1. L’ARCHITETTURA ROMANICA
Con il termine "Romanico" si indica il linguaggio artistico che nasce e
si sviluppa in gran parte dell'Europa cristiana nell'XI e XII secolo.
In architettura il ROMANICO nasce da un'esigenza costruttiva, cioè
da un sistema nuovo di copertura degli edifici sacri, con l'impiego della
volta a crociera, anzichè la travatura di legno, soggetta ad incendi.
Questa volta, poggiante su quattro pilastri, è formata dall'incrocio di
due volte a botte, in seguito è stata rafforzata da "costoloni" cioè archi
in muratura che corrono lungo le linee di incontro e la dividono in
quattro settori o vele. Il lungo ambiente delle navate basilicali è così
diviso in una serie di spazi distinti, le campate.
La pianta della chiesa romanica, sempre di notevoli dimensioni, è a
croce latina, il braccio corto davanti all'abside si chiama transetto;
sotto l'abside vi è la cripta.
La facciata può essere a capanna se digrada a forma triangolare o a
salienti se riprende il profilo delle navate interne, suggerito dai
costoloni che corrono verticalmente, dividendola in tre corpi.
E' costruita in mattoni, ravvivata da loggiati sorretti da colonnine
marmoree, da archetti ciechi e talora dal rosone, un'apertura circolare
posta al centro della facciata.
Il campanile ha pianta quadrata ed è suddiviso in piani orizzontali da
archetti pensili.
Spesso due campanili, anziché uno, affiancano la chiesa.
Lo stile romanico nella sua purezza si rintraccia nel gruppo lombardo-
emiliano i cui principali monumenti sono: S. Ambrogio a Milano,
Duomo di Modena, S. Michele Maggiore a Pavia, S.M. Maggiore a
Bergamo, Cattedrale di Parma, Duomo di Ferrara.
Nel resto della penisola lo stile subisce le influenze locali, per cui quasi
ogni regione possiede un proprio stile romanico.
2. L'architettura romanica è caratterizzata da
1. abside questi elementi :
2. cappella - l'arco a tutto sesto, cioè a semicerchio,
di derivazione romana;
3. transetto
- i pilastri ( parallelepipedi anche molto alti,
4. navata centrale che sostengono gli archi) e le colonne
5. navata laterale meno robuste e con la stessa funzione , ma
6. chiostro cilindriche);
7. pilastro - la volta a crociera che, tramite i suoi
8. portale costoloni diagonali, poggia su quattro
pilastri coprendo lo spazio così delimitato e
che si chiama campata.
L’effetto visivo della chiesa romanica è emotivamente molto forte:
colpisce l'aspetto di solidità, la concatenazione dei vari elementi strutturali
(pilastro, costoloni, volta), l'equilibrio tra masse murarie e spazi vuoti, la
sensazione di un poderoso conflitto tra pesi e materiali.
• la pianta è a croce latina, generalmente a tre navate
• il portale è sempre riccamente decorato con sculture raffiguranti scene
religiose o animali simbolici.
3. La cripta (VIII sec.) elemento di novità, è il luogo dove è
situata la tomba o la reliquia del santo.
Mentre in epoca paleocristiana era un corridoio sotto il
presbiterio, in epoca Romanica, è più ampia perché ha la
forma di una scala seminterrata perché in parte sporgente.
La chiesa romanica dunque ha tre piani:
1. quello della cripta
2. quello della navata
3. quello del presbiterio.
La chiesa romanica ha un’articolazione dello spazio più
complessa di quella paleocristiana. Abbondano elementi solo
decorativi ed è caratteristica la suddivisione dello spazio nella
navata centrale.
Volta a crociera: la più frequente in Italia. Costituita da sei
archi: quattro nel perimetro (che formano quattro vele
triangolari) e due sulle diagonali. Questo spazio coperto
dalla volta è la campata. I pilastri sono detti compositi. Ad
ogni campata della navata centrale ne corrispondono due
per ogni navata laterale.
La copertura della chiesa: in epoca paleocristiana era in
legno facile da costruire, ma facilmente incendiabile.
In epoca Romanica si usano soffitti in muratura (volte a botte
o a crociera, cupole, archi a tutto sesto).
4. Elementi architettonici della chiesa romanica:
a) pianta basilicale a tre navate con absidi adiacenti (fase iniziale)
b) pianta a croce latina - transetto (dopo la fase iniziale)
c) presbiterio ingrandito e più rialzato (chiesa sotterranea chiamata cripta)
d) sul presbiterio: altare con ciborio, candelabro, cattedra vescovile, pulpito
e) tiburio ottagonale con lanterna sull’intersezione del transetto con la navata
centrale
f) trombe coniche per il raccordo fra il quadrato di base e il tiburio poligonale
g) pennacchi, o spicchi sferici, per il raccordo del quadrato di base e l’apice della
cupola
h) navata centrale, e relativa crociera, doppia delle laterali
i) campate centrali scandite da pilastri grandi e piccoli alternativamente, talvolta
uso delle colonne
j) pilastri di campata a sezione cruciforme (a otto spigoli per legare le crociere e le
campate collegate
k) arco a tutto sesto per il raccordo delle campate maggiori e minori
l) il tetto a capriata è sostituito da:
- volta a botte (all’inizio)
- volta a vela
- volta a crociera (costoloni)
m) linea di colmo, con chiave di volta, rialzata (quella romana è orizzontale)
n) i capitelli sono di forma:
- cubica
- a stampella
- in stile pseudo-corinzio
o) si usano colonne ofitiche (o annodate) per decorazione
p) gli spigoli della base delle colonne son protetti da “foglie”
q) per l’illuminazione delle navate si usano finestre monofore a doppia
strombatura
r) facciata a capanna o a frontone dotata di rosone e, qualche volta, da pulpito
esterno
s) fianchi rafforzati da contrafforti
t) arcatelle, o archetti pensili, al di sotto della linea del tetto
u) serie di monofore, bifore ecc. sulla facciata e/o alle absidi a formare gallerie
cieche
v) portale a strombatura piuttosto accentuata
w) protiro davanti al portale se lo stesso è inserito a filo del muro
x) campanile cuspidato (staccato e nelle immediate vicinanze della chiesa o
inserito nella facciata (talvolta due, disposti uno per lato)
y) chiostro a fianco della chiesa
z) battistero esterno a pianta centrale circolare o ottagonale.
5. Nelle chiese romaniche il problema degli incendi divenne
grave.
Non si potevano infatti costruire chiese grandiose con il rischio
che bruciassero come spesso accadeva a causa delle
coperture di legno.
Partendo dai modelli romani, gli architetti riscoprirono l’uso
delle volte a botte e a crociera.
I Romani usavano con grande perizia queste coperture ma la
conoscenza delle tecniche per edificarle era andata perduta
nei secoli.
Le nuove coperture romaniche, nacquero dall’osservazione di
quelle antiche e dalla sperimentazione. Per rinforzare quelle a
crociera vennero inventati i costoloni o nervature, sostegni in
muratura collocati nei punti in cui le due volte a botte si
intersecano.
L’uso delle volte si diffuse rapidamente in tutta Europa,
creando spesso problemi di stabilità all’edificio.
Le volte infatti sono strutture molto pesanti che per sostenersi
devono appoggiarsi a sostegni robusti.
Le colonne non riuscivano a rispondere a tale esigenza e
vennero sostituite da grossi pilastri.
Le strutture che sopportavano la maggior fatica dello scarico
dei pesi delle volte, erano i muri perimetrali lunghi: essi furono
rinforzati all’esterno della chiesa con elementi in muratura,
chiamati contrafforti.
6. Informazioni generali
Sulla cattedrale, in cui si riconosceva la popolazione di una città o di un villaggio, si
concentrò l’attenzione della cultura architettonica del tempo, elaborando quello stile
detto «romanico», che, dopo l'età classica, sarà il primo stile internazionale
adottato da tutti gli stati europei allora esistenti.
Pur avendo varianti regionali che rendevano distinguibile il romanico lombardo da
quello pisano, o il romanico provenzale da quello renano o da quello catalano, lo
stile tuttavia ebbe alcune costanti che sono rintracciabili in tutte le aree geografiche
che applicarono questa nuova architettura.
I limiti cronologici in cui il romanico si sviluppò vanno intesi secondo le aree
geografiche; tuttavia, in senso generale può considerarsi come termine iniziale la
fine del X secolo, e come termine finale la metà del XIII secolo.
Esso cadde in disuso quando lo stile gotico, che pure era una evoluzione del
romanico, rinnovò ampiamente il bagaglio tecnico e formale dell’architettura.
Il quadrato della crociera
L’arco utilizzato dall’architettura romanica, al pari di quanto avevano già fatto i
romani, era a tutto sesto: aveva in pratica il profilo di un perfetto semicerchio.
In questo caso, una volta a crociera, che si compone di archi a tutto sesto, deve
avere la base quadrata: la distanza, cioè, tra i quattro pilastri deve essere uguale su
ogni lato.
E così il quadrato della crociera divenne il modulo costruttivo della cattedrale
romanica.
Fissata la dimensione, poniamo, di un quadrato che costituisce una porzione della
navata laterale, le altre crociere che appartengono alla stessa navata devono avere
la stessa dimensione, giacché hanno con il primo quadrato un lato in comune.
La navata centrale, per avere una dimensione maggiore delle navate laterali, dovrà
comporsi necessariamente di quadrati multipli – in genere doppi – di quelli che
costituiscono le navate laterali: in tal modo essa scarica il proprio peso su un
pilastro ogni due.
E quindi, anche le altre campate laterali, per avere lati in comune con le altre
navate, dovranno necessariamente comporsi dello stesso modulo quadrato.
Ma, ciò che unifica lo stile romanico, oltre questa modularità costruttiva, è la
pesantezza strutturale che la contraddistingue.
Le volte, rispetto alle capriate lignee, sono più pesanti, ed inoltre scaricano forze
inclinate, non verticali: pertanto necessitano di murature molto spesse e pesanti,
adatte a contrastare le notevoli spinte ribaltanti delle pesanti volte.
Queste murature dovevano essere così pesanti e resistenti, che in loro era
problematico aprire delle finestre.
7. Rispetto alle basiliche paleocristiane o bizantine, in cui la luce pioveva dall’alto
dai finestroni che si aprivano in sommità alla navata centrale, le cattedrali
romaniche diventarono degli edifici molto bui.
All’esterno queste chiese avevano un aspetto così solido e massiccio da
sembrare quasi delle fortezze, all’interno si componevano di spazi silenziosi ed
oscuri.
Molta della suggestione religiosa che una cattedrale romanica trasmette, si
deve proprio a queste sue caratteristiche.
Soprattutto nelle zone del centro e nord dell’Europa, le cattedrali romaniche si
arricchirono anche di torri e campanili, che sorgevano sulla facciata anteriore
(westwerk). Tale soluzione rimase poco praticata in Italia, dove la torre
campanaria fu concepita come edificio a se stante.
Sul piano tipologico, la cattedrale romanica portò delle innovazioni rispetto alla
basilica paleocristiana, soprattutto nella parte terminale della chiesa.
Il corpo delle navate rimase pressoché intatto, mentre fu maggiormente
articolata la zona absidale.
Quest’area della chiesa, detta anche coro o presbiterio, poiché destinata ai
religiosi, si arricchì di più cappelle che si aprivano a raggiera verso l’esterno. A
volte sotto il presbiterio sorgeva la cripta, ambiente semi-sotterraneo, riservato
alla conservazione di sepolcri o di reliquie.
Maggior sviluppo ebbe anche il transetto, braccio trasversale rispetto alla
navata, che contribuì a dare alle chiese la forma di una croce latina.
Con il termine «croce latina» si distingueva la croce che aveva un braccio più
lungo degli altri – che nella chiesa corrispondeva alla navata –, rispetto alla
«croce greca» che aveva i quattro bracci tutti uguali, definendo una pianta non
longitudinale ma centrale.
Questo tipo di croce fu definito «greca» perché era preferita ed utilizzata
dall’architettura bizantina.
8. BASILICA DI S. AMBROGIO A MILANO
Quella che possiamo considerare la chiesa-madre
dell'architettura romanica è la BASILICA DI S. AMBROGIO A
MILANO, incominciata nella parte absidale nella prima metà
del IX secolo, terminata alla fine del XII.
Colpisce subito la grandezza del quadriportico, pari a quella della
chiesa.
Non ha più, evidentemente l'antica funzione catechistica; è il
luogo delle assemblee popolari, una specie di parlamento. La
divisione dello spazio è la stessa che nell'interno; ma è aperto,
pieno di luce, attenuata soltanto ai lati, nei portici. Questo
contrasto aperto-chiuso o luce-penombra a parità di grandezza e
di struttura riflette la duplice funzione urbana, religiosa e civile,
della chiesa.
Le due entità spaziali sono collegate dalla facciata, che infatti
non è un piano ma un organismo plastico e spaziale, anch'esso
capiente e praticabile. Al nartece, che è il lato frontale del
quadriportico, è sovrapposto un alto e profondo loggiato.Non è
una semplice "loggia della benedizione"; è una vera e propria
tribuna, un arengo da cui il vescovo si rivolge al popolo, tra gli alti
magistrati del Comune.
9. E’ una chiesa a tre navate (senza transetto). Quella centrale ha
quattro campate di cui tre a crociera e una a cupola. Sopra quelle
laterali ci sono i matronei coperti da volte a capriati che davano
stabilità all’edificio. Poiché sostituisce una preesistente basilica
paleocristiana ha un ampio quadriportico. Le finestre sono solo
sulla facciata e sull’abside. La luce non è quindi diffusa, ma
percorre la navata. L’aspetto esterno aveva forma semplice, non
decorata (facciata a capanna e cupola racchiusa in un torrione
detto tiburio): le loghette, balconate percorribili, le cornici con
archetti spensili e le lesene, finti pilastri.
17. DUOMO DI MODENA: Il telamone all’interno
Il telamone (pronuncia telamóne) è una scultura maschile, a
tutto tondo o a rilievo, impiegata come sostegno, strutturale o
decorativo, spesso in sostituzione di colonne o lesene.
È sinonimo di Atlante (che nella mitologia greca porta i pilastri
del cielo) ed è il corrispondente maschile della cariatide. La
radice "tel-" infatti significa "(sop)portare".