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CATINA FERESIN
JEAN PIAGET
Lezione tratta dai seguenti testi:
Trisciuzzi, L., Pisent, M., Bassa, M.T., Cappellari G.P. Storia sociale della psicologia. Liguori
Editore, Napoli, 1987.
Letture dagli scritti originali di Piaget quali:
Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923);
Giudizio e ragionamento nel bambino (1924);
La rappresentazione del mondo nel fanciullo (1926);
La causalità fisica nel bambino (1927);
Il giudizio morale nel fanciullo (1932);
La nascita dell'intelligenza nel fanciullo (1936);
La costruzione del reale nel bambino (1937);
La psicologia dell'intelligenza (1947);
Trattato di logica (1949);
Dalla logica del fanciullo alla logica dell'adolescente (1955);
Lo sviluppo mentale del bambino ed altri studi di psicologia (1964);
Saggezza ed illusioni della filosofia (1965);
Psicologia del bambino (1966) scritta in collaborazione con Inhelder.
Vita ed opere
Jean Piaget nacque a Neuchatel, in Svizzera, nel 1896. Fu un bambino particolarmente
precoce, infatti fin da piccolo si interessò alla biologia raccogliendo fossili e conchiglie marine, e
abbandonando molto presto i giochi infantili. Si laureò velocemente e nel 1918 discusse la tesi di
dottorato in Scienze naturali.
Accanto a questi interessi di carattere biologico, Piaget non rimase estraneo, fin
dall'adolescenza, a problemi di ordine religioso e filosofico che lo accostarono ad importanti letture
(Bergson, Comte, Spencer ed altri) e che fecero di lui in seguito uno studioso estremamente
eclettico. Lo studio della filosofia e dei problemi che essa non riusciva a spiegare, avvicinò Piaget
alla psicologia. Nel contempo le esperienze di Piaget presso il laboratorio di Binet lo avvicinarono
invece allo studio dello sviluppo cognitivo del bambino. Nel 1921 Piaget diventò direttore
dell'Istituto di Ricerca J.J. Rousseau di Ginevra.
Dal 1923 al 1932 Piaget scrisse quei libri che lo resero celebre in tutto il mondo scientifico:
Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923); Giudizio e ragionamento nel bambino (1924), La
rappresentazione del mondo nel fanciullo (1926), La causalità fisica nel bambino (1927), e Il
giudizio morale nel fanciullo (1932). In questo periodo Piaget incomincia a strutturare quello che
viene chiamato "il sistema piagetiano" cioè la costruzione articolata e laboriosa della sua teoria
protrattasi senza mai concludersi per oltre sessanta anni di intenso lavoro. Questo sistema affonda le
proprie radici nella biologia e proprio il concetto di adattamento, tratto dai primi studi di Piaget sui
molluschi, diventerà un concetto portante dell'intero sistema piagetiano. Infatti, già in ambito
biologico, Piaget aveva osservato come alcuni organismi si adattassero al proprio ambiente naturale,
da un lato assimilando e incorporando gli stimoli esterni in base alla propria struttura organica pre-
esistente, dall'altro accomodando (cioè modificando) le proprie strutture organiche in funzione dei
nuovi stimoli da assimilare, con il preciso scopo di raggiungere un certo equilibrio con il proprio
habitat naturale.
Trasferendo questo modello interpretativo all'analisi del comportamento umano, Piaget
concluse che l'intelligenza altro non era se non una forma particolare di adattamento biologico di
tipo dinamico. Infatti l'uomo non subisce passivamente l'ambiente esterno adattandosi ad esso, ma è
l'uomo stesso che, grazie alle sue strutture intellettive, modifica la realtà esterna. Questa immagine
estremamente plastica e dinamica dell'intelligenza viene garantita da due meccanismi
complementari: l'assimilazione e l'accomodamento. Secondo Piaget nel rapporto fra individuo e
ambiente c'è un momento iniziale di assimilazione, ovverosia di assunzione o incorporazione di
cose, eventi o persone del mondo esterno, in base alle strutture psichiche già esistenti. A questa fase
fa seguito un secondo momento durante il quale l'organismo deve accomodare (cioè modificare) le
sue strutture esistenti in funzione delle caratteristiche peculiari dell'ambiente esterno. Un esempio
molto chiaro è dato dall'accomodamento dell'apertura della mano che il bambino deve fare per
adattare la capacità di prensione in funzione della grandezza dell'oggetto da afferrare.
Il secondo periodo di produzione scientifica di Piaget inizia con le osservazioni sistematiche
compiute da lui stesso sui suoi tre figli e riportate in alcuni testi fondamentali: La nascita
dell'intelligenza nel fanciullo (1936), La costruzione del reale nel bambino (1937), La psicologia
dell'intelligenza (1947), il Trattato di logica (1949) Dalla logica del fanciullo alla logica
dell'adolescente (1955). Insieme all'aiuto di due validi assistenti Inhelder e Szeminska, Piaget porta
avanti un intenso programma di ricerche sui processi cognitivi che il bambino attiva per costruire
concetti quali numero, quantità, tempo, velocità. In questo periodo Piaget ipotizza l'esistenza di una
struttura logica che sta alla base ed organizza tutto il complesso dei comportamenti infantili. Questa
struttura logica si sviluppa essenzialmente in 4 stadi o periodi: 1) lo stadio sensomotorio (0-2 anni);
2) lo stadio preoperatorio (2-7 anni); 3) lo stadio operatorio concreto (7-11/12 anni); 4) lo stadio
operatorio formale (11/12-14 anni).
Piaget usò una metodologia particolare attraverso la quale giunse a determinare questi stadi
dello sviluppo cognitivo: il metodo dell'osservazione controllata, cioè una osservazione sistematica
e non casuale del comportamento del bambino, ed il metodo clinico. Facciamo un esempio di
osservazione controllata sul problema della causalità tratto dal testo: La costruzione del reale nel
bambino. Osservazione 158.- Giacomina a 1 anno , 8 mesi e 11 giorni, scorgendo dalla sua finestra
delle nebbie sui fianchi delle montagne dice "Nebbia fumo papà". Il giorno dopo, davanti allo stesso
spettacolo, dice "Nebbia papà". I giorni successivi, guardandomi fumare la pipa, dice "Fumo papà".
Mi sembra perciò difficile non interpretare le prime frasi con una relazione causale che si può
formulare in questa maniera: "E' papà che ha prodotto queste nebbie con la pipa".
Riguardo al metodo clinico esso consisteva essenzialmente nell'interrogare il bambino in maniera
non diretta, cioè attraverso domande prefissate ed eguali per tutti, ma partendo da una domanda
suggerita dalle convinzioni espresse spontaneamente dal bambino e via via adattando la
conversazione alle risposte formulate dal bambino stesso. Con tale procedura è possibile capire lo
svolgersi del ragionamento che sta alla base della produzione delle risposte corrette o sbagliate, e
quindi è possibile chiarire il meccanismo logico di comprensione.
Vediamo adesso in successione di analizzare i famosi 4 stadi dello sviluppo cognitivo.
1) Stadio sensomotorio (0-2 anni). L'intelligenza sensomotoria inizia, secondo Piaget, al
momento della nascita e si conclude intorno al secondo anno di vita. I riflessi (riflesso pupillare,
palpebrale, di suzione, di prensione) sono gli unici meccanismi presenti al momento della nascita e
sono legati essenzialmente alla sopravvivenza. Essi, tuttavia, tendono a generalizzarsi, e un esempio
significativo viene indubbiamente dato dal riflesso di suzione. Tale riflesso, estremamente
importante per la sopravvivenza, per la cognizione (le prime conoscenze del neonato sono legate
alla possibilità di portare oggetti alla bocca) e per lo sviluppo della vita affettiva (in quanto
attraverso l'atto del succhiare il bambino matura un legame di fiducia-sicurezza con la madre che lo
nutre), non solo si affina con l'esercizio, ma ben presto si generalizza. Infatti il bambino, che
all'inizio succhiava solo per assumere il cibo, comincia ora succhiare a vuoto, a succhiare le proprie
dita, ed infine a succhiare gli oggetti esterni. Intorno al II mese il meccanismo suzione-prensione si
coordina in maniera straordinaria, mentre intorno al IV mese si coordinano la visione e la prensione:
il neonato, infatti, comincia ad afferrare ciò che vede nel suo campo percettivo.
Per il bambino il mondo è ancora un insieme caotico non strutturato: non esistono per lui le
4 categorie del reale, cioè oggetto, spazio, tempo e causalità. Il bambino vive all'inizio in una totale
indifferenziazione fra sé e mondo degli oggetti o degli esseri viventi. Solo con l'acquisizione della
permanenza dell'oggetto, a partire dall'VIII mese di vita, il bambino apprenderà l'esistenza di una
realtà esterna a sé. Che non ci sia fino a questo momento un mondo di oggetti, Piaget lo dimostra
attraverso un esperimento divenuto ormai classico. Se noi presentiamo un oggetto ad un bambino di
2 mesi, vediamo che le sue reazioni di gioia perdureranno solo fino a quando l'oggetto sarà presente
nel suo campo percettivo. Nel momento in cui l'oggetto scompare dalla visione, il bambino non
dimostrerà per esso alcun interesse, né farà alcun tentativo per ritrovarlo. In altri termini, ciò
significa che l'oggetto per lui non esiste ancora. Soltanto intorno a 5 mesi ha inizio un certa
espressione del concetto di permanenza. Se noi, infatti, nascondiamo dietro ad uno schermo un
oggetto ad un bambino di questa età, egli incomincia a piangere, in quanto vorrebbe riaverlo, ma
non sa ancora come riaverlo; a 7-8 mesi, invece, egli incomincia a cercarlo laddove lo ha visto
sparire la prima volta. Ma se gli spostamenti da fare per raggiungerlo sono più di uno (dietro uno
schermo, sotto una coperta, ecc.), allora fallisce nel compito. Solo verso i 12-18 mesi il bambino
acquisisce il concetto completo di "permanenza dell'oggetto", per cui egli è in grado di ritrovarlo
anche dopo che lo sperimentatore lo ha fatto sparire dietro ad un certo numero di nascondigli.
Dal punto di vista dell'intenzionalità, dai 4 agli 8 mesi il bambino comincia a direzionare
alcune sequenze di movimenti circolari (cioè ripetitivi) (dette schemi) verso il proprio corpo
(reazioni circolari primarie); in seguito, tra gli 8 e i 12 mesi, grazie alla compresenza di schemi
motori e visivi, direziona queste sequenze di movimenti verso gli oggetti esterni (reazioni circolari
secondarie e terziarie). Il bambino cerca di far durare gli spettacoli interessanti, scoperti però
sempre per caso. Se, ad esempio, muovendo un braccio avrà colpito delle campanelle che pendono
dalla culla e queste si saranno messe a suonare, egli cercherà di ripetere questo movimento per
richiamare il suono che lui stesso casualmente ha prodotto. Con le reazioni circolari terziarie (12-18
mesi) ci troviamo di fronte ad una reale intenzionalità, nel senso che sarà il bambino stesso a
provocare volontariamente certe situazioni piacevoli, non limitandosi più solo a trattenere gli
spettacoli interessanti casualmente prodotti.
Queste acquisizioni sul piano cognitivo trovano un risvolto immediato anche sul piano
affettivo. Piaget parla di una indifferenziazione fra il bambino e il mondo circostante. Solo nel
momento in cui il bambino elaborerà la propria nozione di oggetto permanente, percepirà la madre e
gli oggetti inanimati non più come un prolungamento di sè ma come un altro da sé. Ciò spiega
anche la ragione per cui, solo a partire dall'VIII mese si possa concretamente parlare di quella
particolare reazione infantile che Spitz chiama "crisi dell'VIII mese" o "paura dell'estraneo", intesa
come riconoscimento, paura e risposta al volto di un estraneo che non sia la madre.
2) Stadio preoperatorio (2-7 anni). Il passaggio al periodo successivo è caratterizzato
invece da un enorme balzo di tipo qualitativo: il bambino passa infatti da un'intelligenza
esclusivamente pratica e sensomotoria al pensiero vero e proprio. Ciò che caratterizza il pensiero è
per Piaget la funzione rappresentativo-simbolica, cioè la capacità di interiorizzare mentalmente
l'azione anche in assenza dell'oggetto percepito. Questa capacità rappresentativa si esprime
attraverso il linguaggio, l'imitazione differita, il disegno, il gioco simbolico.
Per ciò che riguarda l'imitazione è importante dire che già durante il periodo sensomotorio il
bambino si cimenta in attività di tipo imitativo (ad esempio battere le mani, salutare, ecc.); si tratta
però di imitazioni che sono possibili solo in presenza del modello da copiare. Verso la fine del
periodo sensomotorio, si incominciano ad osservare comportamenti imitativi differiti nel tempo, in
quanto il modello è già scomparso: è il caso, per esempio, del bambino che a distanza di giorni
imita il padre nell'atto di guidare l'automobile.
Durante lo stadio preoperatorio il bambino incomincia a sviluppare pienamente la capacità
di giocare in maniera simbolica. Il bambino che gioca con un disco di cartone come se fosse il
volante dell'automobile di papà, o la bambina che si porta il dito alla bocca e chiude gli occhi
facendo finta di dormire, sono chiare manifestazioni di questa capacità di superare il dato percettivo
più o meno presente e di incominciare a lavorare invece su di un piano mentale.
In questo periodo si manifesta anche quello che Piaget chiama pensiero intuitivo-prelogico.
Facciamo un esempio. Se noi presentiamo a bambini di 4-5 anni una fila di sei-otto gettoni blu e
chiediamo di comporre un'altra fila di gettoni rossi corrispondente alla prima, troveremo che i
bambini fanno una fila esattamente uguale in lunghezza a quella dei gettoni blu, senza però
preoccuparsi che il numero dei gettoni utilizzati sia lo stesso. Si tratta di una forma primitiva di
intuizione che consiste nel valutare la quantità (numero dei gettoni), esclusivamente in funzione del
dato percettivo (lunghezza della riga), senza alcuna preoccupazione del tipo di rapporto
intercorrente tra i singoli elementi, come per esempio la distanza fra ogni gettone.
3) Stadio operatorio concreto (7-11/12 anni). Durante questo stadio il bambino raggiunge
il concetto di conservazione della sostanza (esperimento della plastilina e dei due vasi contenenti
liquido). Facciamo un primo esempio: se noi mostriamo ad un bambino due palline di plastilina
della stessa dimensione e peso e, davanti ai suoi occhi, ne plasmiamo una sola, facendole assumere
la forma di un salamino, ci accorgiamo che fino a 7 anni egli dirà che la quantità di materia fra le
due è diversa. Il concetto di conservazione della sostanza, del peso o del volume, verrà acquisito
solo in questo stadio detto delle operazioni concrete nel momento in cui il bambino, anziché riferirsi
ad un cambiamento percettivo di forma, terrà conto del succedersi logico delle operazioni che sono
state compiute su quell'oggetto (nel caso delle palline di plastilina, la sostanza resta la stessa in
quanto nulla è stato tolto o aggiunto.
Facciamo un secondo esempio: se ad un bambino viene mostrato un liquido proveniente da
due bicchieri uguali, travasati rispettivamente in un bicchiere basso e largo ed in un bicchiere alto e
stretto. Quando gli viene chiesto quale ne contenga di più, i bambini al di sotto dei sei anni dicono
che ne contiene di più il bicchiere alto. Solo nello stadio operatorio concreto la quantità di liquido
viene considerata la stessa in quanto nulla è stato tolto o aggiunto.
In questo periodo il bambino è in grado di classificare, di contare, di confrontare, ma
l'operazione logica può essere applicata solo al dato concreto. Ciò significa che, per stabilire una
sequenza di grandezze o di numeri, o per fare qualsiasi tipo di classificazione, il bambino deve
avere la possibilità di essere posto di fronte all'oggetto e di manipolarlo personalmente.
4) Stadio operatorio formale (11/12-14 anni). Mentre nello stadio operatorio concreto, le
operazioni logiche venivano applicate solo in presenza del dato percettivo presente al bambino,
nello stadio operatorio formale il ragazzo è in grado di riflettere su queste operazioni
indipendentemente dagli oggetti. Per cogliere immediatamente la differenza tra questi due stadi
usiamo un esempio tratto da Piaget stesso. Come abbiamo visto parlando del periodo precedente,
verso i 9-10 anni il bambino è in grado di fare qualunque tipo di confronto. Se però noi gli
chiediamo di risolvere un problema di questo tipo: "Edith ha i capelli più scuri di Lilì, Edith ha i
capelli più chiari di Susi. Quale delle tre ha i capelli più scuri?" su di un piano puramente verbale,
senza presentargli le ragazze, egli non sarà in grado di risolvere il problema fino all'età di 11-12
anni. Infatti nel presente esempio non si chiede al bambino di ragionare sul piano concreto, ma di
lavorare su tre personaggi immaginari, quindi su delle ipotesi. Il pensiero operatorio-formale o
ipotetico-deduttivo ha inizio solo quando il ragazzo riesce a liberarsi degli stretti vincoli imposti dai
dati percettivi.
Nel 1966 Piaget fonda presso la la Facoltà di Scienze di Ginevra, il Centro di Epistemologia
Genetica, destinato a diventare un punto di riferimento e di incontro di scienziati delle più diverse
discipline (logici, matematici, fisici, biologi).
Piaget dedica l'ultimo periodo della sua vita di scienziato e ricercatore ad una riflessione
generale sul suo sistema. Lo testimoniano volumi quali: Lo sviluppo mentale del bambino ed altri
studi di psicologia (1964), Saggezza ed illusioni della filosofia (1965) e la Psicologia del bambino
(1966) scritta in collaborazione con Inhelder.
Jean Piaget muore nel settembre del 1980, all'età di 84 anni, concludendo una vita fatta di
continuo studio e di vero amore per la conoscenza.
Conclusioni: l'importanza del sistema piagetiano
Indubbiamente si deve riconoscere che chiunque voglia oggi affrontare il problema spinoso
dei meccanismi di evoluzione dell'intelligenza, non può non fare i conti con la teoria piagetiana.
Molti hanno criticato il quadro sperimentale e metodologico: campione statisticamente poco
significativo ed eccessivo verbalismo nella presentazione dei problemi ai bambini. Altre critiche
sono andate alla reale esistenza e all'ordine sequenziale degli stadi dello sviluppo cognitivo. Una
delle critiche principali è volta al fatto che Piaget spesso ha sottostimato le capacità dei bambini.
Per esempio il problema della permanenza dell'oggetto sembra essere dovuto ad una immaturità
della memoria piuttosto che ad una immaturità cognitiva. Oggi si è dimostrato, infatti, che se al
bambino ancora piuttosto piccolo viene permesso di cercare immediatamente l'oggetto scomparso,
egli lo cercherà in maniera corretta cioè nell'ultimo posto (schermo 2 in figura) in cui è stato
nascosto. Basta però un ritardo di alcuni secondi per fare in modo che il bambino dimentichi
l'ultimo posto in cui è scomparso l'oggetto e lo cerchi nel luogo precedente. Quindi, in realtà, il
bambino è dotato della capacità cognitiva richiesta nel compito di permanenza dell'oggetto, ma
manca del supporto che proviene dalla memoria.
Nonostante queste ed altre critiche al "sistema Piaget", esso rimane comunque un approccio
teorico e sperimentale di enorme portata, infatti la produzione scientifica del "dopo Piaget" ha
cercato di migliorare il sistema piagetiano piuttosto che proporre una metodologia radicalmente
diversa.

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Piaget

  • 1. CATINA FERESIN JEAN PIAGET Lezione tratta dai seguenti testi: Trisciuzzi, L., Pisent, M., Bassa, M.T., Cappellari G.P. Storia sociale della psicologia. Liguori Editore, Napoli, 1987. Letture dagli scritti originali di Piaget quali: Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923); Giudizio e ragionamento nel bambino (1924); La rappresentazione del mondo nel fanciullo (1926); La causalità fisica nel bambino (1927); Il giudizio morale nel fanciullo (1932); La nascita dell'intelligenza nel fanciullo (1936); La costruzione del reale nel bambino (1937); La psicologia dell'intelligenza (1947); Trattato di logica (1949); Dalla logica del fanciullo alla logica dell'adolescente (1955); Lo sviluppo mentale del bambino ed altri studi di psicologia (1964); Saggezza ed illusioni della filosofia (1965); Psicologia del bambino (1966) scritta in collaborazione con Inhelder. Vita ed opere Jean Piaget nacque a Neuchatel, in Svizzera, nel 1896. Fu un bambino particolarmente precoce, infatti fin da piccolo si interessò alla biologia raccogliendo fossili e conchiglie marine, e abbandonando molto presto i giochi infantili. Si laureò velocemente e nel 1918 discusse la tesi di dottorato in Scienze naturali. Accanto a questi interessi di carattere biologico, Piaget non rimase estraneo, fin dall'adolescenza, a problemi di ordine religioso e filosofico che lo accostarono ad importanti letture (Bergson, Comte, Spencer ed altri) e che fecero di lui in seguito uno studioso estremamente eclettico. Lo studio della filosofia e dei problemi che essa non riusciva a spiegare, avvicinò Piaget alla psicologia. Nel contempo le esperienze di Piaget presso il laboratorio di Binet lo avvicinarono
  • 2. invece allo studio dello sviluppo cognitivo del bambino. Nel 1921 Piaget diventò direttore dell'Istituto di Ricerca J.J. Rousseau di Ginevra. Dal 1923 al 1932 Piaget scrisse quei libri che lo resero celebre in tutto il mondo scientifico: Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923); Giudizio e ragionamento nel bambino (1924), La rappresentazione del mondo nel fanciullo (1926), La causalità fisica nel bambino (1927), e Il giudizio morale nel fanciullo (1932). In questo periodo Piaget incomincia a strutturare quello che viene chiamato "il sistema piagetiano" cioè la costruzione articolata e laboriosa della sua teoria protrattasi senza mai concludersi per oltre sessanta anni di intenso lavoro. Questo sistema affonda le proprie radici nella biologia e proprio il concetto di adattamento, tratto dai primi studi di Piaget sui molluschi, diventerà un concetto portante dell'intero sistema piagetiano. Infatti, già in ambito biologico, Piaget aveva osservato come alcuni organismi si adattassero al proprio ambiente naturale, da un lato assimilando e incorporando gli stimoli esterni in base alla propria struttura organica pre- esistente, dall'altro accomodando (cioè modificando) le proprie strutture organiche in funzione dei nuovi stimoli da assimilare, con il preciso scopo di raggiungere un certo equilibrio con il proprio habitat naturale. Trasferendo questo modello interpretativo all'analisi del comportamento umano, Piaget concluse che l'intelligenza altro non era se non una forma particolare di adattamento biologico di tipo dinamico. Infatti l'uomo non subisce passivamente l'ambiente esterno adattandosi ad esso, ma è l'uomo stesso che, grazie alle sue strutture intellettive, modifica la realtà esterna. Questa immagine estremamente plastica e dinamica dell'intelligenza viene garantita da due meccanismi complementari: l'assimilazione e l'accomodamento. Secondo Piaget nel rapporto fra individuo e ambiente c'è un momento iniziale di assimilazione, ovverosia di assunzione o incorporazione di cose, eventi o persone del mondo esterno, in base alle strutture psichiche già esistenti. A questa fase fa seguito un secondo momento durante il quale l'organismo deve accomodare (cioè modificare) le sue strutture esistenti in funzione delle caratteristiche peculiari dell'ambiente esterno. Un esempio molto chiaro è dato dall'accomodamento dell'apertura della mano che il bambino deve fare per adattare la capacità di prensione in funzione della grandezza dell'oggetto da afferrare. Il secondo periodo di produzione scientifica di Piaget inizia con le osservazioni sistematiche compiute da lui stesso sui suoi tre figli e riportate in alcuni testi fondamentali: La nascita dell'intelligenza nel fanciullo (1936), La costruzione del reale nel bambino (1937), La psicologia dell'intelligenza (1947), il Trattato di logica (1949) Dalla logica del fanciullo alla logica dell'adolescente (1955). Insieme all'aiuto di due validi assistenti Inhelder e Szeminska, Piaget porta avanti un intenso programma di ricerche sui processi cognitivi che il bambino attiva per costruire concetti quali numero, quantità, tempo, velocità. In questo periodo Piaget ipotizza l'esistenza di una struttura logica che sta alla base ed organizza tutto il complesso dei comportamenti infantili. Questa struttura logica si sviluppa essenzialmente in 4 stadi o periodi: 1) lo stadio sensomotorio (0-2 anni); 2) lo stadio preoperatorio (2-7 anni); 3) lo stadio operatorio concreto (7-11/12 anni); 4) lo stadio operatorio formale (11/12-14 anni).
  • 3. Piaget usò una metodologia particolare attraverso la quale giunse a determinare questi stadi dello sviluppo cognitivo: il metodo dell'osservazione controllata, cioè una osservazione sistematica e non casuale del comportamento del bambino, ed il metodo clinico. Facciamo un esempio di osservazione controllata sul problema della causalità tratto dal testo: La costruzione del reale nel bambino. Osservazione 158.- Giacomina a 1 anno , 8 mesi e 11 giorni, scorgendo dalla sua finestra delle nebbie sui fianchi delle montagne dice "Nebbia fumo papà". Il giorno dopo, davanti allo stesso spettacolo, dice "Nebbia papà". I giorni successivi, guardandomi fumare la pipa, dice "Fumo papà". Mi sembra perciò difficile non interpretare le prime frasi con una relazione causale che si può formulare in questa maniera: "E' papà che ha prodotto queste nebbie con la pipa". Riguardo al metodo clinico esso consisteva essenzialmente nell'interrogare il bambino in maniera non diretta, cioè attraverso domande prefissate ed eguali per tutti, ma partendo da una domanda suggerita dalle convinzioni espresse spontaneamente dal bambino e via via adattando la conversazione alle risposte formulate dal bambino stesso. Con tale procedura è possibile capire lo svolgersi del ragionamento che sta alla base della produzione delle risposte corrette o sbagliate, e quindi è possibile chiarire il meccanismo logico di comprensione. Vediamo adesso in successione di analizzare i famosi 4 stadi dello sviluppo cognitivo. 1) Stadio sensomotorio (0-2 anni). L'intelligenza sensomotoria inizia, secondo Piaget, al momento della nascita e si conclude intorno al secondo anno di vita. I riflessi (riflesso pupillare, palpebrale, di suzione, di prensione) sono gli unici meccanismi presenti al momento della nascita e sono legati essenzialmente alla sopravvivenza. Essi, tuttavia, tendono a generalizzarsi, e un esempio significativo viene indubbiamente dato dal riflesso di suzione. Tale riflesso, estremamente importante per la sopravvivenza, per la cognizione (le prime conoscenze del neonato sono legate alla possibilità di portare oggetti alla bocca) e per lo sviluppo della vita affettiva (in quanto attraverso l'atto del succhiare il bambino matura un legame di fiducia-sicurezza con la madre che lo nutre), non solo si affina con l'esercizio, ma ben presto si generalizza. Infatti il bambino, che all'inizio succhiava solo per assumere il cibo, comincia ora succhiare a vuoto, a succhiare le proprie dita, ed infine a succhiare gli oggetti esterni. Intorno al II mese il meccanismo suzione-prensione si coordina in maniera straordinaria, mentre intorno al IV mese si coordinano la visione e la prensione: il neonato, infatti, comincia ad afferrare ciò che vede nel suo campo percettivo. Per il bambino il mondo è ancora un insieme caotico non strutturato: non esistono per lui le 4 categorie del reale, cioè oggetto, spazio, tempo e causalità. Il bambino vive all'inizio in una totale indifferenziazione fra sé e mondo degli oggetti o degli esseri viventi. Solo con l'acquisizione della permanenza dell'oggetto, a partire dall'VIII mese di vita, il bambino apprenderà l'esistenza di una realtà esterna a sé. Che non ci sia fino a questo momento un mondo di oggetti, Piaget lo dimostra attraverso un esperimento divenuto ormai classico. Se noi presentiamo un oggetto ad un bambino di 2 mesi, vediamo che le sue reazioni di gioia perdureranno solo fino a quando l'oggetto sarà presente nel suo campo percettivo. Nel momento in cui l'oggetto scompare dalla visione, il bambino non
  • 4. dimostrerà per esso alcun interesse, né farà alcun tentativo per ritrovarlo. In altri termini, ciò significa che l'oggetto per lui non esiste ancora. Soltanto intorno a 5 mesi ha inizio un certa espressione del concetto di permanenza. Se noi, infatti, nascondiamo dietro ad uno schermo un oggetto ad un bambino di questa età, egli incomincia a piangere, in quanto vorrebbe riaverlo, ma non sa ancora come riaverlo; a 7-8 mesi, invece, egli incomincia a cercarlo laddove lo ha visto sparire la prima volta. Ma se gli spostamenti da fare per raggiungerlo sono più di uno (dietro uno schermo, sotto una coperta, ecc.), allora fallisce nel compito. Solo verso i 12-18 mesi il bambino acquisisce il concetto completo di "permanenza dell'oggetto", per cui egli è in grado di ritrovarlo anche dopo che lo sperimentatore lo ha fatto sparire dietro ad un certo numero di nascondigli. Dal punto di vista dell'intenzionalità, dai 4 agli 8 mesi il bambino comincia a direzionare alcune sequenze di movimenti circolari (cioè ripetitivi) (dette schemi) verso il proprio corpo (reazioni circolari primarie); in seguito, tra gli 8 e i 12 mesi, grazie alla compresenza di schemi motori e visivi, direziona queste sequenze di movimenti verso gli oggetti esterni (reazioni circolari secondarie e terziarie). Il bambino cerca di far durare gli spettacoli interessanti, scoperti però sempre per caso. Se, ad esempio, muovendo un braccio avrà colpito delle campanelle che pendono dalla culla e queste si saranno messe a suonare, egli cercherà di ripetere questo movimento per richiamare il suono che lui stesso casualmente ha prodotto. Con le reazioni circolari terziarie (12-18 mesi) ci troviamo di fronte ad una reale intenzionalità, nel senso che sarà il bambino stesso a provocare volontariamente certe situazioni piacevoli, non limitandosi più solo a trattenere gli spettacoli interessanti casualmente prodotti. Queste acquisizioni sul piano cognitivo trovano un risvolto immediato anche sul piano affettivo. Piaget parla di una indifferenziazione fra il bambino e il mondo circostante. Solo nel momento in cui il bambino elaborerà la propria nozione di oggetto permanente, percepirà la madre e gli oggetti inanimati non più come un prolungamento di sè ma come un altro da sé. Ciò spiega anche la ragione per cui, solo a partire dall'VIII mese si possa concretamente parlare di quella particolare reazione infantile che Spitz chiama "crisi dell'VIII mese" o "paura dell'estraneo", intesa come riconoscimento, paura e risposta al volto di un estraneo che non sia la madre. 2) Stadio preoperatorio (2-7 anni). Il passaggio al periodo successivo è caratterizzato invece da un enorme balzo di tipo qualitativo: il bambino passa infatti da un'intelligenza esclusivamente pratica e sensomotoria al pensiero vero e proprio. Ciò che caratterizza il pensiero è per Piaget la funzione rappresentativo-simbolica, cioè la capacità di interiorizzare mentalmente l'azione anche in assenza dell'oggetto percepito. Questa capacità rappresentativa si esprime attraverso il linguaggio, l'imitazione differita, il disegno, il gioco simbolico. Per ciò che riguarda l'imitazione è importante dire che già durante il periodo sensomotorio il bambino si cimenta in attività di tipo imitativo (ad esempio battere le mani, salutare, ecc.); si tratta però di imitazioni che sono possibili solo in presenza del modello da copiare. Verso la fine del periodo sensomotorio, si incominciano ad osservare comportamenti imitativi differiti nel tempo, in quanto il modello è già scomparso: è il caso, per esempio, del bambino che a distanza di giorni imita il padre nell'atto di guidare l'automobile.
  • 5. Durante lo stadio preoperatorio il bambino incomincia a sviluppare pienamente la capacità di giocare in maniera simbolica. Il bambino che gioca con un disco di cartone come se fosse il volante dell'automobile di papà, o la bambina che si porta il dito alla bocca e chiude gli occhi facendo finta di dormire, sono chiare manifestazioni di questa capacità di superare il dato percettivo più o meno presente e di incominciare a lavorare invece su di un piano mentale. In questo periodo si manifesta anche quello che Piaget chiama pensiero intuitivo-prelogico. Facciamo un esempio. Se noi presentiamo a bambini di 4-5 anni una fila di sei-otto gettoni blu e chiediamo di comporre un'altra fila di gettoni rossi corrispondente alla prima, troveremo che i bambini fanno una fila esattamente uguale in lunghezza a quella dei gettoni blu, senza però preoccuparsi che il numero dei gettoni utilizzati sia lo stesso. Si tratta di una forma primitiva di intuizione che consiste nel valutare la quantità (numero dei gettoni), esclusivamente in funzione del dato percettivo (lunghezza della riga), senza alcuna preoccupazione del tipo di rapporto intercorrente tra i singoli elementi, come per esempio la distanza fra ogni gettone. 3) Stadio operatorio concreto (7-11/12 anni). Durante questo stadio il bambino raggiunge il concetto di conservazione della sostanza (esperimento della plastilina e dei due vasi contenenti liquido). Facciamo un primo esempio: se noi mostriamo ad un bambino due palline di plastilina della stessa dimensione e peso e, davanti ai suoi occhi, ne plasmiamo una sola, facendole assumere la forma di un salamino, ci accorgiamo che fino a 7 anni egli dirà che la quantità di materia fra le due è diversa. Il concetto di conservazione della sostanza, del peso o del volume, verrà acquisito solo in questo stadio detto delle operazioni concrete nel momento in cui il bambino, anziché riferirsi ad un cambiamento percettivo di forma, terrà conto del succedersi logico delle operazioni che sono state compiute su quell'oggetto (nel caso delle palline di plastilina, la sostanza resta la stessa in quanto nulla è stato tolto o aggiunto. Facciamo un secondo esempio: se ad un bambino viene mostrato un liquido proveniente da due bicchieri uguali, travasati rispettivamente in un bicchiere basso e largo ed in un bicchiere alto e stretto. Quando gli viene chiesto quale ne contenga di più, i bambini al di sotto dei sei anni dicono che ne contiene di più il bicchiere alto. Solo nello stadio operatorio concreto la quantità di liquido viene considerata la stessa in quanto nulla è stato tolto o aggiunto. In questo periodo il bambino è in grado di classificare, di contare, di confrontare, ma l'operazione logica può essere applicata solo al dato concreto. Ciò significa che, per stabilire una sequenza di grandezze o di numeri, o per fare qualsiasi tipo di classificazione, il bambino deve avere la possibilità di essere posto di fronte all'oggetto e di manipolarlo personalmente. 4) Stadio operatorio formale (11/12-14 anni). Mentre nello stadio operatorio concreto, le operazioni logiche venivano applicate solo in presenza del dato percettivo presente al bambino, nello stadio operatorio formale il ragazzo è in grado di riflettere su queste operazioni indipendentemente dagli oggetti. Per cogliere immediatamente la differenza tra questi due stadi usiamo un esempio tratto da Piaget stesso. Come abbiamo visto parlando del periodo precedente, verso i 9-10 anni il bambino è in grado di fare qualunque tipo di confronto. Se però noi gli
  • 6. chiediamo di risolvere un problema di questo tipo: "Edith ha i capelli più scuri di Lilì, Edith ha i capelli più chiari di Susi. Quale delle tre ha i capelli più scuri?" su di un piano puramente verbale, senza presentargli le ragazze, egli non sarà in grado di risolvere il problema fino all'età di 11-12 anni. Infatti nel presente esempio non si chiede al bambino di ragionare sul piano concreto, ma di lavorare su tre personaggi immaginari, quindi su delle ipotesi. Il pensiero operatorio-formale o ipotetico-deduttivo ha inizio solo quando il ragazzo riesce a liberarsi degli stretti vincoli imposti dai dati percettivi. Nel 1966 Piaget fonda presso la la Facoltà di Scienze di Ginevra, il Centro di Epistemologia Genetica, destinato a diventare un punto di riferimento e di incontro di scienziati delle più diverse discipline (logici, matematici, fisici, biologi). Piaget dedica l'ultimo periodo della sua vita di scienziato e ricercatore ad una riflessione generale sul suo sistema. Lo testimoniano volumi quali: Lo sviluppo mentale del bambino ed altri studi di psicologia (1964), Saggezza ed illusioni della filosofia (1965) e la Psicologia del bambino (1966) scritta in collaborazione con Inhelder. Jean Piaget muore nel settembre del 1980, all'età di 84 anni, concludendo una vita fatta di continuo studio e di vero amore per la conoscenza. Conclusioni: l'importanza del sistema piagetiano Indubbiamente si deve riconoscere che chiunque voglia oggi affrontare il problema spinoso dei meccanismi di evoluzione dell'intelligenza, non può non fare i conti con la teoria piagetiana. Molti hanno criticato il quadro sperimentale e metodologico: campione statisticamente poco significativo ed eccessivo verbalismo nella presentazione dei problemi ai bambini. Altre critiche sono andate alla reale esistenza e all'ordine sequenziale degli stadi dello sviluppo cognitivo. Una delle critiche principali è volta al fatto che Piaget spesso ha sottostimato le capacità dei bambini. Per esempio il problema della permanenza dell'oggetto sembra essere dovuto ad una immaturità della memoria piuttosto che ad una immaturità cognitiva. Oggi si è dimostrato, infatti, che se al bambino ancora piuttosto piccolo viene permesso di cercare immediatamente l'oggetto scomparso, egli lo cercherà in maniera corretta cioè nell'ultimo posto (schermo 2 in figura) in cui è stato nascosto. Basta però un ritardo di alcuni secondi per fare in modo che il bambino dimentichi l'ultimo posto in cui è scomparso l'oggetto e lo cerchi nel luogo precedente. Quindi, in realtà, il bambino è dotato della capacità cognitiva richiesta nel compito di permanenza dell'oggetto, ma manca del supporto che proviene dalla memoria. Nonostante queste ed altre critiche al "sistema Piaget", esso rimane comunque un approccio teorico e sperimentale di enorme portata, infatti la produzione scientifica del "dopo Piaget" ha cercato di migliorare il sistema piagetiano piuttosto che proporre una metodologia radicalmente diversa.