More than Just Lines on a Map: Best Practices for U.S Bike Routes
Imprenditoria culturale e strumenti di sostegno all’impresa creativa in Gran Bretagna - Alberto Masetti-Zannini, Impact Hub Milano
1. Imprenditoria culturale e strumenti di sostegno
all’impresa creativa in Gran Bretagna
Alberto Masetti-Zannini
Impact Hub Milano
Torino, 6 dicembre 2013 – Creative EU!
Riconoscerete questo volto: Giulio Tremonti, che è stato per ben 4 volte ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo italiano.
Tremonti è noto, tra le varie cose, per aver pronunciato la famosa frase “Con la cultura non si mangia”, per giustificare I tagli al settore della ricerca ed educativo. Ma, celato dietro a questo pretesto, c’è il persistente pregiudizio in un paese come l’Italia che il settore culturale sia semplicemente un peso, un meraviglioso fardello consegnatoci da una storia illustre da conservare, pulire, ristrutturare, gravando sull’erario del paese.
Che cosa ci insegna un paese come la Gran Bretagna su questo fronte?
Il settore culturale britannico è uno dei più importanti al mondo e il più grande all’interno dell’Unione Europea. Il sul valore si aggira sui 36 miliardi di sterline (quasi 42 miliardi di euro).
Oltre 2 milioni di persone sono impiegate nel settore culturale (in Italia 1,3m), il quale genera all’economia britannica circa 70mila sterline al minuto, un contributo maggiore di quello offerto dal settore finanziario.
L’industria culturale e creativa britannica rappresenta il 6,2% dell’economia nazionale, il che la rende (proporzionalmente al PIL) la più grande al mondo. In Italia, rappresenta il 5,4%.
Simbolo della forza del settore culturale britannico è probabilmente il museo d’arte contemporanea Tate Modern, originariamente disegnato per ospitare 2 milioni di visitatori all’anno, ma che adesso ne ospita oltre 6 milioni, e i flussi verso i musei e le grandi mostre della capitale britannica cresce di anno in anno. Quest’ultimo è un dato che dovrebbe far riflettere gli operatori culturali in Italia, un paese con una delle reti museali più importanti al mondo, ma che vede il numero di visitatori ai principali musei d’arte in continuo calo. Il più visitato museo italiano – quello Vaticano – fatica a raggiungere i 3 milioni di visitatori all’anno.
Un’altra immagine, in netto contrasto con la precedente, che rappresenta il settore dell’impresa culturale britannica è forse quella del Glastonbury Festival of Contemporary Performing Arts, il più grande festival artistico e musicale all’aria aperta nel mondo, frequentato ogni anno da oltre 175.000 persone che convergono per una settimana in una vallata del Sud-Est dell’Inghilterra. Glastonbury è una vera e propria impresa culturale, in grado di vendere tutti i biglietti d’accesso in pochissime ore, e di sostenere l’economia dell’intera regione, generando milioni per diversi settori che forniscono servizi e infrastrutture al festival.
Chiave del successo delle imprese culturali britanniche è una forte attenzione nei confronti del consumatore e un approccio innovativo alla fornitura di prodotti culturali. Un ottimo esempio è quello della cosiddetta “economia dell’esperienza”, quella che tiene in considerazione il fatto che il consumatore ama fare esperienze dirette, reali e immersive. L’esempio più indicativo di realtà “esperienziale” è forse quello di Secret Cinema, un’impresa culturale che organizza serate cinematografiche a Londra e in tutta la Gran Bretagna, e che vende i suoi biglietti al pubblico senza che questo sappia che film stia andando a vedere. Gli eventi fondono teatro, musica e interazione, e proiettano per lo più̀ classici del cinema europeo e nord-americano. Al pubblico vengono date precise istruzioni su che tipo di costumi indossare e indicazioni per raggiungere una location segreta, per rendere l’esperienza ancora più realistica.
Durante la proiezione di Lawrence d’Arabia, nell’estate 2010, oltre 15.000 persone si vestirono da Beduini per assistere all’evento. La proiezione del Terzo Uomo di Orson Wells, nell’inverno 2011, vide la partecipazione di 19.000 persone, mentre la proiezione di Prometheus di Ridley Scott, nell’estate 2012, raggiunse l’incredibile numero di 30.000 partecipanti, tutti paganti.
La Gran Bretagna è un paese fortemente imprenditoriale, cosa che spiega questo fiorire del settore dell’impresa culturale. Il TEA (Total early-stage entrepreneurial activity), è l’indicatore che misura l’incidenza delle start-up (imprenditorialità nascente) e delle nuove imprese (fino a tre anni e mezzo dall’inizio dell’attività̀) all’interno della popolazione adulta (compresa tra i 18 ed i 64 anni).
Nel 2011, il TEA della Gran Bretagna si è assestato al 7,6%, tra i più alti d’Europa insieme ad Austria e Olanda.
La Germania, in compenso…
…ha raggiunto il 5,6%.
L’Italia, che appartiene allo stesso gruppo della Gran Bretagna e degli altri paesi europei (Innovation-Driven Economies)…
… si assesta al penultimo posto, subito prima della Grecia, con un valore TEA pari al 4,3%
La Gran Bretagna investe da molto tempo nella creazione di un humus imprenditoriale. Lo fa offrendo incentivi finanziari e fiscali a chi sta facendo nascere imprese, promuovendo l’industria culturale britannica all’estero, e riducendo al massimo oneri burocratici e regolamenti che impediscono alle imprese di decollare e avere successo.
I tagli tributari all’industria cinematografica britannica, ad esempio, le hanno permesso di diventare una delle più conosciute e di successo al mondo, con valori d’esportazione pari a 2,1 miliardi di sterline nel 2010. In altre parole, 12 sterline vengono generate dall’industria cinematografica per ogni sterlina investita dal governo attraverso i tagli tributari. In altre parole, 12 sterline vengono generate dall’industria cinematografica per ogni sterlina investita dal governo attraverso i tagli tributari.
Potremmo parlare per ore dei vari strumenti presenti sul territorio britannico a sostegno del settore dell’impresa culturale, ma due mi hanno particolarmente colpito, perché sono semplicissimi e possono avere un impatto immediato con un minimo investimento. Il primo è il Creative Enterprise Toolkit, un semplice manuale, scaricabile gratuitamente online, realizzato da Nesta, l’agenzia britannica per l’innovazione. Il Toolkit contiene 4 manuali che danno l’opportunità di trasformare un’idea creativa in un business; dei questionari per contribuire a visualizzare l’idea centrale di business; una serie di casi-studio presi da storie d’imprenditori di successo; e note di tutor e mentori con suggerimenti su come sviluppare un programma di attività d’impresa
Il secondo è il programma Young Creative Entrepreneurs (YCE), gestito dal British Council. YCE non è solo in grado di individuare e premiare il talento imprenditoriale di giovani creativi da tutto il mondo, ma di creare importanti connessioni tra l’industria culturale britannica e i più promettenti imprenditori emergenti all’estero. Il British Council cerca attraverso il programma nuovi modelli e nuove idee che stiano avendo un impatto positivo e trasformativo sulle vite delle persone e delle comunità globali. Una volta identificati i leader emergenti delle industrie creative, il programma li mette in relazione tra loro perché possano sostenersi a vicenda e sviluppare collaborazioni. I leader identificati vincono anche un premio: un viaggio in Gran Bretagna per entrare in relazione con i maggiori esperti dell’industria culturale britannica, per fare networking con colleghi da tutto il mondo, per partecipare a sessioni formative pratiche e utili, e per visitare alcune delle imprese culturali più importanti del paese.
L’ultima iniziativa di cui vi vorrei parlare riguarda il progetto pilota HUB2HUB, promosso da Impact Hub Milano e sostenuto dalla Fondazione Cariplo e dalla London Stock Exchange Foundation. Il progetto, tuttora in corso, prevede la replicazione di due imprese culturali di successo britanniche sul territorio milanese, un esperimento che non vuole solo importare nuovi modelli d’impresa culturale britannica in Italia, ma soprattutto contribuire alla creazione di quell’humus imprenditoriale che offra modelli d’ispirazione a operatori del settore.