essere una grande scultura di circa 400 mt costituita da due spirali in
traliccio metallico che, in senso contrario, circoscrivevano un volume conico.
Il monumento spiraliforme inclinato sarebbe dovuto girare su se stesso proprio per
concretizzare l’idea primordiale del movimento nello spazio.
25
La torre Tatlin doveva racchiudere tre costruzioni geometriche: sotto un cubo (per le
attività legislative con rotazione di un giro all’anno), in mezzo un cono (per
l’amministrazione e l’esecutivo del Komintern con rotazione di un giro al mese) e sopra un
cilindro (da utilizzare per conferenze ed i servizi stampa, con rotazione giornaliera).
26
IL FUTURISMO NELL’ARTE
Gli artisti del movimento indagano il rapporto spazio e tempo per giungere a soluzioni che
rappresentano una aspirazione all'universalità di tutte le arti, radunate sotto i denominatori
comuni della riconciliazione con la materia, dopo la ventata di spiritualismo di fine secolo.
Il costruttivismo non si limita a riguardare l'architettura ma incide anche e in modo radicale,
le sulle trasformazioni che riscontriamo nella scultura e nella pittura con influssi che si
estesero ad altri Paesi europei ed in particolare con ibridazioni formali che trovano nella
Bauhaus tedesca un fertile terreno di sviluppo nelle arti grafiche e nella fotografia
sperimentale.
I dipinti di Rodchenko, come le sue fotografie, indagano le relazioni tra superficie e forma,
colore e spazio.
I famosi Proun di Lissitsky, più che quadri, sono proprio dei progetti di "costruzione di una
forma nuova".
MARCOVICH LISSITSKY
Pittore, grafico, tipografo, architetto e fotografo russo, pseudonimo di El (Elizar, o Lazar, o
Eliezer) Marcovich Lissitzky.
Allievo di Malevich, è invece l'esponente di spicco del Costruttivismo socialista,
movimento che, partendo dalla rielaborazione delle tematiche futuriste e cubiste,
attribuisce particolare importanza alla "testura", ossia alla forma oggettuale del materiale
pittorico, che come elemento basilare del fare arte si aggiunge ai fondamentali punto,
linea, superficie.
Di costruttivismo si parla per la prima volta in relazione ai "Controrilievi" di Tatlin del 1913-
1914, sculture che si presentano in forma di assemblamenti meccanici, anche se è solo
nel 1919-20 che il movimento costruttivista è realmente attivo, consapevole del nuovo
rapporto che la rivoluzione d'ottobre del 1917 ha instaurato tra arte e politica.
In questo contesto l'opera di El Lissitsky descrive in modo immediato e sintetico la
ricostruzione del mondo operata dalla rivoluzione proletaria attraverso i suoi dipinti che egli
chiama "Proun", progetti sintesi di forma e materia in cui la ricerca artistica è subordinata
al fine concreto della loro applicazione architettonica, in cui lavori devono mantenere i
caratteri peculiari di originalità e impatto visivo, così da creare l'ideale connubio tra attività
artistica e vita produttiva.
Successivamente, insieme ad Alexsandr Rodchenko, si diede alla sperimentazione,
unendosi al movimento costruttivista.
27
Adoperò le tecniche del fotomontaggio e del collage, molto spesso a scopo
propagandistico. Lavorò a pubblicità e manifesti divulgativi per l'Unione Sovietica durante
gli anni dei conflitti mondiali.
Nel 1921 fu nominato ambasciatore russo della cultura nella Germania della Repubblica di
Weimar.
Alexsandr Rodchenko

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4. LE AVANGUARDIE FIGURATIVE - teoria

  • 1. 1 LE AVANGUARDIE FIGURATIVE Termine (dal francese avant-garde = prima della guardia) designante la parte di un esercito che procede avanzato in rapporto al grosso delle truppe. Le avanguardie traggono, quindi, il loro nome dal lessico militare: esse rappresentano il drappello di soldati che vanno in avanscoperta e aprono la strada a coloro che verranno dopo. Esse rappresentano quindi la fase dello sperimentalismo cui seguirà dopo la carneficina della Prima guerra mondiale un più o meno desiderio di ritorno ad un’arte memore della tradizione del passato (il cosiddetto ritorno all’ordine, soprattutto in Italia con lo stile Novecento) o comunque più legata ad una figuratività più tradizionale. A partire dalla fine del XIX secolo, la parola avanguardia è stata usata metaforicamente per caratterizzare i movimenti letterari ed artistici che volevano essere più "avanti" rispetto ai contemporanei. In particolare ritenevano "moderno" rompere con la tradizione e criticare chi imitava i "classici". La Guerra dal 1914 al 1918 non solo arresta l’attività degli architetti, ma le distruzioni belliche e soprattuto l’arresto delle attività produttive durante la Guerra pongono gravi danni e urgenti compiti di ricostruzione. I Movimenti per la riforma delle arti figurative includono fondamentalmente degli esperimenti di tipo artistico, ma l’architettura finisce per assorbire l’arte e renderla una delle sue componenti. I movimenti d’avanguardia finiscono per rappresentare due opposte direzioni: 1. si perde la fiducia in qualsiasi sistemazione teoriche, precipitando l’esperienza artistica nell’anarchia, 2. oppure si cerca di sistemare i risultati delle ricerche precedenti su solide basi,oggettive, per cotruire un linguaggio di portata generale. In architettura fanno parte di questa fase in particolare l’Espressionismo, il Futurismo, il Costruttivismo russo.
  • 2. 2 ESPRESSIONISMO Il termine Espressionismo viene comunemente utilizzato nel campo delle arti figurative e della letteratura in riferimento a movimenti d’avanguardia che si sono sviluppati in Germania a partire dai primi anni ’20 del Novecento. In architettura la stessa denominazione è utilizzata per raggruppare diversi architetti, attivi nei Paesi Bassi e in Germania nel periodo tra il 1910 e il il 1925, accomunati dall’utilizzo di un linguaggio che, seppur in opposizione all’eclettismo ottocentesco, si contrappone alla tendenza razionalista-funzionalista di quegli anni. Secondo alcuni storici d’architettura, le radici dell’Espressionismo sono da ricercarsi nel Deutscher Werkbund. Da un lato, infatti, l’architettura industriale, con le sue forme semplici ed essenziali e con l’utilizzo di nuovi materiali, aveva influenzato l’opera di architetti razionalisti come Gropius e Le Corbusier; dall’altro, i volumi inusuali dei padiglioni industriali avevano favorito l’evoluzione di una tendenza “antirazionale”, evidenziata in opere dal forte impatto espressivo, con forme sinuose e molto articolate. Il linguaggio espressionista si manifesta anche nella rielaborazione di forme presenti in natura come spirali, curve, cristalli o in opere in cui le valenze espressive di particolari materiali, come il mattone o il vetro, vengono enfatizzate sulle superfici esterne. I critici contemporanei hanno evidenziato qualche difficoltà a classificare le architetture espressioniste distinguendole da quelle razionaliste e moderne; inoltre nell'ambito dell'architettura espressionista si fatica a rintracciare elementi comuni visto che non venne elaborato uno stile od un linguaggio comune. Il collante che lega l'architettura espressionista è individuabile: - nella critica verso i rapporti volumetrici classici - nella gerarchia tra gli elementi principali e secondari, strutturali e decorativi dell'architettura tradizionale. L'influenza espressionista si può rilevare nelle opere di Bruno Taut, Van de Velde e soprattutto in quelle di Hans Poelzig, basti citare il Teatro Grande berlinese (1922) Nell'architettura, il lavoro di Erich Mendelsohn appartiene a questa categoria. Un importante esempio della sua opera è la torre Einstein a Potsdam, in Germania. Altrettanto interessante è la Chilehaus di Amburgo, capolavoro del meno conosciuto architetto Fritz Höger. Dal 1919 al 1926 il movimento espressionista divampa fin quasi ad esaurire nuovi soluzioni.
  • 3. 3 HANS POELZIG Hans Poelzig (Berlino, 30 aprile 1869 – Berlino, 14 giugno 1936) è stato un architetto, designer e scenografo tedesco. Poelzig era stato un membro del Deutscher Werkbund. Verso la metà degli anni 20, con gli architetti di Weimar fra i quali Bruno Taut e Ernst May, Poelzig aveva seguito gli sviluppi dell'Architettura espressionista e della Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività). Nel 1927 aveva partecipato con un suo progetto alla prima importante realizzazione International Style, il quartiere Weissenhof a Stoccarda.
  • 4. 4 BRUNO TAUT Bruno Taut, può essere annoverato tra i grandi architetti della prima metà del Novecento. Nel 1912 vinse il concorso per il padiglione della Deutschen Stahlwerksverband a Lipsia ottenendo un grande successo. Del 1914 è invece il padiglione noto come Glaspavillon, (il padiglione per l’industria vetraria al Werkbund di Colonia) che ebbe una ancora maggiore risonanza. Nel 1918 divenne direttore della Arbeitsrat für Kunst e fondò la rivista “Frühlicht”. Dal 1921 al 1924 fu impegnato come Stadtbaurat a Magdeburgo progettando alloggi popolari oltre ad intraprendere iniziative quali la "Magdeburgo colorata", operazione di rinnovamento urbano che sfruttava la ricoloritura delle facciate, affidandole ad artisti. Dal 1924 al 1932 fu impegnato, quale direttore dei programmi residenziali della GEHAG a Berlino, portando a termine grandi quartieri satelliti - Siedlung - (costruirà qualcosa come 20.000 alloggi). Nel 1931 divenne professore alla università tecnica di Berlino. Nel 1932 compì un soggiorno a Mosca. Tornato in Germania, inizia un esilio, dovuto all’ascesa di Hitler a seguito della quale entra nelle liste dei ricercati politici, che lo porta prima in Giappone, dal 1933 al 1936, e dopo, dal '36 al '38 in Turchia. In questo ultimo periodo fu poco operativo, produsse, però, una notevole ricerca e formazione nei paesi che lo ricevono. Nel 1938 si spegne, all’età di 58 anni, ad Istanbul. Oltre ad un’attività professionale tra le più intense Bruno Taut è anche autore di una grande produzione teorica, sviluppata durante l’intera carriera, testimoniata da ampi riconoscimenti, che gli valsero anche la cattedra universitaria, e da una vasta quantità di libri ed articoli. Lo stile di Bruno Taut si sviluppa in due principali fasi: 1. La prima si iscrive nel fenomeno dell'Espressionismo tedesco, interpretandone il lato architettonico nella maniera forse più pregnante. Il Glaspavilion sembra essere diretto riscontro dell'utopica Glasarkitektur di Paul Scheerbart, visioni che fondono una idea del futuro fondato sulla rivoluzione industriale, di cui il vetro è preso ad elemento emblematico, con un approccio mistico tardoromantico. Il suo libro più celebre di questo periodo, la Alpine Architektur (1917), prospetta infatti l'idea di una architettura fantastica, trasparente ed utopistica nella cornice alpina, sviluppando nella natura quello che l'architetto Wassili Luckhardt sviluppa per la città (La Torre della Gioia). In questa fase, Taut è attivo anche a livello teorico, con la creazione del concetto di Stadtkronen città corone intese come simbolo culmine dell'identità civica.
  • 5. 5 2. Nel primo dopoguerra, con nuovi e vasti incarichi, la poetica di Taut prende un'altra direzione, allineandosi al Funzionalismo. Taut sentì presto l'esigenza di una architettura che accogliesse pienamente le istanze della vita contemporanea. Tuttavia egli non partecipò ai CIAM e, di fatto, non aderì mai alle espressioni più estreme del Movimento Moderno, dichiarando, in certi casi, la sua aperta critica. Il suo approccio al funzionalismo fu assoluto nella presa di coscienza della vita contemporanea ma moderato nell'uso del linguaggio, che accoglieva elementi della tradizione. Si potrebbe affermare che Taut incarni il paradosso di un architetto pienamente funzionalista ma non moderno. Infine, è rilevante l'interesse che questo architetto ebbe per il colore in architettura, non solo con la succitata operazione magdebughese, ma soprattutto applicando egli stesso una colorazione dei suoi edifici, con un originale risultato di controllo e, a volte, smaterializzazione dei volumi. Glaspavillon Progetto di Bruno Taut per l'esposizione del Werkbund di Colonia del 1914. Il padiglione era costituito da una struttura in calcestruzzo e rivestito di vetro; la copertura era costituita anch'essa da una cupola di vetro con inseriti all'interno dei prismi colorati che producevano, con la luce solare, l'effetto di un grande cristallo. Sulle pareti interne vi erano riprodotti degli aforismi del poeta e scrittore Paul Scheerbart (Danzica 1863 - Berlino 1915) ispiratore, con altri, dell'architettura espressionista e mentore di Taut. "I tempi nuovi ci portano il vetro. Ci fa pena la cultura del mattone. Senza un palazzo di vetro La vita è una condanna." Scheerbart si immaginava nei suoi romanzi, molto amati dagli espressionisti, una nuova civiltà, più elevata, in armonia con il cosmo: "La nostra civiltà è in certo qual modo il prodotto della nostra architettura. Se vogliamo portare la nostra civiltà a un più alto livello, siamo costretti nel bene e nel male a trasformare la nostra architettura. E questo ci sarà possibile soltanto se riusciremo a eliminare dagli spazi in cui viviamo il loro carattere di chiusura". Per far questo era necessario, secondo Scheerbart, costruire delle nuove architetture, aperte, che lasciavano penetrare la luce del sole, della luna e delle stelle, non solo dalle finestre ma anche dalle pareti. Nel 1914 Paul Scheerbart scrisse il libro "Architettura di vetro" (Glasarchitektur, Berlino, 1914) che divenne una sorta di breviario per gli architetti espressionisti.
  • 6. 6 ERICH MENDELSOHN Erich Mendelsohn (Allenstein, 21 marzo 1887 – San Francisco, 15 settembre 1953) è stato un architetto tedesco del XX secolo conosciuto per i suoi edifici espressionisti. Si afferma in età giovanile grazie alla realizzazione fra il 1918 e il 1924 della "Torre Einstein" a Potsdam. La torre (Einsteinturm in tedesco), progettata come edificio - telescopio, è un osservatorio astrofisico costruito per contenere strumenti concepiti dall'astronomo Erwin Finlay-Freundlich al fine di effettuare esperimenti ed osservazioni tese a confermare per via sperimentale la Teoria della relatività sviluppata da Einstein. Costruita sul pendio di un'altura morenica (Telegrafenberg o "collina del telegrafo") la torre è alta 94 metri e domina la periferia di Potsdam, nell'ambito del Wissenschaftspark Albert Einstein (Parco scientifico Albert Einstein). L'edificio è caratterizzato da una forma fortemente plastica e gli ha permesso di configurarsi come l'edificio più famoso della corrente espressionista. In questi anni l'unico materiale edile che liberasse l'architettura dal vincolo dello squadro e dei piani sovrapposti era il cemento. Il problema in questo caso era creato della particolare forma che complica la costruzione di cassaforme che contenessero la colata di c.l.s ecco che venne realizzata in mattoni con rivestimento cementizio. Il primo progetto dell'edificio fu redatto attorno al 1917 e la costruzione fu in gran parte realizzata dal 1920 al 1921 grazie ad una raccolta di fondi. La torre divenne operativa nel 1924. Essa resta attiva come osservatorio solare nell'ambito dell'Istituto astrofisico di Potsdam. La luce catturata alla sommità dell'edificio viene deviata da un sistema di specchi prima verticalmente lungo la torre sino al piano interrato che ospita il laboratorio vero e proprio, poi orizzontalmente (allungando ulteriormente in tal guisa la lunghezza focale), sino agli strumenti di rilevazione. La torre – completata mentre il giovane architetto Richard Neutra faceva parte del suo gruppo di lavoro - fu uno tra le prime realizzazioni maggiori di Mendelsohn ed è forse la sua opera più nota, oltre a costituire uno dei più citati esempi pervenutici dell'architettura espressionista. La torre presenta un aspetto plastico e scultoreo, con finestre scavate all'interno della massa muraria che le conferiscono ulteriore dinamismo. L'interno è definito in funzione degli strumenti che doveva ospitare, utilizzati dagli scienziati per studiare lo spettro luminoso e relazionarlo ai principi della teoria della relatività di Albert Einstein.
  • 7. 7 La torre, ora monumento storico-artistico protetto, è ancora oggi l’osservatorio dell’Istituto di astrofisica di Potsdam. L’edificio è un’importante testimonianza dell’architettura espressionista. Originariamente progettato per essere costruito in cemento armato, è stato invece realizzato solo in parte con questo materiale, l’altra parte è in muratura intonacata. Gli errori di progettazione dovuti alla mancanza di esperienze con il nuovo materiale, hanno reso necessario vari interventi di risanamento. L’ultimo intervento è avvenuto nel 1999 in occasione del 75esimo anniversario dalla costruzione. Nel 1921 Mendelsohn si occupa della realizzazione della Fabbrica di Cappelli a Luckenwalde, edificio il cui tetto richiama la forma di un cappello, come a voler pubblicizzare l'edificio stesso. Tra gli anni '20 e gli anni '30 realizza molti edifici, interpretando lo stile razionalista, che si affermò in quegli anni. I suoi edifici, con le loro forme curvilinee, conservavano qualcosa del periodo espressionista. All'avvento del nazismo fu costretto ad espatriare in Gran Bretagna. Per un certo periodo fu attivo anche in Palestina, prima di stabilirsi negli Stati Uniti.
  • 8. 8 FUTURISMO Il Futurismo è stata una corrente artistica italiana del XX secolo. Nello stesso periodo, movimenti artistici influenzati dal Futurismo si svilupparono in altri Paesi. Il FUTURISMO è portato quasi subito verso l’azione politica; Marinetti si fa propagandista dell’intyervento dell’Italia e molti dei futiristi si arruolano volontati in Guerra, dove muoiono Boccioni e Sant’Elia; ma il movimento si ritrova prostrato nel dopoguerra, e Marinetti guida I suoi resti a confondersi col fascismo. Nato nel 1909 con la pubblicazione del Manifesto del Futurismo, redatto da Filippo Tommaso Marinetti, il Futurismo rifiutava ogni “tradizionalismo” in nome di un’arte che esaltasse la potenza delle macchine e delle nuove tecnologie. I futuristi videro nella “macchina” il simbolo dei tempi nuovi, che sostituiva un nuovo ideale di bellezza a quello classico. L’artista diventa così portavoce delle trasformazioni introdotte nella vita quotidiana dalla civiltà tecnologica. Da ciò driva la sperimentazione di nuovi modi di comunicazione, capaci di rompere i confinie tra le diverse arti e le diverse tecniche. I futuristi esplorarono ogni forma espressiva, dalla pittura alla scultura, dalla letteratura (poesia e teatro), senza tuttavia trascurare la musica, l'architettura, la danza, la fotografia, il nascente cinema e persino la gastronomia. Anche se si possono osservare segnali di un'imminente rivoluzione artistica nei primissimi anni del secolo, la denominazione ufficiale del movimento si deve all'iniziatore del medesimo, il poeta italiano Filippo Tommaso Marinetti. Marinetti ne espose i principi-base nel Manifesto del Futurismo (1909), pubblicato inizialmente in vari giornali italiani, la Gazzetta dell'Emilia di Bologna, la Gazzetta di Mantova, L'Arena di Verona e poi sul quotidiano francese Le Figaro il 20 febbraio 1909. Il Futurismo si colloca sull'onda della rivoluzione tecnologica dei primi anni del '900 (la Belle époque), esaltandone la fiducia illimitata nel progresso e decretando a chiare lettere la fine delle vecchie ideologie (bollate con l'etichetta di "passatismo"). Marinetti, per esempio, esalta il dinamismo, la velocità, l'industria e la guerra intesa come "igiene dei popoli", scorgendo nel Parsifal wagneriano (che proprio in quegli anni cominciava ad essere rappresentato nei teatri d'Europa, dopo la fine del privilegio di rappresentazione detenuto dal teatro di Bayreuth) il simbolo artistico del "passatismo", dell'arte decadente e pedante. La storia Il Futurismo nasce in un periodo (inizio Novecento) di grande fase evolutiva dove tutto il mondo dell'arte e della cultura era stimolato da moltissimi fattori determinanti: le guerre, la trasformazione sociale dei popoli, i grandi cambiamenti politici, e le nuove scoperte
  • 9. 9 tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo senza fili, la radio, aeroplani e le prime cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle distanze e del tempo, "avvicinando" fra loro i continenti. Il XX secolo era quindi invaso da un nuovo vento, che portava all'interno dell'essere umano una nuova realtà: la velocità. Le catene di montaggio abbattevano i tempi di produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le strade iniziarono a riempirsi di luce artificiale, si avvertiva questa nuova sensazione di futuro e velocità sia nel tempo impiegato per produrre o arrivare ad una destinazione, sia nei nuovi spazi che potevano essere percorsi, sia nelle nuove possibilità di comunicazione. Il Manifesto di fondazione del movimento futurista fu pubblicato dal poeta ed editore Filippo Tommaso Marinetti per la prima volta il 5 febbraio 1909 nelle Cronache letterarie del quotidiano bolognese La gazzetta dell'Emilia, quindi l'8 febbraio nelle pagine della Gazzetta di Mantova e il 9 febbraio ne L'Arena di Verona. Il Manifesto futurista fu poi nuovamente pubblicato due settimane dopo, il 20 febbraio 1909, sul parigino Le Figaro, conseguendo così una prestigiosa ribalta internazionale. Anche a Milano i pittori divisionisti Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo, firmano il Manifesto tecnico della pittura futurista, che ne stabilisce le regole: abolizione nell'immagine della prospettiva tradizionale (già precedentemente abolita da Picasso), a favore di una visione simultanea per esprimere il dinamismo degli oggetti. Successivamente nel 1910 gli artisti Boccioni, Carrà e Russolo, espongono a Milano le prime opere futuriste alla "Mostra d'arte libera" nella fabbrica Ricordi. Alla morte di Umberto Boccioni nel 1916, Carrà e Severini si ritrovano in una fase di evoluzione verso la Pittura Cubista, di conseguenza il gruppo milanese si scioglie spostando la città del movimento da Milano a Roma con la conseguente nascita del Secondo Futurismo. Il secondo Futurismo è sostanzialmente diviso in due fasi, la prima va dal 1918, due anni dopo la morte di Umberto Boccioni, al 1928 ed è caratterizzata da un forte legame con la cultura postcubista e costruttivista, la seconda invece va dal 1929 al 1938 ed è molto più legata alle idee del surrealismo. Di questa corrente, che si conclude attraverso il cosiddetto Terzo Futurismo, portando anche all'epilogo del Futurismo stesso, fanno parte molti pittori fra cui Fillia (Luigi Colombo), Enrico Prampolini, Nicolay Diulgheroff, ma anche Mario Sironi, Ardengo Soffici e Ottone Rosai.
  • 10. 10 IL FUTURISMO IN ARCHITETTURA Al centro dell'attenzione degli architetti futuristi c'è la città, vista come simbolo della dinamicità e della modernità. Nel 1916 Antonio Sant'Elia, il principale architetto futurista, pubblica il Manifesto dell'architettura futurista, nel quale espone i principi di questa corrente. Si tratta del primo tentativo di trasferire nel campo architettonico lo spirito rivoluzionario che alimentava le avanguardie figurative. Tutti i progetti creati pevalentemente si riferiscono a città del futuro, con particolare attenzione alle innovazioni. In contrapposizione all'architettura classica, vista come statica e monumentale, le città idealizzate dagli architetti futuristi hanno come caratteristica fondamentale il movimento e i trasporti. I futuristi, infatti, compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto successivamente nella vita delle città. Nei progetti di questo periodo si cercano sviluppi e scopi di questa novità. L'utopia futurista è una città in perenne mutamento, agile e mobile in ogni sua parte, un continuo cantiere in costruzione, e la casa futurista allo stesso modo è impregnata di dinamicità. Anche l'utilizzo di linee ellittiche e oblique simboleggia questo rifiuto della staticità per una maggior dinamicità dei progetti futuristi, privi di una simmetria classicamente intesa. Il Futurismo anticipa i grandi temi e le visioni dell'architettura e della città che saranno proprie del Movimento Moderno, anche se il Razionalismo italiano si perderà un po' tra la diatriba del neoclassicismo semplificato di Marcello Piacentini e la purezza di un Giuseppe Terragni e non riuscirà ad avere il medesimo slancio innovatore, mentre sua poetica a parte esprime Angiolo Mazzoni. La concezione architettonica futurista si può riassumere con due termini espressivi lirismo e dinamismo, che hanno caratterizzato l'avvento dell'estetica futurista. La visione lirica dell'idea architettonica, trova nel dinamismo plastico, l'equivalente stilistico. La vita è evoluzione, movimento, l'arte futurista è lo stile del movimento, l'architettura futurista è quindi lo stile del movimento materiato nello spazio. Di conseguenza l'architettura futurista non va guardata solamente come un ulteriore sviluppo dell'evoluzione dell'estetica dell'architettura, verso un adattamento puramente stilistico, quanto ad una visione spirituale del mondo moderno e delle nuove forze che in esso si scatenano in potenza. Il dominio dell'aria e della velocità hanno arricchito la nostra sensibilità di nuovi valori emotivi, di nuove possibilità estetiche.
  • 11. 11 Il regno della macchina ha spalancato nuovi orizzonti stilistici, poichè ignoti paesaggi meccanici si sono dischiusi ai nostri occhi, scrutatori dell'al di là, abbeverati alle vive fonti dell'infinito. Fin dai primi scritti programmatici e nelle prime rappresentazioni pittoriche il futurismo aveva messo in primo piano la metropoli contemporanea, il suo convulso dinamismo, i mezzi veloci che la percorrono: quello dell'architettura futurista era quindi un tema quasi congenito e indispensabile. Architettura lineare, essenziale e funzionale, per una società dinamica. Non solo nuova idea di casa, ma di tutta una città.
  • 12. 12 Antonio Sant'Elia (1888-1916) Antonio Sant'Elia (Como, 30 aprile 1888 – Monfalcone, 10 ottobre 1916) è stato un architetto italiano, appartenente al futurismo. Le sue proiezioni megalopolitane rimangono fino a tutti gli anni '30 un punto di riferimento ideale costante nella scena dell'architettura moderna e d'avanguardia italiana. Si diploma come capomastro a Como nel 1905, e nel 1906 completò la scuola di Arti e Mestieri "G. Castellini" con voto 160/200, per trasferirsi in seguito a Milano dove frequenta fino al 1909 l'Accademia di Belle Arti di Brera, ottenendo comunque buone valutazioni. Nell'ambiente di Brera conoscerà Carlo Carrà, Leonardo Dudreville, Mario Chiattone. Nel 1912 superò l'esame di licenza come professore di disegno architettonico che gli consentirà in seguito di insegnare a Bologna. Nel 1913 insegna disegno architettonico a Bologna, contemporaneamente apre, con l'amico Chiattone, uno studio di architettura a Milano e lavora presso gli studi di C. Cantoni e Boni. Si avvicina al movimento Futurista a cui aderisce nel 1914 grazie, probabilmente, agli inviti di Umberto Boccioni e Carlo Carrà, conosciuti nell'ambiente culturale milanese. Tra l'11 e il '12 frequenta vari artisti quali G. U. Arata, D. Buffoni, M. Chiattone, L. Dudreville, C. Erba, A. Funi, G. Macchi, U. Nebbia, G. Possamai, col quale fonderà nel 1912 il gruppo Nuove Tendenze, G. Fontana, M. Buggelli e R. Romani. Nel 1914 Antonio Sant'Elia partecipa alla Mostra organizzata dal gruppo "Nuove Tendenze" e lì espone sedici disegni. I titoli delle opere sono significativi: "Città nuova", "Centrali elettriche", "Casa nuova", influenzato dalle città industriali degli Stati Uniti e dagli architetti viennesi Otto Wagner e Josef Maria Olbrich, una serie di disegni per una "Città Nuova" che non era altro che la visione futuristica di Milano. Partecipa alla mostra anche Mario Chiattone, architetto futurista di ben minore complessità nelle motivazioni, nei metodi, nelle realizzazioni, con i suoi disegni "Costruzioni per una metropoli moderna"; i suoi progetti sono spesso però solenni e freddi edifici di rappresentanza o di scontata destinazione funzionale. Nel 1915 si arruolò così volontario nel Regio Esercito Italiano, ottenendo i gradi da sotto- tenente, e venendo poi assegnato al 225° Reggimento Fanteria "Arezzo".
  • 13. 13 Due anni dopo Sant'Elia pubblicava il Manifesto "L' architettura futurista", 11 Luglio 1916, Milano. "Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali, dei palazzi, degli arengari; ma dei grandi alberghi, delle stazioni feroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili, degli sventramenti salutari. Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, [...] La casa di cemento, di vetro, di ferro deve essere sull'orlo di un abisso tumultuante: la strada, la quale [...] sprofonderà nella terra per parecchi piani che accoglieranno il traffico metropolitano, e saranno congiunti, per i transiti necessari, da passerelle metalliche e da velocissimi tapis roulants". Il problema delll'architettura moderna non è un problema di rimaneggiamento lineare[...]. Non si tratta di trovare nuove marginature di finestre e di porte, ma di creare di sana pianta la casa futurista [...] con ogni risorsa della tecnica, determinando nuove forme, nuove linee. L'archittettura futurista deve essere nuova come è nuovo il nostro stato d'animo." Con queste affermazioni Sant'Elia si avvicina dunque al modernismo europeo che precede la prima guerra mondiale, alla polemica contro le decorazioni plastiche e pittoriche, alla battaglia per l'impiego di nuovi materiali. Come descritto nel manifesto, i suoi disegni rappresentano raggruppamenti azzardati e la disposizione su larga scala di piani e masse che creano un espressionismo industriale ed eroico. La sua visione era riguardo una città del futuro estremamente industrializzata e meccanizzata, che non considerava una massa di edifici individuali ma una enorme conurbazione urbana, multi-livello, interconnessa ed integrata disegnata attorno alla "vita" della città. I suoi disegni estremamente influenti rappresentarono grattacieli monolitici ed enormi con terrazzi, ponti e passerelle aeree che hanno incarnato l'eccitamento puro e semplice dell'architettura moderna e della tecnologia. Al centro delle rappresentazioni stilistiche di Antonio Sant'Elia risiede non l'edificio, ma la struttura urbana, intesa come insieme di organiche ed interconnesse relazioni, nel riconoscimento che l'unico punto di partenza è la "vita tumultuosa" delle grandi città, come espresso nel manifesto del 1914: "Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte, e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca. Bisogna abolire il decorativo. Bisogna risolvere il problema dell'architettura futurista [...] a colpi di genio, e armati di una esperienza scientifica e tecnica. Tutto deve essere rivoluzionato". Nei suoi visionari progetti di palazzi-città, di centrali elettriche, fabbriche spazio collettivo e spazio destinato alla vita individuale si intersecano e si integrano. Le sue città però non sono fatte per durare, il suo sogno è che ogni generazione costruisca ex-novo la propria città.
  • 14. 14 Ci si pone il problema della mancanza di un'architettura futurista compiuta. Sant'Elia era conscio della non realizzabilità immediata delle sue proposte e si muoveva con intenzionalità preminentemente propositiva, i suoi disegni della città nuova sono idee, progetti di destinazione ideologica, eseguiti all'interno di una provocazione utopica; ben diversi sono infatti sono i lavori eseguiti su commissioni in quegli stessi anni, legati alla sua attività professionale. La precoce morte in guerra di Sant'Elia, che allora aveva solo 28 anni , tronco' sul nascere la sua eccezionale inventiva. Sebbene guardasse con simpatia al socialismo, all'alba della Prima guerra mondiale si schierò su posizioni interventiste, coerentemente con le idee del movimento Futurista, insieme, tra gli altri, a Marinetti e Boccioni. Col suo reparto combatté sul fronte delle alpi vicentine e, nel luglio del 1916, durante un attacco sul Monte Zebio, si guadagnò la sua prima Medaglia d'Argento al valor militare. Pochi mesi dopo, il 10 ottobre, Sant'Elia si trovava schierato col suo reparto a Quota 85 di Monfalcone. Lanciatosi col suo plotone all'assalto di una trincea nemica, morì colpito in fronte da una fucilata. Alla sua memoria venne concessa una seconda Medaglia d'Argento al valor militare. Venne sepolto a Monfalcone nel cimitero della brigata "Arezzo" per il quale aveva progettato il portale d'ingresso e la sistemazione delle sepolture, tra le quali anche la propria e successivamente traslato a Como. Da un suo disegno a colori ed acquarello è nato il sacrario di Como, il Monumento ai caduti. Il sacrario, costituito da un monolito in granito d'Arzo dal peso di 40 tonnellate rivestito di diorite d'Anzola, è posto all'interno di una torre alta 33 metri; fu realizzato da Enrico Prampolini e Giuseppe Terragni. Sulla facciata a lago è scolpita una sua frase: "Stanotte si dorme a Trieste o in paradiso con gli eroi". 10 ottobre 1916 - Antonio Sant'Elia La maggior parte dei suoi progetti non furono mai realizzati, ma la sua visione futurista ha influenzato numerosi architetti e disegnatori. A lui è attribuita l'antesignana idea dell'esposizione degli ascensori sulle facciate degli edifici, anziché tenerli relegati "come vermi solitari" nelle trombe delle scale. Ma l'architettura del novecento sviluppo' molte di quelle tendenze che Sant'Elia aveva prefigurato, specialmente nell'urbanistica. Negli anni '60 si cominciarono a realizzare in tutto il modo quei grandiosi centri polifunzionali che Sant'Elia aveva immaginato, le strade urbane con sottopassaggi e sopraelevazioni, ecc.
  • 15. 15 MARIO CHIATTONE (Bergamo - 1891/1957) Un altro elemento di spicco dell'architettura futurista fu Mario Chiattone che, dopo la morte dell'amico sant'Elia, si rititrò in Svizzera, nel Canton Ticino dove però tornò ad opere più classiche. Mario Chiattone (Bergamo - 1891/1957) Altro elemento di spicco dell'architettura futurista fu Mario Chiattone amico e collaboratore del Sant'Elia. Mario Chiattone fu tra i primi aderenti al gruppo Nuove Tendenze, movimento artistico milanese riconosciuto dalla critica quale precursore del futurismo architettonico. Anche i disegni realizzati da Mario Chiattone negli anni Dieci e si confrontano con la produzione di Antonio Sant'Elia e la poetica futurista
  • 16. 16 LA CITTÀ AEREA: MANIFESTO FUTURISTA Tutti gli architetti futuristi (che a Sant'Elia si ispirarono) presero la "città" a simbolo della dinamicità e della modernità. I progetti di loro creazione si riferiscono a città del futuro, con particolare attenzione alle innovazioni e sono caratterizzate (in contrapposizione all'architettura classica) dal movimento e dai trasporti. I futuristi compresero immediatamente il ruolo centrale che i trasporti avrebbero assunto successivamente nella vita delle città, da essi prospettate in perenne mutamento, quasi fossero un continuo cantiere in costruzione, come espresso nel "Manifesto della città Aerea" stilato da Martinetti, Mazzoni e Soventi nel 1934, in cui si legge: "Al glorioso e indispensabile manifesto dell'Architetto futurista Antonio Sant'Elia lanciato dal Movimento Futurista nel 1914 e al quale si sono ispirati tutti gli architetti novatori, si aggiunge oggi un fattore importante: l'Aviazione. Questa modifica il mondo, intavola nuovi problemi artistici, sociali, politici, industriali, commerciali , e quindi una nuova atmosfera spirituale partorisce questo secondo manifesto che amplifica le ali aperte del primo. Così l'urbanismo di Sant'Elia nutrendosi di ruralismo velocizzato, di aeropoesia, aeroscultura, fa nascere la Città unica a linee continue da ammirare in volo."
  • 17. 17 IL LINGOTTO DI MATTÈ TRUCCO ENRICOM PRAMPOLINI GUIDO FIORINI La Fabbrica FIAT del Lingotto (1916-1926) di Torino, costruita dall'ingegnere Mattè- Trucco, ed il Padiglione Futurista all'Esposizione del Valentino a Torino (1928) eseguito su disegno di Prampolini dagli architetti neofuturisti torinesi, rappresentano le prime costruzioni futuriste in Italia. Il Grattacielo in tensostruttura realizzato a Parigi nel 1931da Guido Fiorini, è una delle prime affermazioni fuori dai confini nazionali. 1. Fabbrica FIAT del Lingotto (1916-1926) "Il Lingotto Fiat è stata la prima invenzione costruttiva futurista", si afferma perentoriamente nel Manifesto Futurista dell'architettura aerea. L'ingegnere Mattè-Trucco non era futurista: tuttavia tale complesso, per la centralità funzionale data alla 'macchina' - così spinta da determinare la trasformazione della copertura in pista automobilistica - e per il risalto dato alla nuova tecnologia del cemento armato, indubbiamente si salda strettamente con la tematica architettonica del Movimento. Il Lingotto di Torino è stato uno dei principali stabilimenti di produzione della FIAT ed è oggi uno dei più grandi centri multifunzionali d'Europa. Si trova nel quartiere di Nizza Millefonti chiuso tra Via Nizza (dal numero 230 al 294) ed un ramo del passante ferroviario di Torino. Lo stabilimento FIAT del Lingotto fu progettato e costruito, a partire dal 1915, dall'architetto Giacomo Mattè Trucco, insieme con altri progettisti come Francesco Cartasegna e Vittorio Bonadè Bottino, sul modello degli stabilimenti della casa automobilistica statunitense Ford. I lavori durarono dal 1916 (quando fu iniziata la costruzione dell'Officina di Smistamento), al 1930, anche se l'inaugurazione avvenne nel 1922, alla presenza del re d'Italia. Il vero padre del lingotto, tuttavia, fu l'ingegnere meccanico Ugo Gobbato, esperto nella razionalizzazione delle attività produttive e chiamato alla FIAT dal senatore Agnelli nel
  • 18. 18 1918. A Gobbato venne affidata la responsabilità di smantellare le varie officine FIAT sparse per Torino ed organizzare il trasferimento coordinato di macchinari e impianti al lingotto, del quale assunse la direzione, dimettendosi nel 1928, dopo aver raggiunto il pieno regime produttivo. Le officine erano formate da due lunghi corpi longitudinali, destinati alla produzione delle automobili, di oltre cinquecento metri di lunghezza, uniti da cinque traverse multipiano, dedicate a servizi per il personale. Alle estremità dei corpi lunghi furono costruite, tra il 1923 e il 1926, due rampe elicoidali, sempre su progetto di Mattè Trucco. In questo modo le automobili potevano accedere dal piano terra direttamente alla pista di collaudo, costituita da due rettilinei di oltre quattrocento metri di lunghezza, collegati da due curve paraboliche. Ispirata ai principi del taylorismo, che aveva come obiettivo principale la funzionalità produttiva, la struttura era costruita in cemento armato e aveva cinque piani. La facciata esterna, presentava elementi decorativi che preannunciavano i temi del Razionalismo italiano. La palazzina uffici, costruita nel 1926, era dedicata a direzione, amministrazione, mensa e altri servizi. Nel corso della propria vita, lo stabilimento produsse decine di modelli di automobili, come la Torpedo, la Balilla e la Topolino. Venne chiuso nel 1982, in seguito allo spostamento della produzione in altri impianti; l'ultimo modello in produzione era la Lancia Delta. La trasformazione Nel 1982 da una società a capitale misto, guidata dalla Fiat, una "consultazione" internazionale (il comune chiedeva un concorso di idee) per il recupero dello stabilimento, appena dismesso, ma tra i 20 progetti presentati non viene individuato un vincitore. Nel 1985 viene incaricato della ristrutturazione l'architetto genovese Renzo Piano, divenuto famoso negli anni settanta con il progetto del Beaubourg di Parigi. Simbolo dell'archeologia industriale, la fabbrica è stata divisa attraverso un lungo processo di ristrutturazione tra diverse funzioni: terziario, abitazioni e alberghi, con la precedenza all'uso culturale. All'esterno la struttura è rimasta inalterata, ma all'interno le strutture sono state profondamente modificate per venire incontro alle nuove esigenze. Nel corso degli anni sono stati ricavati negli spazi del Lingotto un centro esposizioni (nel 1992), un centro congressi e un auditorium (nel 1994), due hotel (nel 1995), un centro servizi, vari uffici direzionali, un'area dedicata interamente allo shopping, con decine di negozi, bar e ristoranti (nel 2002), una pista di atterraggio per elicotteri. A partire dal 1997 la sede manageriale del gruppo Fiat è tornata nella palazzina uffici. Nel 2002 è stata inaugurata la pinacoteca e si attiva un corso di laurea in ingegneria dell'autoveicolo. Piano dice di aver voluto ricreare nel Lingotto "un genuino pezzo di città".
  • 19. 19 La pista per il collaudo delle automobili è stata ristrutturata ed è tuttora usata per le presentazioni di nuove automobili, ma è attualmente aperta al pubblico. La prima manifestazione organizzata nella fabbrica ristrutturata è stata il Salone dell'automobile, nel 1992. In pochi anni il centro esposizioni ha acquisito importanza: ospita oggi la Fiera Internazionale del Libro, il Salone del gusto, il Salone del vino, Artissima-fiera d'arte moderna e contemporanea, e molte altre manifestazioni di livello nazionale e internazionale. All'interno dell'hotel Le Meridien è stato creato un giardino tropicale, mentre lo stesso hotel è stato collegato al centro congressi tramite un percorso pedonale sopraelevato dedicato allo shopping, chiamata "8 Gallery" (dalla parola "otto" contenuta nel nome "Lingotto"). Sopra la Torre Sud è stata costruita sempre da Renzo Piano "la bolla", una sala riunioni attrezzata e panoramica da 25 posti, realizzata in acciaio e cristallo, con vista sulle Alpi e sulla pista parabolica del Lingotto. Nel Lingotto si trova oggi anche un cinema multisala con 11 sale, il Pathé Lingotto, che per alcuni anni ha ospitato il Torino Film Festival. Nella palazzina uffici, infine, restaurata da Roberto Gabetti e Aimaro Isola, sono stati insediati, infine, gli uffici direzionali di alcune aziende, tra cui la FIAT, tornata al Lingotto nel 1997. Sono stati collocati qui anche alcuni uffici del TOROC, il comitato organizzatore dei XX Giochi olimpici invernali. Il centro fiere La struttura di Lingotto Fiere ha una superficie allestibile di oltre 70.000 metri quadrati, organizzata in maniera modulare. Lo spazio coperto è suddiviso in cinque padiglioni complanari, collegati tra loro, che comprendono anche sale conferenze e un sistema di parcheggi da oltre cinquemila posti. Il centro fiere ospita circa venti grandi manifestazioni all'anno (tra cui la Fiera Internazionale del Libro, il Salone del gusto di Slow Food, il Salone del vino, Artissima e Torino comics), con centinaia di migliaia visitatori. Nel 2007 la proprietà è passata dall'imprenditore Alfredo Cazzola (proprietario anche del Motor Show di Bologna) al gruppo francese "GL events". Al suo interno sono ospitati:  il centro direzionale FIAT, nella palazzina prospiciente il complesso;  al primo piano, il centro commerciale 8 Gallery;  ai piani alti, uffici di diverse società;  la fiera di Torino;  l'auditorium Giovanni Agnelli;
  • 20. 20  la pinacoteca;  un centro congressi  l'albergo Le Meridien Lingotto;  l'albergo Art+Tech Lingotto;  una multisala cinematografica della catena francese Pathé;  un ristorante panoramico all'ultimo piano del complesso;  la clinica odontoiatrica universitaria distaccata delle Molinette (Dental School);  la sede distaccata del Politecnico di Torino (corsi di Ingegneria dell'Autoveicolo);  la storica pista di prova per autovetture della fabbrica, realizzata sul tetto del complesso.  la Bolla, struttura in vetro posizionata in sospeso sul tetto dell'edificio, creata per ospitare meeting da 16 partecipanti;  una piattaforma per atterraggio elicotteri. Ad oggi, quando ci si riferisce al Lingotto si intendono anche altre strutture nate attorno al complesso:  l'Oval, a sud del complesso, avente le caratteristiche di un padiglione, costruito in occasione delle Olimpiadi Invernali Torino 2006;  Eataly, a nord del complesso, nato dalla ristrutturazione di una vecchia fabbrica della Carpano. Ospita un centro commerciale "gastronomico". 2. Padiglione Futurista all'Esposizione del Valentino a Torino (1928) dell’architetto ENRICO PRAMPOLINI Enrico Prampolini è generalmente considerato come il più illustre rappresentante della generazione futurista del primo dopoguerra. Legato al Movimento sin dal 1912, impegnato in posizioni di primo piano nelle riviste futuriste "Noi" e "Stile Futurista", scenografo, pittore, designer, è l'artista che ha i rapporti più frequenti con tutta l'avanguardia europea (dai Dada a Der Sturm, dal Novembergruppe al Bauhaus). Nel settore dell'architettura può rivendicare - se pur in forme ancora non compiutamente mature - la primogenitura futurista col suo "L'atmosfera-struttura futurista.Basi per una architettura" (1913-1914), ed é a lui che Marinetti fa riferimento nelle due principali concrete operazioni in cui il movimento futurista è chiamato ad autorappresentarsi attraverso l'architettura: il monumento ai caduti in Como e il Padiglione futurista in Torino.
  • 21. 21 Il Padiglione futurista all'Esposizione del Valentino a Torino del 1928 fu eseguito su disegno di Prampolini dagli architetti neofuturisti torinesi, il padiglione rappresenta una originale concretizzazione dell'architettura neofuturista, caratterizzandosi nelle sgargianti policromie, nei contrasti volumetrici, nella vistosa scritta autopubblicitaria. 3. GUIDO FIORINI Il Grattacielo in tensostruttura realizzato a Parigi nel 1931da Guido Fiorini, è una delle prime affermazioni fuori dai confini nazionali.
  • 22. 22 COSTRUTTIVISMO RUSSO Movimento astratto fondato in Russia nel 1913. Il costruttivismo si sviluppò in Russia nei primi anni della rivoluzione, ma gli scopi e gli ideali del movimento hanno continuato a esercitare la loro influenza nel resto del ventesimo secolo. I punti di forza del costruttivismo sono:  l'ottimismo progressista,  il progresso tecnologico,  la macchina e l'industria per un obiettivo finale rappresentato da un' arte in funzione sociale. La corrente artistica del costruttivismo è un movimento culturale nato in Russia nel 1913, di poco precedente la rivoluzione del 1917, fondato nel 1917 da Tatlin e da Rodcenko nel desiderio di realizzare un confronto diretto tra arte e rivoluzione, lavorano alla nascita di un'arte socialmente utile, ispirata al concetto di struttura come idea formativa dell'architettura, della scultura e della pittura. Il costruttivismo è l'evoluzione dell'arte che esalta una nuova classe sociale fondata sul proletariato, destinata a ricostruire il paese su basi democratiche, superando i canoni borghesi dell'arte ottocentesca celebrativa e rappresentativa. Il termine Costruttivismo, viene adoperato per la prima volta nel 1913 dal critico N. Punin, in riferimento ai rilievi di Tatlin ma il movimento costruttivista prende l'avvio nel 1920 ad opera di "pittori di sinistra e di ideologi dell'azione di massa". Il manifesto del Costruttivismo, compilato dai fratelli Naum Gabo e Anton Pevsner nel 1920 si chiama in modo molto significativo "Manifesto realista" si riallaccia a taluni principi del Futurismo per quel che concerne, in arte il movimento nello spazio. I suoi punti di forza sono: l'ottimismo progressista, il progresso tecnologico, la macchina e l'industria. L'obiettivo finale è un'arte in funzione sociale. Il movimento costruttivista quindi apporta nelle opere d'arte quelle astrazioni che prendono spunto dalle forme che l'industria di ogni livello tende a generare. Ciò è particolarmente vero per la scultura, costruita a partire da componenti di carattere industriale.
  • 23. 23 Nella pittura gli stessi principi venivano applicati alle due dimensioni; forme astratte venivano utilizzate per creare strutture ispirate a macchinari tecnologici, sospese nello spazio quasi come composizioni architettoniche. Da Tatlin a Lissitsky a Rodcenko, gli artisti si ritengono degli "ingegneri" della società futura: non solo progettano opere d’arte plastica ed architettonica ma si impegnano in altri campi, dalla comunicazione alla fotografia, dalla cartellonistica alla scenografia. Tale è la fiducia nelle possibilità concrete di trasformare la realtà attraverso l’arte che i costruttivisti rifiutano d'essere definiti "astratti". l Costruttivisti eseguono sculture, costruzioni a rilievo e modelli architettonici con materiali sino allora non usati per quegli scopi, come: plastica trasparente, metallo tubolare o laminato, fili e vetro. Si occuparono delle concezioni spaziali, s’interessarono ai problemi dei solidi e delI’incidenza visiva della forma nello spazio. L’uso della saldatura nella scultura deriva dal costruttivismo. Come in altri Movimenti ed "ismi" delle Avanguardie del Novecento, l'irruzione progressiva ed inarrestabile delle tecnologìe elettro-meccaniche viene metabolizzata e piegata alle forme d'arte caratterizzandole con un approccio rinnovato e più immerso nel flusso delle trasformazioni della realtà. La produzione dei costruttivisti, grazie anche al sostegno statale è abbondante e capillarmente diffusa negli stati sovietici. E' del 1923 il progetto dei fratelli Veznin per il Palazzo del Lavoro un volume fatto di tralicci metallici primo tentativo di esprimere in una nuova forma le aspirazioni di una nuova società. Nel 1924 progettano per gli uffici del giornale "Pravda di Leningrado" un edificio di vetro, ferro e cemento armato e nel 1925 Mel'nicov, per l'esposizione di Parigi progetta un padiglione rettangolare a struttura lignea, tagliato diagonalmente. Il Costruttivismo declina nel Razionalismo in Russia attaccato nel '29 dall'Associazione Architetti Proletari, che desiderano un ritorno alle fonti tradizionali ritenute più comprensibili alle masse e più idonee ad assecondare il diffondersi dell'industrializzazione attraverso l'arte, mentre nel resto dell'Europa, ripiega progressivamente su posizioni classicheggianti per estinguersi a partire dal 1933. Il termine "realismo", usato dai fratelli Naum Gabo ed Anton Pevsner, assume altro significato dopo la morte di Lenin nel 1924, quando il regime impone agli artisti la retorica del realismo socialista, che chiude progressivamente ogni via di sbocco agli artisti dell’avanguardia.
  • 24. 24 VLADIMIR TATLIN scultore e pittore russo ne è uno dei principali esponenti, al punto che il movimento stesso è pure conosciuto nel suo Paese d’origine, col nome di “Tatlinismo”. Tatlin elabora per la prima volta un progetto consistente in una struttura di vari elementi (legno, vetro e metallo) che non riproduce nulla di noto ma che intende coniugare l’ideale di bellezza e modernità al concetto di utilità e funzionalità. Il progetto di Tatlin, per un “Monumento della Terza Internazionale” consiste in una possente struttura a spirale metallica inclinata alta circa 400 m, (mai realizzata) con all’interno tre edifici di cristallo semoventi;: 1. al di sotto un cubo per le attività legislative con rotazione di un giro all‘anno; 2. in mezzo una piramide della amministrazione e dell’esecutivo del Komintern, con rotazione di un giro al mese 3. sopra un cilindro di servizi stampa con rotazione giornaliera. Yevgráfovich Vladimir Tatlin, nato nel 1885 a Kharkov, Ucraina, morto nel 1953 a Mosca, si diploma alla scuola di architettura, scultura e pittura di Mosca nel 1909 e dopo una prima adesione al primitivismo ed al cubismo, nel 1915 formulerà il suo stile personale, definito prima tatlinismo e divenuto poi, nel 1917 con Rodenko, il costruttivismo. A Parigi conosce le opere tridimensionali di Picasso realizzate in legno e da qui trae la sua ispirazione per le sue famose opere i contro rilievi (esposti per la prima volta nel 1913), una serie di sculture in metallo, legno e vetro, che segnano definitivamente il suo distacco dal figurativismo. La sua passione per lo studio della tecnologia e dell’ingegneria, dello spazio e del movimento, lo portò alla realizzazione del Monumento per la Terza Internazionale (1919-20, Musei nazionali russi, San Pietroburgo) per mostrare a tutti i materiali reali nello spazio in forma monumentale. Questo capolavoro non fu mai realizzato a causa della politica governativa che ripudiava l’arte astratta e della torre di Tatlin ne rimase solo un modellino ( il modello di legno è conservato al Beaubourg di Parigi). Sarebbe dovuta essere una grande scultura di circa 400 mt costituita da due spirali in traliccio metallico che, in senso contrario, circoscrivevano un volume conico. Il monumento spiraliforme inclinato sarebbe dovuto girare su se stesso proprio per concretizzare l’idea primordiale del movimento nello spazio.
  • 25. 25 La torre Tatlin doveva racchiudere tre costruzioni geometriche: sotto un cubo (per le attività legislative con rotazione di un giro all’anno), in mezzo un cono (per l’amministrazione e l’esecutivo del Komintern con rotazione di un giro al mese) e sopra un cilindro (da utilizzare per conferenze ed i servizi stampa, con rotazione giornaliera).
  • 26. 26 IL FUTURISMO NELL’ARTE Gli artisti del movimento indagano il rapporto spazio e tempo per giungere a soluzioni che rappresentano una aspirazione all'universalità di tutte le arti, radunate sotto i denominatori comuni della riconciliazione con la materia, dopo la ventata di spiritualismo di fine secolo. Il costruttivismo non si limita a riguardare l'architettura ma incide anche e in modo radicale, le sulle trasformazioni che riscontriamo nella scultura e nella pittura con influssi che si estesero ad altri Paesi europei ed in particolare con ibridazioni formali che trovano nella Bauhaus tedesca un fertile terreno di sviluppo nelle arti grafiche e nella fotografia sperimentale. I dipinti di Rodchenko, come le sue fotografie, indagano le relazioni tra superficie e forma, colore e spazio. I famosi Proun di Lissitsky, più che quadri, sono proprio dei progetti di "costruzione di una forma nuova". MARCOVICH LISSITSKY Pittore, grafico, tipografo, architetto e fotografo russo, pseudonimo di El (Elizar, o Lazar, o Eliezer) Marcovich Lissitzky. Allievo di Malevich, è invece l'esponente di spicco del Costruttivismo socialista, movimento che, partendo dalla rielaborazione delle tematiche futuriste e cubiste, attribuisce particolare importanza alla "testura", ossia alla forma oggettuale del materiale pittorico, che come elemento basilare del fare arte si aggiunge ai fondamentali punto, linea, superficie. Di costruttivismo si parla per la prima volta in relazione ai "Controrilievi" di Tatlin del 1913- 1914, sculture che si presentano in forma di assemblamenti meccanici, anche se è solo nel 1919-20 che il movimento costruttivista è realmente attivo, consapevole del nuovo rapporto che la rivoluzione d'ottobre del 1917 ha instaurato tra arte e politica. In questo contesto l'opera di El Lissitsky descrive in modo immediato e sintetico la ricostruzione del mondo operata dalla rivoluzione proletaria attraverso i suoi dipinti che egli chiama "Proun", progetti sintesi di forma e materia in cui la ricerca artistica è subordinata al fine concreto della loro applicazione architettonica, in cui lavori devono mantenere i caratteri peculiari di originalità e impatto visivo, così da creare l'ideale connubio tra attività artistica e vita produttiva. Successivamente, insieme ad Alexsandr Rodchenko, si diede alla sperimentazione, unendosi al movimento costruttivista.
  • 27. 27 Adoperò le tecniche del fotomontaggio e del collage, molto spesso a scopo propagandistico. Lavorò a pubblicità e manifesti divulgativi per l'Unione Sovietica durante gli anni dei conflitti mondiali. Nel 1921 fu nominato ambasciatore russo della cultura nella Germania della Repubblica di Weimar. Alexsandr Rodchenko