2. Poesia
Forse perché della fatal quiete fatal
quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su
l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto
fugge
questo reo tempo, e van con lui le
torme
delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace,
dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi
rugge.
Prosa
Forse perché sei l'immagine della
pace che ci è destinata dalla morte da
sera a sera scende sempre cara
(perché è l'immagine della quiete
senza fine).
E quando d'estate t'accompagnano
liete le nubi e le brezze, sia quando
d'inverno, dal cielo che porta neve
sospingi tenebre agitate, tempestose
(inquiete) e che durano a lungo,
scendi a me sempre gradita e percorri
e occupi le parti più interne del mio
cuore apportandovi una dolce
serenità.
Tu mi fai vagare con i miei pensieri
sulle vie che conducono all'idea della
morte e intanto fugge, si allontana
dal pensiero questa età, questo
tempo malvagio ed rapido trascorrere
del tempo vanno via gli affanni
pensieri per cui il tempo si distrugge
insieme a me e mentre io guardo la
tua pace si placa l'animo ribelle che
mi bolle dentro.
3. Questo sonetto fu composto probabilmente tra
l’agosto 1802 e l’aprile 1803. quest’opera fu collocata
da Foscolo in apertura della raccolta delle sue Poesie
nel 1803.
TEMI CHIAVE
• La sera come immagine della morte
• La morte intesa come annullamento totale
• Lo scontro dell’eroe con una realtà storica negativa
4. Il «nulla eterno»
Il sonetto è diviso nettamente in due parti: le due quartine e le due terzine.
• Nella prima parte viene descritto lo stato d’animo dell’io lirico dinanzi alla
sera, in due momenti differenti ma equivalenti nelle risonanze affettive:
l’imbrunire di una bella giornata estiva ed il calare della notte in una fosca
sera invernale.
• La seconda parte è più dinamica e in essa si concentra il nucleo centrale in
cui si sprigiona il movimento lirico del ‘’nulla eterno‘’. In questa parte la
sera (immagine della morte), ha un’efficacia liberatoria, perché
rappresenta l’annullamento totale, in cui si cancellano i patimenti
mondani.
5. Il «reo tempo» e lo «spirto guerrier»
La struttura delle terzine si organizza in una duplice opposizione in cui i
primi due termini sono positivi e i secondi negativi:
nulla eterno vs reo tempo
pace della sera vs spirto guerrier
La dinamicità della seconda parte è data dal fatto che il primo membro
dell’opposizione annulla il secondo. Leggendo verticalmente lo schema
risalta l’omologia (tra reo tempo e spirto guerrier) che sottolinea
l’irrequietudine ribelle e tormentata dell’eroe.
La funzione dinamica è messa fortemente in rilievo anche dal netto
enjambement che separa i verbi «dorme» e «fugge» dal loro soggetto.
6. Il sonetto e l’Ortis
In questa struttura così rigorosa si traduce la tematica centrale del
Foscolo, ampiamente trattata nell’Ortis:
lo scontro dell’eroe generoso ed appassionato con una realtà storica
fortemente negativa che genera infelicità, irrequietudine e rivolta. L’unica
via d’uscita è la morte, che è vista non più come nemico, bensì come
immersione dell’io travagliato nel «nulla eterno» della «fatal quiete».