Patrimonio Culturale Connessioni Digitali Ambienti di Apprendimento
1. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
Ambienti di apprendimento
Carlo Columba
IV Giornata della Didattica Museale – Albergo dei Poveri Palermo 20 aprile 2012
Connessioni digitali
Patrimonio Culturale
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2. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
Digital natives Vs Digital divide
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3. http://youthandmedia.org/projects/digital-natives/
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… we investigate how the culture of digital
natives – a culture of connectivity, of
public display, of sharing, of feedback, of
constant availability and of global
citizenship – impacts and will continue to
impact our world.
per saperne di più
4. Digital divide
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Il digital divide, o divario digitale, è il divario esistente tra
chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell'informazione (in
particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso,
in modo parziale o totale. I motivi di esclusione
comprendono diverse variabili: condizioni economiche,
livello d'istruzione, qualità delle infrastrutture, differenze di
età o di sesso, appartenenza a diversi gruppi etnici,
provenienza geografica. Oltre a indicare il divario
nell'accesso reale alle tecnologie, la definizione include
anche disparità nell'acquisizione di risorse o capacità
necessarie a partecipare alla società dell'informazione.
http://it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide
5. http://www.slideshare.net/anto/la-competenza-digitale-dei-digital-natives?type=powerpoint
RACCOMANDAZIONE DEL
PARLAMENTO EUROPEO E
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DEL CONSIGLIO
relativa a competenze chiave per
l’apprendimento permanente
http://ec.europa.eu/education/polic
“la competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e
spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il
tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC:
l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e
scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti
collaborative tramite Internet”
6. la densità del Senso è dove il sapere passa, dove il sapere è in
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movimento: tutto il sapere, nulla escluso. L'idea che capire e
sapere significhino entrare in profondità in ciò che studiamo,
fino raggiungerne l'essenza, è una bella idea che sta
morendo: la sostituisce l'isitintiva convinzione che l'essenza
delle cose non sia un punto ma una traiettoria
Surfisti o
palombari?
il gesto di conoscere dev'essere qualcosa di affine
al solcare velocemente lo scibile umano,
ricomponendo le traiettorie sparse che
chiamiamo idee, o fatti, o persone. Nel mondo
della rete, a quel gesto hanno dato un nome
preciso: surfing
7. http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f1/Entrada_al_Real_Museo_por_el_Lado_de_San_Jer%C3%B3nimo.jpg
Il museo
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ottocentesco:
paradigma del
palombaro
Offre una visione
specialistica e si rivolge a
chi già è attrezzato per le
fatiche dell’immersione
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9c/Heim%2C_Fran%C3%A7ois-Joseph_-_Louis-Philippe_Opening_the_Galerie_des_Batailles_-_1837.jpg/800px-Heim
%2C_Fran%C3%A7ois-Joseph_-_Louis-Philippe_Opening_the_Galerie_des_Batailles_-_1837.jpg
8. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
La blogosfera
(una possibile visualizzazione)
http://jasp.bitacoras.com/2008/10/03/lo-que-ocurre-en-la-blogosfera-cada-momento/
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9. Evoluzione dei
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percorsi
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/6
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/
c/Heusler_alloy_-_structure.png/657px-Heusler_alloy_-
9/94/Cartesian_coordinate_surfaces.png
_structure.png
10. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
Evoluzione del museo
http://www.louvre.fr/sites/default/files/medias/medias_fichiers/fichiers/pdf/louvre-louvre-education-2011-2012.pdf
Ambiente di apprendimento
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11. Ulteriore sviluppo
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http://www.museoscienza.org/smec/man
ual/02_general%20chapters_all
%20languages/02.7_apprendimento%20a
%20scuola%20e%20al%20museo_it.pdf
Lavorare con le scuole
I progetti che sono stati elaborati in collaborazione tra scuole e musei, … dovrebbero mettere i ragazzi in
condizione di:
• Elaborare domande
• Fare investigazione/ricerca
• Elaborare ipotesi
• Discutere le ipotesi
• Esporre agli altri
• Documentare il processo e i risultati
• Sviluppare la creatività
12. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
Modello di integrazione scuola-museo-web 2.0
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13. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
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14. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
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16. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
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17. Sitografia
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• youthandmedia.org/projects/digital-natives/
• it.wikipedia.org/wiki/Digital_divide
• www.weforum.org/reports/global-information-technology-report-2012
• www.digitalcompetence.org/
• www.fininformatica.it/wp/il-mito-dei-nativi-digitali/
• www.museotorino.it/
• smarthistory.khanacademy.org/
• www.flickr.com/groups/smarthistory/
• www.kulturarv.dk/1001fortaellinger/en_GB
• www.britishmuseum.org/learning.aspx
• www.louvre.fr/enseignants
18. Immagini
http://www.flickr.com/photos/65827107%40N08/6881953069
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f1/Entra
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http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9c/Heim%2C_F
http://www.slideshare.net/anto/la-competenza-digitale-dei-digital-natives?type=powerpoint
http://jasp.bitacoras.com/2008/10/03/lo-que-ocurre-en-la-
http://www.slideshare.net/vsilvio/il-rinnovamento-della-didattica-1116684
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/94/
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/6
http://www.anobii.com/books/I_barbari/9788807720246/01d0ba57db36f7bdf1/
19. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
Capire i “nativi digitali”
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20. Carlo Columba – Patrimonio culturale, connessioni digitali, ambienti di apprendimento
Grazie per l’attenzione!
www.columba.it
www.facebook.com/carlo.columba
carlocolumba@gmail.com
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Editor's Notes
Si è molto parlato in questi anni dei cosiddetti “nativi digitali” : si tratta di una idea che ha avuto molto successo, una idea molto efficace nella comunicazione di alcune caratteristiche cognitive e relazionali. Nella prossima slide ne mostrerò una definizione. Intanto voglio qui sottolineare una contrapposizione funzionale alla riflessione che voglio proporre: le differenze sono generazionali oppure no? Nel primo caso avremmo solo da far passare un po’ di tempo, avremmo solo da aspettare il naturale ricambio generazionale. Io sono convinto però che non si tratti di questo – o solo di questo – e che nostro compito, nostro nel senso che appartiene all’insieme di persone che più o meno direttamente lavorano nel verso del progresso delle condizioni materiali e spirituali della società e degli individui, cercare di rimuovere gli ostacoli tecnici e culturali incontrati da una fascia della popolazione che trova difficile l’uso e l’accesso alle “risorse digitali”.
Secondo la definizione del progetto “Digital natives” del sito youthand media.org la cultura dei nativi digitali si caratterizza per essere una cultura della connettività, della visibilità in pubblico, della considivisione, della partecipazione (feedback), della costante disponibilità e della cittadinanza globale. Si noti come le definizioni riguardino assai poco gli aspetti tecnici della questione: si tratta di comportamenti e predisposizioni individuali. L’utilizzo della tecnologia è solo strumentale e veicolare. Mi sembra una definizione molto valida: ci consente di individuare il “nativo digitale” al di là delle caratteristiche anagrafiche.
L’uso del termine “Digital Divide” è diventato diffuso sin dalla metà degli anni 90 perché individuato come strategico dall’allora presidente Clinton e da Al Gore, suo vice. Sta ad identificare qualsiasi difficoltà di accesso alle tecnologie del’informazione e quindi la difficoltà (nel linguaggio europeo diremmo “di cittadinanza”) di partecipazione alla “società dell’informazione”.
Al di là del fenomeno generazionale, le competenze digitali vengono considerate di importanza strategica anche in ambito europeo. IN questa citazione è interessante notare il riferimento allo spirito critico e la partecipazione alle reti.
Nel suo saggio Baricco centra un aspetto della trasformazione epocale, un aspetto antropologico. La metafora perfetta è quella di Google, dei percorsi che legano le idee. La conoscenza diventa dinamica e direttamente connessa all’esperienza del percorso.
Il museo ottocentesco necessita una organizzazione e una gestione di tipo “top-down”.
Potremmo pensare al blog come al paradigma del surfista. Essi realizzano la reticolarità del sapere e implementano le possibili traiettorie tra di essi.
D’altro canto mi sembrerebbe opportuno sottolineare come si possa superare il dualismo superficialità vs profondità! Possiamo infatti immaginare piani/percorsi che si intyersecano in uno spazio tridimensionale, superfici diverasamente orientate che si compenetrano a diversi livelli di profondità.
Lo stesso museo tradizionale ha da tempo avvertito l’esigenza di un rinnovamento ed ha cominciato a pensarsi anche come “ambiente di apprendimento”. Coerentemente ha elaborato spazi espositivi, percorsi, eventi, attività.
La direzione imboccata dai più grandi musei del mondo, dalle gallerie e dalle collezioni è sicuramente ulteriormente sviluppabile grazie agli strumenti del web 2.0, strumenti che consentono la creazione di autentiche esperienze nell’ottica dei nativi digitali.
Non è il caso qui di dilungarsi su cosa sia il web 2.0, mi limiterò a presentare uno schema molto semplificato di come le tecnologie che lo caratterizzano, qui sommariamente rappresentate da mind mapping, wiki, blog, social network, etc, possano diventare parte integrante di un processo di generazione di ambienti di apprendimento dedicati al patrimonio culturale. Nel modelo compaiono sia la scuola che il museo, nell’acceziomne più vasta di entrambi i termini. Entrambe le istituzioni hanno un ruolo fondamentale nel determinare l’uso dei dati e delle strategie al fine di creare delle esperienze di apprendimento idonee ai differenti gruppi sociali e culturali.
Alcune realizzazioni ispirate a questa innovativa visione già sono reperibili sul web. Ad esempio questo sito danese opera sul patrimonio culturale raccogliendo le “storie” che gli stessi utenti hanno da raccontare. Il sito dunque fa uso del “racconto”, di un qualcosa cioè direttamente godibile dal pubblico più vasto e le informazioni sono raccolte anche sotto forma di timeline, di mappa interattiva, di “percorso”. Disponibili le applicazioni per iphone e android.
In parte simile anche il sito del museo di torino. Si tratta qui del concetto di città-museo, da non confondere con quello di “museo della città”. Il grado di interattività del sito è molto elevato ma in questo caso manca la possibilità di raccogliere i diretti contributi degli utenti.
Un altro caso interessante è questo del sito “smarthistory”, centrato sul tentativo di realizzare un vero e proprio libro di testo, gratuito e aperto, per l’insegnamento di storia dell’arte. I testi sono raccolti tra docenti ed esperti disposti a collaborare, le immagini sono selezionate tra quelle del gruppo aperto su Flickr,
Non può, naturalmente, mancare un cenno ad “Arca dei Suoni” . . .