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TESTO ARGOMENTATIVO
Consegna:
La conoscenza e il desiderio di conoscenza da sempre caratterizzano l'essere
umano; da sempre la curiosità di conoscere spinge gli uomini a ricercare,
sperimentare, stimolando le scoperte scientifiche e ponendosi alla base di un
progresso tecnologico incessante e senza pause. Definisci che cos'è per te la
conoscenza, servendoti dei percorsi di studio che hai intrapreso in questo anno
scolastico e anche in quelli scorsi, analizzando potenzialità e limiti del conoscere
umano, individuando le cause, sviscerando effetti positivi e negativi, mettendo a
frutto la lezione degli autori, delle opere, delle teorie e delle pratiche che hai scoperto
nel tuo percorso di studio liceale.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
La gnoseologia, chiamata anche teoria della conoscenza, è una branca della
filosofia sviluppatasi già nell’antica Grecia che si propone di studiare la conoscenza
umana mettendone in luce i fondamenti e i limiti.
Il primo filosofo a operare una scissione in questo campo è Platone, che distingue il
mondo della doxa (opinione derivata dalla percezione sensibile) da quello
dell’episteme, ovvero la conoscenza scientifica considerata incorruttibile, infallibile.
Aristotele quindi formalizza la propria teoria della conoscenza relegando l’esperienza
sensibile all’ultimo livello conoscitivo ed esaltando l’intuizione dell’intelletto al livello
più alto. Questa categorizzazione aristotelica della conoscenza rimane intatta per
secoli, attraversando anche il periodo medievale in cui l’intuizione dell’intelletto è
l’unico modo per raggiungere Dio. La Chiesa utilizza questa concezione e la applica
nei campi più disparati per dimostrare la veridicità della Bibbia, ma per la prima volta
si scontra con ciò che in seguito avrebbe preso il sopravvento su tutto il sapere, ma
che enfatizza ancora di più la divisione platonica del sapere: il metodo scientifico e il
suo inventore (anche se secondo alcune fonti il metodo sperimentale ha origini più
antiche) Galileo Galilei. In questo momento si ha il punto di svolta; la scienza si
distacca definitivamente dalla filosofia e a sua volta si suddivide in numerose
branche, ognuna delle quali tratta un settore sempre più specifico del sapere
scientifico. La forbice platonica tra doxa ed episteme si è espansa sempre di più e
ha creato una frattura nella teoria della conoscenza: da un lato ci sono le scienze di
stampo matematico-fisico, mentre dall’altro c’è la filosofia, la letteratura, la poesia
che indagano l’esperienza umana senza i “mezzi ufficiali della scienza”. All’apice di
questa distinzione si arriva con il movimento positivista che riesce a emergere grazie
ai notevoli risultati ottenuti dalle scienze in campo applicativo, soprattutto in ambito
industriale e bellico. Con la fine del positivismo si apre un periodo critico, segnato da
rivoluzioni in campo scientifico e da letterati e filosofi che mettono in dubbio quelli
che sono i dogmi della conoscenza rivalutando con vigore l’importanza
dell’esperienza sensibile: Bergson, Pirandello, Husserl.
Lo scrittore italiano tratta una tematica spinosa, quella concernente la verità
conoscitiva: cos’è la verità? È possibile per l’uomo raggiungerla con i mezzi che ha
oppure ci sono limiti invalicabili? Secondo Pirandello esistono tante verità quanti
sono i soggetti che la vanno a ricercare, ciò vuol dire che il mondo dell’episteme
infallibile delineato da Platone in realtà non esiste: la realtà è relativa e non ci sono
punti di riferimento che permettono all’uomo di categorizzarla. Spesso questo
relativismo di matrice pirandelliana viene fatto coincidere con la teoria della relatività
di Einstein. I due postulati a fondamento della teoria del celebre fisico dimostrano
però che questa considerazione è errata: l’invarianza della velocità della luce e delle
leggi fisiche per ogni sistema di riferimento inerziale dimostrate dalle evidenze
sperimentali collide con il mondo privo di punti stabili di Pirandello. Il nodo
fondamentale però è incarnato dalla definizione di evidenza sperimentale: essa è ciò
che viene rilevato in natura attraverso uno strumento; che esso sia un
interferometro, un cronometro o un computer le informazioni rilevate arrivano
all’occhio umano e vengono quindi analizzate e studiate alla luce delle conoscenze
pregresse. Sorgono qui due problemi: se il mondo delle percezioni sensibili è
considerato subordinato a quello della scienza, come può quest’ultima basarsi su ciò
che il nostro cervello recepisce con gli occhi o con gli altri organi di senso? In
secondo luogo, le basi su cui si fondano tutte le scienze sono infallibili e permettono
di creare una struttura gigante che parta da esse?
Queste due questioni vanno a confluire nella problematica dei fondamenti e nel
modo in cui essi vengono assiomaticamente considerati verità. Il filosofo Husserl,
precedentemente citato, nella terza appendice alla sua opera “Crisi delle scienze
europee e la fenomenologia trascendentale” parla della fondazione della geometria
come di una tappa fondamentale per l’allontanamento della conoscenza scientifica
dal mondo della vita, ovvero quel mondo precategoriale prescientifico che è la vera
essenza della realtà sul quale è stato costruito sopra (si parla di sustruzione) il
complessissimo apparato scientifico. Gli Elementi di Euclide, tutt’ora alla base della
geometria, hanno origine da evidenze intuitive di natura agrimensoria: infatti
geometria significa letteralmente “misura della terra” e i 5 postulati, insieme alle
definizioni, forniti dal filosofo e matematico greco dimostrano questa natura del testo
che si avvicina al mondo della vita husserliano. I teoremi contenuti nel libro quindi
derivano dalla percezione sensoriale del fondatore della geometria, ma nel momento
stesso in cui si mette nero su bianco tutta la struttura diventa difficile ricreare nel
lettore quelle sensazioni generatesi nell’autore che ne hanno permesso la creazione.
In questo modo le scienze, anche oltre la geometria, diventano una realizzazione
individuale dello spirito umano similmente ad un’opera filosofica, letteraria, poetica. I
segni e il linguaggio che permettono la trasmissione stessa del sapere scientifico
sono alla base della problematica dei fondamenti.
In conclusione è richiesta una rifondazione delle scienze che tenga conto di queste
questioni e che metta al centro la necessità dell’utilizzo di un linguaggio e di una
simbologia precisa e mirata, alla maniera di Pascoli, che permetta al lettore di
fondare il sapere sulle evidenze intuitive del mondo della vita.
Realizzato da Andrea Fornetto 14/05/2020

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  • 1. TESTO ARGOMENTATIVO Consegna: La conoscenza e il desiderio di conoscenza da sempre caratterizzano l'essere umano; da sempre la curiosità di conoscere spinge gli uomini a ricercare, sperimentare, stimolando le scoperte scientifiche e ponendosi alla base di un progresso tecnologico incessante e senza pause. Definisci che cos'è per te la conoscenza, servendoti dei percorsi di studio che hai intrapreso in questo anno scolastico e anche in quelli scorsi, analizzando potenzialità e limiti del conoscere umano, individuando le cause, sviscerando effetti positivi e negativi, mettendo a frutto la lezione degli autori, delle opere, delle teorie e delle pratiche che hai scoperto nel tuo percorso di studio liceale. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- La gnoseologia, chiamata anche teoria della conoscenza, è una branca della filosofia sviluppatasi già nell’antica Grecia che si propone di studiare la conoscenza umana mettendone in luce i fondamenti e i limiti. Il primo filosofo a operare una scissione in questo campo è Platone, che distingue il mondo della doxa (opinione derivata dalla percezione sensibile) da quello dell’episteme, ovvero la conoscenza scientifica considerata incorruttibile, infallibile. Aristotele quindi formalizza la propria teoria della conoscenza relegando l’esperienza sensibile all’ultimo livello conoscitivo ed esaltando l’intuizione dell’intelletto al livello più alto. Questa categorizzazione aristotelica della conoscenza rimane intatta per secoli, attraversando anche il periodo medievale in cui l’intuizione dell’intelletto è l’unico modo per raggiungere Dio. La Chiesa utilizza questa concezione e la applica nei campi più disparati per dimostrare la veridicità della Bibbia, ma per la prima volta si scontra con ciò che in seguito avrebbe preso il sopravvento su tutto il sapere, ma che enfatizza ancora di più la divisione platonica del sapere: il metodo scientifico e il suo inventore (anche se secondo alcune fonti il metodo sperimentale ha origini più antiche) Galileo Galilei. In questo momento si ha il punto di svolta; la scienza si distacca definitivamente dalla filosofia e a sua volta si suddivide in numerose branche, ognuna delle quali tratta un settore sempre più specifico del sapere scientifico. La forbice platonica tra doxa ed episteme si è espansa sempre di più e ha creato una frattura nella teoria della conoscenza: da un lato ci sono le scienze di stampo matematico-fisico, mentre dall’altro c’è la filosofia, la letteratura, la poesia che indagano l’esperienza umana senza i “mezzi ufficiali della scienza”. All’apice di questa distinzione si arriva con il movimento positivista che riesce a emergere grazie ai notevoli risultati ottenuti dalle scienze in campo applicativo, soprattutto in ambito industriale e bellico. Con la fine del positivismo si apre un periodo critico, segnato da rivoluzioni in campo scientifico e da letterati e filosofi che mettono in dubbio quelli
  • 2. che sono i dogmi della conoscenza rivalutando con vigore l’importanza dell’esperienza sensibile: Bergson, Pirandello, Husserl. Lo scrittore italiano tratta una tematica spinosa, quella concernente la verità conoscitiva: cos’è la verità? È possibile per l’uomo raggiungerla con i mezzi che ha oppure ci sono limiti invalicabili? Secondo Pirandello esistono tante verità quanti sono i soggetti che la vanno a ricercare, ciò vuol dire che il mondo dell’episteme infallibile delineato da Platone in realtà non esiste: la realtà è relativa e non ci sono punti di riferimento che permettono all’uomo di categorizzarla. Spesso questo relativismo di matrice pirandelliana viene fatto coincidere con la teoria della relatività di Einstein. I due postulati a fondamento della teoria del celebre fisico dimostrano però che questa considerazione è errata: l’invarianza della velocità della luce e delle leggi fisiche per ogni sistema di riferimento inerziale dimostrate dalle evidenze sperimentali collide con il mondo privo di punti stabili di Pirandello. Il nodo fondamentale però è incarnato dalla definizione di evidenza sperimentale: essa è ciò che viene rilevato in natura attraverso uno strumento; che esso sia un interferometro, un cronometro o un computer le informazioni rilevate arrivano all’occhio umano e vengono quindi analizzate e studiate alla luce delle conoscenze pregresse. Sorgono qui due problemi: se il mondo delle percezioni sensibili è considerato subordinato a quello della scienza, come può quest’ultima basarsi su ciò che il nostro cervello recepisce con gli occhi o con gli altri organi di senso? In secondo luogo, le basi su cui si fondano tutte le scienze sono infallibili e permettono di creare una struttura gigante che parta da esse? Queste due questioni vanno a confluire nella problematica dei fondamenti e nel modo in cui essi vengono assiomaticamente considerati verità. Il filosofo Husserl, precedentemente citato, nella terza appendice alla sua opera “Crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale” parla della fondazione della geometria come di una tappa fondamentale per l’allontanamento della conoscenza scientifica dal mondo della vita, ovvero quel mondo precategoriale prescientifico che è la vera essenza della realtà sul quale è stato costruito sopra (si parla di sustruzione) il complessissimo apparato scientifico. Gli Elementi di Euclide, tutt’ora alla base della geometria, hanno origine da evidenze intuitive di natura agrimensoria: infatti geometria significa letteralmente “misura della terra” e i 5 postulati, insieme alle definizioni, forniti dal filosofo e matematico greco dimostrano questa natura del testo che si avvicina al mondo della vita husserliano. I teoremi contenuti nel libro quindi derivano dalla percezione sensoriale del fondatore della geometria, ma nel momento stesso in cui si mette nero su bianco tutta la struttura diventa difficile ricreare nel lettore quelle sensazioni generatesi nell’autore che ne hanno permesso la creazione. In questo modo le scienze, anche oltre la geometria, diventano una realizzazione individuale dello spirito umano similmente ad un’opera filosofica, letteraria, poetica. I segni e il linguaggio che permettono la trasmissione stessa del sapere scientifico sono alla base della problematica dei fondamenti.
  • 3. In conclusione è richiesta una rifondazione delle scienze che tenga conto di queste questioni e che metta al centro la necessità dell’utilizzo di un linguaggio e di una simbologia precisa e mirata, alla maniera di Pascoli, che permetta al lettore di fondare il sapere sulle evidenze intuitive del mondo della vita. Realizzato da Andrea Fornetto 14/05/2020