2. Lo sceicco si chiama Ahmed al Tayeb, è il grande imam di al-Azhar e ha pronunciato parole chiare contro l’estremismo
islamico al Cairo in apertura di un convegno dove sono riuniti circa 700 studiosi e rappresentati di istituzioni politiche e
religiose di 120 Paesi, compresi alcuni cristiani dell’Oriente. Più in generale al Tayeb si è riferito all’ estremismo 'takfirista',
movimento nato nel 1971 che giustifica violenza e terrorismo con il Corano e ciò rappresenta, ha detto, una “perversione
della religione islamica”. La Conferenza è stata convocata proprio per approfondire il tema del rapporto tra Islam ed
estremismo. Il grande imam al Tayeb ha precisato che ogni ideologia terroristica giustificata con richiami all'islam si fonda su
una comprensione distorta e manipolata degli scritti del Corano.
3. Il Takfirismo è un movimento settario fondato nel 1971 da Moustafà Choukri, che
considera come minata dalla miscredenza tutta la società islamica, e definisce eretici
tutti i gli islamici che non condividono il suo punto di vista. L’assassinio di questi
ultimi, per tale ragione, viene considerato lecito.
4. È proibito nell’Islam emettere fatwe
(decreti religiosi) senza tutte le necessarie
procedure richieste. Anche in questo caso
le fatwe devono seguire la teoria legale
islamica così come definita nei testi classici.
È altrettanto proibito citare un verso del
Corano - oppure la parte di uno di esso- da
cui far derivare una norma senza guardare
a tutto ciò che il Corano e gli hadith
(tradizione o detti) insegnano riguardo alla
stessa materia.
In altre parole, vi sono prerequisiti
soggettivi e oggettivi molto precisi per
emettere fatwe, e nessuno può
selezionare a proprio uso e consumo i versi
del Corano in sostegno ad argomenti legali
senza considerare la globalità del Corano e
degli hadith.
5. Esempio: «Dio benedica il
profeta Muhammad, che è
stato mandato con la
spada come misericordia a
tutti i mondi».
Questa frase di Abu
Muhammad Al-Adnani
viene spesso ripetuta dai
seguaci dello «Stato
islamico».
Ebbene secondo gli
studiosi del Corano questa
frase contiene idee
confuse e contrastanti e un
paradigma sbagliato.
6. Discorso del 22 settembre 2014 di Abu Mohammad al-Adnani al-Shami considerate le prime istruzioni dell’ISIS
(Islamic State of Iraq and the Levant; Islamic State of Iraq and Syria)
If you can kill a disbelieving American or European – especially the spiteful and filthy French – or an Australian, or a
Canadian, or any other disbeliever from the disbelievers waging war, including the citizens of the countries that entered into
a coalition against the Islamic State, then rely upon Allah, and kill him in any manner or way however it may be. Smash his
head with a rock, or slaughter him with a knife, or run him over with your car, or throw him down from a high place, or
choke him, or poison him.
7. È proibito rendere il concetto
«misericordia a tutti i mondi»
subordinato all’espressione «mandato
con la spada, perché questo
significherebbe che la misericordia è
dipendete dalla spada, cosa che è
assolutamente falsa.
L’espressione «mandato con spada»
fa parte di un hadith che è specifico
per un determinato tempo e un
determinato periodo che ormai sono
finiti. Non si può mescolare il Corano
e un hadith, come è proibito
mescolare il generale e lo specifico, il
condizionato e l’incondizionato.
8. È proibito nell’Islam emettere
norme legali riguardo a
qualsiasi cosa senza
padroneggiare la lingua
araba.
9. È proibito nell’Islam semplificare
eccessivamente ciò che riguarda la
Shari’ah ("strada battuta«, legge) e
ignorare le conoscenze islamiche già
stabilite.
L’uccisione di una persona – di
qualsiasi persona – è haraam
(proibito e inviolabile nella legge
islamica) ed è anche uno dei peccati
più esecrabili (mubiqat)
La giurisprudenza non è materia semplice e non è di tutti avere la facoltà di parlarne
con autorevolezza o di emettere fatwe.
10. È permesso nell’Islam, agli
studiosi, avere opinioni
diverse in tutte le questioni,
eccetto per le questioni
fondamentali della religione
che ogni musulmano deve
conoscere.
11. È proibito nell’Islam ignorare la
realtà del tempo
contemporaneo quando si
vogliono esprimere delle
norme legali.
12. È proibito nell’Islam
uccidere persone
innocenti.
L’uccisione di una persona
– di qualsiasi persona – è
haraam (proibito e
inviolabile nella legge
islamica) ed è anche uno
dei peccati più esecrabili
(mubiqat)
13. È proibito nell’Islam
uccidere emissari,
ambasciatori e
diplomatici; quindi è
anche proibito uccidere
giornalisti e cooperanti.
14. La jihad nell’Islam è guerra difensiva.
Non è assolutamente permessa senza una
giusta causa, un giusto scopo e senza le
giuste norme di condotta.
Nell’Islam vi sono due tipi di jihad: la
jihad maggiore, che è la jihad (lotta,
sforzo) contro il proprio ego, e la
jihad minore, la jihad contro il
nemico.
Non può essere applicata a un conflitto
armato contro nessun altro
musulmano.
Il Profeta non uccideva gli ipocriti che
erano in contrasto con lui, né
permetteva che venissero uccisi. Ha
detto: «Così la gente non dica che
18. La reintroduzione della schiavitù è
proibita nell’Islam. Essa è stata
abolita per universale consenso.
Il rapimento e la riduzione in schiavitù delle donne "non ha nulla a che fare con la sharia
islamica". E' questa la reazione di Abbas Shoman, esponente della prestigiosa istituzione
musulmana sunnita di al-Azhar con sede al Cairo, a quanto dichiarato dall'organizzazione
dello Stato islamico (Is) nel quarto numero della sua rivista online 'Dabiq', ossia che rapire e
ridurre in schiavitù sessuale le donne degli "infedeli" sia lecito secondo la legge islamica.
19. È proibito nell’Islam costringere una
persona a convertirsi.
Lo scorso 6 marzo ha suscitato scalpore la proposta di
Mahmoud Shu'ban, professore di al-Azhar famoso per le
sue posizioni radicali, che vuole obbligare i copti e tutte i
membri delle altre religioni a pagare la jizya, la tassa
versata per secoli dai non islamici a califfi e sultani. Per lo
studioso salafita in questo modo i copti pagherebbero di
fatto la loro protezione e nessuno potrebbe perseguitarli.
20. L’Islam stabilisce l’uguaglianza tra la donna e l’uomo, sia in
quanto essere umani che come membri della umma e della
società. Si tratta di un principio illustrato dal Creatore Altissimo,
sia gloria a Lui: «Non manderò perduta una sola opera di voi
che operate, siate maschi o siate femmine» (Corano 3,195).
Il rapporto tra la donna e l’uomo si fonda sulla responsabilità
condivisa, il cui fondamento e il cui criterio sta nella stima
vicendevole e nella gara a fare il bene secondo la parola di
verità dell’Altissimo: «Ma i credenti e le credenti sono l’un
l’altro amici e fratelli, invitano ad atti lodevoli e gli atti
biasimevoli sconsigliano, e compiono la Preghiera e pagano la
Decima e obbediscono a Dio e al Suo Messaggero: di questi Dio
avrà misericordia, ché Egli è potente sapiente» (71,9).
È proibito nell’Islam negare alle donne il
riconoscimento dei propri diritti.
21. È proibito nell’Islam
negare il riconoscimento
del diritto dei bambini
Ragazzi iracheni di età inferiore ai 18 anni -
denuncia il rapporto Onu - vengono addestrati
a combattere e sono sempre più utilizzati dai
jihadisti come kamikaze o scudi umani per
proteggere le strutture dei terroristi contro gli
attacchi aerei americani. Neppure i bambini
con problemi mentali sarebbero risparmiati
dalla furia disumana dei terroristi: "Abbiamo i
dati sullo sfruttamento di bambini, anche di
bambini con problemi mentali, per attacchi
kamikaze, persone che con ogni probabilità
non comprendono nemmeno cosa gli succede
o che cosa li aspetta" ha spiegato Renate
Winter, una delle componenti della
commissione Onu che ha redatto il report.
22. È proibito nell’Islam attuare punizioni legali (hudud) senza seguire le
corrette procedure che assicurano giustizia e misericordia.
27. L’insurrezione armata è espressamente proibita nell’Islam per qualsiasi ragione
diversa da una chiara apostasia da parte del governante, oppure perché viene
proibito al popolo di pregare.
30. Dopo la morte del
Profeta, l’Islam non
richiede a nessuno di
emigrare altrove
La recente offensiva dell’ISIS contro la città di Hit, nella provincia irachena di Anbar, ha scatenato una
nuova ondata di migrazioni forzate interne nell’Iraq centrale, mentre nel nord del paese si riversano
gruppi sempre più numerosi di siriani in fuga dalla città di Kobane (in Siria), attraverso la Turchia.
Negli ultimi giorni, si stima che circa 180.000 persone sono fuggite dalla città, situata a 180 km da
Baghdad, e dalle zone circostanti, a seguito della presa di Hit da parte dell’ISIS e di gruppi armati affiliati
nel fine settimana.