1. 1
Documento di approfondimento della soluzione:
P.I.P.P.I.
Programma di Intervento Per Prevenire l’Istituzionalizzazione
1. Descrizione della soluzione
P.I.P.P.I. è il programma più ampio e impattante mai avviato nella storia delle
politiche sociali in Italia. Più ampio in termini di numeri di partecipanti, di entità dei
finanziamenti, di attività gestite (che riguardano le tre aree della formazione,
dell’intervento e della ricerca), di estensione nel tempo (attivo dal 2011 e in continuo
ampliamento).
L’acronimo rivela il framework teorico del programma, ispirato alla resilienza di Pippi
Calzelunghe, come metafora della forza dei bambini nell’affrontare le situazioni
avverse della vita.
Il programma riconosce infatti la negligenza parentale e la vulnerabilità familiare
come uno spazio di speciale opportunità per mettere in campo interventi orientati alla
prevenzione, inscrivendosi all’interno delle linee sviluppate dall’Agenda 2030 per lo
Sviluppo Sostenibile, per quanto riguarda le azioni in grado di sviluppare una
genitorialità positiva (REC 2006/19/UE), così da “rompere il ciclo dello svantaggio
sociale” (REC 2013/112/UE). L’obiettivo primario è dunque quello di prevenire le
disuguaglianze sociali, aumentando la sicurezza dei bambini tramite il rafforzamento
delle competenze genitoriali e delle reti sociali intorno alle famiglie, investendo in
modo particolare sulla grande finestra di opportunità rappresentata dai primi mille
giorni di vita.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’intento di favorire anche
l’attuazione concreta dell’articolo 3 della Costituzione, ha avviato nel 2011 la
collaborazione con il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare
(https://www.labrief-unipd.it) dell’Università di Padova. Le due amministrazioni, a
servizio dello stesso bene comune, garantiscono quel complesso di attività formative
e di ricerca utile a far crescere la statura e la consapevolezza del tessuto sociale,
orientando il sapere (la ricerca) e le diverse attività formative (la didattica) verso il
miglioramento della qualità dei servizi offerta ai cittadini, in particolare i più
vulnerabili (terza missione).
Tale collaborazione sostiene la realizzazione degli obiettivi del Programma che
sono:
• armonizzare pratiche e modelli di intervento rivolti a famiglie vulnerabili, tramite
azioni di formazione, documentazione e valutazione sistematiche e condivise in tutto
il territorio nazionale al fine di superare le attuali disuguaglianze dovute, fra l’altro,
alla regionalizzazione dei sistemi di welfare;
• innovare sia la ricerca che la pratica a favore di questo target di famiglie al fine di
promuovere l’“investimento” sociale, culturale ed educativo sull’infanzia e prevenire
2. 2
le diverse forme di povertà educativa, negligenza e maltrattamento all’infanzia,
dispersione scolastica, problemi di salute mentale, anche al fine di ridurre il rischio di
maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare;
• superare l’attuale frammentazione delle professioni, degli interventi e dei servizi per
articolare in modo coerente fra loro i diversi attori coinvolti intorno ai bisogni dei
bambini che vivono in tali famiglie, tenendo in ampia considerazione la prospettiva
dei genitori e dei bambini stessi nel costruire l’analisi e la risposta a questi bisogni, in
una prospettiva partecipativa e trasformativa sia della pratica che della ricerca.
P.I.P.P.I. si situa all’interno dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile
(http://www.unric.org/it/agenda-2030). L’UNICEF, nella Innocenti Report Card14
(Unicef, 2017), ha individuato 10 fra i 17 Obiettivi più rilevanti per l’infanzia nei Paesi
ad alto reddito. Fra questi i seguenti 4 incrociano direttamente le tematiche affrontate
da P.I.P.P.I.: obiettivo 1: povertà zero; obiettivo 4: istruzione di qualità; obiettivo 10:
ridurre le disuguaglianze; obiettivo 16: pace giustizia e istituzioni forti. Alcuni dati sui
bambini coinvolti nel Programma negli anni 2011-2018, infatti, dimostrando una
sovra-rappresentazione di una forma di povertà multidimensionale fra le famiglie
P.I.P.P.I. rispetto agli standard della popolazione, confermano la correlazione
riconosciuta in letteratura fra povertà economica, sociale, culturale, educativa e
vulnerabilità familiare.
Il 26.11.2018 il decreto Fondo Nazionale Politiche Sociali (FNPS), registrato con il
nr. 3492, ha stabilizzato e finanziato P.I.P.P.I. nelle politiche per l’infanzia e
l’adolescenza per i prossimi anni. Dopo 8 anni di azioni sperimentali, P.I.P.P.I. è
divenuto quindi parte integrante del sistema dei servizi. Si tratta di un esempio in cui
un’attività di ricerca, integrata alla formazione e all’intervento degli operatori nei
servizi, ha potuto impattare e divenire organica alle politiche nazionali, entrando a
pieno regime nel sistema dei servizi, grazie alla collaborazione fattiva fra tre
amministrazioni pubbliche: il Ministero, l’Università e le Regioni.
Da luglio 2018 il Ministero ha proposto un aumento di impegno, chiedendo un’azione
di LabRIEF rispetto alla nuova politica del Reddito di Inclusione (ReI), in seguito
Reddito di Cittadinanza (RdC) di cui al ddl. del 9.03.2017, al d.lgs.147/2017, al
d.lgsl. 4/2019, così come documentato dalla firma di un Accordo dell’agosto 2018
che prevede un finanziamento al Dipartimento FiSPPA di 463.000 Euro per l’anno
2018-19; 443.000 Euro per l’anno 2019-20; 489.000 Euro per l’anno 2020-21, per un
totale di 1.245.000 nel triennio 2018-2021, testimoniando un importante
riconoscimento alle attività svolte nell’ambito di P.I.P.P.I.
Il d.lgs.147/2017 e il d.lgsl. 4/2019 prevedono infatti che ogni nucleo familiare possa
accedere ad una valutazione multidimensionale del bisogno e indicano la
metodologia P.I.P.P.I. come base per costruire tale valutazione.
I dispositivi di intervento realizzati localmente a favore delle famiglie si fondano sul
presupposto ecologico che nei percorsi di prevenzione e protezione non vada
supportato solo il bambino o solo il genitore, ma entrambi e soprattutto la relazione
che li unisce all’interno dell’intero sistema familiare e del loro contesto di
3. 3
appartenenza e quindi sono promossi: percorsi intensivi di educativa domiciliare
(home visiting) centrati sulle relazioni genitori-figli-ambiente sociale; gruppi dei
genitori e dei bambini; collaborazione tra scuole, famiglie e servizi socio-sanitari;
famiglie d’appoggio.
Il lavoro condotto ha prodotto una mole di dati, documentata in un vasto insieme di
presentazioni a convegni, articoli, libri, capitoli di libri, rapporti di ricerca pubblicati sia
a livello nazionale che internazionale. In questa sede si segnalano soltanto:
I. la Peer Review internazionale di dicembre 2014, richiesta dalla Commissione
Europea, avendo individuato P.I.P.P.I. come una delle pratiche più promettenti a
livello europeo nell’attuazione dei diritti fondamentali dei bambini vulnerabili: http:
//ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=1024&langId=en&newsId=2133&furtherNews=
yes;
II. grazie all’esito positivo di questa Peer Review, P.I.P.P.I. è stata presentata nel
maggio 2015 all’European Committee For Social Cohesion, Human Dignity And
Equality del Conseil d’Europe di Strasburgo, in cui è stata individuata come buona
pratica europea (http://www.coe.int/fr/web/cddecs/home);
III. il premio annuale 2018 dell’ESWRA for an Outstanding Publication in European
Social Work Research, che ha premiato l'articolo: “You won't take away my children!”
families' participation in child protection. Lessons since a best practice a Sara
Serbati, assegnista di ricerca, su un caso studio all’interno del Programma P.I.P.P.I.:
IV. il Premio ITWIIN assegnato a novembre 2018 a Paola Milani, per la categoria
Capacity Building, “Per la capacità di sviluppare sinergie nel trasferire un ambito di
ricerca dall'Università al territorio a beneficio dei bambini in situazioni di
vulnerabilità”, https://www.itwiin.org/it/albo/albo-2018.html
V. la stesura del testo delle Linee di Indirizzo Nazionali sull’Intervento con Bambini e
Famiglie in situazione di vulnerabilità, approvate in Conferenza Stato Regioni il
21.12.2017 (http://www.lavoro.gov.it/notizie/Pagine/Linee-di-indirizzo-per-il-
sostegno-alle-famiglie-vulnerabili-per-la-tutela-dei-bambini-e-dei-ragazzi.aspx), che
rappresenta un risultato importante della sperimentazione P.I.P.P.I., sancendone il
passaggio da sperimentazione a softlaw nazionale.
2. Descrizione del team e delle proprie risorse e competenze
Il team è caratterizzato da:
- interdisciplinarità e intersettorialità: lavorano insieme ricercatori e operatori dei
servizi del territorio appartenenti a discipline diverse: scienze dell’educazione,
psicologia, psicoterapia, sociologia, statistica;
- bassa intensità gerarchica: la docente responsabile esercita una leadership dialogica
e fortemente inclusiva tesa a aumentare le singole responsabilità e il lavoro di
gruppo (dove si ascolta e si tace molto per lasciare la parola ad ognuno) e non
l’emergere di singole personalità -che pure vengono valorizzate-, la vision e la
mission comuni, affinchè la squadra maturi le competenze per autoregolarsi;
- giovane età: il più anziano ha 55 anni, il più giovane 30;
4. 4
- internazionalizzazione: si intrattengono rapporti di collaborazione duraturi e frequenti
con diversi team di ricerca in Europa, USA, Canada, Australia, documentati da
attività di ricerca congiunta in progetti europei, partecipazione a numerosi convegni
internazionali, ecc.;
Le abilità del team sono relative a: problem-solving, creatività e decision-making;
management della strategia di implementazione nazionale, regionale locale del
programma; gestione degli strumenti e dei dati di ricerca, elaborazione dei dati e co-
ricerca, restituzione alla comunità professionale; leadership strategica e formazione
delle équipe multidisciplinari, dei quadri, degli amministratori locali; trasformazione
dello status quo tramite nuove idee, nuovi approcci e nuove soluzioni.
3. Descrizione dei bisogni che si intende soddisfare
La vulnerabilità è intesa come un problema non tanto dei singoli, quanto delle
condizioni sociali, economiche e culturali che contribuiscono a generarla, attraverso
il cosiddetto “circolo dello svantaggio sociale”: la bassa istruzione, infatti, genera
bassa occupazione, la bassa occupazione basso reddito, il basso reddito, e quindi la
condizione di povertà economica, genera povertà educativa e sociale. I bambini
delle famiglie P.I.P.P.I. arrivano a scuola in evidenti condizioni di disuguaglianza,
come dimostra l’incidenza quasi tripla dei bambini con bisogni educativi speciali
(BES). Per queste ragioni l’approccio all’intervento sulla vulnerabilità proposto in
P.I.P.P.I. intende costruire una reale possibilità per questi bambini, e per i bambini
nei primi mille giorni di vita in particolare, di interrompere tale circolo. L’obiettivo è
rafforzare il loro sviluppo garantendo una più alta qualità educativa e relazionale nel
loro ambiente familiare (rafforzamento delle capacità educative dei genitori) e
sociale, che possa, a sua volta, contribuire anche a migliorarne il rendimento
scolastico.
4. Descrizione dei destinatari della misura
Sono stati coinvolti stakeholders della pubblica amministrazione e, in minor parte,
del privato sociale operanti in 20 Regioni, per un totale di 2500 famiglie e una
comunità di pratiche e di ricerca di più di 6000 professionisti dei servizi sociali
(educatori e assistenti sociali), sanitari (pediatri, neuropsichiatri infantili e psicologi),
dei servizi educativi e della scuola (educatori dei nidi, insegnanti di scuole
dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado), della giustizia minorile
(magistrati, tutori e avvocati), 230 coaches, 120 dirigenti e responsabili di servizi
sociali, educativi e socio-sanitari e della giustizia minorile.
5. Descrizione della tecnologia adottata
Lo strumento per Rilevare, Progettare, Monitorare l’andamento dell'intervento con le
famiglie e raccogliere tutti i dati di processo ed esito relativi all’andamento delle
famiglie prese in carico è denominato RPMonline (sviluppato da LabRIEF
unitamente al C.S.I.A (Centro Servizi Informatici di Ateneo), a partire dal 2009.
5. 5
6. Indicazione dei valori economici in gioco (costi, risparmi ipotizzati, investimenti
necessari)
Il Programma ha innescato un meccanismo generativo e virtuoso di spesa pubblica,
in quanto il finanziamento ministeriale accordato all’Università è stato collegato al
finanziamento accordato dallo stesso Ministero alle Regioni e agli Ambiti Territoriali
locali, che sono stati così messi in condizione di sostenere finanziariamente le
famiglie e di responsabilizzarsi e autonomizzarsi rispetto alla gestione del
Programma.
Il Programma è stato finanziato per un totale di 26.364.500€. Di questi, 3.864.560€
sono stati destinati al Dipartimento FiSPPA, 22.500.000€ alle Città metropolitane
(per gli anni 2011-2013) e dal 2014 alle Regioni. Dal 2014 le Regioni hanno co-
finanziato un totale aggiuntivo di 4.000.000€ agli Ambiti Territoriali
locali. L’investimento pubblico complessivo è il più alto mai registrato nella storia
delle politiche sociali italiane. La continuità temporale di questo programma ha
generato ricadute economiche e culturali importanti, quali: 50 sessioni formative
nazionali per circa 6000 operatori dei servizi, che dimostrano come l’Università abbia
utilizzato le risorse economiche per alimentare soprattutto risorse umane nei servizi,
tramite la formazione di coach e formatori dei servizi locali.
All’interno dell’Università P.I.P.P.I. ha generato molteplici ricadute positive, quali: il
pagamento continuativo dal 2011 di più di circa 30 assegni di ricerca annuali a
giovani dottori e dottoresse di ricerca; la diffusione del nome dell’Università a livello
nazionale e in diverse sedi internazionali; l’incremento dello scambio con visiting
scientist internazionali, ecc.
7. Tempi di progetto
Per raggiungere le finalità di cui sopra, l’implementazione è avvenuta in 8 fasi di 24
mesi l’una:
1. 2011-2012, adesione di 10 Città italiane– Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano,
Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia-, 89 famiglie target nel gruppo
sperimentale, 35 famiglie nel gruppo “controllo”;
2. 2013-2014, adesione di 9 Città italiane - Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano,
Palermo, Reggio Calabria, Torino, Venezia-, 170 famiglie nel gruppo sperimentale;
54 famiglie nel gruppo “controllo”;
3. 2014-2015, estensione a 50 ambiti territoriali (AT), 17 Regioni e una Provincia
Autonoma, 500 famiglie;
4. 2015-2016, estensione a 50 AT, 19 Regioni, 500 famiglie;
5. 2016-2017, estensione a 56 AT, 19 Regioni, 560 famiglie;
6. 2017-2018, estensione a 56 AT,19 Regioni, 560 famiglie;
7. 2018-2019, estensione a 65 AT, 17 Regioni, 650 famiglie.
8. 2019-2020, estensione a 65 AT, 20 Regioni, 650 ulteriori famiglie.