2. Polimorfia del sistema interpuntivo
La punteggiatura (in latino interpunctio) non è un sistema privo di
ambiguità e la sua analisi non sempre risponde a criteri certi.
Il nostro sistema interpuntivo è, per sua natura, polimorfo: a ciascuno
dei suoi segni corrispondono più funzioni, anche molto diverse.
La punteggiatura stessa risponde infatti a più finalità: da un lato è
strettamente legata alla struttura sintattica del discorso scritto
(dunque all’articolazione logica del pensiero), nei confronti della quale
esercita un ruolo fondamentale di scansione, separazione e
connessione di segmenti sintattici, dall’altra rappresenta il riflesso
dell’intonazione del parlato, segnalando accorgimenti sul ritmo e sugli
intervalli della lettura “a voce”.
3. Funzione segmentatrice-sintattica
Una delle principali funzioni della punteggiatura è quella segmentatrice-
sintattica, che consiste nel segmentare un testo distanziandone i diversi
componenti (per es. l’apertura e la chiusura del discorso diretto) e nel
segnalare le divisioni e i rapporti sintattici all’intero della frase complessa
cooperando al chiarimento del suo significato. In questa funzione rientrano,
per esempio, gli usi…
• del punto fermo per separare i periodi (Il treno era in ritardo. Vidi anche Giovanni in stazione.)
• della virgola e del punto e virgola per legare proposizioni e gruppi di proposizioni (La
casa sembra molto grande, però è senza giardino. Sono andato a casa; ho preparato l’aperitivo; ho accolto gli amici e
abbiamo festeggiato.)
• dei due punti per separare segmenti di periodo segnalando tra essi particolari
rapporti (Credo questo: che non sia giusto maltrattare gli animali.)
• dei vari tipi di virgolette e dei trattini per aprire e chiudere il discorso diretto (Gli ha
detto: «Non aspettarmi».)
• della virgola per determinare, con maggior precisione, il significato di una frase
chiarendo dei rapporti sintattici(Rinaldo uccise il cavaliere, senza armatura)
4. Funzione metalinguistica
Un’altra funzione della punteggiatura è quella
metalinguistica, che consiste nell’uso di determinati
segni interpuntori per inserire elementi di spiegazione
relativi a parti dell’enunciato
In questa funzione rientrano soprattutto gli usi…
• delle parentesi (Mario (non era proprio un genio) mise il dito nella presa.)
• delle lineette (Gli alieni — sempre ammesso che esistano — devono essere
molto diversi da noi.)
• delle virgole quando racchiudono incisi esplicativi(Claudio,
che non lo conosceva, rimase stupito di quanto fosse brutto.)
5. Funzione emotivo-intonativa
Una terza funzione della punteggiatura è quella
emotivo-intonativa con la quale alcuni segni di
interpunzione danno alla frase una particolare linea
intonativa.
In questa funzione rientrano soprattutto gli usi…
• del punto esclamativo (Ho visto cose assurde!)
• del punto interrogativo (Cosa hai visto?)
• dei puntini di sospensione (Ha visto cose che voi umani…)
6. Funzione enunciativa
L’ultima funzione della punteggiatura è quella enunciativa,
legata a fattori espressivi come riflesso del parlato, e a fattori
pragmatico-testuali, informativi.
In questa funzione rientra soprattutto l’uso di separare con
la virgola il tema di una frase dal suo rema.
Es. È tutto meno che eversivo, il progetto su cui stai lavorando.
Si separa con la virgola perché il tema è “appesantito” dalla subordinata
relativa: ricalca una pausa intonativa del parlato.
Es. Da Gennaro ho ricevuto il terzo rapporto, sugli scontri di piazza.
Si separa per escludere dal rema l’ultima informazione già nota: ricalca una
pausa intonativa del parlato.
Es. Renzo, s’incamminò con la sua pace…
Si separa il tema per forzare l’attenzione sul protagonista.
7. Punteggiatura e tipologie testuali
L’uso della punteggiatura varia a seconda delle tipologie di testo.
• Nei testi argomentativi, con finalità principalmente
denotativa, l’interpunzione deve rispondere esclusivamente
alle funzioni segmentatrice-sintattica, metalinguistica e - in
misura minore - a quella emotivo-intonativa; la funzione
enunciativa in questi testi appare invece inopportuna.
• Nei testi letterari e creativi, con finalità principalmente
connotativa, l’interpunzione può ricorrere, assieme alle altre
tre funzioni, anche alla funzione enunciativa, che in alcuni testi
caratterizza fortemente lo stile dell’opera (e rivela le abitudini
dell’autore e del periodo in cui essa è stata scritta).
8. Punteggiatura e tipologie testuali
Sebbene siano le meno codificate dai manuali e dalle grammatiche, esistono delle
regole per il corretto uso della punteggiatura, ma sono tanto più valide quanto più il
testo si avvicina ad un tipo di scrittura referenziale, ovvero priva di componente
espressiva e di riflessi del parlato.
Un articolo scientifico o un testo giuridico, per esempio, devono applicare tali regole in
modo rigido, pena l’ambiguità del loro contenuto e il disordine della loro organizzazione
concettuale.
Tipi di scrittura estremamente connotativi come il linguaggio pubblicitario o il
linguaggio informale delle chat invece non sono quasi per nulla influenzate dal
controllo delle norme e spesso utilizzano la punteggiatura per creare “effetti speciali”.
Altri testi rispettano la norma solo in parte. La scrittura giornalistica, per esempio, ha
contemporaneamente una finalità denotativa (occorre comunicare con precisione le
notizie) ed una connotativa (occorre avvicinare i lettori con una scrittura ad effetto che
e rifletta il parlato): deve dunque usare una punteggiatura corretta, ma può
permettersi, all’occorrenza, di infrangere la regola per finalità espressive e stilistiche.
9. Punto
Il punto fermo è l’interruzione massima che delimita e distingue il periodo
come unità sintattica e testuale. Se dopo il punto fermo si va a capo, oltre
alla fine della frase si segnalano anche la fine dell’unità testuale
immediatamente più ampia, il capoverso, e l’inizio di un capoverso
successivo che contiene un argomento diverso da quello appena trattato.
Nell’uso attuale, soprattutto nella scrittura giornalistica, si tende ad
abusarne (andando in direzione di una sintassi spezzata
monoproposizionale) sino ad usarlo al posto di altri segni di interpunzione
o a separare con esso anche proposizioni che dovrebbero essere tra loro
coordinate o subordinate.
Il punto è impiegato anche nelle abbreviazioni (ing., dott., ecc.) e nelle
parole contratte (f.lli, gent.mo).
10. Virgola
La virgola (in latino virgulam = piccola verga) viene impiegata nei
seguenti casi:
All’interno di una proposizione
va usata obbligatoriamente per…
• separare gli elementi di una lista privi di congiunzioni (Ho
comprato latte, carne, pane, frutta.)
• isolare un’apposizione o un complemento di vocazione(Ho
visitato Roma, capitale d'Italia. Non correre, Marco, che cadi.)
può essere usata facoltativamente anche per…
• separare dagli altri elementi un complemento esteso (Durante
la scorsa caldissima estate, sono stato in montagna.)
11. Virgola
All’interno di un periodo
va usata obbligatoriamente per…
• coordinare due o più proposizioni per asindeto (Al ritorno dal lavoro
studio, passeggio, ceno, vado a dormire.)
• separare una una subordinata posposta che abbia forte autonomia
rispetto alla principale (Verrò, nonostante tu non lo desideri.)
e andrebbe opportunamente usata anche per…
• aprire e chiudere gli incisi (Luigi, se vuole, può venire domani.)
• in presenza di connettivi dal particolare valore oppositivo o testuale
come ma, però, anzi, tuttavia, infatti (Mangia moltissimo, ma non
ingrassa. Sei brava, però non hai sempre ragione.)
• tra una subordinata che precede la principale e la principale stessa
(Quando dormo male, mi sento stanco.)
12. Virgola
Si noti che una delle funzioni sintattiche della virgola è di distinguere gli
elementi appositivi della frase da quelli determinanti per il senso. Per
esempio la virgola isola l’apposizione e il complemento di vocazione dal
resto della frase, ma non può isolare il soggetto o l’oggetto dal
predicato.
Es. Mario, è arrivato Paolo. Mario è arrivato, Paolo.
Distinguiamo il soggetto dal complemento di vocazione grazie alla virgola.
Allo stesso modo la presenza della virgola distingue le proposizioni
relative appositive (esplicative), che vengono isolate dalla virgola, da
quelle restrittive (o limitative) che non vogliono la virgola.
Es. Gli uomini, che credevano in lui, lo seguirono è molto diverso da Gli uomini che
credevano in lui lo seguirono. perché nel secondo caso “gli uomini che lo seguirono” non
sono tutti, ma solo quelli che “credevano in lui” (infatti è una relativa restrittiva).
13. Virgola
Quelli che seguono sono gli usi incontrollati della virgola più frequenti,
considerati erronei nei testi formali o denotativi:
• tra soggetto e predicato per enfatizzare il soggetto, soprattutto in
presenza di altri elementi frapposti (Il timore che possa accadere un
disastro, ci spaventa.)
• tra predicato e complemento oggetto in costrutti non marcati
(Prendo, quel treno tutte le mattine.)
• prima di proposizioni oggettive (Ho detto, che sarei venuto.)
• subito dopo un che davanti a una proposizione (Bisogna ricordare che,
ci sono cose più importanti.)
• tra il verbo essere e la parte nominale in un predicato nominale o
tra un complemento predicativo e il suo predicato (Davide e Silvia
saranno, una bella coppia. Il piccolo Gigi diventerà, un grande calciatore.)
14. Punto e virgola
Il punto e virgola ha lo scopo di segnalare una pausa e uno stacco concettuale
intermedi tra il punto fermo e la virgola per indicare un’interruzione sul piano
formale, ma una continuità sul piano dei contenuti.
Il suo uso dipende da una scelta stilistica personale. Nell’uso comune attuale il
punto e virgola è spesso sostituito dalla sola virgola (o, all’interno del periodo,
dai due punti).
Le sue funzioni sono prevalentemente di…
• separare termini di un elenco che siano lunghi, complessi o che
contengano al loro interno altra punteggiatura (Ho visto molti oggetti
tipici: spezie, coloratissime e di tutti i tipi; tuniche per donna, per uomo e
per bambini; profumi ed essenze; oggetti di artigianato.)
• separare proposizioni complesse coordinate per asindeto (Sono
andato a casa per accogliere gli amici; ho preparato l’aperitivo, mettendo
tutto il necessario per servirlo sul tavolo; finalmente era tutto pronto
quando loro sono arrivati.)
15. Due punti
Dei due punti sono state individuate quattro funzioni principali…
• segmentatrice → introducono il discorso diretto (Sandro chiese:
«Chi ha spento la luce?»)
• sintattico-descrittiva → esplicitano i rapporti di un insieme (Ho
comprato diverse cose per cena: verdure, formaggi, carne e birra.)
• sintattico-argomentativa → introducono la conseguenza logica
o l'effetto di un fatto già illustrato, anche sostituendosi a
congiunzioni coordinanti o subordinanti (Non mi sento di fare il
viaggio: andrai da solo. [al posto di quindi] Quel romanzo ha avuto molto
successo: è scritto bene ed è avvincente. [al posto di perché])
• appositiva → presentano una proposizione con valore di
apposizione rispetto alla precedente (Il re diede il solito comando:
ordinò a tutti di tacere.)
16. Punto esclamativo e punto interrogativo
Il punto esclamativo e quello interrogativo sono i segni che presentano meno
incertezza e oscillazione nell’uso essendo i segni specifici della funzione emotivo-
intonativa.
• Il punto interrogativo (o punto di domanda), di usa alla fine delle interrogative
dirette, segnala una pausa e un andamento intonativo ascendente della frase.
• Il punto esclamativo (anticamente detto punto ammirativo), si usa alla fine di
frasi che nel parlato sarebbero espresse con particolare enfasi (gioia, dolore,
meraviglia, sorpresa…), segnala una pausa e un andamento discendente della
frase.
Entrambi sono molto spesso usati anche alla fine delle interiezioni per sottolinearne
il valore espressivo (Eh? Cosa? Ahi! Ehi!).
Possono anche essere usati a gruppi di due o tre (Non è vero!!!) o essere usati
insieme (Stai scherzando?!?), soprattutto in testi fortemente espressivi e mimetici
del linguaggio, come i fumetti, le pubblicità o varie forme recenti di scrittura digitale.
17. Puntini sospensivi
I puntini di sospensione sono sempre tre ed indicano…
• una sospensione di varia natura nel discorso («Cioè…» rispose, con
voce tremolante Don Abbondio. C'era una volta... – Un re! – diranno subito i
miei piccoli lettori.)
• un cambio di progettazione durante lo svolgimento del
discorso (Mia sorella… tu sai cosa è successo?)
• reticenza di una parte del messaggio (Cominciò a pregare così:
«Padre Nostro…») o omissione di un pezzo di citazione da inserire
in parentesi quadre all’interno del periodo o tonde alla fine
(Così recita la Costituzione: «L'Italia è una Repubblica democratica […] La
sovranità appartiene al popolo […]».)
18. Virgolette citazionali
Le virgolette, graficamente, possono essere…
• Doppie → basse (« »), dette francesi/acute/uncinate/a sergente o alte (“ ”),
dette inglesi
• Singole → alte (‘ ’), dette tedesche/apici o basse (‹ ›), più rare, dette acute
semplici
Spesso i diversi tipi di virgoletta sono equivalenti rappresentano
esclusivamente una scelta grafica legata a diverse consuetudini tipografiche o
regole editoriali.
Le virgolette doppie alte e basse si usano, in concorrenza con la lineetta (— —
), per circoscrivere le citazioni e il discorso diretto, che è la forma citazionale
per eccellenza.
Quando una citazione ha struttura ricorsiva o contiene una parola con
accezione particolare si possono mettere le virgolette alte basse all’esterno,
quelle doppie alte all’interno ed eventualmente gli apici dentro quelle doppie
alte (Disse: «Qualcuno di voi si chiederà “cosa sono queste ‘robacce’?” e a lui risponderò
“scoprilo da solo!”»).
19. Virgolette citazionali
Per menzionare una parola, per esplicitarne il significato o per
segnalare che questa va intesa con un’accezione particolare,
oltre alle virgolette doppie, si possono usare anche le virgolette
semplici (‘Interpuntivo’ significa «apparente, o relativo all’interpunzione».
Questo vocabolo, benché considerato come “dotto” non è un tecnicismo.).
Le virgolette possono essere usate, in concorrenza con il corsivo,
per segnalare titoli di opere, citazioni brevi e prestiti linguistici,
oppure, in alternativa alle parentesi, da chi scrive per “prendere
le distanze” dalle parole che sta usando (Dicono «ma io non lo credo»
che ritornerà il bel tempo.).
20. Parentesi
Le parentesi tonde si usano, in alternativa a lineette e a virgole, per
tutte le espressioni collocate in posizione parentetica.
Oltre agli incisi sono espressioni parentetiche anche…
• i richiami alle fonti bibliografiche, alle pagine o simili
• nei testi di legge, i rinvii ad altri testi o articoli della medesima legge
• le didascalie nei testi teatrali
Le parentesi quadre invece servono a indicare…
• le incidentali dentro le incidentali chiuse con parentesi tonde
• integrazioni al testo che spiegano elementi estrapolati da loro
contesto (Questa [la densità di popolazione] è calata molto.)
• omissioni, di qualsiasi lunghezza nelle citazioni (“Ahi quanto a dir
qual era è cosa dura […] che nel pensier rinnova la paura.”)
21. Trattino
Viene propriamente chiamato trattino il trattino breve (-). Esso va sempre legato ad altri
segni verbali ed è adibito alle seguenti funzioni:
• andare a capo frammentando una parola in sillabe, in concorrenza con l’uguale (=)
• sostituire una congiunzione indicante unione o alternativa (Prendi due-tre
compresse la sera.)
• sostituire costrutti analitici come da…a, tra…e, di…e che stabiliscono un rapporto tra
due elementi (Ho fatto il tratto Torino-Milano. Le trattative governo-sindacati
andranno avanti.)
• giustapporre due nomi marcandone una relazione (L’incontro-scontro delle parti in
causa è avvenuto ieri. La trasmissione ha registrato ascolti-record.) o due aggettivi
unendone i significati (Ho letto un comunicato tecnico-scientifico. Questi sono termini
giuridico-burocratici.)
• nei cosiddetti “composti occasionali”, ovvero in parole derivate (per affissazione o
composizione) non ancora codificate stabilmente nella lingua (Sono stato ad un
moto-raduno. Ho assisto alla lezione di un celebre socio-linguista.)
22. Altri segni d’interpunzione
Il trattino lungo, più propriamente chiamato lineetta (—), può essere usato
per…
• circoscrivere un discorso diretto, in concorrenza con le virgolette alte; la
lineetta alla fine di un discorso diretto si può omettere quando la chiusura è
segnalata dall’andare a capo
• circoscrivere gli incisi, in alternativa a virgole e parentesi tonde (Lui — che lo
sapeva — tacque.)
La barra obliqua (/) indica un’alternativa tra due possibilità (Potevo
frequentare la piscina e/o il centro benessere.) o, in concorrenza con il trattino,
divide giorno mese e anno nelle date.
L'asterisco (*) indica l’agrammaticalità di una frase o rimanda ad una nota o
ad un commento a bordo pagina o alla fine di un’unità testuale (quando sono
molteplici si preferisce il riferimento numerico); se ripetuto tre volte (***)
segnala, in concorrenza con i tre punti, un'omissione.
23. Emoticons
Negli ultimi anni, con l’ampia e
rapidissima diffusione della scrittura
digitale, si è sviluppato anche un nuovo
uso e una nuova funzione dei simboli
alfabetici ed in particolare della
punteggiatura: alcune combinazioni di
caratteri, chiamate emoticons
(dall’unione dei termini inglesi emotion
e icon), hanno acquisito valore iconico
per riprodurre nella scrittura
componenti extra-verbali (perlopiù
espressioni facciali e gesti). Tali simboli
hanno ormai raggiunto larghissimo uso
nella comunicazione scritta non formale
dei giovani.
Editor's Notes
Questa ambiguità è anche dovuta a ragioni storiche. Già i greci e i latini conoscevano un certo sistema d’interpunzione (anche se non tutti la praticavano o apprezzavano esistevano almeno il punto fermo e la virgola e -con valori vari e molto diversi - i due punti). Sicuramente lo sviluppo e la diffusione della punteggiatura si è verificata soprattutto con la nascita della stampa, non tanto perché aumentarono i testi scritti, ma perché con l’avvento di questa invenzione si è passati da una concezione della lettura pubblica e a voce alta ad una concezione di lettura più personale e mentale, più veloce, che non si sofferma parola per parola, ma procede per blocchi e ha più bisogno di indicazioni immediate sul valore delle varie parti.
Tra le norme che regolano la lingua scritta quelle sulla punteggiatura sono le meno codificate.
Naturalmente le quattro funzioni che abbiamo appena visto possono combinarsi tra loro anche all’interno della stessa frase e dello stesso discorso.
In un testo denotativo la parola ha significato quasi univoco, come da definizione di vocabolario. In un testo connotativo, come per esempio nei testi letterari, la parola è evocativa, espressiva, il suo significato è vago e vario, legato alle suggestioni del destinatario.
Sia per il punto che per la virgola spesso si cade in eccessi opposti: con la virgola non metterla rende difficile capire i rapporti tra le parti della frase, mentre metterne troppe segmenta in modo eccessivo rendendo difficile la lettura; con il punto, oltre all’abuso, si rischia al contrario di averne paura del punto o di non pensarci affatto, creando dei periodi mostruosamente lunghi dei quali è impossibile arrivare in fondo senza aver perso il filo o aver perso il fiato.
In una frase che si concluda con una parola abbreviata il punto non va ripetuto (Presero carte, giornali, lettere ecc. Non presero i libri.)
In frasi come Poveri ma belli. O Guarda ma non vede la presenza della virgola non è obbligatoria, ma generalmente opportuna per segnalare il nesso avversativo. Può però anche svolgere funzione enunciativa mettendo a fuoco uno degli elementi della frase: Negli esempi se la la virgola è presente viene focalizzato l’elemento iniziale, se la virgola non c’è quello finale.
In questi esempi di errori non rientra l’uso della virgola che segnala gli incisi.
Per essere precisi l’indicazione sulla tonia di questi segni non è univoca, perché a livello di intonazioni un frase che finisce con uno di questi punti può avere diverse realizzazioni. E’ meglio definire questi due segni come un «indicatori di atti linguistici» (l’uno di domanda, l’altro di esclamazione). Una domanda può valere come un invito, un consiglio, un comando o perfino un’esclamazione (per es., può indicarmi la strada?, vuoi stare zitto?, davvero non lo sapevi?
Le virgolette possono essere sostituite con il corsivo, soprattutto nelle citazioni brevi e nei prestiti linguistici da lingue straniere o dialettali.
Un’altra distinzione che si può trovare tra virgolette doppie nel discorso diretto è che quelle alte rappresentano ciò che viene detto e quelle basse ciò che viene pensato.
Le virgolette possono essere sostituite con il corsivo, soprattutto nelle citazioni brevi e nei prestiti linguistici da lingue straniere o dialettali.
Un’altra distinzione che si può trovare tra virgolette doppie nel discorso diretto è che quelle alte rappresentano ciò che viene detto e quelle basse ciò che viene pensato.
In sintesi il trattino breve ha la funzione di unire e quello lungo di separare.
Per onor di cronaca cito anche un uso molto particolare che si fa della punteggiatura e più in generale dei caratteri alfanumerici.
Data la sua larga diffuzione (social network, applicazioni di messaggistica…) di questo linguaggio iconico c’è stata anche una parziale codifica (come mostra la tabellina riportata nella slide).