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Enrico Gallocchio
L
e note vestigia tardo romane, conservate
oggi all'interno del giardino del Museo sto-
-- rico della Fanteria, sono state recentemente
oggetto di indagine attraverso un rilievo a laser-
scansione1
(fig. r) che, dopo una rilettura metrica e
di dettaglio delle evidenze, ha portato a un nuova
ipotesi ricostruttiva sia dell'elevato sia della pian-
ta della sala, in relazione anche al più ampio con-
testo del Sessonurrf.
Le murature visibili si limitano all'abside di
fondo di un'aula, dotata di cinque ampie finestre3
,
e all'attacco dei muri laterali, interamente realiz-
zati con cortina laterizia. Del semicatino di fondo
si conserva solo l'innesto in coincidenza dell'arco-
ne che limitava lo spazio absidale: in questi bre-
vi lacerti è possibile notare, all'esterno, mensole
lisce in travertino che sostenevano la cornice in
laterizio posta all'attaccatura esterna della calotta
e tracce delle anfore inserite all'interno della mu-
ratura della semicupola, nel suo tratto di massimo
spessore4
.
A questo nucleo costruttivo omogeneo si van-
no ad aggiungere, sul perimetro esterno, cinque
rinforzi murari, sempre in laterizio, ammorsati
attraverso numerosi piccoli blocchi di travertino:
essi appaiono il frutto di un intervento realizzato
in una seconda fase, per risolvere alcuni problemi
strutturali, tant'è vero che almeno due invadono
parte dell'apertura deUe finestre cui si addossano.
IL COSIDDE'I'I'O
TEMPIO DI
VENERE E CUPIDO
NEL CONTESTO
ARCHITE'I'I'ONICO
D'ETA
COSTANTINIANA
L'insieme di queste evidenze, a livello costrut-
tivo, mette in relazione i resti con importanti
monumenti di età tardoantica di Roma, a partire
dall'altro grande edificio presente su questo fron-
te deU'Esquilino, il cosiddetto Tempio di Minerva
Medica, ma anche con gli altri imponenti monu-
menti riferiti all'età costantiniana di Roma, come
il non lontano Mausoleo di Elena, noto appunto
con il nome di Tor Pignattara per l'inserimento
alla base della volta di anfore Dressel 20. Entram-
bi questi monumenti, grazie ai bolli laterizi5
e ai
nuovi dati derivati da recenti lavori di scavo ar-
cheologic06
, risultano oggi riferibili con certezza
alla grande attività edilizia voluta da Costantino a
Roma lungo il perimetro periurbano esterno alle
mura aureliane, con un importante nucleo intra-
muraneo che doveva avere il suo fulcro proprio
presso il Sessonum.
Ma per una proposta ricostruttiva della plani-
metria e della volumetria del cosiddetto Tempio di
Venere e Cupido i confronti vanno ricercati negli
innumerevoli edifici a pianta basilicale di età tar-
doantica noti in tutto il mondo romano, caratte-
rizzanti in particolare nuclei edilizi di prestigio
sia urbani, come palatia imperiali o ricche dimore
private, sia extraurbani, quali importanti ville7
.
Per Roma, il più importante riferimento è sicura-
mente l'Aula Palatina all'interno della Villa di Mas-
senzio sulla via Appia Antica8
. Pur conservandosi
! ReaLizzato in collaborazione
con la Facoltà di Architettura
dell'Università Mediterranea
di Reggio Calabria. Si ringrazia
in particolare il prof. L.P.M.
Martino sia per il rilievo presso
il sito sia per il supporto durante
la fase di rielaborazione dei dati.
~ Una parte preliminare di
questo lavoro èconfluito in
Carandini 2012, 2, tav. I32.l.a
tavola èstata realizzata da chi
scrive insieme a S. Guglielmi.
Per l'area fondamentale
risultano i lavori di Colini r955
e, da ultimo, con bibliografia
aggiornata, Barbera Z012a;
si veda anche Siavazzi 20I2.
2Tre ben conservate e due
ricostruibili con certezza.
! Non sono state invece
individuate le nervature
radiali all'interno del concreto
della semicalotta citate
in Colli [996, p. 784. [ laterizi
visibili attualmente sembrano
per lo più integrazioni d'età
moderna poste all'interno di
grandi fessurazioni.
§ Per Minerva Medica vedi
già Caraffa ' 944, pp. 24-25 e
da ultimo, inJra,M. Magnani
Cianetti. Una presentazione
delle indagini più recenti è in
via di pubblicazione a cura
di M. Barbera, S.Barrano e M.
Magnani Cianetti negli atti del
Convegno C1SEM 2012 (Piazza
Armerina, 7-10 novembre 2012).
~ Vendittelli 201 I, pp. 30-42.
ZUn importante riferimento per
tutti questi edifici si può trovare
in Baldini Lippolis 2001. Per il
contesto extraurbano italiano
in età tardoantica si veda in
particolare Sfameni 2006.
~ Un nuovo importante
confronto sembra essere stato
individuato sul Palatino.
Cfr. Carandini 2012, I,
pp. 262-263; Idem 2, tav. 84a.
~ A distanza di pochi anni,
le tecniche costruttive
appaiono completamente
differenti, con il rivestimento
!.!"'-! Rilievo a laserscansione del cosiddetto Tempio di Venere e Cupido. Pianta e prospetto frontale
in elevato, anche in questo caso, solo il tratto di
fondo dotato di abside9
, gli scayj eseguiti10 hanno
messo in luce l'intero perimetro dell'edificio pari
a 33XI9.45 metri nella parte anteriore a pianta
rettangolare cui vanno sommati, per la lunghezza
complessiva, i 6,5 metri di profondità dell'abside.
Si riscontra dunque un rapporto di 2 a I tra lun-
ghezza e larghezza dell'edificio, che appare co-
stante in numerosi contesti analizzatill; tra questi
citiamo i due esempi che possono fornire, grazie
allo stato di conservazione, un riferimento affi-
dabile anche per la ricostruzione dell'altezza del
vano, e cioè l'Aula Palatina di Trevirj12 e la basilica
della Villa di Piazza Armerina. Sia nell'esempio
tedesco sia in quello siciliano, i cui resti di decora-
zione architettonica hanno permesso la ricostru-
zione del volume della sala13
, l'altezza appare pari
alla larghezza, proponendo dunque un rapporto
costante per questo tipo di edifici di 2 (lunghezza)
; I (larghezza) ; I (altezza).
Ricostruita la sala in base a questi parametri,
partendo dalla larghezza conservata di 25 metri,
40 II. COSIDDETro TEMPIO DI VENERE ECU PIDO NEL CONTESTO ARCHITE'TTON ICO D'ETA COSTANTI N IANA
)r ~
'f ; _I ~d Il [l[l,i, ~I _
Sezione a- a '
l..._..... .......-1
Sezione b- b
• Doto archeologico
Ricostruzione
. lconogrofia moderno
• Confronto
l'IG.l Ricostruzione grafica dell'area del Sessorium
con uno sviluppo di 50X25X25 metri, si può ag-
giungere un tentativo di inserimento topografico
attraverso la lettura delle scarne evidenze note
nell'area. Oltre alla sopracitata aula absidata e
agli edifici scoperti recentemente al di sotto del
piano pavimentale del sagrato della Basilica di
Santa Croce in Gerusalemme, i resti evidenziati da
Colini nella parte antistante il cosiddetto Tempio
di Venere e Cupido, insieme ai dati noti delle di-
strutte Terme di Elena14
, mostrano una situazione
di quote digradanti in direzione di Porta Maggiore
(fig. 2). Questa condizione potrebbe porre l'aula
basilicale riconosciuta nel cosiddetto Tempio di
Venere e Cupido al vertice di un percorso ascensio-
nale che, attraverso una serie di terrazze edificate,
permetteva di raggiungere il settore più elevato
del nuovo nucleo palaziale, e cioè proprio la gran-
de sala in esame, destinata ai ricevimenti ufficia-
li. Una analoga sistemazione gerarchica, espressa
anche attraverso una differenza di quota, compare
sia nella Villa di Massenzio sia in quella di Piazza
Armerina, dove certamente le aule basilicali rac-
colgono il massimo sforzo edilizio e decorativo.
Questa interpretazione, che pone il centro
del nuovo complesso palaziale costantiniano
nell'area del Sessonum, a sud di Porta Maggiore, di-
scorda solo in parte dalle considerazioni di F. Gui-
dobaldi1S
che individua un grande nucleo edilizio
tardo imperiale lungo il tratto sud-orientale delle
mura aureliane, dalla Chiesa di Santa Bibiana fino
al complesso intorno a Santa Croce in Gerusalem-
me. Il decagono cosiddetto di Minerva Medica,
cosÌ come anche i pavimenti individuati, nella
medesima area, al di sotto della linea ferroviaria,
quali il mosaico con scene di caccia conservato
presso la Centrale Montemartini16
o il breve bra-
no di opus sectile rinvenuto nei pressi delle mura17
,
mostrano con certezza una committenza imperia-
le e lasciano ipotizzare anche per Roma18
palazzi
tardoantichi simili a quelli noti per Milano, Salo-
nicco e Treviri, modelli poi per la nuova capitale
Costantinopoli.
murario in opera vittata e la
semicalotta realizzata con
profondi cassettoni su modello
della volta del Pantheon, e
vicine al gusto riscontrabile
per il rifacimento, sempre
massenziano, delle esedre del
Tempio di Venere e Roma.
!Q Pisano Sartoria, Calza 1976,
pp. 91-96;più recentemente
Conlin, Haechl, Ponti 2006-2007.
!! Su questo tema cfr.
Luschi 1982.
g Recentemente, con
bibliografia aggiornata,
cfr.Goethert, Kiesse12007.
~ Pensabene, Gallocchio
2006, pp. 131-148;cfr anche
Gallocchio cds.
~ Per un sunto delle vicende
storiche del monumento,
cfr. Palladino 1996.
~ Guidobaldi 1998, pp. 506 ss.
!§Per una nuova interpretazione
e una bibliografia aggiornata
41
cfr.Salvetti 2004.
!Z Guidobaldi , Guiglia
Guidobaldi '983, pp. ' 30- r33-
~ Oltre ai grandi sterri di fine
Ottocento, che potrebbero
averne distrutto una buona
parte, un importante nucleo
potrebbe ancora conservarsi al
di sotto della linea ferroviaria,
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E. gallocchio il_cd_tempio_di_venere_e_c

  • 1. Enrico Gallocchio L e note vestigia tardo romane, conservate oggi all'interno del giardino del Museo sto- -- rico della Fanteria, sono state recentemente oggetto di indagine attraverso un rilievo a laser- scansione1 (fig. r) che, dopo una rilettura metrica e di dettaglio delle evidenze, ha portato a un nuova ipotesi ricostruttiva sia dell'elevato sia della pian- ta della sala, in relazione anche al più ampio con- testo del Sessonurrf. Le murature visibili si limitano all'abside di fondo di un'aula, dotata di cinque ampie finestre3 , e all'attacco dei muri laterali, interamente realiz- zati con cortina laterizia. Del semicatino di fondo si conserva solo l'innesto in coincidenza dell'arco- ne che limitava lo spazio absidale: in questi bre- vi lacerti è possibile notare, all'esterno, mensole lisce in travertino che sostenevano la cornice in laterizio posta all'attaccatura esterna della calotta e tracce delle anfore inserite all'interno della mu- ratura della semicupola, nel suo tratto di massimo spessore4 . A questo nucleo costruttivo omogeneo si van- no ad aggiungere, sul perimetro esterno, cinque rinforzi murari, sempre in laterizio, ammorsati attraverso numerosi piccoli blocchi di travertino: essi appaiono il frutto di un intervento realizzato in una seconda fase, per risolvere alcuni problemi strutturali, tant'è vero che almeno due invadono parte dell'apertura deUe finestre cui si addossano. IL COSIDDE'I'I'O TEMPIO DI VENERE E CUPIDO NEL CONTESTO ARCHITE'I'I'ONICO D'ETA COSTANTINIANA L'insieme di queste evidenze, a livello costrut- tivo, mette in relazione i resti con importanti monumenti di età tardoantica di Roma, a partire dall'altro grande edificio presente su questo fron- te deU'Esquilino, il cosiddetto Tempio di Minerva Medica, ma anche con gli altri imponenti monu- menti riferiti all'età costantiniana di Roma, come il non lontano Mausoleo di Elena, noto appunto con il nome di Tor Pignattara per l'inserimento alla base della volta di anfore Dressel 20. Entram- bi questi monumenti, grazie ai bolli laterizi5 e ai nuovi dati derivati da recenti lavori di scavo ar- cheologic06 , risultano oggi riferibili con certezza alla grande attività edilizia voluta da Costantino a Roma lungo il perimetro periurbano esterno alle mura aureliane, con un importante nucleo intra- muraneo che doveva avere il suo fulcro proprio presso il Sessonum. Ma per una proposta ricostruttiva della plani- metria e della volumetria del cosiddetto Tempio di Venere e Cupido i confronti vanno ricercati negli innumerevoli edifici a pianta basilicale di età tar- doantica noti in tutto il mondo romano, caratte- rizzanti in particolare nuclei edilizi di prestigio sia urbani, come palatia imperiali o ricche dimore private, sia extraurbani, quali importanti ville7 . Per Roma, il più importante riferimento è sicura- mente l'Aula Palatina all'interno della Villa di Mas- senzio sulla via Appia Antica8 . Pur conservandosi ! ReaLizzato in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria. Si ringrazia in particolare il prof. L.P.M. Martino sia per il rilievo presso il sito sia per il supporto durante la fase di rielaborazione dei dati. ~ Una parte preliminare di questo lavoro èconfluito in Carandini 2012, 2, tav. I32.l.a tavola èstata realizzata da chi scrive insieme a S. Guglielmi. Per l'area fondamentale risultano i lavori di Colini r955 e, da ultimo, con bibliografia aggiornata, Barbera Z012a; si veda anche Siavazzi 20I2. 2Tre ben conservate e due ricostruibili con certezza. ! Non sono state invece individuate le nervature radiali all'interno del concreto della semicalotta citate in Colli [996, p. 784. [ laterizi visibili attualmente sembrano per lo più integrazioni d'età moderna poste all'interno di grandi fessurazioni. § Per Minerva Medica vedi già Caraffa ' 944, pp. 24-25 e da ultimo, inJra,M. Magnani Cianetti. Una presentazione delle indagini più recenti è in via di pubblicazione a cura di M. Barbera, S.Barrano e M. Magnani Cianetti negli atti del Convegno C1SEM 2012 (Piazza Armerina, 7-10 novembre 2012). ~ Vendittelli 201 I, pp. 30-42.
  • 2. ZUn importante riferimento per tutti questi edifici si può trovare in Baldini Lippolis 2001. Per il contesto extraurbano italiano in età tardoantica si veda in particolare Sfameni 2006. ~ Un nuovo importante confronto sembra essere stato individuato sul Palatino. Cfr. Carandini 2012, I, pp. 262-263; Idem 2, tav. 84a. ~ A distanza di pochi anni, le tecniche costruttive appaiono completamente differenti, con il rivestimento !.!"'-! Rilievo a laserscansione del cosiddetto Tempio di Venere e Cupido. Pianta e prospetto frontale in elevato, anche in questo caso, solo il tratto di fondo dotato di abside9 , gli scayj eseguiti10 hanno messo in luce l'intero perimetro dell'edificio pari a 33XI9.45 metri nella parte anteriore a pianta rettangolare cui vanno sommati, per la lunghezza complessiva, i 6,5 metri di profondità dell'abside. Si riscontra dunque un rapporto di 2 a I tra lun- ghezza e larghezza dell'edificio, che appare co- stante in numerosi contesti analizzatill; tra questi citiamo i due esempi che possono fornire, grazie allo stato di conservazione, un riferimento affi- dabile anche per la ricostruzione dell'altezza del vano, e cioè l'Aula Palatina di Trevirj12 e la basilica della Villa di Piazza Armerina. Sia nell'esempio tedesco sia in quello siciliano, i cui resti di decora- zione architettonica hanno permesso la ricostru- zione del volume della sala13 , l'altezza appare pari alla larghezza, proponendo dunque un rapporto costante per questo tipo di edifici di 2 (lunghezza) ; I (larghezza) ; I (altezza). Ricostruita la sala in base a questi parametri, partendo dalla larghezza conservata di 25 metri, 40 II. COSIDDETro TEMPIO DI VENERE ECU PIDO NEL CONTESTO ARCHITE'TTON ICO D'ETA COSTANTI N IANA
  • 3. )r ~ 'f ; _I ~d Il [l[l,i, ~I _ Sezione a- a ' l..._..... .......-1 Sezione b- b • Doto archeologico Ricostruzione . lconogrofia moderno • Confronto l'IG.l Ricostruzione grafica dell'area del Sessorium con uno sviluppo di 50X25X25 metri, si può ag- giungere un tentativo di inserimento topografico attraverso la lettura delle scarne evidenze note nell'area. Oltre alla sopracitata aula absidata e agli edifici scoperti recentemente al di sotto del piano pavimentale del sagrato della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, i resti evidenziati da Colini nella parte antistante il cosiddetto Tempio di Venere e Cupido, insieme ai dati noti delle di- strutte Terme di Elena14 , mostrano una situazione di quote digradanti in direzione di Porta Maggiore (fig. 2). Questa condizione potrebbe porre l'aula basilicale riconosciuta nel cosiddetto Tempio di Venere e Cupido al vertice di un percorso ascensio- nale che, attraverso una serie di terrazze edificate, permetteva di raggiungere il settore più elevato del nuovo nucleo palaziale, e cioè proprio la gran- de sala in esame, destinata ai ricevimenti ufficia- li. Una analoga sistemazione gerarchica, espressa anche attraverso una differenza di quota, compare sia nella Villa di Massenzio sia in quella di Piazza Armerina, dove certamente le aule basilicali rac- colgono il massimo sforzo edilizio e decorativo. Questa interpretazione, che pone il centro del nuovo complesso palaziale costantiniano nell'area del Sessonum, a sud di Porta Maggiore, di- scorda solo in parte dalle considerazioni di F. Gui- dobaldi1S che individua un grande nucleo edilizio tardo imperiale lungo il tratto sud-orientale delle mura aureliane, dalla Chiesa di Santa Bibiana fino al complesso intorno a Santa Croce in Gerusalem- me. Il decagono cosiddetto di Minerva Medica, cosÌ come anche i pavimenti individuati, nella medesima area, al di sotto della linea ferroviaria, quali il mosaico con scene di caccia conservato presso la Centrale Montemartini16 o il breve bra- no di opus sectile rinvenuto nei pressi delle mura17 , mostrano con certezza una committenza imperia- le e lasciano ipotizzare anche per Roma18 palazzi tardoantichi simili a quelli noti per Milano, Salo- nicco e Treviri, modelli poi per la nuova capitale Costantinopoli. murario in opera vittata e la semicalotta realizzata con profondi cassettoni su modello della volta del Pantheon, e vicine al gusto riscontrabile per il rifacimento, sempre massenziano, delle esedre del Tempio di Venere e Roma. !Q Pisano Sartoria, Calza 1976, pp. 91-96;più recentemente Conlin, Haechl, Ponti 2006-2007. !! Su questo tema cfr. Luschi 1982. g Recentemente, con bibliografia aggiornata, cfr.Goethert, Kiesse12007. ~ Pensabene, Gallocchio 2006, pp. 131-148;cfr anche Gallocchio cds. ~ Per un sunto delle vicende storiche del monumento, cfr. Palladino 1996. ~ Guidobaldi 1998, pp. 506 ss. !§Per una nuova interpretazione e una bibliografia aggiornata 41 cfr.Salvetti 2004. !Z Guidobaldi , Guiglia Guidobaldi '983, pp. ' 30- r33- ~ Oltre ai grandi sterri di fine Ottocento, che potrebbero averne distrutto una buona parte, un importante nucleo potrebbe ancora conservarsi al di sotto della linea ferroviaria, dove nulli o quasi sono stati gli scavi e dove l'intervento umano ha apportato colmate di terra perla realizzazione dei binari.