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Presentazione per una conferenza che si è svolta a Napoli nel novembre 2017, dinanzi a S.E. l'Ambasciatore di Israele in Italia Ofer Sachs.
La conferenza ha come tema l'elaborazione in Israele di un determinato modello museologico, i Musei della Shoah, appunto, e il suo passaggio in Italia.
Presentation of a conference held in Naples, before the Israeli Ambassador Ofer Sachs. The conference shows the trasmigration of a museological model, i.e. the Holocaust Museums, from Israel to Italy.
Paolo Coen, Ponti oltre la manica, Architetti e mercato dell'arte al tempo di...
Musei della Shoah, da Israele all’Italia // Holocaust Museums, from Israel to Italy
1. Musei della Shoah, da Israele all’Italia
Paolo Coen - Università degli Studi di Teramo
www.paolocoen.blogspot.it
Twitter: @paolocoen67
2. Struttura della relazione
1. Qualche elemento di museologia della Shoah
2. Il contributo di Israele
3. Museologia della Shoah in Italia: estensione e limiti
4. La Shoah nel Museo, attraverso il Museo
• Edifici dove si sono svolti i fatti
• Musei di singole comunità ebraiche o
dell’intero popolo ebraico
• Musei della Shoah propriamente detti
12. Musei della Shoah propriamente detti
• sorgono in siti diversi e alle volte molto
distanti dai luoghi dei fatti storici
• trattano in via principale o addirittura
esclusiva la Shoah
• leggono la memoria della Shoah come un
elemento stabile e costitutivo del pubblico,
della società cui si rivolgono
29. Musei della Shoah fuori da Israele
1993. United States Holocaust and Memorial
Museum, Washington
1993. Museum of Tolerance, Los Angeles
1993. Holocaust Museum, New York
1996. The Holocaust Museum, Houston
30. 2000. The Holocaust Exhibition, Imperial War
Museum, Londra
2000. Nuova ala dello Jüdisches Museum,
Berlino
2005. Museo e Memoriale per gli Ebrei
assassinati d’Europa, Berlino
2009. Illinois Holocaust Museum and
Education Centre, Skokie, Chicago
59. Conclusioni
Il Museo e la connessa museologia della
Shoah sono una delle risposte che le
democrazie moderne ed evolute forniscono
agli strappi, alle banalizzazioni e alle
negazioni della memoria collettiva della
Shoah.
60. I fattori che hanno determinato la
realizzazione di musei della Shoah
• il quadro geopolitico complessivo
• gli equilibri politici dei singoli paesi dove
vengono fondati
• la volontà politica e istituzionale di eleggere la
Memoria della Shoah fattore coesivo e
qualificante dell’ordinamento democratico ed
europeista dei singoli paesi
Editor's Notes
Saluto Sua Eccellenza l’ambasciatore Ofer Sachs. È un onore dividere questo tavolo. Saluto il Consigliere Raphael Erdreich- Con Ofer e con Rafi abbiamo condiviso molte esperienze.
Questa esperienza particolare, in una Napoli finalmente splendida, si deve all’avvocato Maurizio Borra, Presidente dell’Associazione. Lo ringrazio per l’invito.
Vediamo adesso la Shoah nel Museo, attraverso il Museo
L’ho già trattata ampiamente in altra sede. Mi limito qui a riassumere e a semplificare.
- Edifici dove si sono svolti i fatti ‘santuari della Memoria’
- Musei della memoria ebraica
- Musei della Shoah propriamente detti
Luoghi dove si sono svolti i fatti ‘santuari della Memoria’. L’esempio per tutti è Auschwitz.
. In Italia la Risiera di San Sabba.
Cos’è la Risiera. È un museo che è stato realizzato all’interno dei luoghi dove si sono svolti i fatti. In questo caso adattando vecchi edifici, gli edifici storici. E costruendo alcune nuove strutture. Nel caso specifico, l’intervento fu eccellente e spetta a un architetto triestino Romano Boico.
Il senso principale della cosa è che siamo lì, dove tutto quanto accadde. Dove le persone furono discriminate, perseguitate, uccise.
Questo ne fa musei fortemente geo-localizzati. Soprattutto, ne fa musei dove l’aspetto memoriale ha la meglio, prevale su tutto il resto. Non a caso si può affermare della Risiera, come del resto di Auschwitz, che sono Museo di sé stessi. Che sono self explansatory proprio in quanto sono lì, esistono.
È la seconda categoria dove la Shoah è musealizzata. Di norma è inserita in un percorso molto più vasto, più lungo. La Shoah è la parte più oscura in un racconto che spesso parte in genere dal 1000 a.C.
Diversi musei sono costruiti in questo modo.
Uno dei più recenti è il Museo degli Ebrei Polacchi di Varsavia. Polin, in breve.
Come dicevo, Polin narra la storia degli Ebrei polacchi o meglio che sono vissuti in Polonia. All’interno di questa storia vi ampio spazio al piano inferiore per la Shoah.
Ecco qui un esempio un poco più complesso. Molti di voi lo riconoscono. È lo Jüdisches Museum di Berlino.
A destra vediamo il nucleo storico tradizionale. A sinistra la ben nota ala, o addendum, dedicata alla Shoah, su progetto di Daniel Libeskind.
Si è inoltre pensato a musei dedicati all’intero popolo ebraico. Inteso come un’etnia fra le molte etnie esistenti.
Nel 2011 è stata annunciata la costruzione del National Museum of the Jewish People a Washington, su iniziativa di B’nai Brit. L’idea era di trasformare l’Old Post Office Building su Pennsylvania Avenue.
Daniel Libeskind, lo stesso architetto dello Judisches Museum di Berlino, ha provveduto a elaborare il progetto. Questo che vedete è uno dei rendering.
Lo stop al progetto è venuto nel 2013 da Donald Trump. Nel 2013 Trump ha preso in consegna l’edificio per trasformarlo in un grande albergo a 270 stanze.
Israele resta dunque il paese dove sorge un Museo del Popolo Ebraico a Tel Aviv. Molti di voi lo conoscono. Parlo di Beit Haftutsot, noto in passato anche come il Museo della Diaspora e oggi, appunto, come Museo del popolo ebraico. Ed è attualmente al centro di un notevole rilancio. Ed include, come avrete capito, un momento dedicato alla Shoah.
Vediamo adesso la terza ed ultima classe di Musei che accolgono la Shoah.
È una classe che ha una natura molto diversa da quella delle due precedenti.
Le differenze principali sono due:
Trattano la Shoah in siti diversi e alle volte molto distanti dai luoghi della Memoria, ovvero dai luoghi dove si sono svolti i fatti. Dunque negano o comunque non assecondano la natura memoriale.
La Shoah e solo la Shoah è il tema principale. Questo tema è trattato in via principale o anche esclusiva. Vi possono essere accenni di taglio storico antropologico. Per esempio la formazione del popolo ebraico e la sua distribuzione e radicamento sul territorio europeo. Ma è questi accenni risultano sempre funzionali al racconto principale. Servono per esempio a spiegare cosa accadde fra il 1939 e il 1945 in Polonia piuttosto che in Ucraina
Questi musei servono a inquadrare e a mettere a fuoco uno specifico momento della Storia d’Europa. Sono a tutti gli effetti dei musei storici.
- E, vorrei sottolinearlo, lo fanno, cioè trattano questo tema, in luoghi distanti e a volte molto lontani dallo svolgimento dei fatti.
Beit Haftusoth introduce perfettamente al tema centrale di questa relazione.
Pochi sanno che Israele è anche il paese dei musei. Israele è cioè il paese con il tasso più elevato di musei in rapporto agli abitanti. Si potrebbe dire che è il paese della Memoria.
Questo
Ora, la nascita, l’idea stessa di questi musei è schiettamente israeliana. E viene fuori, viene elaborata all’indomani della fondazione dello Stato.
Ripercorro rapidamente la storia e la diffusione di questi musei nel mondo occidentale.
Questo kibbutz è interamente devoto alla memoria di Mordecai Anelewicz. Negli anni cinquanta, dopo che venne ripreso dagli Egiziani. La statua di Mordecai che vedete è di Nathar Rapaport, o Rapaport. Lo stesso autore del Memoriale della Rivolta del Ghetto di Varsavia.
Qui la stessa statua con il mio Davide, ossia il piccolo Riccardo.
Come abbiamo visto, Israele iniziò a costruire musei dedicati alla Shoah all’indomani della sua nascita. Proseguì fino alla Guerra dei Sei Giorni.
Quanto realizzato in Israele avrebbe trovato frutti solo molto tempo dopo. Per essere esatti: dopo il 1989
Ecco un breve specchietto di alcuni dei musei di questo genere realizzati fuori da Israele.
L’Italia è la terra dei musei. La sua capitale, Roma, è il luogo dove il museo moderno è nato, nel corso del XVIII secolo: per essere precisi nel 1734, i Musei Capitolini.
Anche in Italia la Shoah è entrata presto nel dibattito museologico. Sia con propri architetti di valore. Sia con progetti destinati al suo territorio.
Tecnicamente è detto Memoriale. Perché? Perché questa architettura sorge in un’area della Stazione Centrale situata al di sotto dei binari ferroviari ordinari. L’area era originariamente adibita al carico e scarico dei vagoni postali e aveva accesso diretto a Via Ferrante Aporti. Tra il 1943 e il 1945 questo fu il luogo in cui centinaia di deportati furono caricati su vagoni merci, che venivano sollevati tramite un elevatore e trasportati così al sovrastante piano dei binari. Una volta posizionati alla banchina di partenza, venivano agganciati ai convogli diretti ai campi di concentramento e sterminio (Auschwitz-Birkenau, Bergen Belsen) o ai campi italiani di raccolta come quelli di Fossoli e Bolzano.Dagli stessi binari partirono anche numerosi deportati politici, destinati al campo di concentramento di Mauthausen.
È chiaro dunque che prevale nettamente qui l’aspetto squisitamente memoriale.
Il muro dei nomi
L’osservatorio. Un chiaro tributo al Memoriale degli Ebrei Italiani ad Auschwitz.
Un legame di ordine personale, dato che il padre di Morpurgo ne era stato il progettista
Fra i diversi architetti italiani che si sono dedicati al tema un posto di riguardo merita Luca Zevi.
Zevi ha disegnato qualche anno fa il Museo della Memoria e dell’Accoglienza in Puglia.
Inaugurato nel 2009.
Il vettore del Museo è ricordare, conservare la Memoria del Campo di Accoglienza di S. Maria al Bagno,
i Murales realizzati da Zivi Miller e da altri profughi ebrei durante la permanenza, tra il 1943 ed il 1947, nel Campo di accoglienza di S. Maria al Bagno
Zevi si è dedicato al tema una prima volta a Nardò, in Puglia; Museo di Santa Maria al Bagno.
Il Museo della Memoria conserva, dopo il restauro coordinato da Nori Meo-Evoli, i Murales realizzati da Zivi Miller e da altri profughi ebrei durante la permanenza, tra il 1943 ed il 1947, nel Campo di accoglienza di S. Maria al Bagno.
Fra i diversi architetti italiani che si sono dedicati al tema un posto di riguardo merita Luca Zevi.
Zevi ha disegnato qualche anno fa il Museo della Memoria e dell’Accoglienza in Puglia.
Inaugurato nel 2009.
Il vettore del Museo è ricordare, conservare la Memoria del Campo di Accoglienza di S. Maria al Bagno,
i Murales realizzati da Zivi Miller e da altri profughi ebrei durante la permanenza, tra il 1943 ed il 1947, nel Campo di accoglienza di S. Maria al Bagno
Il progetto che tuttavia è legato più di ogni altro al nome di Luca Zevi è il Museo della Shoah di Roma.
Non occorre rifare tutta la storia di questo progetto. In questa sede basta un fatto: è, sarebbe l’unico Museo della Shoah propriamente detto in Italia.
Cioè: risponderà, risponderebbe ai due requisiti che ho indicato in precedenza.
Essere dedicato solo e soltanto alla Shoah
Sorgere in un luogo separato, distante dallo svolgimento dei fatti.
La risposta ragionevole e perciò democratica agli strappi, ai danni inferti alla Memoria è dunque sempre la stessa. Ce ‘ha insegnato Israele. L’ha insegnato agli Stati Uniti
Ma perché ciò accada – ovvero perché si costruiscano effettivamente musei della Shoah - occorre anche che vi sia una politica sulla memoria piena e condivisa.
In Italia siamo ancora in attesa. Siamo ancora al Museo che non c’è.
Il musei della Shoah dipendono dalla politica.
La memoria collettiva che essi contribuiscono a produrre risponde e da studioso, può essere facilmente ricondotta,
1) al quadro geopolitico complessivo
2) agli equilibri politici dei singoli paesi dove vengono fondati
3) la volontà politica e istituzionale di eleggere la Memoria della Shoah fattore coesivo e qualificante dell’ordinamento democratico ed europeista dei singoli paesi
Ripeto, per la dimostrazione valga quanto ho già esposto in altra sede per i tre musei israeliani, come pure per i musei della Shoah di New York, i due di Los Angeles, Chicago e Londra. Sono a vostra disposizione nella fase del dibattito