2. INTRODUZIONE
Strade, ponti, anfiteatri, templi, circhi, colonne e archi commemorativi di
vittorie militari, rappresentano il meglio della produzione architettonica
romana.
Le opere architettoniche ed urbanistiche, realizzate tra il I sec. a.C. e il IV
sec. d.C., non rispondevano solo a esigenze politiche e militari (dare il
senso di appartenenza all'impero), ma venivano anche incontro ai bisogni
della popolazione, per cui dovevano rispondere a criteri di funzionalità e
praticità e furono così ben edificate da essere utilizzate anche nei secoli
successivi alla caduta dell'impero, fino ai nostri giorni.
Una volta compiuta la conquista militare, i romani badavano soprattutto a
tracciare e a pavimentare strade, a costruire ponti, a rifornire le città di
abbondante acqua attraverso imponenti acquedotti, a costruire servizi
igienici pubblici come terme, bagni e fognature.
Tecnicamente gli architetti romani si servivano di due tipologie
costruttive: la muratura e l'arco.
La muratura, cioè l'utilizzo di materiali come il
mattone cotto nelle fornaci, non conosciuto dai
greci, che veniva abbinato al cemento,
consentiva la costruzione di alte masse murarie
in grado di sopportare enormi pesi.
L'arco invece permetteva di coprire ampi spazi vuoti.
Proprio l'arco a tutto sesto, che già gli etruschi usavano, è
il principale segno caratteristico dell'architettura romana.
E' formato da una struttura curvilinea, a semicerchio, che
trasmette i pesi e le spinte ai pilastri sui quali s'appoggia.
Molti archi successivi dello stesso raggio formano la volta
che, avendo la forma di un mezzo cilindro, prende il nome
di volta a botte.
3. L’ARCO
L’arco è composto da un’insieme di elementi di pietra sagomata o di mattoni, detti
cònci. Quello situato nella parte più elevata dell’arco è detto còncio di chiave.
Il piano da cui si comincia a costruire l’arco si chiama piano d’imposta, e le linee
curve che lo delimitano in basso e in alto sono dette rispettivamente Intradosso
ed Estradosso.
La distanza verticale tra il piano d’imposta e il punto più elevato della linea di
Intradosso si chiama freccia. Nell’arco a tutto sesto, la freccia corrisponde al
raggio della semicirconferenza.
Si dice “Archivolto” la parte esterna visibile dell’arco.
L’arco si comincia a costruire dai due estremi del piano d’imposta. E’ necessario
che durante le varie fasi di costruzione si ricorra ad una struttura in grado di
sostenerlo, la centina (solitamente di legno). L’insieme delle centine e degli altri
elementi lignei che le tengono all’altezza voluta prende il nome di armatura.
4. Un arco trionfale o arco di trionfo è una costruzione con la forma di una
monumentale porta ad arco, solitamente costruita per celebrare una vittoria in
guerra.Questa tradizione, infatti, ha antiche origini, e nasce nell'Antica Roma;
molti archi costruiti in età imperiale possono essere ammirati ancora oggi
nella "città eterna".
Alcuni archi trionfali sono realizzati in pietra, a Roma in marmo o travertino,
ed erano dunque destinati ad essere permanenti
L'arco di Tito è un arco trionfale ad un solo fornice (ossia con una sola arcata),
posto sulle pendici settentrionali del Palatino, nella parte occidentale del Foro di
Roma. Capolavoro dell'arte romana, si tratta del monumento-simbolo dell'epoca
flavia. L'arco di Tito si discosta dagli archi dell'epoca augustea per la mole più
compatta e robusta, con un distacco ormai netto dai modelli dell'architettura
ellenistica. Qui compare il primo esempio sicuramente datato nella città di Roma di
capitello composito.
L'arco è costruito in opera quadrata di marmo, pentelico fino ai capitelli e lunense
nella parte superiore, con uno zoccolo in travertino e un nucleo interno in
cementizio.
5. Gli undici acquedotti di epoca romana che dal 312 vennero costruiti portarono
alla città una disponibilità d’acqua pro capite pari a circa il doppio di quella
attuale, distribuita tra le case private (ma solo per pochi privilegiati), le
numerosissime fontane pubbliche (circa 1.300), le fontane monumentali , le
piscine (circa 900) e le terme pubbliche. La sorveglianza, la manutenzione e
la distribuzione delle acque venne affidata, per due secoli e mezzo, alla cura
un po’ disorganizzata di imprenditori privati, che dovevano rendere conto del
loro operato a magistrati che avevano altri compiti principali. Solo con
Agrippa, intorno al 30 a.C., venne creato un apposito servizio, poi
perfezionato ed istituzionalizzato da Augusto, che si occupava
dell’approvvigionamento idrico cittadino e quindi del controllo e manutenzione
di tutti gli acquedotti.
6. La struttura e l’utilizzo degli acquedotti :
Dietro la costruzione di un acquedotto stanno tutta una serie di problematiche, che gli ingegneri
Romani hanno saputo perfettamente risolvere. Per esempio la forza motrice dell'acqua. Gli
ingegneri avevano intuito che sarebbe stato sufficiente dare una certa pendenza all'acquedotto e
mantenerla per tuto il tragitto, e poi la forza di gravità avrebbe fatto tutto il resto, così capirono
che un'inclinazione del 25%, in media un metro di pendenza ogni chilometro, avrebbe fatto
scorrere l'acqua senza problemi fino alla città. Era inoltre necessario saper scegliere la sorgente
giusta, in modo da fare defluire una giusta quantità d'acqua tutto l'anno senza periodi di secca e
periodi di piena.
Una volta scelta la sorgente adeguata, si stabiliva il percorso che l'aqueductus avrebbe compiuto
per arrivare in città, per fare ciò si tracciava un profilo della geografia del terreno segnando coline
e avvallamenti, pianure e corsi d'acqua. A questo punto si procedeva alla sua edificazione.
Spesso per la necessità di mantenere una pendenza costante le condotte facevano percorsi
molto lunghi con molte curve, e non andavano mai in linea retta, in tal modo l'acqua defluiva
senza problemi fino alla "foce artificiale", che quasi sempre era costituita da una grossa cisterna.
Solo talvolta la conduttura doveva superare fiumi o pianure ed era
quindi necessario costruire una struttura di sostegno (aquae pensiles).
Uno degli esempi più famosi è il ponte-acquedotto sul fiume Gard
nell'attuale Francia, che riforniva la città di Nemasus l'odierna Nimes.
La realizzazione iniziava con l'edificazione delle fondamenta dei pilastri:
se passavano sulla terra si scavava una buca profonda vari metri e si
costruiva una solida base a tronco di piramide con grossi blocchi di
pietra. Se invece si trattava di un fiume era necessario preparare un
recinto di legno impermeabilizzato con la pece tutto intorno all'area della
costruzione di ogni singolo pilastro: in tal modo si poteva asportare
prima l'acqua, poi la fanghiglia e la ghiaia per poter edificare una solida
base di grossi blocchi di pietra. Fatto ciò iniziava la costruzione dei
piloni veri e propri. Questi potevano essere sia di pietra che di laterizio,
e venivano sovrapposti tra loro alternati e uniti con malta. Solo a questo
punto si univano i pilastri con gli archi i quali si costruivano utilizzando
delle strutture di sostegno di legno dette centine che permettevano la
collocazione dei conci fino alla chiusura della "chiave di volta".
Costruita la prima arcata si procedeva all'edificazione delle altre arcate
che poggiavano sempre sugli stessi pilastri, all'ultimo piano sorgeva in
laterizio la vera e propria condotta dell'acquedotto.
ACQUEDOTTO DI GARD (FRANCIA)
7. Nella valle posta tra l'Aventino ed il Palatino, denominata Murzia, Tarquinio Prisco edificò il
Circo Massimo costruendovi intorno i sedili coperti, Inoltre lo divise in 30 sezioni. In seguito
venne talmente ingrandito da essere considerata tra le meraviglie della Città.
I due lati maggiori erano congiunti alle estremità da un emiciclo, con la capienza di 150000
persone. Nell'altro lato vi partivano i cavalli coi carri.
E’ ricordato come sede di giochi sin dagli inizi della storia della città: nella valle sarebbe
avvenuto il mitico episodio del ratto delle Sabine, in occasione dei giochi indetti da Romolo in
onore del dio Consus. Di certo l'ampio spazio pianeggiante e la sua prossimità all'approdo del
Tevere dove dall'antichità più remota si svolgevano gli scambi commerciali, fecero sì che il
luogo costituisse fin dalla fondazione della città lo spazio elettivo in cui condurre attività di
mercato e di scambi con altre popolazioni, e - di conseguenza - anche le connesse attività
rituali e di socializzazione, come giochi e gare.
Il monumento venne restaurato dopo un incendio e probabilmente
completato da Augusto, che vi aggiunse anche un obelisco di Ramses II
portato dall'Egitto da Papa Sisto V in Piazza. Altri restauri avvennero sotto gli
imperatori Tiberio e Nerone e un arco venne eretto a Tito nell'81 al centro del
lato corto curvilineo: si trattava di un passaggio monumentale integrato nelle
strutture del circo.
Dopo un grave incendio sotto Domiziano, la ricostruzione, probabilmente già
iniziata sotto questo imperatore, venne completata da Traiano nel 103.
Il circo rimase in efficienza fino alle ultime gare organizzate da Totila nel 549.
8. STRUTTURE E UTILIZZI
Le dimensioni del circo erano eccezionali: lungo 621 m e largo 118 poteva ospitare
circa 250.000 spettatori.
La facciata esterna aveva tre ordini: solo quello inferiore, di altezza doppia, era ad
arcate. La cavea poggiava su strutture in muratura, che ospitavano i passaggi e le
scale per raggiungere i diversi settori dei sedili, ambienti di servizio interni e botteghe
aperte verso l'esterno. L'arena era in origine circondata da un euripo (canale) largo
quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere.
Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici quadrighe (cocchi a quattro
cavalli) che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina
era riccamente decorata da statue, edicole e tempietti . I dodici carceres, la struttura di
partenza che si trovava sul lato corto rettilineo verso il Tevere, disposti obliquamente
per permettere l'allineamento alla partenza, erano dotati di un meccanismo che ne
permetteva l'apertura simultanea.
Vi si svolgevano, inoltre, le naumachie (battaglie navali): l'arena del Circo Massimo
veniva inondata con le acque del Tevere e venivano simulati combattimenti navali
durante i quali due opposte squadre si affrontavano riportando alla memoria
indimenticabili battaglie avvenute per mare.
9. I teatri romani, diversamente da quelli greci edificati lungo pendii collinari, sorgevano sul
piano ed erano costruiti in muratura a semicerchio, quindi necessitavano di robuste
strutture per sostenere la gradinate interne.Esteriormente presentavano piani sovrapposti
di archi, che distribuiscono il peso su possenti pilastri quadrati.Il teatro era costituito da tre
parti essenziali: la cavea (le gradinate degli stadi moderni), l'orchestra e la scena.Il popolo
occupava la parte alta dei gradoni della cavea, i patrizi avevano riservata la parte
bassa.L'imperatore disponeva di una tribuna speciale e al suo fianco era collocata la
tribuna delle Vestali.La cavea era costruita a gradoni sostenuti da volte, intercalati da
passaggi e gallerie aventi funzione d'ingresso e uscita.Al di là dell'orchestra, riservata al
coro e alle danze, s'innalzava la scena, costruita in pietra e decorata da statue, nicchie e
colonne.La scena fissa in muratura impediva la dispersione della voce degli attori.
IPOTETICA RICOSTRUZIONE DEL TEATRO DI
MARCELLO
10. I Romani, per scopi militari, politici e commerciali, iniziarono la costruzione di lunghe
strade diritte. Le Strade Romane erano essenziali per la crescita del loro Impero, in
quanto consentivano di muovere rapidamente il loro esercito.
La loro creazione fu inizialmente spontanea, e presero normalmente il nome dalla
città alle quali conducevano (via Ardeatina verso Ardea), mentre altre avevano i nomi
delle funzioni alle quali servivano (via Salaria) o delle popolazioni che arrivavano a
raggiungere (via Latina). A partire dal IV secolo a.C. venne avviata la costruzione di
nuove strade, dirette verso regioni lontane e aventi funzioni di tipo principalmente
militare, alle quali venne dato il nome dei magistrati che le avevano realizzate,
principalmente Censore e console (ne è un esempio la Via Appia, iniziata nel 312
a.C. , da Appio Claudio Cieco , per aprire la strada verso la Magna Grecia nel
contesto delle guerre sannitiche.
Le strade erano pensate per durare a lungo: prima di tutto veniva scavata una
trincea profonda circa 45-60 cm che veniva riempita con successivi strati di
terra, pietra e sabbia fino a raggiungere il livello del terreno. Il tutto veniva
cementato con la calcina . Poi venivano rivestite di grosse lastre poligonali di
basalto o calcare incastrate perfettamente tra loro; gli interstizi erano riempiti
da brecciolina . Questi profondi letti di pietre sbriciolate servivano anche per
far si che le strade rimanessero asciutte, in quanto l'acqua sarebbe filtrata
attraverso le pietre, invece di tramutare i terreni argillosi in fango. Erano
larghe dai 4 ai 6 metri, così che si potessero incrociare due carri, e talvolta ai
lati vi erano dei marciapiedi lastricati. Le legioni fecero buon uso di queste
strade, ed alcune sono tuttora utilizzate, dopo ben due millenni.
11. LA VOLTA
La volta si basa sul principio dell’arco, poiché risulta composta da tanti cònci
affiancati che trasmettono all’imposta il peso proprio e quello di tutto ciò che
sta loro sopra. Copre una superficie maggiore rispetto a quella dell’arco. Le più
comunemente utilizzate dai romani furono quelle “a botte”, quelle “anulari” e
quelle “a crociera”. Il materiale che i romani impiegarono maggiormente per la
costruzione delle volte fu il calcestruzzo.
La volta “a botte” è la più semplice tra le coperture e viene impiegata soprattutto
per coprire spazi rettangolari.
La volta “anulare” è un particolare tipo di volta “a botte”, che ha le generatrici
(muri su cui s’imposta) costituite da due cerchi concentrici.
La volta “a crociera” è data dall’intersezione di due volte “a botte”.
La cupola è una superficie di rotazione, poiché si genera facendo ruotare un
semicerchio attorno ad un asse. Un esempio famoso è quella del Pantheon.
12. Il Pantheon è un tempio dedicato a tutti gli dei. Sorge nel Campo Marzio settentrionale ed è tra i
grandi monumenti dell' antica Roma quello giunto sino a noi nel miglior stato di conservazione. Il
primo costruttore di questo edificio così grandioso e solenne fu Marco Agrippina.
E’ formato essenzialmente da due nuclei principali, un' enorme sala rotonda coperta a cupola ed
un atrio rettangolare in facciata che funge da ingresso provvisto di portico colonnato. E' una
soluzione molto originale che testimonia la preferenza dei romani per architetture curvilinee. La
cupola è la più larga mai adottata in muratura e raggiunge i 43.30 metri di diametro.
Man mano che si sale verso l'alto la cupola è formata da materiali sempre più leggeri, uniti al
calcestruzzo, per diminuire la pressione sul tamburo sottostante. All' interno della sala lo spazio
si presenta come una sfera perfetta, in quanto l' altezza della cupola è identica al diametro e l'
insieme crea un perfetto equilibrio.
La parte più alta della cupola presenta un' apertura circolare larga quasi 9 metri, una particolarità
che di solito si trova nelle terme ed applicata eccezionalmente anche in questo edificio. Il
pavimento, in marmo, è leggermente convesso per permettere di convogliare le acque ( in caso
di pioggia) in appositi fori. Le pareti erano intervallate da nicchie in cui dovevano essere collocate
le statue delle maggiori divinità.
13. Introduzione :
Il Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio, è il più famoso anfiteatro
romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere fino a 50.000
spettatori, è il più grande e importante anfiteatro romano, nonché il più imponente
monumento della Roma antica che sia giunto fino a noi.
L'anfiteatro fu edificato su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione
fu iniziata da Vespasiano nel 72 d.C. e fu inaugurato da Tito nell'80 d.C., con ulteriori
modifiche apportate durante il regno di Domiziano. Non più in uso dopo il VI secolo,
l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale.
Era usato per gli spettacoli gladiatòri e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia,
rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). Esprime con
chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale,
basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla
complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato
rapporto strutturale.
Nelle vicinanze era presente una statua colossale di Nerone in bronzo, dalla quale deriva il
nome Colosseo, attestato a partire dal Medioevo e legato anche alle dimensioni colossali
dell'edificio.
14. Struttura :
Il Colosseo era circondato da un'area di rispetto pavimentata in travertino(tipo di marmo).
Anche la facciata esterna era in travertino e si articola in quattro ordini, secondo uno schema
tipico di tutti gli edifici da spettacolo del mondo romano: i tre registri inferiori con 80 arcate
numerate, rette da pilastri ai quali si addossano semicolonne, mentre il quarto livello è
costituito da una parete piena, scompartita da paraste in corrispondenza dei pilastri delle
arcate. Al secondo e terzo livello gli archi sono bordati da una parapetto continuo, in
corrispondenza del quale le semicolonne presentano un dado come base.
Le semicolonne e le lesene dei quattro ordini hanno a partire dal basso capitelli tuscanici,
ionici, corinzi e corinzi a foglie lisce.
Dodici arcate erano riservate ai Senatori e immettevano in corridoi che
raggiungevano l'anello più interno: da qui con una breve scala si raggiungeva il settore
inferiore della cavea. Anche questi passaggi erano rivestiti di marmo.
Le altre arcate davano accesso alle numerose scale a una o due rampe che portavano ai
settori superiori. Le pareti erano qui rivestite di intonaco, anche sulle volte.
L'arena ellittica presentava una pavimentazione parte in muratura e parte in tavolato legno, e
veniva ricoperta da sabbia, costantemente pulita, per assorbire il sangue delle uccisioni. Era
separata dalla cavea tramite un alto podium di circa 4 metri, decorato da nicchie e marmi e
protetto da una balaustra bronzea, oltre la quale erano situati i sedili di rango.
La struttura portante è costituita da pilastri in blocchi di travertino, collegati da perni: dopo
l'abbandono dell'edificio si cercarono questi elementi metallici per fonderli e riutilizzarli,
scavando i blocchi in corrispondenza dei giunti: a questa attività si devono i numerosi fori
ben visibili sulla facciata esterna. I pilastri erano collegati da setti murari in blocchi di tufo
nell'ordine inferiore e in laterizio superiormente. La struttura era sorretta da volte e archi,
sfruttati al massimo per ottenere sicurezza e praticità. All'esterno è usato il travertino, come
nella serie di anelli concentrici di sostegno alla cavea. In queste pareti anulari si aprono vari
archi, decorati da paraste che li inquadrano. Le volte a crociera (tra le più antiche del
mondo romano) sono in opus caementicium e spesso sono costolonate tramite archi
incrociati in laterizio, usato anche nei paramenti. Un complesso sistema di adduzione e
smaltimento idrico consentiva la manutenzione dell'edificio e alimentava le fontane poste
nella cavea per gli spettatori.
“Finchè esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma;
quando cadrà il Colosseo, cadrà anche Roma ;
quando cadrà Roma,cadrà anche il mondo “
15. FONTI :
INTERNET : WIKIPEDIA.ORG,IL COLOSSEO.IT,ARCHEOROMA.COM,
IMPERIUM-ROMANUM.IT, ROMAEXPLORER.IT
CARTACEE : LA STORIA DELL’ARTE DI REPUBBLICA, ITINERARIO
NELL’ARTE
F
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