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LLIINNEEAA DDII CCOONNFFIINNEE
QUEL CHE DOVREBBE CONOSCERE CHI HA UNA BIBBIA IN CASA.
QUEL CHE NON DOVREBBE DIMENTICARE CHI DICE DI ESSERE CRISTIANO.
QUEL CHE DOVREBBE INSEGNARE ANCHE CHI È PREPOSTO AL PULPITO.
N.d.A.
Ringrazio il Signore per quanto mi ha concesso di ricevere, riconosco che questo lavoro è stato
possibile non per le mie capacità ma unicamente per la doppia forza che il Signore mi ha dato, infatti,
la maggior parte di questo libro è stata concepita in un letto di sofferenza fisica per la quale ho
ringraziato il Signore e continuo a ringraziarlo perché la potenza di Dio si dimostra perfetta nella
debolezza.
Considero tutto questo come quel servo che ha ricevuto un talento (la Parola di Dio) ma che
non volendo nascondere affido nelle mani dei banchieri cioè nelle mani di coloro che sono stati
chiamati e che già trafficano altri talenti (doni e ministeri compresi) perché il talento non di mia
proprietà esclusiva ma a disposizione di tutti.
Che Dio dia grazia e forza a tutti i lettori di questo libro, non soltanto di capire e di accettarne
il contenuto, ma di farne partecipi altri attraverso incontri speciali in cui i soggetti possono essere
esaminati con più attenzione e con più tempo disponibile, o attraverso la divulgazione del libro stesso
in tutti i modi possibili, perché il tempo è vicino, più vicino di quanto possiamo immaginare, è tempo
infatti, di cominciare a preparare le lampade per incontrare lo sposo.
La prima edizione di questo libro è stata realizzata nel 2014, e dal momento che alcune case
editrici cristiane, alle quali lo avevo sottoposto, non hanno ritenuto opportuno pubblicarlo, ho
provveduto personalmente e a spese mie a farne stampare 1300 copie che sono state spedite
gratuitamente a 1150 chiese evangeliche di diverse denominazioni sparse su tutto il territorio
nazionale.
Pochissimi sono stati i riscontri positivi alcuni dei quali sono arrivati a distanza di dodici anni,
ma così come è scritto che bisogna gettare il :pane nelle acque facendone più parti, per poterlo
raccogliere a suo tempo, e credendo ancora di più in quello che ritengo aver ricevuto da Dio, ne
ripropongo la lettura in questa nuova edizione riveduta e corretta in alcuni punti, con più vigore di
prima.
Gloria a Dio.
2
L’argomento trattato in questo libro ha il suo ceppo nel testo riportato nel libro della Genesi
cap. 3 verso 15 e, come un albero genealogico con i suoi rami, si estende attraverso l’Antico ed il
Nuovo testamento arrivando a toccare l’apice della Bibbia, cioè il libro dell’Apocalisse.
TESTO: GEN. 3:15 “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei;
questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno”
Nel primo capitolo del libro della Genesi Dio si presenta quale Creatore di tutto l’universo,
riassumendo in soli 31 versi della Scrittura tutto ciò che Lui aveva creato; infatti dopo la creazione
dell’uomo (maschio e femmina) non abbiamo alcun riferimento che ci possa far pensare che Dio abbia
creato qualcos’altro.
Dal verso 4 del Cap. 2 invece comincia la descrizione cronologica di come la coppia da Dio
creata, si sia evoluta nel riprodursi o nel moltiplicarsi secondo l’ordine ricevuto da Dio “crescete e
moltiplicate”, perciò il libro della Genesi, o delle origini, ci descrive:
AL CAP. 2) L’ORIGINE DELL’UOMO E DELLA DONNA
AL CAP. 3) L’ORIGINE DEL PECCATO
AL CAP. 4) L’ORIGINE DELLA FAMIGLIA
E man mano che passiamo da un capitolo all’altro e da un libro all’altro, il V.T. ci racconta in
linea principale la storia di Israele dalla quale doveva venire il Messia, cioè la progenie della donna che
doveva schiacciare il capo al serpente.
Ma torniamo un po’ indietro; all’inizio della storia dell’uomo, la Scrittura interpretata
cronologicamente, afferma che :
1. DIO CREÒ L’UOMO 2:7
2. DIO PIANTÒ UN GIARDINO IN EDEN E VI POSE L’UOMO 2:8,15
3. DIO DIEDE ORDINI ALL’UOMO 2:16
4. DIO FORMÒ LA DONNA 2:21-23
Non troviamo alcun accenno all’eventuale creazione dell’albero della conoscenza del bene e del
male e dell’albero della vita.
Questi alberi non furono creati, cioè non spuntarono dal suolo, né tantomeno furono da Dio
piantati nel giardino d’Eden, infatti dal confronto con diverse traduzioni bibliche comprendiamo che
questi due alberi erano in mezzo agli altri alberi.
Questo si intuisce anche dal fatto che l’albero della vita descritto in Apocalisse, non spunterà in
mezzo alla piazza della nuova Gerusalemme, egli sarà là (Apoc. 22:1-2) così come in principio era
stato in Eden, mentre non troviamo nessun accenno in merito all’albero della conoscenza del bene e del
male, come se si fosse estinto, perché?
Il perché lo possiamo comprendere dal contesto biblico.
Le Scritture parlano di luce e di tenebre, di maledizioni e di benedizioni, di vita e di morte, di
Dio e del diavolo, ma mettono in risalto solo Dio, la benedizione, la luce, la vita non evitando di
parlare anche del resto.
3
“Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male … scegli dunque la vita …”
(Deut. 30:5, 19)
Tuttavia non possiamo, né dobbiamo ignorare le cose che riguardano il diavolo perché più
comprendiamo la volontà di Dio e più ci avviciniamo a Lui, così come più comprenderemo l’astuzia
del diavolo e più ci allontaneremo da lui. Noi infatti non vogliamo avere nessuna comunione né con lui
né con la sua progenie, perché Dio ha posto l’inimicizia tra la progenie del serpente e la progenie della
donna.
Molte cose nella Bibbia sono presentate in maniera figurativa, in parabole o in metafore o in
similitudini e ciò per un motivo molto semplice che Gesù spiegò ai discepoli dicendo:
“Perché a voi è dato di conoscere il mistero del regno dei cieli; ma a loro non è dato. Perché a
chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza, ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che
ha” (Matteo 13:11-12)
Perché ad alcuni è dato di conoscere il mistero del regno dei cieli e ad altri no? E, cosa si deve
avere per ricevere ed essere nell’abbondanza?
Succede spesso di porsi domande di questo genere e di ascoltare una risposta li per lì
accomodata come:
“Le cose occulte appartengono all’Eterno, ma le cose rivelate sono per noi…” (Deut. 29:29)
Però c’è da chiedersi: la Bibbia è stata scritta per occultare o per rivelare la volontà di Dio? Se è
un libro che la occulta, allora è vero che quello che vi è scritto, che noi non comprendiamo, appartiene
all’Eterno; ma se è vero che la Bibbia rivela la volontà di Dio, allora tutte le cose scritte in questo libro sono per
la Chiesa, altrimenti non avrebbe avuto sensoscriverle.
Gesù stesso disse:
“Non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato, né di segreto che non debba essere conosciuto
e portato alla luce” (Luca 8:17)
La profezia di Isaia 53 è rimasta incompresa fino al giorno del suo adempimento, cioè per circa
700 anni, dopodiché quelle parole pronunziate molti secoli prima sono state comprese, ma non da tutti,
e più avanti ne comprenderemo meglio il perché, infatti le cose scritte nella Parola di Dio emergono
per coloro che sono stati chiamati secondo il suo proponimento.
Dio rivela la sua volontà ad alcuni, affinché altri possano beneficiare ed abbondare nella
conoscenza del mistero del Regno dei cieli.
Purtroppo ci sono anche coloro a cui non viene dato nulla, ed altri a cui viene tolto anche quello
che hanno o quello che pensano di avere.
Durante il ministero terreno di Gesù, c’erano alcuni farisei che pensavano di essere progenie di
Abramo con tanto di diritto alle benedizioni celesti ma ai quali Gesù disse che erano progenie del
diavolo. (Giov. 8:44) mentre ad altri, a cui era stato dato il diritto di partecipare al Regno dei cieli,
Gesù disse che il Regno dei cieli gli sarebbe stato tolto e dato ad un’altra gente (Matteo 21:43).
4
Man mano che andremo avanti nella lettura di questo libro comprenderemo meglio chi sono
queste due categorie di persone, per adesso vi anticipo solo questo:
1. C’è una progenie che non viene identificata con la progenie della donna bensì con quella del
serpente, una progenie che non potrà e non vorrà mai prestare ascolto alle parole di Dio.
2. C’è anche una parte di progenie che pur venendo identificata come progenie della donna, pur
avendo ricevuto le promesse e le rivelazioni di Dio, naufraga in quanto alla fede a motivo della
propria disubbidienza, per cui le rivelazioni e le promesse ricevute non si consolideranno nella
loro vita anzi gli sarà tolto quello che avevano ricevuto o quello che pensano ancora di
possedere.
Detto questo, in attesa di rendere più comprensibili questi argomenti, ritorniamo ad esaminare
l’albero della conoscenza del bene e del male confidando nell’aiuto del Signore che è il solo a poter
aprire gli occhi della nostra mente per poter comprendere la sua Parola, e vedere chiaramente il mistero
del Regno dei cieli.
5
L’ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE
Avendo avuto modo di parlare di questo soggetto ho avuto altresì modo di ascoltare quel che si
dice o cosa si insegna in merito all’albero della conoscenza del bene e del male.
C’è chi dice che era veramente un albero e che il comandamento di non toccare e di non
mangiare quel frutto costituiva solo una prova per l’uomo se avesse ubbidito a Dio o meno. Questo
pensiero però è molto riduttivo perché quel frutto non era soltanto il frutto della conoscenza del male
ma anche quello del bene, per cui dovremmo credere anche che l’uomo, prima di mangiare quel frutto
non aveva conoscenza neanche del bene e che Dio lo voleva privare dal conoscere non soltanto il male
ma anche il bene?
Invece è facile dedurre che l’uomo prima del peccato conosceva il bene così come conosceva la
vita, soltanto che questa conoscenza era limitata dal fatto che non avendo esperienza o conoscenza di
cosa fosse il male o la morte non poteva apprezzare lo stato di benedizione in cui si trovava.
Leggendo attentamente le Scritture comprendiamo che l’uomo morì, cioè fu separato da Dio, o
meglio ancora non ebbe più la facoltà di intuire la presenza di Dio nello spirito, di adorarlo e di avere
comunione con Lui, e questo costituisce la sua morte spirituale, mentre la sua morte fisica è costituita
dal fatto che viene privato di mangiare del frutto di quell’altro albero, quello della vita, ammesso che
anche questo fosse veramente un albero, perché in questo caso l’autore della vita sarebbe stato Dio
mentre la continuità o l’eternità della vita sarebbe stata affidata ad un albero, e questo mi sembra
assurdo perché solo Gesù è, non soltanto la vita o l’autore della vita, ma anche Colui che fa vivere in
eterno.
“Chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà” (Giov. 11:25)
“Questa è la vita eterna: che… [mangino del frutto dell’albero della vita?]…
che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo (Giov. 17:3)
Detto questo, dobbiamo porci una domanda e cercare una risposta:
“L’albero della conoscenza del bene e del male, così come l’albero della vita, erano realmente
due alberi, cioè due vegetali, oppure Dio con questa metafora si riferisce a qualcos’altro? Nelle
Scritture quante volte Dio cita gli alberi al posto delle persone?”
Questo non significa che tutte le volte che leggiamo albero o pianta dobbiamo associarlo a
persone fisiche, però è anche vero che molte volte la Parola di Dio parla di alberi al posto delle persone
fisiche.
“La scure è posta alla radice degli alberi, ogni albero che non fa buon frutto
sarà tagliato e gettato nel fuoco” (Matteo 3:10)
“Io sono la vera vite…” (Giov. 15:1)
“Egli sarà come un albero…” (Salmo 1:13)
Nebucadnetsar è stato paragonato ad un albero; Israele al fico o alla vigna, ci sono decine e
decine di riferimenti biblici che metaforicamente presentano gli alberi e le piante come persone, come
principi o re, come nazioni o uomini empi, perché credere che l’albero della conoscenza del bene e del
male così come l’albero della vita, sono solo alberi e non esseri spirituali?
6
Proprio così, esseri spirituali!!
Quando Dio creò l’uomo, questi non era l’unico essere vivente dotato di intelligenza per poter
capire il bene e il male, infatti per intelligenza o conoscenza l’uomo si trovava al secondo posto in
riferimento alla creazione e al terzo posto se consideriamo Dio al primo posto, infatti:
1. La conoscenza o intelligenza di Dio (Padre, Figlio, Spirito Santo)
2. La conoscenza o intelligenza di Lucifero e degli Angeli
3. La conoscenza o intelligenza dell’uomo
In quale di queste tre categorie di intelligenza risiedeva in maniera concreta la conoscenza del
bene e del male?
a) L’uomo non conosceva affatto il male così come non conosceva neanche la morte.
b) Dio, per la sua Onniscienza conosceva perfettamente ciò che rappresentava il male e la morte,
ma non attraverso la pratica perché Dio non può sbagliare, non può peccare, non può essere
operatore di male, non può morire.
c) L’unica intelligenza che conosceva il bene e la vita in senso pratico era Lucifero quando era al
servizio di Dio, e che a seguito del suo orgoglio conobbe anche il male e la morte diventando
satana, perché anche Lucifero a causa del suo peccato è morto, cioè separato da Dio.
Prima di continuare è bene precisare una cosa: s’insegna che la morte di Adamo è stata la
separazione da Dio, per cui con lo stesso criterio si potrebbe anche dire che Lucifero è morto quando
ha peccato, dal momento che anche lui è stato separato da Dio. Credo però che questa interpretazione
debba essere rivista perché le Scritture insegnano che c’è solo un peccato a morte per il quale non si
può pregare, e se non si può pregare non ci può essere neanche sacrificio espiatorio né riconciliazione
né ravvedimento né perdono, motivo per il quale è giusto distinguere il tipo di morte di Lucifero da
quella di Adamo. Dal momento che il salario del peccato è la morte, sia Lucifero che Adamo hanno
avuto entrambi la stessa condanna, cioè la morte.
La morte di Lucifero però non è la stessa morte che subisce Adamo, perché Lucifero pecca
come essere spirituale mentre Adamo pecca come essere umano, e la differenza è enorme perché la
morte di Lucifero è la separazione eterna da Dio mentre la morte di Adamo è la separazione
temporanea della sua anima dal suo corpo, l’allontanamento dal paradiso terrestre, e dalla comunione
con Dio.
Secondo l’insegnamento della Parola di Dio, il sacrificio dell’agnello prevede la riconciliazione
dell’intero essere umano con il suo Creatore, sia durante la sua vita, sia dopo la sua morte, mentre
nessun sacrificio è previsto per gli angeli caduti, infatti Dio fa delle tuniche di pelle, ottenute
sacrificando degli animali, molto probabilmente degli agnelli, sia per l’uomo che per la donna, ma
nessun sacrificio viene fatto per Lucifero.
Ora la Parola di Dio ci insegna che senza spargimento di sangue non c’è remissione dei peccati,
per cui possiamo capire che il peccato dell’uomo e della donna è stato perdonato, mentre quello di
Lucifero no, motivo per il quale la morte, intesa come separazione da Dio, è eterna per Lucifero, eterna
per i suoi angeli, ed eterna per quella progenie che la Scrittura ci descrive come “figli del diavolo”;
mentre è temporanea per l’essere umano e per tutta la progenie che ne sarebbe derivata attraverso la
prima benedizione impartita alla prima coppia da Dio stesso.
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Sotto questo profilo, la morte ha potere sull’uomo solo per quanto concerne il suo corpo,
mentre quella che noi conosciamo come morte seconda è la condizione nella quale si trova Lucifero, i
suoi angeli e tutta la sua progenie.
Il corpo senza anima è morto tanto quanto un’anima senza spirito, con la differenza che il corpo
senza anima si decompone ritornando alla polvere, l’anima senza spirito si trova in una situazione di
morte virtuale che spesso viene considerata come sonno, mentre lo spirito ritorna a Dio che l’ha dato.
Il processo della risurrezione è esattamente il contrario: lo spirito sveglia l’anima dal suo sonno di
“morte” e insieme ricostituiscono la propria dimora in un corpo glorificato non più soggetto né al
degrado fisico, né tantomeno a quello spirituale.
Volendo fare un ulteriore chiarimento, si può dire che la dove non c’è vita c’è morte, e dal
momento che l’uomo non è soltanto un essere biologico, se nella sua vita corporea manca lo Spirito di
Dio, non sarà altro che un essere morto nei falli e nei peccati che vive solo per soddisfare le proprie
passioni carnali. Chi vive per soddisfare passioni carnali peccaminose è morto spiritualmente, mentre
chi mette a morte le proprie passioni peccaminose è come se fosse risorto nello spirito, ma dopo questa
prima forma di risurrezione virtuale, bisogna stare attenti e perseverare fino alla fine, perché se si torna
indietro per ricominciare a voltolarsi nel fango rinnegando colui che ci ha riscattati, si incorre nella
morte seconda prima ancora di morire la prima volta, cioè destinati allo stagno di fuoco che è la morte
seconda, mentre si è ancora in vita.
Dio, decretando la morte dell’uomo, ha decretato la sua morte fisica e non quella della sua
anima, infatti il perdono, la riconciliazione e la comunione sono stati per la sua anima e non per il suo
corpo, perché i decreti di Dio sono irrevocabili; il monito “nel giorno che tu ne mangerai, morirai” e
l’affermazione “perché sei polvere e in polvere ritornerai”, non riguardano affatto la sua anima,
perché la sua anima non è polvere, per cui per “prima morte” si deve interpretare la morte del corpo,
mentre la “morte seconda” è riconducibile alla morte dell’anima. Alla prima morte partecipiamo
indistintamente tutti gli esseri umani perché in Adamo siamo stati costituiti tutti peccatori, ma la morte
seconda la subiranno solo coloro che le Scritture presentano come zizzania o figli del diavolo, insieme
a tutti quelli che non hanno accettato la grazia destinata a loro o l’hanno rifiutata. Dalla prima morte si
può ritornare in vita attraverso la risurrezione, ma nessuna risurrezione è prevista per la morte seconda.
Detto questo, riprendiamo da dove abbiamo lasciato cercando di capire la metafora dell’albero
della conoscenza del bene e del male.
Nella mia prima edizione, a pagina 13, scrissi che l’albero della conoscenza del bene e del male
era il diavolo, mentre oggi, grazie a Dio, posso comprendere che sia gli angeli che gli uomini, come
anche Dio stesso, siamo tutti “alberi” ovvero esseri in cui vi è conoscenza del bene e del male con la
sola differenza che c’è tra l’essere creature e l’essere Creatore, Dio, la conoscenza completa suprema e
autonoma, l’uomo la conoscenza derivata, e questo si evince leggendo quel che Dio stesso ha detto in
proposito:
“poi Dio il Signore disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi,
quanto alla conoscenza del bene e del male… »” (Gen. 3:22)
Perché Dio disse “è diventato come uno di noi”? Noi chi? Chi c’era insieme a Dio?
Il Signore mi ha dato la grazia di sviluppare nel dettaglio questo argomento in un altro libro che
infatti ho intitolato “L’albero della conoscenza del bene e del male” che consiglio di leggere.
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Se l’uomo, in quanto a conoscenza del bene e del male, è diventato come Dio violando il
comandamento che gli era stato dato ritrovandosi così nel peccato, è possibile che prima di lui questo
stesso peccato era stato commesso da Lucifero? Io credo proprio di sì.
“Come mai sei caduto dal cielo, astro mattutino, figlio dell’aurora? Come mai sei atterrato, tu che
calpestavi le nazioni? Tu che dicevi in cuor tuo: «Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra
delle stelle di Dio; mi siederò sul monte dell’assemblea, nella parte estrema del settentrione; salirò
sulle sommità delle nubi, sarò simile all’Altissimo» ” (Isaia 14:12-14)
Il peccato del diavolo alcuni dicono che è stato compiuto quando c’è stato il caos che ha
causato l’estinzione degli animali preistorici, ma le Scritture fanno capire il contrario, perché Gen.
1:31 conclude la creazione di Dio dicendo che tutto quello che Dio aveva fatto era molto buono, per
cui possiamo comprendere che fino a quando Dio creò l’uomo, Lucifero non aveva ancora peccato.
“Così parla Dio, il Signore: Tu mettevi il sigillo alla perfezione, eri pieno di saggezza, di una
bellezza perfetta; eri in Eden, il giardino di Dio; eri coperto di ogni tipo di pietre preziose:
rubini, topazi, diamanti, crisoliti, onici, diaspri, zaffiri, carbonchi, smeraldi, oro; tamburi e flauti,
erano al tuo servizio, preparati il giorno che fosti creato. Eri un cherubino dalle ali distese, un
protettore. Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, camminavi in mezzo a pietre di
fuoco. Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, finché non si trovò in te la
perversità. Per l’abbondanza del tuo commercio, tutto in te si è riempito di violenza, e tu
hai peccato; perciò io ti caccio via, come un profano, dal monte di Dio e ti farò sparire, o
cherubino protettore, di mezzo alle pietre di fuoco. Il tuo cuore si è insuperbito per la tua bellezza;
tu hai corrotto la tua saggezza a causa del tuo splendore; io ti getto a terra, ti do in spettacolo ai re”
(Ez. 28:12b-17)
Chi era dunque l’albero della conoscenza del bene e del male? Io voglio presentare due prime
opzioni:
1. Dio stesso
2. Lucifero
Se era Dio stesso, il comandamento dato ad Adamo si può riassumere così : “non assimilare
nella tua mente il pensiero di essere come me, perché nel giorno che tu lo farai, morirai”. Se invece era
Lucifero, il comandamento si può riassumere in quest’altro modo: “non dare ascolto a pensieri che
tendono ad annullare il mio comando, non cercare di essere come lui ti suggerisce, perché nel giorno
che lo farai, morirai”. Ci sono altre opzioni che avremo modo di vedere.
È molto probabile che quando Lucifero peccò contro Dio rimase in Eden non più come
cherubino protettore, ma come simulatore dell’albero della conoscenza del bene e del male e, avendo
Dio preso Adamo mettendolo nel giardino per lavorarlo e custodirlo (Gen. 2:7-8a, 9, 10-18), gli vietò
attraverso un comandamento di avere comunione con lui.
Prendere del frutto di quell’albero infatti significava nutrirsi dello stesso proposito che aveva
spinto Lucifero a peccare contro Dio.
Adamo ricevette questo comandamento direttamente da Dio prima ancora che fosse formata
Eva, per cui dovette essere Adamo a mettere al corrente Eva di cosa poteva causare la disubbidienza o
il peccato a morte, difatti il serpente non si presenta da Adamo ma da Eva e ripropone lo stesso
pensiero, cioè il frutto del peccato.
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“SARETE COME DIO”
E la donna vide che questo frutto o L’apostolo Giovanni dice che:
questo pensiero era:
1. Piacevole agli occhi la concupiscenza degli occhi, la
concupiscenza della carne, la superbia
della vita, non vengono dal Padre.
(1Giov. 2:15-17)
2. Buono da mangiare
3. Desiderabile per rendere intelligente
Il peccato che non si può perdonare mai, è quello di voler essere come Dio o mettersi al posto
di Dio, di sentirsi autosufficienti e non bisognosi di nulla, disprezzando così la Sua grazia.
Quando questo pensiero sorge nella mente degli uomini, senza che sia stato il diavolo a
causarlo come nel caso di Eva, allora la sorte di questi uomini è la stessa di quella del serpente:
“MALEDETTO PER SEMPRE”
Se Adamo ed Eva non parteciparono questa maledizione è proprio perché questo pensiero non
sorse spontaneamente nel loro cuore, infatti furono sedotti, cioè ingannati per cui il loro peccato
anziché causare la maledizione causò la punizione per aver disubbidito al comandamento di Dio, come
spiega l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani 7:7-11:
“Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei conosciuto il peccato
se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse
detto: ‘Non concupire’. Ma il peccato, colta l’occasione, per mezzo del comandamento, produsse in
me ogni concupiscenza; perché senza la legge il peccato è morto. Un tempo io vivevo senza legge;
ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita e io morii; e il comandamento che avrebbe dovuto
darmi vita, risultò che mi condannava a morte. Perché il peccato, colta l’occasione per mezzo del
comandamento, mi trasse in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise.”
Qui l’apostolo Paolo non parla della sua persona bensì della sua natura umana in qualità di
Adamo.
Il comandamento dato da Dio a Adamo era per il suo bene, in quel comandamento Dio
esprimeva la Sua volontà. L’ubbidienza avrebbe prodotto una vita continua mentre la disubbidienza
avrebbe prodotto la morte.
Dio, duemila anni fa ha riconfermato la Sua volontà nel Suo figliuolo Gesù Cristo.
“Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché
sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Questa
è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma
che li risusciti nell’ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque
contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Giov.
6:37-40)
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La volontà di Dio quindi è dare vita eterna a coloro che crederanno in Gesù Cristo perché così
troviamo scritto in Giovanni 17:3
“Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio,
e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo”
La volontà di Dio è per il bene dell’uomo, bene che si potrà ricevere solo ubbidendo al suo
comandamento.
RAVVEDETEVI…… è stata la predicazione di Giovanni Battista
RAVVEDETEVI…… è stata la predicazione di Gesù Cristo
RAVVEDETEVI…… è stata la predicazione degli apostoli prima e di Paolo dopo, che trovandosi
ad Atene disse:
“Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini
che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30)
E RAVVEDITI è stato ancora il comandamento di Dio espresso a cinque delle sette chiese, nel
libro della rivelazione o Apocalisse di Giovanni.
La non osservanza del comandamento di Dio, in questo caso il rifiuto continuato di
ravvedimento, produrrà la condanna eterna nel giorno del giudizio.
Quando durante la grande tribolazione, Dio manifesterà i suoi flagelli, ci saranno moltitudini di
uomini che non si ravvederanno dalle loro opere Ap. 9:20-21; 16:9-11
“Il resto degli uomini che non furono uccisi da questi flagelli, non si ravvidero dalle opere delle loro
mani; non cessarono di adorare i demoni e gli idoli d’oro, d’argento, di rame, di pietra e di legno,
che non possono né vedere, né udire, né camminare, Non si ravvidero neppure dai loro omicidi, né
dalle loro magie, né dalla loro fornicazione, né dai loro furti”
“E gli uomini furono bruciati dal gran calore; e bestemmiarono il nome di Dio che ha il potere su
questi flagelli, e non si ravvidero per dargli gloria. Poi il quinto angelo versò la sua coppa sul trono
della bestia. Il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore, e
bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro ulcere, ma non si ravvidero dalle
loro opere”
Questi uomini sono quelli che il diavolo userà come suoi strumenti per fare guerra contro i
santi, l’inimicizia tra la progenie della donna e la progenie del diavolo non è stata temporanea, e non si
è estinta con la venuta di Gesù, infatti in Ap. 12:17 troviamo scritto:
“Allora il dragone si infuriò contro la donna e andò a fare guerra a quelli che restano della
discendenza di lei, che osservano i comandamenti di Dio e custodiscono la testimonianza di Gesù”
L’inimicizia quindi tra il seme, o la progenie, o la discendenza della donna e quella del serpente
è qualcosa che ha avuto origine con la comparsa dei primi uomini e cesserà solo quando Gesù
annienterà per sempre il diavolo e la sua progenie confinandoli nello stagno di fuoco.
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La progenie del serpente, e quella della donna chi sono?
Le Scritture sono molto chiare in alcuni casi, ma non completamente incomprensibili in altri
casi, perché sono come un puzzle; e se non arriviamo a mettere insieme tutti i vari pezzi che lo
compongono non riusciremo ad avere una visione chiara del soggetto.
Il testo della Scrittura di Gen. 3:15 “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie
e la progenie di lei…” non si riferisce solamente al fatto che Gesù schiaccerà la testa del serpente,
come se Gesù fosse stata l’unica progenie della donna, perché il testo parla di inimicizia fra le due
progenie, quella della donna e quella del serpente. L’inimicizia, o la lotta tra il bene e il male, è
cominciata con Caino ed Abele, e non certo per caso.
Ora, prima di continuare, voglio mettervi una pulce all’orecchio citando due versi della
Scrittura per poi continuare.
“Non come Caino che era dal maligno, e uccise il proprio fratello” (1Giov. 3:12)
“Voi siete figli del diavolo, [del peccato] che è vostro padre.
Egli [attraverso Caino] è stato omicida fin dal principio” (Giov. 8:44)
La pulce nell’orecchio è questa.
Il diavolo ha una progenie in carne ed ossa!
Sono molto persuaso infatti da quello che riferiscono le Scritture che Caino sia stato la sua
prima progenie e che attraverso i secoli lui ha continuato, come vedremo dalle Scritture, ad avere
progenie da tutte le famiglie che hanno formato i popoli pre-diluviani.
Dio esiste, per noi non è un mistero, e non è neanche un mistero che esistono i figli di Dio, la
Bibbia ne parla. Il diavolo esiste pure, non è un mistero, e non è neanche un mistero che esistono anche
i figli del diavolo, la Bibbia ne parla.
Chi non crede in Dio o nel diavolo non può annullare ciò che dicono le Scritture; e chi non
crede che vi siano i figli di Dio perché non comprende come sia possibile essere figli di Dio, neanche
questi può annullare ciò che è scritto nella Parola di Dio. Ora se uno non comprende come si possa
essere figli del diavolo, questo non significa che essi non esistono, perché altrimenti la Parola di Dio
riporterebbe qualcosa che non è.
Il diavolo esiste ed esistono pure i suoi figliuoli ma il come abbia fatto ad avere una progenie
questo possiamo solo cercare di intuirlo, come vedremo più avanti, ma non possiamo del tutto
escluderlo. D’altro canto il mistero dell’empietà a cui si riferisce Paolo (2Tess. 2:7) continua ancora
attraverso la progenie dell’empietà; questo mistero è proprio quello che non conosciamo: “Come è
stato possibile che un essere creato perfetto abbia potuto peccare?”
Qui credo che il significato di questo verso della Scrittura contenuto in Ezechiele 28:15 debba
essere interpretato diversamente:
“Tu eri perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, finché non si trovò in te la perversità”
Cioè, Lucifero conservò la sua perfezione fino a quando non insuperbì così come Adamo fu
perfetto fino a quando non peccò.
Il peccato ha avuto origine in satana, nel suo cuore, dopodiché è stato seminato nel cuore di Eva
che a sua volta lo seminò nel cuore di Adamo, e poiché tutti quanti raccogliamo quello che seminiamo,
da quella semina è nato Caino che l’apostolo Giovanni definisce: “… Caino che era dal diavolo.”
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Ora per il momento io non vi spiego se Caino sia stato frutto di una riproduzione o di una
incarnazione di spirito anche perché lui non è la sola progenie del serpente, come avremo modo di
vedere più avanti, per cui continueremo ad esaminare quello che le Scritture danno per scontato:
“Caino era dal maligno”. La parola “di”, “da” o “dal” significa provenienza o appartenenza.
Nella genealogia di Gesù Cristo, che è la progenie della donna, l’Evangelista Luca descrive
dettagliatamente la provenienza di Gesù facendola risalire a Adamo che era di Dio per cui anche se non
troviamo dettagliatamente la genealogia di Giuda Iscariota che era contemporaneo di Gesù, da quello
che riportano le Scritture possiamo concludere che così come la discendenza che porta a Gesù era
opera divina, la discendenza che porta a Giuda era opera diabolica (vedi Giov. 6:70 “Eppure uno di
voi è un diavolo”).
“Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra la tua progenie e la progenie di lei
e questa progenie ti schiaccerà il capo…”
Questo verso della Scrittura ci presenta le due progenie contrapposte, che pur provenendo
fisicamente dagli stessi individui, quindi dallo stesso ceppo fisico o dallo stesso ceppo genealogico,
esse portano con sé, ognuno la propria sorte che li distingue tra l’essere maledetti e l’essere benedetti,
dove fisicamente siamo tutti uguali, cioè figli di Dio per creazione, mentre spiritualmente siamo figli di
Dio per la benedizione o figli del diavolo per la maledizione, sorti pronunciate dalla stessa bocca di
Dio.
La progenie dei maledetti comincia con Caino e continuerà fino alla manifestazione del figlio
della perdizione, l’anticristo; mentre la progenie dei benedetti comincia con Abele, si interrompe e
riprendendo con Set continuerà fino alla prima e alla seconda manifestazione del Cristo. Questa
progenie (Cristo e la Chiesa) schiaccerà il capo dei maledetti, cioè satana e tutti i suoi figli.
Questo infatti è anche quello che dice l’apostolo Paolo “Il Dio della pace stritolerà presto
satana sotto i vostri piedi” Rom. 16:20.
Cominciando quindi da Caino cercheremo di tracciare, anche se a grandi linee, la progenie o la
discendenza dal diavolo, che fin dal principio è stato omicida perché a parte l’inimicizia, l’unico modo
per il diavolo di evitare che la progenie della donna gli schiacciasse il capo era proprio quello di
uccidere, di eliminare la progenie di lei.
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Qui possiamo dedurre che il diavolo non avendo potuto eliminare la progenie della donna,
seduce con l’arte della bellezza i figli di Dio, i quali anziché nutrire inimicizia verso la progenie
di Caino, si imparentarono con loro generando figli che una volta adulti furono corrotti e violenti
avendo le stesse caratteristiche dei loro antenati.
“Questi sono gli uomini potenti che fin dai tempi antichi, sono stati famosi” (Gen. 6:4)
I tempi antichi di Noè, si riferiscono sicuramente anche ai tempi di Caino che, in qualche modo,
ha sedotto una delle figlie di Adamo attraverso la quale poté continuare a riprodurre la progenie del
serpente che genera violenza e corruzione, come nel caso di Lamek prima e dei figli degli uomini al
tempo di Noè dopo, infatti:
Uomini corrotti e violenti come Lamek che nel riprodursi fino ai tempi di Noè riempirono la
terra, non soltanto di violenza e di corruzione ma anche di belle donne, e sicuramente anche di bei
uomini, che indussero i figli di Dio ad unirsi in matrimonio con loro continuando così a generare altri
uomini violenti e corrotti, costringendo Dio ad intervenire.
Quando usiamo la parola “seme”, dobbiamo distinguere il seme genitale dal seme spirituale;
infatti il seme genitale riproduce uomini e donne, mentre il seme spirituale che è, o la Parola di Dio, o
la parola del diavolo, producono rispettivamente, o figli di Dio, o figli del diavolo.
Ripeto: fisicamente siamo tutti figli di Dio per creazione, mentre spiritualmente siamo figli di
chi ha seminato il suo seme nella nostra mente, grano o zizzania.
Questi fatti, realmente accaduti, se non inducono i giovani credenti a riflettere sulle loro scelte
matrimoniali, è perché in loro la Parola di Dio non ha attecchito, rimanendo così preda del diavolo che
in qualsiasi momento potrà conquistare i loro cuori attraverso l’arte della seduzione, che
apparentemente è tutto rose e fiori, ma che dopo trasforma tutto in spine e triboli.
L’arte della seduzione è stata, è, e sarà sempre l’arte attraverso la quale il diavolo cerca di far
cadere i figli di Dio.
La bellezza, il fascino, l’incanto sono cose belle sicuramente da possedere, ma tante volte sono
armi di malizia usate dal diavolo anche attraverso i figli di Dio per indurre in tentazioni.
L’abbigliamento, i profumi, l’estetica o il lifting quando usati senza secondi fini o senza scopi
maliziosi, servono per sé stessi e per il proprio partner; ma quando sono usati per essere più attraenti,
più seducenti per altre persone di sesso diverso sono armi del nemico, perché tra questi altri ci sono
anche figli di Dio, sposati e non, che sono attratti dal tuo abbigliamento frivolo, i cui sensi sono
stimolati dal tuo seducente profumo inducendoli così alla tentazione.
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D’altro canto è vero che Dio riguarda al cuore, ma è altresì vero che un cuore santo non
manifesterà impurità esteriore e che un cuore impuro potrà anche ostentare santità esteriore, solo
nell’apparenza, ma a lungo termine il frutto si dovrà manifestare per quel che è.
Parlando di progenie o di razza o di stirpe troviamo nelle Scritture diverse espressioni che
riguardano la provenienza dal serpente, o da Dio.
DAL SERPENTE DA DIO
O fate l’albero malvagio e il suo frutto
sarà malvagio (e quindi anche il seme).
v. 34
Razza di vipere! Come potete dire cose
buone essendo malvagi.
Matteo
12:33
O fate l’albero buono e il suo frutto sarà
buono (e quindi anche il seme).
1Pietro 2:9
Ma voi siete una stirpe eletta
La fisicità non conferma l’essere figli di Dio o del diavolo.
Giov. 8:33
Noi siamo progenie di Abramo…
v. 37
Io so che siete progenie di Abramo…
v.44
Voi siete dal diavolo che è vostro padre.
Atti 17:29
Essendo dunque noi progenie di Dio
Ora le parole “progenie”, “stirpe” o “razza” hanno tutte lo stesso significato, cioè
appartenere, o discendere, o essere stati generati dalla stessa famiglia, in poche parole essere figli di
qualcuno, e questo è un soggetto che torneremo a riesaminare allorché affronteremo l’argomento della
riproduzione.
Ritornando quindi sul nostro argomento, quando Dio vide che la terra era corrotta e violenta a
motivo dei suoi figli che si erano traviati, decise di distruggerla, ma……. dice la Scrittura, tra tutti
quegli uomini c’è n’era uno che con la sua famiglia aveva conservato le caratteristiche richieste da Dio,
egli infatti camminò con Dio e tra i suoi contemporanei si mantenne giusto e irreprensibile, seppe
educare i propri figli i quali presero per mogli le donne appartenenti allo stesso ceppo d’origine, non da
Caino ma da Set. (Gen. 5:3-32)
Venne quindi il diluvio che distrusse ogni essere in cui vi era un alito di vita, tranne Noè, la sua
famiglia e tutti gli animali di ogni specie attraverso i quali la terra si doveva ripopolare.
E così infatti avvenne, ogni essere riprodusse il suo proprio simile, e per qualche anno il
serpente non ha avuto progenie perché ogni essere malvagio era stato distrutto.
La maledizione di Dio pronunciata all’origine su Caino, che si era riprodotta nella sua
discendenza e che aveva coinvolto altri figli di Dio, finalmente era stata estirpata, e la discendenza di
Dio (Noè e la sua famiglia), pur vivendo in un suolo maledetto, avrebbero potuto riprodursi
mantenendo la comunione e la benedizione di Dio.
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In questa prima fase le parole di Gesù e di Giovanni non erano una novità, bensì una realtà già
accaduta pronta a ripetersi.
“Ogni pianta che il padre mio celeste non ha piantata sarà sradicata” (Matteo 15:13)
La pianta è riconducibile alla fisicità dell’essere umano, ma non c’è pianta che non abbia semi,
ed è dal seme che proviene il frutto. Quando Dio sradica una pianta, non sta sradicando la sua parte
spirituale, sta sradicando la sua parte fisica che contiene la sua parte spirituale, in modo che altri non
possano mangiare di quel frutto. Ma anche il diavolo cerca di fare altrettanto, cioè sradicare una pianta
buona per distruggerne il frutto che si potrebbe manifestare in seguito.
Quale migliore allusione nel riferirsi alla progenie del serpente?
“E la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto,
sarà tagliato e gettato nel fuoco” (Matteo 3:10)
E quale migliore allusione nel riferirsi anche alla progenie della donna che si è unita a quella
del serpente?
Dopo il diluvio quindi la vita riprese il suo corso, Noè piantò una vigna, e quando la vigna
diede il suo primo frutto, Noè fece del vino, si ubriacò e si denudò in mezzo alla sua tenda.
Il serpente antico, satana, non va mai in pensione né tantomeno in ferie, in qualche modo egli
cerca sempre di stuzzicare la nostra natura carnale incline al peccato, e spesse volte ci riesce; in quel
tempo ci riuscì in parte con Noè, in seguito ci riuscirà in parte anche con Abramo, con Giacobbe, con
Davide, con Pietro; ci provò anche con Gesù, ma senza risultato.
Molte volte purtroppo inciampiamo e cadiamo, ed ogni caduta non rimane senza conseguenza,
ogni figlio di Dio ha pagato e continua ancora a pagare il prezzo delle proprie cadute.
Noè cadde in peccato, si ubriacò, proprio come tanti servi di Dio che dopo aver compiuto il
lavoro da Dio affidatogli si ubriacano di orgoglio a motivo del “proprio” successo, diventando
occasione di caduta per altri, e come si dice, che un abisso chiama un altro abisso, il peccato di Noè
provocò anche il peccato di suo figlio Cam il quale peccò nei confronti di suo padre abusando
sessualmente di lui e umiliandolo agli occhi dei suoi fratelli. (Gen. 9:20-22)
A questo punto accadde qualcosa di molto importante, riprende vita la maledizione nella vita
dell’uomo; Noè pronunzia una profezia che si sarebbe compiuta nella vita di un suo nipote che ancora
doveva nascere.
“Maledetto sia Canaan…” (Gen. 9:18b, 25)
Or noi sappiamo che una parola profetica quando si avvera non è frutto della mente dell’uomo,
ma è opera di Dio anticipata per la bocca di un suo servo o di un suo figlio.
D’altro canto per quanto un uomo si possa sforzare nel desiderare o nel proclamare la
benedizione o la maledizione su un altro uomo, è solo Dio che ha pieno potere di maledire o di
benedire.
Chi infatti tra gli uomini ha potere di benedire ciò che Dio ha maledetto, o di maledire ciò che
Dio ha benedetto?
Ed è in questo modo che la maledizione di Dio rimane:
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 Sul serpente (Gen. 3:14) Che Dio distruggerà tritandolo sotto i nostri piedi. (Rom. 16:26)
 Sulla Terra (Gen. 3:17) Che Dio ha riservata ad essere distrutta. (2Pietro 3:7)
 Su Caino (Gen. 4:11) Che Dio ne ha distrutto la generazione fino ai tempi di Noè
 Su Canaan (Gen. 9:25) Che riprende il posto di Caino
La maledizione di Dio riposa ancora oggi su ogni uomo che maledice ciò che Dio ha benedetto
così dicasi pure della benedizione. (Gen. 12:3)
Nessuno, infatti, può maledire ciò che Dio ha benedetto. (Num. 22:12)
Le Scritture non riportano chiaramente se la maledizione di Noè fatta su Canaan sia avvenuta
prima o dopo che Canaan nascesse, sappiamo però che dopo che furono usciti dall’arca, cominciarono
a riprodursi, e due anni dopo il diluvio il figlio di Sem generò Arpacshad: se gli altri fratelli hanno
mantenuto più o meno lo stesso ritmo, allora è possibile che tre figli di Cam erano già nati prima che
Noè si ubriacasse, infatti dal momento che si pianta una vigna fino a quando si può vendemmiare l’uva
per farne del vino passano almeno 4 o 5 anni per cui Canaan essendo il quartogenito figlio di Cam
come Caino potrebbe rappresentare il frutto del peccato.
Il serpente attraverso il peccato di Eva e di Adamo era riuscito ad avere la sua progenie in
Caino, progenie che col diluvio si estinse, e adesso con Canaan è nuovamente pronto a riprodurre quel
tipo di progenie che sarebbe stata sempre ostile e nemica alla progenie della donna intesa come Israele,
Gesù, la Chiesa.
Le Scritture ci danno la descrizione della discendenza del figlio di Cam, “Canaan” attraverso il
quale la maledizione sarebbe passata da padre in figlio perpetuando la progenie del serpente.
 CAM è stato il padre di Canaan  Gen. 9:18
 CANAAN è stato il capostirpe dei Cananei  Gen. 10:15-18
 I CANANEI si spargono in direzione di: 
 GHERAR … seminando zizzania ovunque facendo proseliti
costringendo così Dio ad azzerare la malvagità
attraverso la distruzione che inizialmente Dio
operò direttamente come nel caso di Sodoma e
Gomorra (Gen. 19) e che successivamente
incaricò il suo popolo Israele a distruggere la
memoria nel modo dell’interdetto, come vedremo
più avanti
 GAZA
 SODOMA e GOMORRA
 SEBOIM
 LESA
Esaminando la discendenza di Canaan troviamo scritto che Canaan generò Sidon suo
primogenito e Het; da questi due figli si formarono le famiglie che diedero origine ai popoli cananei
suddivisi in: GEBUSEI, AMOREI, GHIRGASEI, HIVVEI, ARCHEI, SINEI, ARVADEI,
TSEMAREI, HAMATHEI.
Sidone fu la città che prese il nome di Sidon primogenito di Canaan e le Scritture riportano dei
fatti che ci fanno comprendere qualcosa.
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 I figli di Sidone progenie di Canaan (progenie del serpente) opprimono i figli di Israele (la
progenie della donna) (Giud. 10:12)
 I figli di Israele (progenie della donna) possono usufruire dei servizi dei figli di Sidon
(progenie del serpente) 1Cron. 22:2-5; 1Re 5:1-12 potendo quindi fare delle alleanze per tutto
ciò che è in rapporto con le esigenze della vita umana.
Vi può essere dell’amicizia, si possono fare degli accordi commerciali, ci si può aiutare
reciprocamente, ma… non vi può essere comunione, nessun tipo di alleanza spirituale, perché quando
questo è successo, Dio ha punito. (Giud. 3:1-8; 1Re 11:1-13)
Per le cose spirituali, matrimonio compreso, tra le due progenie non c’è nessun tipo di accordo,
nessuna relazione, nessuna comunione, nessuna armonia, nessuna parte (2Cor. 6:14-16) perché diversi
sono gli interessi per le cose spirituali così come diverse sono le progenie. In merito alla progenie del
serpente, “i Cananei”, Dio aveva ordinato al suo popolo Israele di effettuarne la distruzione (Deut. 7)
non una distruzione immediata ma continuativa nel tempo, cioè una inimicizia spirituale perpetuata.
Ma torniamo un po’ indietro; al tempo di Giacobbe. Mentre Giacobbe ritornava da Paddam-
Aran con i suoi dodici figli, arrivò in una città chiamata Sichem dove comprò una proprietà (Gen.
33:18-19; 34:1-31). Il Re di questa città si chiamava Hemor ed era Hivveo (Un discendente di
Canaan). Questo Re aveva un figlio che si chiamava Sichem, il quale violentò Dina, la figlia di
Giacobbe. E dopo averla violentata la sua anima si legò a Dina, l’amò e la richiese in sposa; La
richiesta appare legittima …
“Imparentatevi con noi; dateci la vostre figlie e prendetevi le nostre figlie” (v.9)
(La progenie del serpente cerca di imparentarsi con la progenie della donna).
Anche la risposta a questa richiesta appare altrettanto legittima:
“Non possiamo dare nostra sorella a uno che non è circonciso… Se voi accetterete
la circoncisione noi accetteremo la vostra richiesta e diventeremo un solo popolo” (v. 14-16)
La circoncisione era un segno posto sul corpo di ogni maschio appartenente alla discendenza di
Abramo e rappresentava il patto di Dio con Abramo e la sua discendenza (Gen. 17:9-14) e secondo il
proponimento divino non era possibile che due progenie diverse su cui Dio aveva posto l’inimicizia
potessero diventare un solo popolo. Il seguito della storia dice che Simeone e Levi passarono a fil di
spada tutti i maschi Hivvei che avevano accettato la circoncisione, ma… Cosa sarebbe accaduto se i
due popoli fossero diventati uno?
Dio avrebbe dovuto distruggere i figli di Giacobbe, la progenie di Abramo, così come
precedentemente aveva dovuto distruggere attraverso il diluvio i suoi figli che erano diventati una sola
cosa con le figlie degli uomini (Gen. 6:1-2) perché davanti a Dio non c’è parzialità, Egli non ha
riguardi personali che possano indurlo a chiudere un occhio.
Oggi molti sono i giovani che sperano nella conversione del proprio fidanzato e alcuni si
sentono tranquilli solo dopo che il fidanzato è sceso nelle acque battesimali non comprendendo che
questo è un segno che può accettare di fare chiunque, perché non sarà certo l’acqua a far diventare
cristiani, né tantomeno il fatto di frequentare una Chiesa; Infatti così come per amore Sichem e tutto il
suo popolo accettarono la circoncisione (di farsi battezzare) così ancora oggi molti accettano di
professare una religione, di frequentare una Chiesa, ma solo per amore verso una persona e non verso
Dio.
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Questo dovrebbe farci riflettere molto, perché avendo a che fare con un Dio imparziale, che non
cambia mai, non è possibile che chi commette le stesse azioni passi del tutto impunito, la Scrittura dice
di non amare le cose che sono nel mondo, perché l’amore per il mondo è inimicizia contro Dio…
(Giac. 4:4) Solo per un tempo o per sempre?
Ora se Dio ha posto l’inimicizia tra la progenie della donna e la progenie del serpente, chi ha
l’autorità per proclamarne la pace, o per impartire la benedizione matrimoniale?
Giuda, uno dei figli di Giacobbe dal quale doveva venire il Messia ha avuto una esperienza
simile, che a noi che leggiamo dovrebbe insegnare qualcosa, infatti in Genesi al Cap. 38 leggiamo che:
v. 1 Giuda lasciò i suoi fratelli per
andare a stare con un uomo di Adullam
(luogo di rifugio) di nome Hira.
Cioè: alla compagnia dei propri fratelli
Giuda preferì quella di un amico.
Una pecora che si allontana dal proprio
gregge e comincia a frequentare
compagnie non compatibili è facile
preda del nemico. Purtroppo non c’è
nessuno che giocando con il fuoco ne
resta indenne. Ogni uomo raccoglie
quello che semina. Giuda aveva fatto
amicizia e si era imparentato con coloro
che erano i nemici dell’Eterno, e la sua
ricompensa è stata appropriata.
v. 2-4 Qui Giuda vide la figlia di un uomo
cananeo … e la prese in moglie. Ella
concepì e partorì Er e susseguentemente
Onan.
v. 7 Er era malvagio e l’Eterno lo fece
morire.
v. 8-10 Onan dispiacque all’Eterno che fece
morire anche lui.
v. 12 Dopo parecchio tempo la moglie di
Giuda … morì.
Per chi volesse approfondire gli studi sulla discendenza di Canaan, si accorgerà come ogni
popolo di quella progenie sia stata ostile ad Israele.
Le Scritture dopo la discendenza di Cam raccontano la cronostoria di Abramo, discendente di
Sem e appartenente al ceppo della progenie della donna, da cui doveva venire il Messia.
Abramo genera Isacco che sposa Rebecca la quale si trovò incinta di due gemelli che fin dal
grembo materno si urtavano l’uno contro l’altro.
Il Signore a proposito di questi due gemelli disse a Rebecca:
“Due Nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno” (Gen. 25:23)
Queste sono state parole profetiche in quanto Dio nella Sua Onniscienza vide il peccato di Esaù
il quale non solo fu profano, ma si unì anche in matrimonio con le figlie dei Cananei causando il
dispiacere dei suoi genitori. (Gen. 26:34; Ebr. 12:16-17)
Di Esaù e della sua discendenza Dio, attraverso il profeta Malachia, disse: (Mal. 1:1-4)
“Io ho odiato Esaù e anche se i suoi discendenti ricostruiranno i luoghi che Io ho fatto
distruggere, Io li ridistruggerò nuovamente perché essi sono il popolo contro
il quale Io sarò per sempre indignato”
Cosa era successo ad Esaù? Come era stato possibile che due figli concepiti nello stesso seno
materno da un uomo solo, che era la progenie della donna, potessero essere nemici a morte?
Infatti lo stesso pensiero omicida che era stato in Caino, ora è in Esaù. Caino pensò: “Io
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ucciderò mio fratello Abele” Così come Esaù (Gen. 27:41)
Ora quando le Scritture dicono che il diavolo è stato omicida fin dal principio (Giov. 8:44)
sottintendono che lo sarà anche fino alla fine e così come ha compiuto il suo primo omicidio attraverso
la sua progenie (Caino), continuerà fino alla fine a cercare di sterminare la progenie della donna.
Non siamo neanche a metà percorso di questo studio e prima di continuare è bene cercare di
capire come il serpente, che è il diavolo, possa avere una progenie in carne ed ossa. Parlando della
natura umana, la Parola di Dio dice che l’uomo è un essere composto da spirito, anima e corpo.
“Ora il Dio della pace vi santifichi Egli stesso completamente; e l’intero vostro spirito, anima e
corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Tess. 5:23)
“La parola di Dio penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito,
delle giunture e delle midolla” (Ebr. 4:12)
Per cui l’uomo è un essere vivente carnale e spirituale a cui Dio disse:
“NEL GIORNO CHE TU NE MANGERAI PER CERTO MORRAI”
Quando questa parola che Dio predisse all’uomo, ebbe il suo adempimento, cosa morì
nell’uomo il corpo, l’anima o lo spirito?
ESAME
IL CORPO: Il corpo è un insieme di membra e organi dotato di sensi e istinti attraverso i quali
l’uomo ha coscienza del mondo che lo circonda. Dopo il peccato l’uomo continuò a
vivere col medesimo corpo.
L’ANIMA: E’ la seconda componente dell’essere umano ed è dotata di volontà, di sentimenti, e
di intelligenza, facoltà attraverso le quali esprime la propria personalità con l’uso della
parola e delle azioni. In parole povere il suo proprio IO!
Attraverso l’anima l’uomo ha coscienza di sé, delle proprie azioni.
“Nessuno conosce le cose dell’uomo se non lo spirito (anima) dell’uomo che è in
lui…” (1Cor. 2:11a)
Dopo il peccato l’uomo ha continuato ad essere lo stesso, cioè non ha perso le facoltà
dell’anima.
LO SPIRITO: E’ la componente più importante dell’uomo perché è dotato di tre facoltà che lo
mettono in diretta relazione con Dio. L’intuito, la comunione, la coscienza.
“….così pure nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio…..e noi
abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio…..” 1Cor. 2:11b-12
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LA COSCIENZA
Si è detto, si dice, e si dirà ancora molto per cercare di capire e di spiegare cosa è la coscienza.
Tutti però riconosciamo che siamo molto limitati per poterlo fare adeguatamente; anche io,
limitatamente a quelle che sono le mie capacità e i talenti che Dio dà ad ognuno, intendo la coscienza a
modo mio e mi accorgo che nel nostro essere trini (corpo, anima e spirito) è come se avessimo tre
livelli di coscienza:
a) la coscienza del corpo
b) la coscienza dell’anima
c) la coscienza dello spirito
Vale a dire, quelle consapevolezze attraverso le quali ognuno può conoscere le proprie capacità
e potenzialità, sia a livello fisico che psichico. La coscienza del corpo riguarda le qualità fisiche che
risiedono nei nostri sensi e nei nostri istinti; essa è il livello più basso di coscienza comune anche negli
animali. Il secondo livello di coscienza risiede nelle facoltà o qualità, che risiedono nell’anima che,
attraverso la volontà, l’intelligenza e i sentimenti, conosce il proprio io interrogandosi e cercando delle
risposte concrete. Il terzo livello di coscienza, il più alto per l’essere umano, risiede nello spirito che
Dio ha soffiato nel corpo umano facendone un’anima vivente con possibilità di interagire con il suo
Creatore, cosicché Dio, che è Spirito, comunica con lo spirito che è nell’uomo, lo spirito comunica con
l’anima, e l’anima comunica con il corpo che ne esegue le direttive o i consigli.
Non sono tre coscienze, bensì tre livelli di coscienza, un po’ come la Trinità di Dio che nello
specifico non è tre Dii, ma un solo Dio che manifesta il Suo essere Padre, il Suo essere Figlio, e il Suo
essere Spirito Santo, oppure come la nostra trinità che pur essendo composta da corpo, anima e spirito,
non sono tre esseri, ma una sola persona che per svolgere correttamente le sue funzioni non può
scindersi. Il corpo deve servire l’anima, l’anima deve servire lo spirito, e tutti e tre devono servire il
Signore in perfetta cooperazione.
“Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito,
l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo”
(1Tess. 5:23)
Questa era la condizione di Adamo ed Eva prima che commettessero il peccato: erano
irreprensibili e senza quel peccato non sarebbe stato possibile che la morte passasse su di loro. Ora, da
quello che ci fanno comprendere le Scritture, ci sono modi diversi per essere considerati morti, poiché
vi sono morti spiritualmente che vivono nel corpo e morti nel corpo che vivono spiritualmente
nonostante la stessa morte, come il nostro essere, o come Dio, è una sola; non ci sono infatti due tipi di
morte, bensì una prima e una seconda, che non sono altro che una prima e una seconda separazione
intesa come lo spirito che si separa dall’anima e l’anima che si separa dal corpo.
La fase di morte spirituale è immediata, mentre la morte fisica è graduale nel senso che in
mancanza di una vita corporea eterna, la vita dell’uomo ha un limite, come comprendiamo mettendo a
confronto versi della Scrittura come:
“Nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai” (Gen. 2:17b)
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“Poi Dio il Signore disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi… Guardiamo che egli non
stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre»” (Gen.
3:22)
“Tutto il tempo che Adamo visse fu di novecentotrenta anni; poi morì” (Gen.5:5)
Un corpo senza anima è morto fisicamente, così come un’anima senza lo spirito è morta
spiritualmente; un corpo morto è stato privato di avere comunione con il mondo e comunione con
l’anima; un’anima morta è stata privata di avere comunione solo con lo spirito perché vive, in realtà,
rispetto al corpo attraverso cui riesce ad avere comunione con il mondo. Diversa è la condizione dello
spirito in quanto esso, essendo la parte che Dio ha soffiato nell’uomo, cioè l’alito di Dio, conserva con
Dio un eterno rapporto, ma si priva di avere comunione con l’anima che si trova nel peccato. In questo
senso l’anima è morta per lo spirito e lo spirito è morto per l’anima; per cui lo spirito vive in Dio, ma
non vive nell’anima perché se così non fosse, dopo la morte del corpo, lo spirito non potrebbe ritornare
a colui che lo ha dato.
“prima che la polvere torni alla terra com’era prima,
e lo spirito torni a Dio che l’ha dato” (Eccl. 12:9)
Prima del peccato l’uomo, nel suo io, percepiva la presenza di Dio con l’intuizione dello spirito.
Dio gli rivelava la sua volontà attraverso le facoltà della comunione con la quale l’uomo poteva anche
adorarlo senza bisogno di ricorrere all’intelligenza o al ragionamento che sono facoltà dell’anima.
Dopo il peccato l’uomo non è più lo stesso essere. In lui vengono a mancare le facoltà dello
spirito e si ritrova ad essere solo un’anima che vivendo in un corpo può percepire la presenza di Dio
solo attraverso i sensi e gli istinti ascoltando e parlando con Dio con le facoltà dell’anima, ma non più
con le facoltà dello spirito. In questo stato però sia la coscienza dell’anima che la coscienza del corpo
sono alterate e, venendo a mancare la purezza che risiede solo nella coscienza dello spirito, adesso
l’uomo si sente rimproverato e ha paura al punto di nascondersi dalla presenza di Dio. In questo stato
di alterazione, come se non bastasse, cerca di scaricare le colpe su altri giustificando le proprie azioni.
La coscienza del corpo e la coscienza dell’anima usano entrambe le facoltà nelle quali risiedono
e nella condizione in cui ognuno di esse si trova ed, ovviamente, a causa del peccato, non possono
ricevere nessuna indicazione dalla coscienza dello spirito, non sentendosi così minimamente in colpa
per il peccato perpetrato dal corpo e dall’anima. Infatti, la coscienza che può accusare il peccato o
l’impurità è solo la coscienza dello spirito che opera attraverso la Parola.
“Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e
penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e
i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12)
Dividere l’anima dallo spirito significa che l’anima non può partecipare pienamente alle attività
dello spirito, mentre dividere le giunture dalle midolla sottintende la morte del corpo, ma quel che deve
farci riflettere di più è il fatto che questa Parola o spada a doppio taglio, contrariamente a come giudica
qualsiasi altro giudice, giudica i sentimenti e i pensieri del cuore, ovvero mentre un giudice umano non
può esprimere nessun giudizio in mancanza di un’azione compiuta, la Parola non ha bisogno che si
compia l’azione di peccato, poiché essa infatti giudica l’intenzione attribuendo la colpa prima ancora
che venisse commessa l’azione peccaminosa.
22
Tutto questo è quanto ha affermato Gesù stesso quando disse:
“chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore”
(Matteo 5:28)
Per cui anche senza commettere adulterio con il corpo, si può essere adulteri e quindi peccatori
soltanto con il pensiero. Questo è stato il peccato che è sorto nel cuore di Lucifero e per il quale è stato
condannato senza bisogno di compierne l’azione, infatti è stata sufficiente solo l’intenzione.
Dopo questa riflessione, riusciamo a capire il perché tutti siamo considerati peccatori senza
aver compiuto nessun peccato? Riusciamo a capire che neanche un neonato si può considerare senza
peccato anche quando egli non ha ancora la capacità di desiderare? Il seme del peccato o la capacità di
desiderare quel che non è lecito, non è forse già nel suo DNA? Basta solo aspettare per vedere che
questo seme diventerà frutto che a sua volta riprodurrà altri semi simili a lui.
Nella Parola di Dio, spesse volte leggiamo frasi come: “Uomini che soffocano la verità con
l’ingiustizia” (Rom. 1:18b), oppure “Ma si sono dati a vani ragionamenti, e il loro cuore privo di
intelligenza si è ottenebrato” (Rom 1:21); ed ancora “Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i
desideri dei loro cuori” (v. 24); “… Abbandonati a passioni infami (v. 26); “… Abbandonati in balia
della loro mente perversa...”(v. 28) e tanti altri ancora. Ma in tutte queste espressioni la parte coinvolta
non riguarda l’intero essere umano, bensì solo il corpo e l’anima cioè solo la sua parte umana fatta di
polvere e della sua relativa anima che vive in questo contenitore.
Alcuni chiarimenti:
1. Soffocare la verità con l’ingiustizia significa che l’anima non si sottomette allo spirito non
dando ascolto alla coscienza dello spirito. Mettere a tacere lo spirito o non prestargli ascolto
equivale a soffocarlo.
2. La parola “cuore” non può essere riferita al solo muscolo cardiaco bensì a tutto il corpo di carne
in alcune espressioni, mentre in altre all’anima intesa come la mente, cioè la parte spirituale
dell’uomo.
3. Essere abbandonati da Dio significa andare incontro alla distruzione, alla separazione, alla
morte, cioè essere privati della gloria di Dio che si esprime sempre con la verità, la santità e la
vita. La verità in quanto luce si contrappone alla menzogna ed alle tenebre; la santità in quanto
purezza si contrappone al peccato; la vita in quanto essere si contrappone alla morte. Dio però
non prende mai l’iniziativa di abbandonare qualcuno o di separarsi dal peccatore e non vieta a
nessuno la possibilità di abbandonare o separarsi da lui attraverso il rifiuto, per cui quando
leggiamo che egli ha abbandonato qualcuno comprendiamo che egli ha lasciato libera, non la
persona che ha peccato, bensì la persona che lo ha rifiutato non interagendo più per il suo bene.
In simili condizioni l’anima vive nel corpo, ma non vive nello spirito essendone stata separata;
così come lo spirito vive in Dio, ma non vive nell’anima per lo stesso motivo. Quindi l’anima è
morta o separata dallo spirito, così come lo spirito è morto o separato dall’anima.
4. La morte dell’essere umano, nel suo significato più stretto, non è sinonimo di annientamento o
annullamento, ma soltanto separazione temporanea o permanente da quella essenza dalla quale
proviene la vita. Lo spirito è vita data da Dio, l’anima è vita data dallo spirito, e il corpo è vita
data dall’anima; qualsiasi cosa che si separa dall’altra o che non gode la presenza dell’altra
viene considerata morta.
23
5. La presenza di Dio, quindi la vita, viene espressa con la parola “Gloria”, mentre la sua assenza
con la parola ebraica “Ikabod” che significa “La gloria si è allontanata da Israele”. Se leggete
1Samuele cap.4, capirete che l’allontanamento della gloria di Dio produce la sconfitta di
Israele, il suo asservimento al nemico e la morte, e continuando la lettura dei capitoli successivi
scoprirete che quando l’arca viene restituita, dopo circa 20 anni, la gloria di Dio ritorna in
mezzo ad Israele. Lo stesso si può dire leggendo i capp.10 e 11 di Ezechiele, dove si evince che
la gloria di Dio esce dal tempio e si allontana gradualmente per non ritornarvi se non dopo che
Erode ricostruisce il tempio di Salomone che Nabucodonosor aveva fatto distruggere in buona
parte. Per tutto questo tempo, quasi seicento anni, il tempio rimase senza la presenza dell’arca
dell’alleanza ed era stato profetizzato che per quanto quest’ultimo tempio non presentasse la
bellezza del tempio di Salomone, la gloria che avrebbe avuta sarebbe stata maggiore (Aggeo
2:9) perché alludeva al fatto che Dio stesso, la Parola fatta carne, sarebbe entrato in quel tempio
e sarebbe venuto Egli stesso in casa sua, non più sotto forma di arca o cassa in legno rivestita
d’oro, ma con un corpo fisico non fatto da opera di mano d’uomini il cui nome dichiarava la sua
provenienza, “Emmanuele”, Dio con noi. Più sorprendente ancora è il fatto che, come si evince
dai Vangeli, anche il tempio di Erode viene distrutto; ma non soltanto quello perché pure il
Tempio di Dio che era, che è, e che verrà in un prossimissimo futuro, è stato distrutto lasciando
Israele in una condizione di deserto non per 20 o 600 anni, bensì per altri 2000 anni ancora
dopodiché lo ristabilisce nuovamente. Ma perché ciò si realizzi deve maturare il tempo in cui
Israele dirà “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore” cioè il suo ravvedimento, e
questa volta sarà per stabilire una gloria eternamente presente in mezzo al suo popolo.
Detto ciò, credo che la prima morte menzionata nella Scrittura riguardi solo quella della
separazione da Dio a causa del peccato (morti nei falli e nei peccati ma viventi in Cristo), ovvero un
allontanamento dalla gloria di Dio solo per un tempo per poi essere eternamente con lui a motivo della
riconciliazione e del ravvedimento (non modifico quello che ho scritto prima per dare modo al lettore
di valutare egli stesso che tante affermazioni o interpretazioni possono essere fatte in modo diverso
senza necessariamente passare per eretici).
Da quello che riporta la Parola di Dio, accettiamo tutti che a causa del peccato la morte è
entrata nel mondo ed è passata su tutti gli uomini, accettiamo tutti che la morte viene descritta come
prima e seconda morte, che ci sarà una prima e una seconda risurrezione, così come ci sono due vite,
quella temporale e quella eterna. Volendo entrare ancora nello specifico di questo dualismo, accettiamo
anche che ci sono due peccati che entrambi conducono alle rispettive morti: il peccato a morte per il
quale non si può pregare perché non può essere perdonato in eterno ed il peccato che può essere
perdonato ma che tuttavia partecipa la morte, la cosiddetta separazione temporanea dalla completa
comunione con Dio.
Ora, nella nostra personale condizione umana e come pure in quella di tutta quanta l’umanità
che vive ed è vissuta su questo pianeta, a nessuno è stato permesso di vedere la Gloria di Dio così
come essa è realmente. Infatti, per poterlo fare, occorre avere un corpo glorificato, cioè non più
soggetto al degrado, sia fisico che morale. Saremo coscienti della realtà o dell’eternità di Dio quando
saremo simili a lui. Ma per adesso questa gloria ci è nascosta e viviamo solamente per fede.
24
FIGLI DI DIO E FIGLI DEL DIAVOLO
“ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio,
a quelli cioè che credono nel suo nome” (Giov. 1:12)
Domande:
1. Se Dio stesso considerava tutto il popolo di Israele come un figlio, di chi sono figli quelli che
non hanno creduto in Gesù?
2. Se tutto il creato, angeli compresi, proviene da Dio, non è ad Egli stesso che bisogna attribuirne
la paternità?
3. Se Dio è già il Padre di tutto il creato, cosa significa “diventare figli di Dio”?
4. Se siamo figli già ora, che senso ha diventarlo in seguito?
5. Cosa significa: “Ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo
(1Giov. 3:2 )?
6. Siamo stati figli, siamo figli e diventeremo figli. Qual è il senso di queste Scritture?
La risposta in sintesi a tutte queste domande la troviamo considerando che il progetto di Dio
non riguarda solo questa creazione, in quanto essa è solo transitoria. Siamo tutti di passaggio diretti
verso un luogo non ancora manifestato: nuovi cieli e nuova terra.
Per cui:
1. Siamo tutti figli di Dio per creazione.
2. In questo creato alcuni vengono scelti, eletti, chiamati, per diventare attraverso una nuova
nascita (la risurrezione) cittadini celesti e coeredi con Cristo. Questa elezione prende origine dal
principio dell’adozione attraverso cui il Padre si impegna obbligatoriamente a non rifiutare per
nessun motivo quelli che ha scelto e nello stesso tempo concedere a coloro che sono stati scelti
e adottati la possibilità di rifiutare o accettare l’adozione tramite il loro libero arbitrio.
3. Ci sono tuttavia anche i figli del diavolo di cui occorre individuare la provenienza,
l’appartenenza, la collocazione temporale in questo creato e la destinazione futura contrapposta
a quella dei figli di Dio. La risurrezione di costoro non sarà a nuova vita, bensì a nuova morte,
privati completamente ed eternamente di ogni forma di pace, gioia, piacere, salute, amore e di
ogni cosa gradevole. Adamo è stato il primo essere umano che possiamo considerare “figlio di
Dio per creazione”, destinato a diventare figlio di Dio nel regno dei cieli; contrariamente Caino
fu il primo essere umano che possiamo considerare “figlio di Dio per creazione” (in quanto
generato da Adamo che era da Dio), ma che la Scrittura stessa attesta essere dal diavolo, figlio
di perdizione tanto quanto gli altri figli del diavolo, anticristo compreso, tutti quanti destinati,
non a diventare figli del diavolo, perché già lo sono, bensì destinati come il loro padre ad essere
confinati nello stagno di fuoco in eterno.
25
IL CONCEPIMENTO DI CAINO
Nella creazione della materia (polvere, gas, acqua) abbiamo una trinità di sostanze o essenze
che hanno caratterizzato tutto quanto l’universo.
Se prendiamo una pietra vediamo in essa solo un mucchio di polvere solidificata, non vediamo
né il gas, né l’acqua che hanno contribuito alla sua esistenza; allo stesso modo si può dire di un essere
umano; si vede solo il corpo ma non vediamo né l’anima, né lo spirito e solo quando l’anima e lo
spirito, presenti nel corpo, lo lasceranno, questo corpo si ritroverà nuovamente allo stato iniziale
quando Dio formò l’uomo dalla polvere prima che gli alitasse il suo fiato vitale.
“Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra…” (Gen. 2:7)
In rapporto con l’uomo questo rappresenta il primo atto divino creativo, fare un corpo che mai
era esistito prima, né nella forma né nella sostanza.
… gli soffiò nelle narici un alito di vita…
Questo è il secondo atto divino, immettere in questo corpo il suo fiato, il suo spirito di vita che
una volta introdotto nel corpo diede origine al primo uomo vivente.
… e l’uomo divenne un essere (o un’anima) vivente.
L’uomo o l’anima con il suo corpo è il risultato della vita di Dio trasmessa per mezzo del suo
Spirito che dà vita.
Di tutto quello che vive, la vita è costituita dal fatto che ogni essere vivente può esercitare le
proprie facoltà, per cui il corpo umano è vivo quando può espletare le sue funzioni, mentre è infermo
quando qualcosa non funziona bene, ed è morto quando non può più avere coscienza del mondo.
L’anima è viva quando le sue facoltà sono intatte, ma una mente malata non permette all’uomo
di esprimere la propria personalità. È un’anima malata che trasmette la sua malattia attraverso il corpo
ed è morta quando non può più ricevere sensazioni o esprimere emozioni o quando non ha più
comunione con Dio per mezzo dello spirito. Perché se fosse possibile l’infermità dello spirito
dovremmo accettare il fatto che si potrebbe avere coscienza e comunione con Dio senza intuizione,
oppure intuizione e comunione senza coscienza, oppure intuizione e coscienza senza comunione e ci
rendiamo conto che questo è impossibile.
Lo spirito di vita che vivifica l’anima che è nell’uomo, attraverso l’intuito, la comunione e la
coscienza trasmette all’anima (l’io della persona) la volontà di Dio che nel proprio libero arbitrio
deciderà se ubbidire allo spirito o se fare orecchio da mercante per soddisfare i desideri della carne.
In funzione alla decisione dell’anima, l’essere umano si può definire spiritualmente vivo se si
sottomette allo spirito non ubbidendo alle passioni carnali oppure spiritualmente morto se si sottomette
alla carne non dando ascolto allo spirito.
Lo Spirito può essere separato dall’anima ma non può essere separato da Dio né tantomeno è
possibile un suo stato di infermità anche parziale.
26
ROMANI 8:5-9
TESTO BIBLICO TESTO PARAFRASATO
v. 5 Infatti coloro che sono secondo la carne
volgono la mente alle cose della carne,
ma coloro che sono secondo lo spirito
alle cose dello spirito.
L’anima che vive secondo la carne, volge il suo
pensiero alle cose della carne, ma l’anima che
vive secondo lo spirito volge il suo pensiero
alle cose dello spirito.
v. 6 Infatti la mente controllata dalla carne
produce morte, ma la mente controllata
dallo spirito produce pace e vita.
L’anima controllata dalla carne produce
morte, mentre quella controllata dallo spirito
produce pace e vita.
v. 7 Per questo la mente controllata dalla
carne è inimicizia contro a Dio, perché
non è sottomessa alla legge di Dio e
neppure può esserlo.
Per questo l’anima controllata dalla carne è
inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa
alla legge di Dio e neppure può esserlo.
v. 8 Quindi quelli che sono nella carne non
possono piacere a Dio.
Quindi le anime che vivono secondo la carne
non possono piacere a Dio.
v. 9 Se lo Spirito di Dio abita in voi non
siete più nella carne ma nello spirito.
Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo
non appartiene a Lui.
Se lo Spirito di Dio abita in voi non siete
progenie del serpente ma progenie della donna
perché lo spirito è ancora unito con l’anima.
Ma se uno non è nato di nuovo non può
appartenere a Cristo.
v. 12 Perciò fratelli, noi siamo debitori non
alla carne per vivere secondo la carne.
Perciò fratelli, noi esseri umani siamo
debitori non alla carne per vivere secondo la
carne.
v. 13 Perché se vivete secondo la carne voi
morirete; ma se per mezzo dello spirito
fate morire le opere del corpo, voi
vivrete.
Perché l’anima che vive secondo la carne
morirà; ma se per mezzo dello spirito farà
morire le opere della carne, allora vivrà.
v. 14 Poiché tutti quelli che sono condotti
dallo Spirito di Dio sono figli di Dio.
Poiché tutte le anime che sono condotte dallo
Spirito di Dio sono figli di Dio.
Dal momento in cui Adamo ed Eva peccarono lo spirito è stato diviso dall’anima che privata
dell’intuito della comunione e della coscienza non poté più identificarsi come figlio di Dio perché non
era condotto più dallo spirito di Dio che era in lui ma era divenuto schiavo del peccato. (Giov. 8:34)
Seguendo l’ammaestramento di Gesù fatto a Nicodemo possiamo dedurre che così come ciò
che nasce dalla carne è carne, anche ciò che viene concepito dalla carne è carne.
Tra il peccato di Adamo ed Eva e prima che Dio li giudicasse, c’è stato uno spazio di tempo
durante la giornata, chissà forse mentre cucivano le foglie di fico, in cui Adamo conobbe sua moglie la
quale concepì, e secondo la legge che regola il rapporto con gli schiavi, uno schiavo non è padrone
neanche dei suoi figli per cui il seme concepito dopo il peccato era un seme che conteneva di già il
codice genetico dei genitori ma che non sarebbe appartenuta a loro, perché:
“Caino era dal diavolo” (1Giov. 3:12)
27
Poi Dio giudicò Adamo ed Eva i quali furono espulsi dal giardino d’Eden, ma non senza la
misericordia di Dio il quale coprì il loro peccato attraverso il primo sacrificio di sangue; ma non ci fu
sacrificio per colui che Eva già portava in grembo e mentre Adamo ed Eva erano stati vivificati per
grazia riottenendo in parte le facoltà dello spirito, Caino rimase e nacque nello stato in cui era stato
concepito, un uomo carnale, un essere senza spirito perché separato da Dio, soltanto un soffio di vita,
un’anima e un corpo che viene identificato come la prima progenie del serpente vivente in carne ed
ossa ma spiritualmente morta, cioè privata della natura divina nei falli e nei peccati.
MORTI NEI FALLI E NEI PECCATI
Il peccato di Adamo ed Eva non è stato semplicemente la causa che ha permesso alla morte di
passare su tutti gli uomini, è stato anche il motivo per il quale Dio aveva già anticipatamente
provveduto un rimedio.
“L’Agnello senza difetto e senza macchia preconosciuto prima della fondazione del mondo… ma
manifestato solo negli ultimi giorni per voi” (1Pietro 1:19-20)
Prima di continuare, credo sia opportuno chiarire un po’ cosa significa trovarsi in una
condizione di “morti nei falli e nei peccati”, poiché è dal momento che il peccato entrò nel mondo che
tutti veniamo considerati peccatori, che la morte è passata e continua ancora a passare su ogni persona,
bambini compresi. Come capire, allora, la differenza che c’è tra chi sta vivendo una morte temporanea
e chi la sta vivendo permanentemente in attesa che ogni cosa abbia il suo adempimento?
Così come Gesù si esprimeva in parabole per rendere più facile la comprensione dei suoi
insegnamenti, voglio anche io fare dei paragoni ponendo delle domande e dando delle risposte.
Due persone non credenti si trovano entrambe in uno stato di coma, come se fossero morte. Ad
un certo punto una si sveglia dal coma , mentre l’altra rimane in coma fino a trapassare. Erano
entrambe nelle stesse condizioni, incoscienti ed incapaci, ma mentre una si risveglia e riprende
coscienza ritornando alla stessa condizione di salute di prima, l’altra si ritrova in un’altra dimensione
dalla quale non c’è più ritorno. Entrambe erano morte nei falli e nei peccati, ma mentre una partecipava
solo ad una morte temporanea , l’altra subiva una morte definitiva.
Se chi tornò in vita rifiutò di accettare la salvezza per grazia, mentre chi morì non ebbe la
possibilità di credere in quanto non ebbe modo di ascoltare o perché morì in tenera età, chi dei due sta
partecipando la morte eterna? Colui che si risvegliò dal coma o colui che morì? Inoltre, per poter subire
la morte seconda, cioè quella eterna, si deve subire anche la prima o si può essere considerati morti due
volte anche prima di partecipare la prima? Come interpretiamo Marco16:16?
“Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato”
Può un feto o un neonato o un bambino, credere per essere battezzato e salvato? E cosa deve
fare per essere salvata una persona adulta che non ha avuto la possibilità di ascoltare per credere ed
essere battezzata? Non sono entrambi classificati come morti nei falli e nei peccati? Non sono entrambi
incoscienti della verità? Il sacrificio di Cristo non è valido per entrambi? In uno stato di incoscienza o
di coma, o nell’incapacità di intendere e di volere, non si può applicare nessun tipo di condanna, per
cui sarebbe meglio non esprimere giudizi prima del tempo in merito a chi è salvato o meno ed aspettare
che anche il nostro tempo maturi.
28
Adamo ed Eva; Abele; Set; Abramo; Mosè; Davide; i profeti e tutti gli Israeliti che in ogni
generazione hanno rappresentato il popolo di Dio, il residuo eletto, i redenti dall’Eterno … erano anche
loro morti nei falli e nei peccati?
SI’? Perché allora potevano avere comunione con Dio?
E perché i pagani morti anche loro nei falli e nei peccati non potevano avere lo stesso privilegio
di Israele?
LA RISPOSTA:
Senza spargimento di sangue non c’è perdono dei peccati (Ebrei 9:22)
 Adamo ed Eva – Dio provvide per loro dei sacrifici animali. Gen. 3:21
 Abele – Offriva dei sacrifici animali Gen. 4:4
 Noè – Offrì dei sacrifici animali Gen. 8:20-21
 Abramo – Offrì dei sacrifici animali Gen. 12:7
Dio impose a tutto Israele di offrirgli dei sacrifici animali, sacrifici che furono offerti fino al 70
d.C., anno in cui il tempio fu distrutto e Israele deportato definitivamente.
Quando Gesù, a proposito del tempio disse che non sarebbe rimasta pietra su pietra,
sicuramente alludeva al fatto che dopo il suo sacrificio non sarebbero rimaste pietre su pietre che
avrebbero potuto costituire un altare dove continuare ad immolare sacrifici animali.
Dopo la morte di Gesù, che è stato il sacrificio perfetto, per 40 anni gli Israeliti continuarono ad
offrire sacrifici animali, alcuni perché non avevano creduto, altri perché non avevano capito, per cui
attraverso l’Imperatore Tito e Vespasiano Dio distrusse il tempio attestando a quelli che non avevano
creduto di non gradire quei sacrifici, mentre attraverso Paolo ammaestra quelli che non avevano capito
e quei Gentili che si convertivano al cristianesimo di astenersi dal sangue. Atti 15:20
L’essere morti nei falli e nei peccati riguardava quindi solo il popolo pagano e la progenie del
serpente, i cosiddetti gentili che pur offrendo anche loro sacrifici animali e spesse volte anche umani
non potevano avere comunione con Dio in quanto i loro sacrifici erano consacrati agli idoli, cioè a
raffigurazioni varie ritenute divine che la Parola di Dio definisce.
“Hanno bocca e non parlano, orecchie e non odono, occhi ma non vedono, etc.” (Salmo 115:5)
Cioè pur essendo raffigurazioni dalle sembianze umane dal momento che non c’è alcuno spirito
in loro, sono senza vita, e come loro, quindi senza vita, sono gli uomini che li fanno e quelli che
confidano in essi. (Salmo 115:8) Ora il concetto è semplice, un Dio che non ha vita in sé non potrà
darne neanche agli altri per cui gli idolatri pur essendo vivi fisicamente sono morti spiritualmente
perché non ricevono vita dal loro dio ne possono dargli vita, mentre il salmista non si definiva morto
nei falli e nei peccati perché dal momento che adorava l’Eterno, l’autore della vita, si sentiva vivente
anche lui.
“Non sono i morti che lodano l’Eterno … ma noi [viventi] benediremo l’Eterno ora [durante la
vita terrena] e sempre [nell’eternità]” (Salmo 115:17-18)
Il sangue dei sacrifici israelitici di per sé non aveva alcuna importanza né alcun potere di
espiare i peccati di Israele, esso infatti era solo un simbolo di ciò che nella realtà a venire doveva
costituire l’unico mezzo, l’unica offerta, l’unico sangue che poteva veramente convalidare tutti quei
sacrifici precedenti, perché nel sangue di Gesù c’è stato veramente il potere di annullare ed espiare il
peccato. (Ebr. capp 9-10)
29
Non bisogna però pensare che il sangue del sacrificio israelita non aveva alcun valore
completamente, perché il valore era circoscritto nell’osservanza del comandamento di Dio. La
decisione infatti di tali sacrifici veniva da Dio e rappresentava come un compromesso in attesa di
stipulare un atto, o come un testamento redatto in attesa della morte del testatore, per cui il sacrificio di
Cristo in un colpo solo, o in un atto unico ha autenticato tutti i sacrifici di sangue offerti in passato, ma
non ha autenticato nessun sacrificio pagano né tantomeno ha sparso il suo sangue per gente come
Caino che anziché offrire ciò che Dio avrebbe gradito, il sangue, offerse i prodotti della terra che non
erano adatti a rimettere i peccati. Dio non lasciò che la vergogna del peccato di Adamo ed Eva fosse
coperta dal prodotto della terra, come le foglie di fico, ma coprì il loro peccato con le pelli ottenute dal
sacrificio che costò la vita a due creature. Il peccato però come ho detto prima non ha avuto solo la
conseguenza di provocare la morte dei primi figli di Dio in base alle parole di Dio.
“Nel giorno che tu ne mangerai per certo morirai …”
E non si è accontentato neanche di estendere la morte fisica su tutta la progenie della donna in
base a quanto ritroviamo scritto.
“Perciò come per mezzo di un solo uomo, il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la
morte, così la morte si è estesa su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rom. 5:12)
Il peccato ha avuto anche la conseguenza di procurare una progenie al serpente.
“Ed io metterò inimicizia tra la tua progenie e la progenie della donna” (Gen. 3:15)
Ed è di questa progenie che con l’aiuto del Signore voglio continuare a parlare perché essa è
viva e vegeta ancora tutt’oggi, per cui quest’argomento è attuale e nello stesso tempo si ricollega alle
origini, e partendo dalle origini possiamo distinguere tre ceppi di origine della progenie del serpente.
1°) La progenie del serpente attraverso la famiglia Adamitica
2°) “ “ “ “ Camita
3°) “ “ “ “ Abramitica
E che Dio ci aiuti!
30
LA PROGENIE DEL SERPENTE ATTRAVERSO LA FAMIGLIA ADAMITICA
L’esperienza di Adamo ed Eva dovette essere stata terribile e sono sicuro che dovettero
ricordarsela per tutta la vita; un esperienza del genere credo che non soltanto non si può dimenticare
ma sono persuaso che qualsiasi persona farà di tutto per non ripeterla, per questo motivo il diavolo non
poteva più sperare in Adamo ed Eva. Per avere una compagna adatta a Caino doveva trovare una
strategia, non poteva sperare più in Adamo ed Eva e non poteva sperare solo in Caino perché in quel
tempo non esisteva la fotocopiatrice né tantomeno la clonazione, per cui aspettò pazientemente il
presentarsi di un’occasione.
Durante l’attesa Caino intanto cresceva, e una volta adulto manifestò i suoi frutti cattivi; la
Scrittura ne elenca due, ma sicuramente saranno stati tanti.
1. Non riconobbe Dio come suo unico padrone perché un servo riconoscente offre sempre ciò che
il suo padrone gradisce.
2. Uccise il suo fratello Abele manifestando così il proposito del diavolo nel cercare di distruggere
la progenie della donna.
Uomini come Caino nelle Scritture ne troveremo molti altri, e l’apostolo Giuda scrivendo la
sua epistola parla di questi uomini dicendo che:
v. 3-4 Uomini che sono stati designati da
tempo per questa condanna, empi
che mutano la grazia del nostro
Dio in immoralità, e negano
l’unico padrone Dio e il nostro
Signore Gesù Cristo.
La condanna del serpente e della sua progenie
e la maledizione di Caino ereditata
geneticamente anche dalla sua progenie.
5-10 Ma costoro parlano male di tutte le
cose che non comprendono, e tutte
le cose, che come animali
irragionevoli conoscono
naturalmente diventano per essi
motivo di rovina.
Essendo uomini in cui non è lo Spirito di Dio
non comprendono le cose spirituali
diffondendo una dottrina sbagliata che lì
rovina sempre più.
11-13 … sono nuvole senz’acqua sospinte
qua e là da ogni vento, alberi
d’autunno senza frutti,
doppiamente morti, sradicati, onde
furiose del mare che vomitano la
schiuma delle loro brutture, stelle
erranti a cui è destinata la caligine
delle tenebre infernali per sempre.
Non hanno acqua viva da dare, sospinti da
ogni vento di dottrina, senza frutti, due volte
morti prima ancora del giudizio universale,
sradicati (ogni albero che il Padre mio…) che
manifestano schifosamente la bruttura della
loro dottrina. Stelle come Lucifero maledetti
per sempre.
14-19 Costoro sono quelli che causano le
divisioni, gente carnale che non ha
lo spirito.
Sono persone che vivono per soddisfarei
desideri della carne e dare sfogo alle passioni
dell’anima attraverso l’uso dei sensi, degli
istinti e degli organi.
Non c’è espressione migliore di questi versi per definire la natura di questi uomini simili alla
prima progenie del serpente.
31
Intanto che Caino andava errando per la terra a motivo della sua maledizione Adamo ed Eva
ebbero altri figli i quali una volta cresciuti cominciarono a formare le prime tribù. Da una di queste
tribù Caino prese una moglie, figlia o nipote di Adamo attraverso la quale poté assicurare al serpente la
continuità della sua progenie; povera donna!
Le Scritture dicono che Eva era stata sedotta con l’inganno, ma non troviamo nessuna allusione
a come abbia fatto Caino a conquistare il cuore di questa donna. Forse facendo sfoggio della sua
bellezza; o forse perché questa donna non aveva ancora trovato marito e volle mettersi al sicuro
approfittando di questa occasione? Non lo sappiamo; quel che sappiamo però, è che Dio aveva messo
un segno su Caino, il segno della sua maledizione che, non soltanto serviva a salvargli la vita (Gen.
4:15), ma anche a far sì che non potesse essere confuso con i figli della benedizione da cui discendeva
la figlia o la nipote di Adamo.
Questo segno, di maledizione infatti doveva essere un monito per chiunque e nello stesso tempo
un divieto a non intrattenere rapporti di comunione con lui. La moglie di Caino, per amore o per
necessità, oltrepassò questa linea di confine unendosi a Caino e generando figli da cui venne Lamek
che ebbe due mogli e uccise due uomini, continuando così a manifestare il frutto dell’albero cattivo.
L’unione o la comunione tra il sacro e il profano è qualcosa che Dio non ha mai tollerato per
cui nel momento in cui la figlia o la nipote di Adamo accettò di unirsi a Caino rinunziò al privilegio di
appartenere alla famiglia di Dio condividendo così la sorte del marito, la maledizione.
Maledetto il serpente, maledetto Caino, maledetta sua moglie, maledetta la loro discendenza,
per un matrimonio! Ma ne valeva proprio la pena? Prima che questa donna si unisse a Caino, la sua
condizione spirituale era quella di un essere morto nei falli e nei peccati ma vivificato per grazia
attraverso il sacrificio animale che prefigurava quello di Cristo; mentre ben diversa è quella dopo il suo
infelice e maledetto matrimonio. La condizione della moglie di Caino è quella in cui si ritrovano coloro
che faranno le stesse scelte, e come l’apostolo Giuda descrive perfettamente coloro che si sono
incamminati per la via di Caino, l’apostolo Pietro descrive la condizione di coloro che si incamminano
nella via di sua moglie, la quale per un matrimonio rinnegò il padrone che l’aveva comprata divenendo
figlia di maledizione. (2Pietro 2)
Capire come i figli di Dio, rinati di nuovo, possono diventare figli di maledizione, non è
difficile. Un figlio che rinnega il proprio padre che lo ha adottato non soltanto rinuncia alla paternità
del padre, rinunzia anche ai suoi diritti sull’eredità a venire e sul sostentamento quotidiano, cioè sui
beni comuni nel tempo presente. Rinnegare Dio e il nostro Signore Gesù Cristo significa non soltanto
perdere la vita eterna a venire, ma essere spogliati dell’immagine e somiglianza di Dio che consiste
nelle facoltà dello spirito, intuito – comunione . coscienza. Un uomo in queste condizioni è
irrimediabilmente perduto come spiega Gesù in Matteo 12:43-45 o come spiega l’autore dell’Epistola
agli Ebrei 6:4-6; 10:28-29.
Comprendiamo meglio questi passaggi di Scritture esaminando ciò che Dio disse ad Eva.
I tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te” (Gen. 3:16b)
Questo naturalmente valeva anche per la futura moglie di Caino la quale doveva essere
consapevole che il suo futuro marito avrebbe dominato su di lei, per cui ella si sottomise alla potestà
del suo nuovo padrone rinnegando Dio che l’aveva comprata.
Qui apro una parentesi per annientare definitivamente le predicazioni di coloro che hanno
attribuito a Caino il potere di controllare il peccato che era alla porta, che lo stava spiando e i cui
desideri erano rivolti a Lui ma che Lui lo doveva dominare (Gen. 4:7), perché in rapporto con 3:16b la
Scrittura sta dicendo la stessa cosa:
32
“Eva i tuoi desideri si volgeranno ad Adamo e lui sarà il tuo capo”, [colui che ti dominerà]
“Peccato i tuoi desideri sono rivolti a Caino e lui sarà il tuo capo”, [colui che ti dominerà]
Sia Adamo che Caino erano entrambi dominatori, l’uno sul regno della sua famiglia, l’altro sul
regno del peccato. La parola “dominare” non significa avere la capacità di rifiutare, ma assecondare il
desiderio di soddisfarlo.
“La nostra guerra non è contro carne e sangue ma contro i dominatori
del mondo di tenebre di questa età” (Ef. 6:12)
Non sono i dominatori di tenebre che possono comandare su di noi, essi non fanno altro che
assecondare le voglie di coloro che vogliono vivere nelle tenebre.
Caino è stato un dominatore del mondo di tenebre di tutta quella generazione che, cominciata
con lui, conclude la sua prima tappa col diluvio che annientò tutta la progenie del serpente formata dai
figli naturali di Caino e dai figli acquisiti.
I FIGLI DI DIO E I FIGLI DEGLI UOMINI
Non è un caso che le Scritture non menzionano affatto che Caino sia un discendente di Adamo
ed Eva.
“Dio mi ha dato un altro discendente al posto di Abele [1° discendente] che Caino ha ucciso”
(Gen. 4:25)
“Questo è il libro della discendenza di Adamo… Dio creò l’uomo [Adamo ed Eva] a sua
immagine e somiglianza… Adamo generò Seth a sua immagine e somiglianza” (Gen. 5:1-3)
La mancanza di collegamento di Caino come discendenza da Adamo e da Dio ci aiuta a
riflettere. Quando le figlie degli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra, i figli di
33
Dio sedotti dalla loro bellezza, si scelsero quelle che vollero per cui Dio ne decretò la morte votando
alla distruzione, nella maniera dell’interdetto, tutto quello in cui vi era un alito di vita, dagli uomini che
non riconoscevano in Dio il loro unico padrone in quanto figli di un altro padrone, agli uomini che
avevano rinnegato il loro unico padrone che li aveva comprati diventando così figli acquisiti del
diavolo. (Giuda e 2Pietro 2)
Come abbiamo visto precedentemente, col diluvio universale Dio sradicò tutti gli alberi da lui
non piantati (i morti due volte) e tagliò fin dalle radici tutti gli altri alberi che non portarono buon frutto
(i morti una prima volta nei falli e nei peccati da cui erano stati salvati per la grazia concessa anche a
loro attraverso quel sacrificio che veniva sempre rinnovato, ma che adesso erano morti per la seconda
volta), gente in cui non vi era uno spirito con facoltà di intuizione, comunione e coscienza ma
semplicemente uno spirito inteso come alito, o soffio di vita simile a quello degli animali.
Tutto questo accadde perché i figli di Dio non rispettarono la linea di confine tracciata da Dio e
che doveva servire a separare le due progenie.
Una linea di confine posta in un campo serve ad indicare il limite delle due proprietà e solo un
seminatore stolto potrebbe seminare le sue buone sementi nelle proprietà di un altro; solo uno stolto
potrebbe edificare una casa nel suolo di un altro proprietario; solo uno stolto andrebbe a depositare i
suoi risparmi nel conto corrente di un altro e, stolti sono divenuti tutti quei figli di Dio che hanno
depositato o seminato il loro seme genitale nel grembo di donne con le quali non avrebbero dovuto
avere rapporti.
Tutti quei servi che anziché seminare nel campo del loro padrone, seminano nel campo nemico,
accrescono i beni del nemico ed entrano nelle sue grazie, ma inevitabilmente devono essere puniti dal
loro padrone la cui ira si accende contro di loro a causa del loro operato.
Noè è stato un buon predicatore di giustizia, un buon seminatore che non avendo seminato la
sua progenie nel campo del nemico non poteva subire la stessa sorte degli empi, per cui Dio prese lui e
la sua progenie e la custodì nel suo granaio affinché passato il diluvio potesse nuovamente
moltiplicarsi.
34
LA DISCENDENZA DEL SERPENTE ATTRAVERSO LA PROGENIE CAMITA
Qualcosa su questo soggetto l’abbiamo già vista precedentemente, però cercare di capire un po’
di più non fa male.
Perché Cam ha peccato e perché la maledizione pronunziata da Dio è caduta sul suo
quartogenito figlio? (Gen. 9:25)
Quando Dio creò Adamo ed Eva, la Scrittura dice che “Dio li benedisse;” quando peccarono si
trovarono sotto accusa di peccato per l’inganno del diavolo e, Dio non potendo maledire ciò che aveva
precedentemente benedetto provvide un risarcimento di danni attraverso il sangue del sacrificio, anche
perché il peccato di Adamo ed Eva non era stato un peccato a morte per il quale non c’era alcun
rimedio. Il rimedio c’è stato per cui il loro peccato era stato espiato e, nel ricordo del sacrificio
perpetuato con coscienza la benedizione riposava anche su coloro che pur peccando non commettevano
quel peccato a morte, come la moglie di Caino che calpestando il sangue del sacrificio annullò la
benedizione trovandosi sotto maledizione, perché Dio non aveva disposto un secondo rimedio.
“… Cristo è stato manifestato per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso… Dopo
essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti …”
(Matteo 20:28; Eb. 9:26b-28a)
Tutti i peccati però, anche se non sono a morte, non rimangono senza retribuzione.
“Il servo che conosce la volontà del suo padrone e non la fa sarà battuto di molte battiture, ma quel
servo che non conosce la volontà del suo padrone e non la fa sarà battuto di poche battiture.” (Luca
12:47)
Ed è così che Adamo ed Eva ricevettero la punizione mentre la maledizione cadde sul serpente
e su Caino e, la stessa cosa dovette accadere a Cam. Qui adesso dobbiamo distinguere due tipi di
maledizione:
1. La maledizione temporanea
2. La maledizione permanente ed eterna.
LA MALEDIZIONE TEMPORANEA
Per maledizione temporanea dobbiamo intendere solo quelle calamità o malattie, che fanno
soffrire e anche morire, che si abbattono su coloro che peccano, secondo quanto troviamo scritto:
“Maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge per metterla in pratica” (Deut. 27:26)
“Chiunque trasgredisce la legge di Mosè, muore senza misericordia…” (Ebrei 10:28)
Ma è scritto anche che:
“…la morte [di Gesù] è intervenuta per il riscatto dalle trasgressioni commesse sotto il primo
patto…” (Ebrei 9:15)
“Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini [finché c’è possibilità di pentimento,
confessione e ravvedimento] ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata né al
presente né in futuro.” (Matteo 12:31-32)
Emanuele FIGLIOLI
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Emanuele FIGLIOLI

  • 1. LLIINNEEAA DDII CCOONNFFIINNEE QUEL CHE DOVREBBE CONOSCERE CHI HA UNA BIBBIA IN CASA. QUEL CHE NON DOVREBBE DIMENTICARE CHI DICE DI ESSERE CRISTIANO. QUEL CHE DOVREBBE INSEGNARE ANCHE CHI È PREPOSTO AL PULPITO. N.d.A. Ringrazio il Signore per quanto mi ha concesso di ricevere, riconosco che questo lavoro è stato possibile non per le mie capacità ma unicamente per la doppia forza che il Signore mi ha dato, infatti, la maggior parte di questo libro è stata concepita in un letto di sofferenza fisica per la quale ho ringraziato il Signore e continuo a ringraziarlo perché la potenza di Dio si dimostra perfetta nella debolezza. Considero tutto questo come quel servo che ha ricevuto un talento (la Parola di Dio) ma che non volendo nascondere affido nelle mani dei banchieri cioè nelle mani di coloro che sono stati chiamati e che già trafficano altri talenti (doni e ministeri compresi) perché il talento non di mia proprietà esclusiva ma a disposizione di tutti. Che Dio dia grazia e forza a tutti i lettori di questo libro, non soltanto di capire e di accettarne il contenuto, ma di farne partecipi altri attraverso incontri speciali in cui i soggetti possono essere esaminati con più attenzione e con più tempo disponibile, o attraverso la divulgazione del libro stesso in tutti i modi possibili, perché il tempo è vicino, più vicino di quanto possiamo immaginare, è tempo infatti, di cominciare a preparare le lampade per incontrare lo sposo. La prima edizione di questo libro è stata realizzata nel 2014, e dal momento che alcune case editrici cristiane, alle quali lo avevo sottoposto, non hanno ritenuto opportuno pubblicarlo, ho provveduto personalmente e a spese mie a farne stampare 1300 copie che sono state spedite gratuitamente a 1150 chiese evangeliche di diverse denominazioni sparse su tutto il territorio nazionale. Pochissimi sono stati i riscontri positivi alcuni dei quali sono arrivati a distanza di dodici anni, ma così come è scritto che bisogna gettare il :pane nelle acque facendone più parti, per poterlo raccogliere a suo tempo, e credendo ancora di più in quello che ritengo aver ricevuto da Dio, ne ripropongo la lettura in questa nuova edizione riveduta e corretta in alcuni punti, con più vigore di prima. Gloria a Dio.
  • 2. 2 L’argomento trattato in questo libro ha il suo ceppo nel testo riportato nel libro della Genesi cap. 3 verso 15 e, come un albero genealogico con i suoi rami, si estende attraverso l’Antico ed il Nuovo testamento arrivando a toccare l’apice della Bibbia, cioè il libro dell’Apocalisse. TESTO: GEN. 3:15 “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno” Nel primo capitolo del libro della Genesi Dio si presenta quale Creatore di tutto l’universo, riassumendo in soli 31 versi della Scrittura tutto ciò che Lui aveva creato; infatti dopo la creazione dell’uomo (maschio e femmina) non abbiamo alcun riferimento che ci possa far pensare che Dio abbia creato qualcos’altro. Dal verso 4 del Cap. 2 invece comincia la descrizione cronologica di come la coppia da Dio creata, si sia evoluta nel riprodursi o nel moltiplicarsi secondo l’ordine ricevuto da Dio “crescete e moltiplicate”, perciò il libro della Genesi, o delle origini, ci descrive: AL CAP. 2) L’ORIGINE DELL’UOMO E DELLA DONNA AL CAP. 3) L’ORIGINE DEL PECCATO AL CAP. 4) L’ORIGINE DELLA FAMIGLIA E man mano che passiamo da un capitolo all’altro e da un libro all’altro, il V.T. ci racconta in linea principale la storia di Israele dalla quale doveva venire il Messia, cioè la progenie della donna che doveva schiacciare il capo al serpente. Ma torniamo un po’ indietro; all’inizio della storia dell’uomo, la Scrittura interpretata cronologicamente, afferma che : 1. DIO CREÒ L’UOMO 2:7 2. DIO PIANTÒ UN GIARDINO IN EDEN E VI POSE L’UOMO 2:8,15 3. DIO DIEDE ORDINI ALL’UOMO 2:16 4. DIO FORMÒ LA DONNA 2:21-23 Non troviamo alcun accenno all’eventuale creazione dell’albero della conoscenza del bene e del male e dell’albero della vita. Questi alberi non furono creati, cioè non spuntarono dal suolo, né tantomeno furono da Dio piantati nel giardino d’Eden, infatti dal confronto con diverse traduzioni bibliche comprendiamo che questi due alberi erano in mezzo agli altri alberi. Questo si intuisce anche dal fatto che l’albero della vita descritto in Apocalisse, non spunterà in mezzo alla piazza della nuova Gerusalemme, egli sarà là (Apoc. 22:1-2) così come in principio era stato in Eden, mentre non troviamo nessun accenno in merito all’albero della conoscenza del bene e del male, come se si fosse estinto, perché? Il perché lo possiamo comprendere dal contesto biblico. Le Scritture parlano di luce e di tenebre, di maledizioni e di benedizioni, di vita e di morte, di Dio e del diavolo, ma mettono in risalto solo Dio, la benedizione, la luce, la vita non evitando di parlare anche del resto.
  • 3. 3 “Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male … scegli dunque la vita …” (Deut. 30:5, 19) Tuttavia non possiamo, né dobbiamo ignorare le cose che riguardano il diavolo perché più comprendiamo la volontà di Dio e più ci avviciniamo a Lui, così come più comprenderemo l’astuzia del diavolo e più ci allontaneremo da lui. Noi infatti non vogliamo avere nessuna comunione né con lui né con la sua progenie, perché Dio ha posto l’inimicizia tra la progenie del serpente e la progenie della donna. Molte cose nella Bibbia sono presentate in maniera figurativa, in parabole o in metafore o in similitudini e ciò per un motivo molto semplice che Gesù spiegò ai discepoli dicendo: “Perché a voi è dato di conoscere il mistero del regno dei cieli; ma a loro non è dato. Perché a chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza, ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha” (Matteo 13:11-12) Perché ad alcuni è dato di conoscere il mistero del regno dei cieli e ad altri no? E, cosa si deve avere per ricevere ed essere nell’abbondanza? Succede spesso di porsi domande di questo genere e di ascoltare una risposta li per lì accomodata come: “Le cose occulte appartengono all’Eterno, ma le cose rivelate sono per noi…” (Deut. 29:29) Però c’è da chiedersi: la Bibbia è stata scritta per occultare o per rivelare la volontà di Dio? Se è un libro che la occulta, allora è vero che quello che vi è scritto, che noi non comprendiamo, appartiene all’Eterno; ma se è vero che la Bibbia rivela la volontà di Dio, allora tutte le cose scritte in questo libro sono per la Chiesa, altrimenti non avrebbe avuto sensoscriverle. Gesù stesso disse: “Non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato, né di segreto che non debba essere conosciuto e portato alla luce” (Luca 8:17) La profezia di Isaia 53 è rimasta incompresa fino al giorno del suo adempimento, cioè per circa 700 anni, dopodiché quelle parole pronunziate molti secoli prima sono state comprese, ma non da tutti, e più avanti ne comprenderemo meglio il perché, infatti le cose scritte nella Parola di Dio emergono per coloro che sono stati chiamati secondo il suo proponimento. Dio rivela la sua volontà ad alcuni, affinché altri possano beneficiare ed abbondare nella conoscenza del mistero del Regno dei cieli. Purtroppo ci sono anche coloro a cui non viene dato nulla, ed altri a cui viene tolto anche quello che hanno o quello che pensano di avere. Durante il ministero terreno di Gesù, c’erano alcuni farisei che pensavano di essere progenie di Abramo con tanto di diritto alle benedizioni celesti ma ai quali Gesù disse che erano progenie del diavolo. (Giov. 8:44) mentre ad altri, a cui era stato dato il diritto di partecipare al Regno dei cieli, Gesù disse che il Regno dei cieli gli sarebbe stato tolto e dato ad un’altra gente (Matteo 21:43).
  • 4. 4 Man mano che andremo avanti nella lettura di questo libro comprenderemo meglio chi sono queste due categorie di persone, per adesso vi anticipo solo questo: 1. C’è una progenie che non viene identificata con la progenie della donna bensì con quella del serpente, una progenie che non potrà e non vorrà mai prestare ascolto alle parole di Dio. 2. C’è anche una parte di progenie che pur venendo identificata come progenie della donna, pur avendo ricevuto le promesse e le rivelazioni di Dio, naufraga in quanto alla fede a motivo della propria disubbidienza, per cui le rivelazioni e le promesse ricevute non si consolideranno nella loro vita anzi gli sarà tolto quello che avevano ricevuto o quello che pensano ancora di possedere. Detto questo, in attesa di rendere più comprensibili questi argomenti, ritorniamo ad esaminare l’albero della conoscenza del bene e del male confidando nell’aiuto del Signore che è il solo a poter aprire gli occhi della nostra mente per poter comprendere la sua Parola, e vedere chiaramente il mistero del Regno dei cieli.
  • 5. 5 L’ALBERO DELLA CONOSCENZA DEL BENE E DEL MALE Avendo avuto modo di parlare di questo soggetto ho avuto altresì modo di ascoltare quel che si dice o cosa si insegna in merito all’albero della conoscenza del bene e del male. C’è chi dice che era veramente un albero e che il comandamento di non toccare e di non mangiare quel frutto costituiva solo una prova per l’uomo se avesse ubbidito a Dio o meno. Questo pensiero però è molto riduttivo perché quel frutto non era soltanto il frutto della conoscenza del male ma anche quello del bene, per cui dovremmo credere anche che l’uomo, prima di mangiare quel frutto non aveva conoscenza neanche del bene e che Dio lo voleva privare dal conoscere non soltanto il male ma anche il bene? Invece è facile dedurre che l’uomo prima del peccato conosceva il bene così come conosceva la vita, soltanto che questa conoscenza era limitata dal fatto che non avendo esperienza o conoscenza di cosa fosse il male o la morte non poteva apprezzare lo stato di benedizione in cui si trovava. Leggendo attentamente le Scritture comprendiamo che l’uomo morì, cioè fu separato da Dio, o meglio ancora non ebbe più la facoltà di intuire la presenza di Dio nello spirito, di adorarlo e di avere comunione con Lui, e questo costituisce la sua morte spirituale, mentre la sua morte fisica è costituita dal fatto che viene privato di mangiare del frutto di quell’altro albero, quello della vita, ammesso che anche questo fosse veramente un albero, perché in questo caso l’autore della vita sarebbe stato Dio mentre la continuità o l’eternità della vita sarebbe stata affidata ad un albero, e questo mi sembra assurdo perché solo Gesù è, non soltanto la vita o l’autore della vita, ma anche Colui che fa vivere in eterno. “Chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà” (Giov. 11:25) “Questa è la vita eterna: che… [mangino del frutto dell’albero della vita?]… che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo (Giov. 17:3) Detto questo, dobbiamo porci una domanda e cercare una risposta: “L’albero della conoscenza del bene e del male, così come l’albero della vita, erano realmente due alberi, cioè due vegetali, oppure Dio con questa metafora si riferisce a qualcos’altro? Nelle Scritture quante volte Dio cita gli alberi al posto delle persone?” Questo non significa che tutte le volte che leggiamo albero o pianta dobbiamo associarlo a persone fisiche, però è anche vero che molte volte la Parola di Dio parla di alberi al posto delle persone fisiche. “La scure è posta alla radice degli alberi, ogni albero che non fa buon frutto sarà tagliato e gettato nel fuoco” (Matteo 3:10) “Io sono la vera vite…” (Giov. 15:1) “Egli sarà come un albero…” (Salmo 1:13) Nebucadnetsar è stato paragonato ad un albero; Israele al fico o alla vigna, ci sono decine e decine di riferimenti biblici che metaforicamente presentano gli alberi e le piante come persone, come principi o re, come nazioni o uomini empi, perché credere che l’albero della conoscenza del bene e del male così come l’albero della vita, sono solo alberi e non esseri spirituali?
  • 6. 6 Proprio così, esseri spirituali!! Quando Dio creò l’uomo, questi non era l’unico essere vivente dotato di intelligenza per poter capire il bene e il male, infatti per intelligenza o conoscenza l’uomo si trovava al secondo posto in riferimento alla creazione e al terzo posto se consideriamo Dio al primo posto, infatti: 1. La conoscenza o intelligenza di Dio (Padre, Figlio, Spirito Santo) 2. La conoscenza o intelligenza di Lucifero e degli Angeli 3. La conoscenza o intelligenza dell’uomo In quale di queste tre categorie di intelligenza risiedeva in maniera concreta la conoscenza del bene e del male? a) L’uomo non conosceva affatto il male così come non conosceva neanche la morte. b) Dio, per la sua Onniscienza conosceva perfettamente ciò che rappresentava il male e la morte, ma non attraverso la pratica perché Dio non può sbagliare, non può peccare, non può essere operatore di male, non può morire. c) L’unica intelligenza che conosceva il bene e la vita in senso pratico era Lucifero quando era al servizio di Dio, e che a seguito del suo orgoglio conobbe anche il male e la morte diventando satana, perché anche Lucifero a causa del suo peccato è morto, cioè separato da Dio. Prima di continuare è bene precisare una cosa: s’insegna che la morte di Adamo è stata la separazione da Dio, per cui con lo stesso criterio si potrebbe anche dire che Lucifero è morto quando ha peccato, dal momento che anche lui è stato separato da Dio. Credo però che questa interpretazione debba essere rivista perché le Scritture insegnano che c’è solo un peccato a morte per il quale non si può pregare, e se non si può pregare non ci può essere neanche sacrificio espiatorio né riconciliazione né ravvedimento né perdono, motivo per il quale è giusto distinguere il tipo di morte di Lucifero da quella di Adamo. Dal momento che il salario del peccato è la morte, sia Lucifero che Adamo hanno avuto entrambi la stessa condanna, cioè la morte. La morte di Lucifero però non è la stessa morte che subisce Adamo, perché Lucifero pecca come essere spirituale mentre Adamo pecca come essere umano, e la differenza è enorme perché la morte di Lucifero è la separazione eterna da Dio mentre la morte di Adamo è la separazione temporanea della sua anima dal suo corpo, l’allontanamento dal paradiso terrestre, e dalla comunione con Dio. Secondo l’insegnamento della Parola di Dio, il sacrificio dell’agnello prevede la riconciliazione dell’intero essere umano con il suo Creatore, sia durante la sua vita, sia dopo la sua morte, mentre nessun sacrificio è previsto per gli angeli caduti, infatti Dio fa delle tuniche di pelle, ottenute sacrificando degli animali, molto probabilmente degli agnelli, sia per l’uomo che per la donna, ma nessun sacrificio viene fatto per Lucifero. Ora la Parola di Dio ci insegna che senza spargimento di sangue non c’è remissione dei peccati, per cui possiamo capire che il peccato dell’uomo e della donna è stato perdonato, mentre quello di Lucifero no, motivo per il quale la morte, intesa come separazione da Dio, è eterna per Lucifero, eterna per i suoi angeli, ed eterna per quella progenie che la Scrittura ci descrive come “figli del diavolo”; mentre è temporanea per l’essere umano e per tutta la progenie che ne sarebbe derivata attraverso la prima benedizione impartita alla prima coppia da Dio stesso.
  • 7. 7 Sotto questo profilo, la morte ha potere sull’uomo solo per quanto concerne il suo corpo, mentre quella che noi conosciamo come morte seconda è la condizione nella quale si trova Lucifero, i suoi angeli e tutta la sua progenie. Il corpo senza anima è morto tanto quanto un’anima senza spirito, con la differenza che il corpo senza anima si decompone ritornando alla polvere, l’anima senza spirito si trova in una situazione di morte virtuale che spesso viene considerata come sonno, mentre lo spirito ritorna a Dio che l’ha dato. Il processo della risurrezione è esattamente il contrario: lo spirito sveglia l’anima dal suo sonno di “morte” e insieme ricostituiscono la propria dimora in un corpo glorificato non più soggetto né al degrado fisico, né tantomeno a quello spirituale. Volendo fare un ulteriore chiarimento, si può dire che la dove non c’è vita c’è morte, e dal momento che l’uomo non è soltanto un essere biologico, se nella sua vita corporea manca lo Spirito di Dio, non sarà altro che un essere morto nei falli e nei peccati che vive solo per soddisfare le proprie passioni carnali. Chi vive per soddisfare passioni carnali peccaminose è morto spiritualmente, mentre chi mette a morte le proprie passioni peccaminose è come se fosse risorto nello spirito, ma dopo questa prima forma di risurrezione virtuale, bisogna stare attenti e perseverare fino alla fine, perché se si torna indietro per ricominciare a voltolarsi nel fango rinnegando colui che ci ha riscattati, si incorre nella morte seconda prima ancora di morire la prima volta, cioè destinati allo stagno di fuoco che è la morte seconda, mentre si è ancora in vita. Dio, decretando la morte dell’uomo, ha decretato la sua morte fisica e non quella della sua anima, infatti il perdono, la riconciliazione e la comunione sono stati per la sua anima e non per il suo corpo, perché i decreti di Dio sono irrevocabili; il monito “nel giorno che tu ne mangerai, morirai” e l’affermazione “perché sei polvere e in polvere ritornerai”, non riguardano affatto la sua anima, perché la sua anima non è polvere, per cui per “prima morte” si deve interpretare la morte del corpo, mentre la “morte seconda” è riconducibile alla morte dell’anima. Alla prima morte partecipiamo indistintamente tutti gli esseri umani perché in Adamo siamo stati costituiti tutti peccatori, ma la morte seconda la subiranno solo coloro che le Scritture presentano come zizzania o figli del diavolo, insieme a tutti quelli che non hanno accettato la grazia destinata a loro o l’hanno rifiutata. Dalla prima morte si può ritornare in vita attraverso la risurrezione, ma nessuna risurrezione è prevista per la morte seconda. Detto questo, riprendiamo da dove abbiamo lasciato cercando di capire la metafora dell’albero della conoscenza del bene e del male. Nella mia prima edizione, a pagina 13, scrissi che l’albero della conoscenza del bene e del male era il diavolo, mentre oggi, grazie a Dio, posso comprendere che sia gli angeli che gli uomini, come anche Dio stesso, siamo tutti “alberi” ovvero esseri in cui vi è conoscenza del bene e del male con la sola differenza che c’è tra l’essere creature e l’essere Creatore, Dio, la conoscenza completa suprema e autonoma, l’uomo la conoscenza derivata, e questo si evince leggendo quel che Dio stesso ha detto in proposito: “poi Dio il Signore disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male… »” (Gen. 3:22) Perché Dio disse “è diventato come uno di noi”? Noi chi? Chi c’era insieme a Dio? Il Signore mi ha dato la grazia di sviluppare nel dettaglio questo argomento in un altro libro che infatti ho intitolato “L’albero della conoscenza del bene e del male” che consiglio di leggere.
  • 8. 8 Se l’uomo, in quanto a conoscenza del bene e del male, è diventato come Dio violando il comandamento che gli era stato dato ritrovandosi così nel peccato, è possibile che prima di lui questo stesso peccato era stato commesso da Lucifero? Io credo proprio di sì. “Come mai sei caduto dal cielo, astro mattutino, figlio dell’aurora? Come mai sei atterrato, tu che calpestavi le nazioni? Tu che dicevi in cuor tuo: «Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio; mi siederò sul monte dell’assemblea, nella parte estrema del settentrione; salirò sulle sommità delle nubi, sarò simile all’Altissimo» ” (Isaia 14:12-14) Il peccato del diavolo alcuni dicono che è stato compiuto quando c’è stato il caos che ha causato l’estinzione degli animali preistorici, ma le Scritture fanno capire il contrario, perché Gen. 1:31 conclude la creazione di Dio dicendo che tutto quello che Dio aveva fatto era molto buono, per cui possiamo comprendere che fino a quando Dio creò l’uomo, Lucifero non aveva ancora peccato. “Così parla Dio, il Signore: Tu mettevi il sigillo alla perfezione, eri pieno di saggezza, di una bellezza perfetta; eri in Eden, il giardino di Dio; eri coperto di ogni tipo di pietre preziose: rubini, topazi, diamanti, crisoliti, onici, diaspri, zaffiri, carbonchi, smeraldi, oro; tamburi e flauti, erano al tuo servizio, preparati il giorno che fosti creato. Eri un cherubino dalle ali distese, un protettore. Ti avevo stabilito, tu stavi sul monte santo di Dio, camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu fosti perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, finché non si trovò in te la perversità. Per l’abbondanza del tuo commercio, tutto in te si è riempito di violenza, e tu hai peccato; perciò io ti caccio via, come un profano, dal monte di Dio e ti farò sparire, o cherubino protettore, di mezzo alle pietre di fuoco. Il tuo cuore si è insuperbito per la tua bellezza; tu hai corrotto la tua saggezza a causa del tuo splendore; io ti getto a terra, ti do in spettacolo ai re” (Ez. 28:12b-17) Chi era dunque l’albero della conoscenza del bene e del male? Io voglio presentare due prime opzioni: 1. Dio stesso 2. Lucifero Se era Dio stesso, il comandamento dato ad Adamo si può riassumere così : “non assimilare nella tua mente il pensiero di essere come me, perché nel giorno che tu lo farai, morirai”. Se invece era Lucifero, il comandamento si può riassumere in quest’altro modo: “non dare ascolto a pensieri che tendono ad annullare il mio comando, non cercare di essere come lui ti suggerisce, perché nel giorno che lo farai, morirai”. Ci sono altre opzioni che avremo modo di vedere. È molto probabile che quando Lucifero peccò contro Dio rimase in Eden non più come cherubino protettore, ma come simulatore dell’albero della conoscenza del bene e del male e, avendo Dio preso Adamo mettendolo nel giardino per lavorarlo e custodirlo (Gen. 2:7-8a, 9, 10-18), gli vietò attraverso un comandamento di avere comunione con lui. Prendere del frutto di quell’albero infatti significava nutrirsi dello stesso proposito che aveva spinto Lucifero a peccare contro Dio. Adamo ricevette questo comandamento direttamente da Dio prima ancora che fosse formata Eva, per cui dovette essere Adamo a mettere al corrente Eva di cosa poteva causare la disubbidienza o il peccato a morte, difatti il serpente non si presenta da Adamo ma da Eva e ripropone lo stesso pensiero, cioè il frutto del peccato.
  • 9. 9 “SARETE COME DIO” E la donna vide che questo frutto o L’apostolo Giovanni dice che: questo pensiero era: 1. Piacevole agli occhi la concupiscenza degli occhi, la concupiscenza della carne, la superbia della vita, non vengono dal Padre. (1Giov. 2:15-17) 2. Buono da mangiare 3. Desiderabile per rendere intelligente Il peccato che non si può perdonare mai, è quello di voler essere come Dio o mettersi al posto di Dio, di sentirsi autosufficienti e non bisognosi di nulla, disprezzando così la Sua grazia. Quando questo pensiero sorge nella mente degli uomini, senza che sia stato il diavolo a causarlo come nel caso di Eva, allora la sorte di questi uomini è la stessa di quella del serpente: “MALEDETTO PER SEMPRE” Se Adamo ed Eva non parteciparono questa maledizione è proprio perché questo pensiero non sorse spontaneamente nel loro cuore, infatti furono sedotti, cioè ingannati per cui il loro peccato anziché causare la maledizione causò la punizione per aver disubbidito al comandamento di Dio, come spiega l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani 7:7-11: “Che cosa diremo dunque? La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge non avesse detto: ‘Non concupire’. Ma il peccato, colta l’occasione, per mezzo del comandamento, produsse in me ogni concupiscenza; perché senza la legge il peccato è morto. Un tempo io vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita e io morii; e il comandamento che avrebbe dovuto darmi vita, risultò che mi condannava a morte. Perché il peccato, colta l’occasione per mezzo del comandamento, mi trasse in inganno e, per mezzo di esso, mi uccise.” Qui l’apostolo Paolo non parla della sua persona bensì della sua natura umana in qualità di Adamo. Il comandamento dato da Dio a Adamo era per il suo bene, in quel comandamento Dio esprimeva la Sua volontà. L’ubbidienza avrebbe prodotto una vita continua mentre la disubbidienza avrebbe prodotto la morte. Dio, duemila anni fa ha riconfermato la Sua volontà nel Suo figliuolo Gesù Cristo. “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori; perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che egli mi ha dati, ma che li risusciti nell’ultimo giorno. Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Giov. 6:37-40)
  • 10. 10 La volontà di Dio quindi è dare vita eterna a coloro che crederanno in Gesù Cristo perché così troviamo scritto in Giovanni 17:3 “Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo” La volontà di Dio è per il bene dell’uomo, bene che si potrà ricevere solo ubbidendo al suo comandamento. RAVVEDETEVI…… è stata la predicazione di Giovanni Battista RAVVEDETEVI…… è stata la predicazione di Gesù Cristo RAVVEDETEVI…… è stata la predicazione degli apostoli prima e di Paolo dopo, che trovandosi ad Atene disse: “Dio dunque, passando sopra i tempi dell’ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (Atti 17:30) E RAVVEDITI è stato ancora il comandamento di Dio espresso a cinque delle sette chiese, nel libro della rivelazione o Apocalisse di Giovanni. La non osservanza del comandamento di Dio, in questo caso il rifiuto continuato di ravvedimento, produrrà la condanna eterna nel giorno del giudizio. Quando durante la grande tribolazione, Dio manifesterà i suoi flagelli, ci saranno moltitudini di uomini che non si ravvederanno dalle loro opere Ap. 9:20-21; 16:9-11 “Il resto degli uomini che non furono uccisi da questi flagelli, non si ravvidero dalle opere delle loro mani; non cessarono di adorare i demoni e gli idoli d’oro, d’argento, di rame, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare, Non si ravvidero neppure dai loro omicidi, né dalle loro magie, né dalla loro fornicazione, né dai loro furti” “E gli uomini furono bruciati dal gran calore; e bestemmiarono il nome di Dio che ha il potere su questi flagelli, e non si ravvidero per dargli gloria. Poi il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia. Il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore, e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro ulcere, ma non si ravvidero dalle loro opere” Questi uomini sono quelli che il diavolo userà come suoi strumenti per fare guerra contro i santi, l’inimicizia tra la progenie della donna e la progenie del diavolo non è stata temporanea, e non si è estinta con la venuta di Gesù, infatti in Ap. 12:17 troviamo scritto: “Allora il dragone si infuriò contro la donna e andò a fare guerra a quelli che restano della discendenza di lei, che osservano i comandamenti di Dio e custodiscono la testimonianza di Gesù” L’inimicizia quindi tra il seme, o la progenie, o la discendenza della donna e quella del serpente è qualcosa che ha avuto origine con la comparsa dei primi uomini e cesserà solo quando Gesù annienterà per sempre il diavolo e la sua progenie confinandoli nello stagno di fuoco.
  • 11. 11 La progenie del serpente, e quella della donna chi sono? Le Scritture sono molto chiare in alcuni casi, ma non completamente incomprensibili in altri casi, perché sono come un puzzle; e se non arriviamo a mettere insieme tutti i vari pezzi che lo compongono non riusciremo ad avere una visione chiara del soggetto. Il testo della Scrittura di Gen. 3:15 “Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei…” non si riferisce solamente al fatto che Gesù schiaccerà la testa del serpente, come se Gesù fosse stata l’unica progenie della donna, perché il testo parla di inimicizia fra le due progenie, quella della donna e quella del serpente. L’inimicizia, o la lotta tra il bene e il male, è cominciata con Caino ed Abele, e non certo per caso. Ora, prima di continuare, voglio mettervi una pulce all’orecchio citando due versi della Scrittura per poi continuare. “Non come Caino che era dal maligno, e uccise il proprio fratello” (1Giov. 3:12) “Voi siete figli del diavolo, [del peccato] che è vostro padre. Egli [attraverso Caino] è stato omicida fin dal principio” (Giov. 8:44) La pulce nell’orecchio è questa. Il diavolo ha una progenie in carne ed ossa! Sono molto persuaso infatti da quello che riferiscono le Scritture che Caino sia stato la sua prima progenie e che attraverso i secoli lui ha continuato, come vedremo dalle Scritture, ad avere progenie da tutte le famiglie che hanno formato i popoli pre-diluviani. Dio esiste, per noi non è un mistero, e non è neanche un mistero che esistono i figli di Dio, la Bibbia ne parla. Il diavolo esiste pure, non è un mistero, e non è neanche un mistero che esistono anche i figli del diavolo, la Bibbia ne parla. Chi non crede in Dio o nel diavolo non può annullare ciò che dicono le Scritture; e chi non crede che vi siano i figli di Dio perché non comprende come sia possibile essere figli di Dio, neanche questi può annullare ciò che è scritto nella Parola di Dio. Ora se uno non comprende come si possa essere figli del diavolo, questo non significa che essi non esistono, perché altrimenti la Parola di Dio riporterebbe qualcosa che non è. Il diavolo esiste ed esistono pure i suoi figliuoli ma il come abbia fatto ad avere una progenie questo possiamo solo cercare di intuirlo, come vedremo più avanti, ma non possiamo del tutto escluderlo. D’altro canto il mistero dell’empietà a cui si riferisce Paolo (2Tess. 2:7) continua ancora attraverso la progenie dell’empietà; questo mistero è proprio quello che non conosciamo: “Come è stato possibile che un essere creato perfetto abbia potuto peccare?” Qui credo che il significato di questo verso della Scrittura contenuto in Ezechiele 28:15 debba essere interpretato diversamente: “Tu eri perfetto nelle tue vie dal giorno che fosti creato, finché non si trovò in te la perversità” Cioè, Lucifero conservò la sua perfezione fino a quando non insuperbì così come Adamo fu perfetto fino a quando non peccò. Il peccato ha avuto origine in satana, nel suo cuore, dopodiché è stato seminato nel cuore di Eva che a sua volta lo seminò nel cuore di Adamo, e poiché tutti quanti raccogliamo quello che seminiamo, da quella semina è nato Caino che l’apostolo Giovanni definisce: “… Caino che era dal diavolo.”
  • 12. 12 Ora per il momento io non vi spiego se Caino sia stato frutto di una riproduzione o di una incarnazione di spirito anche perché lui non è la sola progenie del serpente, come avremo modo di vedere più avanti, per cui continueremo ad esaminare quello che le Scritture danno per scontato: “Caino era dal maligno”. La parola “di”, “da” o “dal” significa provenienza o appartenenza. Nella genealogia di Gesù Cristo, che è la progenie della donna, l’Evangelista Luca descrive dettagliatamente la provenienza di Gesù facendola risalire a Adamo che era di Dio per cui anche se non troviamo dettagliatamente la genealogia di Giuda Iscariota che era contemporaneo di Gesù, da quello che riportano le Scritture possiamo concludere che così come la discendenza che porta a Gesù era opera divina, la discendenza che porta a Giuda era opera diabolica (vedi Giov. 6:70 “Eppure uno di voi è un diavolo”). “Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra la tua progenie e la progenie di lei e questa progenie ti schiaccerà il capo…” Questo verso della Scrittura ci presenta le due progenie contrapposte, che pur provenendo fisicamente dagli stessi individui, quindi dallo stesso ceppo fisico o dallo stesso ceppo genealogico, esse portano con sé, ognuno la propria sorte che li distingue tra l’essere maledetti e l’essere benedetti, dove fisicamente siamo tutti uguali, cioè figli di Dio per creazione, mentre spiritualmente siamo figli di Dio per la benedizione o figli del diavolo per la maledizione, sorti pronunciate dalla stessa bocca di Dio. La progenie dei maledetti comincia con Caino e continuerà fino alla manifestazione del figlio della perdizione, l’anticristo; mentre la progenie dei benedetti comincia con Abele, si interrompe e riprendendo con Set continuerà fino alla prima e alla seconda manifestazione del Cristo. Questa progenie (Cristo e la Chiesa) schiaccerà il capo dei maledetti, cioè satana e tutti i suoi figli. Questo infatti è anche quello che dice l’apostolo Paolo “Il Dio della pace stritolerà presto satana sotto i vostri piedi” Rom. 16:20. Cominciando quindi da Caino cercheremo di tracciare, anche se a grandi linee, la progenie o la discendenza dal diavolo, che fin dal principio è stato omicida perché a parte l’inimicizia, l’unico modo per il diavolo di evitare che la progenie della donna gli schiacciasse il capo era proprio quello di uccidere, di eliminare la progenie di lei.
  • 13. 13 Qui possiamo dedurre che il diavolo non avendo potuto eliminare la progenie della donna, seduce con l’arte della bellezza i figli di Dio, i quali anziché nutrire inimicizia verso la progenie di Caino, si imparentarono con loro generando figli che una volta adulti furono corrotti e violenti avendo le stesse caratteristiche dei loro antenati. “Questi sono gli uomini potenti che fin dai tempi antichi, sono stati famosi” (Gen. 6:4) I tempi antichi di Noè, si riferiscono sicuramente anche ai tempi di Caino che, in qualche modo, ha sedotto una delle figlie di Adamo attraverso la quale poté continuare a riprodurre la progenie del serpente che genera violenza e corruzione, come nel caso di Lamek prima e dei figli degli uomini al tempo di Noè dopo, infatti: Uomini corrotti e violenti come Lamek che nel riprodursi fino ai tempi di Noè riempirono la terra, non soltanto di violenza e di corruzione ma anche di belle donne, e sicuramente anche di bei uomini, che indussero i figli di Dio ad unirsi in matrimonio con loro continuando così a generare altri uomini violenti e corrotti, costringendo Dio ad intervenire. Quando usiamo la parola “seme”, dobbiamo distinguere il seme genitale dal seme spirituale; infatti il seme genitale riproduce uomini e donne, mentre il seme spirituale che è, o la Parola di Dio, o la parola del diavolo, producono rispettivamente, o figli di Dio, o figli del diavolo. Ripeto: fisicamente siamo tutti figli di Dio per creazione, mentre spiritualmente siamo figli di chi ha seminato il suo seme nella nostra mente, grano o zizzania. Questi fatti, realmente accaduti, se non inducono i giovani credenti a riflettere sulle loro scelte matrimoniali, è perché in loro la Parola di Dio non ha attecchito, rimanendo così preda del diavolo che in qualsiasi momento potrà conquistare i loro cuori attraverso l’arte della seduzione, che apparentemente è tutto rose e fiori, ma che dopo trasforma tutto in spine e triboli. L’arte della seduzione è stata, è, e sarà sempre l’arte attraverso la quale il diavolo cerca di far cadere i figli di Dio. La bellezza, il fascino, l’incanto sono cose belle sicuramente da possedere, ma tante volte sono armi di malizia usate dal diavolo anche attraverso i figli di Dio per indurre in tentazioni. L’abbigliamento, i profumi, l’estetica o il lifting quando usati senza secondi fini o senza scopi maliziosi, servono per sé stessi e per il proprio partner; ma quando sono usati per essere più attraenti, più seducenti per altre persone di sesso diverso sono armi del nemico, perché tra questi altri ci sono anche figli di Dio, sposati e non, che sono attratti dal tuo abbigliamento frivolo, i cui sensi sono stimolati dal tuo seducente profumo inducendoli così alla tentazione.
  • 14. 14 D’altro canto è vero che Dio riguarda al cuore, ma è altresì vero che un cuore santo non manifesterà impurità esteriore e che un cuore impuro potrà anche ostentare santità esteriore, solo nell’apparenza, ma a lungo termine il frutto si dovrà manifestare per quel che è. Parlando di progenie o di razza o di stirpe troviamo nelle Scritture diverse espressioni che riguardano la provenienza dal serpente, o da Dio. DAL SERPENTE DA DIO O fate l’albero malvagio e il suo frutto sarà malvagio (e quindi anche il seme). v. 34 Razza di vipere! Come potete dire cose buone essendo malvagi. Matteo 12:33 O fate l’albero buono e il suo frutto sarà buono (e quindi anche il seme). 1Pietro 2:9 Ma voi siete una stirpe eletta La fisicità non conferma l’essere figli di Dio o del diavolo. Giov. 8:33 Noi siamo progenie di Abramo… v. 37 Io so che siete progenie di Abramo… v.44 Voi siete dal diavolo che è vostro padre. Atti 17:29 Essendo dunque noi progenie di Dio Ora le parole “progenie”, “stirpe” o “razza” hanno tutte lo stesso significato, cioè appartenere, o discendere, o essere stati generati dalla stessa famiglia, in poche parole essere figli di qualcuno, e questo è un soggetto che torneremo a riesaminare allorché affronteremo l’argomento della riproduzione. Ritornando quindi sul nostro argomento, quando Dio vide che la terra era corrotta e violenta a motivo dei suoi figli che si erano traviati, decise di distruggerla, ma……. dice la Scrittura, tra tutti quegli uomini c’è n’era uno che con la sua famiglia aveva conservato le caratteristiche richieste da Dio, egli infatti camminò con Dio e tra i suoi contemporanei si mantenne giusto e irreprensibile, seppe educare i propri figli i quali presero per mogli le donne appartenenti allo stesso ceppo d’origine, non da Caino ma da Set. (Gen. 5:3-32) Venne quindi il diluvio che distrusse ogni essere in cui vi era un alito di vita, tranne Noè, la sua famiglia e tutti gli animali di ogni specie attraverso i quali la terra si doveva ripopolare. E così infatti avvenne, ogni essere riprodusse il suo proprio simile, e per qualche anno il serpente non ha avuto progenie perché ogni essere malvagio era stato distrutto. La maledizione di Dio pronunciata all’origine su Caino, che si era riprodotta nella sua discendenza e che aveva coinvolto altri figli di Dio, finalmente era stata estirpata, e la discendenza di Dio (Noè e la sua famiglia), pur vivendo in un suolo maledetto, avrebbero potuto riprodursi mantenendo la comunione e la benedizione di Dio.
  • 15. 15 In questa prima fase le parole di Gesù e di Giovanni non erano una novità, bensì una realtà già accaduta pronta a ripetersi. “Ogni pianta che il padre mio celeste non ha piantata sarà sradicata” (Matteo 15:13) La pianta è riconducibile alla fisicità dell’essere umano, ma non c’è pianta che non abbia semi, ed è dal seme che proviene il frutto. Quando Dio sradica una pianta, non sta sradicando la sua parte spirituale, sta sradicando la sua parte fisica che contiene la sua parte spirituale, in modo che altri non possano mangiare di quel frutto. Ma anche il diavolo cerca di fare altrettanto, cioè sradicare una pianta buona per distruggerne il frutto che si potrebbe manifestare in seguito. Quale migliore allusione nel riferirsi alla progenie del serpente? “E la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco” (Matteo 3:10) E quale migliore allusione nel riferirsi anche alla progenie della donna che si è unita a quella del serpente? Dopo il diluvio quindi la vita riprese il suo corso, Noè piantò una vigna, e quando la vigna diede il suo primo frutto, Noè fece del vino, si ubriacò e si denudò in mezzo alla sua tenda. Il serpente antico, satana, non va mai in pensione né tantomeno in ferie, in qualche modo egli cerca sempre di stuzzicare la nostra natura carnale incline al peccato, e spesse volte ci riesce; in quel tempo ci riuscì in parte con Noè, in seguito ci riuscirà in parte anche con Abramo, con Giacobbe, con Davide, con Pietro; ci provò anche con Gesù, ma senza risultato. Molte volte purtroppo inciampiamo e cadiamo, ed ogni caduta non rimane senza conseguenza, ogni figlio di Dio ha pagato e continua ancora a pagare il prezzo delle proprie cadute. Noè cadde in peccato, si ubriacò, proprio come tanti servi di Dio che dopo aver compiuto il lavoro da Dio affidatogli si ubriacano di orgoglio a motivo del “proprio” successo, diventando occasione di caduta per altri, e come si dice, che un abisso chiama un altro abisso, il peccato di Noè provocò anche il peccato di suo figlio Cam il quale peccò nei confronti di suo padre abusando sessualmente di lui e umiliandolo agli occhi dei suoi fratelli. (Gen. 9:20-22) A questo punto accadde qualcosa di molto importante, riprende vita la maledizione nella vita dell’uomo; Noè pronunzia una profezia che si sarebbe compiuta nella vita di un suo nipote che ancora doveva nascere. “Maledetto sia Canaan…” (Gen. 9:18b, 25) Or noi sappiamo che una parola profetica quando si avvera non è frutto della mente dell’uomo, ma è opera di Dio anticipata per la bocca di un suo servo o di un suo figlio. D’altro canto per quanto un uomo si possa sforzare nel desiderare o nel proclamare la benedizione o la maledizione su un altro uomo, è solo Dio che ha pieno potere di maledire o di benedire. Chi infatti tra gli uomini ha potere di benedire ciò che Dio ha maledetto, o di maledire ciò che Dio ha benedetto? Ed è in questo modo che la maledizione di Dio rimane:
  • 16. 16  Sul serpente (Gen. 3:14) Che Dio distruggerà tritandolo sotto i nostri piedi. (Rom. 16:26)  Sulla Terra (Gen. 3:17) Che Dio ha riservata ad essere distrutta. (2Pietro 3:7)  Su Caino (Gen. 4:11) Che Dio ne ha distrutto la generazione fino ai tempi di Noè  Su Canaan (Gen. 9:25) Che riprende il posto di Caino La maledizione di Dio riposa ancora oggi su ogni uomo che maledice ciò che Dio ha benedetto così dicasi pure della benedizione. (Gen. 12:3) Nessuno, infatti, può maledire ciò che Dio ha benedetto. (Num. 22:12) Le Scritture non riportano chiaramente se la maledizione di Noè fatta su Canaan sia avvenuta prima o dopo che Canaan nascesse, sappiamo però che dopo che furono usciti dall’arca, cominciarono a riprodursi, e due anni dopo il diluvio il figlio di Sem generò Arpacshad: se gli altri fratelli hanno mantenuto più o meno lo stesso ritmo, allora è possibile che tre figli di Cam erano già nati prima che Noè si ubriacasse, infatti dal momento che si pianta una vigna fino a quando si può vendemmiare l’uva per farne del vino passano almeno 4 o 5 anni per cui Canaan essendo il quartogenito figlio di Cam come Caino potrebbe rappresentare il frutto del peccato. Il serpente attraverso il peccato di Eva e di Adamo era riuscito ad avere la sua progenie in Caino, progenie che col diluvio si estinse, e adesso con Canaan è nuovamente pronto a riprodurre quel tipo di progenie che sarebbe stata sempre ostile e nemica alla progenie della donna intesa come Israele, Gesù, la Chiesa. Le Scritture ci danno la descrizione della discendenza del figlio di Cam, “Canaan” attraverso il quale la maledizione sarebbe passata da padre in figlio perpetuando la progenie del serpente.  CAM è stato il padre di Canaan  Gen. 9:18  CANAAN è stato il capostirpe dei Cananei  Gen. 10:15-18  I CANANEI si spargono in direzione di:   GHERAR … seminando zizzania ovunque facendo proseliti costringendo così Dio ad azzerare la malvagità attraverso la distruzione che inizialmente Dio operò direttamente come nel caso di Sodoma e Gomorra (Gen. 19) e che successivamente incaricò il suo popolo Israele a distruggere la memoria nel modo dell’interdetto, come vedremo più avanti  GAZA  SODOMA e GOMORRA  SEBOIM  LESA Esaminando la discendenza di Canaan troviamo scritto che Canaan generò Sidon suo primogenito e Het; da questi due figli si formarono le famiglie che diedero origine ai popoli cananei suddivisi in: GEBUSEI, AMOREI, GHIRGASEI, HIVVEI, ARCHEI, SINEI, ARVADEI, TSEMAREI, HAMATHEI. Sidone fu la città che prese il nome di Sidon primogenito di Canaan e le Scritture riportano dei fatti che ci fanno comprendere qualcosa.
  • 17. 17  I figli di Sidone progenie di Canaan (progenie del serpente) opprimono i figli di Israele (la progenie della donna) (Giud. 10:12)  I figli di Israele (progenie della donna) possono usufruire dei servizi dei figli di Sidon (progenie del serpente) 1Cron. 22:2-5; 1Re 5:1-12 potendo quindi fare delle alleanze per tutto ciò che è in rapporto con le esigenze della vita umana. Vi può essere dell’amicizia, si possono fare degli accordi commerciali, ci si può aiutare reciprocamente, ma… non vi può essere comunione, nessun tipo di alleanza spirituale, perché quando questo è successo, Dio ha punito. (Giud. 3:1-8; 1Re 11:1-13) Per le cose spirituali, matrimonio compreso, tra le due progenie non c’è nessun tipo di accordo, nessuna relazione, nessuna comunione, nessuna armonia, nessuna parte (2Cor. 6:14-16) perché diversi sono gli interessi per le cose spirituali così come diverse sono le progenie. In merito alla progenie del serpente, “i Cananei”, Dio aveva ordinato al suo popolo Israele di effettuarne la distruzione (Deut. 7) non una distruzione immediata ma continuativa nel tempo, cioè una inimicizia spirituale perpetuata. Ma torniamo un po’ indietro; al tempo di Giacobbe. Mentre Giacobbe ritornava da Paddam- Aran con i suoi dodici figli, arrivò in una città chiamata Sichem dove comprò una proprietà (Gen. 33:18-19; 34:1-31). Il Re di questa città si chiamava Hemor ed era Hivveo (Un discendente di Canaan). Questo Re aveva un figlio che si chiamava Sichem, il quale violentò Dina, la figlia di Giacobbe. E dopo averla violentata la sua anima si legò a Dina, l’amò e la richiese in sposa; La richiesta appare legittima … “Imparentatevi con noi; dateci la vostre figlie e prendetevi le nostre figlie” (v.9) (La progenie del serpente cerca di imparentarsi con la progenie della donna). Anche la risposta a questa richiesta appare altrettanto legittima: “Non possiamo dare nostra sorella a uno che non è circonciso… Se voi accetterete la circoncisione noi accetteremo la vostra richiesta e diventeremo un solo popolo” (v. 14-16) La circoncisione era un segno posto sul corpo di ogni maschio appartenente alla discendenza di Abramo e rappresentava il patto di Dio con Abramo e la sua discendenza (Gen. 17:9-14) e secondo il proponimento divino non era possibile che due progenie diverse su cui Dio aveva posto l’inimicizia potessero diventare un solo popolo. Il seguito della storia dice che Simeone e Levi passarono a fil di spada tutti i maschi Hivvei che avevano accettato la circoncisione, ma… Cosa sarebbe accaduto se i due popoli fossero diventati uno? Dio avrebbe dovuto distruggere i figli di Giacobbe, la progenie di Abramo, così come precedentemente aveva dovuto distruggere attraverso il diluvio i suoi figli che erano diventati una sola cosa con le figlie degli uomini (Gen. 6:1-2) perché davanti a Dio non c’è parzialità, Egli non ha riguardi personali che possano indurlo a chiudere un occhio. Oggi molti sono i giovani che sperano nella conversione del proprio fidanzato e alcuni si sentono tranquilli solo dopo che il fidanzato è sceso nelle acque battesimali non comprendendo che questo è un segno che può accettare di fare chiunque, perché non sarà certo l’acqua a far diventare cristiani, né tantomeno il fatto di frequentare una Chiesa; Infatti così come per amore Sichem e tutto il suo popolo accettarono la circoncisione (di farsi battezzare) così ancora oggi molti accettano di professare una religione, di frequentare una Chiesa, ma solo per amore verso una persona e non verso Dio.
  • 18. 18 Questo dovrebbe farci riflettere molto, perché avendo a che fare con un Dio imparziale, che non cambia mai, non è possibile che chi commette le stesse azioni passi del tutto impunito, la Scrittura dice di non amare le cose che sono nel mondo, perché l’amore per il mondo è inimicizia contro Dio… (Giac. 4:4) Solo per un tempo o per sempre? Ora se Dio ha posto l’inimicizia tra la progenie della donna e la progenie del serpente, chi ha l’autorità per proclamarne la pace, o per impartire la benedizione matrimoniale? Giuda, uno dei figli di Giacobbe dal quale doveva venire il Messia ha avuto una esperienza simile, che a noi che leggiamo dovrebbe insegnare qualcosa, infatti in Genesi al Cap. 38 leggiamo che: v. 1 Giuda lasciò i suoi fratelli per andare a stare con un uomo di Adullam (luogo di rifugio) di nome Hira. Cioè: alla compagnia dei propri fratelli Giuda preferì quella di un amico. Una pecora che si allontana dal proprio gregge e comincia a frequentare compagnie non compatibili è facile preda del nemico. Purtroppo non c’è nessuno che giocando con il fuoco ne resta indenne. Ogni uomo raccoglie quello che semina. Giuda aveva fatto amicizia e si era imparentato con coloro che erano i nemici dell’Eterno, e la sua ricompensa è stata appropriata. v. 2-4 Qui Giuda vide la figlia di un uomo cananeo … e la prese in moglie. Ella concepì e partorì Er e susseguentemente Onan. v. 7 Er era malvagio e l’Eterno lo fece morire. v. 8-10 Onan dispiacque all’Eterno che fece morire anche lui. v. 12 Dopo parecchio tempo la moglie di Giuda … morì. Per chi volesse approfondire gli studi sulla discendenza di Canaan, si accorgerà come ogni popolo di quella progenie sia stata ostile ad Israele. Le Scritture dopo la discendenza di Cam raccontano la cronostoria di Abramo, discendente di Sem e appartenente al ceppo della progenie della donna, da cui doveva venire il Messia. Abramo genera Isacco che sposa Rebecca la quale si trovò incinta di due gemelli che fin dal grembo materno si urtavano l’uno contro l’altro. Il Signore a proposito di questi due gemelli disse a Rebecca: “Due Nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno” (Gen. 25:23) Queste sono state parole profetiche in quanto Dio nella Sua Onniscienza vide il peccato di Esaù il quale non solo fu profano, ma si unì anche in matrimonio con le figlie dei Cananei causando il dispiacere dei suoi genitori. (Gen. 26:34; Ebr. 12:16-17) Di Esaù e della sua discendenza Dio, attraverso il profeta Malachia, disse: (Mal. 1:1-4) “Io ho odiato Esaù e anche se i suoi discendenti ricostruiranno i luoghi che Io ho fatto distruggere, Io li ridistruggerò nuovamente perché essi sono il popolo contro il quale Io sarò per sempre indignato” Cosa era successo ad Esaù? Come era stato possibile che due figli concepiti nello stesso seno materno da un uomo solo, che era la progenie della donna, potessero essere nemici a morte? Infatti lo stesso pensiero omicida che era stato in Caino, ora è in Esaù. Caino pensò: “Io
  • 19. 19 ucciderò mio fratello Abele” Così come Esaù (Gen. 27:41) Ora quando le Scritture dicono che il diavolo è stato omicida fin dal principio (Giov. 8:44) sottintendono che lo sarà anche fino alla fine e così come ha compiuto il suo primo omicidio attraverso la sua progenie (Caino), continuerà fino alla fine a cercare di sterminare la progenie della donna. Non siamo neanche a metà percorso di questo studio e prima di continuare è bene cercare di capire come il serpente, che è il diavolo, possa avere una progenie in carne ed ossa. Parlando della natura umana, la Parola di Dio dice che l’uomo è un essere composto da spirito, anima e corpo. “Ora il Dio della pace vi santifichi Egli stesso completamente; e l’intero vostro spirito, anima e corpo siano conservati irreprensibili per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Tess. 5:23) “La parola di Dio penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla” (Ebr. 4:12) Per cui l’uomo è un essere vivente carnale e spirituale a cui Dio disse: “NEL GIORNO CHE TU NE MANGERAI PER CERTO MORRAI” Quando questa parola che Dio predisse all’uomo, ebbe il suo adempimento, cosa morì nell’uomo il corpo, l’anima o lo spirito? ESAME IL CORPO: Il corpo è un insieme di membra e organi dotato di sensi e istinti attraverso i quali l’uomo ha coscienza del mondo che lo circonda. Dopo il peccato l’uomo continuò a vivere col medesimo corpo. L’ANIMA: E’ la seconda componente dell’essere umano ed è dotata di volontà, di sentimenti, e di intelligenza, facoltà attraverso le quali esprime la propria personalità con l’uso della parola e delle azioni. In parole povere il suo proprio IO! Attraverso l’anima l’uomo ha coscienza di sé, delle proprie azioni. “Nessuno conosce le cose dell’uomo se non lo spirito (anima) dell’uomo che è in lui…” (1Cor. 2:11a) Dopo il peccato l’uomo ha continuato ad essere lo stesso, cioè non ha perso le facoltà dell’anima. LO SPIRITO: E’ la componente più importante dell’uomo perché è dotato di tre facoltà che lo mettono in diretta relazione con Dio. L’intuito, la comunione, la coscienza. “….così pure nessuno conosce le cose di Dio se non lo Spirito di Dio…..e noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio…..” 1Cor. 2:11b-12
  • 20. 20 LA COSCIENZA Si è detto, si dice, e si dirà ancora molto per cercare di capire e di spiegare cosa è la coscienza. Tutti però riconosciamo che siamo molto limitati per poterlo fare adeguatamente; anche io, limitatamente a quelle che sono le mie capacità e i talenti che Dio dà ad ognuno, intendo la coscienza a modo mio e mi accorgo che nel nostro essere trini (corpo, anima e spirito) è come se avessimo tre livelli di coscienza: a) la coscienza del corpo b) la coscienza dell’anima c) la coscienza dello spirito Vale a dire, quelle consapevolezze attraverso le quali ognuno può conoscere le proprie capacità e potenzialità, sia a livello fisico che psichico. La coscienza del corpo riguarda le qualità fisiche che risiedono nei nostri sensi e nei nostri istinti; essa è il livello più basso di coscienza comune anche negli animali. Il secondo livello di coscienza risiede nelle facoltà o qualità, che risiedono nell’anima che, attraverso la volontà, l’intelligenza e i sentimenti, conosce il proprio io interrogandosi e cercando delle risposte concrete. Il terzo livello di coscienza, il più alto per l’essere umano, risiede nello spirito che Dio ha soffiato nel corpo umano facendone un’anima vivente con possibilità di interagire con il suo Creatore, cosicché Dio, che è Spirito, comunica con lo spirito che è nell’uomo, lo spirito comunica con l’anima, e l’anima comunica con il corpo che ne esegue le direttive o i consigli. Non sono tre coscienze, bensì tre livelli di coscienza, un po’ come la Trinità di Dio che nello specifico non è tre Dii, ma un solo Dio che manifesta il Suo essere Padre, il Suo essere Figlio, e il Suo essere Spirito Santo, oppure come la nostra trinità che pur essendo composta da corpo, anima e spirito, non sono tre esseri, ma una sola persona che per svolgere correttamente le sue funzioni non può scindersi. Il corpo deve servire l’anima, l’anima deve servire lo spirito, e tutti e tre devono servire il Signore in perfetta cooperazione. “Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1Tess. 5:23) Questa era la condizione di Adamo ed Eva prima che commettessero il peccato: erano irreprensibili e senza quel peccato non sarebbe stato possibile che la morte passasse su di loro. Ora, da quello che ci fanno comprendere le Scritture, ci sono modi diversi per essere considerati morti, poiché vi sono morti spiritualmente che vivono nel corpo e morti nel corpo che vivono spiritualmente nonostante la stessa morte, come il nostro essere, o come Dio, è una sola; non ci sono infatti due tipi di morte, bensì una prima e una seconda, che non sono altro che una prima e una seconda separazione intesa come lo spirito che si separa dall’anima e l’anima che si separa dal corpo. La fase di morte spirituale è immediata, mentre la morte fisica è graduale nel senso che in mancanza di una vita corporea eterna, la vita dell’uomo ha un limite, come comprendiamo mettendo a confronto versi della Scrittura come: “Nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai” (Gen. 2:17b)
  • 21. 21 “Poi Dio il Signore disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi… Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre»” (Gen. 3:22) “Tutto il tempo che Adamo visse fu di novecentotrenta anni; poi morì” (Gen.5:5) Un corpo senza anima è morto fisicamente, così come un’anima senza lo spirito è morta spiritualmente; un corpo morto è stato privato di avere comunione con il mondo e comunione con l’anima; un’anima morta è stata privata di avere comunione solo con lo spirito perché vive, in realtà, rispetto al corpo attraverso cui riesce ad avere comunione con il mondo. Diversa è la condizione dello spirito in quanto esso, essendo la parte che Dio ha soffiato nell’uomo, cioè l’alito di Dio, conserva con Dio un eterno rapporto, ma si priva di avere comunione con l’anima che si trova nel peccato. In questo senso l’anima è morta per lo spirito e lo spirito è morto per l’anima; per cui lo spirito vive in Dio, ma non vive nell’anima perché se così non fosse, dopo la morte del corpo, lo spirito non potrebbe ritornare a colui che lo ha dato. “prima che la polvere torni alla terra com’era prima, e lo spirito torni a Dio che l’ha dato” (Eccl. 12:9) Prima del peccato l’uomo, nel suo io, percepiva la presenza di Dio con l’intuizione dello spirito. Dio gli rivelava la sua volontà attraverso le facoltà della comunione con la quale l’uomo poteva anche adorarlo senza bisogno di ricorrere all’intelligenza o al ragionamento che sono facoltà dell’anima. Dopo il peccato l’uomo non è più lo stesso essere. In lui vengono a mancare le facoltà dello spirito e si ritrova ad essere solo un’anima che vivendo in un corpo può percepire la presenza di Dio solo attraverso i sensi e gli istinti ascoltando e parlando con Dio con le facoltà dell’anima, ma non più con le facoltà dello spirito. In questo stato però sia la coscienza dell’anima che la coscienza del corpo sono alterate e, venendo a mancare la purezza che risiede solo nella coscienza dello spirito, adesso l’uomo si sente rimproverato e ha paura al punto di nascondersi dalla presenza di Dio. In questo stato di alterazione, come se non bastasse, cerca di scaricare le colpe su altri giustificando le proprie azioni. La coscienza del corpo e la coscienza dell’anima usano entrambe le facoltà nelle quali risiedono e nella condizione in cui ognuno di esse si trova ed, ovviamente, a causa del peccato, non possono ricevere nessuna indicazione dalla coscienza dello spirito, non sentendosi così minimamente in colpa per il peccato perpetrato dal corpo e dall’anima. Infatti, la coscienza che può accusare il peccato o l’impurità è solo la coscienza dello spirito che opera attraverso la Parola. “Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12) Dividere l’anima dallo spirito significa che l’anima non può partecipare pienamente alle attività dello spirito, mentre dividere le giunture dalle midolla sottintende la morte del corpo, ma quel che deve farci riflettere di più è il fatto che questa Parola o spada a doppio taglio, contrariamente a come giudica qualsiasi altro giudice, giudica i sentimenti e i pensieri del cuore, ovvero mentre un giudice umano non può esprimere nessun giudizio in mancanza di un’azione compiuta, la Parola non ha bisogno che si compia l’azione di peccato, poiché essa infatti giudica l’intenzione attribuendo la colpa prima ancora che venisse commessa l’azione peccaminosa.
  • 22. 22 Tutto questo è quanto ha affermato Gesù stesso quando disse: “chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:28) Per cui anche senza commettere adulterio con il corpo, si può essere adulteri e quindi peccatori soltanto con il pensiero. Questo è stato il peccato che è sorto nel cuore di Lucifero e per il quale è stato condannato senza bisogno di compierne l’azione, infatti è stata sufficiente solo l’intenzione. Dopo questa riflessione, riusciamo a capire il perché tutti siamo considerati peccatori senza aver compiuto nessun peccato? Riusciamo a capire che neanche un neonato si può considerare senza peccato anche quando egli non ha ancora la capacità di desiderare? Il seme del peccato o la capacità di desiderare quel che non è lecito, non è forse già nel suo DNA? Basta solo aspettare per vedere che questo seme diventerà frutto che a sua volta riprodurrà altri semi simili a lui. Nella Parola di Dio, spesse volte leggiamo frasi come: “Uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia” (Rom. 1:18b), oppure “Ma si sono dati a vani ragionamenti, e il loro cuore privo di intelligenza si è ottenebrato” (Rom 1:21); ed ancora “Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori” (v. 24); “… Abbandonati a passioni infami (v. 26); “… Abbandonati in balia della loro mente perversa...”(v. 28) e tanti altri ancora. Ma in tutte queste espressioni la parte coinvolta non riguarda l’intero essere umano, bensì solo il corpo e l’anima cioè solo la sua parte umana fatta di polvere e della sua relativa anima che vive in questo contenitore. Alcuni chiarimenti: 1. Soffocare la verità con l’ingiustizia significa che l’anima non si sottomette allo spirito non dando ascolto alla coscienza dello spirito. Mettere a tacere lo spirito o non prestargli ascolto equivale a soffocarlo. 2. La parola “cuore” non può essere riferita al solo muscolo cardiaco bensì a tutto il corpo di carne in alcune espressioni, mentre in altre all’anima intesa come la mente, cioè la parte spirituale dell’uomo. 3. Essere abbandonati da Dio significa andare incontro alla distruzione, alla separazione, alla morte, cioè essere privati della gloria di Dio che si esprime sempre con la verità, la santità e la vita. La verità in quanto luce si contrappone alla menzogna ed alle tenebre; la santità in quanto purezza si contrappone al peccato; la vita in quanto essere si contrappone alla morte. Dio però non prende mai l’iniziativa di abbandonare qualcuno o di separarsi dal peccatore e non vieta a nessuno la possibilità di abbandonare o separarsi da lui attraverso il rifiuto, per cui quando leggiamo che egli ha abbandonato qualcuno comprendiamo che egli ha lasciato libera, non la persona che ha peccato, bensì la persona che lo ha rifiutato non interagendo più per il suo bene. In simili condizioni l’anima vive nel corpo, ma non vive nello spirito essendone stata separata; così come lo spirito vive in Dio, ma non vive nell’anima per lo stesso motivo. Quindi l’anima è morta o separata dallo spirito, così come lo spirito è morto o separato dall’anima. 4. La morte dell’essere umano, nel suo significato più stretto, non è sinonimo di annientamento o annullamento, ma soltanto separazione temporanea o permanente da quella essenza dalla quale proviene la vita. Lo spirito è vita data da Dio, l’anima è vita data dallo spirito, e il corpo è vita data dall’anima; qualsiasi cosa che si separa dall’altra o che non gode la presenza dell’altra viene considerata morta.
  • 23. 23 5. La presenza di Dio, quindi la vita, viene espressa con la parola “Gloria”, mentre la sua assenza con la parola ebraica “Ikabod” che significa “La gloria si è allontanata da Israele”. Se leggete 1Samuele cap.4, capirete che l’allontanamento della gloria di Dio produce la sconfitta di Israele, il suo asservimento al nemico e la morte, e continuando la lettura dei capitoli successivi scoprirete che quando l’arca viene restituita, dopo circa 20 anni, la gloria di Dio ritorna in mezzo ad Israele. Lo stesso si può dire leggendo i capp.10 e 11 di Ezechiele, dove si evince che la gloria di Dio esce dal tempio e si allontana gradualmente per non ritornarvi se non dopo che Erode ricostruisce il tempio di Salomone che Nabucodonosor aveva fatto distruggere in buona parte. Per tutto questo tempo, quasi seicento anni, il tempio rimase senza la presenza dell’arca dell’alleanza ed era stato profetizzato che per quanto quest’ultimo tempio non presentasse la bellezza del tempio di Salomone, la gloria che avrebbe avuta sarebbe stata maggiore (Aggeo 2:9) perché alludeva al fatto che Dio stesso, la Parola fatta carne, sarebbe entrato in quel tempio e sarebbe venuto Egli stesso in casa sua, non più sotto forma di arca o cassa in legno rivestita d’oro, ma con un corpo fisico non fatto da opera di mano d’uomini il cui nome dichiarava la sua provenienza, “Emmanuele”, Dio con noi. Più sorprendente ancora è il fatto che, come si evince dai Vangeli, anche il tempio di Erode viene distrutto; ma non soltanto quello perché pure il Tempio di Dio che era, che è, e che verrà in un prossimissimo futuro, è stato distrutto lasciando Israele in una condizione di deserto non per 20 o 600 anni, bensì per altri 2000 anni ancora dopodiché lo ristabilisce nuovamente. Ma perché ciò si realizzi deve maturare il tempo in cui Israele dirà “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore” cioè il suo ravvedimento, e questa volta sarà per stabilire una gloria eternamente presente in mezzo al suo popolo. Detto ciò, credo che la prima morte menzionata nella Scrittura riguardi solo quella della separazione da Dio a causa del peccato (morti nei falli e nei peccati ma viventi in Cristo), ovvero un allontanamento dalla gloria di Dio solo per un tempo per poi essere eternamente con lui a motivo della riconciliazione e del ravvedimento (non modifico quello che ho scritto prima per dare modo al lettore di valutare egli stesso che tante affermazioni o interpretazioni possono essere fatte in modo diverso senza necessariamente passare per eretici). Da quello che riporta la Parola di Dio, accettiamo tutti che a causa del peccato la morte è entrata nel mondo ed è passata su tutti gli uomini, accettiamo tutti che la morte viene descritta come prima e seconda morte, che ci sarà una prima e una seconda risurrezione, così come ci sono due vite, quella temporale e quella eterna. Volendo entrare ancora nello specifico di questo dualismo, accettiamo anche che ci sono due peccati che entrambi conducono alle rispettive morti: il peccato a morte per il quale non si può pregare perché non può essere perdonato in eterno ed il peccato che può essere perdonato ma che tuttavia partecipa la morte, la cosiddetta separazione temporanea dalla completa comunione con Dio. Ora, nella nostra personale condizione umana e come pure in quella di tutta quanta l’umanità che vive ed è vissuta su questo pianeta, a nessuno è stato permesso di vedere la Gloria di Dio così come essa è realmente. Infatti, per poterlo fare, occorre avere un corpo glorificato, cioè non più soggetto al degrado, sia fisico che morale. Saremo coscienti della realtà o dell’eternità di Dio quando saremo simili a lui. Ma per adesso questa gloria ci è nascosta e viviamo solamente per fede.
  • 24. 24 FIGLI DI DIO E FIGLI DEL DIAVOLO “ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome” (Giov. 1:12) Domande: 1. Se Dio stesso considerava tutto il popolo di Israele come un figlio, di chi sono figli quelli che non hanno creduto in Gesù? 2. Se tutto il creato, angeli compresi, proviene da Dio, non è ad Egli stesso che bisogna attribuirne la paternità? 3. Se Dio è già il Padre di tutto il creato, cosa significa “diventare figli di Dio”? 4. Se siamo figli già ora, che senso ha diventarlo in seguito? 5. Cosa significa: “Ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo (1Giov. 3:2 )? 6. Siamo stati figli, siamo figli e diventeremo figli. Qual è il senso di queste Scritture? La risposta in sintesi a tutte queste domande la troviamo considerando che il progetto di Dio non riguarda solo questa creazione, in quanto essa è solo transitoria. Siamo tutti di passaggio diretti verso un luogo non ancora manifestato: nuovi cieli e nuova terra. Per cui: 1. Siamo tutti figli di Dio per creazione. 2. In questo creato alcuni vengono scelti, eletti, chiamati, per diventare attraverso una nuova nascita (la risurrezione) cittadini celesti e coeredi con Cristo. Questa elezione prende origine dal principio dell’adozione attraverso cui il Padre si impegna obbligatoriamente a non rifiutare per nessun motivo quelli che ha scelto e nello stesso tempo concedere a coloro che sono stati scelti e adottati la possibilità di rifiutare o accettare l’adozione tramite il loro libero arbitrio. 3. Ci sono tuttavia anche i figli del diavolo di cui occorre individuare la provenienza, l’appartenenza, la collocazione temporale in questo creato e la destinazione futura contrapposta a quella dei figli di Dio. La risurrezione di costoro non sarà a nuova vita, bensì a nuova morte, privati completamente ed eternamente di ogni forma di pace, gioia, piacere, salute, amore e di ogni cosa gradevole. Adamo è stato il primo essere umano che possiamo considerare “figlio di Dio per creazione”, destinato a diventare figlio di Dio nel regno dei cieli; contrariamente Caino fu il primo essere umano che possiamo considerare “figlio di Dio per creazione” (in quanto generato da Adamo che era da Dio), ma che la Scrittura stessa attesta essere dal diavolo, figlio di perdizione tanto quanto gli altri figli del diavolo, anticristo compreso, tutti quanti destinati, non a diventare figli del diavolo, perché già lo sono, bensì destinati come il loro padre ad essere confinati nello stagno di fuoco in eterno.
  • 25. 25 IL CONCEPIMENTO DI CAINO Nella creazione della materia (polvere, gas, acqua) abbiamo una trinità di sostanze o essenze che hanno caratterizzato tutto quanto l’universo. Se prendiamo una pietra vediamo in essa solo un mucchio di polvere solidificata, non vediamo né il gas, né l’acqua che hanno contribuito alla sua esistenza; allo stesso modo si può dire di un essere umano; si vede solo il corpo ma non vediamo né l’anima, né lo spirito e solo quando l’anima e lo spirito, presenti nel corpo, lo lasceranno, questo corpo si ritroverà nuovamente allo stato iniziale quando Dio formò l’uomo dalla polvere prima che gli alitasse il suo fiato vitale. “Allora l’Eterno Dio formò l’uomo dalla polvere della terra…” (Gen. 2:7) In rapporto con l’uomo questo rappresenta il primo atto divino creativo, fare un corpo che mai era esistito prima, né nella forma né nella sostanza. … gli soffiò nelle narici un alito di vita… Questo è il secondo atto divino, immettere in questo corpo il suo fiato, il suo spirito di vita che una volta introdotto nel corpo diede origine al primo uomo vivente. … e l’uomo divenne un essere (o un’anima) vivente. L’uomo o l’anima con il suo corpo è il risultato della vita di Dio trasmessa per mezzo del suo Spirito che dà vita. Di tutto quello che vive, la vita è costituita dal fatto che ogni essere vivente può esercitare le proprie facoltà, per cui il corpo umano è vivo quando può espletare le sue funzioni, mentre è infermo quando qualcosa non funziona bene, ed è morto quando non può più avere coscienza del mondo. L’anima è viva quando le sue facoltà sono intatte, ma una mente malata non permette all’uomo di esprimere la propria personalità. È un’anima malata che trasmette la sua malattia attraverso il corpo ed è morta quando non può più ricevere sensazioni o esprimere emozioni o quando non ha più comunione con Dio per mezzo dello spirito. Perché se fosse possibile l’infermità dello spirito dovremmo accettare il fatto che si potrebbe avere coscienza e comunione con Dio senza intuizione, oppure intuizione e comunione senza coscienza, oppure intuizione e coscienza senza comunione e ci rendiamo conto che questo è impossibile. Lo spirito di vita che vivifica l’anima che è nell’uomo, attraverso l’intuito, la comunione e la coscienza trasmette all’anima (l’io della persona) la volontà di Dio che nel proprio libero arbitrio deciderà se ubbidire allo spirito o se fare orecchio da mercante per soddisfare i desideri della carne. In funzione alla decisione dell’anima, l’essere umano si può definire spiritualmente vivo se si sottomette allo spirito non ubbidendo alle passioni carnali oppure spiritualmente morto se si sottomette alla carne non dando ascolto allo spirito. Lo Spirito può essere separato dall’anima ma non può essere separato da Dio né tantomeno è possibile un suo stato di infermità anche parziale.
  • 26. 26 ROMANI 8:5-9 TESTO BIBLICO TESTO PARAFRASATO v. 5 Infatti coloro che sono secondo la carne volgono la mente alle cose della carne, ma coloro che sono secondo lo spirito alle cose dello spirito. L’anima che vive secondo la carne, volge il suo pensiero alle cose della carne, ma l’anima che vive secondo lo spirito volge il suo pensiero alle cose dello spirito. v. 6 Infatti la mente controllata dalla carne produce morte, ma la mente controllata dallo spirito produce pace e vita. L’anima controllata dalla carne produce morte, mentre quella controllata dallo spirito produce pace e vita. v. 7 Per questo la mente controllata dalla carne è inimicizia contro a Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo. Per questo l’anima controllata dalla carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomessa alla legge di Dio e neppure può esserlo. v. 8 Quindi quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. Quindi le anime che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. v. 9 Se lo Spirito di Dio abita in voi non siete più nella carne ma nello spirito. Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo non appartiene a Lui. Se lo Spirito di Dio abita in voi non siete progenie del serpente ma progenie della donna perché lo spirito è ancora unito con l’anima. Ma se uno non è nato di nuovo non può appartenere a Cristo. v. 12 Perciò fratelli, noi siamo debitori non alla carne per vivere secondo la carne. Perciò fratelli, noi esseri umani siamo debitori non alla carne per vivere secondo la carne. v. 13 Perché se vivete secondo la carne voi morirete; ma se per mezzo dello spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete. Perché l’anima che vive secondo la carne morirà; ma se per mezzo dello spirito farà morire le opere della carne, allora vivrà. v. 14 Poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. Poiché tutte le anime che sono condotte dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. Dal momento in cui Adamo ed Eva peccarono lo spirito è stato diviso dall’anima che privata dell’intuito della comunione e della coscienza non poté più identificarsi come figlio di Dio perché non era condotto più dallo spirito di Dio che era in lui ma era divenuto schiavo del peccato. (Giov. 8:34) Seguendo l’ammaestramento di Gesù fatto a Nicodemo possiamo dedurre che così come ciò che nasce dalla carne è carne, anche ciò che viene concepito dalla carne è carne. Tra il peccato di Adamo ed Eva e prima che Dio li giudicasse, c’è stato uno spazio di tempo durante la giornata, chissà forse mentre cucivano le foglie di fico, in cui Adamo conobbe sua moglie la quale concepì, e secondo la legge che regola il rapporto con gli schiavi, uno schiavo non è padrone neanche dei suoi figli per cui il seme concepito dopo il peccato era un seme che conteneva di già il codice genetico dei genitori ma che non sarebbe appartenuta a loro, perché: “Caino era dal diavolo” (1Giov. 3:12)
  • 27. 27 Poi Dio giudicò Adamo ed Eva i quali furono espulsi dal giardino d’Eden, ma non senza la misericordia di Dio il quale coprì il loro peccato attraverso il primo sacrificio di sangue; ma non ci fu sacrificio per colui che Eva già portava in grembo e mentre Adamo ed Eva erano stati vivificati per grazia riottenendo in parte le facoltà dello spirito, Caino rimase e nacque nello stato in cui era stato concepito, un uomo carnale, un essere senza spirito perché separato da Dio, soltanto un soffio di vita, un’anima e un corpo che viene identificato come la prima progenie del serpente vivente in carne ed ossa ma spiritualmente morta, cioè privata della natura divina nei falli e nei peccati. MORTI NEI FALLI E NEI PECCATI Il peccato di Adamo ed Eva non è stato semplicemente la causa che ha permesso alla morte di passare su tutti gli uomini, è stato anche il motivo per il quale Dio aveva già anticipatamente provveduto un rimedio. “L’Agnello senza difetto e senza macchia preconosciuto prima della fondazione del mondo… ma manifestato solo negli ultimi giorni per voi” (1Pietro 1:19-20) Prima di continuare, credo sia opportuno chiarire un po’ cosa significa trovarsi in una condizione di “morti nei falli e nei peccati”, poiché è dal momento che il peccato entrò nel mondo che tutti veniamo considerati peccatori, che la morte è passata e continua ancora a passare su ogni persona, bambini compresi. Come capire, allora, la differenza che c’è tra chi sta vivendo una morte temporanea e chi la sta vivendo permanentemente in attesa che ogni cosa abbia il suo adempimento? Così come Gesù si esprimeva in parabole per rendere più facile la comprensione dei suoi insegnamenti, voglio anche io fare dei paragoni ponendo delle domande e dando delle risposte. Due persone non credenti si trovano entrambe in uno stato di coma, come se fossero morte. Ad un certo punto una si sveglia dal coma , mentre l’altra rimane in coma fino a trapassare. Erano entrambe nelle stesse condizioni, incoscienti ed incapaci, ma mentre una si risveglia e riprende coscienza ritornando alla stessa condizione di salute di prima, l’altra si ritrova in un’altra dimensione dalla quale non c’è più ritorno. Entrambe erano morte nei falli e nei peccati, ma mentre una partecipava solo ad una morte temporanea , l’altra subiva una morte definitiva. Se chi tornò in vita rifiutò di accettare la salvezza per grazia, mentre chi morì non ebbe la possibilità di credere in quanto non ebbe modo di ascoltare o perché morì in tenera età, chi dei due sta partecipando la morte eterna? Colui che si risvegliò dal coma o colui che morì? Inoltre, per poter subire la morte seconda, cioè quella eterna, si deve subire anche la prima o si può essere considerati morti due volte anche prima di partecipare la prima? Come interpretiamo Marco16:16? “Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato” Può un feto o un neonato o un bambino, credere per essere battezzato e salvato? E cosa deve fare per essere salvata una persona adulta che non ha avuto la possibilità di ascoltare per credere ed essere battezzata? Non sono entrambi classificati come morti nei falli e nei peccati? Non sono entrambi incoscienti della verità? Il sacrificio di Cristo non è valido per entrambi? In uno stato di incoscienza o di coma, o nell’incapacità di intendere e di volere, non si può applicare nessun tipo di condanna, per cui sarebbe meglio non esprimere giudizi prima del tempo in merito a chi è salvato o meno ed aspettare che anche il nostro tempo maturi.
  • 28. 28 Adamo ed Eva; Abele; Set; Abramo; Mosè; Davide; i profeti e tutti gli Israeliti che in ogni generazione hanno rappresentato il popolo di Dio, il residuo eletto, i redenti dall’Eterno … erano anche loro morti nei falli e nei peccati? SI’? Perché allora potevano avere comunione con Dio? E perché i pagani morti anche loro nei falli e nei peccati non potevano avere lo stesso privilegio di Israele? LA RISPOSTA: Senza spargimento di sangue non c’è perdono dei peccati (Ebrei 9:22)  Adamo ed Eva – Dio provvide per loro dei sacrifici animali. Gen. 3:21  Abele – Offriva dei sacrifici animali Gen. 4:4  Noè – Offrì dei sacrifici animali Gen. 8:20-21  Abramo – Offrì dei sacrifici animali Gen. 12:7 Dio impose a tutto Israele di offrirgli dei sacrifici animali, sacrifici che furono offerti fino al 70 d.C., anno in cui il tempio fu distrutto e Israele deportato definitivamente. Quando Gesù, a proposito del tempio disse che non sarebbe rimasta pietra su pietra, sicuramente alludeva al fatto che dopo il suo sacrificio non sarebbero rimaste pietre su pietre che avrebbero potuto costituire un altare dove continuare ad immolare sacrifici animali. Dopo la morte di Gesù, che è stato il sacrificio perfetto, per 40 anni gli Israeliti continuarono ad offrire sacrifici animali, alcuni perché non avevano creduto, altri perché non avevano capito, per cui attraverso l’Imperatore Tito e Vespasiano Dio distrusse il tempio attestando a quelli che non avevano creduto di non gradire quei sacrifici, mentre attraverso Paolo ammaestra quelli che non avevano capito e quei Gentili che si convertivano al cristianesimo di astenersi dal sangue. Atti 15:20 L’essere morti nei falli e nei peccati riguardava quindi solo il popolo pagano e la progenie del serpente, i cosiddetti gentili che pur offrendo anche loro sacrifici animali e spesse volte anche umani non potevano avere comunione con Dio in quanto i loro sacrifici erano consacrati agli idoli, cioè a raffigurazioni varie ritenute divine che la Parola di Dio definisce. “Hanno bocca e non parlano, orecchie e non odono, occhi ma non vedono, etc.” (Salmo 115:5) Cioè pur essendo raffigurazioni dalle sembianze umane dal momento che non c’è alcuno spirito in loro, sono senza vita, e come loro, quindi senza vita, sono gli uomini che li fanno e quelli che confidano in essi. (Salmo 115:8) Ora il concetto è semplice, un Dio che non ha vita in sé non potrà darne neanche agli altri per cui gli idolatri pur essendo vivi fisicamente sono morti spiritualmente perché non ricevono vita dal loro dio ne possono dargli vita, mentre il salmista non si definiva morto nei falli e nei peccati perché dal momento che adorava l’Eterno, l’autore della vita, si sentiva vivente anche lui. “Non sono i morti che lodano l’Eterno … ma noi [viventi] benediremo l’Eterno ora [durante la vita terrena] e sempre [nell’eternità]” (Salmo 115:17-18) Il sangue dei sacrifici israelitici di per sé non aveva alcuna importanza né alcun potere di espiare i peccati di Israele, esso infatti era solo un simbolo di ciò che nella realtà a venire doveva costituire l’unico mezzo, l’unica offerta, l’unico sangue che poteva veramente convalidare tutti quei sacrifici precedenti, perché nel sangue di Gesù c’è stato veramente il potere di annullare ed espiare il peccato. (Ebr. capp 9-10)
  • 29. 29 Non bisogna però pensare che il sangue del sacrificio israelita non aveva alcun valore completamente, perché il valore era circoscritto nell’osservanza del comandamento di Dio. La decisione infatti di tali sacrifici veniva da Dio e rappresentava come un compromesso in attesa di stipulare un atto, o come un testamento redatto in attesa della morte del testatore, per cui il sacrificio di Cristo in un colpo solo, o in un atto unico ha autenticato tutti i sacrifici di sangue offerti in passato, ma non ha autenticato nessun sacrificio pagano né tantomeno ha sparso il suo sangue per gente come Caino che anziché offrire ciò che Dio avrebbe gradito, il sangue, offerse i prodotti della terra che non erano adatti a rimettere i peccati. Dio non lasciò che la vergogna del peccato di Adamo ed Eva fosse coperta dal prodotto della terra, come le foglie di fico, ma coprì il loro peccato con le pelli ottenute dal sacrificio che costò la vita a due creature. Il peccato però come ho detto prima non ha avuto solo la conseguenza di provocare la morte dei primi figli di Dio in base alle parole di Dio. “Nel giorno che tu ne mangerai per certo morirai …” E non si è accontentato neanche di estendere la morte fisica su tutta la progenie della donna in base a quanto ritroviamo scritto. “Perciò come per mezzo di un solo uomo, il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, così la morte si è estesa su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rom. 5:12) Il peccato ha avuto anche la conseguenza di procurare una progenie al serpente. “Ed io metterò inimicizia tra la tua progenie e la progenie della donna” (Gen. 3:15) Ed è di questa progenie che con l’aiuto del Signore voglio continuare a parlare perché essa è viva e vegeta ancora tutt’oggi, per cui quest’argomento è attuale e nello stesso tempo si ricollega alle origini, e partendo dalle origini possiamo distinguere tre ceppi di origine della progenie del serpente. 1°) La progenie del serpente attraverso la famiglia Adamitica 2°) “ “ “ “ Camita 3°) “ “ “ “ Abramitica E che Dio ci aiuti!
  • 30. 30 LA PROGENIE DEL SERPENTE ATTRAVERSO LA FAMIGLIA ADAMITICA L’esperienza di Adamo ed Eva dovette essere stata terribile e sono sicuro che dovettero ricordarsela per tutta la vita; un esperienza del genere credo che non soltanto non si può dimenticare ma sono persuaso che qualsiasi persona farà di tutto per non ripeterla, per questo motivo il diavolo non poteva più sperare in Adamo ed Eva. Per avere una compagna adatta a Caino doveva trovare una strategia, non poteva sperare più in Adamo ed Eva e non poteva sperare solo in Caino perché in quel tempo non esisteva la fotocopiatrice né tantomeno la clonazione, per cui aspettò pazientemente il presentarsi di un’occasione. Durante l’attesa Caino intanto cresceva, e una volta adulto manifestò i suoi frutti cattivi; la Scrittura ne elenca due, ma sicuramente saranno stati tanti. 1. Non riconobbe Dio come suo unico padrone perché un servo riconoscente offre sempre ciò che il suo padrone gradisce. 2. Uccise il suo fratello Abele manifestando così il proposito del diavolo nel cercare di distruggere la progenie della donna. Uomini come Caino nelle Scritture ne troveremo molti altri, e l’apostolo Giuda scrivendo la sua epistola parla di questi uomini dicendo che: v. 3-4 Uomini che sono stati designati da tempo per questa condanna, empi che mutano la grazia del nostro Dio in immoralità, e negano l’unico padrone Dio e il nostro Signore Gesù Cristo. La condanna del serpente e della sua progenie e la maledizione di Caino ereditata geneticamente anche dalla sua progenie. 5-10 Ma costoro parlano male di tutte le cose che non comprendono, e tutte le cose, che come animali irragionevoli conoscono naturalmente diventano per essi motivo di rovina. Essendo uomini in cui non è lo Spirito di Dio non comprendono le cose spirituali diffondendo una dottrina sbagliata che lì rovina sempre più. 11-13 … sono nuvole senz’acqua sospinte qua e là da ogni vento, alberi d’autunno senza frutti, doppiamente morti, sradicati, onde furiose del mare che vomitano la schiuma delle loro brutture, stelle erranti a cui è destinata la caligine delle tenebre infernali per sempre. Non hanno acqua viva da dare, sospinti da ogni vento di dottrina, senza frutti, due volte morti prima ancora del giudizio universale, sradicati (ogni albero che il Padre mio…) che manifestano schifosamente la bruttura della loro dottrina. Stelle come Lucifero maledetti per sempre. 14-19 Costoro sono quelli che causano le divisioni, gente carnale che non ha lo spirito. Sono persone che vivono per soddisfarei desideri della carne e dare sfogo alle passioni dell’anima attraverso l’uso dei sensi, degli istinti e degli organi. Non c’è espressione migliore di questi versi per definire la natura di questi uomini simili alla prima progenie del serpente.
  • 31. 31 Intanto che Caino andava errando per la terra a motivo della sua maledizione Adamo ed Eva ebbero altri figli i quali una volta cresciuti cominciarono a formare le prime tribù. Da una di queste tribù Caino prese una moglie, figlia o nipote di Adamo attraverso la quale poté assicurare al serpente la continuità della sua progenie; povera donna! Le Scritture dicono che Eva era stata sedotta con l’inganno, ma non troviamo nessuna allusione a come abbia fatto Caino a conquistare il cuore di questa donna. Forse facendo sfoggio della sua bellezza; o forse perché questa donna non aveva ancora trovato marito e volle mettersi al sicuro approfittando di questa occasione? Non lo sappiamo; quel che sappiamo però, è che Dio aveva messo un segno su Caino, il segno della sua maledizione che, non soltanto serviva a salvargli la vita (Gen. 4:15), ma anche a far sì che non potesse essere confuso con i figli della benedizione da cui discendeva la figlia o la nipote di Adamo. Questo segno, di maledizione infatti doveva essere un monito per chiunque e nello stesso tempo un divieto a non intrattenere rapporti di comunione con lui. La moglie di Caino, per amore o per necessità, oltrepassò questa linea di confine unendosi a Caino e generando figli da cui venne Lamek che ebbe due mogli e uccise due uomini, continuando così a manifestare il frutto dell’albero cattivo. L’unione o la comunione tra il sacro e il profano è qualcosa che Dio non ha mai tollerato per cui nel momento in cui la figlia o la nipote di Adamo accettò di unirsi a Caino rinunziò al privilegio di appartenere alla famiglia di Dio condividendo così la sorte del marito, la maledizione. Maledetto il serpente, maledetto Caino, maledetta sua moglie, maledetta la loro discendenza, per un matrimonio! Ma ne valeva proprio la pena? Prima che questa donna si unisse a Caino, la sua condizione spirituale era quella di un essere morto nei falli e nei peccati ma vivificato per grazia attraverso il sacrificio animale che prefigurava quello di Cristo; mentre ben diversa è quella dopo il suo infelice e maledetto matrimonio. La condizione della moglie di Caino è quella in cui si ritrovano coloro che faranno le stesse scelte, e come l’apostolo Giuda descrive perfettamente coloro che si sono incamminati per la via di Caino, l’apostolo Pietro descrive la condizione di coloro che si incamminano nella via di sua moglie, la quale per un matrimonio rinnegò il padrone che l’aveva comprata divenendo figlia di maledizione. (2Pietro 2) Capire come i figli di Dio, rinati di nuovo, possono diventare figli di maledizione, non è difficile. Un figlio che rinnega il proprio padre che lo ha adottato non soltanto rinuncia alla paternità del padre, rinunzia anche ai suoi diritti sull’eredità a venire e sul sostentamento quotidiano, cioè sui beni comuni nel tempo presente. Rinnegare Dio e il nostro Signore Gesù Cristo significa non soltanto perdere la vita eterna a venire, ma essere spogliati dell’immagine e somiglianza di Dio che consiste nelle facoltà dello spirito, intuito – comunione . coscienza. Un uomo in queste condizioni è irrimediabilmente perduto come spiega Gesù in Matteo 12:43-45 o come spiega l’autore dell’Epistola agli Ebrei 6:4-6; 10:28-29. Comprendiamo meglio questi passaggi di Scritture esaminando ciò che Dio disse ad Eva. I tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te” (Gen. 3:16b) Questo naturalmente valeva anche per la futura moglie di Caino la quale doveva essere consapevole che il suo futuro marito avrebbe dominato su di lei, per cui ella si sottomise alla potestà del suo nuovo padrone rinnegando Dio che l’aveva comprata. Qui apro una parentesi per annientare definitivamente le predicazioni di coloro che hanno attribuito a Caino il potere di controllare il peccato che era alla porta, che lo stava spiando e i cui desideri erano rivolti a Lui ma che Lui lo doveva dominare (Gen. 4:7), perché in rapporto con 3:16b la Scrittura sta dicendo la stessa cosa:
  • 32. 32 “Eva i tuoi desideri si volgeranno ad Adamo e lui sarà il tuo capo”, [colui che ti dominerà] “Peccato i tuoi desideri sono rivolti a Caino e lui sarà il tuo capo”, [colui che ti dominerà] Sia Adamo che Caino erano entrambi dominatori, l’uno sul regno della sua famiglia, l’altro sul regno del peccato. La parola “dominare” non significa avere la capacità di rifiutare, ma assecondare il desiderio di soddisfarlo. “La nostra guerra non è contro carne e sangue ma contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età” (Ef. 6:12) Non sono i dominatori di tenebre che possono comandare su di noi, essi non fanno altro che assecondare le voglie di coloro che vogliono vivere nelle tenebre. Caino è stato un dominatore del mondo di tenebre di tutta quella generazione che, cominciata con lui, conclude la sua prima tappa col diluvio che annientò tutta la progenie del serpente formata dai figli naturali di Caino e dai figli acquisiti. I FIGLI DI DIO E I FIGLI DEGLI UOMINI Non è un caso che le Scritture non menzionano affatto che Caino sia un discendente di Adamo ed Eva. “Dio mi ha dato un altro discendente al posto di Abele [1° discendente] che Caino ha ucciso” (Gen. 4:25) “Questo è il libro della discendenza di Adamo… Dio creò l’uomo [Adamo ed Eva] a sua immagine e somiglianza… Adamo generò Seth a sua immagine e somiglianza” (Gen. 5:1-3) La mancanza di collegamento di Caino come discendenza da Adamo e da Dio ci aiuta a riflettere. Quando le figlie degli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra, i figli di
  • 33. 33 Dio sedotti dalla loro bellezza, si scelsero quelle che vollero per cui Dio ne decretò la morte votando alla distruzione, nella maniera dell’interdetto, tutto quello in cui vi era un alito di vita, dagli uomini che non riconoscevano in Dio il loro unico padrone in quanto figli di un altro padrone, agli uomini che avevano rinnegato il loro unico padrone che li aveva comprati diventando così figli acquisiti del diavolo. (Giuda e 2Pietro 2) Come abbiamo visto precedentemente, col diluvio universale Dio sradicò tutti gli alberi da lui non piantati (i morti due volte) e tagliò fin dalle radici tutti gli altri alberi che non portarono buon frutto (i morti una prima volta nei falli e nei peccati da cui erano stati salvati per la grazia concessa anche a loro attraverso quel sacrificio che veniva sempre rinnovato, ma che adesso erano morti per la seconda volta), gente in cui non vi era uno spirito con facoltà di intuizione, comunione e coscienza ma semplicemente uno spirito inteso come alito, o soffio di vita simile a quello degli animali. Tutto questo accadde perché i figli di Dio non rispettarono la linea di confine tracciata da Dio e che doveva servire a separare le due progenie. Una linea di confine posta in un campo serve ad indicare il limite delle due proprietà e solo un seminatore stolto potrebbe seminare le sue buone sementi nelle proprietà di un altro; solo uno stolto potrebbe edificare una casa nel suolo di un altro proprietario; solo uno stolto andrebbe a depositare i suoi risparmi nel conto corrente di un altro e, stolti sono divenuti tutti quei figli di Dio che hanno depositato o seminato il loro seme genitale nel grembo di donne con le quali non avrebbero dovuto avere rapporti. Tutti quei servi che anziché seminare nel campo del loro padrone, seminano nel campo nemico, accrescono i beni del nemico ed entrano nelle sue grazie, ma inevitabilmente devono essere puniti dal loro padrone la cui ira si accende contro di loro a causa del loro operato. Noè è stato un buon predicatore di giustizia, un buon seminatore che non avendo seminato la sua progenie nel campo del nemico non poteva subire la stessa sorte degli empi, per cui Dio prese lui e la sua progenie e la custodì nel suo granaio affinché passato il diluvio potesse nuovamente moltiplicarsi.
  • 34. 34 LA DISCENDENZA DEL SERPENTE ATTRAVERSO LA PROGENIE CAMITA Qualcosa su questo soggetto l’abbiamo già vista precedentemente, però cercare di capire un po’ di più non fa male. Perché Cam ha peccato e perché la maledizione pronunziata da Dio è caduta sul suo quartogenito figlio? (Gen. 9:25) Quando Dio creò Adamo ed Eva, la Scrittura dice che “Dio li benedisse;” quando peccarono si trovarono sotto accusa di peccato per l’inganno del diavolo e, Dio non potendo maledire ciò che aveva precedentemente benedetto provvide un risarcimento di danni attraverso il sangue del sacrificio, anche perché il peccato di Adamo ed Eva non era stato un peccato a morte per il quale non c’era alcun rimedio. Il rimedio c’è stato per cui il loro peccato era stato espiato e, nel ricordo del sacrificio perpetuato con coscienza la benedizione riposava anche su coloro che pur peccando non commettevano quel peccato a morte, come la moglie di Caino che calpestando il sangue del sacrificio annullò la benedizione trovandosi sotto maledizione, perché Dio non aveva disposto un secondo rimedio. “… Cristo è stato manifestato per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso… Dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti …” (Matteo 20:28; Eb. 9:26b-28a) Tutti i peccati però, anche se non sono a morte, non rimangono senza retribuzione. “Il servo che conosce la volontà del suo padrone e non la fa sarà battuto di molte battiture, ma quel servo che non conosce la volontà del suo padrone e non la fa sarà battuto di poche battiture.” (Luca 12:47) Ed è così che Adamo ed Eva ricevettero la punizione mentre la maledizione cadde sul serpente e su Caino e, la stessa cosa dovette accadere a Cam. Qui adesso dobbiamo distinguere due tipi di maledizione: 1. La maledizione temporanea 2. La maledizione permanente ed eterna. LA MALEDIZIONE TEMPORANEA Per maledizione temporanea dobbiamo intendere solo quelle calamità o malattie, che fanno soffrire e anche morire, che si abbattono su coloro che peccano, secondo quanto troviamo scritto: “Maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge per metterla in pratica” (Deut. 27:26) “Chiunque trasgredisce la legge di Mosè, muore senza misericordia…” (Ebrei 10:28) Ma è scritto anche che: “…la morte [di Gesù] è intervenuta per il riscatto dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto…” (Ebrei 9:15) “Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini [finché c’è possibilità di pentimento, confessione e ravvedimento] ma la bestemmia contro lo Spirito Santo non sarà perdonata né al presente né in futuro.” (Matteo 12:31-32)