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Marina Milella
http://www.decarch.it
Far parlare
le pietre
Sapienza Università di Roma
Scuola di dottorato in archeologia
19 giugno 2015
(le pietre da far parlare)
1) PREMESSA
(di cosa parleremo in
questa presentazione)
Decorazione
architettonica
Decorazione
architettonica
Le superfici decorate possono essere analizzate come
qualsiasi altra scultura:
- composizione e disegno delle figure o dei motivi
decorativi;
- resa delle superfici e dei volumi, che dipende dai
gusti dei committenti e dalle capacità tecniche
delle officine.
È possibile cogliere con
maggior facilità fenomeni
propri anche della grande
scultura osservando le
modanature decorate, il cui
disegno perdura dall’età greca
arcaica a quella neoclassica
moderna, con solo piccole
trasformazioni.
Decorazione
architettonica
I blocchi sono anche elementi appartenenti a degli edifici, la cui forma dipende dunque dalle necessità strutturali
delle architetture e dalla loro posizione all’interno dell’insieme, e che spesso conservano tracce di questa funzione
nelle superfici non in vista.
Decorazione
architettonica
Dalla forma del blocco è possibile
ricostruire, per esempio, la sua
posizione nell’ambito dell’articolazione
planimetrica degli ordini architettonici…
Decorazione
architettonica
Insieme agli altri resti conservati in situ, questo consente di
proporre ipotesi sull’aspetto in antico dell’edificio
Decorazione
architettonica
Sebbene nell’architettura romana gli ordini architettonici siano spesso un rivestimento di strutture murarie realizzate
con altre tecniche costruttive, tuttavia, ordini applicati, rivestimenti in marmi policromi e cicli statuari o di rilievi
contribuivano in misura sostanziale alla percezione degli spazi da parte dei visitatori antichi.
Fregi figurati, statue e rilievi, nelle loro
diverse collocazioni all’interno di un
complesso monumentale, consentono
a volte di decifrare il messaggio
propagandistico affidato loro dai
committenti e di ricostruire un altro
piccolo o grande pezzo di storia.
(il tema del significato delle sculture che
caratterizzano gli spazi esterni e interni
nel complesso del Foro di Traiano è stato
affrontato in un contributo in corso di
stampa negli atti del convegno DECOR)
Pietre come merce
Pietre come merce
Lo studio della diffusione dei prodotti delle
cave di marmi bianchi e colorati e
dell'utilizzo del marmo al posto della pietra
locale, in particolare quando la lontananza
dal mare o da vie di comunicazione
navigabili rendeva più incisivi i costi di
trasporto, contribuisce a definire, in modo
analogo alla ceramica, il quadro economico
e commerciale di un particolare contesto.
Reimpiego
Il fenomeno del reimpiego di materiali
architettonici più antichi, spesso senza che
si tenesse conto della originaria funzione
del blocco o dell’articolazione originaria
delle decorazioni, appare dovuto sia a
fattori di risparmio, sia, soprattutto nella
Roma medievale, al desiderio di ricollegarsi
alla passata grandezza imperiale.
Reimpiego
Sui blocchi conservati è possibile trovare
tracce di rilavorazioni, a volte non andate a
buon fine per un riutilizzo in funzione
uguale o diversa a quella originale.
Si può così ricostruire un altro tratto della
storia del blocco dopo il suo primo impiego,
che diventa un nuovo tassello della storia
dei luoghi.
Reimpiego
Blocco di fregio architrave con le cavità per i cunei di legno che, bagnati,
avrebbero dovuto spaccare il blocco lungo la linea impostata, per riutilizzare
la parte relativa al fregio come pezzo di una collezione antiquaria.
Base attica di colonna scavata e rilavorata su un lato per
essere riadoperata come acquasantiera per una chiesa.
Decorazione architettonica:
- struttura, aspetto, significato e percezione delle architetture antiche
- evoluzione del gusto e della tecnica nello spazio e nel tempo, datazione
- storia economica (commercio, committenza) e storia degli edifici e dei luoghi
2) QUALI SONO LE DOMANDE?
http://www.iccd.beniculturali.it/getFile.php?id=205
Scheda RA (reperto archeologico) secondo lo standard dell’ICCD (Istituto centrale del catalogo e
della documentazione).
Domande di base (dati oggettivi) > voci della scheda (altre voci sono relative alla gestione dei
depositi e della documentazione)
cos’era?
di che materiale era fatto?
quanto era grande?
che aspetto aveva?
Da qui si parte per le interpretazioni soggettive > studio e ricostruzioni storiche
a che edificio apparteneva?
quando fu scolpito e messo in opera?
cosa conosceva e a quali indicazioni rispondeva lo scalpellino che lo realizzò?
e il committente che lo pagò?
cosa altro gli è successo fino ad oggi?
L’obiettivo è ricostruire una piccola storia, quella che la pietra racconta, e di inserire questo
frammento di conoscenza nel quadro di una storia più grande.
2.A) COS’ERA?
CORNICE CORNICECORNICE
Individuare cos’era > dare un nome preciso all’oggetto di cui il frammento faceva parte
Dare un nome preciso > far dire a ciascun oggetto quel che ha da dire e non fermarsi
ad una cacofonia di voci che parlano tutte insieme e che dunque non riusciamo a
capire
CORNICE CORNICECORNICE
“Cornice”, ad esempio, non è sinonimo di “frammento
architettonico”, ma un oggetto ben determinato, con una
funzione e una forma precisi (la parte superiore della
trabeazione di un ordine architettonico).
CORNICE CORNICECORNICE
Questa a lato è una cornice.
Nessuno dei frammenti sopra
apparteneva ad un elemento
simile.
CORNICECORNICEBASE
= BASE
Per far parlare queste pietre dobbiamo
dunque capire la forma dell’oggetto
intero di cui i frammenti facevano parte.
= INCORNICIATURA
CORNICEBASE
Oppure ricostruire dal contesto
architettonico la loro funzione
INCORNICIATURA
BASE
= ARCHITRAVE
ARCHITRAVEINCORNICIATURA
Hint:
Puzzle incompleti: riconoscere il frammento
dall’intero
Funzione > forma riconoscibile > nome
http://www.culturalazio.it/sites/risorse/Raccolta%20Documenti/arcata%20144%20Senza%20PB.pdf
http://www.decarch.it/wiki/index.php?title=Guida_/_Voce_%22Oggetto%22
Di seguito: la nomenclatura degli elementi appartenenti agli
ordini architettonici (alcuni esempi).
Base
Fusto liscio di colonna
Fusto
Fusto
scanalato
dorico
di colonna
Fusti rudentati di colonna
Fusto decorato
di pilastro
Capitello
Capitello
Capitello composito
Schemi della decorazione nei capitelli corinzieggianti:
“a lira”, “a doppia S” e “a calice centrale”.
Fregio e architrave
Architrave dorico
Architrave ionico
Cornice
Cornice dorica
Cornice ionica
Cornice con mensole
Rivestimenti di parete
Trabeazione dell’ordine di lesene
Incorniciatura
Coronamento
Incorniciatura
Zoccolo
Rivestimenti di parete
Coronamento
Coronamento
Coronamento
Cornice
Coronamento
Coronamento
Cornice
In alcuni casi, gli oggetti possono
presentare forme molto simili pur avendo
funzioni diverse, generando incertezze
nell’attribuzione della denominazione
giusta.
Questo è per esempio il caso del
CORONAMENTO e della CORNICE
Hint:
è possibile un certo grado di ambiguità e di
incertezza nell’identificazione dell’oggetto e le
denominazioni dovrebbero essere considerate
non una verità assoluta, ma “probabilistiche”.
Incorniciatura ad architrave
Zoccolo decorato
Soffitto piano cassettonato
Mensola figurata
Acroterio
Trapezoforo figurato
Non sempre abbiamo le risposte alle nostre domande.
Se non si può identificare la forma-funzione dell’oggetto,
può essere possibile tuttavia indicare il tipo di
decorazione o di lavorazione che conserva: …
ELEMENTO LAPIDEO CON DECORAZIONE VEGETALE
2.B) COSA SE NE CONSERVA?
Intero Mutilo
Frammentari
Va tenuto conto anche di quanto si conserva
dell’oggetto (stato di conservazione): le
definizioni dell’ICCD.
Lato anteriore e retro
Fianchi (destro e sinistro)
Piani (superiore e inferiore)
Quali lati del blocco
originario si possono
ancora vedere?
Quali lati del blocco
originario si possono
ancora vedere?
Quali parti?
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
Capitello corinzio
/ foglia d’acanto
/ cima di foglia d’acanto
/ calice e voluta
/ voluta o Capitello corinzio/ elice
/ caulicolo
Si deve inserire nella
voce oggetto della
scheda anche la parte
conservata dell’intero
oggetto
2.C) DI COSA ERA FATTO?
Le caratteristiche del materiale impiegato influenzano i
modi di scolpire degli scalpellini e l’evoluzione delle
tecniche, contribuendo a modificare la resa e il disegno
delle decorazioni nei diversi tempi e luoghi.
Nel momento in cui a Roma si inizia ad utilizzare il
marmo al posto dei tufi e del travertino stuccati e dipinti,
cambiano le tecniche e si modifica anche la struttura
decorativa degli elementi architettonici.
In queste transenne decorate degli Horti Sallustiani, un capomastro esperto
nella lavorazione del marmo ha scolpito il prototipo a sinistra, in un marmo
bianco proveniente dalle stesse cave del pavonazzetto (marmo docimeno),
mentre la copia a destra, realizzata in marmo di Luni da scalpellini attivi a
Roma, ne imita il modello con alcune variazioni che testimoniano una
formazione diversa e diverse capacità tecniche.
La scelta di quale qualità di marmo
utilizzare deriva spesso da considerazioni
non solo estetiche, ma anche
organizzative e pratiche e da questioni di
costo.
L’impiego di pietre locali o di marmi di
importazione bianchi o colorati, più o
meno costosi in un edificio o in parti di
esso testimonia l’importanza attribuita al
monumento e le possibilità dei
committenti, la loro posizione sociale e le
loro disponibilità economiche. Questo
tanto più quanto il luogo è distante dalle
vie d’acqua sulle quali il trasporto è meno
costoso.
Marmo bianco
lunense
Marmo bianco
proconnesio
Marmo bianco
pentelico
Marmo
cipollino
Marmo
pavonazzettoMarmo
giallo antico
Marmo
africano
Granito grigio
del Foro
Porfido rosso
Serpentino
Tra i materiali provenienti dalla fase traianea del
tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare, si
distingue un nucleo di elementi decorativi realizzato
in marmo proconnesio anziché lunense. Dovevano
appartenere ad un settore del monumento realizzato
nello stesso periodo, ma ad opera di una diversa
squadra di scalpellini.
Fregio a girali in marmo proconnesio
Fregio a girali in marmo lunenese della peristasi del tempio
Per i frammenti di pietra rinvenuti negli scavi si dovrebbero raccogliere dati quantititavi come si fa da tempo
per i frammenti ceramici.
Identificando la qualità della pietra di ogni scheggia rinvenuta, come si identificano forme e produzioni
ceramiche, si potrebbe poi pesare i frammenti per ottenere le quantità di ogni qualità di pietra rinvenute in
ogni strato.
I dati così ottenuti per i diversi siti potrebbero quindi essere analizzati statisticamente per ricostruire
diffusione e fortuna delle diverse qualità di pietre e marmi nei diversi luoghi e nelle diverse epoche.
Potremmo così ricostruire con maggiore precisione la storia dei commerci di questo tipo di merce, che, come
la ceramica, era spesso largamente esportata.
L’identificazione autoptica (al semplice esame visivo) delle diverse qualità di marmi bianchi
e in misura minore colorati, è tuttavia soggettiva.
Si dovrebbe dunque descrivere oggettivamente il marmo osservato (grandezza dei cristalli,
colore, presenza di macchie e venature e inclusi e di odore fetido in frattura) senza
attribuirgli alcuna determinata provenienza.
Marmo bianco candido a cristalli piccoli
Marmo bianco leggermente azzurrastro con venature più
scure e con cristalli grandi, con odore fetido alla frattura
Marmo bianco a cristalli piccoli, con venature micacee
http://www.walter-prochaska.at/
Sono state elaborate diverse analisi per definire oggettivamente le pietre, in particolare per
i marmi. È possibile oggi riconoscere la cava di provenienza confrontando i campioni
dell’oggetto con il data base, ormai cospicuo, dei campioni presi dalle cave.
I risultati ottenuti con un singolo metodo di analisi sono però spesso sovrapponibili per
diverse cave di provenienza. Un’identificazione più sicura può ottenersi unendo i dati di più
analisi: il trattamento statistico dei risultati permette di raggiungere identificazioni più
sicure.
http://asmosia.willamette.edu/
2.D) QUANTO ERA GRANDE?
LARGHEZZA
ALTEZZA
SPESSORE
Tre dimensioni dello spazio > tre misure del blocco
Le misure tuttavia vanno nominate in base alla
posizione originaria del blocco nel contesto di
appartenenza, che potrebbe essere diversa da quella
nella quale lo troviamo…
SPESSORE
ALTEZZA
… come nel caso di questo fusto di pilastro decorato,
reimpiegato in funzione di fregio-architrave, e dunque in
posizione diversa da quella originaria, nella trabeazione
della basilica pelagiana a San Lorenzo fuori le mura.
Se i blocchi avevano una forma più complicata di quella semplicemente parallelepida è utile prendere
anche altre misure oltre alle tre dimensioni principali.
E quando il blocco ha una forma e una collocazione particolari, per cui le partizioni decorative hanno
andamento diverso rispetto agli assi cartesiani, può essere utile prendere le misure di alcune parti
strutturali della decorazione indipendentemente.
In altri casi le parti conservate e la loro decorazione potrebbero non consentire di distinguere per esempio
l’altezza dalla larghezza , come nella foto sopra: in questi casi si dovrebbe dare un nome più generico alle
misure non identificabili (DIMENSIONI).
Nel caso della foto, non essendosi conservati gli altri lati del blocco e poiché la decorazione vegetale ad
andamento curvilineo non ha assi riconoscibili, non possiamo neppure identificare chiaramente che
andamento avessero gli assi cartesiani ortogonali: in questi casi il rilevamento è certamente soggettivo e
dovrebbe essere segnalato (per esempio tracciando le misure prese su una foto da allegare alla scheda).
Come avevano riconosciuto già i trattatisti rinascimentali, negli ordini classici le misure delle singole parti
sono sempre in proporzione tra loro: dal diametro di un fusto o dall’altezza di un architrave è dunque
possibile ricostruire le dimensioni dell’ordine e quindi dell’edificio a cui appartenevano.
Per questo motivo è importante indicare se la misura che possiamo prendere corrisponde alla misura
originaria del blocco (TOTALE), oppure è solo parziale, perché il blocco si è conservato solo parzialmente
(MASSIMA).
Questo vale anche per le parti strutturali dei singoli elementi architettonici: l’altezza uguale del
coronamento dell’architrave in questi due fregi dal Foro di Traiano permette di attribuirli entrambi a settori
diversi del primo ordine della Basilica Ulpia.
In alcuni casi l’andamento della decorazione
permette di ricostruire le misure totali non
conservate: per questo lacunare la ripetizione
simmetrica del motivo e il suo cambiamento
di direzione, ci indicano dove fosse il centro
del lato e consentono dunque di ricostruire la
larghezza e lo spessore totali del blocco.
LARGHEZZA TOTALE RICOSTRUITA
LARGHEZZA
MASSIMA
SPESSORE
MASSIMO
SPESSORE
TOTALE
RICOSTRUITO
Nel caso dei fusti delle colonne o in
genere degli elementi di forma
cilindrica, due delle dimensioni degli
assi cartesiani saranno sostituite dal
DIAMETRO dell’oggetto.
Nel caso dei fusti scanalati la misura
del diametro può essere ricostruita
anche da un piccolo frammento
della superficie scanalata: basta
avere la larghezza completa di una
scanalatura e di un listello.
I fusti in ambito romano avevano quasi sempre 24 scanalature: la misura del segmento che comprende una
scanalatura e un listello è dunque pari, con buona approssimazione, a 1/24 della circonferenza.
x 24 = circonferenza / ∏ = diametro
(per approssimazione)
Nel prendere le misure
dobbiamo ricordare che
oggi i nostri standard per la
produzione di oggetti sono
in centimentri, mentre gli
antichi utilizzavano una
diversa unità di misura e se
dovevano arrotondare lo
facevano in base a quella.
Piede romano = cm. 29,57
2.D) COME ERA?
- Forma del blocco (lati con decorazione, lati
obliqui o curvilinei, sporgenze)
- Successione delle modanature e delle altre
decorazioni vegetali o figurate, disegno e resa
delle decorazioni
- Lavorazione delle superfici dei lati non a vista,
presenza di cavità, di incassi, di denti sporgenti
Forma del blocco
(ne abbiamo già parlato)
Tracce di lavorazione e cavità sulle superfici non a vista
Prospetto e schema dei blocchi dietro i Daci degli attici dei portici del
Foro di Traiano: è evidenziato il basamento dei Daci.
Sul piano superiore di questo basamento le
cavità per i perni che fissavano i blocchi
soprastanti e la disposizione delle canalette
utilizzate per versarvi il piombo fuso che
fissava il perno, ci indicano quali blocchi
fossero sovrapposti l’ordine in cui erano stati
montati:
1 fucsia e 2 azzurro (blocchi di muratura)
3 verde (lastrone marmoreo di rivestimento
per il pilastro dietro i Daci)
4 arancione della statua del Dace)
Analogamente, sul piano superiore di questo
capitello le cavità per perni e le loro canalette
e la posizione delle cavità praticate per
inserire leve di posizionamento permettono
di ricostruire che vi erano sovrapposti due
architravi rettilinei (1 fucsia e 2 azzurro),
pertinenti alla facciata di un portico, e un
terzo architrave trasversale (3 verde), che
collegava l’ordine in facciata al muro
retrostante.
trapano
Tracce e strumenti di lavorazione delle superfici del marmo
martellina
bocciarda
In alcuni casi le tracce ancora visibili degli
strumenti di lavorazione sulle superfici a vista
non sono segno di un lavoro non finito, ma
dell’intenzione cosciente di rendere più
scabre e meno riflettenti ampie superfici
prive di decorazioni.
Un esempio è questo architrave, nel quale la
superficie delle fasce è rifinita con una
gradina fine invece che essere lisciata, ad
eccezione di due sottili liste ai margini,
maggiormente rifinite con uno scalpello.
Altre tracce di lavorazione che a volte si trovano sulle decorazioni a vista sono quelle relative ad interventi di
restauro avvenuti in epoca antica: se un piccolo particolare della decorazione si danneggiava, per un difetto del
marmo o per un colpo subito durante il montaggio, la parte danneggiata veniva asportata e al suo posto si
scavava una cavità, destinata ad ospitare un tassello di restauro.
I mutamenti del gusto portano cambiamenti nell’articolazione degli elementi
architettonici, nel disegno delle modanature e nella loro resa.
> successione delle modanature e proporzioni
> disegno e resa delle singole modanature decorate
3) LE MODANATURE
Parti strutturali di un elemento di cornice con mensole (esempio)
Le modanature decorate sono intagliate nei particolari decorativi a partire dai
profili lisci (modanature lisce)
Kyma lesbio trilobato intagliato solo parzialmente su una gola
rovescia (incorniciatura di una mensola dal Foro di Augusto)
All’estremità di questo blocco di architrave dalle Terme di
Diocleziano l’intaglio degli elementi delle modanature decorate
non è stato completato e sono rimasti visibili i profili lisci
Modanature lisce: nomenclatura
La struttura organica delle principali modanature decorate
Un po’ di termini tecnici : kyma ionico e kyma lesbio continuo
Un po’ di termini tecnici : kyma lesbio trilobato, dentelli e astragalo a fusarole e perline
Un po’ di termini tecnici : modanature decorate non canoniche
Astragalo a sole perline
Motivo a corda
“Spitzenstab”
Baccellature
Kyma di foglie
Kyma di foglie rovescio
Anthemion con tralci
intermittenti orizzontali
Anthemion con tralci
intermittenti obliqui
Anthemion con tralci
intermittenti obliqui
vegetalizzati
Doppio anthemion
Disegno e resa
Capigliatura di due diverse copie romane della testa del Doriforo di
Policleto: stesso disegno e diversa resa
Roma, Foro di Augusto, 2 a.C.
Variazioni nel disegno
Variazioni nel disegno
Scalpellini diversi al lavoro sul
medesimo blocco realizzano
modanature decorate con
leggere differenze nel disegno
Roma, Foro di Augusto, 2 a.C.
Arles, teatro romano, 12 a.C.
Variazioni nel disegno
Roma, Foro di Augusto, 2 a.C.:
stessa partitura architettonica
con disegni diversi
Variazioni nel disegno nelle diverse epoche
Roma, Foro di Traiano, 112 d.C.: stesso
disegno di kyma lesbio in blocchi di
edifici diversi del complesso
Roma, arco di Costantino, 315 d.C.
Variazioni nel disegno
Roma, tempio di Marte Ultore, 2 a.C.: inserimento di variazioni nel
disegno in relazione ad un preciso significato propagandistico
Variazioni nel disegno
Roma, Foro di Traiano, 112 d.C: copia il
disegno del Foro di Augusto, ma la resa
più raffinata e virtuosistica è simile a
quella del Tempio di Venere Genitrice
Roma, Foro di Augusto, 2 a.C.
Roma, Tempio di Venere Genitrice, 113 d.C.:
disegno trasformato e resa più plastica e
chiaroscurata della medesima modanatura
decorata
4) Trasformazioni
Atene, Eretteo,
V secolo a.C.
Foro di Augusto, 2 a.C.
Arco di Augusto nel Foro
romano, 19 a.C.
Villa di Agrippina (?),
epoca giulio-claudia
Foro di Nerva, 98 d.C.
Palazzo di Domiziano
sul Palatino,
82-91 d.C.
Foro di Augusto, 2 a.C.
Fregio-architrave dei “Trofei Farnese” (Aula regia del Palatino, 92 d.C.)
Tempio di Apollo in Circo
34-10 a.C.
Palazzo di Domiziano
sul Palatino,
82-91 d.C.
Tempio di Apollo Palatino,
28 a.C.
Foro di Augusto,
2 a.C.
Foro di Nerva, 98 d.C.
Arco di Tito, 81-90 d.C.
Villa di Domiziano a Castel
Gandolfo, 81-96 d.C.
Horror vacui e vegetalizzazione nella
decorazione architettonica flavia
Foro di Nerva, 98 d.C.
Atene, Eretteo
V secolo a.C.
Palazzo di Domiziano
sul Palatino,
82-91 d.C.
Tempio di Vespasiano,
79-87 d.C.
Varianti decorative (anthemion)
Foro di Nerva, 98 d.C.
Foro di Augusto, 2 a.C.
Antiquarium del Celio
Tempio di Vespasiano,
79-87 d.C.
Varianti decorative (vegetalizzazione)
Tempio di Venere
Genitrice, 112 d.C.
Foro di Nerva, 98 d.C.
Resa: sottolavorazione degli elementi decorativi
(gusto per gli effetti di contrasto chiaroscurale)
In epoca augustea, dopo un periodo di grande sperimentazione, con il Foro di Augusto si crea il
modello della decorazione architettonica imperiale romana urbana in marmo.
Questo modello si trasforma e si evolve fino all’età flavia, nella quale le proporzioni delle parti
strutturali degli elementi architettonici, la scelta e il disegno delle modanature e la loro resa sono
trasformati in conseguenza delle evoluzioni del gusto (horror vacui, accentuato chiaroscuro, gusto
per gli effetti plastici e le forme esuberanti a spese della chiarezza del disegno)
In epoca traianea, ad una “spontanea” tendenza del gusto al ritorno a forme più sobrie
(proporzioni interne degli elementi architettonici, disegno semplificato delle decorazioni a spese
dell’esuberanza plastica eccessiva), si sovrappone nel Foro di Traiano la copia programmatica del
modello del Foro di Augusto (la scelta delle modanature decorate e il loro disegno).
La resa delle decorazioni tuttavia conserva la virtuosistica modellazione delle superfici e la
sottolavorazione degli elementi decorativi del modello flavio.
Trasformazioni
Pantheon, 118-128 d.C.
Foro di Traiano
112 d.C.
Capitolium di Ostia antica
120 d.C.
Trasformazioni
Traianeum di
Pergamo,
114-130 d.C.
Tempio di Venere e Roma
121-135 d.C.
Biblioteca di Celso a
Efeso,
114-121 d.C.
Trasformazioni
Pantheon, 118-128 d.C.
Tempio di Venere e Roma
121-135 d.C.
Con Adriano nei monumenti ufficiali si prosegue lo stile
del Foro di Traiano. Più libera e ricca di varianti la
decorazione degli spazi privati della sua villa a Tivoli.
Nell’ultima parte del suo regno, si inseriscono
importazioni a Roma di marmi e di officine dall’Asia
Minore, dove la decorazione dei monumenti di epoca
romana aveva seguito una propria evoluzione, a partire
dalle forme della ricchissima tradizione arcaica, classica
ed ellenistica locale, a cui si erano sovrapposti influssi
dal modello urbano di Roma.
Trasformazioni
Tempio di Antonino
e Faustina, 141 d.C.
Successivamente, in età antonina lo stile decorativo
urbano diventerà fortemente eclettico, adottando e
mescolando motivi di diversa provenienza.
Trasformazioni
Arco di Settimio Severo
202-203 d.C.
“Arco” degli Argentari
204 d.C.
In epoca severiana si alterna uno stile eclettico di gusto più classicheggiante nei grandi monumenti ufficiali e una
ripresa del modello flavio, con una resa comunque più semplificata, nell’articolazione e nel disegno delle
modanature decorate.
Trasformazioni
“Arco” degli Argentari
204 d.C.
Cornice dei “Trofei Farnese”,
epoca flavia
Foro di Nerva, 98 d.C.
Trasformazioni
Arco di Settimio Severo, 202-203 d.C.
Cornice dei “Trofei Farnese”, epoca flavia
Trasformazioni
Arco di Settimio Severo, 202-203 d.C.
Cornice dei “Trofei Farnese”, epoca flavia
Il confronto tra modanature con il disegno molto simile al modello flavio rende evidente, anche negli esempi di
maggiore qualità (monumenti ufficiali di committenza imperiale), la semplificazione nella resa: forme dai volumi
più massicci, con una più grossolana modulazione delle superfici e chiaroscuro semplificato dall’uso del trapano.
Trasformazioni
Terme di Caracalla, 212-217 d.C.
Terme alessandrine, 227-229 d.C.
Terme di Caracalla,
212-217 d.C.
Trasformazioni
Fregio-architrave della statio dei Tarsi, 242 d.C.
Trasformazioni
Lacunare di architrave nell’atrio di
Santa Maria in Trastevere
metà del III secolo
Trasformazioni
Trabeazione nel cortile dell’ospedale di San Giovanni
metà del III secolo
Fregio-architrave di via del Teatro di Marcello
metà del III secolo
Terme di Caracalla,
212-217 d.C.
Trasformazioni
Fregio-architrave di via del Teatro di Marcello, metà del III secolo
Conosciamo pochi esempi della decorazione del III secolo: si continuano a mescolare i modelli precedenti e la resa
sembra tendere verso volumi semplificati e superfici intagliate dai solchi di trapano.
Trasformazioni
Terme di Diocleziano
298-306 d.C.
Basilica di Massenzio, 308-312 d.C.
Trasformazioni
Reimpiego
Tempio del Divo Romolo, 309 d.C.
Arco di Costantino,
312-315 d.C.
Reimpiego
Con l’epoca tetrachico-costantiniana, anche quando si copia l’articolazione e il disegno di elementi di reimpiego più
antichi, da integrare e completare secondo le esigenze del nuovo edificio, la resa è semplificata: i particolari
decorativi sono sempre di più semplicemente “disegnati” sui profili lisci delle modanature e la plasticità delle forme
si perde sempre più a favore di effetti ottici.
5) A cosa serve tutto ciò?
Hint:
- Inquadramento culturale e cronologico della decorazione
> contributo alla datazione dell’edificio di appartenenza
(insieme agli altri dati archeologici e storici)
- Attenzione al metodo (confronto con altri esempi datati):
- si devono confrontare tutte le caratteristiche nel loro insieme
(articolazione e proporzioni, disegno e resa) e non
isolatamente;
- non si tratta mai di un’evoluzione lineare, ma con attardamenti
e riprese e con intrecci di influssi esterni e caratteristiche locali
che cambiano nel tempo e nello spazio.
Oea (Tripoli), tempio del Genio della colonia, ricomposizione
degli anni ‘30, datata al 183-184 d.C. dall’iscrizione
Partire dal particolare: un esempio
Partire dal particolare: un esempio
Frammenti della cornice di frontone a cui si collega il
frontone con rilievo della ricomposizione
Particolari del fregio architrave della ricomposizione con
iscrizione datata al 183-184 d.C. su alcuni blocchi del
fregio.
Partire dal particolare: un esempio
Partire dal particolare: un esempio
Un’altra cornice (non di frontone e
angolare, pertinente forse ad un
porticato) conservata nella stessa
area archeologica e i particolari della
sua decorazione.
Partire dal particolare: un esempio
Confronto del disegno e della resa
delle stesse modanature decorate tra
il fregio-architrave con iscrizione
della ricomposizione (sopra) e la
cornice angolare (sotto).
Partire dal particolare: un esempio
Da notare in particolare il disegno, molto
insolito delle fusarole, costituite da due
elementi “a cappelletto” simmetricamente
contrapposti e accostati.
Oea (Tripoli), portico (?) con
iscrizione che menziona il Genio
della colonia, 183-184 d.C.
Oea (Tripoli), tempio con frontone
scolpito
http://www.decarch.it/wiki/index.php?title=Studi_/_Oea,_tempio_del_Genio_della_Colonia
Grazie per l’attenzione
Far parlare le pietre
Marina Milella http://www.decarch.it
Roma, 19 giugno 2015
Sapienza Università di Roma – Scuola di dottorato in archeologia
Grazie a Eugenio La Rocca per l’invito
La presentazione sarà pubblicata on-line su DecArch.it e su altri canali
informatici.
La presentazione e le immagini che vi sono contenute (salvo ove la fonte è diversamente indicata) sono
licenziati in:
CC-BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/

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Far parlare le pietre

  • 1. Marina Milella http://www.decarch.it Far parlare le pietre Sapienza Università di Roma Scuola di dottorato in archeologia 19 giugno 2015
  • 2. (le pietre da far parlare)
  • 3. 1) PREMESSA (di cosa parleremo in questa presentazione)
  • 5. Decorazione architettonica Le superfici decorate possono essere analizzate come qualsiasi altra scultura: - composizione e disegno delle figure o dei motivi decorativi; - resa delle superfici e dei volumi, che dipende dai gusti dei committenti e dalle capacità tecniche delle officine.
  • 6. È possibile cogliere con maggior facilità fenomeni propri anche della grande scultura osservando le modanature decorate, il cui disegno perdura dall’età greca arcaica a quella neoclassica moderna, con solo piccole trasformazioni. Decorazione architettonica
  • 7. I blocchi sono anche elementi appartenenti a degli edifici, la cui forma dipende dunque dalle necessità strutturali delle architetture e dalla loro posizione all’interno dell’insieme, e che spesso conservano tracce di questa funzione nelle superfici non in vista. Decorazione architettonica
  • 8. Dalla forma del blocco è possibile ricostruire, per esempio, la sua posizione nell’ambito dell’articolazione planimetrica degli ordini architettonici… Decorazione architettonica
  • 9. Insieme agli altri resti conservati in situ, questo consente di proporre ipotesi sull’aspetto in antico dell’edificio Decorazione architettonica
  • 10. Sebbene nell’architettura romana gli ordini architettonici siano spesso un rivestimento di strutture murarie realizzate con altre tecniche costruttive, tuttavia, ordini applicati, rivestimenti in marmi policromi e cicli statuari o di rilievi contribuivano in misura sostanziale alla percezione degli spazi da parte dei visitatori antichi.
  • 11. Fregi figurati, statue e rilievi, nelle loro diverse collocazioni all’interno di un complesso monumentale, consentono a volte di decifrare il messaggio propagandistico affidato loro dai committenti e di ricostruire un altro piccolo o grande pezzo di storia. (il tema del significato delle sculture che caratterizzano gli spazi esterni e interni nel complesso del Foro di Traiano è stato affrontato in un contributo in corso di stampa negli atti del convegno DECOR)
  • 13. Pietre come merce Lo studio della diffusione dei prodotti delle cave di marmi bianchi e colorati e dell'utilizzo del marmo al posto della pietra locale, in particolare quando la lontananza dal mare o da vie di comunicazione navigabili rendeva più incisivi i costi di trasporto, contribuisce a definire, in modo analogo alla ceramica, il quadro economico e commerciale di un particolare contesto.
  • 14. Reimpiego Il fenomeno del reimpiego di materiali architettonici più antichi, spesso senza che si tenesse conto della originaria funzione del blocco o dell’articolazione originaria delle decorazioni, appare dovuto sia a fattori di risparmio, sia, soprattutto nella Roma medievale, al desiderio di ricollegarsi alla passata grandezza imperiale.
  • 15. Reimpiego Sui blocchi conservati è possibile trovare tracce di rilavorazioni, a volte non andate a buon fine per un riutilizzo in funzione uguale o diversa a quella originale. Si può così ricostruire un altro tratto della storia del blocco dopo il suo primo impiego, che diventa un nuovo tassello della storia dei luoghi.
  • 16. Reimpiego Blocco di fregio architrave con le cavità per i cunei di legno che, bagnati, avrebbero dovuto spaccare il blocco lungo la linea impostata, per riutilizzare la parte relativa al fregio come pezzo di una collezione antiquaria. Base attica di colonna scavata e rilavorata su un lato per essere riadoperata come acquasantiera per una chiesa.
  • 17. Decorazione architettonica: - struttura, aspetto, significato e percezione delle architetture antiche - evoluzione del gusto e della tecnica nello spazio e nel tempo, datazione - storia economica (commercio, committenza) e storia degli edifici e dei luoghi
  • 18. 2) QUALI SONO LE DOMANDE?
  • 20. Scheda RA (reperto archeologico) secondo lo standard dell’ICCD (Istituto centrale del catalogo e della documentazione). Domande di base (dati oggettivi) > voci della scheda (altre voci sono relative alla gestione dei depositi e della documentazione) cos’era? di che materiale era fatto? quanto era grande? che aspetto aveva? Da qui si parte per le interpretazioni soggettive > studio e ricostruzioni storiche a che edificio apparteneva? quando fu scolpito e messo in opera? cosa conosceva e a quali indicazioni rispondeva lo scalpellino che lo realizzò? e il committente che lo pagò? cosa altro gli è successo fino ad oggi? L’obiettivo è ricostruire una piccola storia, quella che la pietra racconta, e di inserire questo frammento di conoscenza nel quadro di una storia più grande.
  • 22. CORNICE CORNICECORNICE Individuare cos’era > dare un nome preciso all’oggetto di cui il frammento faceva parte Dare un nome preciso > far dire a ciascun oggetto quel che ha da dire e non fermarsi ad una cacofonia di voci che parlano tutte insieme e che dunque non riusciamo a capire
  • 23. CORNICE CORNICECORNICE “Cornice”, ad esempio, non è sinonimo di “frammento architettonico”, ma un oggetto ben determinato, con una funzione e una forma precisi (la parte superiore della trabeazione di un ordine architettonico).
  • 24. CORNICE CORNICECORNICE Questa a lato è una cornice. Nessuno dei frammenti sopra apparteneva ad un elemento simile.
  • 25. CORNICECORNICEBASE = BASE Per far parlare queste pietre dobbiamo dunque capire la forma dell’oggetto intero di cui i frammenti facevano parte.
  • 26. = INCORNICIATURA CORNICEBASE Oppure ricostruire dal contesto architettonico la loro funzione INCORNICIATURA
  • 28. Hint: Puzzle incompleti: riconoscere il frammento dall’intero Funzione > forma riconoscibile > nome
  • 30.
  • 31. Di seguito: la nomenclatura degli elementi appartenenti agli ordini architettonici (alcuni esempi).
  • 32. Base
  • 33. Fusto liscio di colonna Fusto Fusto scanalato dorico di colonna Fusti rudentati di colonna Fusto decorato di pilastro
  • 35. Capitello Capitello composito Schemi della decorazione nei capitelli corinzieggianti: “a lira”, “a doppia S” e “a calice centrale”.
  • 36. Fregio e architrave Architrave dorico Architrave ionico
  • 39. Trabeazione dell’ordine di lesene Incorniciatura Coronamento Incorniciatura Zoccolo Rivestimenti di parete
  • 42. Coronamento Coronamento Cornice In alcuni casi, gli oggetti possono presentare forme molto simili pur avendo funzioni diverse, generando incertezze nell’attribuzione della denominazione giusta. Questo è per esempio il caso del CORONAMENTO e della CORNICE
  • 43. Hint: è possibile un certo grado di ambiguità e di incertezza nell’identificazione dell’oggetto e le denominazioni dovrebbero essere considerate non una verità assoluta, ma “probabilistiche”.
  • 44. Incorniciatura ad architrave Zoccolo decorato Soffitto piano cassettonato Mensola figurata Acroterio Trapezoforo figurato
  • 45. Non sempre abbiamo le risposte alle nostre domande.
  • 46. Se non si può identificare la forma-funzione dell’oggetto, può essere possibile tuttavia indicare il tipo di decorazione o di lavorazione che conserva: …
  • 47. ELEMENTO LAPIDEO CON DECORAZIONE VEGETALE
  • 48. 2.B) COSA SE NE CONSERVA?
  • 49. Intero Mutilo Frammentari Va tenuto conto anche di quanto si conserva dell’oggetto (stato di conservazione): le definizioni dell’ICCD.
  • 50. Lato anteriore e retro Fianchi (destro e sinistro) Piani (superiore e inferiore) Quali lati del blocco originario si possono ancora vedere?
  • 51. Quali lati del blocco originario si possono ancora vedere?
  • 52. Quali parti? Capitello corinzio Capitello corinzio Capitello corinzio Capitello corinzio Capitello corinzio
  • 53. Capitello corinzio Capitello corinzio Capitello corinzio Capitello corinzio Capitello corinzio / foglia d’acanto / cima di foglia d’acanto / calice e voluta / voluta o Capitello corinzio/ elice / caulicolo Si deve inserire nella voce oggetto della scheda anche la parte conservata dell’intero oggetto
  • 54. 2.C) DI COSA ERA FATTO?
  • 55. Le caratteristiche del materiale impiegato influenzano i modi di scolpire degli scalpellini e l’evoluzione delle tecniche, contribuendo a modificare la resa e il disegno delle decorazioni nei diversi tempi e luoghi.
  • 56. Nel momento in cui a Roma si inizia ad utilizzare il marmo al posto dei tufi e del travertino stuccati e dipinti, cambiano le tecniche e si modifica anche la struttura decorativa degli elementi architettonici.
  • 57. In queste transenne decorate degli Horti Sallustiani, un capomastro esperto nella lavorazione del marmo ha scolpito il prototipo a sinistra, in un marmo bianco proveniente dalle stesse cave del pavonazzetto (marmo docimeno), mentre la copia a destra, realizzata in marmo di Luni da scalpellini attivi a Roma, ne imita il modello con alcune variazioni che testimoniano una formazione diversa e diverse capacità tecniche.
  • 58. La scelta di quale qualità di marmo utilizzare deriva spesso da considerazioni non solo estetiche, ma anche organizzative e pratiche e da questioni di costo. L’impiego di pietre locali o di marmi di importazione bianchi o colorati, più o meno costosi in un edificio o in parti di esso testimonia l’importanza attribuita al monumento e le possibilità dei committenti, la loro posizione sociale e le loro disponibilità economiche. Questo tanto più quanto il luogo è distante dalle vie d’acqua sulle quali il trasporto è meno costoso.
  • 59. Marmo bianco lunense Marmo bianco proconnesio Marmo bianco pentelico Marmo cipollino Marmo pavonazzettoMarmo giallo antico Marmo africano Granito grigio del Foro Porfido rosso Serpentino
  • 60. Tra i materiali provenienti dalla fase traianea del tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare, si distingue un nucleo di elementi decorativi realizzato in marmo proconnesio anziché lunense. Dovevano appartenere ad un settore del monumento realizzato nello stesso periodo, ma ad opera di una diversa squadra di scalpellini. Fregio a girali in marmo proconnesio Fregio a girali in marmo lunenese della peristasi del tempio
  • 61. Per i frammenti di pietra rinvenuti negli scavi si dovrebbero raccogliere dati quantititavi come si fa da tempo per i frammenti ceramici. Identificando la qualità della pietra di ogni scheggia rinvenuta, come si identificano forme e produzioni ceramiche, si potrebbe poi pesare i frammenti per ottenere le quantità di ogni qualità di pietra rinvenute in ogni strato.
  • 62. I dati così ottenuti per i diversi siti potrebbero quindi essere analizzati statisticamente per ricostruire diffusione e fortuna delle diverse qualità di pietre e marmi nei diversi luoghi e nelle diverse epoche. Potremmo così ricostruire con maggiore precisione la storia dei commerci di questo tipo di merce, che, come la ceramica, era spesso largamente esportata.
  • 63. L’identificazione autoptica (al semplice esame visivo) delle diverse qualità di marmi bianchi e in misura minore colorati, è tuttavia soggettiva. Si dovrebbe dunque descrivere oggettivamente il marmo osservato (grandezza dei cristalli, colore, presenza di macchie e venature e inclusi e di odore fetido in frattura) senza attribuirgli alcuna determinata provenienza. Marmo bianco candido a cristalli piccoli Marmo bianco leggermente azzurrastro con venature più scure e con cristalli grandi, con odore fetido alla frattura Marmo bianco a cristalli piccoli, con venature micacee
  • 64. http://www.walter-prochaska.at/ Sono state elaborate diverse analisi per definire oggettivamente le pietre, in particolare per i marmi. È possibile oggi riconoscere la cava di provenienza confrontando i campioni dell’oggetto con il data base, ormai cospicuo, dei campioni presi dalle cave. I risultati ottenuti con un singolo metodo di analisi sono però spesso sovrapponibili per diverse cave di provenienza. Un’identificazione più sicura può ottenersi unendo i dati di più analisi: il trattamento statistico dei risultati permette di raggiungere identificazioni più sicure.
  • 66. 2.D) QUANTO ERA GRANDE?
  • 67. LARGHEZZA ALTEZZA SPESSORE Tre dimensioni dello spazio > tre misure del blocco
  • 68. Le misure tuttavia vanno nominate in base alla posizione originaria del blocco nel contesto di appartenenza, che potrebbe essere diversa da quella nella quale lo troviamo…
  • 69. SPESSORE ALTEZZA … come nel caso di questo fusto di pilastro decorato, reimpiegato in funzione di fregio-architrave, e dunque in posizione diversa da quella originaria, nella trabeazione della basilica pelagiana a San Lorenzo fuori le mura.
  • 70. Se i blocchi avevano una forma più complicata di quella semplicemente parallelepida è utile prendere anche altre misure oltre alle tre dimensioni principali.
  • 71. E quando il blocco ha una forma e una collocazione particolari, per cui le partizioni decorative hanno andamento diverso rispetto agli assi cartesiani, può essere utile prendere le misure di alcune parti strutturali della decorazione indipendentemente.
  • 72. In altri casi le parti conservate e la loro decorazione potrebbero non consentire di distinguere per esempio l’altezza dalla larghezza , come nella foto sopra: in questi casi si dovrebbe dare un nome più generico alle misure non identificabili (DIMENSIONI).
  • 73. Nel caso della foto, non essendosi conservati gli altri lati del blocco e poiché la decorazione vegetale ad andamento curvilineo non ha assi riconoscibili, non possiamo neppure identificare chiaramente che andamento avessero gli assi cartesiani ortogonali: in questi casi il rilevamento è certamente soggettivo e dovrebbe essere segnalato (per esempio tracciando le misure prese su una foto da allegare alla scheda).
  • 74. Come avevano riconosciuto già i trattatisti rinascimentali, negli ordini classici le misure delle singole parti sono sempre in proporzione tra loro: dal diametro di un fusto o dall’altezza di un architrave è dunque possibile ricostruire le dimensioni dell’ordine e quindi dell’edificio a cui appartenevano.
  • 75. Per questo motivo è importante indicare se la misura che possiamo prendere corrisponde alla misura originaria del blocco (TOTALE), oppure è solo parziale, perché il blocco si è conservato solo parzialmente (MASSIMA).
  • 76. Questo vale anche per le parti strutturali dei singoli elementi architettonici: l’altezza uguale del coronamento dell’architrave in questi due fregi dal Foro di Traiano permette di attribuirli entrambi a settori diversi del primo ordine della Basilica Ulpia.
  • 77. In alcuni casi l’andamento della decorazione permette di ricostruire le misure totali non conservate: per questo lacunare la ripetizione simmetrica del motivo e il suo cambiamento di direzione, ci indicano dove fosse il centro del lato e consentono dunque di ricostruire la larghezza e lo spessore totali del blocco. LARGHEZZA TOTALE RICOSTRUITA LARGHEZZA MASSIMA SPESSORE MASSIMO SPESSORE TOTALE RICOSTRUITO
  • 78. Nel caso dei fusti delle colonne o in genere degli elementi di forma cilindrica, due delle dimensioni degli assi cartesiani saranno sostituite dal DIAMETRO dell’oggetto.
  • 79. Nel caso dei fusti scanalati la misura del diametro può essere ricostruita anche da un piccolo frammento della superficie scanalata: basta avere la larghezza completa di una scanalatura e di un listello.
  • 80. I fusti in ambito romano avevano quasi sempre 24 scanalature: la misura del segmento che comprende una scanalatura e un listello è dunque pari, con buona approssimazione, a 1/24 della circonferenza.
  • 81. x 24 = circonferenza / ∏ = diametro (per approssimazione)
  • 82. Nel prendere le misure dobbiamo ricordare che oggi i nostri standard per la produzione di oggetti sono in centimentri, mentre gli antichi utilizzavano una diversa unità di misura e se dovevano arrotondare lo facevano in base a quella.
  • 83. Piede romano = cm. 29,57
  • 85. - Forma del blocco (lati con decorazione, lati obliqui o curvilinei, sporgenze) - Successione delle modanature e delle altre decorazioni vegetali o figurate, disegno e resa delle decorazioni - Lavorazione delle superfici dei lati non a vista, presenza di cavità, di incassi, di denti sporgenti
  • 86. Forma del blocco (ne abbiamo già parlato)
  • 87. Tracce di lavorazione e cavità sulle superfici non a vista
  • 88. Prospetto e schema dei blocchi dietro i Daci degli attici dei portici del Foro di Traiano: è evidenziato il basamento dei Daci. Sul piano superiore di questo basamento le cavità per i perni che fissavano i blocchi soprastanti e la disposizione delle canalette utilizzate per versarvi il piombo fuso che fissava il perno, ci indicano quali blocchi fossero sovrapposti l’ordine in cui erano stati montati: 1 fucsia e 2 azzurro (blocchi di muratura) 3 verde (lastrone marmoreo di rivestimento per il pilastro dietro i Daci) 4 arancione della statua del Dace)
  • 89. Analogamente, sul piano superiore di questo capitello le cavità per perni e le loro canalette e la posizione delle cavità praticate per inserire leve di posizionamento permettono di ricostruire che vi erano sovrapposti due architravi rettilinei (1 fucsia e 2 azzurro), pertinenti alla facciata di un portico, e un terzo architrave trasversale (3 verde), che collegava l’ordine in facciata al muro retrostante.
  • 90. trapano Tracce e strumenti di lavorazione delle superfici del marmo martellina bocciarda
  • 91. In alcuni casi le tracce ancora visibili degli strumenti di lavorazione sulle superfici a vista non sono segno di un lavoro non finito, ma dell’intenzione cosciente di rendere più scabre e meno riflettenti ampie superfici prive di decorazioni. Un esempio è questo architrave, nel quale la superficie delle fasce è rifinita con una gradina fine invece che essere lisciata, ad eccezione di due sottili liste ai margini, maggiormente rifinite con uno scalpello.
  • 92. Altre tracce di lavorazione che a volte si trovano sulle decorazioni a vista sono quelle relative ad interventi di restauro avvenuti in epoca antica: se un piccolo particolare della decorazione si danneggiava, per un difetto del marmo o per un colpo subito durante il montaggio, la parte danneggiata veniva asportata e al suo posto si scavava una cavità, destinata ad ospitare un tassello di restauro.
  • 93. I mutamenti del gusto portano cambiamenti nell’articolazione degli elementi architettonici, nel disegno delle modanature e nella loro resa. > successione delle modanature e proporzioni > disegno e resa delle singole modanature decorate 3) LE MODANATURE
  • 94. Parti strutturali di un elemento di cornice con mensole (esempio)
  • 95. Le modanature decorate sono intagliate nei particolari decorativi a partire dai profili lisci (modanature lisce) Kyma lesbio trilobato intagliato solo parzialmente su una gola rovescia (incorniciatura di una mensola dal Foro di Augusto) All’estremità di questo blocco di architrave dalle Terme di Diocleziano l’intaglio degli elementi delle modanature decorate non è stato completato e sono rimasti visibili i profili lisci
  • 97. La struttura organica delle principali modanature decorate
  • 98. Un po’ di termini tecnici : kyma ionico e kyma lesbio continuo
  • 99. Un po’ di termini tecnici : kyma lesbio trilobato, dentelli e astragalo a fusarole e perline
  • 100. Un po’ di termini tecnici : modanature decorate non canoniche Astragalo a sole perline Motivo a corda “Spitzenstab” Baccellature Kyma di foglie Kyma di foglie rovescio Anthemion con tralci intermittenti orizzontali Anthemion con tralci intermittenti obliqui Anthemion con tralci intermittenti obliqui vegetalizzati Doppio anthemion
  • 101. Disegno e resa Capigliatura di due diverse copie romane della testa del Doriforo di Policleto: stesso disegno e diversa resa
  • 102. Roma, Foro di Augusto, 2 a.C. Variazioni nel disegno
  • 103. Variazioni nel disegno Scalpellini diversi al lavoro sul medesimo blocco realizzano modanature decorate con leggere differenze nel disegno Roma, Foro di Augusto, 2 a.C.
  • 104. Arles, teatro romano, 12 a.C. Variazioni nel disegno
  • 105. Roma, Foro di Augusto, 2 a.C.: stessa partitura architettonica con disegni diversi Variazioni nel disegno nelle diverse epoche Roma, Foro di Traiano, 112 d.C.: stesso disegno di kyma lesbio in blocchi di edifici diversi del complesso
  • 106. Roma, arco di Costantino, 315 d.C. Variazioni nel disegno
  • 107. Roma, tempio di Marte Ultore, 2 a.C.: inserimento di variazioni nel disegno in relazione ad un preciso significato propagandistico Variazioni nel disegno
  • 108. Roma, Foro di Traiano, 112 d.C: copia il disegno del Foro di Augusto, ma la resa più raffinata e virtuosistica è simile a quella del Tempio di Venere Genitrice Roma, Foro di Augusto, 2 a.C. Roma, Tempio di Venere Genitrice, 113 d.C.: disegno trasformato e resa più plastica e chiaroscurata della medesima modanatura decorata
  • 110. Atene, Eretteo, V secolo a.C. Foro di Augusto, 2 a.C. Arco di Augusto nel Foro romano, 19 a.C. Villa di Agrippina (?), epoca giulio-claudia Foro di Nerva, 98 d.C. Palazzo di Domiziano sul Palatino, 82-91 d.C.
  • 111. Foro di Augusto, 2 a.C. Fregio-architrave dei “Trofei Farnese” (Aula regia del Palatino, 92 d.C.)
  • 112. Tempio di Apollo in Circo 34-10 a.C. Palazzo di Domiziano sul Palatino, 82-91 d.C. Tempio di Apollo Palatino, 28 a.C. Foro di Augusto, 2 a.C. Foro di Nerva, 98 d.C.
  • 113. Arco di Tito, 81-90 d.C. Villa di Domiziano a Castel Gandolfo, 81-96 d.C. Horror vacui e vegetalizzazione nella decorazione architettonica flavia
  • 114. Foro di Nerva, 98 d.C. Atene, Eretteo V secolo a.C. Palazzo di Domiziano sul Palatino, 82-91 d.C. Tempio di Vespasiano, 79-87 d.C. Varianti decorative (anthemion)
  • 115. Foro di Nerva, 98 d.C. Foro di Augusto, 2 a.C. Antiquarium del Celio Tempio di Vespasiano, 79-87 d.C. Varianti decorative (vegetalizzazione)
  • 116. Tempio di Venere Genitrice, 112 d.C. Foro di Nerva, 98 d.C. Resa: sottolavorazione degli elementi decorativi (gusto per gli effetti di contrasto chiaroscurale)
  • 117. In epoca augustea, dopo un periodo di grande sperimentazione, con il Foro di Augusto si crea il modello della decorazione architettonica imperiale romana urbana in marmo. Questo modello si trasforma e si evolve fino all’età flavia, nella quale le proporzioni delle parti strutturali degli elementi architettonici, la scelta e il disegno delle modanature e la loro resa sono trasformati in conseguenza delle evoluzioni del gusto (horror vacui, accentuato chiaroscuro, gusto per gli effetti plastici e le forme esuberanti a spese della chiarezza del disegno)
  • 118. In epoca traianea, ad una “spontanea” tendenza del gusto al ritorno a forme più sobrie (proporzioni interne degli elementi architettonici, disegno semplificato delle decorazioni a spese dell’esuberanza plastica eccessiva), si sovrappone nel Foro di Traiano la copia programmatica del modello del Foro di Augusto (la scelta delle modanature decorate e il loro disegno). La resa delle decorazioni tuttavia conserva la virtuosistica modellazione delle superfici e la sottolavorazione degli elementi decorativi del modello flavio.
  • 119. Trasformazioni Pantheon, 118-128 d.C. Foro di Traiano 112 d.C. Capitolium di Ostia antica 120 d.C.
  • 120. Trasformazioni Traianeum di Pergamo, 114-130 d.C. Tempio di Venere e Roma 121-135 d.C. Biblioteca di Celso a Efeso, 114-121 d.C.
  • 121. Trasformazioni Pantheon, 118-128 d.C. Tempio di Venere e Roma 121-135 d.C. Con Adriano nei monumenti ufficiali si prosegue lo stile del Foro di Traiano. Più libera e ricca di varianti la decorazione degli spazi privati della sua villa a Tivoli. Nell’ultima parte del suo regno, si inseriscono importazioni a Roma di marmi e di officine dall’Asia Minore, dove la decorazione dei monumenti di epoca romana aveva seguito una propria evoluzione, a partire dalle forme della ricchissima tradizione arcaica, classica ed ellenistica locale, a cui si erano sovrapposti influssi dal modello urbano di Roma.
  • 122. Trasformazioni Tempio di Antonino e Faustina, 141 d.C. Successivamente, in età antonina lo stile decorativo urbano diventerà fortemente eclettico, adottando e mescolando motivi di diversa provenienza.
  • 123. Trasformazioni Arco di Settimio Severo 202-203 d.C. “Arco” degli Argentari 204 d.C. In epoca severiana si alterna uno stile eclettico di gusto più classicheggiante nei grandi monumenti ufficiali e una ripresa del modello flavio, con una resa comunque più semplificata, nell’articolazione e nel disegno delle modanature decorate.
  • 124. Trasformazioni “Arco” degli Argentari 204 d.C. Cornice dei “Trofei Farnese”, epoca flavia Foro di Nerva, 98 d.C.
  • 125. Trasformazioni Arco di Settimio Severo, 202-203 d.C. Cornice dei “Trofei Farnese”, epoca flavia
  • 126. Trasformazioni Arco di Settimio Severo, 202-203 d.C. Cornice dei “Trofei Farnese”, epoca flavia Il confronto tra modanature con il disegno molto simile al modello flavio rende evidente, anche negli esempi di maggiore qualità (monumenti ufficiali di committenza imperiale), la semplificazione nella resa: forme dai volumi più massicci, con una più grossolana modulazione delle superfici e chiaroscuro semplificato dall’uso del trapano.
  • 128. Terme alessandrine, 227-229 d.C. Terme di Caracalla, 212-217 d.C. Trasformazioni
  • 129. Fregio-architrave della statio dei Tarsi, 242 d.C. Trasformazioni Lacunare di architrave nell’atrio di Santa Maria in Trastevere metà del III secolo
  • 130. Trasformazioni Trabeazione nel cortile dell’ospedale di San Giovanni metà del III secolo Fregio-architrave di via del Teatro di Marcello metà del III secolo
  • 131. Terme di Caracalla, 212-217 d.C. Trasformazioni Fregio-architrave di via del Teatro di Marcello, metà del III secolo Conosciamo pochi esempi della decorazione del III secolo: si continuano a mescolare i modelli precedenti e la resa sembra tendere verso volumi semplificati e superfici intagliate dai solchi di trapano.
  • 133. Basilica di Massenzio, 308-312 d.C. Trasformazioni
  • 134. Reimpiego Tempio del Divo Romolo, 309 d.C.
  • 135. Arco di Costantino, 312-315 d.C. Reimpiego Con l’epoca tetrachico-costantiniana, anche quando si copia l’articolazione e il disegno di elementi di reimpiego più antichi, da integrare e completare secondo le esigenze del nuovo edificio, la resa è semplificata: i particolari decorativi sono sempre di più semplicemente “disegnati” sui profili lisci delle modanature e la plasticità delle forme si perde sempre più a favore di effetti ottici.
  • 136. 5) A cosa serve tutto ciò?
  • 137. Hint: - Inquadramento culturale e cronologico della decorazione > contributo alla datazione dell’edificio di appartenenza (insieme agli altri dati archeologici e storici) - Attenzione al metodo (confronto con altri esempi datati): - si devono confrontare tutte le caratteristiche nel loro insieme (articolazione e proporzioni, disegno e resa) e non isolatamente; - non si tratta mai di un’evoluzione lineare, ma con attardamenti e riprese e con intrecci di influssi esterni e caratteristiche locali che cambiano nel tempo e nello spazio.
  • 138. Oea (Tripoli), tempio del Genio della colonia, ricomposizione degli anni ‘30, datata al 183-184 d.C. dall’iscrizione Partire dal particolare: un esempio
  • 139. Partire dal particolare: un esempio Frammenti della cornice di frontone a cui si collega il frontone con rilievo della ricomposizione
  • 140. Particolari del fregio architrave della ricomposizione con iscrizione datata al 183-184 d.C. su alcuni blocchi del fregio. Partire dal particolare: un esempio
  • 141. Partire dal particolare: un esempio Un’altra cornice (non di frontone e angolare, pertinente forse ad un porticato) conservata nella stessa area archeologica e i particolari della sua decorazione.
  • 142. Partire dal particolare: un esempio Confronto del disegno e della resa delle stesse modanature decorate tra il fregio-architrave con iscrizione della ricomposizione (sopra) e la cornice angolare (sotto).
  • 143. Partire dal particolare: un esempio Da notare in particolare il disegno, molto insolito delle fusarole, costituite da due elementi “a cappelletto” simmetricamente contrapposti e accostati.
  • 144. Oea (Tripoli), portico (?) con iscrizione che menziona il Genio della colonia, 183-184 d.C. Oea (Tripoli), tempio con frontone scolpito
  • 147. Far parlare le pietre Marina Milella http://www.decarch.it Roma, 19 giugno 2015 Sapienza Università di Roma – Scuola di dottorato in archeologia Grazie a Eugenio La Rocca per l’invito La presentazione sarà pubblicata on-line su DecArch.it e su altri canali informatici. La presentazione e le immagini che vi sono contenute (salvo ove la fonte è diversamente indicata) sono licenziati in: CC-BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/

Editor's Notes

  1. Anche altri aspetti da considerare: uso del marmo > commerci; significato dei fregi; reimpiego
  2. Anche altri aspetti da considerare: uso del marmo > commerci; significato dei fregi; reimpiego
  3. Anche altri aspetti da considerare: uso del marmo > commerci; significato dei fregi; reimpiego