1. TIPICITA' MADE IN PUGLIA
ASSOCIAZIONE " MAT5 "
• 17 OTTOBRE 2014
• PAOLO SESSA – LE GEORGICHE Soc. Coop. Agr.
- Nozioni base di marketing territoriale,
incentrate alla valorizzazione dei prodotti
tipici.
- Le possibili azioni di promozione territoriale a
Minervino Murge.
2. Il Marketing
“il Marketing è la scienza che studia il mercato, con lo
scopo di sviluppare gli scambi dei prodotti e servizi utili
a soddisfare i bisogni e i desideri immediati e futuri dei
consumatori, nella prospettiva di realizzare il profitto
aziendale e il benessere individuale e
collettivo.”(Chiariello, 2007)
3. marketing territoriale
• metodo operativo adottato dalla pubblica
amministrazione con lo scopo di conseguire,
d'intesa con le parti sociali (Associazioni di
categoria e Organizzazioni sindacali), un più
consapevole e condiviso sviluppo socio-economico,
puntando ad elevare in maniera
diffusa il benessere e la qualità della vita dei
cittadini, senza stravolgere l'ambiente, la
storia e la cultura del territorio.
4. Per la Comprensione, il Marketing
Territoriale
• è la disciplina che studia il territorio e il mercato degli
investitori, con lo scopo di rilevare dati e informazioni utili
alla definizione e attuazione di un piano strategico di
marketing territoriale, condiviso da operatori pubblici e
privati, incentrato sulla promozione e vendita dell’offerta
territoriale (cioè un prodotto sostanziato da un insieme di
servizi infrastrutturali, energetici, formativi, etc.) in cambio
di nuovi investimenti profittevoli, i quali, senza stravolgere
l’ambiente e la cultura, possano risultare di aiuto anche in
termini di rafforzamento della competitività e
dell’internazionalizzazione delle imprese, nella prospettiva
di accrescere il tasso di occupazione e quindi il benessere
sociale.” (Chiariello, 2007).
5. Sul piano operativo il marketing territoriale si
esprime attraverso tre funzioni fondamentali:
• 1. Una funzione conoscitiva, lo studio cioè del territorio e del
mercato degli investitori per rilevare dati e informazioni utili alla
definizione e attuazione del piano strategico.
• 2. Una funzione creativa, cioè l’analisi dei dati e delle informazioni
raccolte in sede di studio del territorio e la definizione del piano
strategico di marketing territoriale nel quale vengono indicati gli
obiettivi da raggiungere e le strategie più adeguate per il loro
raggiungimento, l’indicazione di chi fa cosa e i tempi di realizzo dei
primi risultati.
• 3. Una funzione operativa, che consiste nel comunicare ai principali
investitori l’offerta territoriale e i relativi vantaggi economici
espressi in complesso e dai singoli elementi di attrazione del
territorio, nel negoziare l’offerta territoriale con un investimento
profittevole e nel controllare l’efficacia del programma
promozionale.
6. Il marketing territoriale rappresenta un metodo che
orienta la gestione strategica e operativa dell'offerta
territoriale in un ambito geografico, ed è basato su
cinque principi e quattro criteri d'azione.
• I cinque principi sono: la centralità della
domanda, la selezione della domanda, il
posizionamento, l'orientamento a lungo
termine e il coinvolgimento di tutti gli attori
rilevanti sul territorio.
7. • Il primo principio implica che si devono basare gli interventi volti al miglioramento delle
condizioni di un'offerta territoriale su un'attenta valutazione delle aspettative dei principali
utenti potenziali a cui l'offerta è rivolta.
• Il secondo principio, che deriva dal primo, sottolinea la necessità di selezionare la domanda,
in quanto il territorio deve individuare modalità di scelta della domanda a cui orientare in via
prioritaria la propria offerta. Questo principio è evidente ad esempio nel mercato turistico,
con l'affermarsi di tipologie di fruizione turistica sempre più numerose e differenziate.
• Il terzo principio di metodo riguarda il posizionamento, che consiste nell'identificazione dello
spazio di mercato dove il sistema economico e produttivo del territorio intende eccellere
rispetto a quelli collocati in altri contesti geografici. Impostare le azioni per lo sviluppo
economico del territorio sulla base di una scelta di posizionamento garantisce concretezza
alla definizione della visione verso cui il territorio dovrebbe evolvere e implica orientamenti
piuttosto precisi da parte degli organi di governo circa le aree dell'offerta territoriale su cui
investire in via prioritaria.
• Il quarto principio riguarda l'orientamento a lungo termine ed è connaturato nel fatto che gli
interventi su gran parte dei fattori che caratterizzano un'offerta territoriale richiedono un
orizzonte temporale almeno di medio termine per produrre effetti concreti.
• Il quinto infine è il principio di coinvolgimento nell'azione di marketing territoriale di tutti gli
attori che compongono un sistema locale, non solo di coloro più direttamente responsabili di
tale tipo di azione. Le misure di marketing territoriale infatti devono poggiare su una precisa
sensibilità culturale che sia adeguatamente metabolizzata almeno dalla maggior parte degli
organismi pubblici e privati.
8. Ciclo del marketing Territoriale
• Il compito della pianificazione strategica di
marketing territoriale è quello di veicolare
l'area d'interesse da una fase di maturità e di
declino ad una nuova fase di sviluppo,
garantendo un livello di competitività verso gli
altri sistemi territoriali.
9. • Il ciclo del marketing territoriale inizia con un
processo chiamato verifica che consiste in
attività atte a misurare la conformità di
determinati processi, strutture o procedure a
date caratteristiche richieste e a verificarne
l'applicazione
10. • È importante creare una destinazione del territorio
organizzando i prodotti turistici coerenti con i segmenti
del mercato, costruirli sulla base di una pianificazione
strategica, riflettere il delicato rapporto tra turismo e
ambiente in tutti i suoi aspetti, tutto questo con l’ottica
di salvaguardare l’ambiente, garantire una coerenza
con i contenuti del piano e garantire un coordinamento
tra attori locali e componenti. La competizione tra i
territori consiste quindi nell’azione che un determinato
territorio esercita, attraverso strutture proprie, al fine
di influenzare le dinamiche di organizzazione delle
opportunità di creazione di ricchezza; la crescita del
territorio non può essere quindi infinita.
11. …le varie fasi del ciclo di vita di un
territorio
• Nella fase di depressione l'area è dotata solo
dei fattori di base quali la presenza di materie
prime o di un basso costo della mano d'opera.
In questa fase il compito della pianificazione e
del marketing territoriale si deve focalizzare su
quali investimenti promuovere in funzione
delle caratteristiche sociali e delle sinergie che
essi possono stringere con altri settori
economici.
12. • Nella fase di sviluppo l'offerta localizzativa di
servizi qualificati diventa una discriminante in
grado di sostenere i sistemi locali nella fase
d'innovazione e di dilatare nel tempo gli esiti
delle economie di localizzazione, rallentando
le conseguenze dovute alle diseconomie di
urbanizzazione e aumentando i vantaggi
competitivi acquisiti. Gli investitori sono
portati ad aumentare le dimensioni dei propri
investimenti locali.
13. • Nella fase di maturità le aree tendono sempre
più ad assomigliarsi e ad offrire le stesse
condizioni. La concorrenza inizia quindi a
spostarsi verso la possibilità del territorio di
fornire sia un sistema di relazioni in grado di
favorire il processo di ristrutturazione del
sistema produttivo, sia aree ad un prezzo
inferiore rispetto alle concorrenti.
14. • Nella fase di declino infine, le caratteristiche
del territorio sono diventate ormai obsolete e
non attraggono più imprese. Questa è la fase
involutiva in cui la segregazione progressiva
porterà alla dissoluzione dell'area e alla
nascita di nuove. Il ruolo del marketing
territoriale in questo frangente è
determinante in quanto dev'essere in grado di
individuare la migliore riorganizzazione
possibile data la struttura dell'area per
riconvertire le diseconomie in economie
territoriali.
15. Il territorio
• può essere interpretato come un sistema
costituito da un insieme di attori, di risorse,
sede di attività e di relazioni, e collocato in
uno spazio più o meno chiaramente
identificato che ne determina alcune
caratteristiche
16. • attori costituiti da persone fisiche e da organizzazioni
più o meno complesse, dotate di risorse e finalizzate
allo svolgimento di determinate attività che, almeno in
parte, sono realizzate e hanno riflesso sul territorio
dove hanno sede. Un determinato attore può essere
distinto in funzione dell'intensità del legame che esso
ha con un contesto geografico e tale intensità può
essere descritta su tre livelli: forte, quando un soggetto
risiede stabilmente nel territorio, media, quando un
soggetto non risiede nel territorio ma ha frequenti e
rilevanti relazioni al suo interno, oppure il contrario, e
debole, quando un soggetto non risiede stabilmente in
un territorio e ha contatti rari.
17. • risorse rappresentano la seconda componente che
caratterizza un territorio e possono essere distinte
secondo tre criteri: il grado di complessità, il grado di
tangibilità e l'origine. La complessità di una risorsa può
essere descritta su due piani: quello dei fattori che
hanno portato alla sua costituzione e che sono
coinvolti nel suo mantenimento ed utilizzazione e
quello dell'articolazione delle componenti che la
costituiscono. La tangibilità riguarda la differenza fra
risorse materiali ed immateriali, che non è sempre così
netta, mentre l'origine distingue le risorse che sono
intrinseche e quindi diffuse nel territorio, da quelle che
sono parte del territorio in quanto appartenenti ad un
determinato soggetto
18. • attività che si svolgono al suo interno. Un'area
geografica si distingue sia per la natura di tali
attività che per il modo in cui sono realizzate. Si
considerano tre insiemi di attività; il primo
comprende le attività di tipo sostanzialmente
standardizzato, svolte con procedure simili nelle
aree geografiche di uno stesso livello
amministrativo (attività sociali come quella
sanitaria, la sicurezza e la formazione scolastica),
il secondo insieme comprende invece le attività
produttive ed economiche, mentre il terzo ed
ultimo raggruppa quelle attività che sono
fortemente specifiche di determinati territori.
19. L’offerta territoriale
• L'offerta territoriale può essere definita come
un "insieme di componenti materiali e
immateriali, caratterizzate dalle specificità del
luogo ove sono collocate e in grado nel loro
insieme di assolvere a determinate funzioni
d'uso e quindi di essere fruite da determinati
soggetti" (Caroli, 2007)
20. Un'offerta territoriale può configurarsi
in tre maniere:
• un insieme di aspetti complessi del territorio che derivano
dalla sintesi di determinate sue componenti materiali e
immateriali;
• un singolo servizio/funzione d'uso o una determinata
componente strutturale, fruita in maniera relativamente
distinta e separata dal contesto;
• un determinato sistema costituito da alcune componenti
(materiali e immateriali) servizi e funzioni d'uso, che
assume al suo interno le caratteristiche essenziali del più
ampio sistema territoriale di cui è parte.
21. Le principali componenti dell'offerta
territoriale sono:
• lo spazio naturale, cioè la componente primaria di un'offerta territoriale in
quanto sede di tutti gli altri elementi che ne sono parte ed elemento base
che la identifica.
• le infrastrutture, che si distinguono in funzionali economiche (mobilità,
energia, trasporti, telecomunicazioni, acqua) e sociali (istruzione, sanità,
assistenza sociale, cultura e tempo libero), incidono notevolmente sulla
capacità del territorio di mantenere e sviluppare il proprio tessuto
produttivo e sulle opportunità di rivitalizzare le aree in declino.
• l'offerta immobiliare esercita un'influenza diretta e molto rilevante
sull'attrattività di un'area geografica; le variabili che incidono
maggiormente sono il costo degli spazi e la qualità degli immobili e del
loro inserimento nell'ambiente circostante, che rappresenta una
determinante sostanziale della "qualità della vita" nell'area considerata e
quindi nella sua più generale attrattività.
22. Le principali componenti dell'offerta
territoriale sono:
• il livello di coesione sociale e la sicurezza riguardano l'uno l'equa
partecipazione di tutti i gruppi sociali ai benefici materiali
conseguenti alla crescita economica e la riduzione al minimo della
presenza di gruppi o comunità "svantaggiate", l'altro il grado di
criminalità e l'efficienza delle misure di protezione.
• l'offerta formativa e la qualità delle risorse umane, le quali hanno
valore centrale tra i fattori di competitività di un territorio. Lo
sviluppo del capitale umano di un territorio rappresenta e quindi la
disponibilità di risorse umane qualificate rappresenta uno dei
principali criteri di scelta dell'area localizzativa.
• le attrazioni del territorio, cioè quei fattori che distinguono
fortemente il contesto geografico sul piano sia delle funzioni d'uso
prevalenti che della stessa conformazione urbanistica ed
economica, e che catalizzano naturalmente verso il territorio
determinate categorie di domanda.
23. Attori Operativi
• Regioni (Agenzie regionali di sviluppo)
• Province (Agenzie di marketing territoriale provinciali)
• Comuni (Uffici comunali dedicati)
• Enti e Agenzie di sviluppo a livello metropolitano, regionale e nazionale
• Camere di commercio (Agenzie Speciali della Camera del Commercio)
• Associazioni di categoria
• Attori Privati locali e territoriali
• Sistema sociale
• Strutture per lo sviluppo locale
• Associazioni per la conservazione, promozione e lo sviluppo del territorio
• “Altri” (organismi comunitari, ambasciate e consolati, confederazioni
sindacali)
24. Funzioni del marketing territoriale per
il settore agroalimentare
• definire un quadro di riferimento capace di dare coerenza e
unitarietà di indirizzo ai diversi interventi messi in atto per la
valorizzazione dei prodotti agroalimentare di un determinato
territorio e del territorio stesso.
• mettere a punto e attuare strategie volte a creare o rafforzare il
legame tra il/i prodotto/i per il/i quale/i la componente territoriale
rappresenta un importate fattore di differenziazione e, quindi, la
principale leva sulla quale agire per il suo/ loro posizionamento sul
mercato, e il territorio di origine, inteso non solo nelle sue
componenti ambientali (climatiche, pedologiche, paesaggistiche,
ecc.), ma anche come luogo di storia, cultura, tradizioni e saperi
produttivi;
• comunicare i segnali qualitativi tangibili e intangibili del territorio
per rafforzare e diffondere la percezione del posizionamento e
promuovere i suoi prodotti.
25. Il ruolo del territorio nella differenziazione dei
prodotti agroalimentari “tipici”
Il territorio conferisce al prodotto agroalimentare caratteri distintivi che possono
essere ricondotti ai seguenti fattori:
• le caratteristiche strettamente ambientali (climatiche, pedologiche,
paesaggistiche). Il prodotto agroalimentare, più di qualsiasi altro, assume caratteri
qualitativi intrinseci che sono diretta emanazione del territorio di origine. E questo
fatto rende il prodotto unico, ma soprattutto irriproducibile;
• le peculiari capacità professionali (frutto di una cultura acquisita nel tempo che va
ben oltre l’agroalimentare per interessare tutta la collettività locale), le specifiche
tecniche di produzione , le istituzioni e l’ambiente socio-economico;
• la cultura, la storia, le tradizioni e le istituzioni in quanto componenti essenziali di
qualità e di differenziazione del prodotto e dell’immagine del territorio .
26. Fattori del “territorio” che agiscono a supporto
della valorizzazione dei prodotti agroalimentari
“tipici”
Il “territorio” contribuisce alla valorizzazione dei
prodotti “tipici” principalmente attraverso due
elementi:
• quello dell’immagine (caratteristiche fisiche,
qualitative e pedoclimatiche). All’interno di
questo profilo ricade la dimensione del
paesaggio, come sistema di segni, intendendo
quest’ultimi come fenomeni di comunicazione.
• quello del sistema di organizzazioni produttive,
condizioni economiche, politiche e istituzionali.
27. Valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici e
sviluppo socioeconomico del territorio: una relazione
biunivoca
La relazione tra territorio e prodotto agroalimentare è biunivoca:
• il territorio rappresenta una leva per la differenziazione e valorizzazione
del prodotto;
• la presenza sul territorio di prodotti agroalimentari di alta qualità e unici
costituiscono un fattore sul quale agire per la promozione e la
valorizzazione del territorio, grazie alla loro capacità di attrarre turisti.
Anche per i prodotti agroalimentari può essere applicato lo stesso tipo di
classificazione applicato ai territori. Le situazioni estreme possono essere così
sintetizzate:
- prodotti ad alta credibilità associati ad un’alta visibilità (prodotti
agroalimentari di eccellenza molto conosciuti e fattore di attrazione del
territorio per i turisti)
- prodotti ad alta credibilità associati ad una bassa visibilità (prodotti
agroalimentari di eccellenza poco conosciuti)
28. Obiettivi del marketing territoriale
per i prodotti agroalimentari
Lo scopo dell’azione di marketing territoriale per i prodotti
agroalimentari:
• creare o rafforzare il legame tra prodotto e territorio
• comunicare al cliente finale i segnali qualitativi tangibili, ma anche
intangibili, del territorio di origine del prodotto. Tale tipo di
valorizzazione passa attraverso un’adeguata politica di promozione,
veicolando sia l’immagine del territorio (aspetti fisico-ambientali),
sia gli aspetti che sono strettamente connessi alle forme
istituzionali ed organizzative che consentono di realizzare il
prodotto stesso (segnale intangibile). Un punto forte è quello di
contribuire a rivitalizzare, diffondere e, laddove non sia ancora nata,
creare, una cultura dei prodotti enogastronomici tipici e di qualità,
nonché del loro consumo e della loro conoscenza nei territori di
origine (oltre che attraverso il reperimento nei mercati).
29. Strategie di marketing territoriale per la valorizzazione
dei prodotti agroalimentari a forte base territoriale (1)
• L’intervento di pianificazione strategica sarà strettamente
influenzato dalla graduazione del livello di credibilità e
visibilità: in particolare scaturirà dalla sovrapposizione delle
due matrici relative al prodotto alimentare e al territorio di
origine.
• Alta credibilità associata ad un’alta visibilità sia del
territorio, sia del prodotto, una situazione, questa, in cui
l’interrelazione tra prodotto e territorio di origine è
garantita sia sotto il profilo dell’immagine sia sotto quello
delle relazioni socio-economiche ed istituzionali.
• Prodotti eccellenti a forte base territoriale
• Territori ben posizionati nel mercato, meta di flussi turistici
distribuiti in modo costante nel corso dell’anno.
30. Strategie di marketing territoriale per la valorizzazione
dei prodotti agroalimentari a forte base territoriale (2)
• Situazione in cui si riscontra un elevato grado di credibilità e
visibilità del prodotto agroalimentare, mentre il territorio è
caratterizzati da alta credibilità ma bassa visibilità, come, ad
esempio, molte aree che derivano la loro notorietà
unicamente alla presenza di prodotti di alto pregio (ad
esempio, Acqualagna per il tartufo).
• Prodotti eccellenti a forte base territoriale con alto grado di
credibilità e visibilità.
• Territori per i quali la componente dell’ immagine risulta
carente. La strategia suggerita da Porter et al (1997),
chiamata revitalizing strategy , propria per territori
caratterizzati da bassa competitività relativa, ci sembra
quella che meglio si adatta a questa situazione.
31. Strategie di marketing territoriale per la valorizzazione
dei prodotti agroalimentari a forte base territoriale (3)
• Situazione in cui si riscontra un minor grado di visibilità sia del
prodotto che del territorio di origine, mentre rimane elevato il
grado di credibilità.
• Prodotti agroalimentari che presentano un basso grado di visibilità,
mentre rimane alto il loro grado di credibilità.
• In prevalenza, aree marginali, poco note, ma tuttavia ricche di
risorse territoriali sia “strettamente ambientali” che
enogastronomiche sfruttabili sotto il profilo turistico. La strategia
suggerita da Porter et al. (1997), definita building strategy, per
territori che devono accrescere la loro posizione di ricchezza,
appare adatta a questa situazione. Si tratta di una strategia, questa
che si basa innanzi tutto sulla creazione del prodotto e, quindi, sulla
promozione che si esplica soprattutto nella definizione di
un’immagine del territorio, non solo sulla base degli aspetti fisico-ambientali,
ma anche su quelli attinenti il patrimonio intangibile che
costituisce il prodotto territoriale allargato.
32. Il legame prodotto-territorio: le
specificità delle risorse
I prodotti agroalimentari tipici siano il risultato di un processo produttivo che fa ampio uso di risorse
specifiche locali che ne determinano le peculiarità degli attributi di qualità. In effetti quando si parla di
legame col territorio spesso si fa riferimento ad alcuni attributi qualitativi del prodotto che sono
derivanti dall’ambiente “fisico” all’interno del quale è stato realizzato il prodotto, e in particolare alla
presenza e all’utilizzo di alcune risorse naturali.
• L’ambiente pedoclimatico è senza dubbio tra i più importanti fattori esplicativi spesso richiamati: le
caratteristiche e gli andamenti stagionali delle temperature, dell’umidità, dei venti, dell’insolazione, e le
peculiarità dei terreni e dell’acqua sono spesso alla base della tipicità di molti prodotti agroalimentari.
• Nel caso del Lardo di Colonnata IGP viene richiamato, tra i vari fattori che ne determinano la
tipicità, il particolare clima del luogo di elaborazione della materia prima nonché le specificità del
marmo con il quale sono realizzate le caratteristiche vasche per la stagionatura. La situazione geografica
e climatica sopra descritta rappresenta la premessa ideale per un naturale processo di maturazione e
conservazione del lardo, che ha bisogno, oltre che dello svolgimento a una determinata altitudine, del
concorso di questi tre fattori ulteriori, tutti riscontrabili a Colonnata in condizioni ottimali irripetibili:
umidità elevata, temperature estive non eccessive, scarse o limitate escursioni termiche sia giornaliere
che annuali. (…)
33. A fianco delle caratteristiche pedoclimatiche sono altrettanto
frequenti
i riferimenti alle specificità delle risorse genetiche del territorio.
Queste
possono costituire l’essenza stessa del prodotto tipico, sia nel
caso di prodotti non trasformati che trasformati, oppure
entrare come ingredienti o fattori di produzione.
• Nel caso del Pecorino a latte crudo delle Montagne e Valli
Pistoiesi un fattore di tipicità risiede nelle essenze pascolative
locali nell’area montana e pedemontana che conferiscono al
formaggio un profumo e un gusto particolare.
• Nel caso del radicchio di Treviso IGP, ad esempio, sono le
particolarità delle tecniche e delle operazioni di coltivazione e
di imbiancatura del radicchio, assieme alla specificità di alcune
risorse naturali locali (temperatura dell’acqua di risorgiva) a
caratterizzare così fortemente il prodotto in senso territoriale.
34. Il legame prodotto-territorio: storia,
tradizione e identità
• Nella prima definizione di tipicità abbiamo fatto riferimento alle peculiarità di un
prodotto che derivano dal legame col territorio, senza tuttavia fare riferimento a
particolari tradizioni storiche e culturali. Tuttavia, nei prodotti agroalimentari tipici
la componente della tradizione storica e della cultura locale assume un carattere
centrale, almeno nell’accezione di tipicità prevalente all’interno dei paesi
mediterranei, Italia e Francia in testa.
• Il legame col territorio può dunque essere riferito anche agli aspetti di cultura e di
identità locale. Il legame tra il prodotto tipico e il territorio deriva infatti non
solamente dalle specificità pedo-climatiche e dal suo stretto legame con fattori
produttivi specifici e localizzati, sia di tipo materiale (ad esempio, varietà vegetali o
razze locali) che immateriale (ad esempio, conoscenza contestuale degli attori
locali); tale legame deriva anche dalla cultura locale, quando il prodotto tipico
caratterizza la “memoria storica” della popolazione locale e rappresenta per essa
un elemento identitario. L’elemento culturale e identitario assume allora una
importantissima valenza catalizzatrice della volontà della collettività locale di
preservare il prodotto, e rafforza i percorsi di valorizzazione che vengono attivati
localmente.
35. Il legame prodotto-territorio: la
dimensione collettiva
• Storia e tradizioni culturali rimandano a una particolarità dei prodotti
agroalimentari tipici: ciò che infatti distingue il prodotto tipico da un qualsiasi
prodotto di qualità specifico è che proprio per il fatto di trarre dal legame con un
dato territorio le proprie caratteristiche peculiari, e che quel legame si è andato
affermando, affinando, consolidando e modificando nel corso del tempo
all’interno di una comunità di persone, esso è strettamente legato a una
collettività e non a un singolo individuo o impresa.
• Il processo di accumulazione di conoscenza e di sedimentazione locale tramite
interazione permette al prodotto di divenire l’espressione della società locale nella
sua organizzazione, nei suoi valori, nelle sue tradizioni e nei suoi gusti adattati al
contesto ambientale, economico, sociale e culturale del luogo. A questo proposito
si parla spesso di dimensione patrimoniale del prodotto tipico: il prodotto, e le
modalità per produrlo, conservarlo, distribuirlo, consumarlo e apprezzarlo entrano
a far parte del patrimonio della collettività locale che, sola, è legittimata ad
appropriarsene per finalità economiche, sociali, culturali. Potremmo anzi
affermare che la tipicità non si costruisce solo sulle caratteristiche del processo
produttivo e del prodotto, ma sulle relazioni tra attori del sistema.
36. Verso una definizione più completa di
prodotto agroalimentare tipico
Un prodotto agroalimentare tipico è dunque
l’esito di un processo storico collettivo e
localizzato di accumulazione di conoscenza
contestuale che si fonda su di una
combinazione di risorse territoriali specifiche
sia di natura fisica che antropica che dà luogo
a un legame forte, unico e irriproducibile col
territorio di origine.
37. Verso una definizione più completa di
prodotto agroalimentare tipico
In sintesi, quattro sono le dimensioni rilevanti
nel determinare la tipicità del prodotto
agroalimentare:
• 1. la specificità delle risorse locali (naturali e
umane) impiegate nel processo produttivo;
• 2. la storia e la tradizione produttiva;
• 3. la dimensione collettiva e la presenza di
conoscenza condivisa a livello locale;
• 4. il legame con l’ambiente geografico.