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La civiltà greca, la radice del nostro modo di considerare il mondo,
si sviluppa a partire d una fitt t
 i il              ti da      fitta trama di relazioni, soprattutto
                                               lii           tt tt
commerciali con altre grandi civiltà: cretese, micenea, egizia,
assiro babilonese.
La civiltà greca deve molto all'originale forma di organizzazione
politico sociale che la caratterizza: la polis la città stato cioè
                                         polis,               cioè,
autonoma politicamente ed economicamente.
La polis assume diverse modalità di organizzazione, ma tutte
sostanzialmente riconducibili o al modello ateniese o a quello
spartano.
spartano
Nel contesto della polis, nelle colonie della Ionia e della
Magna Grecia fiorisce la filosofia, che, a partire dalla riflessione
di Anassagora, trova in Atene il suo centro.
Pur non essendo accettabile l'identificazione della filosofia
esclusivamente con la civiltà greca si può affermare che per
                              greca,
quanto riguarda il mondo occidentale la filosofia, intesa come
indagine razionale, nasce in Grecia.
Come definire quindi la filosofia?
Si può t t
     ò tentare i primo l
               in i    luogo didicendo ciò che l fil
                                    d iò h la filosofia non è
                                                     fi     è:

   non è spiegazione mitica in quanto indagine razionale che non cerca una risposta valida
una volta per tutte, ma piuttosto fa del continuo riesame dei fondamenti la sua ragion
d'essere;
d'
   non è scienza in quanto domanda sulla totalità, da comprendere teoreticamente;
   non è religione perché come scopo ha il conoscere.
D'altra parte non si comprende lo spirito greco se non partendo dal mito come ce l'hanno
consegnato le grandi opere di Esiodo ed Omero.
Cos'è dunque la filosofia?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda. L'unica possibilità è quella di assumere la
prospettiva di Aristotele e sostenere che la filosofia ha origine dalla meraviglia
                                                                        meraviglia.
Dice Aristotele nel I libro della Metafisica:
Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da
principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a
p
poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni
     ,g              p      p              p     gg       p        p       p          g
della Luna e tutti quelli del Sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero
universo. Ora chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo
che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo filosofo: il mito, infatti, è costituito da un
insieme di cose che destano meraviglia.g
ricerca spiegazioni più mature                                                                                primo tentativo di spiegazione
                                                          Principio di tutte le cose


                                      FILOSOFIA                                                       MITO
                                                                  in
                                                                  i opposizione
                                                                         ii                                                                         produce
                                                                                                                                                       d
                                                                                                                          produce
                                                               produce
                                                                                                                                              TEOGONIA
                                                                                                                 COSMOGONIA
                                                              possibile spiegazione

                                     un solo principio                                                una pluralità di principi


                                      MONISMO                                                             PLURALISMO
                                                          l’unità degli opposti: il divenire
            la ricerca dell’arché

                                                                                        Eraclito
                          il numero come principio
                                                                                                              principio di ciò che esiste
       Ionici                                            il problema dell’essere

                                                                                                         omeomerie                      acqua aria terra e fuoco
                                                                                                                          atomi
                                                 Pitagorici                    Eleati



                                                                          identità di essere,              Empedocle
                             l’arché è
                                                                          pensiero e linguaggio
                              l’aria
l’arché è
                                    Anassimene
 l’acqua                                                                                                                    Democrito
                                                    la geometrizzazione
                    l’arché non è                   dell’aritmetica
                                                                                                                                                Anassagora
                     un principio
                                                                                          Parmenide
                    materiale:
                    l’apeiron
   Talete
                                                               Pitagora
                         Anassimandro
Talete

Unanimemente, anche sulla scorta della testimonianza
di Aristotele, Talete, vissuto intorno al VI secolo avanti
Cristo,
Cristo è considerato il primo filosofo o per meglio dire
                                filosofo,
il primo che con certezza indaga sulla natura con
atteggiamento filosofico.
Si interessò di varie questioni e non solo filosofiche, ma
anche matematiche e geometriche (a lui per esempio si
attribuisce la misurazione delle piramidi con l’utilizzo di
un metodo trigonometrico), geografiche, astronomiche
(avrebbe predetto con precisione il verificarsi di
un eclissi
un’eclissi di sole) e di altra natura Fu inoltre il
                sole),               natura.
fondatore della cosiddetta Scuola di Mileto che
annovera fra i suoi esponenti Anassimandro ed
Anassimene.
Pur con le dovute cautele, non dobbiamo infatti
dimenticare che il milesio opera in un’età in cui è
ancora solidissima la cultura orale, possiamo affermare
che Talete scrisse opere sia di astronomia che di
matematica.
Talete nella sua investigazione giunse alla conclusione
che l’acqua è il principio, l’archè, e la natura di tutte
le cose. Questa affermazione è di fondamentale
           Q
importanza perché rompe definitivamente con la
tradizione mitica e punta ad un nuovo modello di
spiegazione e di indagine della realtà che non si
accontenta di una soluzione valida una volta per     p
tutte, ma vuole indagare e scoprire fondamenti e
meccanismi.
Da questo principio, per un processo di evaporazione e
condensazione sarebbero derivate tutte le cose, il che ci
suggerisce che implicitamente Talete ipotizzasse un processo
ciclico nella formazione del mondo. L’assunzione che l’acqua è
l’arché sarebbe poi stata suggerita al milesio dal fatto che tutte le
cose mostrano di possedere una natura umida come i semi per
esempio,
esempio ma anche come i metalli che a temperatura di fusione si
liquefanno.
Su queste considerazioni è certamente necessario mantenere un
atteggiamento di moderata cautela, essendo Aristotele la fonte
primaria delle notizie a volte di seconda e terza mano sul
                 notizie,                                 mano,
pensiero di Talete, ma si può ormai con ragionevole certezza
concordare con esse e soprattutto con quella che testimonia
dell’evidente abbandono da parte di Talete di spiegazioni che
coinvolgessero le divinità
                   divinità.
Talete si interrogò anche sulla Terra, cercando risposte
a numerose domande sulle sue dimensioni, ed arrivò a
teorizzare che la Terra fosse un disco galleggiante
sull acqua,
sull’acqua quasi fosse una nave cosa questa che non
                               nave,
convinse del tutto Aristotele.
Talete sarebbe stato inoltre il primo a ritenere che tutte
le cose fossero animate e possedessero un’anima,
nonché che il principio divino fosse in ogni cosa e tutto
fosse pieno di dei. Fu inoltre un grande viaggiatore ed
alcuni lo annoverano fra i sette saggi dell’antichità.
Anassimandro

      Concittadino e contemporaneo di Talete, Anassimandro
      nasce nel 610-609 a.C. Uomo politico e astronomo,
                  610 609
      riconosce il principio dell’esistenza nell’infinito o
      indeterminato (apeiron) dal quale tutte le cose hanno
      origine e nel quale tutte le cose si dissolvono.
      Questo principio infinito abbraccia e governa ogni cosa;
              p cpo          to abb acc a go e a og
      è immortale e indistruttibile, quindi divino.
Anassimandro si pone anche il problema del
processo attraverso il quale tutte le cose derivano
dalla sostanza primordiale. Tale processo è la
separazione, animata da un eterno movimento, in
virtù del quale si separano i contrari Per mezzo di
                                 contrari.
questa separazione si generano mondi infiniti, che
si succedono secondo un ciclo eterno. Con la
separazione si determinano le condizioni proprie
degli esseri finiti: molteplici diversi e contrastanti
                     molteplici,           contrastanti.
Anassimene

    Anassimene di Mileto, fiorisce intorno al 546-545
    a.C. e muore verso il 528-525 a.C.
    Come Talete, riconosce il principio in una materia
    determinata,
    determinata che è l’aria attribuendole caratteri
                          l aria,
    come l’infinità e il movimento incessante. Vede
    l’aria come una forza che anima il mondo.
    Dall’aria nascono tutte le cose che sono, che
    furono,
    furono che saranno e anche gli dei e le cose
                  saranno,
    divine. L’aria è il principio di ogni mutamento e
    movimento.
    Anassimene sostiene che la trasformazione delle
    cose è dovuta a due processi; rarefazione e
    condensazione.
    Come Anassimandro, Anassimene ammette il
    divenire del mondo; quindi il suo dissolversi
    periodico nel principio originario e il suo periodico
    rigenerarsi da esso.
Pitagora
    g
  Pitagora fondò a Crotone una scuola che fu anche
  un’associazione religiosa e politica. La sola
  dottrina che gli si può attribuire è quella della
  metempsicosi (la trasmigrazione dell’anima dopo la
  morte in altri corpi). Per Pitagora il corpo era la prigione
  dell’anima e la vita corporea una punizione. La filosofia
  era la via per liberare l’anima dal corpo e condurla alla
  salvezza e alla liberazione.
Matematiche e dottrina del numero
Ai pitagorici si deve la creazione della matematica
come scienza; infatti furono loro ad elaborarne
concettualmente i termini fondamentali (punto,
angolo…). Secondo i pitagorici il numero è la
sostanza delle cose; il numero è considerato
come un insieme di unità e l’unità è considerata
identica al punto geometrico. Secondo il principio
dei pitagorici le cose sono numeri, ciò significa
     pg                            ,       g
che la vera natura del mondo consiste in un
ordinamento        geometrico     esprimibile       in
numeri.
Il numero si divide in dispari e pari; il dispari è un
                           p     p;          p
entità limitata (determinata e compiuta), mentre il
pari è un entità illimitata (non compiuta e non
determinata). Da quanto detto si può dedurre che
il pitagorismo è una filosofia dualistica perchè
   pg                                          p
spiega la realtà sulla base di una
contrapposizione (pari- dispari, bene- male,
etc.). Questi opposti sono conciliati nel mondo da
un principio di armonia, questa armonia è la
     p     p                 ,q
musica.
La dottrina fisica e le teorie antropologiche
I pitagorici sostengono la sfericità della terra e degli
altri corpi celesti poiché ritengono la sfera la più
perfetta delle figure geometriche. Il pitagorico
Filolao (V sec) ammette che la Terra insieme ad
altri corpi si muova intorno ad un fuoco centrale
detto Hestia.
Un altro membro della scuola, Ecfanto di Siracusa,
è il primo a riconoscere la rotazione della Terra
intorno al suo asse.
Con Aristarco di Samo (III sec) l’ipotesi pitagorica
del movimento della Terra diviene una vera e
propria ipotesi eliocentrica poiché al centro pone il
sole, anticipando così Copernico.
     ,      p              p
Essi considerano l’anima come armonia, poiché
essa è la composizione armonica di tutti gli
elementi del corpo.
La giustizia viene definita come un numero
      g
quadrato (meriti uguali con uguali compensi).
All’epoca si pensava che l’organo della vita
spirituale dell’uomo fosse posto nel cuore, ma il
medico di Crotone Alcmeone è notevole per aver p
posto questo (l’organo della vita spirituale) nel
cervello.
Parmenide
   Parmenide è considerato il fondatore della scuola
   eleatica, anche se alcuni attribuiscono questo merito a
   Senofane.
   Senofane Visse in un periodo compreso fra il 550 e il
   450 a. C.e scrisse un’opera intitolata Sulla natura nella
   quale immagina di essere trasportato su un carro
   trainato da focose cavalle al cospetto della dea che gli
   rivela la ben rotonda verità
                         verità.
Secondo Parmenide di fronte all’uomo si aprono due
vie: il sentiero della verità (alètheia) basato
                              (alètheia),
sulla ragione (essere vero), e il sentiero dell’opinione
(doxa) basato sui sensi (essere apparente). Il
filosofo è tale perché prende la via della verità.
Parmenide ritiene che la ragione possa pervenire
all’unica verità e cioè che: l’essere è e non può non
essere e il non essere non è e non può essere.
Con questo Parmenide dice che solo l’essere esiste e
che il non essere per definizione non esiste e non può
essere pensato.
Inoltre Parmenide ricava una serie di attributi che
caratterizzano l’essere vero ed afferma che
l’essere è: ingenerato e imperituro perché il
nascere o il perire implicherebbe il non essere; se
fosse generato non sarebbe prima di essere
generato; così come se perisse non sarebbe nel
futuro. L’essere è eterno perché se fosse nel
tempo implicherebbe il non essere. L’essere vero è
immutabile e immobile perché se mutasse o se si
                         p
muovesse implicherebbe il non essere, in quanto si
troverebbe in una serie di stati in cui prima non era.
L’essere è unico e omogeneo, perché se fosse
molteplice o in se differenziato implicherebbe il non
essere. L’essere è finito e sferico, cosa che secondo il
         L essere
modo di vedere greco riconduce all’idea di perfezione e
in tal senso l’essere parmenideo si configura come una
realtà necessaria. Inoltre Parmenide afferma che il
mondo in cui viviamo, implicando il non essere,
  o do        cu      a o,     p ca do       o esse e,
essendo generato, perituro, temporale ecc., è pura
apparenza o illusione
Zenone
   Zenone, scolaro e amico di Parmenide di Elea, nasce
   circa nel 489 A.C.
   Zenone vuole ridurre all’assurdo le dottrine che
                                all assurdo
   ammettono la molteplicità e il mutamento e così riuscire a
   confermare la tesi di Parmenide. Il metodo di cui Zenone
   si serve è la dialettica, che consiste nell’ammettere in via
   d ipotesi l affermazione dell avversario
   d’ipotesi l’affermazione dell’avversario per ricavarne
   conseguenze che la confutano.
Alcuni degli argomenti di Zenone sono contro la
pluralità delle cose, altri contro il movimento.
Gli argomenti più famosi sono quelli contro la realtà
del movimento.
Il primo argomento è quello cosiddetto dello stadio
                                             stadio.
Non si può percorrere uno stadio, perché bisognerebbe
arrivare prima alla metà di esso e prima ancora alla
metà di questa metà e così via all’infinito.
Il secondo argomento è quello dell’Achille. Se una
tartaruga ha un passo di vantaggio, non sarà mai
raggiunta da Achille poiché prima di raggiungerla, Achille
dovrà raggiungere la posizione occupata
precedentemente dalla tartaruga che nel frattempo si
sarà spostata di un intervallo, anche se pur piccolissimo,
cos a distanza a c e a a a uga o si du à
così la d s a a fra Achille e la tartaruga non s ridurrà
mai a zero, pur diventando sempre più piccola.
Il presupposto concettuale e la forza logica di questi due
argomenti è la tesi che, data l’infinita divisibilità dello
spazio, il movimento di un corpo dato non raggiungerà
  p    ,                        p                 gg g
mai la sua metà, perché, dovendo superare gli infiniti
punti di cui consta qualsiasi distanza, dovrà impiegare un
tempo infinito, il che è assurdo.
Il terzo argomento è quello della freccia. La freccia che
appare in movimento in realtà è immobile: difatti essa
occuperà in un istante dato soltanto uno spazio determinato,
pari alla sua lunghezza; e poiché il tempo in cui essa si
muove è fatto di molteplici istanti, per ognuno di questi istanti,
la freccia è immobile.
Il quarto argomento, più complesso, è quello delle masse
nello stadio Esso afferma che in uno stadio un punto mobile
       stadio.
va a una certa velocità, e simultaneamente al doppio di essa,
a seconda che sia rapportato a un punto immobile oppure a
un punto moventesi in senso contrario alla stessa velocità
(affermazione questa che, almeno a livello concettuale
                       che                    concettuale,
anticipa uno dei cardini della teoria della relatività).
Zenone vuole, quindi, indirettamente confermare la tesi di
Parmenide, sottolineando la contraddittorietà di ogni
argomento che ammetta il molteplice, il non essere e il
                            molteplice
divenire.
Melisso
Di Melisso di Samo discepolo di Parmenide si
                   Samo,                  Parmenide,
conosce molto poco. Sappiamo che fu esperto di arte
nautica, ma la sua importanza è legata al tentativo di
dedurre rigorosamente gli attributi dell’essere vero.
Secondo Melisso l’essere vero è ingenerato
                   l essere        ingenerato,
incorruttibile, immutabile, infinito, unico, incorporeo.
Come si vede, a differenza di Parmenide, Melisso
ammette l’infinità dell’essere, mentre per le altre
attribuzioni ricalca le tesi del maestro Tuttavia se
                                   maestro. Tuttavia,
riconduciamo l’idea di infinito a quella dell’impossibilità
di ricondurre l’essere a qualsivoglia determinazione, il
disaccordo con Parmenide risulta più apparente che
reale.
reale
Eraclito

Eraclito visse ad Efeso tra il VI e il V secolo a c fu di
                                                 a.c.,
origini nobili e aristocratiche, motivo questo che
influenzerà la sua filosofia. Scrisse un'opera in prosa
che fu chiamata con il solito titolo di quot;Intorno alla
natura
naturaquot;, costituita da aforismi e sentenze brevi che per
la loro enigmaticità spiegano l'appellativo a lui attribuito
di quot;oscuroquot;.
Alla base del pensiero di Eraclito vi è la netta
distinzione tra la Filosofia da lui ritenuta Verità, e il
pensiero comune degli uomini da lui ritenuto come
fonte di errore
          errore.
Egli ritiene che quot;i piùquot; (gli uomini) vivano la vita come un
sogno e non siano in grado di comprendere le
autentiche leggi del mondo.
Egli sostiene che il vero filosofo deve abbandonare
l'ingannevole mondo delle idee comuni, avere una
profonda visione degli argomenti, elevarsi ad una
visione complessiva dell'essere e tenere una personale
condotta di vita
              vita.
Eraclito è ritenuto quot;il filosofo del divenirequot; in quanto
concepisce il mondo come un flusso perenne in cui
tutto scorre (panta rei), come la corrente di un fiume le
cui acque non sono mai le stesse.
La forma dell'essere è il divenire, poiché ogni cosa è
soggetta al tempo e alle trasformazioni, e anche ciò che
sembra statico in realtà è dinamico.
Questa concezione della realtà come fluire trova
conferme nella tesi secondo cui quot;il principioquot; delle cose
è il fuoco, elemento mobile e distruttore per eccellenza,
che simboleggia la visione del cosmo come energia in
continua trasformazione, dove tutto ciò che esiste
proviene dal fuoco e torna al fuoco (il fuoco,
condensandosi, diventa acqua e poi terra e la terra,
rarefacendosi, si fa acqua e poi fuoco).
All'origine del pensiero eracliteo vi è l’idea dell'unità dei
contrari. Filosoficamente parlando, Eraclito ritiene che
quot;la legge segreta del mondoquot; risieda proprio nella
stretta connessione dei contrari, che, in quanto opposti
lottano tra loro. Questo significa che noi conosciamo
l'ombra perché esiste la luce: quot;l'uno vive la morte
dell'altro e l'altro vive la vita dell'unoquot;. Eraclito definisce
la legge dell'interdipendenza e inscindibilità degli
opposti con il termine quot;logosquot; (discorso ragione).
Eraclito considera anche il fuoco o logos il principio
dell universo,
dell'universo, attribuendo al primo un valore
fisico e all'altro quello di legge universale che lo
governa.
quot;La vita è lotta e opposizione e la sua armonia risiede
proprio nello scontro tra gli opposti, infatti senza questo
scontro non ci sarebbe vita.
In conclusione questa visione cosmologica apre la
strada ad una lettura panteistica dell'universo, inteso
come l'unità di tutti i contrari, mutamento continuo e
                                ,
fuoco generatore.
Empedocle

   Empedocle visse nel quarto secolo a.C., si occupò
   principalmente di filosofia, ma viene considerato via via
   anche scienziato, medico, oratore e uomo politico.
   Formulò la teoria cosmologica dei quattro elementi o
   quot;radiciquot; di tutte le cose: terra, acqua, aria e fuoco. Essi
   si compongono e si disgregano attraverso due forze
   d’attrazione e repulsione: amore o amicizia ed odio o
   discordia.
   discordia
   L’insieme delle radici e delle due forze regolatrici
   rappresenta l’essere.
Gli elementi di Empedocle non sono intesi nello stesso
modo in cui erano pensati dai filosofi ionici, infatti egli
non considera ognuno come un archè Egli immagina
                                   archè.
che il cosmo sia soggetto ad uno sviluppo ciclico
scomponibile in quattro fasi: due iniziali, caratterizzate
dal prevalere dell'odio e dell'amore, e altre due come
fasi di passaggio tra amore e odio Quando prevalgono
                               odio.
l’odio o l’amore c’è il caos o l’ordine assoluti; soltanto
nella contesa fra odio e amore il cosmo vive.
Empedocle ritenne, inoltre, che tutto fosse in tutto e che
la diversità degli elementi molteplici dipendesse
esclusivamente dal tipo di semi prevalente.
Per quanto riguarda la conoscenza, Empedocle
sostenne che il simile si conosce tramite il simile.
Il pensiero di Empedocle riguardò anche la teoria della
metempsicosi: gli esseri scontano le loro colpe
mediante una serie di reincarnazioni; solo gli uomini
capaci di purificarsi potranno tornare a dimorare tra gli
dei, poiché l'anima è ritenuta di origine divina.
Anassagora

   Anassagora di Clazomene (nato tra il 500-496 a.C.) fu
   uno dei primi ad introdurre la filosofia ad Atene.
   Scisse un’ importante opera intitolata “Sulla natura”.
   Anassagora ammette il principio di Parmenide (nulla
   nasce e nulla muore) ma a differenza del filosofo di
   Elea parla di un nascere come “riunirsi” e morire come
   “separarsi”.
   Gli elementi che si separano e si uniscono sono i semi
                                                       semi,
   particelle piccolissime e invisibili di materia.
   Vengono chiamate semi perché appunto, come dal
   seme nasce la pianta, da esse tutte le cose corporee si
   generano.
   generano Da Aristotele questi semi vennero chiamati
                   Aristotele,
   omeomerie, cioè parti simili, perché hanno gli stessi
   caratteri del tutto che entrano a costituire (come dirà
   appunto Anassagora: “Tutte le cose sono insieme” e “
   Tutte le cose sono in ogni cosa”)
                               cosa ).
Uno dei caratteri principali dei semi è che sono
infinitamente divisibili, non esiste una parte minore
perché essa potrebbe essere a sua volta ulteriormente
divisa e non esiste un parte maggiore perché, per
quanto grande, può essere ancora aumentata, ma,
soprattutto, dice ancora che ogni cosa è grande in base
a ciò a cui viene paragonata.
  c ò cu e e pa ago a a
Per mettere in atto questo processo di unione e
divisione vi è bisogno di una forza esterna la quale
deve svolgere tali processi. Questa forza è l’intelligenza
divina o Nous, la quale separai semi originariamente
                ,   q        p              g
confusi e determina l’ordine che ritroviamo nel mondo,
ma l’ordine non è perfetto perché i semi rimangono
sempre mescolati gli uni con gli altri.
Secondo Anassagora, il Nous ha prodotto, nel caos
primordiale dei semi, un movimento turbinoso che per
la sua rapidità ha fatto dividere le sostanze secondo
l’opposizione del caldo e del freddo, dell’oscurità e della
luce (simile al pensiero di Eraclito sulla lotta tra i
contrari). Molti critici ancora discutono sul carattere
spirituale o materiale del Nous. La conclusione a cui
sono arrivati fino ad oggi è che anche se il Nous è
separato dal mondo dei semi, la sua natura sembra più
materiale che spirituale; soprattutto in base alla nostra
idea di spirito, che è perfettamente fuori dall’orizzonte
mentale di Anassagora. Per quanto riguarda la teoria
della conoscenza, Anassagora, a differenza di
Empedocle, ritiene che le sensazioni non siano
prodotte dalle cose simili, ma al contrario dalle dissimili.
Infine Anassagora ritiene che la conoscenza umana
dipenda anche “dall’esperienza, dalla memoria, dal
sapere e dalla tecnica”.
Democrito
Cronologicamente parlando Democrito è più un post socratico
                    parlando,                       post-socratico
che un pre-socratico, in quanto risulta non solo contemporaneo
di Socrate, ma contemporaneo anche degli stessi discepoli di
Socrate. Tant’è vero che l’atomismo sebbene sia dominato dal
problema della natura parla anche di problemi di morale
                  natura,                                  morale,
della storia, del linguaggio, manifestando una tendenza
enciclopedica che risente della nuova cultura di tipo sofistico-
socratico.
Democrito nacque ad Abdera probabilmente intorno al 460 a C    a.C.
e mori quasi centenario. Dedicò la sua intera vita e il suo denaro
per gli studi e i viaggi, lui stesso afferma di essere nel suo
periodo uno di quelli che ha percorso quasi l’intera terra facendo
ricerche e scoprendo le cose più strane Arrivò anche ad Atene
                                   strane.
dove entrò in contatto col pensiero sofistico-socratico che fu
importantissimo per la sua filosofia. Scrisse molte opere, tra
queste, La piccola cosmologia, Sulla natura, Sulle forme degli
atomi,
atomi Sulle parole
             parole.
Come afferma anche Parmenide l’uomo dovrebbe spingersi al di là
della scena mutevole e variopinta del mondo e cercare la realtà
autentica delle cose. Democrito afferma perciò che vi è un antitesi tra
conoscenza sensibile definita oscura e conoscenza razionale definita
genuina, infatti i sensi si limitano a vagare alla superficie delle cose,
mentre la conoscenza intellettuale coglie l’essere vero.
Democrito e tutti gli atomisti definiscono l’essere parmenideo come
pieno e il non essere come vuoto. Il pieno è materia, il vuoto, invece, è
lo spazio in cui essa si muove. La materia è costituita da un insieme di
atomi, cioè particelle non ulteriormente divisibili. Gli atomisti accettando
la teoria dell’atomo vanno contro il pensiero di Zenone sulla divisibilità
all infinito
all’infinito che porterebbe alla fine la materia a non materia. Per questo
Democrito afferma che vi devono essere dei costituenti ultimi della
materia, cioè delle particelle non ulteriormente divisibili. Perciò dividere
un pezzo di materia vuol dire dividere i suoi atomi ma non dividere gli
atomi stessi.
Gli atomi (come l’essere parmenideo) sono pieni, immutabili, ingenerati
ed eterni. Tra di loro non vi sono differenze qualitative, poiché sono fatti
tutti della stessa materia. Si distinguono per le note quantitative della
forma geometrica e della grandezza, per l’ordine e la posizione.
         g                    g           ,p                  p
Gli atomi determinano la nascita e la morte delle cose con la reciproca
unione; essi sono immersi in uno spazio vuoto, che viene dedotto per
via razionale: se vi è movimento è necessario ammettere il vuoto.
Per Democrito il movimento degli atomi avviene attraverso un
volteggiare caotico in tutte le direzioni. Questo volteggiare dà origine
ad incessanti contatti e a continue aggregazioni fra corpuscoli simili,
concretizzate in vortici atomici, con particelle più grandi al centro e più
piccole in periferia. Democrito inoltre sostiene che poiché esistono
infiniti atomi a loro volta esistono infiniti mondi che perpetuamente
nascono e muoiono.
Come il movimento, è eterna anche la sostanza materiale complessiva
dell’universo, che non aumenta né diminuisce, perché in caso contrario
si ammetterebbe che la materia proviene dal nulla e ritorna ad esso.
Per gli atomisti la materia è l’unica sostanza e causa delle cose.
Democrito, anche se ammette la divinità, non crede che dietro al moto
degli atomi vi sia una qualche intelligenza divina. Piuttosto, Democrito
sottolinea la casualità degli urti e delle aggregazioni degli atomi, ma nel
contempo afferma l’assoluta necessità di tale processo.
Per Democrito anche l’anima è formata di atomi “psichici”, di natura ignea,
mobile e sottile. L’anima è diffusa in tutto il corpo e le sue differenti
                     L anima
operazioni hanno sede in parti differenti del corpo. La sensazione è
prodotta nell’ anima dagli effluvi di atomi che provengono dagli oggetti che
vengono a contatto con l’anima, ma la sensazione non deriva da un
co tatto d etto a a
contatto diretto fra anima e cose ma dalle emanazioni delle cose. Democrito
                          a          a da e e a a o de e cose e oc to
inoltreafferma che non tutte le proprietà che noi attribuiamo alle cose
esistono veramente negli oggetti.
Democrito sostiene, infine, che la ragione guida l’esistenza e il supremo
ideale morale è la ricerca dell’equilibrio e della misura.
                                 q
Per Democrito il bene più alto è, infine, la felicità. Va comunque detto che
alcune delle concezioni democritee sono ricavate da autori posteriori come
Epicuro e Lucrezio che ne riprendono le dottrine.
L'origine della Filosofia

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  • 2.
  • 3. La civiltà greca, la radice del nostro modo di considerare il mondo, si sviluppa a partire d una fitt t i il ti da fitta trama di relazioni, soprattutto lii tt tt commerciali con altre grandi civiltà: cretese, micenea, egizia, assiro babilonese.
  • 4. La civiltà greca deve molto all'originale forma di organizzazione politico sociale che la caratterizza: la polis la città stato cioè polis, cioè, autonoma politicamente ed economicamente. La polis assume diverse modalità di organizzazione, ma tutte sostanzialmente riconducibili o al modello ateniese o a quello spartano. spartano
  • 5. Nel contesto della polis, nelle colonie della Ionia e della Magna Grecia fiorisce la filosofia, che, a partire dalla riflessione di Anassagora, trova in Atene il suo centro.
  • 6. Pur non essendo accettabile l'identificazione della filosofia esclusivamente con la civiltà greca si può affermare che per greca, quanto riguarda il mondo occidentale la filosofia, intesa come indagine razionale, nasce in Grecia.
  • 7. Come definire quindi la filosofia? Si può t t ò tentare i primo l in i luogo didicendo ciò che l fil d iò h la filosofia non è fi è: non è spiegazione mitica in quanto indagine razionale che non cerca una risposta valida una volta per tutte, ma piuttosto fa del continuo riesame dei fondamenti la sua ragion d'essere; d' non è scienza in quanto domanda sulla totalità, da comprendere teoreticamente; non è religione perché come scopo ha il conoscere.
  • 8. D'altra parte non si comprende lo spirito greco se non partendo dal mito come ce l'hanno consegnato le grandi opere di Esiodo ed Omero.
  • 9. Cos'è dunque la filosofia? Non esiste una risposta univoca a questa domanda. L'unica possibilità è quella di assumere la prospettiva di Aristotele e sostenere che la filosofia ha origine dalla meraviglia meraviglia.
  • 10. Dice Aristotele nel I libro della Metafisica: Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a p poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni ,g p p p gg p p p g della Luna e tutti quelli del Sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell'intero universo. Ora chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia.g
  • 11.
  • 12. ricerca spiegazioni più mature primo tentativo di spiegazione Principio di tutte le cose FILOSOFIA MITO in i opposizione ii produce d produce produce TEOGONIA COSMOGONIA possibile spiegazione un solo principio una pluralità di principi MONISMO PLURALISMO l’unità degli opposti: il divenire la ricerca dell’arché Eraclito il numero come principio principio di ciò che esiste Ionici il problema dell’essere omeomerie acqua aria terra e fuoco atomi Pitagorici Eleati identità di essere, Empedocle l’arché è pensiero e linguaggio l’aria l’arché è Anassimene l’acqua Democrito la geometrizzazione l’arché non è dell’aritmetica Anassagora un principio Parmenide materiale: l’apeiron Talete Pitagora Anassimandro
  • 13.
  • 14. Talete Unanimemente, anche sulla scorta della testimonianza di Aristotele, Talete, vissuto intorno al VI secolo avanti Cristo, Cristo è considerato il primo filosofo o per meglio dire filosofo, il primo che con certezza indaga sulla natura con atteggiamento filosofico. Si interessò di varie questioni e non solo filosofiche, ma anche matematiche e geometriche (a lui per esempio si attribuisce la misurazione delle piramidi con l’utilizzo di un metodo trigonometrico), geografiche, astronomiche (avrebbe predetto con precisione il verificarsi di un eclissi un’eclissi di sole) e di altra natura Fu inoltre il sole), natura. fondatore della cosiddetta Scuola di Mileto che annovera fra i suoi esponenti Anassimandro ed Anassimene.
  • 15. Pur con le dovute cautele, non dobbiamo infatti dimenticare che il milesio opera in un’età in cui è ancora solidissima la cultura orale, possiamo affermare che Talete scrisse opere sia di astronomia che di matematica. Talete nella sua investigazione giunse alla conclusione che l’acqua è il principio, l’archè, e la natura di tutte le cose. Questa affermazione è di fondamentale Q importanza perché rompe definitivamente con la tradizione mitica e punta ad un nuovo modello di spiegazione e di indagine della realtà che non si accontenta di una soluzione valida una volta per p tutte, ma vuole indagare e scoprire fondamenti e meccanismi.
  • 16. Da questo principio, per un processo di evaporazione e condensazione sarebbero derivate tutte le cose, il che ci suggerisce che implicitamente Talete ipotizzasse un processo ciclico nella formazione del mondo. L’assunzione che l’acqua è l’arché sarebbe poi stata suggerita al milesio dal fatto che tutte le cose mostrano di possedere una natura umida come i semi per esempio, esempio ma anche come i metalli che a temperatura di fusione si liquefanno. Su queste considerazioni è certamente necessario mantenere un atteggiamento di moderata cautela, essendo Aristotele la fonte primaria delle notizie a volte di seconda e terza mano sul notizie, mano, pensiero di Talete, ma si può ormai con ragionevole certezza concordare con esse e soprattutto con quella che testimonia dell’evidente abbandono da parte di Talete di spiegazioni che coinvolgessero le divinità divinità.
  • 17. Talete si interrogò anche sulla Terra, cercando risposte a numerose domande sulle sue dimensioni, ed arrivò a teorizzare che la Terra fosse un disco galleggiante sull acqua, sull’acqua quasi fosse una nave cosa questa che non nave, convinse del tutto Aristotele. Talete sarebbe stato inoltre il primo a ritenere che tutte le cose fossero animate e possedessero un’anima, nonché che il principio divino fosse in ogni cosa e tutto fosse pieno di dei. Fu inoltre un grande viaggiatore ed alcuni lo annoverano fra i sette saggi dell’antichità.
  • 18. Anassimandro Concittadino e contemporaneo di Talete, Anassimandro nasce nel 610-609 a.C. Uomo politico e astronomo, 610 609 riconosce il principio dell’esistenza nell’infinito o indeterminato (apeiron) dal quale tutte le cose hanno origine e nel quale tutte le cose si dissolvono. Questo principio infinito abbraccia e governa ogni cosa; p cpo to abb acc a go e a og è immortale e indistruttibile, quindi divino.
  • 19. Anassimandro si pone anche il problema del processo attraverso il quale tutte le cose derivano dalla sostanza primordiale. Tale processo è la separazione, animata da un eterno movimento, in virtù del quale si separano i contrari Per mezzo di contrari. questa separazione si generano mondi infiniti, che si succedono secondo un ciclo eterno. Con la separazione si determinano le condizioni proprie degli esseri finiti: molteplici diversi e contrastanti molteplici, contrastanti.
  • 20. Anassimene Anassimene di Mileto, fiorisce intorno al 546-545 a.C. e muore verso il 528-525 a.C. Come Talete, riconosce il principio in una materia determinata, determinata che è l’aria attribuendole caratteri l aria, come l’infinità e il movimento incessante. Vede l’aria come una forza che anima il mondo. Dall’aria nascono tutte le cose che sono, che furono, furono che saranno e anche gli dei e le cose saranno, divine. L’aria è il principio di ogni mutamento e movimento. Anassimene sostiene che la trasformazione delle cose è dovuta a due processi; rarefazione e condensazione. Come Anassimandro, Anassimene ammette il divenire del mondo; quindi il suo dissolversi periodico nel principio originario e il suo periodico rigenerarsi da esso.
  • 21.
  • 22. Pitagora g Pitagora fondò a Crotone una scuola che fu anche un’associazione religiosa e politica. La sola dottrina che gli si può attribuire è quella della metempsicosi (la trasmigrazione dell’anima dopo la morte in altri corpi). Per Pitagora il corpo era la prigione dell’anima e la vita corporea una punizione. La filosofia era la via per liberare l’anima dal corpo e condurla alla salvezza e alla liberazione.
  • 23. Matematiche e dottrina del numero Ai pitagorici si deve la creazione della matematica come scienza; infatti furono loro ad elaborarne concettualmente i termini fondamentali (punto, angolo…). Secondo i pitagorici il numero è la sostanza delle cose; il numero è considerato come un insieme di unità e l’unità è considerata identica al punto geometrico. Secondo il principio dei pitagorici le cose sono numeri, ciò significa pg , g che la vera natura del mondo consiste in un ordinamento geometrico esprimibile in numeri. Il numero si divide in dispari e pari; il dispari è un p p; p entità limitata (determinata e compiuta), mentre il pari è un entità illimitata (non compiuta e non determinata). Da quanto detto si può dedurre che il pitagorismo è una filosofia dualistica perchè pg p spiega la realtà sulla base di una contrapposizione (pari- dispari, bene- male, etc.). Questi opposti sono conciliati nel mondo da un principio di armonia, questa armonia è la p p ,q musica.
  • 24. La dottrina fisica e le teorie antropologiche I pitagorici sostengono la sfericità della terra e degli altri corpi celesti poiché ritengono la sfera la più perfetta delle figure geometriche. Il pitagorico Filolao (V sec) ammette che la Terra insieme ad altri corpi si muova intorno ad un fuoco centrale detto Hestia. Un altro membro della scuola, Ecfanto di Siracusa, è il primo a riconoscere la rotazione della Terra intorno al suo asse. Con Aristarco di Samo (III sec) l’ipotesi pitagorica del movimento della Terra diviene una vera e propria ipotesi eliocentrica poiché al centro pone il sole, anticipando così Copernico. , p p Essi considerano l’anima come armonia, poiché essa è la composizione armonica di tutti gli elementi del corpo. La giustizia viene definita come un numero g quadrato (meriti uguali con uguali compensi). All’epoca si pensava che l’organo della vita spirituale dell’uomo fosse posto nel cuore, ma il medico di Crotone Alcmeone è notevole per aver p posto questo (l’organo della vita spirituale) nel cervello.
  • 25.
  • 26. Parmenide Parmenide è considerato il fondatore della scuola eleatica, anche se alcuni attribuiscono questo merito a Senofane. Senofane Visse in un periodo compreso fra il 550 e il 450 a. C.e scrisse un’opera intitolata Sulla natura nella quale immagina di essere trasportato su un carro trainato da focose cavalle al cospetto della dea che gli rivela la ben rotonda verità verità.
  • 27. Secondo Parmenide di fronte all’uomo si aprono due vie: il sentiero della verità (alètheia) basato (alètheia), sulla ragione (essere vero), e il sentiero dell’opinione (doxa) basato sui sensi (essere apparente). Il filosofo è tale perché prende la via della verità. Parmenide ritiene che la ragione possa pervenire all’unica verità e cioè che: l’essere è e non può non essere e il non essere non è e non può essere. Con questo Parmenide dice che solo l’essere esiste e che il non essere per definizione non esiste e non può essere pensato.
  • 28. Inoltre Parmenide ricava una serie di attributi che caratterizzano l’essere vero ed afferma che l’essere è: ingenerato e imperituro perché il nascere o il perire implicherebbe il non essere; se fosse generato non sarebbe prima di essere generato; così come se perisse non sarebbe nel futuro. L’essere è eterno perché se fosse nel tempo implicherebbe il non essere. L’essere vero è immutabile e immobile perché se mutasse o se si p muovesse implicherebbe il non essere, in quanto si troverebbe in una serie di stati in cui prima non era.
  • 29. L’essere è unico e omogeneo, perché se fosse molteplice o in se differenziato implicherebbe il non essere. L’essere è finito e sferico, cosa che secondo il L essere modo di vedere greco riconduce all’idea di perfezione e in tal senso l’essere parmenideo si configura come una realtà necessaria. Inoltre Parmenide afferma che il mondo in cui viviamo, implicando il non essere, o do cu a o, p ca do o esse e, essendo generato, perituro, temporale ecc., è pura apparenza o illusione
  • 30. Zenone Zenone, scolaro e amico di Parmenide di Elea, nasce circa nel 489 A.C. Zenone vuole ridurre all’assurdo le dottrine che all assurdo ammettono la molteplicità e il mutamento e così riuscire a confermare la tesi di Parmenide. Il metodo di cui Zenone si serve è la dialettica, che consiste nell’ammettere in via d ipotesi l affermazione dell avversario d’ipotesi l’affermazione dell’avversario per ricavarne conseguenze che la confutano.
  • 31. Alcuni degli argomenti di Zenone sono contro la pluralità delle cose, altri contro il movimento. Gli argomenti più famosi sono quelli contro la realtà del movimento. Il primo argomento è quello cosiddetto dello stadio stadio. Non si può percorrere uno stadio, perché bisognerebbe arrivare prima alla metà di esso e prima ancora alla metà di questa metà e così via all’infinito.
  • 32. Il secondo argomento è quello dell’Achille. Se una tartaruga ha un passo di vantaggio, non sarà mai raggiunta da Achille poiché prima di raggiungerla, Achille dovrà raggiungere la posizione occupata precedentemente dalla tartaruga che nel frattempo si sarà spostata di un intervallo, anche se pur piccolissimo, cos a distanza a c e a a a uga o si du à così la d s a a fra Achille e la tartaruga non s ridurrà mai a zero, pur diventando sempre più piccola. Il presupposto concettuale e la forza logica di questi due argomenti è la tesi che, data l’infinita divisibilità dello spazio, il movimento di un corpo dato non raggiungerà p , p gg g mai la sua metà, perché, dovendo superare gli infiniti punti di cui consta qualsiasi distanza, dovrà impiegare un tempo infinito, il che è assurdo.
  • 33. Il terzo argomento è quello della freccia. La freccia che appare in movimento in realtà è immobile: difatti essa occuperà in un istante dato soltanto uno spazio determinato, pari alla sua lunghezza; e poiché il tempo in cui essa si muove è fatto di molteplici istanti, per ognuno di questi istanti, la freccia è immobile. Il quarto argomento, più complesso, è quello delle masse nello stadio Esso afferma che in uno stadio un punto mobile stadio. va a una certa velocità, e simultaneamente al doppio di essa, a seconda che sia rapportato a un punto immobile oppure a un punto moventesi in senso contrario alla stessa velocità (affermazione questa che, almeno a livello concettuale che concettuale, anticipa uno dei cardini della teoria della relatività). Zenone vuole, quindi, indirettamente confermare la tesi di Parmenide, sottolineando la contraddittorietà di ogni argomento che ammetta il molteplice, il non essere e il molteplice divenire.
  • 34. Melisso Di Melisso di Samo discepolo di Parmenide si Samo, Parmenide, conosce molto poco. Sappiamo che fu esperto di arte nautica, ma la sua importanza è legata al tentativo di dedurre rigorosamente gli attributi dell’essere vero. Secondo Melisso l’essere vero è ingenerato l essere ingenerato, incorruttibile, immutabile, infinito, unico, incorporeo. Come si vede, a differenza di Parmenide, Melisso ammette l’infinità dell’essere, mentre per le altre attribuzioni ricalca le tesi del maestro Tuttavia se maestro. Tuttavia, riconduciamo l’idea di infinito a quella dell’impossibilità di ricondurre l’essere a qualsivoglia determinazione, il disaccordo con Parmenide risulta più apparente che reale. reale
  • 35.
  • 36. Eraclito Eraclito visse ad Efeso tra il VI e il V secolo a c fu di a.c., origini nobili e aristocratiche, motivo questo che influenzerà la sua filosofia. Scrisse un'opera in prosa che fu chiamata con il solito titolo di quot;Intorno alla natura naturaquot;, costituita da aforismi e sentenze brevi che per la loro enigmaticità spiegano l'appellativo a lui attribuito di quot;oscuroquot;.
  • 37. Alla base del pensiero di Eraclito vi è la netta distinzione tra la Filosofia da lui ritenuta Verità, e il pensiero comune degli uomini da lui ritenuto come fonte di errore errore. Egli ritiene che quot;i piùquot; (gli uomini) vivano la vita come un sogno e non siano in grado di comprendere le autentiche leggi del mondo. Egli sostiene che il vero filosofo deve abbandonare l'ingannevole mondo delle idee comuni, avere una profonda visione degli argomenti, elevarsi ad una visione complessiva dell'essere e tenere una personale condotta di vita vita.
  • 38. Eraclito è ritenuto quot;il filosofo del divenirequot; in quanto concepisce il mondo come un flusso perenne in cui tutto scorre (panta rei), come la corrente di un fiume le cui acque non sono mai le stesse. La forma dell'essere è il divenire, poiché ogni cosa è soggetta al tempo e alle trasformazioni, e anche ciò che sembra statico in realtà è dinamico. Questa concezione della realtà come fluire trova conferme nella tesi secondo cui quot;il principioquot; delle cose è il fuoco, elemento mobile e distruttore per eccellenza, che simboleggia la visione del cosmo come energia in continua trasformazione, dove tutto ciò che esiste proviene dal fuoco e torna al fuoco (il fuoco, condensandosi, diventa acqua e poi terra e la terra, rarefacendosi, si fa acqua e poi fuoco).
  • 39. All'origine del pensiero eracliteo vi è l’idea dell'unità dei contrari. Filosoficamente parlando, Eraclito ritiene che quot;la legge segreta del mondoquot; risieda proprio nella stretta connessione dei contrari, che, in quanto opposti lottano tra loro. Questo significa che noi conosciamo l'ombra perché esiste la luce: quot;l'uno vive la morte dell'altro e l'altro vive la vita dell'unoquot;. Eraclito definisce la legge dell'interdipendenza e inscindibilità degli opposti con il termine quot;logosquot; (discorso ragione).
  • 40. Eraclito considera anche il fuoco o logos il principio dell universo, dell'universo, attribuendo al primo un valore fisico e all'altro quello di legge universale che lo governa. quot;La vita è lotta e opposizione e la sua armonia risiede proprio nello scontro tra gli opposti, infatti senza questo scontro non ci sarebbe vita. In conclusione questa visione cosmologica apre la strada ad una lettura panteistica dell'universo, inteso come l'unità di tutti i contrari, mutamento continuo e , fuoco generatore.
  • 41.
  • 42. Empedocle Empedocle visse nel quarto secolo a.C., si occupò principalmente di filosofia, ma viene considerato via via anche scienziato, medico, oratore e uomo politico. Formulò la teoria cosmologica dei quattro elementi o quot;radiciquot; di tutte le cose: terra, acqua, aria e fuoco. Essi si compongono e si disgregano attraverso due forze d’attrazione e repulsione: amore o amicizia ed odio o discordia. discordia L’insieme delle radici e delle due forze regolatrici rappresenta l’essere.
  • 43. Gli elementi di Empedocle non sono intesi nello stesso modo in cui erano pensati dai filosofi ionici, infatti egli non considera ognuno come un archè Egli immagina archè. che il cosmo sia soggetto ad uno sviluppo ciclico scomponibile in quattro fasi: due iniziali, caratterizzate dal prevalere dell'odio e dell'amore, e altre due come fasi di passaggio tra amore e odio Quando prevalgono odio. l’odio o l’amore c’è il caos o l’ordine assoluti; soltanto nella contesa fra odio e amore il cosmo vive. Empedocle ritenne, inoltre, che tutto fosse in tutto e che la diversità degli elementi molteplici dipendesse esclusivamente dal tipo di semi prevalente.
  • 44. Per quanto riguarda la conoscenza, Empedocle sostenne che il simile si conosce tramite il simile. Il pensiero di Empedocle riguardò anche la teoria della metempsicosi: gli esseri scontano le loro colpe mediante una serie di reincarnazioni; solo gli uomini capaci di purificarsi potranno tornare a dimorare tra gli dei, poiché l'anima è ritenuta di origine divina.
  • 45. Anassagora Anassagora di Clazomene (nato tra il 500-496 a.C.) fu uno dei primi ad introdurre la filosofia ad Atene. Scisse un’ importante opera intitolata “Sulla natura”. Anassagora ammette il principio di Parmenide (nulla nasce e nulla muore) ma a differenza del filosofo di Elea parla di un nascere come “riunirsi” e morire come “separarsi”. Gli elementi che si separano e si uniscono sono i semi semi, particelle piccolissime e invisibili di materia. Vengono chiamate semi perché appunto, come dal seme nasce la pianta, da esse tutte le cose corporee si generano. generano Da Aristotele questi semi vennero chiamati Aristotele, omeomerie, cioè parti simili, perché hanno gli stessi caratteri del tutto che entrano a costituire (come dirà appunto Anassagora: “Tutte le cose sono insieme” e “ Tutte le cose sono in ogni cosa”) cosa ).
  • 46. Uno dei caratteri principali dei semi è che sono infinitamente divisibili, non esiste una parte minore perché essa potrebbe essere a sua volta ulteriormente divisa e non esiste un parte maggiore perché, per quanto grande, può essere ancora aumentata, ma, soprattutto, dice ancora che ogni cosa è grande in base a ciò a cui viene paragonata. c ò cu e e pa ago a a Per mettere in atto questo processo di unione e divisione vi è bisogno di una forza esterna la quale deve svolgere tali processi. Questa forza è l’intelligenza divina o Nous, la quale separai semi originariamente , q p g confusi e determina l’ordine che ritroviamo nel mondo, ma l’ordine non è perfetto perché i semi rimangono sempre mescolati gli uni con gli altri.
  • 47. Secondo Anassagora, il Nous ha prodotto, nel caos primordiale dei semi, un movimento turbinoso che per la sua rapidità ha fatto dividere le sostanze secondo l’opposizione del caldo e del freddo, dell’oscurità e della luce (simile al pensiero di Eraclito sulla lotta tra i contrari). Molti critici ancora discutono sul carattere spirituale o materiale del Nous. La conclusione a cui sono arrivati fino ad oggi è che anche se il Nous è separato dal mondo dei semi, la sua natura sembra più materiale che spirituale; soprattutto in base alla nostra idea di spirito, che è perfettamente fuori dall’orizzonte mentale di Anassagora. Per quanto riguarda la teoria della conoscenza, Anassagora, a differenza di Empedocle, ritiene che le sensazioni non siano prodotte dalle cose simili, ma al contrario dalle dissimili. Infine Anassagora ritiene che la conoscenza umana dipenda anche “dall’esperienza, dalla memoria, dal sapere e dalla tecnica”.
  • 48. Democrito Cronologicamente parlando Democrito è più un post socratico parlando, post-socratico che un pre-socratico, in quanto risulta non solo contemporaneo di Socrate, ma contemporaneo anche degli stessi discepoli di Socrate. Tant’è vero che l’atomismo sebbene sia dominato dal problema della natura parla anche di problemi di morale natura, morale, della storia, del linguaggio, manifestando una tendenza enciclopedica che risente della nuova cultura di tipo sofistico- socratico. Democrito nacque ad Abdera probabilmente intorno al 460 a C a.C. e mori quasi centenario. Dedicò la sua intera vita e il suo denaro per gli studi e i viaggi, lui stesso afferma di essere nel suo periodo uno di quelli che ha percorso quasi l’intera terra facendo ricerche e scoprendo le cose più strane Arrivò anche ad Atene strane. dove entrò in contatto col pensiero sofistico-socratico che fu importantissimo per la sua filosofia. Scrisse molte opere, tra queste, La piccola cosmologia, Sulla natura, Sulle forme degli atomi, atomi Sulle parole parole.
  • 49. Come afferma anche Parmenide l’uomo dovrebbe spingersi al di là della scena mutevole e variopinta del mondo e cercare la realtà autentica delle cose. Democrito afferma perciò che vi è un antitesi tra conoscenza sensibile definita oscura e conoscenza razionale definita genuina, infatti i sensi si limitano a vagare alla superficie delle cose, mentre la conoscenza intellettuale coglie l’essere vero.
  • 50. Democrito e tutti gli atomisti definiscono l’essere parmenideo come pieno e il non essere come vuoto. Il pieno è materia, il vuoto, invece, è lo spazio in cui essa si muove. La materia è costituita da un insieme di atomi, cioè particelle non ulteriormente divisibili. Gli atomisti accettando la teoria dell’atomo vanno contro il pensiero di Zenone sulla divisibilità all infinito all’infinito che porterebbe alla fine la materia a non materia. Per questo Democrito afferma che vi devono essere dei costituenti ultimi della materia, cioè delle particelle non ulteriormente divisibili. Perciò dividere un pezzo di materia vuol dire dividere i suoi atomi ma non dividere gli atomi stessi. Gli atomi (come l’essere parmenideo) sono pieni, immutabili, ingenerati ed eterni. Tra di loro non vi sono differenze qualitative, poiché sono fatti tutti della stessa materia. Si distinguono per le note quantitative della forma geometrica e della grandezza, per l’ordine e la posizione. g g ,p p Gli atomi determinano la nascita e la morte delle cose con la reciproca unione; essi sono immersi in uno spazio vuoto, che viene dedotto per via razionale: se vi è movimento è necessario ammettere il vuoto.
  • 51. Per Democrito il movimento degli atomi avviene attraverso un volteggiare caotico in tutte le direzioni. Questo volteggiare dà origine ad incessanti contatti e a continue aggregazioni fra corpuscoli simili, concretizzate in vortici atomici, con particelle più grandi al centro e più piccole in periferia. Democrito inoltre sostiene che poiché esistono infiniti atomi a loro volta esistono infiniti mondi che perpetuamente nascono e muoiono. Come il movimento, è eterna anche la sostanza materiale complessiva dell’universo, che non aumenta né diminuisce, perché in caso contrario si ammetterebbe che la materia proviene dal nulla e ritorna ad esso. Per gli atomisti la materia è l’unica sostanza e causa delle cose. Democrito, anche se ammette la divinità, non crede che dietro al moto degli atomi vi sia una qualche intelligenza divina. Piuttosto, Democrito sottolinea la casualità degli urti e delle aggregazioni degli atomi, ma nel contempo afferma l’assoluta necessità di tale processo.
  • 52. Per Democrito anche l’anima è formata di atomi “psichici”, di natura ignea, mobile e sottile. L’anima è diffusa in tutto il corpo e le sue differenti L anima operazioni hanno sede in parti differenti del corpo. La sensazione è prodotta nell’ anima dagli effluvi di atomi che provengono dagli oggetti che vengono a contatto con l’anima, ma la sensazione non deriva da un co tatto d etto a a contatto diretto fra anima e cose ma dalle emanazioni delle cose. Democrito a a da e e a a o de e cose e oc to inoltreafferma che non tutte le proprietà che noi attribuiamo alle cose esistono veramente negli oggetti. Democrito sostiene, infine, che la ragione guida l’esistenza e il supremo ideale morale è la ricerca dell’equilibrio e della misura. q Per Democrito il bene più alto è, infine, la felicità. Va comunque detto che alcune delle concezioni democritee sono ricavate da autori posteriori come Epicuro e Lucrezio che ne riprendono le dottrine.