1. STATI UNITI D’EUROPA
“Nella cultura del cittadino europeo, la cittadinanza
comunitaria non dovrebbe essere considerata inferiore
a quella statale, anzi la stessa cittadinanza statale
dovrebbe essere vista come un’estensione di quella
comunitaria”
Questo concetto mi ha colpito, tra gli altri, durante la
conferenza svoltasi il 22 maggio di quest’anno presso
la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi
di Bari, durante la quale si è discusso della
cittadinanza europea e di come essa rappresenti un
diritto ed un vantaggio per tutti noi. Penso, tuttavia,
che questa idea sia un po’ utopistica: una tale
concezione di cittadinanza ha impiegato centinaia di
anni a cementificarsi in zone come gli Stati Uniti, che
sono tuttora fortemente caratterizzati da essa. Il
cittadino americano si ritiene prima di tutto abitante
della lega degli Stati, e solo successivamente facente
parte della popolazione degli singoli Stati, che sono
secondari in ordine di importanza rispetto all’Unione.
In Europa non potrà mai realizzarsi questo perché la base sociale e culturale è totalmente differente:
per secoli sono stati fondamentali i nazionalismi, e sono talmente spiccate le differenze tra le varie
nazioni che non si potrebbe far passare in secondo piano.
Possiamo affermare con certezza che è improbabile che si vengano a creare degli Stati Uniti
d’Europa con delle caratteristiche simili a quelle americane. Tuttavia questo non preclude la
possibilità che si possa costruire e mantenere un’unione e una comunanza economica, politica e
culturale come , in una forma ridotta, avviene già oggi. Per costruire l’ideale di Europa corretto ed
adatto, ovvero quello di Paesi con pari peso in una fratellanza che serve a proteggerli e a farli
crescere insieme, è necessario superare le posizioni di superiorità e inferiorità che oggi si palesano
ad uno spettatore che guardi dall’esterno. Essendo tutti gli stati posizionati sullo stesso continente
ed essendoci una certa somiglianza delle culture dovuta a un’origine comune,si potrà creare una
nuova identità che completi la cittadinanza dello stato senza soppiantarla, che conferisca a tutti i
cittadini gli stessi diritti in tutti i campi pur permettendo loro di non rinunciare alla loro identità
nazionale, preservandola.
Non bisogna dimenticare che l’odierna Comunità europea ci fornisce numerosi servizi e
finanziamenti per la nostra crescita come paese e permette a tutti i suoi abitanti di usufruire di vari
beni rigorosamente controllati per assicurarne la qualità e servizi. Essere nell’Unione Europea è un
privilegio per ognuno di noi come individuo e come popolo, perché questo comporta tutela in tutti i
campi e una formazione adeguata, nonché il rispetto dei diritti umani grazie ad una costituzione e ci
permette di avere una mente e una divulgazione libere.
Tutti i Diritti che devono essere rispettati sono scritti nella Carta dei Diritti fondamentali
dell’Unione Europea, la quale enuncia i principi che dovranno essere rispettati dall'Unione in sede
di applicazione del diritto comunitario. La Carta era stata inserita come seconda parte della
Costituzione Europea, in modo che, quando questa fosse stata ratificata, anche la Carta avrebbe
2. assunto valore giuridico vincolante L'attuazione di tali principi, comunque, è affidata anche alle
normative nazionali. Il testo della Carta inizia con un preambolo ed i 54 articoli sono suddivisi in
sei capi i cui titoli enunciano i valori fondamentali dell'Unione: dignità, libertà, uguaglianza,
solidarietà, cittadinanza e giustizia.
I diritti contenuti nella Carta sono classificabili in quattro categorie:
le libertà fondamentali comuni, presenti nelle costituzioni di tutti gli stati membri;
i diritti riservati ai cittadini dell’unione, in particolare riguardo alla facoltà di eleggere i propri
rappresentanti al Parlamento europeo e di godere della protezione diplomatica comune;
i diritti economici e sociali, quelli che sono riconducibili al diritto del lavoro;
i diritti moderni, quelli che derivano da alcuni sviluppi della tecnologia, come la tutela dei dati
personali o il divieto dell'eugenetica.
Riguardo all’economia, ultimamente l’Europa è stata messa a dura prova dalla gravissima crisi
economica generatasi proprio in America nel 2008, ma i cui effetti sono, se possibile, più gravi ai
giorni nostri. Le nazioni facenti parte dell’Unione hanno reagito in maniera molto differente, preda
(specie nell’ultimo anno) dei giudizi delle agenzie di rating che ne abbassavano il prestigio e la
credibilità economica. Stati come Inghilterra, Francia e Germania hanno retto abbastanza bene,
diventando i motori dell’economia europea, mentre altri come la Spagna e, soprattutto, la Grecia
sono sprofondati in un profondo abisso, assistendo anche a guerriglie urbane frutto
dell’esasperazione civile. Stati molto virtuosi come Svezia e Norvegia, a quanto sembra, non hanno
riportato grossi danni, continuano a restare padroni di una salda economia confermata dalle
posizioni più alte in classifiche come quella dello Sviluppo Umano (ISU).La crisi ha, ovviamente,
cambiato radialmente gli stili di vita dei cittadini , che siano le loro nazioni in una fase di maggiore
o minore crescita. In questi ultimi, senza dubbio, la situazione di molte famiglie è potenzialmente
tragica: ci sono molte categorie a rischio, quali anziani , disoccupati e cassintegrati che non riescono
più a vivere. Nel ceto medio c’è stato un radicale cambiamento dei consumi: si spende di meno e si
pagano più tasse e l’economia va rallentando, in preda ad un circolo vizioso. La linea politica
unitaria messa a punto dall’Europa Unita (anche nelle difficoltà, e questo ne dimostra la fondatezza
concettuale e organizzativa) è stata l’austerità, ma, come spiegato da molti economisti, l’imporre
tasse su tasse non ha fatto che rallentare e complicare la situazione economica.
Tuttavia, a quanto io osservo, si presenta quotidianamente quello che può essere definito l’aspetto
positivo di questa congiuntura: un recupero dei veri valori da parte di chi è in difficoltà, così
evidenti nella classe politica estera e così assenti nella nostra. Valori sui quali, magari, potrà un
domani fondarsi l’Europa paritaria e lanciata verso il futuro che tutti sogniamo.
Arianna Greco (III D Liceo Scientifico “E. Canudo”)