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Per critica in termini kantiani si intende quell'atteggiamento filosofico che
consiste nell'interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate
esperienze umane ai fini di chiarirne la possibilit (ovvero le condizioni che�
ne permettono l'esistenza), la validit (ovvero i titoli di legittimit o non-� �
legittimit che le caratterizzano) e i limiti (ovvero i loro confini di�
validit ).�
L'obiettivo centrale della filosofia kantiana, in special modo nella sua fase
"critica" quello di stabilire che cosa possiamo conoscere con certezza.�
Ripercorrendo le fondamenta del pensiero moderno e riferendosi alla ricerca e
alla scoperta di verit certe o presunte tali (come nel caso di Cartesio), Kant�
intende descrivere quali sono i presupposti necessari al fine di garantire
un'esperienza certa del mondo, e ad essere pi precisi, quali elementi, tipici�
dell'essere umano, permettono di costruire una conoscenza scientifica del mondo.
Non si deve dimenticare che, almeno per la cultura accademica tardo-illuminista
tedesca, il termine scienza indica tutto quell'universo dottrinale fondato sulle
teorie di autori quali, per esempio, Euclide, Aristotele, Leibniz e Newton.
Nell'istanza critica di Kant risulta quindi centrale l'aspetto del limite: il
criticismo infatti si presenta come una filosofia del limite e pu venir�
definito un'ermeneutica della finitudine, ossia come un'interpretazione
dell'esistenza volta a stabilire nei vari settori le "colonne d'Ercole
dell'umano" e quindi il carattere limitato delle possibilit dell'esperienza.�
L'impossibilit della conoscenza di trascendere i limiti dell'esperienza�
configura l'effettiva validit della conoscenza stessa.�
da sottolineare come il criticisimo di Kant sia anche frutto di influenze�
provenienti da un determinato quadro storico: la rivoluzione scientifica e la
crisi delle metafisiche tradizionali hanno infatti portato indubbiamente alla
formulazione di argomentazioni opposte al dogmatismo, interrogativi riguardanti
l'ipotetica nascita di una morale indipendente ed altri invece relegati alla
sfera sentimentale dell'uomo. Da qui si pu facilmente dedurre come il�
criticismo si sia concentrato sui fondamenti del sapere, della morale e
dell'esperienza estetica e sentimentale: argomenti trattati nelle tre opere di
Kant (Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del
giudizio). Da questo punto di vista il kantismo pu essere visto come legato�
all'empirismo inglese che era cominciato gi con Locke e che fu difeso�
dall'Illuminismo nel Settecento: entrambi insistono sui limiti conoscitivi
dell'uomo.
Tuttavia il kantismo si distingue dall'empirismo per l'analisi critica che viene
effettuata a monte: sulle condizioni di possibilit e i limiti di validit� �
della conoscenza. Quindi mentre gli illuministi lasciarono la ragione come
"lume" intoccabile, Kant porta davanti al tribunale della ragione la ragione
stessa, per chiarirne in modo esauriente strutture e possibilit .�
[La critica] un invito alla ragione di assumersi nuovamente il pi grave� � �
dei suoi uffici, cio la conoscenza di s , e di erigere un tribunale, che la� �
garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni quelle che non hanno
fondamento...; e questo tribunale non pu essere se non la critica della ragion�
pura stessa....critica della facolt della ragione in generale riguardo a tutte�
le conoscenze alle quali essa pu aspirare indipendentemente da ogni�
esperienza; quindi la decisione della possibilit o impossibilit di una� �
metafisica in generale, e la determinazione cos delle fonti, come dell'ambito�
e dei limiti della medesima, e tutto dedotto da princ pi.[1]� �
Le condizioni di possibilit della conoscenza inoltre precedono ogni esperienza�
empirica, non possono essere raggiunte dai sensi ma devono essere descritte da
un'analisi critica svolta dalla ragione.
Per via dello scetticismo humiano che aveva confutato il sapere fondato delle
scienze, rendendolo instabile, Kant decide di riesaminare globalmente le
fondamenta del sapere delle scienze, cio la matematica e la geometria�
(trattate nell'Estetica Trascendentale), la fisica (Analitica Trascendentale) e
metafisica (Dialettica Trascendentale). La fondazione del sapere è quindi di
fatto affidata al criticismo. La lettura di questo termine ci deve ricondurre ad
una doppia esigenza: una di ordine programmatico ed una di ordine metodologico.
Programmaticamente, il criticismo è appunto la scoperta delle condizioni di
possibilità che permettono la conoscenza; metodologicamente, esso è la capacità
di risalire dalla conoscenza che il soggetto ha del mondo per comprenderne i
presupposti e le condizioni di possibilità. L'orizzonte metodologico rimanda
allo scopo prefissato, e il progetto di ricerca legittima la scelta
metodologica. È nell'immagine del mondo, offerta dall'esperienza, che Kant pensa
di poter trovare la conoscenza delle strutture fondamentali della ragione umana
con cui è resa possibile la conoscenza e la scienza del mondo. Presupposto
fondamentale di tutta la ricerca è quindi la coscienza che il soggetto ha del
mondo, conoscenza del mondo o meglio immagine del mondo, definita da Kant
fenomeno. Il soggetto dunque ha un ruolo centrale nel problema epistemologico e
l'esperienza, il limite della conoscenza stessa, non pregiudica una conoscenza
necessaria ed universale: per questo Kant può analizzare le condizioni di
possibilità e validità di quest'ultima.
Kant si pone in quest'opera le seguenti domande:
Com'è possibile la matematica pura?
Com'è possibile la fisica pura?
Com'è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?
Com'è possibile la metafisica come scienza?
Analisi e organizzazione
La Critica della ragion pura è la prima e la più grande delle tre critiche
scritte dal filosofo. Il termine Critica - dal termine greco ???s?? (krisis),
dal verbo ????? (krino): separare, dividere, decidere - è qui inteso nel senso
di "analisi".
In particolare la Prima Critica in Kant dichiara tre scopi generali:
Chiarire le possibilità e le condizioni che permettono un'esperienza.
Chiarire la validità, cioè la legittimità di un'esperienza.
Chiarire i limiti, i confini, gli ambiti dell'esperienza.
Con Ragion Pura si intende ogni forma di conoscenza che si ha prima di ogni
esperienza, quindi a priori.
In sintesi dunque la Critica della ragion pura analizza l'esistenza, la validità
e i limiti della conoscenza a priori, a tal fine Kant pone la ragione d'innanzi
ad un tribunale, ossia sottopone a giudizio la ragione (anche se tuttavia la
ragione, in tale giudizio, è sia imputato sia giudice, in quanto l'unico mezzo
che l'uomo ha per giudicare).
Scomposizione ed esame del titolo dell'opera
Critica = analisi delle condizioni di pensabilità e conoscibilità dell'oggetto
da parte del soggetto.
Della = sta ad indicare la critica sia come data sia come ricevuta: è la ragione
che mette in atto la critica della ragione stessa.
Ragione = considerata in senso lato come " facoltà che dà i principi della
conoscenza a priori" .
Pura = perché assolutamente indipendente dall'esperienza tradizionalmente
riferita alla materia impura.
Organizzazione e analisi riassuntiva dell'opera
Di seguito sono elencati i principali punti trattati dall'opera:
Dottrina trascendentale degli elementi
Estetica trascendentale (studio della sensibilità e delle intuizioni pure di
spazio e tempo;)
Esposizione metafisica (confutazione delle concezioni di spazio e tempo secondo
Locke, Newton e Leibniz)
Esposizione trascendentale (fondazione delle matematiche su spazio e tempo)
Logica Trascendentale
Analitica trascendentale (studio dell'intelletto e delle sue forme a priori)
Analitica dei concetti (studio della legittimità delle categorie e delle loro
caratteristiche)
Deduzione trascendentale (giustificazione dell'utilizzo delle categorie per
unificare le intuizioni empiriche)
Deduzione metafisica
Analitica dei principi (studio dell'applicazione delle categorie alle intuizioni
empiriche tramite gli schemi temporali)
Dialettica Trascendentale (studio della ragione e dell'erroneo utilizzo delle
categorie nella formazione delle idee)
Dottrina trascendentale del metodo
La Rivoluzione Copernicana
Si parla di rivoluzione copernicana di Kant poiché egli attua una rivoluzione in
campo gnoseologico pari a quella che attuò Copernico in campo astronomico. Il
fisico scoprì che non è la Terra ad essere posizionata al centro dell'universo
come sosteneva la teoria tolemaica e postulò quindi che fosse il Sole ad essere
al centro e la Terra a ruotargli attorno (teoria eliocentrica).
Kant usa l'immagine di Copernico in ambito filosofico: se vogliamo capire i
meccanismi della conoscenza dobbiamo ribaltare il tradizionale modo di
considerarla: com'è accaduto per l'apparente movimento del Sole, dobbiamo fare
riferimento alla Terra, al soggetto, al modo di funzionamento del suo intelletto
e non alla cosa conosciuta. Se insistessimo su quest'ultimo punto di vista ci
scontreremmo con lo scetticismo di David Hume che dimostrava
incontrevertibilmente che la conoscenza, in specie quella scientifica, non aveva
nessuna certezza.
Dall'analisi della ragione, del soggetto conoscente, risulta che una conoscenza
valida per tutti gli uomini, universale quindi, e necessaria è invece possibile
poiché tutti condividono la stessa dinamica conoscitiva, rappresentata da quelle
funzioni trascendentali della nostra mente che sono gli a priori: modi di
funzionamento che, in quanto forme prive di contenuto, appartengono allo stesso
modo a tutti, e che fanno sì che, quando si elaborano considerazioni circa un
oggetto, queste costituiscono un fondamento valido per tutti.
« Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del
nostro modo di conoscenza degli oggetti, in quanto questa deve essere possibile
a priori.[2] »
Per approfondire ulteriormente si deve specificare come i giudizi sintetici a
priori non derivino ovviamente dall'esperienza: Kant elabora così una nuova
teoria della conoscenza considerata come insieme di materia e forma. La materia
è la molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili che derivano
dall'esperienza, mentre la forma è l'insieme delle modalità fisse attraverso le
quali la mente umana ordina tali impressioni. Esse possono essere considerate
come dei filtri, delle forme innate che appartengono ad ogni soggetto pensante:
quindi per tale caratteristica Kant può affermare come sia possibile l'esistenza
di una conoscenza con validità universale.
Diverse sono le implicazioni che Kant compie con questa "rivoluzione
copernicana" in filosofia: per prima cosa non è più la mente che si modella
sulla realtà, ma è la realtà che si modella sulle forme a priori. In altre
parole è il soggetto stesso che attraverso il suo pensiero va a costruire il
mondo dell'esperienza. In secondo luogo, la nuova teoria della conoscenza
comporta la distinzione tra "fenomeno" e "noumeno": il fenomeno è la realtà che
ci appare tramite le forme a priori, esso si manifesta ed è un oggetto reale
solo nel rapporto con il soggetto pensante e conoscente. Il noumeno è invece la
"cosa in sé", esso esiste ma non si manifesta e non viene percepito ed è una
realtà considerata indipendentemente dal soggetto e dalle sue forme a priori.
La conoscenza
Per Kant la conoscenza non può essere altro che fenomenica. La parola fenomeno
nel linguaggio greco significa "ciò che appare". La conoscenza fenomenica dunque
è apparente nel senso che appare a ciascuno in modo diverso a seconda della
propria sensibilità. L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica era il
della propria sensibilit . L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica�
era il rapporto di causalit che stabiliva per sempre un nesso di necessit� �
causa-effetto tra i fenomeni. Ma dopo la critica di Hume al rapporto di
causalit che ne dimostrava la contingenza riducendolo a uno stato d'animo di�
attesa di un effetto che poteva o che non poteva prodursi in presenza di una
causa si pone per Kant la necessit di rifondare teoreticamente quella�
conoscenza che il progresso scientifico del resto dimostra praticamente di
essere efficace: questo non sarebbe possibile se i fondamenti del sapere
scientifico, come di tutto il sapere, fossero inconsistenti. Occorre dare alla
conoscenza un criterio di validit universale su cui essa possa fondarsi e�
questo sar reso possibile dalla scoperta delle strutture trascendentali del�
nostro conoscere.
Sensibilit , intelletto e ragione�
Secondo Kant tutto il genere umano ha la stessa capacit di conoscere, ovvero�
possiede le tre facolt conoscitive di sensibilit , intelletto e ragione.� �
La sensibilit che ha la facolt discriminante di selezionare i fenomeni che� �
interessino per la conoscenza e ha quindi il compito di selezionare i dati che
vengono forniti dall'esperienza utilizzando i sensi, in modo immediato ed
intuitivo: per Kant quindi la conoscenza inizia dall'esperienza.
L'intuizione sensibile del soggetto insieme passiva quando riceve i dati�
sensibili, ma anche attiva quando li inquadra nello spazio e nel tempo (forme�
a priori).
Lo spazio inteso da Kant come forma del senso esterno, cio come modo di� �
ordinare: ad esempio il modo in cui vediamo una casa, un albero o un'altra
persona.
Il tempo invece la forma del senso interno, ossia la rappresentazione a�
priori a fondamento degli stati interni e del loro disporsi.
Il tempo ordina sia le sensazioni interne sia le sensazioni esterne, lo spazio
solo quelle esterne: esso costituisce la maniera universale attraverso cui il
soggetto percepisce gli oggetti, infatti attraverso il senso interno che�
giungono i dati dall'esterno. importante sottolineare alcune caratteristiche�
caratterizzanti le forme a priori qui sopra descritte:
Spazio e tempo non derivano dall'esperienza: perch il soggetto faccia�
esperienza bisogna presupporre gi da prima le rappresentazioni di spazio e�
tempo.
Spazio e tempo non sono contenitori poich se fossero dei recipienti vuoti�
dovrebbero continuare ad esistere: non si pu per concepire un elemento che� �
senza oggetto risulti reale. In questo senso queste forme a priori sono dei
quadri mentali a cui il soggetto relaziona i dati provenienti dall'esperienza
sensibile.
Spazio e tempo hanno una natura intuitiva.
A partire dai dati forniti dalla sensibilit l'intelletto in grado di� �
fornire giudizi componendo concetti, utilizzando i concetti puri: le categorie.
L'intelletto, secondo grado della conoscenza, produce giudizi e utilizza le
categorie. Esse sono i filtri che permettono di organizzare il pensiero secondo
una funzione determinante, raggruppante le intuizioni sensibili del soggetto.

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Critica

  • 1. Per critica in termini kantiani si intende quell'atteggiamento filosofico che consiste nell'interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane ai fini di chiarirne la possibilit (ovvero le condizioni che� ne permettono l'esistenza), la validit (ovvero i titoli di legittimit o non-� � legittimit che le caratterizzano) e i limiti (ovvero i loro confini di� validit ).� L'obiettivo centrale della filosofia kantiana, in special modo nella sua fase "critica" quello di stabilire che cosa possiamo conoscere con certezza.� Ripercorrendo le fondamenta del pensiero moderno e riferendosi alla ricerca e alla scoperta di verit certe o presunte tali (come nel caso di Cartesio), Kant� intende descrivere quali sono i presupposti necessari al fine di garantire un'esperienza certa del mondo, e ad essere pi precisi, quali elementi, tipici� dell'essere umano, permettono di costruire una conoscenza scientifica del mondo. Non si deve dimenticare che, almeno per la cultura accademica tardo-illuminista tedesca, il termine scienza indica tutto quell'universo dottrinale fondato sulle teorie di autori quali, per esempio, Euclide, Aristotele, Leibniz e Newton. Nell'istanza critica di Kant risulta quindi centrale l'aspetto del limite: il criticismo infatti si presenta come una filosofia del limite e pu venir� definito un'ermeneutica della finitudine, ossia come un'interpretazione dell'esistenza volta a stabilire nei vari settori le "colonne d'Ercole dell'umano" e quindi il carattere limitato delle possibilit dell'esperienza.� L'impossibilit della conoscenza di trascendere i limiti dell'esperienza� configura l'effettiva validit della conoscenza stessa.� da sottolineare come il criticisimo di Kant sia anche frutto di influenze� provenienti da un determinato quadro storico: la rivoluzione scientifica e la crisi delle metafisiche tradizionali hanno infatti portato indubbiamente alla formulazione di argomentazioni opposte al dogmatismo, interrogativi riguardanti l'ipotetica nascita di una morale indipendente ed altri invece relegati alla sfera sentimentale dell'uomo. Da qui si pu facilmente dedurre come il� criticismo si sia concentrato sui fondamenti del sapere, della morale e dell'esperienza estetica e sentimentale: argomenti trattati nelle tre opere di Kant (Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica e Critica del giudizio). Da questo punto di vista il kantismo pu essere visto come legato� all'empirismo inglese che era cominciato gi con Locke e che fu difeso� dall'Illuminismo nel Settecento: entrambi insistono sui limiti conoscitivi dell'uomo. Tuttavia il kantismo si distingue dall'empirismo per l'analisi critica che viene effettuata a monte: sulle condizioni di possibilit e i limiti di validit� � della conoscenza. Quindi mentre gli illuministi lasciarono la ragione come "lume" intoccabile, Kant porta davanti al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne in modo esauriente strutture e possibilit .� [La critica] un invito alla ragione di assumersi nuovamente il pi grave� � � dei suoi uffici, cio la conoscenza di s , e di erigere un tribunale, che la� � garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni quelle che non hanno fondamento...; e questo tribunale non pu essere se non la critica della ragion� pura stessa....critica della facolt della ragione in generale riguardo a tutte� le conoscenze alle quali essa pu aspirare indipendentemente da ogni� esperienza; quindi la decisione della possibilit o impossibilit di una� � metafisica in generale, e la determinazione cos delle fonti, come dell'ambito� e dei limiti della medesima, e tutto dedotto da princ pi.[1]� � Le condizioni di possibilit della conoscenza inoltre precedono ogni esperienza� empirica, non possono essere raggiunte dai sensi ma devono essere descritte da un'analisi critica svolta dalla ragione. Per via dello scetticismo humiano che aveva confutato il sapere fondato delle scienze, rendendolo instabile, Kant decide di riesaminare globalmente le fondamenta del sapere delle scienze, cio la matematica e la geometria� (trattate nell'Estetica Trascendentale), la fisica (Analitica Trascendentale) e
  • 2. metafisica (Dialettica Trascendentale). La fondazione del sapere è quindi di fatto affidata al criticismo. La lettura di questo termine ci deve ricondurre ad una doppia esigenza: una di ordine programmatico ed una di ordine metodologico. Programmaticamente, il criticismo è appunto la scoperta delle condizioni di possibilità che permettono la conoscenza; metodologicamente, esso è la capacità di risalire dalla conoscenza che il soggetto ha del mondo per comprenderne i presupposti e le condizioni di possibilità. L'orizzonte metodologico rimanda allo scopo prefissato, e il progetto di ricerca legittima la scelta metodologica. È nell'immagine del mondo, offerta dall'esperienza, che Kant pensa di poter trovare la conoscenza delle strutture fondamentali della ragione umana con cui è resa possibile la conoscenza e la scienza del mondo. Presupposto fondamentale di tutta la ricerca è quindi la coscienza che il soggetto ha del mondo, conoscenza del mondo o meglio immagine del mondo, definita da Kant fenomeno. Il soggetto dunque ha un ruolo centrale nel problema epistemologico e l'esperienza, il limite della conoscenza stessa, non pregiudica una conoscenza necessaria ed universale: per questo Kant può analizzare le condizioni di possibilità e validità di quest'ultima. Kant si pone in quest'opera le seguenti domande: Com'è possibile la matematica pura? Com'è possibile la fisica pura? Com'è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale? Com'è possibile la metafisica come scienza? Analisi e organizzazione La Critica della ragion pura è la prima e la più grande delle tre critiche scritte dal filosofo. Il termine Critica - dal termine greco ???s?? (krisis), dal verbo ????? (krino): separare, dividere, decidere - è qui inteso nel senso di "analisi". In particolare la Prima Critica in Kant dichiara tre scopi generali: Chiarire le possibilità e le condizioni che permettono un'esperienza. Chiarire la validità, cioè la legittimità di un'esperienza. Chiarire i limiti, i confini, gli ambiti dell'esperienza. Con Ragion Pura si intende ogni forma di conoscenza che si ha prima di ogni esperienza, quindi a priori. In sintesi dunque la Critica della ragion pura analizza l'esistenza, la validità e i limiti della conoscenza a priori, a tal fine Kant pone la ragione d'innanzi ad un tribunale, ossia sottopone a giudizio la ragione (anche se tuttavia la ragione, in tale giudizio, è sia imputato sia giudice, in quanto l'unico mezzo che l'uomo ha per giudicare). Scomposizione ed esame del titolo dell'opera Critica = analisi delle condizioni di pensabilità e conoscibilità dell'oggetto da parte del soggetto. Della = sta ad indicare la critica sia come data sia come ricevuta: è la ragione che mette in atto la critica della ragione stessa. Ragione = considerata in senso lato come " facoltà che dà i principi della conoscenza a priori" . Pura = perché assolutamente indipendente dall'esperienza tradizionalmente riferita alla materia impura. Organizzazione e analisi riassuntiva dell'opera Di seguito sono elencati i principali punti trattati dall'opera: Dottrina trascendentale degli elementi Estetica trascendentale (studio della sensibilità e delle intuizioni pure di spazio e tempo;) Esposizione metafisica (confutazione delle concezioni di spazio e tempo secondo Locke, Newton e Leibniz) Esposizione trascendentale (fondazione delle matematiche su spazio e tempo) Logica Trascendentale Analitica trascendentale (studio dell'intelletto e delle sue forme a priori)
  • 3. Analitica dei concetti (studio della legittimità delle categorie e delle loro caratteristiche) Deduzione trascendentale (giustificazione dell'utilizzo delle categorie per unificare le intuizioni empiriche) Deduzione metafisica Analitica dei principi (studio dell'applicazione delle categorie alle intuizioni empiriche tramite gli schemi temporali) Dialettica Trascendentale (studio della ragione e dell'erroneo utilizzo delle categorie nella formazione delle idee) Dottrina trascendentale del metodo La Rivoluzione Copernicana Si parla di rivoluzione copernicana di Kant poiché egli attua una rivoluzione in campo gnoseologico pari a quella che attuò Copernico in campo astronomico. Il fisico scoprì che non è la Terra ad essere posizionata al centro dell'universo come sosteneva la teoria tolemaica e postulò quindi che fosse il Sole ad essere al centro e la Terra a ruotargli attorno (teoria eliocentrica). Kant usa l'immagine di Copernico in ambito filosofico: se vogliamo capire i meccanismi della conoscenza dobbiamo ribaltare il tradizionale modo di considerarla: com'è accaduto per l'apparente movimento del Sole, dobbiamo fare riferimento alla Terra, al soggetto, al modo di funzionamento del suo intelletto e non alla cosa conosciuta. Se insistessimo su quest'ultimo punto di vista ci scontreremmo con lo scetticismo di David Hume che dimostrava incontrevertibilmente che la conoscenza, in specie quella scientifica, non aveva nessuna certezza. Dall'analisi della ragione, del soggetto conoscente, risulta che una conoscenza valida per tutti gli uomini, universale quindi, e necessaria è invece possibile poiché tutti condividono la stessa dinamica conoscitiva, rappresentata da quelle funzioni trascendentali della nostra mente che sono gli a priori: modi di funzionamento che, in quanto forme prive di contenuto, appartengono allo stesso modo a tutti, e che fanno sì che, quando si elaborano considerazioni circa un oggetto, queste costituiscono un fondamento valido per tutti. « Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti, ma del nostro modo di conoscenza degli oggetti, in quanto questa deve essere possibile a priori.[2] » Per approfondire ulteriormente si deve specificare come i giudizi sintetici a priori non derivino ovviamente dall'esperienza: Kant elabora così una nuova teoria della conoscenza considerata come insieme di materia e forma. La materia è la molteplicità caotica e mutevole delle impressioni sensibili che derivano dall'esperienza, mentre la forma è l'insieme delle modalità fisse attraverso le quali la mente umana ordina tali impressioni. Esse possono essere considerate come dei filtri, delle forme innate che appartengono ad ogni soggetto pensante: quindi per tale caratteristica Kant può affermare come sia possibile l'esistenza di una conoscenza con validità universale. Diverse sono le implicazioni che Kant compie con questa "rivoluzione copernicana" in filosofia: per prima cosa non è più la mente che si modella sulla realtà, ma è la realtà che si modella sulle forme a priori. In altre parole è il soggetto stesso che attraverso il suo pensiero va a costruire il mondo dell'esperienza. In secondo luogo, la nuova teoria della conoscenza comporta la distinzione tra "fenomeno" e "noumeno": il fenomeno è la realtà che ci appare tramite le forme a priori, esso si manifesta ed è un oggetto reale solo nel rapporto con il soggetto pensante e conoscente. Il noumeno è invece la "cosa in sé", esso esiste ma non si manifesta e non viene percepito ed è una realtà considerata indipendentemente dal soggetto e dalle sue forme a priori. La conoscenza Per Kant la conoscenza non può essere altro che fenomenica. La parola fenomeno nel linguaggio greco significa "ciò che appare". La conoscenza fenomenica dunque è apparente nel senso che appare a ciascuno in modo diverso a seconda della propria sensibilità. L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica era il
  • 4. della propria sensibilit . L'unico elemento certo della conoscenza fenomenica� era il rapporto di causalit che stabiliva per sempre un nesso di necessit� � causa-effetto tra i fenomeni. Ma dopo la critica di Hume al rapporto di causalit che ne dimostrava la contingenza riducendolo a uno stato d'animo di� attesa di un effetto che poteva o che non poteva prodursi in presenza di una causa si pone per Kant la necessit di rifondare teoreticamente quella� conoscenza che il progresso scientifico del resto dimostra praticamente di essere efficace: questo non sarebbe possibile se i fondamenti del sapere scientifico, come di tutto il sapere, fossero inconsistenti. Occorre dare alla conoscenza un criterio di validit universale su cui essa possa fondarsi e� questo sar reso possibile dalla scoperta delle strutture trascendentali del� nostro conoscere. Sensibilit , intelletto e ragione� Secondo Kant tutto il genere umano ha la stessa capacit di conoscere, ovvero� possiede le tre facolt conoscitive di sensibilit , intelletto e ragione.� � La sensibilit che ha la facolt discriminante di selezionare i fenomeni che� � interessino per la conoscenza e ha quindi il compito di selezionare i dati che vengono forniti dall'esperienza utilizzando i sensi, in modo immediato ed intuitivo: per Kant quindi la conoscenza inizia dall'esperienza. L'intuizione sensibile del soggetto insieme passiva quando riceve i dati� sensibili, ma anche attiva quando li inquadra nello spazio e nel tempo (forme� a priori). Lo spazio inteso da Kant come forma del senso esterno, cio come modo di� � ordinare: ad esempio il modo in cui vediamo una casa, un albero o un'altra persona. Il tempo invece la forma del senso interno, ossia la rappresentazione a� priori a fondamento degli stati interni e del loro disporsi. Il tempo ordina sia le sensazioni interne sia le sensazioni esterne, lo spazio solo quelle esterne: esso costituisce la maniera universale attraverso cui il soggetto percepisce gli oggetti, infatti attraverso il senso interno che� giungono i dati dall'esterno. importante sottolineare alcune caratteristiche� caratterizzanti le forme a priori qui sopra descritte: Spazio e tempo non derivano dall'esperienza: perch il soggetto faccia� esperienza bisogna presupporre gi da prima le rappresentazioni di spazio e� tempo. Spazio e tempo non sono contenitori poich se fossero dei recipienti vuoti� dovrebbero continuare ad esistere: non si pu per concepire un elemento che� � senza oggetto risulti reale. In questo senso queste forme a priori sono dei quadri mentali a cui il soggetto relaziona i dati provenienti dall'esperienza sensibile. Spazio e tempo hanno una natura intuitiva. A partire dai dati forniti dalla sensibilit l'intelletto in grado di� � fornire giudizi componendo concetti, utilizzando i concetti puri: le categorie. L'intelletto, secondo grado della conoscenza, produce giudizi e utilizza le categorie. Esse sono i filtri che permettono di organizzare il pensiero secondo una funzione determinante, raggruppante le intuizioni sensibili del soggetto.