3. La civiltà greca, la radice del nostro modo di considerare il mondo,
si sviluppa a partire d una fitt t
i il ti da fitta trama di relazioni, soprattutto
lii tt tt
commerciali con altre grandi civiltà: cretese, micenea, egizia,
assiro babilonese.
4. La civiltà greca deve molto all'originale forma di organizzazione
politico sociale che la caratterizza: la polis la città stato cioè
polis, cioè,
autonoma politicamente ed economicamente.
La polis assume diverse modalità di organizzazione, ma tutte
sostanzialmente riconducibili o al modello ateniese o a quello
spartano.
spartano
5. Nel contesto della polis, nelle colonie della Ionia e della
Magna Grecia fiorisce la filosofia, che, a partire dalla riflessione
di Anassagora, trova in Atene il suo centro.
6. Pur non essendo accettabile l'identificazione della filosofia
esclusivamente con la civiltà greca si può affermare che per
greca,
quanto riguarda il mondo occidentale la filosofia, intesa come
indagine razionale, nasce in Grecia.
7. Come definire quindi la filosofia?
Si può t t
ò tentare i primo l
in i luogo didicendo ciò che l fil
d iò h la filosofia non è
fi è:
non è spiegazione mitica in quanto indagine razionale che non cerca una risposta valida
una volta per tutte, ma piuttosto fa del continuo riesame dei fondamenti la sua ragion
d'essere;
d'
non è scienza in quanto domanda sulla totalità, da comprendere teoreticamente;
non è religione perché come scopo ha il conoscere.
8. D'altra parte non si comprende lo spirito greco se non partendo dal mito come ce l'hanno
consegnato le grandi opere di Esiodo ed Omero.
9. Cos'è dunque la filosofia?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda. L'unica possibilità è quella di assumere la
prospettiva di Aristotele e sostenere che la filosofia ha origine dalla meraviglia
meraviglia.
10. Dice Aristotele nel I libro della Metafisica:
Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da
principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a
p
poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni
,g p p p gg p p p g
della Luna e tutti quelli del Sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero
universo. Ora chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo
che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo filosofo: il mito, infatti, è costituito da un
insieme di cose che destano meraviglia.g
11.
12. ricerca spiegazioni più mature primo tentativo di spiegazione
Principio di tutte le cose
FILOSOFIA MITO
in
i opposizione
ii produce
d
produce
produce
TEOGONIA
COSMOGONIA
possibile spiegazione
un solo principio una pluralità di principi
MONISMO PLURALISMO
l’unità degli opposti: il divenire
la ricerca dell’arché
Eraclito
il numero come principio
principio di ciò che esiste
Ionici il problema dell’essere
omeomerie acqua aria terra e fuoco
atomi
Pitagorici Eleati
identità di essere, Empedocle
l’arché è
pensiero e linguaggio
l’aria
l’arché è
Anassimene
l’acqua Democrito
la geometrizzazione
l’arché non è dell’aritmetica
Anassagora
un principio
Parmenide
materiale:
l’apeiron
Talete
Pitagora
Anassimandro
13.
14. Talete
Unanimemente, anche sulla scorta della testimonianza
di Aristotele, Talete, vissuto intorno al VI secolo avanti
Cristo,
Cristo è considerato il primo filosofo o per meglio dire
filosofo,
il primo che con certezza indaga sulla natura con
atteggiamento filosofico.
Si interessò di varie questioni e non solo filosofiche, ma
anche matematiche e geometriche (a lui per esempio si
attribuisce la misurazione delle piramidi con l’utilizzo di
un metodo trigonometrico), geografiche, astronomiche
(avrebbe predetto con precisione il verificarsi di
un eclissi
un’eclissi di sole) e di altra natura Fu inoltre il
sole), natura.
fondatore della cosiddetta Scuola di Mileto che
annovera fra i suoi esponenti Anassimandro ed
Anassimene.
15. Pur con le dovute cautele, non dobbiamo infatti
dimenticare che il milesio opera in un’età in cui è
ancora solidissima la cultura orale, possiamo affermare
che Talete scrisse opere sia di astronomia che di
matematica.
Talete nella sua investigazione giunse alla conclusione
che l’acqua è il principio, l’archè, e la natura di tutte
le cose. Questa affermazione è di fondamentale
Q
importanza perché rompe definitivamente con la
tradizione mitica e punta ad un nuovo modello di
spiegazione e di indagine della realtà che non si
accontenta di una soluzione valida una volta per p
tutte, ma vuole indagare e scoprire fondamenti e
meccanismi.
16. Da questo principio, per un processo di evaporazione e
condensazione sarebbero derivate tutte le cose, il che ci
suggerisce che implicitamente Talete ipotizzasse un processo
ciclico nella formazione del mondo. L’assunzione che l’acqua è
l’arché sarebbe poi stata suggerita al milesio dal fatto che tutte le
cose mostrano di possedere una natura umida come i semi per
esempio,
esempio ma anche come i metalli che a temperatura di fusione si
liquefanno.
Su queste considerazioni è certamente necessario mantenere un
atteggiamento di moderata cautela, essendo Aristotele la fonte
primaria delle notizie a volte di seconda e terza mano sul
notizie, mano,
pensiero di Talete, ma si può ormai con ragionevole certezza
concordare con esse e soprattutto con quella che testimonia
dell’evidente abbandono da parte di Talete di spiegazioni che
coinvolgessero le divinità
divinità.
17. Talete si interrogò anche sulla Terra, cercando risposte
a numerose domande sulle sue dimensioni, ed arrivò a
teorizzare che la Terra fosse un disco galleggiante
sull acqua,
sull’acqua quasi fosse una nave cosa questa che non
nave,
convinse del tutto Aristotele.
Talete sarebbe stato inoltre il primo a ritenere che tutte
le cose fossero animate e possedessero un’anima,
nonché che il principio divino fosse in ogni cosa e tutto
fosse pieno di dei. Fu inoltre un grande viaggiatore ed
alcuni lo annoverano fra i sette saggi dell’antichità.
18. Anassimandro
Concittadino e contemporaneo di Talete, Anassimandro
nasce nel 610-609 a.C. Uomo politico e astronomo,
610 609
riconosce il principio dell’esistenza nell’infinito o
indeterminato (apeiron) dal quale tutte le cose hanno
origine e nel quale tutte le cose si dissolvono.
Questo principio infinito abbraccia e governa ogni cosa;
p cpo to abb acc a go e a og
è immortale e indistruttibile, quindi divino.
19. Anassimandro si pone anche il problema del
processo attraverso il quale tutte le cose derivano
dalla sostanza primordiale. Tale processo è la
separazione, animata da un eterno movimento, in
virtù del quale si separano i contrari Per mezzo di
contrari.
questa separazione si generano mondi infiniti, che
si succedono secondo un ciclo eterno. Con la
separazione si determinano le condizioni proprie
degli esseri finiti: molteplici diversi e contrastanti
molteplici, contrastanti.
20. Anassimene
Anassimene di Mileto, fiorisce intorno al 546-545
a.C. e muore verso il 528-525 a.C.
Come Talete, riconosce il principio in una materia
determinata,
determinata che è l’aria attribuendole caratteri
l aria,
come l’infinità e il movimento incessante. Vede
l’aria come una forza che anima il mondo.
Dall’aria nascono tutte le cose che sono, che
furono,
furono che saranno e anche gli dei e le cose
saranno,
divine. L’aria è il principio di ogni mutamento e
movimento.
Anassimene sostiene che la trasformazione delle
cose è dovuta a due processi; rarefazione e
condensazione.
Come Anassimandro, Anassimene ammette il
divenire del mondo; quindi il suo dissolversi
periodico nel principio originario e il suo periodico
rigenerarsi da esso.
21.
22. Pitagora
g
Pitagora fondò a Crotone una scuola che fu anche
un’associazione religiosa e politica. La sola
dottrina che gli si può attribuire è quella della
metempsicosi (la trasmigrazione dell’anima dopo la
morte in altri corpi). Per Pitagora il corpo era la prigione
dell’anima e la vita corporea una punizione. La filosofia
era la via per liberare l’anima dal corpo e condurla alla
salvezza e alla liberazione.
23. Matematiche e dottrina del numero
Ai pitagorici si deve la creazione della matematica
come scienza; infatti furono loro ad elaborarne
concettualmente i termini fondamentali (punto,
angolo…). Secondo i pitagorici il numero è la
sostanza delle cose; il numero è considerato
come un insieme di unità e l’unità è considerata
identica al punto geometrico. Secondo il principio
dei pitagorici le cose sono numeri, ciò significa
pg , g
che la vera natura del mondo consiste in un
ordinamento geometrico esprimibile in
numeri.
Il numero si divide in dispari e pari; il dispari è un
p p; p
entità limitata (determinata e compiuta), mentre il
pari è un entità illimitata (non compiuta e non
determinata). Da quanto detto si può dedurre che
il pitagorismo è una filosofia dualistica perchè
pg p
spiega la realtà sulla base di una
contrapposizione (pari- dispari, bene- male,
etc.). Questi opposti sono conciliati nel mondo da
un principio di armonia, questa armonia è la
p p ,q
musica.
24. La dottrina fisica e le teorie antropologiche
I pitagorici sostengono la sfericità della terra e degli
altri corpi celesti poiché ritengono la sfera la più
perfetta delle figure geometriche. Il pitagorico
Filolao (V sec) ammette che la Terra insieme ad
altri corpi si muova intorno ad un fuoco centrale
detto Hestia.
Un altro membro della scuola, Ecfanto di Siracusa,
è il primo a riconoscere la rotazione della Terra
intorno al suo asse.
Con Aristarco di Samo (III sec) l’ipotesi pitagorica
del movimento della Terra diviene una vera e
propria ipotesi eliocentrica poiché al centro pone il
sole, anticipando così Copernico.
, p p
Essi considerano l’anima come armonia, poiché
essa è la composizione armonica di tutti gli
elementi del corpo.
La giustizia viene definita come un numero
g
quadrato (meriti uguali con uguali compensi).
All’epoca si pensava che l’organo della vita
spirituale dell’uomo fosse posto nel cuore, ma il
medico di Crotone Alcmeone è notevole per aver p
posto questo (l’organo della vita spirituale) nel
cervello.
25.
26. Parmenide
Parmenide è considerato il fondatore della scuola
eleatica, anche se alcuni attribuiscono questo merito a
Senofane.
Senofane Visse in un periodo compreso fra il 550 e il
450 a. C.e scrisse un’opera intitolata Sulla natura nella
quale immagina di essere trasportato su un carro
trainato da focose cavalle al cospetto della dea che gli
rivela la ben rotonda verità
verità.
27. Secondo Parmenide di fronte all’uomo si aprono due
vie: il sentiero della verità (alètheia) basato
(alètheia),
sulla ragione (essere vero), e il sentiero dell’opinione
(doxa) basato sui sensi (essere apparente). Il
filosofo è tale perché prende la via della verità.
Parmenide ritiene che la ragione possa pervenire
all’unica verità e cioè che: l’essere è e non può non
essere e il non essere non è e non può essere.
Con questo Parmenide dice che solo l’essere esiste e
che il non essere per definizione non esiste e non può
essere pensato.
28. Inoltre Parmenide ricava una serie di attributi che
caratterizzano l’essere vero ed afferma che
l’essere è: ingenerato e imperituro perché il
nascere o il perire implicherebbe il non essere; se
fosse generato non sarebbe prima di essere
generato; così come se perisse non sarebbe nel
futuro. L’essere è eterno perché se fosse nel
tempo implicherebbe il non essere. L’essere vero è
immutabile e immobile perché se mutasse o se si
p
muovesse implicherebbe il non essere, in quanto si
troverebbe in una serie di stati in cui prima non era.
29. L’essere è unico e omogeneo, perché se fosse
molteplice o in se differenziato implicherebbe il non
essere. L’essere è finito e sferico, cosa che secondo il
L essere
modo di vedere greco riconduce all’idea di perfezione e
in tal senso l’essere parmenideo si configura come una
realtà necessaria. Inoltre Parmenide afferma che il
mondo in cui viviamo, implicando il non essere,
o do cu a o, p ca do o esse e,
essendo generato, perituro, temporale ecc., è pura
apparenza o illusione
30. Zenone
Zenone, scolaro e amico di Parmenide di Elea, nasce
circa nel 489 A.C.
Zenone vuole ridurre all’assurdo le dottrine che
all assurdo
ammettono la molteplicità e il mutamento e così riuscire a
confermare la tesi di Parmenide. Il metodo di cui Zenone
si serve è la dialettica, che consiste nell’ammettere in via
d ipotesi l affermazione dell avversario
d’ipotesi l’affermazione dell’avversario per ricavarne
conseguenze che la confutano.
31. Alcuni degli argomenti di Zenone sono contro la
pluralità delle cose, altri contro il movimento.
Gli argomenti più famosi sono quelli contro la realtà
del movimento.
Il primo argomento è quello cosiddetto dello stadio
stadio.
Non si può percorrere uno stadio, perché bisognerebbe
arrivare prima alla metà di esso e prima ancora alla
metà di questa metà e così via all’infinito.
32. Il secondo argomento è quello dell’Achille. Se una
tartaruga ha un passo di vantaggio, non sarà mai
raggiunta da Achille poiché prima di raggiungerla, Achille
dovrà raggiungere la posizione occupata
precedentemente dalla tartaruga che nel frattempo si
sarà spostata di un intervallo, anche se pur piccolissimo,
cos a distanza a c e a a a uga o si du à
così la d s a a fra Achille e la tartaruga non s ridurrà
mai a zero, pur diventando sempre più piccola.
Il presupposto concettuale e la forza logica di questi due
argomenti è la tesi che, data l’infinita divisibilità dello
spazio, il movimento di un corpo dato non raggiungerà
p , p gg g
mai la sua metà, perché, dovendo superare gli infiniti
punti di cui consta qualsiasi distanza, dovrà impiegare un
tempo infinito, il che è assurdo.
33. Il terzo argomento è quello della freccia. La freccia che
appare in movimento in realtà è immobile: difatti essa
occuperà in un istante dato soltanto uno spazio determinato,
pari alla sua lunghezza; e poiché il tempo in cui essa si
muove è fatto di molteplici istanti, per ognuno di questi istanti,
la freccia è immobile.
Il quarto argomento, più complesso, è quello delle masse
nello stadio Esso afferma che in uno stadio un punto mobile
stadio.
va a una certa velocità, e simultaneamente al doppio di essa,
a seconda che sia rapportato a un punto immobile oppure a
un punto moventesi in senso contrario alla stessa velocità
(affermazione questa che, almeno a livello concettuale
che concettuale,
anticipa uno dei cardini della teoria della relatività).
Zenone vuole, quindi, indirettamente confermare la tesi di
Parmenide, sottolineando la contraddittorietà di ogni
argomento che ammetta il molteplice, il non essere e il
molteplice
divenire.
34. Melisso
Di Melisso di Samo discepolo di Parmenide si
Samo, Parmenide,
conosce molto poco. Sappiamo che fu esperto di arte
nautica, ma la sua importanza è legata al tentativo di
dedurre rigorosamente gli attributi dell’essere vero.
Secondo Melisso l’essere vero è ingenerato
l essere ingenerato,
incorruttibile, immutabile, infinito, unico, incorporeo.
Come si vede, a differenza di Parmenide, Melisso
ammette l’infinità dell’essere, mentre per le altre
attribuzioni ricalca le tesi del maestro Tuttavia se
maestro. Tuttavia,
riconduciamo l’idea di infinito a quella dell’impossibilità
di ricondurre l’essere a qualsivoglia determinazione, il
disaccordo con Parmenide risulta più apparente che
reale.
reale
35.
36. Eraclito
Eraclito visse ad Efeso tra il VI e il V secolo a c fu di
a.c.,
origini nobili e aristocratiche, motivo questo che
influenzerà la sua filosofia. Scrisse un'opera in prosa
che fu chiamata con il solito titolo di quot;Intorno alla
natura
naturaquot;, costituita da aforismi e sentenze brevi che per
la loro enigmaticità spiegano l'appellativo a lui attribuito
di quot;oscuroquot;.
37. Alla base del pensiero di Eraclito vi è la netta
distinzione tra la Filosofia da lui ritenuta Verità, e il
pensiero comune degli uomini da lui ritenuto come
fonte di errore
errore.
Egli ritiene che quot;i piùquot; (gli uomini) vivano la vita come un
sogno e non siano in grado di comprendere le
autentiche leggi del mondo.
Egli sostiene che il vero filosofo deve abbandonare
l'ingannevole mondo delle idee comuni, avere una
profonda visione degli argomenti, elevarsi ad una
visione complessiva dell'essere e tenere una personale
condotta di vita
vita.
38. Eraclito è ritenuto quot;il filosofo del divenirequot; in quanto
concepisce il mondo come un flusso perenne in cui
tutto scorre (panta rei), come la corrente di un fiume le
cui acque non sono mai le stesse.
La forma dell'essere è il divenire, poiché ogni cosa è
soggetta al tempo e alle trasformazioni, e anche ciò che
sembra statico in realtà è dinamico.
Questa concezione della realtà come fluire trova
conferme nella tesi secondo cui quot;il principioquot; delle cose
è il fuoco, elemento mobile e distruttore per eccellenza,
che simboleggia la visione del cosmo come energia in
continua trasformazione, dove tutto ciò che esiste
proviene dal fuoco e torna al fuoco (il fuoco,
condensandosi, diventa acqua e poi terra e la terra,
rarefacendosi, si fa acqua e poi fuoco).
39. All'origine del pensiero eracliteo vi è l’idea dell'unità dei
contrari. Filosoficamente parlando, Eraclito ritiene che
quot;la legge segreta del mondoquot; risieda proprio nella
stretta connessione dei contrari, che, in quanto opposti
lottano tra loro. Questo significa che noi conosciamo
l'ombra perché esiste la luce: quot;l'uno vive la morte
dell'altro e l'altro vive la vita dell'unoquot;. Eraclito definisce
la legge dell'interdipendenza e inscindibilità degli
opposti con il termine quot;logosquot; (discorso ragione).
40. Eraclito considera anche il fuoco o logos il principio
dell universo,
dell'universo, attribuendo al primo un valore
fisico e all'altro quello di legge universale che lo
governa.
quot;La vita è lotta e opposizione e la sua armonia risiede
proprio nello scontro tra gli opposti, infatti senza questo
scontro non ci sarebbe vita.
In conclusione questa visione cosmologica apre la
strada ad una lettura panteistica dell'universo, inteso
come l'unità di tutti i contrari, mutamento continuo e
,
fuoco generatore.
41.
42. Empedocle
Empedocle visse nel quarto secolo a.C., si occupò
principalmente di filosofia, ma viene considerato via via
anche scienziato, medico, oratore e uomo politico.
Formulò la teoria cosmologica dei quattro elementi o
quot;radiciquot; di tutte le cose: terra, acqua, aria e fuoco. Essi
si compongono e si disgregano attraverso due forze
d’attrazione e repulsione: amore o amicizia ed odio o
discordia.
discordia
L’insieme delle radici e delle due forze regolatrici
rappresenta l’essere.
43. Gli elementi di Empedocle non sono intesi nello stesso
modo in cui erano pensati dai filosofi ionici, infatti egli
non considera ognuno come un archè Egli immagina
archè.
che il cosmo sia soggetto ad uno sviluppo ciclico
scomponibile in quattro fasi: due iniziali, caratterizzate
dal prevalere dell'odio e dell'amore, e altre due come
fasi di passaggio tra amore e odio Quando prevalgono
odio.
l’odio o l’amore c’è il caos o l’ordine assoluti; soltanto
nella contesa fra odio e amore il cosmo vive.
Empedocle ritenne, inoltre, che tutto fosse in tutto e che
la diversità degli elementi molteplici dipendesse
esclusivamente dal tipo di semi prevalente.
44. Per quanto riguarda la conoscenza, Empedocle
sostenne che il simile si conosce tramite il simile.
Il pensiero di Empedocle riguardò anche la teoria della
metempsicosi: gli esseri scontano le loro colpe
mediante una serie di reincarnazioni; solo gli uomini
capaci di purificarsi potranno tornare a dimorare tra gli
dei, poiché l'anima è ritenuta di origine divina.
45. Anassagora
Anassagora di Clazomene (nato tra il 500-496 a.C.) fu
uno dei primi ad introdurre la filosofia ad Atene.
Scisse un’ importante opera intitolata “Sulla natura”.
Anassagora ammette il principio di Parmenide (nulla
nasce e nulla muore) ma a differenza del filosofo di
Elea parla di un nascere come “riunirsi” e morire come
“separarsi”.
Gli elementi che si separano e si uniscono sono i semi
semi,
particelle piccolissime e invisibili di materia.
Vengono chiamate semi perché appunto, come dal
seme nasce la pianta, da esse tutte le cose corporee si
generano.
generano Da Aristotele questi semi vennero chiamati
Aristotele,
omeomerie, cioè parti simili, perché hanno gli stessi
caratteri del tutto che entrano a costituire (come dirà
appunto Anassagora: “Tutte le cose sono insieme” e “
Tutte le cose sono in ogni cosa”)
cosa ).
46. Uno dei caratteri principali dei semi è che sono
infinitamente divisibili, non esiste una parte minore
perché essa potrebbe essere a sua volta ulteriormente
divisa e non esiste un parte maggiore perché, per
quanto grande, può essere ancora aumentata, ma,
soprattutto, dice ancora che ogni cosa è grande in base
a ciò a cui viene paragonata.
c ò cu e e pa ago a a
Per mettere in atto questo processo di unione e
divisione vi è bisogno di una forza esterna la quale
deve svolgere tali processi. Questa forza è l’intelligenza
divina o Nous, la quale separai semi originariamente
, q p g
confusi e determina l’ordine che ritroviamo nel mondo,
ma l’ordine non è perfetto perché i semi rimangono
sempre mescolati gli uni con gli altri.
47. Secondo Anassagora, il Nous ha prodotto, nel caos
primordiale dei semi, un movimento turbinoso che per
la sua rapidità ha fatto dividere le sostanze secondo
l’opposizione del caldo e del freddo, dell’oscurità e della
luce (simile al pensiero di Eraclito sulla lotta tra i
contrari). Molti critici ancora discutono sul carattere
spirituale o materiale del Nous. La conclusione a cui
sono arrivati fino ad oggi è che anche se il Nous è
separato dal mondo dei semi, la sua natura sembra più
materiale che spirituale; soprattutto in base alla nostra
idea di spirito, che è perfettamente fuori dall’orizzonte
mentale di Anassagora. Per quanto riguarda la teoria
della conoscenza, Anassagora, a differenza di
Empedocle, ritiene che le sensazioni non siano
prodotte dalle cose simili, ma al contrario dalle dissimili.
Infine Anassagora ritiene che la conoscenza umana
dipenda anche “dall’esperienza, dalla memoria, dal
sapere e dalla tecnica”.
48. Democrito
Cronologicamente parlando Democrito è più un post socratico
parlando, post-socratico
che un pre-socratico, in quanto risulta non solo contemporaneo
di Socrate, ma contemporaneo anche degli stessi discepoli di
Socrate. Tant’è vero che l’atomismo sebbene sia dominato dal
problema della natura parla anche di problemi di morale
natura, morale,
della storia, del linguaggio, manifestando una tendenza
enciclopedica che risente della nuova cultura di tipo sofistico-
socratico.
Democrito nacque ad Abdera probabilmente intorno al 460 a C a.C.
e mori quasi centenario. Dedicò la sua intera vita e il suo denaro
per gli studi e i viaggi, lui stesso afferma di essere nel suo
periodo uno di quelli che ha percorso quasi l’intera terra facendo
ricerche e scoprendo le cose più strane Arrivò anche ad Atene
strane.
dove entrò in contatto col pensiero sofistico-socratico che fu
importantissimo per la sua filosofia. Scrisse molte opere, tra
queste, La piccola cosmologia, Sulla natura, Sulle forme degli
atomi,
atomi Sulle parole
parole.
49. Come afferma anche Parmenide l’uomo dovrebbe spingersi al di là
della scena mutevole e variopinta del mondo e cercare la realtà
autentica delle cose. Democrito afferma perciò che vi è un antitesi tra
conoscenza sensibile definita oscura e conoscenza razionale definita
genuina, infatti i sensi si limitano a vagare alla superficie delle cose,
mentre la conoscenza intellettuale coglie l’essere vero.
50. Democrito e tutti gli atomisti definiscono l’essere parmenideo come
pieno e il non essere come vuoto. Il pieno è materia, il vuoto, invece, è
lo spazio in cui essa si muove. La materia è costituita da un insieme di
atomi, cioè particelle non ulteriormente divisibili. Gli atomisti accettando
la teoria dell’atomo vanno contro il pensiero di Zenone sulla divisibilità
all infinito
all’infinito che porterebbe alla fine la materia a non materia. Per questo
Democrito afferma che vi devono essere dei costituenti ultimi della
materia, cioè delle particelle non ulteriormente divisibili. Perciò dividere
un pezzo di materia vuol dire dividere i suoi atomi ma non dividere gli
atomi stessi.
Gli atomi (come l’essere parmenideo) sono pieni, immutabili, ingenerati
ed eterni. Tra di loro non vi sono differenze qualitative, poiché sono fatti
tutti della stessa materia. Si distinguono per le note quantitative della
forma geometrica e della grandezza, per l’ordine e la posizione.
g g ,p p
Gli atomi determinano la nascita e la morte delle cose con la reciproca
unione; essi sono immersi in uno spazio vuoto, che viene dedotto per
via razionale: se vi è movimento è necessario ammettere il vuoto.
51. Per Democrito il movimento degli atomi avviene attraverso un
volteggiare caotico in tutte le direzioni. Questo volteggiare dà origine
ad incessanti contatti e a continue aggregazioni fra corpuscoli simili,
concretizzate in vortici atomici, con particelle più grandi al centro e più
piccole in periferia. Democrito inoltre sostiene che poiché esistono
infiniti atomi a loro volta esistono infiniti mondi che perpetuamente
nascono e muoiono.
Come il movimento, è eterna anche la sostanza materiale complessiva
dell’universo, che non aumenta né diminuisce, perché in caso contrario
si ammetterebbe che la materia proviene dal nulla e ritorna ad esso.
Per gli atomisti la materia è l’unica sostanza e causa delle cose.
Democrito, anche se ammette la divinità, non crede che dietro al moto
degli atomi vi sia una qualche intelligenza divina. Piuttosto, Democrito
sottolinea la casualità degli urti e delle aggregazioni degli atomi, ma nel
contempo afferma l’assoluta necessità di tale processo.
52. Per Democrito anche l’anima è formata di atomi “psichici”, di natura ignea,
mobile e sottile. L’anima è diffusa in tutto il corpo e le sue differenti
L anima
operazioni hanno sede in parti differenti del corpo. La sensazione è
prodotta nell’ anima dagli effluvi di atomi che provengono dagli oggetti che
vengono a contatto con l’anima, ma la sensazione non deriva da un
co tatto d etto a a
contatto diretto fra anima e cose ma dalle emanazioni delle cose. Democrito
a a da e e a a o de e cose e oc to
inoltreafferma che non tutte le proprietà che noi attribuiamo alle cose
esistono veramente negli oggetti.
Democrito sostiene, infine, che la ragione guida l’esistenza e il supremo
ideale morale è la ricerca dell’equilibrio e della misura.
q
Per Democrito il bene più alto è, infine, la felicità. Va comunque detto che
alcune delle concezioni democritee sono ricavate da autori posteriori come
Epicuro e Lucrezio che ne riprendono le dottrine.