Università e Cibo, gli atenei come laboratori di buone pratiche. Indagine Foodinsider: confronti su alcune pratiche delle mense universitarie, Claudia Paltrinieri interviene con alcuni esempi di come le mense universitarie sviluppano il servizio in ambito accademico.
6. stabilire indicatori
salute e sostenibilità
-> mappare realtà
Rilevare best practice
-> mettere in condivisione
Promuovere il cambiamento
-> mensa luogo di
promozione della salute,
sostenibilità, inclusione,
laboratorio di innovazione
Evoluzione
In italia il 59% degli adulti e 21,3% dei bambini è in sovrappeso
Mettere a confronto le pratiche in uso nelle mense di università diverse oltre ad essere estremamente interessante mette in rilievo l’idea, se c’è, di mensa e di come si utilizza il cibo per sensibilizzare o meno gli studenti sulla salute che non è solo quella della persona che mangia ma è anche quella del pianeta.
Una delle prime cose che incontriamo e mettiamo a confronto sono i menu. E già da come vengono predisposti, dal fatto di essere solo in italiano o tradotti anche in inglese, o il fatto di avere delle iconografie associate ai piatti disponibili dimostrano una certa filosofia o una certa identità
Se prendiamo il primo menu a sinistra vediamo che è sia in italiano che in inglese, accompagnato da un’iconografia di aiuto a celiaci o a vegetariani. Diverso il menu centrale che invece ha promosso un logo che identifica i piatti più sani a cui si arriva con un percorso segnato che riprende l’iconografia.
Si distingue il menu a destra che invece ha creato un logo che identifica i piatti a basso impatto ambientale con l’icona ‘My plate for the future’. Anche i dettagli possono avere un significato: mentre il menu centrale identifica solo il nome del piatto, il menu a sinistra esplode gli ingredienti con cui viene fatto e il menu a destra inserisce anche la grammatura. Piccoli dettagli che però denotano una sensibilità diversa e maggiore trasparenza.
Un altro aspetto che abbiamo vagliato è anche la tipologia di offerta, non solo in relazione agli ingredienti ma anche in rapporto alle porzioni. Ed è interessante notare che ci sono soluzioni di piatto unico a spicchi che consentono di avere un pasto ad un costo inferiore rispetto ad un pranzo completo ma di avere una buona varietà ed equilibrio della dieta. La mezza porzione è una soluzione che va incontro agli aspetti economici e consente di aumentare la varietà del pasto. Meglio avere due mezze porzioni di alimenti diversi piuttosto che un piatto solo di un alimento unico come può essere un primo di pasta. Questo introduce il tema del costo che è molto importante perché secondo una ricerca che ci è stata inviata da un professore sembra che le scelte degli studenti siano indotte dal prezzo. Quindi questo introduce un tema molto importante: come promuovere e indirizzare le scelte alimentari dei ragazzi favorendo il consumo di piatti sani ad un minor costo.
Qui abbiamo un esempio di come si punti ad indirizzare gli studenti a scegliere un pasto più sano perché ben equilibrato e con più varietà di verdure rispetto ad un pasto standard che risulta più caro per le tasche dei ragazzi.
Detto questo ci siamo imbattuti anche in università che promuovono alimenti particolari che hanno una valenza sociale come i dolci della pasticceria Giotto che vengono prodotti nel carcere di Padova. Pasticceria Giotto infatti confeziona all'interno del carcere di Padova panettoni, colombe di alta qualità con metodi artigianali e materie prime di prima scelta, prodotti che vengono proposti anche attraverso la mensa universitaria.
Che la mensa possa avere questo valore sociale di inclusione lo abbiamo trovato anche nella mensa scolastica di Bergamo che attinge prodotti biologici da alcune cooperative sociali che danno lavoro ai carcerati. Non solo: anche il pane disponibile in mensa alcuni giorni della settimana viene prodotto dai carcerati con le farine biologiche locali e ha un nome evocativo si chiama pane ‘al fresco’.
Il ruolo che ha l’acqua in mensa si percepisce chiaramente dalla presenza o meno di dispenser, dalla visibilità e dal costo che hanno i soft drink rispetto all’acqua dall’erogatore o dall’acqua nelle bottigliette di plastica. Ecco un primo esempio a sinistra, abbiamo un dispenser ma che non può alimentare le borracce solo i bicchieri, a latere abbiamo il frigo con i soft drink coca cola fanta ad un costo inferiore rispetto alla bottiglietta di plastica. Ci è stato detto che è stato un errore fatto durante la gara, ma di fatto il messaggio che passa è che durante il pasto meglio l’acqua dal dispenser se però vuoi portarti via da bere è meglio una bevanda zuccherata. La posizione delle bevande è anche questo un indicatore della politica che l’università vuole promuovere. Alla Bocconi per esempio in mensa non ci sono le bottigliette di plastica ma solo il dispenser che sono stati distribuiti in tutta l’università, una scelta che ci è stato detto essere antieconomica per l’università perché è molto più economico mettere a disposizione le bottigliette di plastica che i dispenser che richiedono una manutenzione costosa, però questa è stata una precisa scelta a favore della sostenibilità
masaarim@utu.fi Mari sandell University of Helsinki (Faculty of Agriculture and Forestry and depart
ment of food and nutrition)
Sulla questione degli sprechi nelle mense universitarie ad oggi non abbiamo colto sensibilità, per questo citiamo un Progetto finlandese di cui siamo a conoscenza dove I rifiuti di cibo vengono pesanti e riconosciuti e tramite un’app allo student viene detto quanto ha buttato e cosa dovrebbe mangiare la sera per avere una dieta equilibrate nell’arco della giornata
In italia il 59% degli adulti e 21,3% dei bambini è in sovrappeso