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(Arezzo, 20 Luglio 1304 –
Arquà Petrarca, 1374)
« Quanto poi alla memoria, ritengo che
egli sia da giudicare piuttosto divino che
umano, perché dalla primigenia
creazione dell’uomo fino ad oggi
mostra di sapere e di ricordare come se
fosse stato presente ogni cosa fatta in
qualsiasi luogo da ogni re principe
popolo e gente. »
- Giovanni Boccaccio su Francesco Petrarca
FRANCESCO
PETRARCA
Secretum
• Nome originale: De Secreto Conflictu Curarum Mearum; Sul conflitto
segreto delle mie preoccupazioni
When? 1342-1343: anni di ambientazione dell’opera; inizialmente, si
ipotizzava che essa fosse stata composta in questo periodo.
1347: anno d’inizio della composizione dell’opera.
1353: l’opera, dopo due anni di revisione, è terminata.
1378-1379: anni di pubblicazione e di divulgazione al pubblico
dell’opera, volutamente successivi alla morte del poeta in quanto egli
avrebbe voluto mantenerla segreta.
Il periodo di ambientazione negli anni 1342-1343 rappresenta uno dei
più difficili per Petrarca, poiché riguarda il periodo di monacazione del
fratello, che lo portò ad avvertire una crisi spirituale.
Where? Nell’anno 1343, durante la monacazione del fratello Gherardo a
Montereaux avvenuta a Pasqua, Petrarca si trova nella città di
Avignone.
Who? Francesco Petrarca – la vita:
nato ad Arezzo da una famiglia guelfa bianca, è un intellettuale
cosmopolita (cittadino del mondo) che introduce la filologia.
• 1330: prende gli ordini minori che lo rendono indipendente dal punto
di vista economico e inizia la sua carriera poetica a Valchiusa.
• 1327: incontra Laura, il suo grande amore, nella chiesa di Santa
Chiara.
• 1343: subisce una crisi spirituale dopo la monacazione del fratello,
che lo porterà a scrivere il Secretum; la notizia della morte di Laura
avvenuta nel 1348 lo porterà a scrivere solo in volgare.
• 1359-1363: prima redazione del Canzoniere.
• 1374: muore all’età di 70 anni.
Who? Sant’Agostino – la vita:
• 354: nasce a Tagaste (Africa).
• Si laurea Rètore (professore in lettere) a Cartagine, diventa poi un
abile filosofo alla ricerca della verità.
• Dopo la sua carriera filosofica, con l’arrivo a Milano inizia a dedicarsi
al mondo ecclesiastico grazie al vescovo Ambrogio,
• 391: diventa sacerdote.
• 395: diventa vescovo.
• 398: scrive le confessioni, in cui parla dei suoi errori di giovinezza e
della sua conversione
• 430: muore ad Ippona.
Petrarca si ritrova in un periodo molto complicato della sua vita: in
seguito alla monacazione del fratello Gherardo, infatti, per il poeta
comincia una forte crisi spirituale. Di conseguenza, egli inizia ad
esaminare la propria coscienza a fondo, promettendosi di cambiare vita
disprezzando i beni terreni.
Francesco lascia che sia Sant’Agostino di Ippona ad aiutarlo; tuttavia,
nonostante quest’ultimo sia un santo con una buona cultura filosofica,
non riesce a colmare le perplessità dello scrittore.
Why?
What? Si tratta di una raccolta di tre libri, i quali contengono i vari dialoghi -
in prosa latina - tra il poeta e il santo (seconda parte di se stesso), più un
proemio iniziale.
 Primo testo: Agostino individua una mancanza di volontà da
parte di Francesco e un eccessivo attaccamento ai beni terreni. Il
poeta è infelice e non riesce ad ottenere il bene con convinzione;
solo la continua meditazione sulla vanità delle cose materiali può
portare al giusto distacco e dare inizio al cammino verso la felicità.
 Secondo testo: si focalizza l’attenzione sui sette peccati
capitali. Il peccato più grave che riguarda Francesco è quello
dell’accidia, che corrisponde appunto alla mancanza di volontà.
Nel periodo medievale, chi è in preda all’accidia è
tormentato dall’inquietudine, si sente incapace di
raggiungere il bene e non sa dare ordine alla propria
vita. Per vincere l’accidia occorre accettare la
precarietà della vita, comune a tutti gli uomini,
cercando in se stessi la libertà, la ricchezza e la pace.
What?  Terzo testo: vengono esaminate le gravi colpe di Francesco e messi
in discussione, infatti, l’amore per Laura e il desiderio di gloria. Il
Santo definisce questi ultimi “due catene dure come il diamante”, che
imprigionano Francesco. Tuttavia, il poeta continua a difenderli; allora
Agostino gli dimostra che l’amore per Laura non è stato spirituale ma
puramente fisico, perciò lo ha allontanato da Dio.
 Dalla conclusione si evince che il poeta non è in grado di frenare i
propri desideri, quindi l’unica soluzione consiste nel radunare i
frammenti del suo animo continuando l’opera di ricerca interiore.
Secretum
Dialogo che
assomiglia a un
soliloquio
Francesco e
Sant’Agostino: due
poli dell’interiorità
divisa dell’autore
Forma di un diario
segreto
Petrarca riflette tra se e se su:
rapporto tra i suoi desideri
terreni, l’aspirazione alla
purezza morale, salvezza
eterna della sua anima
Durata: tre giorni
I due discutono con la
presenza di un
interlocutore che, alla
fine, corrisponderebbe
alla verità
PROEMIO
Petrarca incontra una donna vergine che si mostrerà in seguito come “la verità”, la
quale suggerisce a Sant’Agostino di aiutare Francesco a guarire da una malattia poiché
precedentemente anche il filosofo ne era affetto ma è riuscito a guarirne. La voce della
verità si rivolge direttamente ad Agostino dicendogli:
«O a me caro fra mille Agostino, tu conosci costui che ti venera tanto, e sai che la
pericolosa e lunga malattia da cui fu preso l’ha quasi condotto vicino a morte; e
sebbene malato, ignora in che terribile condizione si trovi: perciò è necessario
provvedere alla vita di lui, che sta per finire. Chi può offrire meglio di te quest’opera
pietosa? E tanto più volentieri lo farai ch’egli ti portò sempre singolare affetto e
reverenza.»
Inoltre il poeta alla fine del proemio esporrà la ragione per cui ha voluto chiamare la
sua opera De Secreto Conflictu Curarum Mearum (Sul conflitto segreto delle mie
preoccupazioni) successivamente abbreviato in “Secretum”: ”Tu dunque, libretto, evita
di incontrarti con altri, e statti contento di rimanertene con me, memore del tuo nome.
Sei infatti il mio segreto e così sarai chiamato.”
PRIMO LIBRO
Petrarca, a differenza del fratello Gherardo, fattosi monaco non riesce a rinunciare a
illusioni e beni terreni: è questo il peccato da cui scaturiscono le sue sofferenze e i suoi
mali. A tal proposito il Santo espone la sua teoria del male, basata sulla confusione tra
“non potere” e “non volere” intraprendere un cammino di redenzione spirituale.
Rapporto tra vita e
morte
Francesco e
Agostino analizzano
la futilità dei
patimenti dello
scrittore
Sant’Agostino
sprona il poeta a
rinunciare ai suoi
affanni e alle sue
ambizioni mondane
Essi dipendono da
motivazioni, passioni
mondane e transitorie che
non sono nulla di fronte
alla morte, che accomuna
tutta l’umanità.
Lo esorta a mirare a ciò
che è realmente
importante e benefico:
virtù e fede religiosa che
conducono alla
conoscenza di Dio, unico
bene che sopravvive anche
alla morte.
La meditazione della morte
Il primo libro è dedicato a dimostrare la necessità della meditazione della morte.
Il pensiero della morte libera l’uomo dalle passioni terrene e lo rende virtuoso, quindi
felice.
Agostino: che te ne stai facendo, omiciattolo? che sogni, che speri? forse che non ti
ricordi d’esser nato mortale?
Francesco: Me ne ricordo bene; e questo pensiero non mi passa per l’animo senza che
io ne rabbrividisca.
Agostino: Oh fosse pure così! che avresti cercato il tuo meglio e per
me sarebbero finite le preoccupazioni; poiché è certo che a tenere
nella giusta considerazione i fuggevoli beni della vita e a
tranquillizzare l’animo dalle tempeste che lo turbano nulla è più
efficace che il ricordare la propria miseria e la continua meditazione
della morte, quando però essa non scorra solo a fior di pelle, ma
penetri nelle ossa e nelle midolla. Ma io temo che tu, come avviene
alla maggior parte in questi casi, ami ingannare te stesso.
È sufficiente non voler essere
infelici per non esserlo?
Nella seconda parte del primo libro Agostino e
Francesco discutono riguardo un’antica questione
filosofica: Agostino afferma che si è infelici
perché si vuole esserlo, Francesco ribatte
sostenendo che si è infelici non perché lo si
voglia, bensì perché non si può non esserlo; non è
dunque sufficiente non voler essere infelici per
non esserlo.
Agostino: Delle molte sciocchezze che hai detto,
una ce n’è che soprattutto mi fa arrabbiare, ed è
l’affermare che qualcuno possa essere o divenire
infelice contro la sua volontà.
[…] Agostino: Se siamo d’accordo che nessuno
può essere o diventare infelice se non per propria
colpa, che bisogno c’è di altre parole?
Agostino ricorda a Francesco che, come affermano Cicerone e gli stoici, è la virtù che
rende felici e, di conseguenza, è l’opposto della virtù che rende infelici.
Francesco obietta dichiarando che molti, pur volendosi liberare della colpa di non
essere virtuosi non vi riescono, e quindi sono infelici loro malgrado.
Francesco: Perché ho visto molti, tra i quali anche me stesso, per
i quali nulla è più molesto che il non potersi liberare della
propria colpa sebbene cerchino con tutte le loro forze e
continuamente di farlo. Perciò, pur rimanendo vera l’opinione
degli stoici, si può ammettere che molti siano infelici contro la
propria volontà e pur desiderando il contrario.
È sufficiente non voler essere
infelici per non esserlo?
SECONDO LIBRO
I sette peccati capitali e l’esame di coscienza
Nel secondo libro il discorso tra Sant'Agostino e Francesco verte sui peccati capitali: il
poeta viene assolto dai peccati della gola, ira e invidia. A proposito di quest’ultima,
infatti, Petrarca nel Medioevo è accusato di essere invidioso di Dante, nonostante ciò
non sia vero.
A riguardo, Petrarca scrive: Prima di tutto, io non ho
nessuna ragione d’odio verso un uomo che non ho mai
veduto, se non una volta sola nella mia infanzia. […]
Tu comprendi perciò che davvero odioso e ridicolo è
quell’odio che alcuni hanno immaginato ch’io porti a
questo poeta, poiché, come vedi, non ho alcuna
cagione d’odiarlo, ma molte d’amarlo, ovvero la
patria comune e la paterna amicizia e l’ingegno e lo
stile, ottimo nel suo genere, che lo rendono immune da
ogni disprezzo.
SECONDO LIBRO
• Il discorso tra Francesco e Sant’Agostino è ricco di pathos soprattutto quando si parla
dell'accidia, il taedium vitae (tedio, «noia della vita»): ci si riferisce ad una sorta di
inerzia dell'anima, stato morboso della volontà, che non porta più a vivere. Si parla di
una vera e propria "mancanza di senso di vita“.
• Non si ha, come accadeva nel dialogo filosofico classico, un avvicinamento
progressivo e dialettico alla verità; Agostino sostiene una verità già accertata, che
Francesco non mette in dubbio ma di fronte alla quale si dimostra insicuro.
• Petrarca espone le proprie idee in modo razionale, ma Agostino osserva che l’elenco
delle cause indicate da Francesco è ambiguo, perché le sue parole indicano una
mancanza di pacatezza e distacco, quindi una condizione poco adatta all’analisi
razionale.
Perché Petrarca sceglie
Agostino?
Nonostante vi siano molteplici ragioni per le quali Francesco sceglie Sant’Agostino
come suo interlocutore, la più significativa è che la vicenda umana e religiosa del
vescovo africano - enunciata nelle Confessioni - propone al poeta una serie di affinità:
l’inclinazione allo scavo autobiografico e l’ideale di una religiosità interiore
costantemente sottoposta a esplorazione.
Differenza tra le
esperienze del poeta
e del Santo
Agostino
Arriva alla verità della fede
Petrarca
Continua la spossante ricerca della
pace, diviso tra l’aspirazione
all’elevazione spirituale e
l’attrazione verso le cose terrene
L’accidia
L’accidia descritta da Petrarca è uno stato d’animo che lo tiene prigioniero per giorni e
notti intere; vive uno stato di abbattimento e prostrazione che può essere paragonabile
alla depressione stessa. Ciò che provoca questo sentimento è la riflessione sulla
condizione umana, sul destino di sofferenza e di morte.
Agostino: Sei in preda di una tremenda malattia dello
spirito, che i moderni chiamano accidia e gli antichi
aegritudo.
Francesco: Solo il nome mi spaventa.
Agostino: Non è strano: ne sei stato afflitto a lungo e
gravemente.
L’accidia
Francesco (in risposta ad Agostino): È vero. E c’è in più che mentre in quasi tutti gli
altri mali che mi tribolano è mescolato un che di dolce, ancorché falso, in questa
tristezza invece tutto è aspro e misero e orribile e la via alla disperazione è sempre
aperta, e tutto in essa fa sì che le anime infelici ne siano sospinte verso la morte. […]
questo flagello invece mi ghermisce a volte così tenacemente da tormentarmi nella sua
stretta per giorni e notti intere, e allora per me non è più tempo di luce e di vita, ma
oscurità d’inferno e strazio mortale.
E mi nutro a tal punto di lacrime e dolori, con una sorta di disperata voluttà - e questo
si può ben definire il massimo delle miserie! - che me ne stacco a malincuore.
Quindi, nonostante Francesco sappia che questo
peccato sia colmo di sventura, non riesce ad
allontanarsi da esso senza poi provare rimpianto
poiché la stessa malattia gli reca un senso di
piacere.
L’accidia
Agostino: […] Dimmi, cos’è che ti deprime tanto? La labilità dei beni terreni, o i
dolori del corpo, o qualche particolare offesa dell’avverso destino?
Francesco: Nulla di questo, da solo, è capace di tanto. Se fossi sfidato in uno scontro
singolo certo resisterei, ma è un esercito intero che mi travolge!
Francesco: Ogni volta che subisco qualche colpo dalla
fortuna resisto impavido, e mi ricordo che spesso sono
riuscito vincitore dopo che essa mi aveva gravemente
colpito. Se subito raddoppia il colpo comincio un po’a
vacillare, e se ai due se ne aggiunge un terzo o un quarto,
allora sono costretto a ritirarmi nella rocca della ragione:
non però con fuga precipitosa, ma indietreggiando passo
passo. […] È questa l’origine di quel grave dolore: come
se uno fosse circondato da innumerevoli nemici e non
avesse alcuna via di fuga, né speranze di clemenza, né
soccorsi, ma tutto gli fosse contro.
TERZO LIBRO
Le due catene: l’amore e la gloria
Nell’ultimo libro, Agostino spiega al poeta come quest’ultimo sia prigioniero di due
catene: l’amore e la gloria.
Agostino: Due catene di diamante a destra e a sinistra ancora ti stringono; le quali
non permettono alla mente di comprendere che cosa sia la vita e la morte. Io ho
sempre paura che tu trascinato da esse , non precipiti nell’abisso. E non sarò
tranquillo finché non vedrò che tu spezzandole e gettandole lontano da te sarai libero.
Francesco: E quali sono
queste catene?
Agostino: L’amore e la gloria.
L’amore verso Laura allontana
Francesco da Dio
Agostino mostra a Francesco che Laura è pericolosa e gli spiega che ella lo ha
allontanato dal Signore e ha alterato l’ordine del creato. Si devono amare le creature
per amore del loro creatore, e non per la loro bellezza.
Agostino: Laura, allontanandoti dall’amore del
cielo, ti ha fatto preferire la creatura al creatore, e
questo è stato ciò che ti ha condotto alla morte.
Francesco: Non essere così frettoloso nel
giudicare. Io ti dico che proprio l’amore per lei mi
ha condotto a quello per Dio.
Agostino: Ma ha alterato l’ordine.
Francesco: In che modo?
L’amore verso Laura allontana
Francesco da Dio
Agostino: Perché noi
dobbiamo amare le
creature per amore del
creatore, tu al contrario,
catturato dalla bellezza
della creatura, non hai
amato il creatore come
conveniva, tu ammiravi
il creatore come se nulla
di più bello avesse
creato, nonostante che
la bellezza del corpo sia
l’ultima delle bellezze.
Allora, il Santo risponde a Francesco in questo modo:
«Mortale come sono desidero
solo cose mortali»
Francesco, non credendo ad Agostino, afferma di amare e desiderare solo le cose
mortali: a queste parole, il Santo inorridisce.
Francesco: Non mi è nuova quella vecchia storia dei filosofi che racconta che la terra
è piccolissima rispetto all’animo umano che abbraccia infinite migliaia di anni, e la
gloria non può giunger mai a riempire né la terra né l’animo: con queste parole i
filosofi cercano di diminuire l’amore eccessivo della gloria. Ma tu raccontami, se puoi,
qualcosa di meglio; perché questo racconto è falso, come ho potuto sperimentare io
stesso. Io non voglio essere un altro dio, e possedere l’eternità ed abbracciare la terra
ed il cielo. Mi basta la gloria tra gli uomini, che desidero ardentemente; e mortale
come sono desidero solo cose mortali.
Agostino: Oh povero te, se sei veramente convinto di ciò! Se non vuoi i beni immortali,
se non pensi a quello che ti aspetta lassù, bisogna dire che hai il cuore di fango. Non ti
resta nessuna speranza sei perduto.
«Sed desiderium frenare non
valeo»
Alla fine del dialogo Francesco promette che farà di tutto per seguire la retta via
indicatagli da Agostino, ma sa che non può frenare il desiderio.
Francesco: Lo ammetto e mi affretto a portare a termine tutto il resto per poter
ritornare a questo impegno, ben sapendo, come tu poco fa dicevi, che nulla ci sarà di
più sicuro per me che dedicarmi a questo e seguire la retta via della salvezza. Ma non
posso trattenere il desiderio.
Nel Secretum Francesco critica la prospettiva cristiana che disprezza le cose terrene e
reprime i desideri umani.
Etica
cristiana
Medioevale
Petrarca
Afferma il disprezzo
verso il mondo e la
necessità della
meditazione della
morte e del controllo
delle passioni
Aspira alla gloria tra gli
uomini e desidera cose
mortali; nonostante
preghi affinché Dio lo
salvi non vuole rinunciare
alle cose terrene: Laura e
la gloria poetica.
• http://www.viv-it.org/
• https://it.wordpress.com/
• https://biografieonline.it/
• http://www.letteraturaitalia.it/
• http://petrarca.letteraturaoperaomnia.org/
•http://lezionitaliano2013.blogspot.com/p/il-
secretum-e-un-testo-di-francesco.html
• https://library.weschool.com/lezione/secretum-
francesco-petrarca-e-sant-agostino-4793.html
• http://www.treccani.it/vocabolario/accidia/
• http://www.letteraturaitalia.it/autori-opere-
duecento-trecento/secretum-meum/
• https://www.youtube.com/watch?v=IaeTdRIF8iM
Sitografia
Il lavoro è stato realizzato da:
 De Sanctis Giulia
 Di Ciano Matteo
 Di Clemente Matteo
 Fazzini Alessandro
 Innaro Giulia
 Lacanale Leydy
 Marrone Gianluca
 Petricca Luigi
 Tini Maria Grazia

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  • 1. (Arezzo, 20 Luglio 1304 – Arquà Petrarca, 1374) « Quanto poi alla memoria, ritengo che egli sia da giudicare piuttosto divino che umano, perché dalla primigenia creazione dell’uomo fino ad oggi mostra di sapere e di ricordare come se fosse stato presente ogni cosa fatta in qualsiasi luogo da ogni re principe popolo e gente. » - Giovanni Boccaccio su Francesco Petrarca FRANCESCO PETRARCA
  • 2. Secretum • Nome originale: De Secreto Conflictu Curarum Mearum; Sul conflitto segreto delle mie preoccupazioni When? 1342-1343: anni di ambientazione dell’opera; inizialmente, si ipotizzava che essa fosse stata composta in questo periodo. 1347: anno d’inizio della composizione dell’opera. 1353: l’opera, dopo due anni di revisione, è terminata. 1378-1379: anni di pubblicazione e di divulgazione al pubblico dell’opera, volutamente successivi alla morte del poeta in quanto egli avrebbe voluto mantenerla segreta. Il periodo di ambientazione negli anni 1342-1343 rappresenta uno dei più difficili per Petrarca, poiché riguarda il periodo di monacazione del fratello, che lo portò ad avvertire una crisi spirituale.
  • 3. Where? Nell’anno 1343, durante la monacazione del fratello Gherardo a Montereaux avvenuta a Pasqua, Petrarca si trova nella città di Avignone. Who? Francesco Petrarca – la vita: nato ad Arezzo da una famiglia guelfa bianca, è un intellettuale cosmopolita (cittadino del mondo) che introduce la filologia. • 1330: prende gli ordini minori che lo rendono indipendente dal punto di vista economico e inizia la sua carriera poetica a Valchiusa. • 1327: incontra Laura, il suo grande amore, nella chiesa di Santa Chiara. • 1343: subisce una crisi spirituale dopo la monacazione del fratello, che lo porterà a scrivere il Secretum; la notizia della morte di Laura avvenuta nel 1348 lo porterà a scrivere solo in volgare. • 1359-1363: prima redazione del Canzoniere. • 1374: muore all’età di 70 anni.
  • 4. Who? Sant’Agostino – la vita: • 354: nasce a Tagaste (Africa). • Si laurea Rètore (professore in lettere) a Cartagine, diventa poi un abile filosofo alla ricerca della verità. • Dopo la sua carriera filosofica, con l’arrivo a Milano inizia a dedicarsi al mondo ecclesiastico grazie al vescovo Ambrogio, • 391: diventa sacerdote. • 395: diventa vescovo. • 398: scrive le confessioni, in cui parla dei suoi errori di giovinezza e della sua conversione • 430: muore ad Ippona. Petrarca si ritrova in un periodo molto complicato della sua vita: in seguito alla monacazione del fratello Gherardo, infatti, per il poeta comincia una forte crisi spirituale. Di conseguenza, egli inizia ad esaminare la propria coscienza a fondo, promettendosi di cambiare vita disprezzando i beni terreni. Francesco lascia che sia Sant’Agostino di Ippona ad aiutarlo; tuttavia, nonostante quest’ultimo sia un santo con una buona cultura filosofica, non riesce a colmare le perplessità dello scrittore. Why?
  • 5. What? Si tratta di una raccolta di tre libri, i quali contengono i vari dialoghi - in prosa latina - tra il poeta e il santo (seconda parte di se stesso), più un proemio iniziale.  Primo testo: Agostino individua una mancanza di volontà da parte di Francesco e un eccessivo attaccamento ai beni terreni. Il poeta è infelice e non riesce ad ottenere il bene con convinzione; solo la continua meditazione sulla vanità delle cose materiali può portare al giusto distacco e dare inizio al cammino verso la felicità.  Secondo testo: si focalizza l’attenzione sui sette peccati capitali. Il peccato più grave che riguarda Francesco è quello dell’accidia, che corrisponde appunto alla mancanza di volontà. Nel periodo medievale, chi è in preda all’accidia è tormentato dall’inquietudine, si sente incapace di raggiungere il bene e non sa dare ordine alla propria vita. Per vincere l’accidia occorre accettare la precarietà della vita, comune a tutti gli uomini, cercando in se stessi la libertà, la ricchezza e la pace.
  • 6. What?  Terzo testo: vengono esaminate le gravi colpe di Francesco e messi in discussione, infatti, l’amore per Laura e il desiderio di gloria. Il Santo definisce questi ultimi “due catene dure come il diamante”, che imprigionano Francesco. Tuttavia, il poeta continua a difenderli; allora Agostino gli dimostra che l’amore per Laura non è stato spirituale ma puramente fisico, perciò lo ha allontanato da Dio.  Dalla conclusione si evince che il poeta non è in grado di frenare i propri desideri, quindi l’unica soluzione consiste nel radunare i frammenti del suo animo continuando l’opera di ricerca interiore. Secretum Dialogo che assomiglia a un soliloquio Francesco e Sant’Agostino: due poli dell’interiorità divisa dell’autore Forma di un diario segreto Petrarca riflette tra se e se su: rapporto tra i suoi desideri terreni, l’aspirazione alla purezza morale, salvezza eterna della sua anima Durata: tre giorni I due discutono con la presenza di un interlocutore che, alla fine, corrisponderebbe alla verità
  • 7. PROEMIO Petrarca incontra una donna vergine che si mostrerà in seguito come “la verità”, la quale suggerisce a Sant’Agostino di aiutare Francesco a guarire da una malattia poiché precedentemente anche il filosofo ne era affetto ma è riuscito a guarirne. La voce della verità si rivolge direttamente ad Agostino dicendogli: «O a me caro fra mille Agostino, tu conosci costui che ti venera tanto, e sai che la pericolosa e lunga malattia da cui fu preso l’ha quasi condotto vicino a morte; e sebbene malato, ignora in che terribile condizione si trovi: perciò è necessario provvedere alla vita di lui, che sta per finire. Chi può offrire meglio di te quest’opera pietosa? E tanto più volentieri lo farai ch’egli ti portò sempre singolare affetto e reverenza.» Inoltre il poeta alla fine del proemio esporrà la ragione per cui ha voluto chiamare la sua opera De Secreto Conflictu Curarum Mearum (Sul conflitto segreto delle mie preoccupazioni) successivamente abbreviato in “Secretum”: ”Tu dunque, libretto, evita di incontrarti con altri, e statti contento di rimanertene con me, memore del tuo nome. Sei infatti il mio segreto e così sarai chiamato.”
  • 8. PRIMO LIBRO Petrarca, a differenza del fratello Gherardo, fattosi monaco non riesce a rinunciare a illusioni e beni terreni: è questo il peccato da cui scaturiscono le sue sofferenze e i suoi mali. A tal proposito il Santo espone la sua teoria del male, basata sulla confusione tra “non potere” e “non volere” intraprendere un cammino di redenzione spirituale. Rapporto tra vita e morte Francesco e Agostino analizzano la futilità dei patimenti dello scrittore Sant’Agostino sprona il poeta a rinunciare ai suoi affanni e alle sue ambizioni mondane Essi dipendono da motivazioni, passioni mondane e transitorie che non sono nulla di fronte alla morte, che accomuna tutta l’umanità. Lo esorta a mirare a ciò che è realmente importante e benefico: virtù e fede religiosa che conducono alla conoscenza di Dio, unico bene che sopravvive anche alla morte.
  • 9. La meditazione della morte Il primo libro è dedicato a dimostrare la necessità della meditazione della morte. Il pensiero della morte libera l’uomo dalle passioni terrene e lo rende virtuoso, quindi felice. Agostino: che te ne stai facendo, omiciattolo? che sogni, che speri? forse che non ti ricordi d’esser nato mortale? Francesco: Me ne ricordo bene; e questo pensiero non mi passa per l’animo senza che io ne rabbrividisca. Agostino: Oh fosse pure così! che avresti cercato il tuo meglio e per me sarebbero finite le preoccupazioni; poiché è certo che a tenere nella giusta considerazione i fuggevoli beni della vita e a tranquillizzare l’animo dalle tempeste che lo turbano nulla è più efficace che il ricordare la propria miseria e la continua meditazione della morte, quando però essa non scorra solo a fior di pelle, ma penetri nelle ossa e nelle midolla. Ma io temo che tu, come avviene alla maggior parte in questi casi, ami ingannare te stesso.
  • 10. È sufficiente non voler essere infelici per non esserlo? Nella seconda parte del primo libro Agostino e Francesco discutono riguardo un’antica questione filosofica: Agostino afferma che si è infelici perché si vuole esserlo, Francesco ribatte sostenendo che si è infelici non perché lo si voglia, bensì perché non si può non esserlo; non è dunque sufficiente non voler essere infelici per non esserlo. Agostino: Delle molte sciocchezze che hai detto, una ce n’è che soprattutto mi fa arrabbiare, ed è l’affermare che qualcuno possa essere o divenire infelice contro la sua volontà. […] Agostino: Se siamo d’accordo che nessuno può essere o diventare infelice se non per propria colpa, che bisogno c’è di altre parole?
  • 11. Agostino ricorda a Francesco che, come affermano Cicerone e gli stoici, è la virtù che rende felici e, di conseguenza, è l’opposto della virtù che rende infelici. Francesco obietta dichiarando che molti, pur volendosi liberare della colpa di non essere virtuosi non vi riescono, e quindi sono infelici loro malgrado. Francesco: Perché ho visto molti, tra i quali anche me stesso, per i quali nulla è più molesto che il non potersi liberare della propria colpa sebbene cerchino con tutte le loro forze e continuamente di farlo. Perciò, pur rimanendo vera l’opinione degli stoici, si può ammettere che molti siano infelici contro la propria volontà e pur desiderando il contrario. È sufficiente non voler essere infelici per non esserlo?
  • 12. SECONDO LIBRO I sette peccati capitali e l’esame di coscienza Nel secondo libro il discorso tra Sant'Agostino e Francesco verte sui peccati capitali: il poeta viene assolto dai peccati della gola, ira e invidia. A proposito di quest’ultima, infatti, Petrarca nel Medioevo è accusato di essere invidioso di Dante, nonostante ciò non sia vero. A riguardo, Petrarca scrive: Prima di tutto, io non ho nessuna ragione d’odio verso un uomo che non ho mai veduto, se non una volta sola nella mia infanzia. […] Tu comprendi perciò che davvero odioso e ridicolo è quell’odio che alcuni hanno immaginato ch’io porti a questo poeta, poiché, come vedi, non ho alcuna cagione d’odiarlo, ma molte d’amarlo, ovvero la patria comune e la paterna amicizia e l’ingegno e lo stile, ottimo nel suo genere, che lo rendono immune da ogni disprezzo.
  • 13. SECONDO LIBRO • Il discorso tra Francesco e Sant’Agostino è ricco di pathos soprattutto quando si parla dell'accidia, il taedium vitae (tedio, «noia della vita»): ci si riferisce ad una sorta di inerzia dell'anima, stato morboso della volontà, che non porta più a vivere. Si parla di una vera e propria "mancanza di senso di vita“. • Non si ha, come accadeva nel dialogo filosofico classico, un avvicinamento progressivo e dialettico alla verità; Agostino sostiene una verità già accertata, che Francesco non mette in dubbio ma di fronte alla quale si dimostra insicuro. • Petrarca espone le proprie idee in modo razionale, ma Agostino osserva che l’elenco delle cause indicate da Francesco è ambiguo, perché le sue parole indicano una mancanza di pacatezza e distacco, quindi una condizione poco adatta all’analisi razionale.
  • 14. Perché Petrarca sceglie Agostino? Nonostante vi siano molteplici ragioni per le quali Francesco sceglie Sant’Agostino come suo interlocutore, la più significativa è che la vicenda umana e religiosa del vescovo africano - enunciata nelle Confessioni - propone al poeta una serie di affinità: l’inclinazione allo scavo autobiografico e l’ideale di una religiosità interiore costantemente sottoposta a esplorazione. Differenza tra le esperienze del poeta e del Santo Agostino Arriva alla verità della fede Petrarca Continua la spossante ricerca della pace, diviso tra l’aspirazione all’elevazione spirituale e l’attrazione verso le cose terrene
  • 15. L’accidia L’accidia descritta da Petrarca è uno stato d’animo che lo tiene prigioniero per giorni e notti intere; vive uno stato di abbattimento e prostrazione che può essere paragonabile alla depressione stessa. Ciò che provoca questo sentimento è la riflessione sulla condizione umana, sul destino di sofferenza e di morte. Agostino: Sei in preda di una tremenda malattia dello spirito, che i moderni chiamano accidia e gli antichi aegritudo. Francesco: Solo il nome mi spaventa. Agostino: Non è strano: ne sei stato afflitto a lungo e gravemente.
  • 16. L’accidia Francesco (in risposta ad Agostino): È vero. E c’è in più che mentre in quasi tutti gli altri mali che mi tribolano è mescolato un che di dolce, ancorché falso, in questa tristezza invece tutto è aspro e misero e orribile e la via alla disperazione è sempre aperta, e tutto in essa fa sì che le anime infelici ne siano sospinte verso la morte. […] questo flagello invece mi ghermisce a volte così tenacemente da tormentarmi nella sua stretta per giorni e notti intere, e allora per me non è più tempo di luce e di vita, ma oscurità d’inferno e strazio mortale. E mi nutro a tal punto di lacrime e dolori, con una sorta di disperata voluttà - e questo si può ben definire il massimo delle miserie! - che me ne stacco a malincuore. Quindi, nonostante Francesco sappia che questo peccato sia colmo di sventura, non riesce ad allontanarsi da esso senza poi provare rimpianto poiché la stessa malattia gli reca un senso di piacere.
  • 17. L’accidia Agostino: […] Dimmi, cos’è che ti deprime tanto? La labilità dei beni terreni, o i dolori del corpo, o qualche particolare offesa dell’avverso destino? Francesco: Nulla di questo, da solo, è capace di tanto. Se fossi sfidato in uno scontro singolo certo resisterei, ma è un esercito intero che mi travolge! Francesco: Ogni volta che subisco qualche colpo dalla fortuna resisto impavido, e mi ricordo che spesso sono riuscito vincitore dopo che essa mi aveva gravemente colpito. Se subito raddoppia il colpo comincio un po’a vacillare, e se ai due se ne aggiunge un terzo o un quarto, allora sono costretto a ritirarmi nella rocca della ragione: non però con fuga precipitosa, ma indietreggiando passo passo. […] È questa l’origine di quel grave dolore: come se uno fosse circondato da innumerevoli nemici e non avesse alcuna via di fuga, né speranze di clemenza, né soccorsi, ma tutto gli fosse contro.
  • 18. TERZO LIBRO Le due catene: l’amore e la gloria Nell’ultimo libro, Agostino spiega al poeta come quest’ultimo sia prigioniero di due catene: l’amore e la gloria. Agostino: Due catene di diamante a destra e a sinistra ancora ti stringono; le quali non permettono alla mente di comprendere che cosa sia la vita e la morte. Io ho sempre paura che tu trascinato da esse , non precipiti nell’abisso. E non sarò tranquillo finché non vedrò che tu spezzandole e gettandole lontano da te sarai libero. Francesco: E quali sono queste catene? Agostino: L’amore e la gloria.
  • 19. L’amore verso Laura allontana Francesco da Dio Agostino mostra a Francesco che Laura è pericolosa e gli spiega che ella lo ha allontanato dal Signore e ha alterato l’ordine del creato. Si devono amare le creature per amore del loro creatore, e non per la loro bellezza. Agostino: Laura, allontanandoti dall’amore del cielo, ti ha fatto preferire la creatura al creatore, e questo è stato ciò che ti ha condotto alla morte. Francesco: Non essere così frettoloso nel giudicare. Io ti dico che proprio l’amore per lei mi ha condotto a quello per Dio. Agostino: Ma ha alterato l’ordine. Francesco: In che modo?
  • 20. L’amore verso Laura allontana Francesco da Dio Agostino: Perché noi dobbiamo amare le creature per amore del creatore, tu al contrario, catturato dalla bellezza della creatura, non hai amato il creatore come conveniva, tu ammiravi il creatore come se nulla di più bello avesse creato, nonostante che la bellezza del corpo sia l’ultima delle bellezze. Allora, il Santo risponde a Francesco in questo modo:
  • 21. «Mortale come sono desidero solo cose mortali» Francesco, non credendo ad Agostino, afferma di amare e desiderare solo le cose mortali: a queste parole, il Santo inorridisce. Francesco: Non mi è nuova quella vecchia storia dei filosofi che racconta che la terra è piccolissima rispetto all’animo umano che abbraccia infinite migliaia di anni, e la gloria non può giunger mai a riempire né la terra né l’animo: con queste parole i filosofi cercano di diminuire l’amore eccessivo della gloria. Ma tu raccontami, se puoi, qualcosa di meglio; perché questo racconto è falso, come ho potuto sperimentare io stesso. Io non voglio essere un altro dio, e possedere l’eternità ed abbracciare la terra ed il cielo. Mi basta la gloria tra gli uomini, che desidero ardentemente; e mortale come sono desidero solo cose mortali. Agostino: Oh povero te, se sei veramente convinto di ciò! Se non vuoi i beni immortali, se non pensi a quello che ti aspetta lassù, bisogna dire che hai il cuore di fango. Non ti resta nessuna speranza sei perduto.
  • 22. «Sed desiderium frenare non valeo» Alla fine del dialogo Francesco promette che farà di tutto per seguire la retta via indicatagli da Agostino, ma sa che non può frenare il desiderio. Francesco: Lo ammetto e mi affretto a portare a termine tutto il resto per poter ritornare a questo impegno, ben sapendo, come tu poco fa dicevi, che nulla ci sarà di più sicuro per me che dedicarmi a questo e seguire la retta via della salvezza. Ma non posso trattenere il desiderio. Nel Secretum Francesco critica la prospettiva cristiana che disprezza le cose terrene e reprime i desideri umani. Etica cristiana Medioevale Petrarca Afferma il disprezzo verso il mondo e la necessità della meditazione della morte e del controllo delle passioni Aspira alla gloria tra gli uomini e desidera cose mortali; nonostante preghi affinché Dio lo salvi non vuole rinunciare alle cose terrene: Laura e la gloria poetica.
  • 23. • http://www.viv-it.org/ • https://it.wordpress.com/ • https://biografieonline.it/ • http://www.letteraturaitalia.it/ • http://petrarca.letteraturaoperaomnia.org/ •http://lezionitaliano2013.blogspot.com/p/il- secretum-e-un-testo-di-francesco.html • https://library.weschool.com/lezione/secretum- francesco-petrarca-e-sant-agostino-4793.html • http://www.treccani.it/vocabolario/accidia/ • http://www.letteraturaitalia.it/autori-opere- duecento-trecento/secretum-meum/ • https://www.youtube.com/watch?v=IaeTdRIF8iM Sitografia
  • 24. Il lavoro è stato realizzato da:  De Sanctis Giulia  Di Ciano Matteo  Di Clemente Matteo  Fazzini Alessandro  Innaro Giulia  Lacanale Leydy  Marrone Gianluca  Petricca Luigi  Tini Maria Grazia