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I TRATTATI INTERNAZIONALI DI ETICA DEL TURISMO

     Presentazione del Codice Mondiale di Etica del Turismo




                Relatore Norberto Tonini

      UNWTO Comitato Mondiale Etica del Turismo




                     Visso 27 Ottobre 2012
NASCITA E SVILUPPO DEL FENOMENO TURISTICO

Quando ci si propone di analizzare la nascita e l’affermarsi del fenomeno turistico si
finisce fatalmente con il far riferimento al “Grand Tour”, l’esperienza culturale e
formativa che i giovani rampolli della borghesia sette-ottocentesca affrontavano prima di
immettersi ad operare nella società civile.

Altra citazione classica è quella relativa all’impresa avviata da Thomas Cook; costui,
fervente battista e membro della Temperance Society, nel luglio del 1841 organizzò un
viaggio di gruppo in treno allo scopo di far partecipare circa 600 persone al meeting
dell’associazione ad un costo agevolato.

E’ a seguito di questa iniziativa che Thomas Cook viene indicato come il vero precursore
del turismo moderno, essendo stato il primo a fornire in maniera organica i vari servizi
connessi all’organizzazione, promozione e vendita di viaggi turistici.

Ad ogni buon conto è indubbio che nella storia dell’uomo il Turismo è un fenomeno
recente, passato da esperienza di élite a pratica ampiamente diffusa in forza dei progressi
tecnologici promossi dalla rivoluzione industriale ed anche a seguito del raggiungimento
dell’istituto delle “ferie pagate” (1936).

Dal secondo dopoguerra ad oggi il Turismo, attività inizialmente di importanza residuale
è divenuto “fattore di potenza”, fautore esso stesso di cambiamento all’interno della
società moderna.

I flussi statistici elaborati dall’UNWTO stanno a dimostrare che, a datare dagli anni
cinquanta dello scorso secolo, si è passati da alcune decine a oltre 900 milioni di arrivi, e
le previsioni ci portano a stimare per il 2020 il superamento di 1500 milioni di arrivi ogni
anno.

Va da sé che, parallelamente alla crescita quantitativa del fenomeno, si deve registrare
anche un’enorme crescita di ordine economico, tanto è vero che ormai ci si riferisce al
Turismo come ad una delle più rilevanti attività economiche al mondo.

In questo ambito le stime elaborate dall’UNWTO prevedono infatti che i flussi monetari,
attualmente attorno ai 700 miliardi di dollari annui, andranno ad attestarsi nell’arco di
pochi anni tra i 1500 e i 2000 miliardi di dollari.
CODICE MONDIALE DI ETICA DEL TURISMO


A sostenere che i servizi turistici non vanno pensati e predisposti esclusivamente in
termini materiali, né, tantomeno, misurati ed asserviti alle logiche di un crudo e
miope profitto, non siamo certo i soli.

L’Organizzazione Mondiale del Turismo, fortemente preoccupata per alcuni segnali
brutalmente consumistici e marcatamente antisociali che rischiavano di disperdere e
vanificare i veri valori intrinseci all’attività turistica, ha predisposto un Codice
Mondiale per l’Etica del Turismo ed ha lanciato temi ed avviato iniziative per lottare
contro la povertà, contro lo sfruttamento dei minori, contro il turismo sessuale e
qualsivoglia forma di violenza e di discriminazione.

Approvato ufficialmente dall’OMT (Santiago del Cile 1999) e successivamente
riconosciuto anche dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite (2001), il Codice
propone una serie di principi che si prefiggono di orientare nelle loro azioni gli attori
del turismo (Visitatori, Visitati, Operatori professionali, Stati e Comunità Locali).

Il testo non si riferisce specificamente ad una professione o ad una categoria operante
nell’ambito del turismo, ma intende suscitare comportamenti rispettosi e corretti da
parte di tutti i protagonisti indicando alcuni principi fondamentali, ed è proprio per
questo motivo che si è preferito ricorrere al termine codice etico, piuttosto che codice
deontologico.

Questi principi fondamentali sono raggruppati sulla base di nove grandi temi, che
corrispondono sostanzialmente ai primi nove articoli del Codice.

Vediamo ora quali possono risultare le prime considerazioni da trarre, una volta
effettuata una veloce disamina dei contenuti generali del Codice.

Attenendoci all’essenziale potremmo affermare che il turismo, attività associata al
riposo ed al tempo libero, ma concepita e praticata come uno strumento privilegiato per
la crescita individuale e collettiva, viene in primo luogo presentato come un “diritto
per tutti”. (art.7)
Esso va incoraggiato, sostenuto e sviluppato in modo tale da produrre tutti i suoi effetti
benefici nel rispetto dei turisti, ma in pari tempo dei lavoratori ed ancor più delle
popolazioni visitate.

Esso deve risultare rispettoso della cultura, delle tradizioni e del patrimonio ambientale
delle Comunità Locali e va promosso e sviluppato “nella prospettiva di una crescita
sana, continua e durevole” (art. 3.1).

Sono quindi da condannare le pratiche che sfruttano gli esseri umani in qualunque
forma, nonché le azioni che arrecano danno al patrimonio culturale ed ambientale.

Vengono invece auspicate tutte le possibili azioni che possono contribuire a fare del
turismo “un fattore insostituibile di autoeducazione personale, di tolleranza
reciproca e di apprendimento delle differenze legittime tra i popoli e le culture,
così come delle loro diversità.”. ( art. 2.1)



ETICA DEL TURISMO ED ETICA DELL’IMPRESA


Se l’attività turistica viene presentata innanzitutto come un’attività di scoperta e di
incontro di culture, promotrice della crescita e dello sviluppo delle persone sotto vari
aspetti, non vi è nessuna ragione perché essa venga riservata ad una ristretta élite.

Essa deve per contro risultare accessibile a tutti.

L’idea stessa dell’incontro delle culture, unitamente a quella di uno sviluppo
economico sostenibile e della crescita in termini di coesione sociale, comportano
l’adozione di alcuni valori attorno ai quali costruire le principali regole
comportamentali.

Ecco allora che il rispetto reciproco, la tolleranza, la solidarietà, i diritti dei lavoratori,
l’equità nella ripartizione dei profitti, la non-discriminazione dei soggetti coinvolti e la
garanzia di una sostanziale libertà di movimento, di azione, di pensiero e di credo
religioso, debbono essere collocate al centro dell’esperienza turistica, tanto per coloro
che viaggiano, quanto per coloro che accolgono.

Non è però assolutamente assodato che tutti gli imprenditori e tutti gli operatori del
settore si siano posti seriamente questi problemi e che, di conseguenza, condividano
questa visione.
In realtà sono numerosi – a mio giudizio costituiscono ancora ampiamente la
maggioranza - coloro che non si sentono minimamente coinvolti da tali preoccupazioni
e da questioni etiche; per essi “il mondo degli affari deve essere soggetto unicamente
alla legge del profitto ed è pertanto esente da qualsiasi sollecitazione di ordine etico”.

Purtuttavia, ed a mio modo di vedere grazie a Dio, sono sempre più numerose le
imprese che si dichiarano disposte ad andare al di là dell’ottimizzazione dei profitti, al
di là delle vincolanti obbligazioni di ordine economico o legale, per prendere in
considerazione le conseguenze che il loro operato potrebbe causare ai lavoratori, alla
loro clientela ed anche alle Comunità Locali all’interno delle quali si sono insediate ed
operano.

In altri termini siamo di fronte ad una graduale presa di coscienza che il vero progresso
economico e soprattutto una crescita economica equilibrata e prolungata nel tempo,
viene garantita dal prefiggersi obiettivi di lungo termine che risultano essere al tempo
stesso economici e sociali, che promuovono la produzione di beni, ma anche di servizi,
che rispettano i diritti dei lavoratori, che si basano sulle risorse umane che possiedono,
piuttosto che unicamente sul capitale.

E la necessità di una tale presa di coscienza è stata ampiamente confermata dalla crisi
economico-finanziaria iniziata nella seconda metà del 2008 e protrattasi ancora fino ai
giorni nostri.



LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITA’

Nel corso di questo mio intervento ho già fatto riferimento al valore della sostenibilità,
valore che trova un riferimento puntuale nell’art.3 del Codice Mondiale di Etica.

                     “ Il turismo fattore di sviluppo sostenibile”.

L’articolo 3, nel trattare ampiamente l’argomento, ci ricorda con estrema chiarezza che:

“    È dovere di tutti i protagonisti dello sviluppo turistico salvaguardare
l’ambiente e le risorse naturali, nella prospettiva di una crescita economica sana,
continua e sostenibile, atta a soddisfare equamente i bisogni e le aspirazioni delle
generazioni presenti e future”;
Alla luce di questo articolo, vorrei cogliere l’occasione per richiamare un aspetto spesso
trascurato.

Vorrei in altri termini che tutti noi avessimo ben presente che esiste una questione etica
che riguarda il rapporto tra uomo, ambiente e natura, una questione che, se
correttamente affrontata, supera la concezione storica di questo rapporto, trasformando
l’uomo da dominatore a custode dell’ambiente.

A mio modo di vedere si tratta di un aspetto importante che lo stesso mondo cattolico,
nonostante la nobile e formidabile tradizione francescana, ha spesso dimenticato, o
quantomeno sottovalutato.




TURISMO E CAMBIAMENTO CLIMATICO


Strettamente connessi al tema della sostenibilità e ad un corretto sviluppo di forme di
turismo sostenibile, sono la riflessione ed il confronto sulle dinamiche relative al
cambiamento climatico.

Attorno a questo tema di importanza fondamentale e per il quale il Turismo viene a
ricoprire il doppio ruolo di “attore” e “vittima”, si sono sviluppati innumerevoli
convegni e seminari, si è dato vita a serrati dibattiti, si sono realizzati studi scientifici ed
elaborati documenti qualificati.

L’apice del dibattito e del confronto su questo tema particolarmente impegnativo per il
mondo del turismo si è avuto nel corso dell’anno 2008, tanto è vero che al fenomeno
dei mutamenti climatici è stato dedicato il tema della Giornata Mondiale del Turismo:

        “Il turismo reagisce di fronte alla sfida del cambiamento climatico.”.

In effetti, se si esclude l’agricoltura, sono ben poche le attività umane che dipendono
dalla meteorologia e dalla climatologia nella stessa misura del turismo, un fenomeno
che risente sia dell’andamento quotidiano del tempo che dell’evoluzione climatica di
lungo periodo.

Da questo punto di vista appare chiaro che il turismo rischia di divenire « vittima » e
risentire quindi in misura decisamente negativa del cambiamento climatico, ma, in pari
tempo, non è difficile constatare che lo stesso turismo rappresenta una componente
tutt’altro che trascurabile del cambiamento in atto, poiché contribuisce, con i suoi flussi
crescenti e con i suoi talvolta devastanti eccessi, al processo di riscaldamento del nostro
pianeta ed al progressivo diffondersi dell’effetto serra.

Di fronte a tutto questo occorre dunque interrogarsi, mettersi profondamente in
discussione e prepararsi a reagire per evitare il peggio.

Numerosi esperti del settore, dopo aver effettuato ricerche e studi specifici, hanno
insistentemente evidenziato, non senza motivate ragioni, che:

« ridurre da subito le emissioni di gas a effetto serra rappresenta un costo
relativamente modesto, se comparato al costo dell’inattività ».

Compete dunque a noi dirigenti ed operatori responsabili, sottolineare e far
comprendere come proprio l’inattività risulterebbe la peggiore delle reazioni possibili,
con conseguenze gravissime per il settore del turismo e indubbiamente pesanti anche
per l’intera società, tenuto conto del posto che questo fenomeno ricopre all’interno
dell’economia mondiale.

In questa prospettiva diviene quindi di importanza vitale che i rappresentanti delle
istituzioni nazionali e locali, così come gli imprenditori, cerchino di cogliere la reale
consistenza del fenomeno, di verificarne le sue evoluzioni e le prevedibili ricadute, per
porre in essere con la massima tempestività i possibili rimedi.



TURISMO E SOLIDARIETA’


Per completare questa nostra panoramica, dobbiamo ora affrontare un altro tema che
può concretamente favorire la nascita e lo sviluppo di ulteriori forme di crescente eticità
nel turismo: il tema della solidarietà.

Già più volte ho avuto occasione di affermare che Socialità, Sostenibilità e Solidarietà
vengono a costituire gli assi portanti su cui costruire il vero Turismo Etico, quello che
io amo definire, “Turismo dello Sviluppo”, un turismo che privilegia la collaborazione
rispetto alla conflittualità, la qualità rispetto alla quantità, un turismo accessibile,
genuino, partecipato ed autenticamente responsabile e consapevole.

E’ del tutto evidente che assumere atteggiamenti e comportamenti ispirati ai valori della
responsabilità e della consapevolezza comporta, tra l’altro, l’accettazione del concetto
che gli stessi profitti andranno equamente distribuiti con giustizia e saggezza, tenendo
conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le generazioni
future.

In altri termini si può sostenere che un autentico “Turismo dello Sviluppo”, oltre a
favorire crescita economica equilibrata, valorizzazione ambientale e coesione sociale,
può e deve divenire il luogo in cui l’uomo, grazie alle più moderne tecniche
dell’accoglienza e della comunicazione, dell’animazione ambientale e culturale, non
solo ritempra il proprio fisico, ma, attraverso conoscenze non effimere e superficiali di
altri popoli, di altre storie, di altre tradizioni e di altri patrimoni ambientali, si
arricchisce culturalmente e spiritualmente.

Una piena sintonia con quanto appena affermato la possiamo riscontrare all’interno
dell’articolo 2 del Codice Mondiale di Etica: “ Il turismo, strumento di crescita
individuale e collettiva”, con il quale, ai punti 1 e 3, si auspica di dar vita ad un
turismo concepito innanzitutto come diritto dell’uomo e di tutti gli uomini; un turismo
che, ispirandosi al grande valore della Solidarietà, non usa violenze e rifugge da
qualsiasi forma di sfruttamento e di sopraffazione; un turismo che rispetta le culture e le
tradizioni delle popolazioni visitate e le singole persone; un turismo che non distrugge e
non deturpa, ma che protegge e valorizza il patrimonio ambientale e, infine, un turismo
che riconosce e garantisce i diritti dei lavoratori (art.9) ed i cui profitti vanno a
beneficio non dei soli Tour Operators, ma anche delle Comunità Locali e dei territori
visitati.

Al di là del valore e della portata generale di tali affermazioni, ritengo che non si possa
omettere di soffermarci un attimo sul contenuto specifico dell’articolo 2, specialmente
laddove, al punto 3, si fa esplicito riferimento allo sfruttamento degli esseri umani e, in
particolare, a quelle forme di turismo sessuale che molto spesso colpiscono i bambini.

E non ci si venga a dire che da parte di inqualificabili Tour Operators non esistono
comportamenti speculativi e sostanziali connivenze che favoriscono in misura
vergognosa tali turpi pratiche.

Questi comportamenti non possono e non debbono trovare la minima giustificazione
all’interno del nostro mondo; essi consistono infatti in violenze perverse nei confronti
di minori ed in sopraffazioni rivolte a persone socialmente deboli per cui, oltre ad
arrecare danni irreparabili ai veri contenuti ed agli obiettivi fondamentali del turismo,
costituiscono la negazione del fenomeno stesso.

Va da sé che, le attività di violenza sessuale e tutte le forme di sfruttamento dei minori
e comunque di persone estremamente deboli e prive di difese, debbono essere
energicamente combattute con la cooperazione degli Stati interessati, e sanzionate con
rigore dalle legislazioni nazionali tanto dei paesi visitati quanto di quelli degli autori di
tali atti, anche quando questi sono stati commessi all’estero.

Sotto questo profilo ci piace segnalare che la legislazione italiana si è sostanzialmente
adeguata, riteniamo però che vi sia ancora molto da fare per trovare forme e
meccanismi efficaci tali da sradicare le mascherate, ma purtroppo ancor oggi numerose
proposte di viaggi a sfondo erotico sessuale.

Non possiamo infine tralasciare il contenuto del punto 4 di questo articolo, nonché del
punto 3 dell’articolo 6 con i quali si ribadisce da un lato che: “I viaggi per motivi di
religione, salute, educazione e scambio culturale o linguistico, costituiscono forme
particolarmente interessanti”, sostenendo che tali attività, oltre ad essere facilitate e
garantite, meritano di essere “incoraggiate” mentre dall’altro, nell’enucleare gli
obblighi degli operatori, si rammenta che:

“Per ciò che dipende da loro, i professionisti del turismo devono contribuire
affinché la sensibilità culturale e spirituale dei turisti sia soddisfatta e sia permesso
l’esercizio, durante i viaggi, del loro culto religioso”

Anche in questo caso non è certo difficile cogliere quanto la realtà che noi tutti
conosciamo e all’interno della quale operiamo quotidianamente, sia ancora
sostanzialmente diversa e in profondo contrasto con i nobili principi enunciati negli
articoli del Codice.

Sfido infatti chiunque a sostenere che nel programmare e, soprattutto, nel gestire la
normale attività turistica, la maggior parte degli operatori si preoccupi seriamente di
garantire quanto sopra previsto ed è chiaro che tali inadempienze chiamano
pesantemente in causa sia i Governi dei Paesi ospitanti, sia i grandi Tour Operators.


L’ IRRINUNCIABILE APPORTO DELL’UOMO

Da tutto quanto si è fin qui sostenuto, ricaviamo sostanzialmente che le attività
turistiche prendono corpo in forza dei comportamenti e delle azioni poste in essere da
diverse tipologie di protagonisti identificate con estrema chiarezza nei vari articoli del
Codice Mondiale di Etica.

Queste tipologie di protagonisti sono costituite essenzialmente da:

- i visitatori o, se si vuole, i turisti;
- i visitati o, meglio ancora, le singole comunità di accoglienza;
- i professionisti del turismo, vale a dire i tanti prestatori di servizi, gli intermediari
  della distribuzione, nonché le innumerevoli figure che talvolta si inseriscono
  furbescamente al fine di rendere possibile e profittevole la pratica turistica.

 A queste prime tre va senz’altro aggiunta una quarta componente, e non certo quella di
minor rilevanza, che è rappresentata dai poteri pubblici i quali hanno il compito di
pianificare, regolamentare e, direttamente o indirettamente, sostenere e favorire la
crescita e lo sviluppo del turismo.

Ebbene, proviamo allora a chiederci quali sono oggi le relazioni tra queste tipologie di
attori e in che misura dialogano, si confrontano ed interagiscono tra loro.

Verifichiamo inoltre se l’aver introdotto la questione etica nel mondo del turismo stia
realmente mettendo in discussione le relazioni contrattuali tra i diversi attori.

E infine, analizzando a fondo la situazione, chiediamoci se attraverso la proposta di
sviluppare il fenomeno turistico secondo l’angolatura della componente etica, si è
riusciti a garantire il rispetto dei diritti di ciascuna delle parti in causa.

A mio modo di vedere quando le risposte a questi interrogativi risulteranno essere
decisamente positive, solo allora - ma non è certo questa la situazione odierna -
potremo affermare di aver pienamente corrisposto alle attese e realizzato il contenuto
dell’articolo 7 del Codice, un articolo di sostanziale importanza poiché con lo stesso si
chiude definitivamente una vecchia querelle, affermando perentoriamente che il
Turismo è un diritto dell’uomo e di tutti gli uomini.

Per la verità so bene di aver già ampiamente accennato al Turismo come ad un diritto
fondamentale dell’uomo; mi permetto però di insistere e di tornare sull’argomento
poiché sono fermamente convinto che inserire questo concetto all’interno di un Codice
Mondiale, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, assume un aspetto
ed una portata valoriale di assoluta autorevolezza che non può e non deve sfuggire a
nessuno.

Nell’esaminare il contenuto di questo articolo di portata epocale, vorrei innanzitutto far
notare che con lo stesso il Codice Mondiale di Etica si spinge molto più avanti rispetto
alla Carta del Turismo adottata a Sofia nel 1985.

Come ex-presidente del BITS, non posso però nascondere che, in particolare, mi preme
evidenziare il puntuale riferimento alle attività di Turismo Sociale e Associativo, la
qual cosa viene a costituire per noi un risultato estremamente lusinghiero, frutto di
lunghi anni di impegno e di esemplare operatività.

Il Turismo Sociale infatti, non solo viene qualificato come l’elemento “che facilita un
ampio accesso allo svago, ai viaggi ed alle vacanze”, ma viene anche correttamente
coniugato nei suoi vari aspetti e nelle diverse forme di “turismo delle famiglie, dei
giovani e degli studenti, delle persone anziane e dei disabili”.

Altro apporto di tutto rilievo si ricava dall’affermazione in base alla quale si sostiene
che il Turismo Sociale dovrà essere “promosso con il sostegno delle autorità
pubbliche” e che tutte le sue diverse forme andranno “incoraggiate e facilitate”!

E’ ovvio che il contenuto di questo articolo con il quale ci viene riconosciuta
un’indubbia funzione sociale e culturale, ci ripaga di lunghi periodi di amarezze e di
incomprensioni, ci svincola da quell’immagine di mera assistenzialità e ci toglie una
volta per tutte da quell’angusto angolo di insignificante marginalità in cui per lungo
tempo si era cercato di collocarci.

 In pari tempo però l’ottenimento di tale autorevole riconoscimento rende tutti noi
altamente responsabili circa le scelte che dovremo saper porre in essere per fare in
modo che l’auspicato passaggio “dallo sviluppo del turismo al turismo dello
sviluppo” non finisca con il risultare una mera operazione di facciata, ma sappia
efficacemente incarnare e tradurre in azioni concrete i valori affermati, restando sempre
attento alla centralità dell’uomo.

Ma chi se non l’uomo può dar vita ad un turismo per l’uomo?

Le quattro categorie di protagonisti cui abbiamo fatto riferimento, vengono quindi
direttamente interpellate e ampiamente coinvolte.

Esse non dovranno e non potranno esimersi dal garantire rispetto, correttezza ed
equilibrio nei rapporti tra visitatori e visitati, nella definizione di diritti e doveri tra gli
addetti ai lavori, nonché nel responsabile utilizzo delle risorse e nell’equa distribuzione
dei profitti.

Spetterà inoltre ad esse, senza eccezioni di sorta, assicurare che, attraverso una costante
azione formativa, si riesca ad esprimere dirigenti, operatori e animatori in grado di
promuovere concretamente nuove e moderne forme di attività turistiche rigorosamente
ispirate ai principi ed alle norme del Codice Mondiale di Etica, nonché ai suggerimenti
del suo Comitato Mondiale.
So bene che quanto prospettato è tutt’altro che facile e di immediata realizzazione, ma
non vedo reali alternative se si vuol salvare l’attività turistica da una preoccupante
deriva edonistica, priva di riferimenti valoriali e votata al più becero dei consumismi.

Personalmente voglio però ribadire con forza che, nonostante tutto, resto fiducioso.

Non intendo nascondere l’esistenza di preoccupanti e minacciose nubi, ma sono
confortato dall’insorgere sempre più radicato di notevoli spiragli di sereno.

In quest’ottica mi è tornato in mente un passo del “Diario di Anna Frank”, un libro che
ha fatto parte delle mie letture giovanili, incidendo profondamente nei miei percorsi di
vita e che, proprio per questa ragione, voglio utilizzare quale conclusione di questo mio
scritto.

E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse
sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché
continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla
base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente
in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure,
partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che
tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che
ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.
Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno forse
ancora attuabili.

                                            Norberto Tonini

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I trattati internazionali di etica del turismo

  • 1. I TRATTATI INTERNAZIONALI DI ETICA DEL TURISMO Presentazione del Codice Mondiale di Etica del Turismo Relatore Norberto Tonini UNWTO Comitato Mondiale Etica del Turismo Visso 27 Ottobre 2012
  • 2. NASCITA E SVILUPPO DEL FENOMENO TURISTICO Quando ci si propone di analizzare la nascita e l’affermarsi del fenomeno turistico si finisce fatalmente con il far riferimento al “Grand Tour”, l’esperienza culturale e formativa che i giovani rampolli della borghesia sette-ottocentesca affrontavano prima di immettersi ad operare nella società civile. Altra citazione classica è quella relativa all’impresa avviata da Thomas Cook; costui, fervente battista e membro della Temperance Society, nel luglio del 1841 organizzò un viaggio di gruppo in treno allo scopo di far partecipare circa 600 persone al meeting dell’associazione ad un costo agevolato. E’ a seguito di questa iniziativa che Thomas Cook viene indicato come il vero precursore del turismo moderno, essendo stato il primo a fornire in maniera organica i vari servizi connessi all’organizzazione, promozione e vendita di viaggi turistici. Ad ogni buon conto è indubbio che nella storia dell’uomo il Turismo è un fenomeno recente, passato da esperienza di élite a pratica ampiamente diffusa in forza dei progressi tecnologici promossi dalla rivoluzione industriale ed anche a seguito del raggiungimento dell’istituto delle “ferie pagate” (1936). Dal secondo dopoguerra ad oggi il Turismo, attività inizialmente di importanza residuale è divenuto “fattore di potenza”, fautore esso stesso di cambiamento all’interno della società moderna. I flussi statistici elaborati dall’UNWTO stanno a dimostrare che, a datare dagli anni cinquanta dello scorso secolo, si è passati da alcune decine a oltre 900 milioni di arrivi, e le previsioni ci portano a stimare per il 2020 il superamento di 1500 milioni di arrivi ogni anno. Va da sé che, parallelamente alla crescita quantitativa del fenomeno, si deve registrare anche un’enorme crescita di ordine economico, tanto è vero che ormai ci si riferisce al Turismo come ad una delle più rilevanti attività economiche al mondo. In questo ambito le stime elaborate dall’UNWTO prevedono infatti che i flussi monetari, attualmente attorno ai 700 miliardi di dollari annui, andranno ad attestarsi nell’arco di pochi anni tra i 1500 e i 2000 miliardi di dollari.
  • 3. CODICE MONDIALE DI ETICA DEL TURISMO A sostenere che i servizi turistici non vanno pensati e predisposti esclusivamente in termini materiali, né, tantomeno, misurati ed asserviti alle logiche di un crudo e miope profitto, non siamo certo i soli. L’Organizzazione Mondiale del Turismo, fortemente preoccupata per alcuni segnali brutalmente consumistici e marcatamente antisociali che rischiavano di disperdere e vanificare i veri valori intrinseci all’attività turistica, ha predisposto un Codice Mondiale per l’Etica del Turismo ed ha lanciato temi ed avviato iniziative per lottare contro la povertà, contro lo sfruttamento dei minori, contro il turismo sessuale e qualsivoglia forma di violenza e di discriminazione. Approvato ufficialmente dall’OMT (Santiago del Cile 1999) e successivamente riconosciuto anche dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite (2001), il Codice propone una serie di principi che si prefiggono di orientare nelle loro azioni gli attori del turismo (Visitatori, Visitati, Operatori professionali, Stati e Comunità Locali). Il testo non si riferisce specificamente ad una professione o ad una categoria operante nell’ambito del turismo, ma intende suscitare comportamenti rispettosi e corretti da parte di tutti i protagonisti indicando alcuni principi fondamentali, ed è proprio per questo motivo che si è preferito ricorrere al termine codice etico, piuttosto che codice deontologico. Questi principi fondamentali sono raggruppati sulla base di nove grandi temi, che corrispondono sostanzialmente ai primi nove articoli del Codice. Vediamo ora quali possono risultare le prime considerazioni da trarre, una volta effettuata una veloce disamina dei contenuti generali del Codice. Attenendoci all’essenziale potremmo affermare che il turismo, attività associata al riposo ed al tempo libero, ma concepita e praticata come uno strumento privilegiato per la crescita individuale e collettiva, viene in primo luogo presentato come un “diritto per tutti”. (art.7)
  • 4. Esso va incoraggiato, sostenuto e sviluppato in modo tale da produrre tutti i suoi effetti benefici nel rispetto dei turisti, ma in pari tempo dei lavoratori ed ancor più delle popolazioni visitate. Esso deve risultare rispettoso della cultura, delle tradizioni e del patrimonio ambientale delle Comunità Locali e va promosso e sviluppato “nella prospettiva di una crescita sana, continua e durevole” (art. 3.1). Sono quindi da condannare le pratiche che sfruttano gli esseri umani in qualunque forma, nonché le azioni che arrecano danno al patrimonio culturale ed ambientale. Vengono invece auspicate tutte le possibili azioni che possono contribuire a fare del turismo “un fattore insostituibile di autoeducazione personale, di tolleranza reciproca e di apprendimento delle differenze legittime tra i popoli e le culture, così come delle loro diversità.”. ( art. 2.1) ETICA DEL TURISMO ED ETICA DELL’IMPRESA Se l’attività turistica viene presentata innanzitutto come un’attività di scoperta e di incontro di culture, promotrice della crescita e dello sviluppo delle persone sotto vari aspetti, non vi è nessuna ragione perché essa venga riservata ad una ristretta élite. Essa deve per contro risultare accessibile a tutti. L’idea stessa dell’incontro delle culture, unitamente a quella di uno sviluppo economico sostenibile e della crescita in termini di coesione sociale, comportano l’adozione di alcuni valori attorno ai quali costruire le principali regole comportamentali. Ecco allora che il rispetto reciproco, la tolleranza, la solidarietà, i diritti dei lavoratori, l’equità nella ripartizione dei profitti, la non-discriminazione dei soggetti coinvolti e la garanzia di una sostanziale libertà di movimento, di azione, di pensiero e di credo religioso, debbono essere collocate al centro dell’esperienza turistica, tanto per coloro che viaggiano, quanto per coloro che accolgono. Non è però assolutamente assodato che tutti gli imprenditori e tutti gli operatori del settore si siano posti seriamente questi problemi e che, di conseguenza, condividano questa visione.
  • 5. In realtà sono numerosi – a mio giudizio costituiscono ancora ampiamente la maggioranza - coloro che non si sentono minimamente coinvolti da tali preoccupazioni e da questioni etiche; per essi “il mondo degli affari deve essere soggetto unicamente alla legge del profitto ed è pertanto esente da qualsiasi sollecitazione di ordine etico”. Purtuttavia, ed a mio modo di vedere grazie a Dio, sono sempre più numerose le imprese che si dichiarano disposte ad andare al di là dell’ottimizzazione dei profitti, al di là delle vincolanti obbligazioni di ordine economico o legale, per prendere in considerazione le conseguenze che il loro operato potrebbe causare ai lavoratori, alla loro clientela ed anche alle Comunità Locali all’interno delle quali si sono insediate ed operano. In altri termini siamo di fronte ad una graduale presa di coscienza che il vero progresso economico e soprattutto una crescita economica equilibrata e prolungata nel tempo, viene garantita dal prefiggersi obiettivi di lungo termine che risultano essere al tempo stesso economici e sociali, che promuovono la produzione di beni, ma anche di servizi, che rispettano i diritti dei lavoratori, che si basano sulle risorse umane che possiedono, piuttosto che unicamente sul capitale. E la necessità di una tale presa di coscienza è stata ampiamente confermata dalla crisi economico-finanziaria iniziata nella seconda metà del 2008 e protrattasi ancora fino ai giorni nostri. LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITA’ Nel corso di questo mio intervento ho già fatto riferimento al valore della sostenibilità, valore che trova un riferimento puntuale nell’art.3 del Codice Mondiale di Etica. “ Il turismo fattore di sviluppo sostenibile”. L’articolo 3, nel trattare ampiamente l’argomento, ci ricorda con estrema chiarezza che: “ È dovere di tutti i protagonisti dello sviluppo turistico salvaguardare l’ambiente e le risorse naturali, nella prospettiva di una crescita economica sana, continua e sostenibile, atta a soddisfare equamente i bisogni e le aspirazioni delle generazioni presenti e future”;
  • 6. Alla luce di questo articolo, vorrei cogliere l’occasione per richiamare un aspetto spesso trascurato. Vorrei in altri termini che tutti noi avessimo ben presente che esiste una questione etica che riguarda il rapporto tra uomo, ambiente e natura, una questione che, se correttamente affrontata, supera la concezione storica di questo rapporto, trasformando l’uomo da dominatore a custode dell’ambiente. A mio modo di vedere si tratta di un aspetto importante che lo stesso mondo cattolico, nonostante la nobile e formidabile tradizione francescana, ha spesso dimenticato, o quantomeno sottovalutato. TURISMO E CAMBIAMENTO CLIMATICO Strettamente connessi al tema della sostenibilità e ad un corretto sviluppo di forme di turismo sostenibile, sono la riflessione ed il confronto sulle dinamiche relative al cambiamento climatico. Attorno a questo tema di importanza fondamentale e per il quale il Turismo viene a ricoprire il doppio ruolo di “attore” e “vittima”, si sono sviluppati innumerevoli convegni e seminari, si è dato vita a serrati dibattiti, si sono realizzati studi scientifici ed elaborati documenti qualificati. L’apice del dibattito e del confronto su questo tema particolarmente impegnativo per il mondo del turismo si è avuto nel corso dell’anno 2008, tanto è vero che al fenomeno dei mutamenti climatici è stato dedicato il tema della Giornata Mondiale del Turismo: “Il turismo reagisce di fronte alla sfida del cambiamento climatico.”. In effetti, se si esclude l’agricoltura, sono ben poche le attività umane che dipendono dalla meteorologia e dalla climatologia nella stessa misura del turismo, un fenomeno che risente sia dell’andamento quotidiano del tempo che dell’evoluzione climatica di lungo periodo. Da questo punto di vista appare chiaro che il turismo rischia di divenire « vittima » e risentire quindi in misura decisamente negativa del cambiamento climatico, ma, in pari tempo, non è difficile constatare che lo stesso turismo rappresenta una componente
  • 7. tutt’altro che trascurabile del cambiamento in atto, poiché contribuisce, con i suoi flussi crescenti e con i suoi talvolta devastanti eccessi, al processo di riscaldamento del nostro pianeta ed al progressivo diffondersi dell’effetto serra. Di fronte a tutto questo occorre dunque interrogarsi, mettersi profondamente in discussione e prepararsi a reagire per evitare il peggio. Numerosi esperti del settore, dopo aver effettuato ricerche e studi specifici, hanno insistentemente evidenziato, non senza motivate ragioni, che: « ridurre da subito le emissioni di gas a effetto serra rappresenta un costo relativamente modesto, se comparato al costo dell’inattività ». Compete dunque a noi dirigenti ed operatori responsabili, sottolineare e far comprendere come proprio l’inattività risulterebbe la peggiore delle reazioni possibili, con conseguenze gravissime per il settore del turismo e indubbiamente pesanti anche per l’intera società, tenuto conto del posto che questo fenomeno ricopre all’interno dell’economia mondiale. In questa prospettiva diviene quindi di importanza vitale che i rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, così come gli imprenditori, cerchino di cogliere la reale consistenza del fenomeno, di verificarne le sue evoluzioni e le prevedibili ricadute, per porre in essere con la massima tempestività i possibili rimedi. TURISMO E SOLIDARIETA’ Per completare questa nostra panoramica, dobbiamo ora affrontare un altro tema che può concretamente favorire la nascita e lo sviluppo di ulteriori forme di crescente eticità nel turismo: il tema della solidarietà. Già più volte ho avuto occasione di affermare che Socialità, Sostenibilità e Solidarietà vengono a costituire gli assi portanti su cui costruire il vero Turismo Etico, quello che io amo definire, “Turismo dello Sviluppo”, un turismo che privilegia la collaborazione rispetto alla conflittualità, la qualità rispetto alla quantità, un turismo accessibile, genuino, partecipato ed autenticamente responsabile e consapevole. E’ del tutto evidente che assumere atteggiamenti e comportamenti ispirati ai valori della responsabilità e della consapevolezza comporta, tra l’altro, l’accettazione del concetto
  • 8. che gli stessi profitti andranno equamente distribuiti con giustizia e saggezza, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le generazioni future. In altri termini si può sostenere che un autentico “Turismo dello Sviluppo”, oltre a favorire crescita economica equilibrata, valorizzazione ambientale e coesione sociale, può e deve divenire il luogo in cui l’uomo, grazie alle più moderne tecniche dell’accoglienza e della comunicazione, dell’animazione ambientale e culturale, non solo ritempra il proprio fisico, ma, attraverso conoscenze non effimere e superficiali di altri popoli, di altre storie, di altre tradizioni e di altri patrimoni ambientali, si arricchisce culturalmente e spiritualmente. Una piena sintonia con quanto appena affermato la possiamo riscontrare all’interno dell’articolo 2 del Codice Mondiale di Etica: “ Il turismo, strumento di crescita individuale e collettiva”, con il quale, ai punti 1 e 3, si auspica di dar vita ad un turismo concepito innanzitutto come diritto dell’uomo e di tutti gli uomini; un turismo che, ispirandosi al grande valore della Solidarietà, non usa violenze e rifugge da qualsiasi forma di sfruttamento e di sopraffazione; un turismo che rispetta le culture e le tradizioni delle popolazioni visitate e le singole persone; un turismo che non distrugge e non deturpa, ma che protegge e valorizza il patrimonio ambientale e, infine, un turismo che riconosce e garantisce i diritti dei lavoratori (art.9) ed i cui profitti vanno a beneficio non dei soli Tour Operators, ma anche delle Comunità Locali e dei territori visitati. Al di là del valore e della portata generale di tali affermazioni, ritengo che non si possa omettere di soffermarci un attimo sul contenuto specifico dell’articolo 2, specialmente laddove, al punto 3, si fa esplicito riferimento allo sfruttamento degli esseri umani e, in particolare, a quelle forme di turismo sessuale che molto spesso colpiscono i bambini. E non ci si venga a dire che da parte di inqualificabili Tour Operators non esistono comportamenti speculativi e sostanziali connivenze che favoriscono in misura vergognosa tali turpi pratiche. Questi comportamenti non possono e non debbono trovare la minima giustificazione all’interno del nostro mondo; essi consistono infatti in violenze perverse nei confronti di minori ed in sopraffazioni rivolte a persone socialmente deboli per cui, oltre ad arrecare danni irreparabili ai veri contenuti ed agli obiettivi fondamentali del turismo, costituiscono la negazione del fenomeno stesso. Va da sé che, le attività di violenza sessuale e tutte le forme di sfruttamento dei minori e comunque di persone estremamente deboli e prive di difese, debbono essere
  • 9. energicamente combattute con la cooperazione degli Stati interessati, e sanzionate con rigore dalle legislazioni nazionali tanto dei paesi visitati quanto di quelli degli autori di tali atti, anche quando questi sono stati commessi all’estero. Sotto questo profilo ci piace segnalare che la legislazione italiana si è sostanzialmente adeguata, riteniamo però che vi sia ancora molto da fare per trovare forme e meccanismi efficaci tali da sradicare le mascherate, ma purtroppo ancor oggi numerose proposte di viaggi a sfondo erotico sessuale. Non possiamo infine tralasciare il contenuto del punto 4 di questo articolo, nonché del punto 3 dell’articolo 6 con i quali si ribadisce da un lato che: “I viaggi per motivi di religione, salute, educazione e scambio culturale o linguistico, costituiscono forme particolarmente interessanti”, sostenendo che tali attività, oltre ad essere facilitate e garantite, meritano di essere “incoraggiate” mentre dall’altro, nell’enucleare gli obblighi degli operatori, si rammenta che: “Per ciò che dipende da loro, i professionisti del turismo devono contribuire affinché la sensibilità culturale e spirituale dei turisti sia soddisfatta e sia permesso l’esercizio, durante i viaggi, del loro culto religioso” Anche in questo caso non è certo difficile cogliere quanto la realtà che noi tutti conosciamo e all’interno della quale operiamo quotidianamente, sia ancora sostanzialmente diversa e in profondo contrasto con i nobili principi enunciati negli articoli del Codice. Sfido infatti chiunque a sostenere che nel programmare e, soprattutto, nel gestire la normale attività turistica, la maggior parte degli operatori si preoccupi seriamente di garantire quanto sopra previsto ed è chiaro che tali inadempienze chiamano pesantemente in causa sia i Governi dei Paesi ospitanti, sia i grandi Tour Operators. L’ IRRINUNCIABILE APPORTO DELL’UOMO Da tutto quanto si è fin qui sostenuto, ricaviamo sostanzialmente che le attività turistiche prendono corpo in forza dei comportamenti e delle azioni poste in essere da diverse tipologie di protagonisti identificate con estrema chiarezza nei vari articoli del Codice Mondiale di Etica. Queste tipologie di protagonisti sono costituite essenzialmente da: - i visitatori o, se si vuole, i turisti;
  • 10. - i visitati o, meglio ancora, le singole comunità di accoglienza; - i professionisti del turismo, vale a dire i tanti prestatori di servizi, gli intermediari della distribuzione, nonché le innumerevoli figure che talvolta si inseriscono furbescamente al fine di rendere possibile e profittevole la pratica turistica. A queste prime tre va senz’altro aggiunta una quarta componente, e non certo quella di minor rilevanza, che è rappresentata dai poteri pubblici i quali hanno il compito di pianificare, regolamentare e, direttamente o indirettamente, sostenere e favorire la crescita e lo sviluppo del turismo. Ebbene, proviamo allora a chiederci quali sono oggi le relazioni tra queste tipologie di attori e in che misura dialogano, si confrontano ed interagiscono tra loro. Verifichiamo inoltre se l’aver introdotto la questione etica nel mondo del turismo stia realmente mettendo in discussione le relazioni contrattuali tra i diversi attori. E infine, analizzando a fondo la situazione, chiediamoci se attraverso la proposta di sviluppare il fenomeno turistico secondo l’angolatura della componente etica, si è riusciti a garantire il rispetto dei diritti di ciascuna delle parti in causa. A mio modo di vedere quando le risposte a questi interrogativi risulteranno essere decisamente positive, solo allora - ma non è certo questa la situazione odierna - potremo affermare di aver pienamente corrisposto alle attese e realizzato il contenuto dell’articolo 7 del Codice, un articolo di sostanziale importanza poiché con lo stesso si chiude definitivamente una vecchia querelle, affermando perentoriamente che il Turismo è un diritto dell’uomo e di tutti gli uomini. Per la verità so bene di aver già ampiamente accennato al Turismo come ad un diritto fondamentale dell’uomo; mi permetto però di insistere e di tornare sull’argomento poiché sono fermamente convinto che inserire questo concetto all’interno di un Codice Mondiale, approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, assume un aspetto ed una portata valoriale di assoluta autorevolezza che non può e non deve sfuggire a nessuno. Nell’esaminare il contenuto di questo articolo di portata epocale, vorrei innanzitutto far notare che con lo stesso il Codice Mondiale di Etica si spinge molto più avanti rispetto alla Carta del Turismo adottata a Sofia nel 1985. Come ex-presidente del BITS, non posso però nascondere che, in particolare, mi preme evidenziare il puntuale riferimento alle attività di Turismo Sociale e Associativo, la
  • 11. qual cosa viene a costituire per noi un risultato estremamente lusinghiero, frutto di lunghi anni di impegno e di esemplare operatività. Il Turismo Sociale infatti, non solo viene qualificato come l’elemento “che facilita un ampio accesso allo svago, ai viaggi ed alle vacanze”, ma viene anche correttamente coniugato nei suoi vari aspetti e nelle diverse forme di “turismo delle famiglie, dei giovani e degli studenti, delle persone anziane e dei disabili”. Altro apporto di tutto rilievo si ricava dall’affermazione in base alla quale si sostiene che il Turismo Sociale dovrà essere “promosso con il sostegno delle autorità pubbliche” e che tutte le sue diverse forme andranno “incoraggiate e facilitate”! E’ ovvio che il contenuto di questo articolo con il quale ci viene riconosciuta un’indubbia funzione sociale e culturale, ci ripaga di lunghi periodi di amarezze e di incomprensioni, ci svincola da quell’immagine di mera assistenzialità e ci toglie una volta per tutte da quell’angusto angolo di insignificante marginalità in cui per lungo tempo si era cercato di collocarci. In pari tempo però l’ottenimento di tale autorevole riconoscimento rende tutti noi altamente responsabili circa le scelte che dovremo saper porre in essere per fare in modo che l’auspicato passaggio “dallo sviluppo del turismo al turismo dello sviluppo” non finisca con il risultare una mera operazione di facciata, ma sappia efficacemente incarnare e tradurre in azioni concrete i valori affermati, restando sempre attento alla centralità dell’uomo. Ma chi se non l’uomo può dar vita ad un turismo per l’uomo? Le quattro categorie di protagonisti cui abbiamo fatto riferimento, vengono quindi direttamente interpellate e ampiamente coinvolte. Esse non dovranno e non potranno esimersi dal garantire rispetto, correttezza ed equilibrio nei rapporti tra visitatori e visitati, nella definizione di diritti e doveri tra gli addetti ai lavori, nonché nel responsabile utilizzo delle risorse e nell’equa distribuzione dei profitti. Spetterà inoltre ad esse, senza eccezioni di sorta, assicurare che, attraverso una costante azione formativa, si riesca ad esprimere dirigenti, operatori e animatori in grado di promuovere concretamente nuove e moderne forme di attività turistiche rigorosamente ispirate ai principi ed alle norme del Codice Mondiale di Etica, nonché ai suggerimenti del suo Comitato Mondiale.
  • 12. So bene che quanto prospettato è tutt’altro che facile e di immediata realizzazione, ma non vedo reali alternative se si vuol salvare l’attività turistica da una preoccupante deriva edonistica, priva di riferimenti valoriali e votata al più becero dei consumismi. Personalmente voglio però ribadire con forza che, nonostante tutto, resto fiducioso. Non intendo nascondere l’esistenza di preoccupanti e minacciose nubi, ma sono confortato dall’insorgere sempre più radicato di notevoli spiragli di sereno. In quest’ottica mi è tornato in mente un passo del “Diario di Anna Frank”, un libro che ha fatto parte delle mie letture giovanili, incidendo profondamente nei miei percorsi di vita e che, proprio per questa ragione, voglio utilizzare quale conclusione di questo mio scritto. E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno forse ancora attuabili. Norberto Tonini