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La
Televisione

             Digitale                  

                            





                                                  

                  

        La
nuova
sfida
degli

      operatori
broad­casting



          di Damiano Crognali
                  damiano@crognali.it
                     www.crognali.it
                twitter.com/ilbellodelweb



    DOCUMENTO DEL 2002 – POTREBBE ESSERE OBSOLETO E
     SORPASSATO DAGLI SVILUPPI TECNOLOGICI RECENTI
In questo periodo stiamo assistendo al lancio della TV digitale, prima via satellite, poi
con trasmissione via cavo, fino all’arrivo televisione digitale terrestre. Ma cos'è di
preciso? Inoltre, questa tecnologia emergente porterà la svolta rivoluzionaria che
tutti credono? Sembra che tutto debba diventare digitale: formati video, formati
musicali, surround sound, radio e ora anche la TV è digitale. La nuova tecnologia
”digitale” sta favorendo un’autentica rivoluzione nel mondo della Televisione, non
solo per la nuova opportunità di fruizione derivante dall’interattività, ma anche per
l’inevitabile impatto che avrà nei processi di produzione. "Digitale" non è solo
sinonimo di nuovo standard di registrazione e di qualità, significa soprattutto
"numerico", e quindi la ristrutturazione in atto non può limitarsi all’ambito tecnico e
strumentale, ma necessita di una nuova organizzazione del lavoro stesso. Sicuramente
si dovrà porre maggiore attenzione alle tecnologie e metodologie informatiche. Tutto
ciò è realizzabile solo con un approccio culturale e professionale diverso da quello
ereditato nell’ambito analogico. Digitale significa computer, i videoregistratori ed i
mixer: le loro interfacce a bottoni non potranno essere per sempre l’unico esempio di
interfaccia operativa. Il digitale porterà presto ad un aumento vertiginoso di
performance accompagnate da crollo dei costi di produzione a patto di saper gestire
opportunamente le nuove tecnologie. La televisione e l’intero mondo della
comunicazione visiva, con l’arrivo di canali tematici, aumenterà a dismisura il
volume di materiale prodotto e da produrre, da catalogare, da reperire velocemente e
da riutilizzare, la frammentazione della produzione sarà sempre maggiore ed
esasperata. Si deve cambiare, si devono modificare i processi produttivi, ci si deve
convincere che i vecchi schemi non reggono più, bisogna rendersi disponibili
all’innovazione per non restarne esclusi. Oggi si può veramente fare "televisione"
anche con due sole telecamere, una rete di tre o quattro PC e un capace Videoserver,
i cui costi continuano ad abbassarsi, e servono soprattutto idee e capacità. E’ una
provocazione, ma non siamo poi tanto distanti dalla realtà. Grazie a questi recenti
progressi della tecnologia, si sta determinando una grande rivoluzione in tutte le aree
della diffusione televisiva, dalla produzione dei programmi, alla distribuzione e
diffusione dei segnali, fino alla ricezione da parte dell’utente. Gli elementi
determinanti di questa rivoluzione sono la progressiva introduzione delle tecnologie
digitali in tutti gli anelli della catena televisiva. Il consorzio europeo DVB, Digital
Video Broadcasting, costituito nel 1993 con l’obiettivo di coordinare gli studi mirati
alla definizione degli standard per la televisione digitale sulle reti terrestri, via
satellite e via cavo, raggruppa attualmente oltre 200 organizzazioni tra
radiodiffusori, gestori di rete, industrie e amministrazioni, provenienti da più di 21
nazioni di ogni parte del mondo. Il punto di partenza dei sistemi televisivi digitali è la
codifica e la compressione del segnale audio/video, cioè la trasformazione di suoni ed
immagini in movimento in numeri binari, zero e uno, gli stessi utilizzati dai computer.
Il segnale televisivo analogico varia in modo continuo e pilota direttamente il fascio
elettronico che attiva i punti luminosi sullo schermo del televisore, determinandone la
luminosità, il contrasto, il colore. In questo tipo di trasmissione il segnale ricevuto è
sensibile ai degradamenti introdotti dal canale trasmissivo, quali rumore,
interferenze, disturbi, riflessioni, che si ripercuotono direttamente sulla qualità del
servizio. Nella trasmissione digitale le sequenze di zero e uno, che rappresentano
istante per istante il segnale radiotelevisivo, vengono invece trasferite senza errori,
grazie all’efficacia di sofisticate tecniche di correzione, ed è quindi possibile, per il
ricevitore, ricostruire esattamente il segnale originario. Ma c’è un altro significativo
vantaggio offerto dalla tecnologia digitale: lo stesso canale trasmissivo, che in
tecnica analogica può portare un solo programma televisivo, può ora portare un
bouquet tipicamente composto da 6-8 programmi televisivi, da programmi radio, e da
servizi addizionali dati. Questo significativo aumento della capacità trasmissiva è
consentito grazie alla elevata efficacia delle tecniche di compressione digitali. Questa
operazione consente di ottimizzare la trasmissione del segnale non trasmettendo i
dettagli dell’immagine o le informazioni che l’occhio non potrebbe apprezzare.
Inoltre viene ridotta la ridondanza spaziale e temporale presente sia all’interno della
singola immagine che tra immagini successive, trasmettendo quelle informazioni che
si ripetono in righe o quadri successivi una sola volta.




                                    Storia
La storia della TV digitale corrisponde agli avvenimenti che hanno portato alla
“compressione nella televisione”, la quale parte dalla necessità di un segnale
digitalizzato, o numerizzato, che con successivi processamenti di carattere numerico
viene trasformato in un segnale in cui vengono eliminate tutte le ridondanze.
I giapponesi sono stati i primi a sperimentare l'alta definizione. Nel 1981, la loro tv
pubblica Nhk dimostró a San Francisco il sistema Hdtv a 1.125 linee. Questa nuova
tecnica tv fece risvegliare il gigante tecnologico americano. Non é che gli americani
volessero l'alta definizione. Da tanti anni gli Usa non produceva televisori ed era
contenta di vendere ai giapponesi vecchi film per il nuovo canale. L'Europa invece,
che non aveva i prodotti audiovisivi da vendere ma doveva proteggere le sue
fabbriche di televisori dai giapponesi, e nel 1986 dovette correre ai ripari con una
sua tecnologia Hdtv che chiamó Hd-Mac. Comunque, sia il Muse giapponese (il
nome del loro sistema Hdtv) che il Mac europeo usavano tecniche analogiche che
richiedevano ulteriori canali di trasmissione. Mentre tutto questo accadeva nel 1985,
Motorola chiese all'autoritá tv Usa, la Fcc, di poter impiegare i canali televisivi non
utilizzati dai broadcaster per la telefonia mobile. Intuendo un pericolo, l'associazione
dei broadcaster (Nab) trovó nell'alta definizione la scusa per non cedere alla
telefonia mobile le frequenze tv terrestri. Qualcosa di cosa simile era successo alla
Nhk che fu costretta ad inventarsi l'alta definizione per non perdere nulla dei 3.300
miliardi di lire all'anno che riceveva come finanziamento dal governo giapponese.
Il problema per gli americani era che avrebbero dovuto utilizzare la già avanzata
tecnologia Hdtv giapponese in un periodo in cui i politici erano preoccupati
dell'egemonia orientale. Per conquistare sia l'appoggio della Fcc (l'autoritá delle
tlc), che dei politici, nel 1986, i broadcaster americani formarono il comitato Actv
con lo scopo di sviluppare una tecnologia Hdtv in concorrenza con i sistemi già
esistenti. All'epoca gli europei con il pogetto Eureka per il Mac avevano investito
580 miliardi di lire ed i giapponesi oltre 500 miliardi ed un esercito di 200 tecnici
per sviluppare l'alta definizione. resentando l'alta definizione come la battaglia per
la supremazia tecnologica, i broadcaster americani convinsero il dipartimento della
difesa ( lo stesso che creó l'Internet)) ad investire 50 miliardi per le ricerche iniziali.
Nel 1987, i laboratori Sarnoff (creatore della tv a colori Ntsc), suggerí uno standard
Hdtv che fosse compatibile con le trasmissioni ed occupasse un solo canale tv, ma
questo andava contro il bisogno dei broadcaster di occupare due canali. La
soluzione arrivó quando la Zenith propose di "digitalizzare" il segnale tv in modo che
potesse occupare un solo canale, ma non essendo compatibile con le trasmissioni
tadizionali, richiedeva un'altro canale per il simulcast. Avendo visto nella tv digitale
una nuova era della televisione, nel 1987 la Fcc annunció che avrebbe approvato
solo questa forma di Hdtv. Intorno agli anni '86-87, quando ci fu un accordo fra la
RAI e la società TELETTRA per studiare delle forme di processamento numerico che
avrebbero potuto notevolmente ridurre la "bit rate", o la velocità del segnale
televisivo. Questo studio, che iniziò in previsione di realizzare qualcosa per i
campionati del mondo di calcio del 1990, fu applicato ancora come spinta all' alta
definizione. Il 26 novembre del 1991 il primo sistema Hdtv completamente digitale
era pronto. Nonostante il fatto che il comitato Actv fosse controllato dagli europei
(Thomson e Philips), in Europa si continuò a lavorare sull'Hd-Mac fino a febbraio
1993, quando si gettò la spugna dopo aver speso oltre 3.000 miliardi dichiarando
che il futuro era nel digitale. Il febbraio seguente anche i giapponesi abbandonarono
il Muse a favore di uno standard tv digitale. Il 28 novembre 1995, la Fcc approva lo
standard Hdtv (che il comitato aveva chiamato Atsc). Mentre una volta l’universo
televisivo era diviso fra tre standard (l’americano Ntsc e gli europei Pal e Secam,
incompatibili fra di loro), oggi si divide in due: l’Atsc e l’europeo Dvb. Entrambi
basati sulla tecnologia dei pacchetti digitali; ma, mentre il primo usa la
compressione Dolby per l’audio, il Dvb usa quella Mpeg. . Gli standard DVB sono
largamente adottati a partire dal 1995 nei servizi via satellite e via cavo in Europa,
Nord e Sud America, Africa, Asia, Australia. Il 1998 ha segnato il lancio ufficiale dei
servizi di diffusione televisiva digitale terrestre in Gran Bretagna.




           La TV nell'età dell'abbondanza
Siamo, forse, alla vigilia di una rivoluzione della televisione. Il "forse" è giustificato
dal fatto che quando in Italia si parla di cambiamenti nel mondo della tv è bene
essere prudenti. Ma, per ora, pare che la rivoluzione si farà. E si tratterà della
rivoluzione digitale. Sulla carta, questa rivoluzione dovrebbe essere addirittura
epocale e rapidissima. Si dice addirittura che entro il 2006 dovrebbero cessare le
trasmissioni televisive attuali, di tipo analogico, per lasciare posto alle trasmissioni
di tv digitale. E' abbastanza ovvio che non accadrà niente di tutto ciò. E quindi alla
data del 2006 si possono tranquillamente aggiungere altri 5-6 anni. Ma, comunque
sia, l'importante è che questa rivoluzione parta. Poi si vedrà. Lo schema concettuale
e tecnologico di questo cambiamento è effettivamente rivoluzionario. In sintesi, si
tratta di questo. La tv, almeno oggi in Italia, viaggia attraverso lo spazio e si
appoggia su un pacchetto di frequenze. Poiché queste frequenze non sono infinite e
servono a moltissimi altri usi (dai telefonini alle comunicazioni dei militari), si è
stabilito che c'era posto per dodici canali tv in tutto. E tanti sono oggi: tre per la Rai,
tre per Mediaset, due per La7 e il resto distribuito a soggetti minori. Visto che i
                                            canali disponibili erano dodici e che erano
                                            occupati tutti e dodici, l'assetto della tv in
                                            Italia era quello e era assolutamente
                                            immodificabile. Ma qui interviene la
                                            rivoluzione digitale. Se il segnale, invece di
                                            essere analogico, diventa digitale (cioè una
                                            sequenza di numeri), allora i canali
                                            possono crescere. Si stima che dagli attuali
                                            dodici si possa salire a 40-50. E quindi si
                                            crea, finalmente, spazio per altri operatori.
                                            Lafaccenda, naturalmente, non è così
                                            semplice. Per trasmettere questi segnali ci
                                            vogliono delle reti di antenne e oggi gli
                                            unici due soggetti in Italia che hanno
                                            queste reti sono Rai e Mediaset,
ovviamente. Domani, forse, potrebbe aggiungersi anche Telecom (da sola o in unione
a Mediaset). Si stima che sistemare le reti per trasmettere in digitale venga a costare
sui 1500 miliardi di lire. Una spesa non eccessiva, ma certo non irrisoria. Gli
operatori (possessori delle reti) saranno quindi due o al massimo tre, essendo
escluso che arrivi un soggetto non-tv e che decida di costruire ex-novo una rete. Ma
leggi e regolamenti hanno appunto previsto tutto ciò. E hanno stabilito che i vari
soggetti, Rai e Mediaset, una volta fatta la conversione da analogico a digitale, e
quindi ottenuti un certo numero di canali tv, ne debbano offrire l'80 per cento a altri
soggetti. Cioè a aziende che non hanno reti proprie, ma che hanno contenuti da
mandare in onda. In sostanza, quando sarà fatta la rivoluzione digitale, il "Corriere
della Sera" (ma anche "Repubblica") potranno, se lo vorranno, trasmettere lungo
qualche canale della tv digitale (appoggiato alla rete Rai o a quella Mediaset). Ma
quali sono i tempi di questa rivoluzione? Nei prossimi giorni dovrebbe essere
approvato in via definitiva il regolamento (è già tutto fatto, in realtà, ma ci sono da
sistemare ancora alcuni dettagli). E poi nel giro di poche settimane Rai e Mediaset
possono dare il via alla sperimentazione. Nel senso che possono sistemare le
apparecchiature necessarie e cominciare le trasmissioni (interne). Nel 2004, secondo
il calendario stabilito oggi, ma che potrebbe slittare un po' in avanti, gli attuali
"sperimentatori" (Rai e Mediaset) avranno la conversione in vere e proprie licenze di
trasmissione degli attuali permessi di sperimentazione. E a quel punto la rivoluzione
digitale dovrebbe essere cosa fatta. Fino al punto che, come si diceva all'inizio, entro
il 2006 dovrebbero terminare le trasmissioni in analogico. Per ricevere la tv digitale
in teoria basta dotarsi di uno scatolotto che converte il segnale rendendolo adatto
agli attuali televisori. In realtà si sa già che poi non sarà così. Fatti bene i conti
probabilmente molti decideranno di comprare un televisore nuovo, direttamente
digitale e non "convertito". E quindi, di fatto, ci sarà da fare il ricambio dell'intero
parco tv del paese. E anche per questo che i tempi slitteranno in avanti: per dare il
tempo a tutti di comprarsi il televisore nuovo. Dopo di che, comunque, una volta
avviata la tv digitale e sistemati le attuali reti Rai e Mediaset sui canali digitali,
dovrebbero rimanere 30-40 canali liberi e disponibili per nuovi "trasmettitori". E è
proprio qui che si giocherà la sfida più interessante di questa tv digitale. Si tratta
infatti di vedere se e chi andrà a occupare questi canali e che cosa vi verrà
trasmesso. C'è uno scenario ottimista e ingenuo, secondo il quale dentro questi
canali dovrebbero arrivare, fra gli altri, i big dell'informazione per mandare in onda
i propri Tg in concorrenza con quelli attuali. Senza contare le trasmissioni di
approfondimento, i dibattiti e tutto il resto. Insomma, una vera rivoluzione. Ma
probabilmente si tratta solo di un sogno. Le "nuove" tv infatti dovranno vivere come
tutte le altre tv commerciali, e cioè raccogliendo pubblicità. E appare assai difficile,
almeno nelle condizioni attuali di mercato, che possano raccogliere tanti soldi da
potersi mettere di mandare in onda delle vere tv, dalla a alla zeta. Anche perché Rai
e Mediaset saranno sempre lì a presidiare il territorio. E, anzi, nella trasformazione
guadagneranno anche qualche canale in più rispetto ai tre su cui possono contare
oggi. E' assai probabile, quindi, che almeno in una fase iniziale, i nuovi canali tv, le
"nuove" che ognuno potrà ricevere sul proprio televisore e con la stessa limpidezza
di Rai e Mediaset, siano soprattutto canali tematici, specializzati. Però, è indubbio
che qui sta partendo una rivoluzione e che le rivoluzioni non si sa mai come poi
crescono. All'inizio, insomma, potrebbero essere semplici canali tematici e poi,
                                strada facendo, potrebbero anche diventare qualcosa
                                di più. Per il momento quello che è abbastanza sicuro
                                è che a partire dal 2006-2008 per gli italiani finirà, sia
                                pure non del tutto, lo strettissimo duopolio Rai-
                                Mediaset. Sul proprio televisore, infatti, potranno
                                ricevere altri 30-40 canali. Nessuno di questi, è bene
                                ripeterlo, può pensare di avere la forza d'urto e la
                                completezza delle attuali Reti tv, ma insomma nel
                                salotto degli italiani arriverà anche qualcosa di
                                diverso. Detto questo, adesso i problemi rimasti sono
                                due. Il primo è che la rivoluzione digitale vada avanti
abbastanza in fretta. Un conto è slittare in avanti di un paio d'anni, un altro conto è
slittare in avanti di dieci anni. Il secondo problema è più politico e più sottile. Si
tratta infatti di stabilire chi avrà diritto (o la possibilità) di accedere, come
"trasmettitore", ai nuovi canali tv. I possibili candidati all'uso di questi canali sono
un'infinità (dai partiti alle associazioni culturali, umanitarie, e religiose). Si tratta,
naturalmente, di stabilire che, in ogni caso, alcuni canali siano riservati ai fornitori
qualificati di informazioni. Altrimenti la tv digitale sarà esattamente come questa di
oggi (Rai-Mediaset), con in più trenta canali pieni di cartoni animati e di prediche
della domenica.




                                  Cosa è?
                                         La TV digitale non è niente di particolarmente
                                         tecnologico o complesso, si tratta solo di un
                                         segnale TV che è stato compresso con l'uso di
                                         metodi di compressione digitali e quindi
                                         inviato attraverso i consueti mezzi di
                                         distribuzione (satellite, cavo o trasmissione
                                         terrestre). All'arrivo il segnale viene
                                         decompresso da un dispositivo connessoo alla
                                         normale TV. Dal punto di vista dell'utente non
                                         ci sarà molta distinzione tra televisione
                                         analogica e televisione digitale, perché, per
                                         l'utente stesso, nel momento in cui accende il
                                         televisore, quello che vede è semplicemente il
programma più desiderato e più attraente per lui. In quest’ottica la televisione non
deve offrire la tecnologia, ma soltanto dei programmi che siano il più attraenti
possibile per lo spettatore. Il controllo sui contenuti diventa fondamentale perché chi
controlla i contenuti ha la possibilità di offrire allo spettatore quel plus che
rappresenta la molla che spinge il consumatore ad acquistare non solo quel
programma, ma anche le attrezzature necessarie per poter far sviluppare questo
mercato. Il vantaggio del nuovo formato è che grandi quantità di informazioni
possono essere compresse in fase di trasmissione e questo significa che saranno
disponibili molti più canali fra cui scegliere, e quando dico "molti" intendo qualche
centinaio. I canali però non trasmetteranno necessariamente programmi
completamente diversi fra loro, ma funzioneranno in un modo particolare. Quando si
parla di TV digitale l'intero concetto di canale perde il suo significato di origine. Mi
spiego meglio: con la TV digitale per esempio potrete guardare più canali dedicati
allo stesso evento sportivo, ognuno dei quali lo riprende da angolazioni diverse.
Potrete quindi decidere quale visione scegliere. Con la TV digitale inoltre la
ricezione di bassa qualità non è un problema. Mentre nell'attuale sistema analogico
l'immagine appare confusa o a bande verticali nelle aree in cui il segnale non è
sufficientemente buono, le immagini create da un segnale digitale decodificato al
contrario sono cristalline. Non dovete confondere la TV digitale con la TV ad alta
definizione, detta anche HDTV, un sistema introdotto solo in Giappone e in America,
che usa un numero maggiore di linee per comporre l'immagine sullo schermo e
genera quindi una definizione maggiore. Nella TV digitale il numero di linee rimane
lo stesso e quindi anche la definizione non varia. La trasmissione digitale costituisce
una tappa di capitale importanza nello sviluppo tecnologico dei sistemi televisivi.
Essa rappresenta il passaggio essenziale verso la convergenza di informatica e
telecomunicazioni e consente di trasformare l’apparecchio televisivo in una
piattaforma per lo sviluppo dei servizi interattivi, che si aggiungono così alla
funzione tradizionale di diffusione circolare dei segnali. All'origine delle attività
europee in questo campo c’è il progetto Digital Video Broadcasting (DVB) promosso
dalla Commissione europea allo scopo di definire standard comuni. Il progetto, cui
hanno partecipato 170 società coinvolte nei diversi settori dell'industria televisiva,
ha raggiunto l'obiettivo di stabilire un unico standard condiviso su scala europea per
le trasmissioni televisive digitali via satellite (DVB-S), via cavo (DVB-C) e via terra
(DVB-T). Questi standard sono stati ora adottati anche dal Giappone e da altri paesi
non europei. I vantaggi dello standard digitale si riassumono in tre principali ordini
di fattori:

• il potenziamento del servizio televisivo in termini di quantità e di qualità. A parità
di frequenze utilizzate per le reti televisive analogiche, il numero dei programmi
digitali irradiabili potrebbe quadruplicarsi o quintuplicarsi. La trasmissione digitale
offre una migliore qualità delle immagini e dei suoni e permette
di utilizzare schermi televisivi di grande formato. Inoltre il
broadcaster può usare le risorse di trasmissione con maggior
flessibilità: in una determinata area di copertura può ridurre il
numero di programmi trasmessi, privilegiando una migliore qualità delle immagini,
da diffondere eventualmente anche in alta definizione.
• l’offerta di una serie di servizi aggiuntivi di tipo interattivo accessibili tramite il
televisore. L'adattatore digitale (detto set-top-box) da applicare al normale
televisore, o il televisore digitale integrato nelle versioni più evolute, hanno capacità
di memoria e di elaborazione tali da trattare e immagazzinare le informazioni:
l’utente le può acquisire in forma interattiva semplicemente collegando l'apparecchio
alla linea telefonica domestica. Ciò significa che anche nelle case prive di personal
computer sarà possibile accedere all'insieme dei servizi associati a Internet.
Attraverso il televisore i servizi interattivi potranno essere utilizzati da soli o abbinati
alle trasmissioni televisive per arricchire i programmi di informazione a richiesta.
• la progressiva sostituzione degli attuali mezzi analogici di produzione, trasmissione
e ricezione televisiva con una nuova generazione di mezzi digitali. Sul fronte della
produzione dei contenuti televisivi il processo di sostituzione è in corso già da
qualche tempo. Sul fronte degli apparati e delle reti di trasmissione i mezzi satellitari
si sono aggiornati con grande rapidità per diventare oggi il supporto più usato per la
televisione digitale. È lecito supporre che nell'arco dei prossimi 10-15 anni, nella
maggior parte dei paesi europei, le reti di trasmissione televisiva, via terra, via cavo
o via satellite, saranno completamente digitali. La televisione digitale può essere
trasmessa via satellite, via cavo e via etere terrestre. Ciascun supporto ha caratteri
propri che si riflettono in specifici vantaggi e limiti. La diffusione analogica
televisiva terrestre assicura da tempo in Europa una copertura capillare del
territorio, essendo disponibile nella quasi totalità (oltre il 95%) delle abitazioni
tramite antenne poco costose e semplici da installare. Essa presenta quindi
potenzialità superiori rispetto a quelle offerte dalla televisione via cavo e via satellite
e rappresenta la soluzione ottimale per chi voglia diffondere programmi in un
numero elevato di famiglie e voglia perseguire, anche con il digitale, quegli obiettivi
di servizio universale che da sempre in Europa hanno caratterizzato l’attività
televisiva. Le reti terrestri presentano tuttavia altri vantaggi essenziali, quali:
• la portabilità del servizio, la possibilità cioè, di ricevere i programmi ovunque,
grazie a un'antenna mobile, senza predisporre punti di allacciamento alla rete in
ognuno dei luoghi deputati, anche temporaneamente, al consumo televisivo.
• la regionalità. Il territorio regionale
è troppo esteso per essere coperto
capillarmente da una rete di
trasmissione via cavo a costi non
elevati, laddove il satellite ha una
copertura geografica molto ampia,
non circoscrivibile su scala regionale.
Sotto     il    profilo      strettamente
economico le trasmissioni digitali
terrestri rappresentano una risorsa
per lo Stato, i consumatori e
l’industria dei prodotti elettronici di
largo consumo. Nel decidere il
passaggio alle trasmissioni digitali terrestri il Governo genera effetti economici di
lungo termine. Vengono infatti poste le condizioni per un uso più efficiente dello
spettro hertziano, con la liberazione di una parte delle frequenze da destinare,
secondo le scelte, a ulteriori canali televisivi terrestri, ad altri servizi diffusivi (data
broad-casting) o di telecomunicazione (servizi interattivi mobili) o da ripartire tra le
diverse funzioni. I vantaggi del digitale terrestre, tuttavia, sono innegabili anche per i
consumatori e l’industria. I consumatori non solo disporranno, sul televisore
domestico e senza significativi aggravi di spesa, di una assai più ampia gamma di
programmi fra i quali scegliere, ma potranno anche compiere da casa operazioni che
oggi richiedono l’utilizzo del computer o implicano spostamenti in luoghi specifici (e-
commerce, home banking, persino adempimenti amministrativi). Per le attività svolte
attraverso i servizi interattivi che passano per il televisore, vi sarà dunque una
drastica riduzione dei costi di transazione (home banking, e-finance) e di
informazione (e-commerce). Per l’industria elettronica di largo consumo si
apriranno ottime prospettive, determinate dal necessario rinnovo degli apparecchi
televisivi e dalla maggiore produzione di set-top-box. In una fase transitoria, i
consumatori che non vorranno sostituire il proprio apparecchio dovranno
aggiungere al televisore tradizionale una "scatola" esterna, il set-top box, in grado di
convertire i segnali analogici in segnali digitali. La tecnologia contenuta in tali
apparati, la cui produzione già in alcuni Paesi ha dato vita a un autonomo e fiorente
segmento produttivo, può essere può o meno complessa: in alcuni casi i set-top-box
possono convertire i segnali trasmessi da una sola piattaforma di trasmissione, in
altri sono compatibili con due o più piattaforme, in altri ancora possono fornire
l'accesso non solo ai canali televisivi digitali, ma anche a vari servizi di tipo
interattivo. Questa evoluzione è particolarmente rilevante per l’industria italiana
che, nell’ultimo quindicennio, ha vissuto una fase di progressivo declino. In futuro le
componenti elettroniche necessarie a ricevere le trasmissioni digitali saranno
incorporate nel televisore che diventerà in tal modo un apparato integrato per la
ricezione di servizi digitali domestici. Già oggi si registra un aumento nella
produzione di televisori digitali con funzioni interattive e una netta diminuzione dei
prezzi.

I vantaggi di sistema derivanti dalla rapida adozione della televisione digitale
terrestre sono dunque:
• l’uso efficiente delle risorse frequenziali destinate alla diffusione terrestre;
• un’offerta di programmi e servizi più ampia e meglio rispondente alle richieste del
pubblico;
• un incremento dei consumi e degli introiti dell’industria produttrice (in ambito
software e hardware);
• l’accelerazione alla diffusione, presso il grande pubblico, dell’uso di Internet e dei
servizi interattivi sofisticati;
• un impulso all’adozione di nuove tecnologie e relativi guadagni di posizione nella
competizione internazionale.
Gli standard digitali, sviluppati in seno al Consorzio europeo DVB e ratificati
dall’ETSI         (European          Telecommunications           Standard        Institute),
offrono nuove opportunità per i fornitori dei servizi, i gestori di rete e
l’industria del settore, in un mercato caratterizzato dalla convergenza fra
radiodiffusione, telecomunicazioni e information technology. Gli standard DVB
forniscono la soluzione globale alla domanda crescente di nuovi servizi generalisti e
tematici, free-to-air e a pagamento, multimediali e interattivi e consentono un
sensibile miglioramento della qualità del servizio. Il ricevitore-decodificatore
integrato diventerà nel tempo un terminale d’utente multimediale e rappresenterà
uno degli elementi propulsivi della cosiddetta “nuova economia”. Grazie alle sue
molteplici potenzialità, la televisione digitale terrestre  (T-DVB), lanciata in Gran
Bretagna nell’autunno 1998 ed attualmente in fase pre-operativa in Svezia e in
Spagna, è destinata a diventare, nel medio e lungo termine, la forza trainante di un
mercato di massa di portata europea, in grado di soddisfare le richieste d’accesso,
da parte degli utenti, sia ai servizi informativi di base sia ai servizi promossi dal
mercato della comunicazione. Punti di forza della nuova televisione saranno infatti
la facilità e l’economicità di ricezione e l’“universalità” del servizio offerto,
prevalentemente rivolto al grande pubblico. Essa potrà inoltre integrare e
completare l’offerta dei canali satellitari e via cavo e rispondere alle esigenze dei
servizi nazionali e locali. La capacità trasmissiva di una rete DVB-T consente un
sostanziale aumento dell’offerta: da 4 a 5 programmi digitali al posto di un
programma analogico, a seconda della configurazione adottata nel servizio
operativo. Il miglioramento sostanziale della qualità di ricezione con apparati
portatili e la possibilità di servire anche l’utenza mobile rappresentano altri fattori
premianti. Inoltre, a differenza di quanto accade per la televisione digitale via
satellite o via cavo, la ricezione dei servizi DVB-T è compatibile con gli attuali
sistemi di ricezione condominiali a costi marginali per l’utente.
Servizi e Applicazioni

Il DVB ha individuato tre famiglie di servizi e applicazioni per la televisione digitale
terrestre:

• enhanced broadcasting;
• televisione interattiva;
• accesso ad Internet.

L’enhanced broadcasting si caratterizza principalmente per l’EPG (Electronic
Programme Guide), in grado di fornire informazioni sulla programmazione
aggiornate in tempo reale; il super-Teletext, che può fornire contenuti graficamente
arricchiti, immagini, ipertesti, clip audio e video; il formato delle immagini in
(HDTV – High Definition Television), particolarmente adatto alla visione di film ed
eventi sportivi; l’audio con qualità CD (Compact Disk) e la possibilità di avere più
canali audio per un programma multilingue.
La televisione interattiva consente una “interattività locale” e una “interattività con
canale di ritorno”. L’interattività locale consiste nella trasmissione ciclica di
contenuti che vengono memorizzati nel ricevitore e utilizzati successivamente da
parte dell’utente. L’interattività con canale di ritorno risulta fondamentale per
promuovere lo sviluppo di nuovi servizi di specifico interesse per il singolo utente. Ne
sono un esempio la pay-tv e la pay per view, l’acquisto di prodotti e di servizi tramite
televisore e così via.
L’accesso ad Internet tramite televisore offre all’utente tutte le potenzialità offerte da
un personal computer. Il ricevitore-decodificatore integrato diventerà nel tempo un
terminale d’utente multimediale e rappresenterà uno degli elementi propulsivi della
cosiddetta “nuova economia”.

EPG
L’EPG (Electronic Programme Guide) è
una funzione che conferisce reale valore
aggiunto al servizio di televisione digitale
rispetto all’analogico. L’EPG offre infatti
all’utente una guida aggiornata in tempo
reale dei palinsesti dei vari servizi
disponibili. Esso permette inoltre di
avviare la ricezione del programma scelto,
navigando all’interno del “bouquet” e di
ottenere       informazioni      aggiuntive
sull’evento (nome del regista, attori,
trama, ecc.) direttamente sullo schermo utilizzando il telecomando. Tramite l’EPG
l’utente può anche conoscere e selezionare eventi a pagamento (pay-per-view), o
soggetti in genere a controllo d’accesso. Dell’EPG sono previste due versioni:
• la prima, essenzialmente testuale, è denominata “navigatore”, utilizza il protocollo
DVB-SI, e costituisce l’interfaccia-utente base per il set-top-box, semplice, essenziale
e con minimi requisiti di memoria; la descrizione del palinsesto fornisce
essenzialmente informazioni sul programma in onda e su quello successivo (Now /
Next ) ;
• la seconda, di tipo multimediale, si baserà sulla piattaforma domestica DVB-M H P
in fase di normalizzazione e offrirà all’utente un servizio più evoluto sia per
l’interfaccia grafica di presentazione sia per la modalità di gestione dei contenuti
(foto, animazioni, preview, ecc.). Faciliterà inoltre l’accesso alla programmazione
televisiva, su base giornaliera o periodica, consentendo all'utente di personalizzare
le modalità di fruizione dei servizi secondo i propri gusti.
L’EPG, nella versione multimediale "aperta" basata sul DVB-MHP, include il
Navigatore e costituisce lo strumento più adatto per introdurre e gestire l’intera
famiglia di nuovi servizi che la tecnologia digitale rende disponibili, lasciando
all’editore la massima libertà operativa e garantendo all'utente l'accesso all' EPG
fornito dai vari gestori. Il software di gestione della EPG accede direttamente ai dati
contenuti nello stream M-PEG decodificando le informazioni associate al Service
Information channel (SI). Le informazioni così ricavate sono successivamente
presentate all'utente per mezzo di una interfaccia grafica interattiva con cui è
possibile dialogare per mezzo del remote control. Nei casi in cui vengano ideate
nuove procedure di gestione della Guida Elettronica, è possibile, là dove previsto,
aggiornare il software di gestione della EPG e rendere potenzialmente più
accessibile l'insieme dei servizi proposti.
L’EPG/Navigatore è una componente essenziale per la fruizione della crescente e
diversificata offerta di programmi sui canali digitali (satellite, terrestre, cavo). Il
beneficio per l’utente è tanto più evidente quanto più semplice e rapido è il metodo di
utilizzo all’interno del bouquet di programmi .
Il costo per l’utente si riflette direttamente sul set-top-box che, specie nel caso di un
servizio EPG multimediale, richiede una buona capacità di memoria e di
elaborazione (prestazioni grafiche, software di navigazione, ecc.), sia per la gestione
dei dati in esame sia per la consultazione.
In termini di banda occupata - o bit-rate richiesto i parametri da considerare sono:
• quantità di informazioni che si vogliono fornire all’utente;
• modalità di presentazione (testuale o
multimediale ) ;
• numero di servizi nel bouquet;
• descrizione del palinsesto e tempi di aggiornamento:
su base giornaliera (Now/Next) oppure su base settimanale e/o mensile.
L’EPG di un bouquet T-DVB può quindi richiedere un bit-rate variabile da poche
decine di Kbit/s, nel caso del Navigatore, a 0,5 ÷ 1 Mbit/s o forse più.
I costi di produzione dipendono dalla possibilità o meno di automatizzare il processo
di codifica e messa in onda delle informazioni partendo dai palinsesti (giornalieri,
settimanali, mensili). Inoltre l’edizione e la gestione di un EPG multimediale, in
linguaggio MHEG-5 (impiegato nei servizi DVB-T in Gran Bretagna), EUROMHEG
(versione europea di MHEG-5 sviluppata dal DigiTAG) o DVB-Java, richiede
l’impiego di una apposita redazione. La modalità di visualizzazione dell'EPG può
essere propria del STB (Set-Top-Box), e può quindi essere definita dal costruttore del
ricevitore -si parla in questo caso di “EPG residente”- o specifica per il fornitore di
servizio. In questo secondo caso, occorre che il STB disponga di uno strato software
d’interfaccia standard che consenta il funzionamento su diversi ricevitori dell'EPG
fornito dai vari fornitori di servizio. Sono in corso di definizione due diverse
normative internazionali che definiscono questo strato software: EuroMHEG e DVB-
Java. Lo standard DVB-Java, che rappresenta il “cuore” della futura piattaforma
multimediale domestica (MHP) è basato sulla tecnologia più avanzata attualmente
disponibile e dovrebbe quindi garantire prestazioni superiori. Supporta come
estensione       compatibile       il
linguaggio EuroMHEG, le cui
specifiche tecniche sono state
recentemente        definite     dal
DigiTAG, e che potrebbe essere
disponibile a breve. In relazione al
servizio audio è opportuno
sottolineare che l’EPG è in grado
di offrire un valido supporto alla
configurazione multilingua, poiché
permette di associare informazioni
specifiche a ogni singolo canale
audio.


SUPER TELETEXT
La normativa DVB prevede la trasmissione “trasparente” delle pagine di Teletext
convenzionale fornite dagli attuali canali televisivi analogici (ad es. il Televideo-RAI
e il Mediavideo-Mediaset ). In ricezione, le righe dati Teletext vengono reinserite sul
segnale PAL in uscita dal set-top-box e inviate attraverso la presa SCART al
televisore equipaggiato con decodificatore Teletext. In alcuni casi la decodifica
Teletext è effettuata direttamente all'interno del set-top-box. Anche per il servizio
Teletext digitale (Super Teletext) valgono alcune delle considerazioni fatte per l’EPG
multimediale: i contenuti sono arricchiti nella veste grafica e la modalità di
navigazione è simile a quella offerta dai browser Internet, anche se realizzata con un
diverso linguaggio. Compatibilmente con la capacità di memoria e di elaborazione
del set-top-box è possibile introdurre un Super Teletext in grado di fornire immagini,
grafici, ipertesti (HTML), clip audio e video, streaming audio e video, giochi,
telesoftware.
Il servizio Teletext digitale offrirà prestazioni sicuramente superiori a quelle
dell’attuale servizio analogico. Elevate prestazioni grafiche e multimediali e ridotto
tempo di accesso all’informazione saranno caratteristiche essenziali del nuovo
servizio.
Quanto più esteso è l’utilizzo del multimediale, tanto più alti sono i costi in termini di
risorse del STB d’utente (memoria e software di navigazione) e di banda utilizzata
per la trasmissione. A titolo di esempio si consideri che il Tele-text analogico,
trasmesso su 11 righe di cancellazione di quadro del segnale tele-visivo e con una
durata del ciclo di circa 20 secondi, utilizza un flusso dati netto di circa 250 Kbit/s.
La banda utilizzata dal Super Teletext digitale sarà sicuramente superiore (almeno
0.5 ÷ 1 Mbit/s). Da un punto di vista pratico si può ritenere che la configurazione e
la gestione editoriale delle redazioni dell’EPG multimediale e del Super Teletext
sono le stesse.

SOTTOTITOLI
 canali di diffusione digitali in sottotitoli possono essere trasmessi sui modalità
Teletext standard – ciò che permette di utilizzare la programmazione già
sottotitolata per l’analogico - oppure in modalità DVB propria del Super Teletext,
che consente di arricchire sensibilmente la qualità grafica. La sottotitolatura in
lingua originale dei programmi televisivi effettuata in modalità Teletext (ad es.
Pagina 777 di Televideo ) è un servizio dedicato essenzialmente ai non udenti. Essa
è correntemente impiegata da alcuni operatori satellitari anche in versione
multilingue per fornire la traduzione del parlato in lingua diversa da quella
originale. La modalità DVB è particolarmente adatta a soddisfare questa esigenza.
Per visualizzare i sottotitoli, gli utenti necessitano soltanto di un set-top-box capace
di decodificarli. L’attivazione della modalità sottotitoli può avvenire o meno
attraverso l’EPG/Navigatore. In genere il flusso dati associato ai servizi sottotitoli è
di poche decine di bit/s per lingua: la trama DVB permette comunque di ottimizzare e
gestire al meglio il servizio. I costi di produzione del servizio sottotitoli su canale
digitale, in modalità Teletext, sono simili a quelli attualmente richiesti dal servizio
sottotitoli analogico. La sottotitolatura multilingue richiede ovviamente una
adeguata struttura editoriale. In entrambi i casi, Teletext convenzionale e DVB, la
sottotitolatura è associata solitamente, per necessità pratiche, ad una
programmazione non in diretta.

ASPETTO DELL’IMMAGINE (16:9 ; 4:3)
La televisione, nata con una geometria dell’immagine nel formato (4:3) – laddove
per formato si intende il rapporto fra le dimensioni orizzontale e verticale
dell’immagine-sperimenta, ormai da alcuni anni, l’utilizzo del formato (16:9), più
vicino a quelli normalmente adottati in cinematografia: (17:9) su schermo
panoramico o su grande
schermo e (21:9) nel cinemascope. Il formato (16:9) è particolarmente adatto alla
trasposizione televisiva di film e alle riprese sportive (calcio, tennis, ecc.). Può
rappresentare quindi un fattore premiante per lo sviluppo della televisione digitale
terrestre. L’utente dovrà tuttavia munirsi di display piatti al plasma di dimensioni
adeguate (almeno 28”), ancora piuttosto costosi. Il mercato offre tuttavia anche
ricevitori domestici da (16:9), di dimensione massima di 32” con tecnologia
convenzionale a CRT, a prezzi accessibili (fra 1,5 e 4 milioni di lire).
Il costo aggiuntivo per l’utente è imputabile all’acquisto dello schermo piatto al
plasma, disponibile esclusivamente nel formato (16:9). I set-top-box digitali
consentono di riprodurre correttamente immagini riprese in (4:3) o (16:9) o su
schermi di entrambi i formati, grazie a un’opportuna segnalazione del formato
inserita durante la programmazione. Nel caso di trasmissione in (16:9), l’utente con
schermo (4:3) riceverà dal set-top-box un’immagine in formato “letter-box”
costituita da un numero ridotto di righe visualizzate (con fasce nere nella parte
superiore e inferiore dello schermo), con conseguente riduzione della risoluzione
verticale dell’immagine stessa. Nel caso invece di trasmissioni in (4:3), l’utente che
dispone di uno schermo (16:9) vedrà l’immagine contornata da strisce verticali nere
a sinistra e a destra. Nella pratica corrente della produzione televisiva il bit-rate
richiesto per la codifica MPEG-2 delle immagini nei due formati (16:9) e (4:3) è
sostanzialmente uguale. In produzione, la ripresa in (16:9) comporta l’utilizzo di
telecamere e monitor con il
suddetto formato. Già da alcuni
anni sono disponibili apparati
video operanti nei due formati
(4:3) e (16:9). Qualche attenzione
meritano i monitor, poiché quelli
bi-standard, ma con schermo (4:3)
non sembrano adatti per le sale di
regia. L’impiego del formato
(16:9) richiede la modifica delle
tecniche di ripresa televisi-va,
poiché una ripresa ottimale in
(4:3) non corrisponde ad una
ripresa ottimale in (16:9) e
viceversa.

AUDIO
Nello standard DVB il segnale audio stereofonico, campionato a 48 KHz, viene
codificato secondo il MPEG-1 Layer 2, lo standard già impiegato nei servizi
radiofonici DAB. In aggiunta al servizio stereo di base sono previste altre due
modalità operative .

Servizi multilingue
I servizi multilingue sono interessanti soprattutto nel caso di trasmissioni satellitari
(DVB-S) con copertura sovranazionale: per la trasmissione su reti terrestri l’uso è
limitato alle aree bilingue. Le modalità operative che permettono di realizzare tali
servizi sono due:
• Simulcast di più colonne sonore stereo, secondo lo standard MPEG-1 Layer 2
adottato dal DVB;
• colonna internazionale stereo, associata a più canali di commento multilingue,
realizzata utilizzando lo standard MPEG-2 Layer 2 (estensione di MPEG-1).
La prima configurazione, al pari di quanto già avviene sui satelliti analogici - dove
un segnale video può avere associate più sottoportanti audio (ad es. Wegener) - ha
una applicabilità generale, in quanto le colonne sonore nelle varie lingue sono
indipendenti fra loro. Può essere utile per film e fiction e in generale per materiale
preconfezionato. Il bit-rate richiesto cresce linearmente con il numero di lingue
supportate, avendo ogni coppia stereo, per ciascuna lingua, un bit rate tipico di 192
kbit/s. Il costo aggiuntivo per l’utente è nullo. Il costo per l’emittente è rappresentato
dal doppiaggio. La seconda configurazione è invece adatta alla trasmissione con
copertura internazionale di eventi dal vivo, quali manifestazioni sportive o concerti.
In questo caso si ha un’occupazione di banda inferiore alla precedente poiché si
trasmette un segnale stereo di qualità (ad es. 192 kbit/s) per la colonna
internazionale e un numero di segnali vocali mono a banda ridotta (64 kbit/s) per i
commenti giornalistici nelle varie lingue. Questa configurazione, non
particolarmente interessante nel caso di servizi DVB-T, richiede all'utente di
utilizzare un set-top-box di nuova generazione ancora non disponibile sul mercato. I
ricevitori DVB attuali (satellite, terrestre, cavo) decodificano solo segnali codificati
in MPEG-1 Layer 2 e non sono quindi compatibili con questa modalità. Il costo che
deve essere sostenuto dall’emittente è molto basso.

Programmi multicanale (surround )
L’industria cinematografica produce già da anni film con audio multicanale,
composto da 5 canali a banda 20-20000 Hz (sinistro, destro, centrale, surround
sinistro, surround destro) e canale sub-woo-fer (per effetti audio a frequenze molto
basse)
Questa configurazione permette una maggiore fedeltà del suono rispetto all'audio
stereo, ed è quindi adatta per programmi televisivi video a qualità migliorata in
formato wide-screen (16/9) e, in prospettiva per l’ HDTV. L’audio multicanale può
essere utilizzato, negli standard DVB, con la codifica MPEG-2 Layer 2, compatibile
con i ricevitori MPEG-1 attualmente in commercio. Il servizio può perciò essere
attivato senza necessità da parte dell’utente di aggiornare il ricevitore. Il segnale
ricevuto con un ricevitore MPEG-1 è stereo e non può quindi beneficiare dell'elevata
qualità del suono multicanale. Il bit-rate necessario per la trasmissione dei 5+1
canali audio è di almeno 384 kbit/s. Il costo che deve essere sostenuto dall’utente
include l’aggiornamento del set-top-box per la decodifica audio MPEG-2 e
l’installazione di un amplificatore audio adatto, 5 altoparlanti e, opzionalmente, un
sub-woofer. Un’interessante soluzione per le trasmissioni audio surround in grado di
garantire la compatibilità con gran parte dei sistemi audio multicanale analogici da
tempo in-trodotti sul mercato è rappresentata dal sistema Dolby Pro Logic TM che
prevede la ripresa multicanale e la codifica “Dolby surround” su coppia stereo
MPEG-1 Layer 2. L'utente che dispone del decodi-ficatore Pro Logic TM potrà
riprodurre l'audio con effetto surround. Tuttavia la qualità del segnale audio
riprodotto risulta essere inferiore a quella ottenibile con il formato 5+1. Il costo per
il fornitore del servizio è basso nel caso di trasmissione di materiale
cinematografico, ma può essere elevato nel caso di produzioni interne, in quanto, in
tal caso, si rende necessario modificare la catena di produzione (in particolare i
mixer) e riqualificare il personale di ripresa .

Home Theatre
Gli sviluppi dei sistemi audio/video digitali permettono oggi di offrire all'utente un
prodotto tecnicamente qualificato ove immagine e suono raggiungono una qualità in
grado anche di simulare in piccolo ambiente l'esperienza della grande
cinematografia. A ciò concorre anche la recente disponibilità di display a grande
schermo planare di formato (16/9), sia a proiezione sia a plasma. L'utilizzo dei
segnali video digitali a definizione standard (SDTV, 625 linee, 50Hz) codificati in
MPEG-2 a 6 ¸10 Mbit/s consente una qualità adeguata anche per applicazioni
grande schermo, al punto da poter spesso soggettivamente competere con l'HDTV.
Ne è un esempio il DVD (Digital Video Disk), il nuovo supporto multi-mediale
domestico che offre immagini SD TV, con bit-rate variabile entro un massimo di
circa 9 Mbit/s, e un audio Dolby AC3 a sei canali (tri-fronte, un sub-woofer e due
surround).
La realizzazione di un ambiente home theatre è al momento piuttosto costosa e
certamente non destinata all’utenza di massa: essa comporta infatti l’acquisto di un
lettore DVD, il set-top-box DVB, il di-splay planare a grande schermo (es. 50/60") e
i diffusori audio di qualità HiFi.
I costi per l’utente sono ancora molto elevati. Un display planare da 50" al plasma
costa mediamente 25 milioni di lire (16 milioni di lire per il 42"). L'impianto audio
HiFi può assumere molteplici connotazioni; un modello di buona qualità può costare
dai 2 ai 3 milioni. Da non sottovalutare, infine, la necessità di disporre di ambienti
adatti. L'ipotesi di allargamento del mercato dell' home theatre ridurrà gli attuali
prezzi, certamente improponibili al grande pubblico; tuttavia il prezzo di alcuni
componenti non potrà scendere in misura significativa e quindi, anche a mercato
stabilizzato, si tratterà prevalentemente di un’utenza di nicchia. In termini di
occupazione di banda, la qualità video richiesta dall’ home theatre impone un bit-
rate per la codifica MPEG-2 non inferiore a 6Mbit/s. Per la produzione video,
trattandosi di SDTV, i prezzi non sono eccessivamente elevati. Ormai quasi tutte le
catene di produzione video possono lavorare in formato (4:3) o (16:9), in analogico
o in numerico. Per la produzione audio valgono regole simili, ma in funzione del
livello di qualità richiesto può variare la complessità dell’impianto.
SERVIZI INTERATTIVI SENZA CANALE DI RITORNO
Sulla piattaforma digitale DVB è disponibile una famiglia di servizi completamente
nuovi, che arricchiscono significativamente l’offerta televisiva tradizionale. Dove
non esiste canale di ritorno dall’utente verso il Centro servizi, il telespettatore può
accedere a un determinato servizio attraverso un'applicazione con caratteristiche di
"interattività locale". L’applicazione utilizzerà cioè una serie di contenuti (dati)
trasmessi ciclicamente nello stesso canale diffusivo via etere, all'interno del multiplex
DVB, mediante un data carousel, ed eventualmente memorizzati nel ricevitore
(downloading). Nell’ambito della Piattaforma Multimediale Domestica (MHP), in
corso di definizione presso il DVB, questi servizi ricadono all'interno del cosiddetto
profilo Enhanced Broadcasting. L'utente potrà accedere a servizi multimediali e di
data broadcasting, associati al programma in onda (quali arricchimenti, dati storici,
riassunto degli eventi salienti in caso di sintonizzazione a programma già iniziato,
ecc.) oppure autonomi rispetto al programma. Queste applicazioni possono essere
sfruttate on-line oppure memorizzate nel set-top-box per essere utilizzate
successivamente, navigando all’interno dell’applicazione stessa. Nel caso in cui il
set-top-box disponga di memoria di elevata massa (hard-disk) sarà inoltre possibile
introdurre servizi basati sul caricamento via etere (downloading) di elevate quantità
di dati, per esempio nelle ore notturne.
Le caratteristiche e le modalità di fruizione di tali servizi saranno fortemente
dipendenti dalle "dotazioni" (in termini di memoria) e dalle “prestazioni” (in termini
di capacità di elaborazione) del terminale di utente, che incidono in modo
direttamente proporzionale sui costi. In secondo luogo, laddove non vi siano capacità
di memorizzazione sufficienti nel terminale ricevente, si dovrà accedere ai dati
trasmessi nel data carousel che dovrà pertanto essere adeguatamente dimensionato
in termini di banda (bit-rate) per ri-durre il tempo di accesso entro valori ac-
cettabili.
Capacità di memoria del set-top-box e disponibilità di capacità di trasmissione sono
fattori determinanti per la qualità e le prestazioni del servizio. La produzione dei
suddetti servizi, analo-gamente all’EPG multimediale ed al Su-perTeletext,
presuppone la realizzazione di una apposita redazione che, nel caso di servizi
correlati con il programma, dovrà lavorare in stretto collegamento con le strutture di
produzione del programma televisivo vero e proprio.

SERVIZI INTERATTIVI CON CANALE DI RITORNO
La presenza di un canale di ritorno via modem è essenziale per promuovere lo
sviluppo di nuovi servizi di specifico interesse per il singolo utente, come la posta
elettronica, il commercio elettronico e, in genere, i servizi pay e pay-per-view. Tutte
queste applicazioni ricadono nel profilo Interactive Broadcast per il quale il DVB ha
definito i protocolli di comunicazione e di interfaccia con la rete in grado di
assicurare l’elevato livello di affidabilità e sicurezza che questi servizi richiedono.
Anche in questo caso, valgono alcune delle considerazioni già fatte per i servizi
interattivi senza canale di ritorno. In aggiunta si può dire che, per certe tipologie di
servizio,     la     capacità     di
memorizzazione o la presenza di
un data carousel con ciclo di
aggiornamento breve non è più
un requisito fondamentale in
quanto il "contenuto" deve essere
fruito solamente nell'istante in
cui viene richiesto.Va comunque
tenuto conto che tutti i set-top-
box attualmente utilizzati per il
servizio DVB-S dispongono di un
modem interno che viene già
correntemente utilizzato per la
realizzazione dei servizi di pay-
per-view. L’interazione on-line
dell’utente con il fornitore dei
contenuti, attraverso la rete
telefonica,     consente     libertà
maggiore nella creazione di
nuove tipologie di servizi l'utente
potrà per esempio rispondere a
quiz e partecipare a giochi,
esprimere la propria opinione
sul programma mentre è ancora
in corso, o effettuare tramite
telecomando        l’acquisto     di
prodotti offerti dai servizi
commerciali           (e-commerce,
home-shopping, home-banking)
o, più in generale, accedere
all’offerta pay e ppv. Il costo per
l’utente nel caso di servizi pay e
ppv è essenzialmente legato alle
condizioni di abbonamento e di
fruizione del servizio. Nel caso di
e-commerce        il     costo     è
direttamente imputabile alle
transazioni. A questi costi si
aggiunge quello del terminale, la
cui      piattaforma       SW&HW
(capacità di memoria e di
gestione)        deve         essere
compatibile con la tipologia del servizio. In termini di banda del canale di ritorno, il
DVB ipotizza tre livelli di occupazione dettati dalla prevedibile evoluzione dei servizi
e dei terminali d’utente:
• livello basso (tipicamente 2,4÷9,6 kb/s), nei servizi attuali che utilizzano la rete te-
lefonica commutata;
• livello medio (tipicamente 64 kb/s), quando l’utente potrà disporre di connessioni
ISDN con accesso a Internet;
• livello alto (tramite ADSL, cable-modem, ecc.), compatibilmente con la reale diffu-
sione, a lungo termine, dei servizi.
I costi per il fornitore dei servizi, una volta
ammortizzati gli investimenti sulla piattaforma tecnologica, dovrebbero essere
determinati essenzialmente dalla complessità di gestione dell’SMS (Subscriber
Management System).

INTERNET E TV
Le trasmissioni DVB moderne consentono anche il trasporto di protocolli TCP/IP, e
pertanto di qualsiasi altro standard che utilizza TCP/IP, a velocità molto elevate. Il
formato DVB è stato ideato in modo da includere le tecniche di incapsulamento con
cui i pacchetti di dati MPEG-2 riescono a trasportare traffico TCP/IP alla stessa
velocità a più Mbit/s consentita dalla televisione digitale. Ciò permette la coesistenza
del traffico della TV digitale e di quello di Internet sullo stesso sistema e la ricezione
attraverso schede PC DVB o ricevitori (set-top box) DVB. Il formato DVB utilizza
pacchetti di dati a lunghezza fissa capaci di trasportare video e audio compressi per
ciascuno dei canali TV o radio trasmessi. DVB-Data adotta la stessa struttura di IP
per quanto riguarda i formati dei dati. Il gateway di dati, o incapsulatore, funge da
ponte di unione tra il mondo IP e il mondo DVB. I pacchetti IP vengono incapsulati
nel formato DVB e suddivisi quindi in pacchetti MPEG2, i quali vengono trasmessi in
multiplexing con video e audio attraverso flussi di trasporto MPEG e caricati in
uplink per la trasmissione via satellite. L'accesso condizionato è possibile. La scheda
PC del destinatario demodula i dati e li riassembla in pacchetti IP, identificando
quelli indirizzati al PC e ignorando gli altri. I pacchetti IP originali così rigenerati
possono essere visualizzati tramite browser, lettore multimediale o altro come un
qualsiasi flusso IP, ma a una velocità molto maggiore!
Combinando i concetti di Web e TV, di possibilità di mandare informazioni di tipo
Internet oltre a quelle televisive, si ha un sistema in grado di fornire una serie di
servizi multimediali interattivi di tipo domestico. Si verificò, negli anni passati, tra i
fabbricanti di televisori e quelli di computer una diatriba. Il televisore evolveva
sempre di più verso funzioni da computer, e veniva chiamato "Teleputer", i
fabbricanti di PC che vedevano sempre di più evolvere il computer verso sistemi di
televisione lo chiamavano "Compuvision". In realtà, nel futuro, questo strumento
sarà sicuramente la fusione tra il Teleputer e il Compuvision, con caratteristiche di
interfaccia uomo-macchine sostanzialmente differenti: il Teleputer sarà
essenzialmente un sistema a grande schermo, quindi da multimedialità domestica.
Nella casa del futuro avrà anche prestazioni da computer ma sarà soprattutto curato
nel surrounding, in tutta la parte sonora, in modo da avere un sistema di alta qualità
di Home Theatre. Viceversa, nell'applicazione da ufficio, da tavolo di lavoro, anche
nell'ambito domestico, il Compuvision sarà un sistema sempre a schermo limitato,
abbastanza piccolo, molto facile da accedere come interfaccia uomo-macchina, ma
più limitato, o più orientato ai sistemi d'ingresso attuali tipo computer a finestre.




                         Come Funziona ?
La possibilità di rappresentare un segnale (ovvero una grandezza variabile nel
tempo) come una sequenza di numeri è conosciuta fino dagli anni '40, che faceva
riferimento ad un teorema famoso, quello di Shannon, che si applica a tutti i tipi di
segnali, da quelli della telefonia a quelli radiofonici, ai segnali televisivi; ma solo
recentemente ha trovato applicazione nel campo delle apparecchiature per uso
domestico. Il più comune fra gli apparecchi di uso quotidiano che fanno riferimento
a queste tecniche è il riproduttore di CD.
Per codificare in forma numerica (digitale) un segnale acustico occorre
"campionarlo" (ovvero misurare il suo valore in un dato istante) a intervalli regolari
e quindi esprimere il valore della misura mediante un numero. La sequenza di
numeri che si ottiene è la rappresentazione numerica del segnale originale e può
essere registrata, trasmessa, duplicata usando le stesse tecniche che stanno alla base
della memorizzazione e trasmissione dei dati digitali.
Analogamente si può codificare un'immagine: occorrerà prima suddividerla in un
appropriato numero di punti (detti pixel), ed attribuire a ciascuno una codifica
numerica del colore; cosa che generalmente si fa indicando tre valori numerici che
rappresentano le intensità di ciascuna componente del colore (Rosso, Verde, Blu). Ad
esempio un immagine che compare sullo schermo di un normale computer può essere
rappresentata mediante 480.000 terne di numeri (una suddivisione tipica dello
schermo è in 800x600 pixel).
L'immagine in movimento, poi, è rappresentata mediante una successione di
immagini fisse, solitamente 25 al secondo.
Per ottenere un segnale televisivo, a questo punto, è sufficiente mettere insieme la
codifica delle immagini in movimento con due canali audio (per ottenere l'effetto
stereofonico), anch'essi codificati in forma numerica.
Poi, dopo la codifica del segnale televisivo dobbiamo preoccuparci di un dettaglio
che ci consenta di utilizzare effettivamente queste tecniche a costi ragionevoli. Per
fare ciò occorre limitare la quantità di dati che è necessario trasmettere; infatti
utilizzando le semplici tecniche di codifica descritte sopra, la quantità di dati da
trasmettere sarebbe tale da non essere praticamente utilizzabile (circa 1 Gbit/s).
Sono state quindi sviluppate tecniche di compressione dei dati e di modulazione dei
segnali che consentono di ridurre la quantità di dati ad una valore ragionevole
(anche se piuttosto elevato per gli standard attuali: 20 Mbits/s) e di trasmetterli su un
canale di 6 MHz di larghezza di banda (paragonabile alla larghezza di banda di un
canale televisivo analogico).
Il passo successivo consiste nella trasmissione dei segnali televisivi in modo che
possano raggiungere il destinatario. Anche per la televisione digitale sono previsti
tre canali: diffusione via cavo, diffusione via trasmissione radio terrestre e diffusione
via satellite.
Indipendentemente dal mezzo usato, è principalmente nella fase di trasmissione che
si evidenzia la superiorità delle trasmissioni digitali rispetto a quelle tradizionali
analogiche. Queste ultime, infatti, sono inevitabilmente affette da degradazioni del
segnale che si traducono in una perdita di qualità della trasmissione ricevuta. Ciò
non accade per la trasmissione di segnali in forma digitale, per i quali è possibile
garantire che il segnale ricevuto sia identico a quello trasmesso.
Infine è stato indispensabile che le maggiori ditte produttrici si accordassero intorno
ad uno standard ben definito per la codifica e la trasmissione dei segnali in modo che
fosse possibile dare una forma commerciale ai prodotti (sia i sistemi di produzione
delle trasmissioni, che gli apparecchi di ricezione).
Gli standard che sono nati sono due (uno Europeo (DVB) ed uno Statunitense (DVD)
molto simili, ma non compatibili fra loro).
Gli standard di televisione digitale attualmente esistenti prevedono sostanzialmente
due tipi di trasmissione: SDTV (Standard Definition Television) che supporta
trasmissioni di qualità comparabile a quelle normali analogiche ed HDTV (High
Definition Television) che offre trasmissioni di qualità audio e video assai superiore
a quelle attuali.
Un sistema di trasmissione della televisione digitale consiste di tre blocchi distinti:
    • sistema video (Video Subsystem)
    • sistema di trasporto (Service Multiplex and Transport)
    • sistema di trasmissione (RF/Transmission System)
Il sistema video ha lo scopo di codificare i segnali audio e video e di effettuare la
compressione dei dati.
Il sistema di trasporto ha lo scopo di organizzare le sequenze di dati (video, audio ed
ausiliarie) e "mescolarle" in modo da trasformarle in un'unica sequenza di
"pacchetti" di dati adatta per la trasmissione.
Il sistema di trasmissione ha la funzione di aggiungere ai pacchetti di dati le
informazioni necessarie alla trasmissione (ad esempio i codici di controllo e
correzione degli errori) e di modulare il segnale portante. Solo quest'ultima parte
(ovvero la generazione del segnale di trasmissione) si differenza a seconda del mezzo
trasmissivo usato.

Il servizio DVB-T, cioè della televisione digitale terrestre, sarà realizzato con
tecniche di compressione video e audio secondo lo standard MPEG. Nel particolare,
il sistema di codifica audio si attiene allo standard MPEG LayerII MUSICAM, un
formato compresso multicanale, come il Dolby Digital AC-3, ma inferiore di qualità,
già usato nel Digital Audio Broadcasting (DAB). Lo standard MPEG2 del sistema di
codifica video accetta in ingresso quattro formati o "Livelli" da codificare, che sono:
Low Level, Main Level, High-1440 Level e High Level. Questi si differenziano per
qualità e perché sono caratterizzati ciascuno da un proprio range del bit rate di
sorgente (da 4 Mbit/s per una qualità tipo VCR fino a 60 Mbit/s per una qualità
HDTV). Come risultato della codifica lo standard M-PEG2 offre differenti "Profili".
Ciascun Profilo è caratterizzato da un set di strumenti di compressione i quali
caratterizzano il sistema di codifica. I profili sono cinque (Simple Profile, Main
Profile, SNR Scalable Profile, Spatially Scalable e High Profile) e ciascuno di essi è
progressivamente più sofisticato e aggiunge degli strumenti di compressione al
precedente. Non tutte le combinazioni di Livelli e Profili sono approvati dallo
standard, infatti solo undici delle venti combinazioni sono accettate. La codifica di
sorgente MPEG2 utilizzata dal DVB è caratterizzata da:


 uso della combinazione Main Profile e Main Level
 frame rate di 25 Hz; o formato 4:3 o 16:9
 header della sequenza video e frame indipendente dai precedenti codificati almeno
ogni 500 ms.

Subito dopo la codifica di sorgente, i canali da trasmettere vengono accorpati in un
unico stream mediante una operazione di multiplazione. La codifica di canale è
realizzata quindi applicando diversi processi di codifica allo strema con tecniche di
codifica che permettono una buona rilevazione e correzione degli errori in ricezione.
Come il DAB anche il DVB-T usa una modulazione OFDM (sistema di modulazione
studiato per il trasporto di segnali digitali nelle gamme di frequenza VHF – UHF
attraverso i ripetitori televisivi terrestri), che utilizza 1705 portanti nel modo 2k e
6817 nel modo 8k. Le portanti, a loro volta sono modulate QPSK o QAM a seconda
del bit-rate desiderato. Lo standard DVB-T lascia libera la scelta dei parametri del
segnale (tipo di modulazione delle portanti OFDM, protezione, intervallo di guardia,
ecc.) ed offre un insieme di possibilità a secondo delle prestazioni che si vogliono
ottenere. Infatti, in dipendenza del tipo di modulazione delle portanti OFDM
utilizzata (QPSK, 16QAM o 64QAM), la capacità totale utile di un canale RF di 8
MHz varia da un minimo di 6Mbit/s ad un massimo di 32 Mbit/s. In pratica però la
garanzia di una adeguata protezione (aggiunta di bit di ridondanza ai bit di
informazione utile) e l'opportunità di sfruttare il canale in modo efficiente fanno
restringere il range di variabilità della capacità all'intervallo 12 - 24 Mbit/s. Anche
per il DVB-T, come per il DAB, si può quindi parlare di bouquet di servizi potendo
trasmettere da 2 fino a 4 programmi a definizione standard (SDTV) più servizi di
data broadcasting. La capacità totale del canale può essere anche sfruttata per
standard televisivi ad alta qualità, come la televisione ad alta definizione (High
Definition TeleVision) che richiede 24 Mbit/s per programma (1 programma per
canale). Il DVB-T è caratterizzato da due modi di trasmissione: il modo 2k e il modo
8k e, analogamente al sistema DAB, consente anch'esso di operare in SFN. Il modo
'2k' possedendo, a parità di rapporto tra durata di simbolo e intervallo di guardia, un
intervallo di guardia minore rispetto al modo '8k', richiede una minore distanza tra i
singoli trasmettitori della rete SFN e si presta quindi ad essere usato per la
realizzazione di piccole reti e con basse potenze da irradiare. Ovviamente la
realizzazione di una SFN per il DVB-T pone le stesse stringenti condizioni sugli
impianti di diffusione del segnale già incontrate per il DAB: identico contenuto di
segnale, sincronizzazione nel tempo e coerenza in frequenza. L'adozione della
tecnica di modulazione OFDM consente di prevedere per il DVB-T tre diverse
condizioni di ricezione:


 fissa;
 portatile "indoor";
 portatile "outdoor".


Il Decoder
I ricevitori per il sistema DVB-T sono già disponibili
sul mercato anglosassone, laddove, a partire dallo
scorso novembre, è stato avviato il servizio di
televisione digitale terrestre, nella forma di unità
esterne dette Set Top Box. Queste unità, connesse
all'antenna terrestre convertono i segnali digitali ricevuti in segnali analogici
direttamente utilizzabili dagli apparecchi televisivi tradizionali. In seguito saranno
disponibili televisori con decoder digitale integrato in grado di ricevere direttamente
dall'antenna terrestre. Dopo una prima fase, il prezzo al dettaglio dei ricevitori
digitali si prevede possa aggirarsi sui 400-500 euro, variabile in dipendenza del
numero delle piattaforme digitali con cui sono compatibili. Successivamente,
riduzioni di prezzo saranno possibili, secondo le previsioni dei produttori, allorché il
volume      di     produzione     raggiungerà      qualche     milione      di    unità.
I ricevitori DVB-T, generalmente indicati con l'acronimo IRD, sono dispositivi
dall'elevata complessità essendo composti da una circuiteria analogica dedicata alla
demodulazione del segnale ricevuto e da una parte digitale che può esser assimilata
ad un vero e proprio calcolatore elettronico. Infatti dal segnale ricevuto e
demodulato si ottiene uno stream binario che viene a sua volta elaborato dalla
circuiteria digitale. L'elaborazione del segnale digitale viene effettuata mediante un
microprocessore e il software ad esso associato. In questo modo i ricevitori DVB
sono in grado di gestire:


 la decodifica di segnali audio e video digitali,
 l'accesso condizionato,
 la guida elettronica dei programmi,
le periferiche utilizzate per lo scambio dati.



In ogni caso qualsiasi funzionalità implementata dal ricevitore è controllata via
software. Generalmente il software del ricevitore è strutturato in due parti: la prima
parte costituisce un vero e proprio sistema operativo che amministra le periferiche e
le risorse hardware dell'IRD, mentre una seconda parte si occupa
dell'implementazione delle varie funzionalità. Il software di gestione dei ricevitori
potrà essere aggiornato da remoto permettendo il miglioramento delle funzioni già
realizzate e anche la realizzazione di funzioni non previste all'atto dell'immissione sul
mercato. La definizione inoltre di Application Programming Interface (API) mette a
disposizione dei programmatori, che devono aggiornare il software del ricevitore,
una ampia gamma di librerie e routine che consentono una semplice riscrittura delle
nuove applicazioni senza dover necessariamente conoscere in dettaglio le specifiche
del sistema DVB-T. Il digitale in generale, consente la diffusione di un maggior
numero di servizi, di migliorare la qualità audio/video e di utilizzare in modo più
efficiente lo spettro. Inoltre la digitalizzazione fa sì che la maggioranza degli utenti
possa avere un largo accesso in modalità interattiva a diversi tipi di informazione.

La DVB-T permette:

 di raggiungere da subito la quasi totalità della popolazione, consentendo la
ricezione con l'attuale sistema domestico d'antenna analogico (servizio universale):
infatti le frequenze di cui il sistema DVB-T farà uso coincidono con quelle del
servizio TV analogico. Accanto ai servizi a pagamento la DVB-T è la soluzione più
efficace per la diffusione dei servizi TV gratuiti (free-to-air);
 di costituire l'unico mezzo pratico per la ricezione portatile;
 di ridurre i costi di implementazione delle reti, grazie al riutilizzo delle
infrastrutture analogiche esistenti;
 di effettuare la diffusione regionale/locale.

Va sottolineata inoltre la robustezza di una rete DVB-T rispetto ad azioni di disturbo
o sostituzione del segnale.




            Gli operatori presenti in Italia
Stream e Tele+ sono i soli operatori di pay-tv in Italia. Eccone in sintesi le
caratteristiche.
TELE+: controllata per il 99% dai francesi di Canal Plus e per l'1% dalla Rai, è la
pay-tv che controlla la maggiore quota di mercato in Italia.
    Abbonati: sono 1.640.000 i decoder Tele+ installati nelle case degli italiani. Il
      numero degli abbonamenti, che possono essere più di uno per ciascun
      abbonato, raggiunge quasi i due milioni e mezzo.
    Calcio: la squadra di Telepiù conta tra i club di serie A: Juventus, Milan,
      Inter, Bologna, Chievo, Perugia, Reggina, Atalanta, Torino, Brescia, Empoli;
      di serie B: Bari, Cosenza, Genoa, Torino, Monza, Pescara, Ternana, Pistoiese,
      Treviso, Piacenza, Ravenna, Verona, Salernitana, Cagliari; e tre di serie C:
      Messina, Catania, Livorno.
    Canali: l'offerta della piattaforma digitale D+ conta 90 canali. Di questi, 16
      sono di pay per view, con film, teatro, calcio, Formula 1 e l'offerta a luci rosse
      di Hot Club.
    Esclusive: Tele+ ha preacquistato i diritti del prossimo film di Roberto
      Benigni, "Pinocchio", e di quello di Nanni Moretti, "La Stanza del figlio".
    Testimonial: tra i "volti" di Telepiù, Leonardo Pieraccioni, di cui vengono
      trasmessi gli spettacoli teatrali, Aldo, Giovanni e Giacomo e Beppe Grillo.

STREAM: il secondo operatore italiano di tv digitale, è oggi controllata al 50% da
Telecom Italia e al 50% dalla NewsCorp di Rupert Murdoch.
     Abbonati: stream conta 680.000 abbonati, mentre il numero complessivo degli
      abbonamenti è di 1.100.000. Stream è stata costituita nel dicembre 1993 e dal
      giugno '98 la società opera a tutto campo nel mercato della televisione
      digitale, anche via satellite. Da giugno 2000 il pacchetto azionario di Stream
      è diviso equamente tra Telecom Italia, e la Sky Global Network del magnate
      australiano Rupert Murdoch dopo l'acquisizione delle quote detenute dal
      Gruppo Cecchi Gori e dalla società Sds.
     Calcio: le squadre di Stream che giocano in serie A: Roma, Lazio, Parma,
      Udinese; quelle di serie B: Fiorentina, Sampdoria, Venezia, Siena, Napoli; e
      quelle di serie C: Palermo, Avellino, Benevento.
     Canali: sono 104 i canali digitali di Stream. Tra questi, 18 canali tematici (6
      di cinema, 5 di sport, Cfn su borsa e finanza, Stream News, National
      Geographic Channel, Fox Kids e altri), 10 interattivi (meteo, arte, oroscopo,
      viaggi, lotto ecc.) e 68 di pay per view. A questi si aggiungono 40 canali audio
      per l'ascolto digitale della musica 24 ore su 24.
     Esclusive: oltre al campionato di calcio, i piatti forti di Stream sono il canale
      24 ore su 24 sul Grande Fratello (interattivo grazie alla tecnologia ITV) e le
      157 partite della Champions League.
 Testimonial: tra i "volti" di Stream Serena Dandini, che presenta i film di
     Cinema Stream, e Nancy Brilli, che con La Grande Sorella presenta su Studio
     Universal una serie di film al femminile.



TELE+ “Il digitale per ottimizzare il segnale televisivo”
          INTERVISTA al Dott.LOQUENZI ( Capo redazione istituzionale)


Buongiorno dott. Loquenzi, quali sono le ragioni che spingono ad optare per il
digitale?
E’ evidente che uno dei primi motivi che spingono i paesi e gli operatori a
trasformare i segnali da analogici a digitali sono problemi di ricezione. Una partita
dell’Italia, ad esempio, si vede anche se il segnale televisivo arriva a casa nostra
disturbato, ma a lungo andare, si vorrà fare qualcosa per migliorarlo. Tant’è che,
chi non riceve il segnale analogico adeguato arriva ad istallarsi la parabola per
vederlo in digitale satellitare. Questo dimostra come a lungo andare la gente vuole il
segnale limpido, chiaro e ben ricevuto. C’è tanta gente in Italia che si trova in una
zona sperduta di montagna dove il segnale analogico di RAI e MEDIASET non
arriva. Allora si istalla una parabola ed un decoder, e attraverso il satellite riceve i
segnali digitali di Rai e Mediaste anche se abita nella più sperduta valle valdostana.
L’esigenza di vedere bene è giusta ed è uno dei principali fattori che spingono a
cambiare un certo giorno che per l’Italia sarà il 31 dicembre 2006, tutta la ricezione
da analogica a digitale.




Cosa si guadagnerà con il digitale?
Il digitale non è solo una qualità migliore di ricezione. Nei canali digitali si possono
avere una serie di dati informativi che rendono più ricca l’utilizzazione del decoder
audio- visivo. Possono fornire il doppio audio. Soltanto gli abbonati a Tele+ che
hanno il digitale satellitare possono vedere un film in italiano, inglese o francese.
Oppure possono vedere il film in una lingua con i sottotitoli in un'altra. Posso
chiedere alla tv di avere più informazioni su quello che sto vedendo. Vedo un film,
spingo un tasto sul mio telecomando e vedo che il film è stato fatto nel 1990, attori,
quando è cominciato. Questa è una serie di elementi che spingono a cambiare. La
tecnologia digitale è migliore di quella analogica. Trasmettere in digitale vuol dire
risparmiare tantissimo in termini di energia di emissione. Il segnale irradiato in una
certa zona in analogico richiede un tot di energia, in digitale altra. In alcune zone
così si riduce tantissimo l’inquinamento elettromagnetico. Dove ci sono i tralicci che
emettono il segnale per la tv analogica, sono zone altamente inquinanti. Le
popolazioni locali si ribellano perché sanno da studi fatti che ci possono essere
problemi per la loro salute. Il digitale porterà ad avere dove ci sono gli attuali 12
canali attuali, almeno 40 o 50 canali in più. Sono tutti elementi da prendere in
considerazione.
Come riempirete tutto questo nuovo spazio?
Il cliente vuole contenuti e ci si porrà il problema di quali contenuti mettere dove ci
sono un quintuplo di canali in più. Comunque parliamo di transizione lunga e molto
presto il mercato metterà a disposizione tv con un decoder incorporato integrato
come già succede in Inghilterra. Così quando il televisore si cambierà, se ne avrà
uno nuovo con il decoder integrato. A lungo andare non costerà molto di più. In
Italia si spendono 20 milioni per avere un televisore al plasma o un video 16:9
quando, in Italia, escluso Tele+, non ci sono programmi 16:9. Il processo naturale
porterà la gente a comprarsi TV digitali e saprà che comunque avrà questo
vantaggio. Attraverso i governi si dovranno convenzionare i decoder. Governi come
quello svedese mandano coupon in cui si dice che in un certo numero di anni si
convertiranno i televisori in modo da ricevere segnali digitali. Si fanno piani fiscali.
Si preparano gli utenti. Si rottamano le televisioni. Si sovvenzionano in modo da
avere un decoder. Si farà in modo che il costo del decoder, sia il più basso possibile
se non addirittura sovvenzionato dallo stato.
Su cosa punta Tele+ ?
Poi noi punteremo sui contenuti e sulla qualità del digitale. Noi puntiamo sul fatto
che due pilastri della nostra programmazione sono cinema e sport e poi calcio. Se si
vuole vedere film di qualità o le partite ci si abbona a Tele+. Noi abbiamo un
centinaio di canali digitali, che danno una offerta di cinema e sport, ma anche
documentari, viaggi e cortometraggi. C’è un bouchet base nel quale ci sono canali di
cucina, documentaristica, viaggi, cinema classico, anni’30. Offerta di canali diversi
che vanno in contro al cliente come musica classica, teatro, offerta molto varia che
fa si che ognuno scelga e vada a vedere il programma che più gli piaccia.
Come sfruttate la possibilità dell’interattività televisiva offerta dal digitale?
Per quanto riguarda l’interattività è qualcosa che stiamo avviando in quest’ultimo
periodo. Ci sono alcuni elementi di interattività, per esempio il nostro canale
interattivo sulla formula1 che permette di far scegliere a chi guarda il Gran Premio
l’inquadratura che preferisce. Si apre una delle 3 immagini e si può avere ad
esempio l’inquadratura del pilota. Poi ci sono alcuni canali interattivi di
meteorologia, si può selezionare la propria zona e farsi fare delle previsioni precise.
C’è un servizio interattivo di cinema, si potranno chiedere informazioni sui
programmi che si vedranno. Stream ha presentato più tipi di interattività come i
servizi di home-banking. Noi ancora non li abbiamo lanciati. Anche perché
l’esperienza in Europa dimostra che non c’è una grande esplosione di servizi
interattivi di Tv. BskyB che è la più grande Tv digitale in Europa raccoglie in questo
settore lo 0.2 o 0.3 percento. Non è ancora una grande risorsa, forse lo sarà in
futuro. Le nostre entrate sono l’abbonamento e una piccola quota di pubblicità.
Abbiamo servizi di pay-per-view, c’è un menù sempre disponibile con film più recenti
di quelli che si possono vedere su canale premium, hanno un costo di 4,5 euro e
vengono ritrasmessi ogni tot di tempo. Ma questa non è interattività. L’offerta è
talmente vasta che il palinsesto se lo costruisce il cliente.
I servizi saranno sempre decisi a monte?
I decoder hanno inserito un disco rigido. La prossima generazione di decoder sarà
sempre più simile ad un computer e la differenza con questo diventerà sempre più
labile.Con il digitale si potrà fare anche un canale di ritorno ma questo non prima di
5 o 6 anni diventerà un fenomeno di massa.
La tv potrà diventare interattiva come un Pc?
Io l’interattività a tutti i costi non ce la vedo. Non bisogna premere troppo
l’accelleratore sull’interattività. Bisogna pensare che la gente è interattiva tutto il
giorno tra computer e telefono e altro. Penso che arrivi la sera a casa e per prima
cosa voglia gustarsi un bel programma o un film a sua scelta. Questo è il nostro
primo obbiettivo. La gente è anche stanca di interattività e con il minimo sforzo
possibile vuole vedere quello che vuole. L’importante è che ogni sera ci siano 2 o 3
film tra cui scegliere. Il resto forse sarà una prospettiva tecnologica. Il cliente
continuerà a vedere il PC come luogo dell’interattività e la Tv in modo passivo . La
tecnologia andrà avanti , se poi sarà tv o pc-tv al cliente importerà poco e alla fine
sono 2 concetti simili. I contenuti saranno sempre veicolati allo stesso modo e
saranno digitali.
Come vede il futuro della tv?
Io credo che la gran parte della tv generalista abbia ancora il suo futuro, anche
perchè la tv digitale si rivolge a segmenti di mecato diversi. Quando tutti saranno sul
digitale un cambiamento ci sarà sia nella economia sia nel modo in cui viene fruita
la tv. I gusti cambieranno. Le tv generaliste dovranno imparare a gestire i contenuti.
Diminuirà l’importanza della pubblicità. La struttura del bouchet è molrto simile a
quello di una tv generalista. Ma quando uno ha tanti canali, è possibile fare un
canale di nicchia, come un canale di pesca, come è Gambero Rosso Chanel. Il cliente
dice “io vedo solo questo”, io gli devo offrire quello. Non una tv minimo comune
denominatore ma una tv massimo comune multiplo.
Quanto è importante il calcio?
E’ la nostra killer application, se non ce l’hai muori o meglio ammazzi il
concorrente. E’ il nostro pilastro e poi come fa vedere il calcio tele+ non ha
paragoni. E’ tutta un'altra emozione sapere di stare a vedere solo la partita di calcio
senza l’asillo del programma successivo che incombe.
STREAM       “Segnale digitale per una TV interattiva”
   INTERVISTA al Dott. RUSSO ( Vice-capo redazione istituzionale)
L'idea di Stream è quella di lavorare su una idea di televisione che cerca di dare un
plus al cliente rispetto al nostro competitor. Siamo nati come una società che si
occupava di servizi multimediali interattivi. In origine la nostra società si occupava
di quei servizi, ora più famosi agli italiani, permessi dalla tecnologia di trasmissione
del segnale televisivo su doppino telefonico, il doppino telefonico in rame che si
chiama ADSL. Attraverso l'ADSL, circa 7 anni fa', facemmo un travel su 500 utenti a
Milano e altrettanti a Roma, nel quale si sperimentava un tipo di televisione che era
di tipo interattivo. L'idea dell'allora gruppo STET però non era quella di sviluppare
una televisione, ma servizi multimediali soprattutto di tipo interattivo per qualcosa
che ancora sarebbe dovuto nascere, che non si sapeva bene se sarebbe stato il
computer o la televisione. Noi avevamo un Set-o-box, cioè un ricevitore che permette
di fare all'interno di un albero di navigazione su una normale tv una serie di servizi
riutilizzando la presa telefonica. Quei servizi erano di tipo interattivo, servizi
televisivi, servizi video on demand, servizi al cittadino, shopping e cose di questo
genere. L’idea era quella di un televisore domestico che mettesse in collegamento le
famiglie con una enorme quantità di servizi o centri servizi. Attraverso lo sviluppo
della banda larga si pensava di creare una quantità enorme di servizi o centri servizi,
cioè servizi multimediali che avrebbero dato un qualcosa in più nella società
dell’informazione. Questo era il punto sul quale si stava lavorando. Quella
tecnologia era ancora abbastanza primordiale, ma abituò gli italiani ad avere un uso
interattivo del televisore domestico. Da un sistema di fruizione passivo quale era
quello della televisione a un sistema di fruizione atttivo che passava attraverso l’uso
di un telecomando che richiamava servizi sul televisore domestico. Serviva un
televisore, un decoder e poi c’era bisogno di una linea telefonica, perché tutto ciò
funzionava sulla rete telefonica. Nel frattempo nacque un accordo strategico a livello
mondiale fra il gruppo STET e l’IBM che diede vita all’attuale Stream. Una società
che si occupava sempre di servizi multimediali interattivi, ma cresceva sviluppando
servizi di televisione digitale, servizi su cavo, e lo faceva attraverso una rete, la rete
Socrate. Qui si metteva a disposizione delle famiglie italiane, direttamente a casa dei
clienti, i servizi interattivi su fibbra ottica. Ma in realtà era qualcosa di intermedio
che si chiamava HFC. Per cui attraverso degli apparati, che erano posizionati in
maniera abbastanza vicina all’utente finale, si poteva comprimere un segnale
digitale e inviarlo direttamente a casa del cliente.
Cosa era la Rete Socrate?
La rete Socrate era un progetto portato avanti dal gruppo STET, ormai 7anni fa’, nel
quale sostanzialmente si diceva di anticipare degli investimenti che il gruppo
Telecom comunque farà sulla rete e portare direttamente nelle case degli italiani la
fibra ottica. Mettere insieme una quantità enorme di risorse per circa 20mila miliardi
di lire anticipando quello che il gruppo di telecomunicazioni comunque dovrà fare
con tempi di ammortamento di circa 20 anni. Si dice questo: dal momento che è una
cosa che comunque si dovrà fare, non passiamo attraverso le tecnologie intermedie
ma facciamo il grande salto e passiamo subito alla fibra ottica. Questa era il top
della società dell’informazione: tutti possono parlare con tutti e in contemporanea.
Le capacità di interazione su reti a fibra ottica sono praticamente infinite. Si iniziò a
cablare e si arrivò a circa 2 milioni di cavi passati. Quello che mancava di fare
erano società o utenze commercialmente utili. Stream portò la televisione via cavo a
casa del cliente attraverso la Rete Socrate con una serie di servizi che venivano
messi a punto.
A cosa è dovuta la scarsa diffusione del cavo in Italia?
Il punto è questo: gli investimenti erano molto elevati. Intanto nasceva tutto il
problema della proprietà, per cui ritornò in auge l’idea di riportare a casa del
cliente un flusso televisivo utilizzando l’ADSL, ossia quella tecnologia per la quale si
era deciso di fare il cosiddetto salto. Avevamo la possibilità di comprimere un
segnale digitale e distribuirlo su rete telefonica. Saltare le tappe intermedie e rendere
funzionante questa tecnologia che all’inizio sarà ibrida, ma arriverà ad essere una
tecnologia piena. Dal momento che cablare costava troppo, si riprovava l’idea
dell’ADSL e si vedeva se c’era la possibilità per l’utente di avere su un normale
computer, un flusso video. Oggi abbonandomi a un normale sistema come Fastweb o
Alice c’è la possibilità di vedere un flusso televisivo su PC. C’è una qualità televisiva
grosso modo come quella di un normale VHS. Si vede una normale televisione live su
PC. Allora ci furono grandi battaglie tra chi sosteneva che il Pc si sarebbe
trasformato in una televisione e chi diceva il contrario. Ma queste sono tutte
tecnality. Il problema vero è che si deve creare una società di consumo e dunque di
prodotti multimediali che siano caratterizzati dall’interattività.
Ma quella che descrive lei è la web-tv, o la ip-tv ?
In realtà bisogna tener conto di una cosa, Negroponte dice: ”I bit sono bit”, una
volta che tu prendi un segnale che da analogico lo trasformi in digitale, metti insieme
una sequenza di numeri e di informazioni che sono a disposizione del cliente. Questi
bit in sede di ricezione si trasformano in audio, video, dati ed altro. E dal momento
che già ora si viaggia a 650kb si può vedere una normale televisione sul web
attraverso i video on demand. Fastweb fa questo. C’è già una tale offerta televisiva.
Poi Stream nelle zone cablate continua ad erogare servizi televisivi. Con un
vantaggio che mentre sulla fibra ottica sei in grado di fare lo zapping, ed è un
elemento estremamente importante, nel caso della banda anche per i più bassi
contenuti di bit, io posso richiamare un segnale televisivo, ma il problema è il
cosiddetto canale di ritorno. Già ora posso collegarmi ad un flusso video live ma il
grande salto verrà fatto quando faremo il salto a 1,5 o 2 Mb, che è qualcosa che sta
dietro l’angolo. La rete verrà man mano implementata in sede di apparati che sono
in grado di comprimere il segnale in digitale. A casa mia riceverò una serie di
informazioni che si trasformano in flussi audio video etc. Lo farò attraverso rete fissa
e mobile. Quindi quello di cui stiamo parlando è una fase di evoluzione molto forte
ed aperta, in cui il terminale domestico sarà il televisore, il computer, il palmare o il
telefonino cellulare. Sta accadendo che il digitale sta cambiando il sistema.
Quando sarà possibile tutto questo?
 Io sono convinto personalmente di una cosa. La tecnologia digitale sarà resa
disponibile quando i produttori di apparati metteranno a disposizione tecnologie che
faranno sviluppare il mercato. Il mercato c’è, ma chi darà gli apparati? Chi
produrrà i terminali in grado di fruire dei segnali digitali? Che si vada verso il
digitale è una scelta assodata sia a livello culturale che politico. La scelta è il
digitale. Ma come la scelta del colore in Italia fu ritardata di circa 10 anni per motivi
politici, nonostante fossimo tecnologicamente pronti, dicendo che era qualcosa di
non particolarmente innovativo nell’elettronica di consumo, così noi già ora siamo
tecnologicamente pronti per trasmettere e ricevere i segnali digitali.
Stream, anche se su satellite, già ora fa televisione digitale. Qual è il plus che vi
fornisce questa tecnologia?
Stream fa televisione digitale e lavora su satellite e cavo. La legge Meccanico del
1997 impediva ad una società di telecomunicazioni di entrare nel mondo televisivo.
Le società di telecomunicazioni che si approcciavano al mondo televisivo
sostenevano, dal momento che facevano servizi multimediali di tipo interattivo, che si
trattava di servizi di telecomunicazione a valore aggiunto. La legge diceva infatti
che le società di telecomunicazioni potevano fare servizi di telecomunicazione a
valore aggiunto, ma non potevano entrare nel mondo della televisione. A un certo
punto, quando si decise di utilizzare le reti di telecomunicazioni, ossia doppini
telefonici e tecnologie intermedie a fibra ottica, la legge Meccanico fu modificata e si
permise a tutti di fare tutto. Le società di televisione possono fare telecomunicazioni
e le società di telecomunicazioni possono fare televisione. Pian piano si avviava alla
società dell’informazione di cui stiamo parlando. Poi naturalmente ciascuno avrebbe
potuto avere il suo specifico campo. Tra questi c’era quello del service provider, che
rendeva disponibili contenuti da dare al cliente. Stream è nato per essere un service
provider ma i servizi che faceva su fibra ottica, cioè attraverso diffusione via cavo,
erano servizi di tipo diffusivo, in più c’era una prima serie di servizi di tipo
interattivo. Non essendoci però gli apparati a disposizione la crescita del mercato è
allentata.
Per apparati cosa intende?
TV sat, il televisore attuale è analogico. Quindi per trasformare un segnale abbiamo
bisogno di un set-o-box, o chiamiamolo meglio: di un decoder.
Cosa vi permette un decoder?
Il mercato televisivo era completamente dominato dal segnale analogico. Poi c’era
una costola del mercato del segnale analogico, che permetteva di fare con quello,
televisione a pagamento. Erano le reti Tele+, televisione analogica a pagamento. Per
poter avere un segnale analogico a pagamento occorreva renderlo criptato. Il
decoder serviva a rendere in chiaro il segnale. Quando nasce il mercato della
televisione digitale a pagamento, Stream fornisce questo segnale su cavo, mentre
Tele+ lo distribuisce su satellite attraverso D+, che è l’offerta digitale satellitare di
Tele+, e da vita ai primi canali di televisione digitale.
Qual è la differenza fra un segnale analogico e uno digitale?
In una frequenza destinata a coprire un segnale televisivo, il digitale, la tecnica di
compressione del segnale su una riga analogica, può caricare da quattro a cinque
canali. Si può arrivare anche a 6, comunque 4 o 5 segnali ottimali. Quindi avendo la
risorsa scarsa che è la frequenza, dove ho solo un solo canale televisivo, ne posso
arrivare ad avere fino a 5. Questo moltiplica l’offerta e quindi cambia
sostanzialmente il panorama televisivo. In quella fase quindi avevamo Stream che
per motivi di legge distribuiva solo su cavo, aveva il suo bouchet e dava servizi
televisivi su cavo, mentre l’inserimento satellitare veniva coperto attraverso l’offerta
D+ di Tele+. A questo punto, quelli che cambiavano avevano a disposizione un
ricevitore di segnale satellitare digitale. In realtà cosa succede? Abbiamo un decoder
che da questo momento verrà chiamato set-o-box. Si emette un segnale che arriva al
televisore domestico che è analogico per cui, per poter ricevere un segnale digitale
ho bisogno di un apparecchio intermedio che è il decoder che riceve il segnale in
digitale e lo trasforma in analogico, rendendolo disponibile sul nostro televisore
analogico. Con il tempo, il televisore sarà fornito già di scheda o apparati che
inseriti già al momento dell’acquisto nel tv sat, renderà direttamente disponibile il
segnale senza il set-o-box. Il s-o-b è una scatola che si aggiunge al televisore e gli
permette determinate funzioni. Il s-o-b è un piccolo computer perché dotato della sua
Rom, cioè di una sua capacità di memoria che gli permette di attuare metodi di
duplicazione di un segnale, rendendolo disponibile su televisore. Gli operatori di
televisione moltiplicando i canali che avevano a disposizione creavano un nuovo
modello di televisione. Chi era abituato a vedere Canale5, Italia1 etc e le 600 reti
locali, a questi si aggiunge una quantità enorme di segnali televisivi che essendo
trattati attraverso tecnologie digitali incrementano enormemente l’offerta. Stream ha
oggi la capacità di digitalizzare e rendere disponibili all’utente finale circa 400
canali televisivi digitali in contemporanea.
Come trattate i canali sul digitale?
Nella fase in cui i segnali erano trasmessi in cavo da Stream e in satellite da Tele+
nacque l’idea di fare una piattaforma comune di tutti gli operatori digitali in cui tutti
avevano accesso, ma l’operazione fu bloccata dall’antitrust europeo. Quindi ad un
certo punto Stream dovette decidere se continuare ad essere presente sul mercato al
momento in cui il piano Socrate veniva bloccato e non sarebbero state consegnate da
telecom delle case cablate e non ci sarebbe stata la possibilità di arrivare fisicamente
a casa del cliente e il piano di cablaggio si interruppe. Si decise ad un certo punto di
poter mettere a disposizione dell’utente l’interattività attraverso il segnale televisivo
digitale via satellite. I servizi che noi chiamiamo a bassa interattività erano servizi di
pay-per-view e near video on demand.
Cosa si può fare?
Il mercato dei canali diffusivi di televisione, al momento in cui io compravo un
canale televisivo, permetteva di comprare un gruppo di canali televisivi. Attraverso
la bassa interattività io sfruttavo le capacità del s-o-b e soprattutto del telecomando
in connessione permanente con la piattaforma attraverso una normale linea
telefonica. Io sono nella condizione di fare servizi a bassa interattività, cioè posso
comprare un prodotto in pay-per-view e posso comprare un prodotto in near video
on demand. Io mando il programma in onda ogni mezz’ora, ma potrei farlo anche
ogni 7 minuti, che per tutta una serie di scelte di via commerciale si preferisce fare
ogni mezz’ora, io tranquillamente a casa mia decido di comprare il mio prodotto, il
film senza avere l’assillo dell’orario e quindi questi servizi a bassa interattività che
era possibile rendere disponibile su cavo , si poteva allo stato attuale della
tecnologia, ma parliamo di 4 anni fa’, si poteva rendere disponibile anche su
satellite. Quindi Stream decise di fare degli investimenti sul digitale satellitare. Mise
a punto una offerta indipendente da D+ di Tele+ digitale. Quindi partì con questa
offerta e andò in concorrenza rispetto a Tele+. Si è sviluppato quindi in Italia un
mercato di televisione digitale. Quindi la situazione presente in Italia è quella di una
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Televisione Digitale - Nuovi Media

  • 1. La
Televisione
 Digitale 
 
 
 
 La
nuova
sfida
degli
 operatori
broad­casting
 
 di Damiano Crognali damiano@crognali.it www.crognali.it twitter.com/ilbellodelweb DOCUMENTO DEL 2002 – POTREBBE ESSERE OBSOLETO E SORPASSATO DAGLI SVILUPPI TECNOLOGICI RECENTI
  • 2. In questo periodo stiamo assistendo al lancio della TV digitale, prima via satellite, poi con trasmissione via cavo, fino all’arrivo televisione digitale terrestre. Ma cos'è di preciso? Inoltre, questa tecnologia emergente porterà la svolta rivoluzionaria che tutti credono? Sembra che tutto debba diventare digitale: formati video, formati musicali, surround sound, radio e ora anche la TV è digitale. La nuova tecnologia ”digitale” sta favorendo un’autentica rivoluzione nel mondo della Televisione, non solo per la nuova opportunità di fruizione derivante dall’interattività, ma anche per l’inevitabile impatto che avrà nei processi di produzione. "Digitale" non è solo sinonimo di nuovo standard di registrazione e di qualità, significa soprattutto "numerico", e quindi la ristrutturazione in atto non può limitarsi all’ambito tecnico e strumentale, ma necessita di una nuova organizzazione del lavoro stesso. Sicuramente si dovrà porre maggiore attenzione alle tecnologie e metodologie informatiche. Tutto ciò è realizzabile solo con un approccio culturale e professionale diverso da quello ereditato nell’ambito analogico. Digitale significa computer, i videoregistratori ed i mixer: le loro interfacce a bottoni non potranno essere per sempre l’unico esempio di interfaccia operativa. Il digitale porterà presto ad un aumento vertiginoso di performance accompagnate da crollo dei costi di produzione a patto di saper gestire opportunamente le nuove tecnologie. La televisione e l’intero mondo della comunicazione visiva, con l’arrivo di canali tematici, aumenterà a dismisura il volume di materiale prodotto e da produrre, da catalogare, da reperire velocemente e da riutilizzare, la frammentazione della produzione sarà sempre maggiore ed esasperata. Si deve cambiare, si devono modificare i processi produttivi, ci si deve convincere che i vecchi schemi non reggono più, bisogna rendersi disponibili all’innovazione per non restarne esclusi. Oggi si può veramente fare "televisione" anche con due sole telecamere, una rete di tre o quattro PC e un capace Videoserver, i cui costi continuano ad abbassarsi, e servono soprattutto idee e capacità. E’ una provocazione, ma non siamo poi tanto distanti dalla realtà. Grazie a questi recenti progressi della tecnologia, si sta determinando una grande rivoluzione in tutte le aree della diffusione televisiva, dalla produzione dei programmi, alla distribuzione e diffusione dei segnali, fino alla ricezione da parte dell’utente. Gli elementi determinanti di questa rivoluzione sono la progressiva introduzione delle tecnologie digitali in tutti gli anelli della catena televisiva. Il consorzio europeo DVB, Digital Video Broadcasting, costituito nel 1993 con l’obiettivo di coordinare gli studi mirati alla definizione degli standard per la televisione digitale sulle reti terrestri, via satellite e via cavo, raggruppa attualmente oltre 200 organizzazioni tra radiodiffusori, gestori di rete, industrie e amministrazioni, provenienti da più di 21 nazioni di ogni parte del mondo. Il punto di partenza dei sistemi televisivi digitali è la codifica e la compressione del segnale audio/video, cioè la trasformazione di suoni ed immagini in movimento in numeri binari, zero e uno, gli stessi utilizzati dai computer. Il segnale televisivo analogico varia in modo continuo e pilota direttamente il fascio elettronico che attiva i punti luminosi sullo schermo del televisore, determinandone la luminosità, il contrasto, il colore. In questo tipo di trasmissione il segnale ricevuto è sensibile ai degradamenti introdotti dal canale trasmissivo, quali rumore, interferenze, disturbi, riflessioni, che si ripercuotono direttamente sulla qualità del
  • 3. servizio. Nella trasmissione digitale le sequenze di zero e uno, che rappresentano istante per istante il segnale radiotelevisivo, vengono invece trasferite senza errori, grazie all’efficacia di sofisticate tecniche di correzione, ed è quindi possibile, per il ricevitore, ricostruire esattamente il segnale originario. Ma c’è un altro significativo vantaggio offerto dalla tecnologia digitale: lo stesso canale trasmissivo, che in tecnica analogica può portare un solo programma televisivo, può ora portare un bouquet tipicamente composto da 6-8 programmi televisivi, da programmi radio, e da servizi addizionali dati. Questo significativo aumento della capacità trasmissiva è consentito grazie alla elevata efficacia delle tecniche di compressione digitali. Questa operazione consente di ottimizzare la trasmissione del segnale non trasmettendo i dettagli dell’immagine o le informazioni che l’occhio non potrebbe apprezzare. Inoltre viene ridotta la ridondanza spaziale e temporale presente sia all’interno della singola immagine che tra immagini successive, trasmettendo quelle informazioni che si ripetono in righe o quadri successivi una sola volta. Storia La storia della TV digitale corrisponde agli avvenimenti che hanno portato alla “compressione nella televisione”, la quale parte dalla necessità di un segnale digitalizzato, o numerizzato, che con successivi processamenti di carattere numerico viene trasformato in un segnale in cui vengono eliminate tutte le ridondanze. I giapponesi sono stati i primi a sperimentare l'alta definizione. Nel 1981, la loro tv pubblica Nhk dimostró a San Francisco il sistema Hdtv a 1.125 linee. Questa nuova tecnica tv fece risvegliare il gigante tecnologico americano. Non é che gli americani volessero l'alta definizione. Da tanti anni gli Usa non produceva televisori ed era contenta di vendere ai giapponesi vecchi film per il nuovo canale. L'Europa invece, che non aveva i prodotti audiovisivi da vendere ma doveva proteggere le sue fabbriche di televisori dai giapponesi, e nel 1986 dovette correre ai ripari con una sua tecnologia Hdtv che chiamó Hd-Mac. Comunque, sia il Muse giapponese (il nome del loro sistema Hdtv) che il Mac europeo usavano tecniche analogiche che richiedevano ulteriori canali di trasmissione. Mentre tutto questo accadeva nel 1985, Motorola chiese all'autoritá tv Usa, la Fcc, di poter impiegare i canali televisivi non utilizzati dai broadcaster per la telefonia mobile. Intuendo un pericolo, l'associazione dei broadcaster (Nab) trovó nell'alta definizione la scusa per non cedere alla telefonia mobile le frequenze tv terrestri. Qualcosa di cosa simile era successo alla Nhk che fu costretta ad inventarsi l'alta definizione per non perdere nulla dei 3.300 miliardi di lire all'anno che riceveva come finanziamento dal governo giapponese. Il problema per gli americani era che avrebbero dovuto utilizzare la già avanzata
  • 4. tecnologia Hdtv giapponese in un periodo in cui i politici erano preoccupati dell'egemonia orientale. Per conquistare sia l'appoggio della Fcc (l'autoritá delle tlc), che dei politici, nel 1986, i broadcaster americani formarono il comitato Actv con lo scopo di sviluppare una tecnologia Hdtv in concorrenza con i sistemi già esistenti. All'epoca gli europei con il pogetto Eureka per il Mac avevano investito 580 miliardi di lire ed i giapponesi oltre 500 miliardi ed un esercito di 200 tecnici per sviluppare l'alta definizione. resentando l'alta definizione come la battaglia per la supremazia tecnologica, i broadcaster americani convinsero il dipartimento della difesa ( lo stesso che creó l'Internet)) ad investire 50 miliardi per le ricerche iniziali. Nel 1987, i laboratori Sarnoff (creatore della tv a colori Ntsc), suggerí uno standard Hdtv che fosse compatibile con le trasmissioni ed occupasse un solo canale tv, ma questo andava contro il bisogno dei broadcaster di occupare due canali. La soluzione arrivó quando la Zenith propose di "digitalizzare" il segnale tv in modo che potesse occupare un solo canale, ma non essendo compatibile con le trasmissioni tadizionali, richiedeva un'altro canale per il simulcast. Avendo visto nella tv digitale una nuova era della televisione, nel 1987 la Fcc annunció che avrebbe approvato solo questa forma di Hdtv. Intorno agli anni '86-87, quando ci fu un accordo fra la RAI e la società TELETTRA per studiare delle forme di processamento numerico che avrebbero potuto notevolmente ridurre la "bit rate", o la velocità del segnale televisivo. Questo studio, che iniziò in previsione di realizzare qualcosa per i campionati del mondo di calcio del 1990, fu applicato ancora come spinta all' alta definizione. Il 26 novembre del 1991 il primo sistema Hdtv completamente digitale era pronto. Nonostante il fatto che il comitato Actv fosse controllato dagli europei (Thomson e Philips), in Europa si continuò a lavorare sull'Hd-Mac fino a febbraio 1993, quando si gettò la spugna dopo aver speso oltre 3.000 miliardi dichiarando che il futuro era nel digitale. Il febbraio seguente anche i giapponesi abbandonarono il Muse a favore di uno standard tv digitale. Il 28 novembre 1995, la Fcc approva lo standard Hdtv (che il comitato aveva chiamato Atsc). Mentre una volta l’universo televisivo era diviso fra tre standard (l’americano Ntsc e gli europei Pal e Secam, incompatibili fra di loro), oggi si divide in due: l’Atsc e l’europeo Dvb. Entrambi basati sulla tecnologia dei pacchetti digitali; ma, mentre il primo usa la compressione Dolby per l’audio, il Dvb usa quella Mpeg. . Gli standard DVB sono largamente adottati a partire dal 1995 nei servizi via satellite e via cavo in Europa, Nord e Sud America, Africa, Asia, Australia. Il 1998 ha segnato il lancio ufficiale dei servizi di diffusione televisiva digitale terrestre in Gran Bretagna. La TV nell'età dell'abbondanza
  • 5. Siamo, forse, alla vigilia di una rivoluzione della televisione. Il "forse" è giustificato dal fatto che quando in Italia si parla di cambiamenti nel mondo della tv è bene essere prudenti. Ma, per ora, pare che la rivoluzione si farà. E si tratterà della rivoluzione digitale. Sulla carta, questa rivoluzione dovrebbe essere addirittura epocale e rapidissima. Si dice addirittura che entro il 2006 dovrebbero cessare le trasmissioni televisive attuali, di tipo analogico, per lasciare posto alle trasmissioni di tv digitale. E' abbastanza ovvio che non accadrà niente di tutto ciò. E quindi alla data del 2006 si possono tranquillamente aggiungere altri 5-6 anni. Ma, comunque sia, l'importante è che questa rivoluzione parta. Poi si vedrà. Lo schema concettuale e tecnologico di questo cambiamento è effettivamente rivoluzionario. In sintesi, si tratta di questo. La tv, almeno oggi in Italia, viaggia attraverso lo spazio e si appoggia su un pacchetto di frequenze. Poiché queste frequenze non sono infinite e servono a moltissimi altri usi (dai telefonini alle comunicazioni dei militari), si è stabilito che c'era posto per dodici canali tv in tutto. E tanti sono oggi: tre per la Rai, tre per Mediaset, due per La7 e il resto distribuito a soggetti minori. Visto che i canali disponibili erano dodici e che erano occupati tutti e dodici, l'assetto della tv in Italia era quello e era assolutamente immodificabile. Ma qui interviene la rivoluzione digitale. Se il segnale, invece di essere analogico, diventa digitale (cioè una sequenza di numeri), allora i canali possono crescere. Si stima che dagli attuali dodici si possa salire a 40-50. E quindi si crea, finalmente, spazio per altri operatori. Lafaccenda, naturalmente, non è così semplice. Per trasmettere questi segnali ci vogliono delle reti di antenne e oggi gli unici due soggetti in Italia che hanno queste reti sono Rai e Mediaset, ovviamente. Domani, forse, potrebbe aggiungersi anche Telecom (da sola o in unione a Mediaset). Si stima che sistemare le reti per trasmettere in digitale venga a costare sui 1500 miliardi di lire. Una spesa non eccessiva, ma certo non irrisoria. Gli operatori (possessori delle reti) saranno quindi due o al massimo tre, essendo escluso che arrivi un soggetto non-tv e che decida di costruire ex-novo una rete. Ma leggi e regolamenti hanno appunto previsto tutto ciò. E hanno stabilito che i vari soggetti, Rai e Mediaset, una volta fatta la conversione da analogico a digitale, e quindi ottenuti un certo numero di canali tv, ne debbano offrire l'80 per cento a altri soggetti. Cioè a aziende che non hanno reti proprie, ma che hanno contenuti da mandare in onda. In sostanza, quando sarà fatta la rivoluzione digitale, il "Corriere della Sera" (ma anche "Repubblica") potranno, se lo vorranno, trasmettere lungo qualche canale della tv digitale (appoggiato alla rete Rai o a quella Mediaset). Ma quali sono i tempi di questa rivoluzione? Nei prossimi giorni dovrebbe essere approvato in via definitiva il regolamento (è già tutto fatto, in realtà, ma ci sono da
  • 6. sistemare ancora alcuni dettagli). E poi nel giro di poche settimane Rai e Mediaset possono dare il via alla sperimentazione. Nel senso che possono sistemare le apparecchiature necessarie e cominciare le trasmissioni (interne). Nel 2004, secondo il calendario stabilito oggi, ma che potrebbe slittare un po' in avanti, gli attuali "sperimentatori" (Rai e Mediaset) avranno la conversione in vere e proprie licenze di trasmissione degli attuali permessi di sperimentazione. E a quel punto la rivoluzione digitale dovrebbe essere cosa fatta. Fino al punto che, come si diceva all'inizio, entro il 2006 dovrebbero terminare le trasmissioni in analogico. Per ricevere la tv digitale in teoria basta dotarsi di uno scatolotto che converte il segnale rendendolo adatto agli attuali televisori. In realtà si sa già che poi non sarà così. Fatti bene i conti probabilmente molti decideranno di comprare un televisore nuovo, direttamente digitale e non "convertito". E quindi, di fatto, ci sarà da fare il ricambio dell'intero parco tv del paese. E anche per questo che i tempi slitteranno in avanti: per dare il tempo a tutti di comprarsi il televisore nuovo. Dopo di che, comunque, una volta avviata la tv digitale e sistemati le attuali reti Rai e Mediaset sui canali digitali, dovrebbero rimanere 30-40 canali liberi e disponibili per nuovi "trasmettitori". E è proprio qui che si giocherà la sfida più interessante di questa tv digitale. Si tratta infatti di vedere se e chi andrà a occupare questi canali e che cosa vi verrà trasmesso. C'è uno scenario ottimista e ingenuo, secondo il quale dentro questi canali dovrebbero arrivare, fra gli altri, i big dell'informazione per mandare in onda i propri Tg in concorrenza con quelli attuali. Senza contare le trasmissioni di approfondimento, i dibattiti e tutto il resto. Insomma, una vera rivoluzione. Ma probabilmente si tratta solo di un sogno. Le "nuove" tv infatti dovranno vivere come tutte le altre tv commerciali, e cioè raccogliendo pubblicità. E appare assai difficile, almeno nelle condizioni attuali di mercato, che possano raccogliere tanti soldi da potersi mettere di mandare in onda delle vere tv, dalla a alla zeta. Anche perché Rai e Mediaset saranno sempre lì a presidiare il territorio. E, anzi, nella trasformazione guadagneranno anche qualche canale in più rispetto ai tre su cui possono contare oggi. E' assai probabile, quindi, che almeno in una fase iniziale, i nuovi canali tv, le "nuove" che ognuno potrà ricevere sul proprio televisore e con la stessa limpidezza di Rai e Mediaset, siano soprattutto canali tematici, specializzati. Però, è indubbio che qui sta partendo una rivoluzione e che le rivoluzioni non si sa mai come poi crescono. All'inizio, insomma, potrebbero essere semplici canali tematici e poi, strada facendo, potrebbero anche diventare qualcosa di più. Per il momento quello che è abbastanza sicuro è che a partire dal 2006-2008 per gli italiani finirà, sia pure non del tutto, lo strettissimo duopolio Rai- Mediaset. Sul proprio televisore, infatti, potranno ricevere altri 30-40 canali. Nessuno di questi, è bene ripeterlo, può pensare di avere la forza d'urto e la completezza delle attuali Reti tv, ma insomma nel salotto degli italiani arriverà anche qualcosa di diverso. Detto questo, adesso i problemi rimasti sono due. Il primo è che la rivoluzione digitale vada avanti
  • 7. abbastanza in fretta. Un conto è slittare in avanti di un paio d'anni, un altro conto è slittare in avanti di dieci anni. Il secondo problema è più politico e più sottile. Si tratta infatti di stabilire chi avrà diritto (o la possibilità) di accedere, come "trasmettitore", ai nuovi canali tv. I possibili candidati all'uso di questi canali sono un'infinità (dai partiti alle associazioni culturali, umanitarie, e religiose). Si tratta, naturalmente, di stabilire che, in ogni caso, alcuni canali siano riservati ai fornitori qualificati di informazioni. Altrimenti la tv digitale sarà esattamente come questa di oggi (Rai-Mediaset), con in più trenta canali pieni di cartoni animati e di prediche della domenica. Cosa è? La TV digitale non è niente di particolarmente tecnologico o complesso, si tratta solo di un segnale TV che è stato compresso con l'uso di metodi di compressione digitali e quindi inviato attraverso i consueti mezzi di distribuzione (satellite, cavo o trasmissione terrestre). All'arrivo il segnale viene decompresso da un dispositivo connessoo alla normale TV. Dal punto di vista dell'utente non ci sarà molta distinzione tra televisione analogica e televisione digitale, perché, per l'utente stesso, nel momento in cui accende il televisore, quello che vede è semplicemente il programma più desiderato e più attraente per lui. In quest’ottica la televisione non deve offrire la tecnologia, ma soltanto dei programmi che siano il più attraenti possibile per lo spettatore. Il controllo sui contenuti diventa fondamentale perché chi controlla i contenuti ha la possibilità di offrire allo spettatore quel plus che rappresenta la molla che spinge il consumatore ad acquistare non solo quel programma, ma anche le attrezzature necessarie per poter far sviluppare questo mercato. Il vantaggio del nuovo formato è che grandi quantità di informazioni possono essere compresse in fase di trasmissione e questo significa che saranno disponibili molti più canali fra cui scegliere, e quando dico "molti" intendo qualche centinaio. I canali però non trasmetteranno necessariamente programmi completamente diversi fra loro, ma funzioneranno in un modo particolare. Quando si parla di TV digitale l'intero concetto di canale perde il suo significato di origine. Mi spiego meglio: con la TV digitale per esempio potrete guardare più canali dedicati allo stesso evento sportivo, ognuno dei quali lo riprende da angolazioni diverse.
  • 8. Potrete quindi decidere quale visione scegliere. Con la TV digitale inoltre la ricezione di bassa qualità non è un problema. Mentre nell'attuale sistema analogico l'immagine appare confusa o a bande verticali nelle aree in cui il segnale non è sufficientemente buono, le immagini create da un segnale digitale decodificato al contrario sono cristalline. Non dovete confondere la TV digitale con la TV ad alta definizione, detta anche HDTV, un sistema introdotto solo in Giappone e in America, che usa un numero maggiore di linee per comporre l'immagine sullo schermo e genera quindi una definizione maggiore. Nella TV digitale il numero di linee rimane lo stesso e quindi anche la definizione non varia. La trasmissione digitale costituisce una tappa di capitale importanza nello sviluppo tecnologico dei sistemi televisivi. Essa rappresenta il passaggio essenziale verso la convergenza di informatica e telecomunicazioni e consente di trasformare l’apparecchio televisivo in una piattaforma per lo sviluppo dei servizi interattivi, che si aggiungono così alla funzione tradizionale di diffusione circolare dei segnali. All'origine delle attività europee in questo campo c’è il progetto Digital Video Broadcasting (DVB) promosso dalla Commissione europea allo scopo di definire standard comuni. Il progetto, cui hanno partecipato 170 società coinvolte nei diversi settori dell'industria televisiva, ha raggiunto l'obiettivo di stabilire un unico standard condiviso su scala europea per le trasmissioni televisive digitali via satellite (DVB-S), via cavo (DVB-C) e via terra (DVB-T). Questi standard sono stati ora adottati anche dal Giappone e da altri paesi non europei. I vantaggi dello standard digitale si riassumono in tre principali ordini di fattori: • il potenziamento del servizio televisivo in termini di quantità e di qualità. A parità di frequenze utilizzate per le reti televisive analogiche, il numero dei programmi digitali irradiabili potrebbe quadruplicarsi o quintuplicarsi. La trasmissione digitale offre una migliore qualità delle immagini e dei suoni e permette di utilizzare schermi televisivi di grande formato. Inoltre il broadcaster può usare le risorse di trasmissione con maggior flessibilità: in una determinata area di copertura può ridurre il numero di programmi trasmessi, privilegiando una migliore qualità delle immagini, da diffondere eventualmente anche in alta definizione. • l’offerta di una serie di servizi aggiuntivi di tipo interattivo accessibili tramite il televisore. L'adattatore digitale (detto set-top-box) da applicare al normale televisore, o il televisore digitale integrato nelle versioni più evolute, hanno capacità di memoria e di elaborazione tali da trattare e immagazzinare le informazioni: l’utente le può acquisire in forma interattiva semplicemente collegando l'apparecchio alla linea telefonica domestica. Ciò significa che anche nelle case prive di personal computer sarà possibile accedere all'insieme dei servizi associati a Internet. Attraverso il televisore i servizi interattivi potranno essere utilizzati da soli o abbinati alle trasmissioni televisive per arricchire i programmi di informazione a richiesta. • la progressiva sostituzione degli attuali mezzi analogici di produzione, trasmissione e ricezione televisiva con una nuova generazione di mezzi digitali. Sul fronte della produzione dei contenuti televisivi il processo di sostituzione è in corso già da
  • 9. qualche tempo. Sul fronte degli apparati e delle reti di trasmissione i mezzi satellitari si sono aggiornati con grande rapidità per diventare oggi il supporto più usato per la televisione digitale. È lecito supporre che nell'arco dei prossimi 10-15 anni, nella maggior parte dei paesi europei, le reti di trasmissione televisiva, via terra, via cavo o via satellite, saranno completamente digitali. La televisione digitale può essere trasmessa via satellite, via cavo e via etere terrestre. Ciascun supporto ha caratteri propri che si riflettono in specifici vantaggi e limiti. La diffusione analogica televisiva terrestre assicura da tempo in Europa una copertura capillare del territorio, essendo disponibile nella quasi totalità (oltre il 95%) delle abitazioni tramite antenne poco costose e semplici da installare. Essa presenta quindi potenzialità superiori rispetto a quelle offerte dalla televisione via cavo e via satellite e rappresenta la soluzione ottimale per chi voglia diffondere programmi in un numero elevato di famiglie e voglia perseguire, anche con il digitale, quegli obiettivi di servizio universale che da sempre in Europa hanno caratterizzato l’attività televisiva. Le reti terrestri presentano tuttavia altri vantaggi essenziali, quali: • la portabilità del servizio, la possibilità cioè, di ricevere i programmi ovunque, grazie a un'antenna mobile, senza predisporre punti di allacciamento alla rete in ognuno dei luoghi deputati, anche temporaneamente, al consumo televisivo. • la regionalità. Il territorio regionale è troppo esteso per essere coperto capillarmente da una rete di trasmissione via cavo a costi non elevati, laddove il satellite ha una copertura geografica molto ampia, non circoscrivibile su scala regionale. Sotto il profilo strettamente economico le trasmissioni digitali terrestri rappresentano una risorsa per lo Stato, i consumatori e l’industria dei prodotti elettronici di largo consumo. Nel decidere il passaggio alle trasmissioni digitali terrestri il Governo genera effetti economici di lungo termine. Vengono infatti poste le condizioni per un uso più efficiente dello spettro hertziano, con la liberazione di una parte delle frequenze da destinare, secondo le scelte, a ulteriori canali televisivi terrestri, ad altri servizi diffusivi (data broad-casting) o di telecomunicazione (servizi interattivi mobili) o da ripartire tra le diverse funzioni. I vantaggi del digitale terrestre, tuttavia, sono innegabili anche per i consumatori e l’industria. I consumatori non solo disporranno, sul televisore domestico e senza significativi aggravi di spesa, di una assai più ampia gamma di programmi fra i quali scegliere, ma potranno anche compiere da casa operazioni che oggi richiedono l’utilizzo del computer o implicano spostamenti in luoghi specifici (e- commerce, home banking, persino adempimenti amministrativi). Per le attività svolte attraverso i servizi interattivi che passano per il televisore, vi sarà dunque una drastica riduzione dei costi di transazione (home banking, e-finance) e di
  • 10. informazione (e-commerce). Per l’industria elettronica di largo consumo si apriranno ottime prospettive, determinate dal necessario rinnovo degli apparecchi televisivi e dalla maggiore produzione di set-top-box. In una fase transitoria, i consumatori che non vorranno sostituire il proprio apparecchio dovranno aggiungere al televisore tradizionale una "scatola" esterna, il set-top box, in grado di convertire i segnali analogici in segnali digitali. La tecnologia contenuta in tali apparati, la cui produzione già in alcuni Paesi ha dato vita a un autonomo e fiorente segmento produttivo, può essere può o meno complessa: in alcuni casi i set-top-box possono convertire i segnali trasmessi da una sola piattaforma di trasmissione, in altri sono compatibili con due o più piattaforme, in altri ancora possono fornire l'accesso non solo ai canali televisivi digitali, ma anche a vari servizi di tipo interattivo. Questa evoluzione è particolarmente rilevante per l’industria italiana che, nell’ultimo quindicennio, ha vissuto una fase di progressivo declino. In futuro le componenti elettroniche necessarie a ricevere le trasmissioni digitali saranno incorporate nel televisore che diventerà in tal modo un apparato integrato per la ricezione di servizi digitali domestici. Già oggi si registra un aumento nella produzione di televisori digitali con funzioni interattive e una netta diminuzione dei prezzi. I vantaggi di sistema derivanti dalla rapida adozione della televisione digitale terrestre sono dunque: • l’uso efficiente delle risorse frequenziali destinate alla diffusione terrestre; • un’offerta di programmi e servizi più ampia e meglio rispondente alle richieste del pubblico; • un incremento dei consumi e degli introiti dell’industria produttrice (in ambito software e hardware); • l’accelerazione alla diffusione, presso il grande pubblico, dell’uso di Internet e dei servizi interattivi sofisticati; • un impulso all’adozione di nuove tecnologie e relativi guadagni di posizione nella competizione internazionale. Gli standard digitali, sviluppati in seno al Consorzio europeo DVB e ratificati dall’ETSI (European Telecommunications Standard Institute), offrono nuove opportunità per i fornitori dei servizi, i gestori di rete e
  • 11. l’industria del settore, in un mercato caratterizzato dalla convergenza fra radiodiffusione, telecomunicazioni e information technology. Gli standard DVB forniscono la soluzione globale alla domanda crescente di nuovi servizi generalisti e tematici, free-to-air e a pagamento, multimediali e interattivi e consentono un sensibile miglioramento della qualità del servizio. Il ricevitore-decodificatore integrato diventerà nel tempo un terminale d’utente multimediale e rappresenterà uno degli elementi propulsivi della cosiddetta “nuova economia”. Grazie alle sue molteplici potenzialità, la televisione digitale terrestre (T-DVB), lanciata in Gran Bretagna nell’autunno 1998 ed attualmente in fase pre-operativa in Svezia e in Spagna, è destinata a diventare, nel medio e lungo termine, la forza trainante di un mercato di massa di portata europea, in grado di soddisfare le richieste d’accesso, da parte degli utenti, sia ai servizi informativi di base sia ai servizi promossi dal mercato della comunicazione. Punti di forza della nuova televisione saranno infatti la facilità e l’economicità di ricezione e l’“universalità” del servizio offerto, prevalentemente rivolto al grande pubblico. Essa potrà inoltre integrare e completare l’offerta dei canali satellitari e via cavo e rispondere alle esigenze dei servizi nazionali e locali. La capacità trasmissiva di una rete DVB-T consente un sostanziale aumento dell’offerta: da 4 a 5 programmi digitali al posto di un programma analogico, a seconda della configurazione adottata nel servizio operativo. Il miglioramento sostanziale della qualità di ricezione con apparati portatili e la possibilità di servire anche l’utenza mobile rappresentano altri fattori premianti. Inoltre, a differenza di quanto accade per la televisione digitale via satellite o via cavo, la ricezione dei servizi DVB-T è compatibile con gli attuali sistemi di ricezione condominiali a costi marginali per l’utente.
  • 12. Servizi e Applicazioni Il DVB ha individuato tre famiglie di servizi e applicazioni per la televisione digitale terrestre: • enhanced broadcasting; • televisione interattiva; • accesso ad Internet. L’enhanced broadcasting si caratterizza principalmente per l’EPG (Electronic Programme Guide), in grado di fornire informazioni sulla programmazione aggiornate in tempo reale; il super-Teletext, che può fornire contenuti graficamente arricchiti, immagini, ipertesti, clip audio e video; il formato delle immagini in (HDTV – High Definition Television), particolarmente adatto alla visione di film ed eventi sportivi; l’audio con qualità CD (Compact Disk) e la possibilità di avere più canali audio per un programma multilingue. La televisione interattiva consente una “interattività locale” e una “interattività con canale di ritorno”. L’interattività locale consiste nella trasmissione ciclica di contenuti che vengono memorizzati nel ricevitore e utilizzati successivamente da parte dell’utente. L’interattività con canale di ritorno risulta fondamentale per promuovere lo sviluppo di nuovi servizi di specifico interesse per il singolo utente. Ne sono un esempio la pay-tv e la pay per view, l’acquisto di prodotti e di servizi tramite televisore e così via. L’accesso ad Internet tramite televisore offre all’utente tutte le potenzialità offerte da un personal computer. Il ricevitore-decodificatore integrato diventerà nel tempo un terminale d’utente multimediale e rappresenterà uno degli elementi propulsivi della cosiddetta “nuova economia”. EPG L’EPG (Electronic Programme Guide) è una funzione che conferisce reale valore aggiunto al servizio di televisione digitale rispetto all’analogico. L’EPG offre infatti all’utente una guida aggiornata in tempo reale dei palinsesti dei vari servizi disponibili. Esso permette inoltre di avviare la ricezione del programma scelto, navigando all’interno del “bouquet” e di ottenere informazioni aggiuntive sull’evento (nome del regista, attori, trama, ecc.) direttamente sullo schermo utilizzando il telecomando. Tramite l’EPG
  • 13. l’utente può anche conoscere e selezionare eventi a pagamento (pay-per-view), o soggetti in genere a controllo d’accesso. Dell’EPG sono previste due versioni: • la prima, essenzialmente testuale, è denominata “navigatore”, utilizza il protocollo DVB-SI, e costituisce l’interfaccia-utente base per il set-top-box, semplice, essenziale e con minimi requisiti di memoria; la descrizione del palinsesto fornisce essenzialmente informazioni sul programma in onda e su quello successivo (Now / Next ) ; • la seconda, di tipo multimediale, si baserà sulla piattaforma domestica DVB-M H P in fase di normalizzazione e offrirà all’utente un servizio più evoluto sia per l’interfaccia grafica di presentazione sia per la modalità di gestione dei contenuti (foto, animazioni, preview, ecc.). Faciliterà inoltre l’accesso alla programmazione televisiva, su base giornaliera o periodica, consentendo all'utente di personalizzare le modalità di fruizione dei servizi secondo i propri gusti. L’EPG, nella versione multimediale "aperta" basata sul DVB-MHP, include il Navigatore e costituisce lo strumento più adatto per introdurre e gestire l’intera famiglia di nuovi servizi che la tecnologia digitale rende disponibili, lasciando all’editore la massima libertà operativa e garantendo all'utente l'accesso all' EPG fornito dai vari gestori. Il software di gestione della EPG accede direttamente ai dati contenuti nello stream M-PEG decodificando le informazioni associate al Service Information channel (SI). Le informazioni così ricavate sono successivamente presentate all'utente per mezzo di una interfaccia grafica interattiva con cui è possibile dialogare per mezzo del remote control. Nei casi in cui vengano ideate nuove procedure di gestione della Guida Elettronica, è possibile, là dove previsto, aggiornare il software di gestione della EPG e rendere potenzialmente più accessibile l'insieme dei servizi proposti. L’EPG/Navigatore è una componente essenziale per la fruizione della crescente e diversificata offerta di programmi sui canali digitali (satellite, terrestre, cavo). Il beneficio per l’utente è tanto più evidente quanto più semplice e rapido è il metodo di utilizzo all’interno del bouquet di programmi . Il costo per l’utente si riflette direttamente sul set-top-box che, specie nel caso di un servizio EPG multimediale, richiede una buona capacità di memoria e di elaborazione (prestazioni grafiche, software di navigazione, ecc.), sia per la gestione dei dati in esame sia per la consultazione. In termini di banda occupata - o bit-rate richiesto i parametri da considerare sono: • quantità di informazioni che si vogliono fornire all’utente; • modalità di presentazione (testuale o multimediale ) ; • numero di servizi nel bouquet; • descrizione del palinsesto e tempi di aggiornamento: su base giornaliera (Now/Next) oppure su base settimanale e/o mensile. L’EPG di un bouquet T-DVB può quindi richiedere un bit-rate variabile da poche decine di Kbit/s, nel caso del Navigatore, a 0,5 ÷ 1 Mbit/s o forse più.
  • 14. I costi di produzione dipendono dalla possibilità o meno di automatizzare il processo di codifica e messa in onda delle informazioni partendo dai palinsesti (giornalieri, settimanali, mensili). Inoltre l’edizione e la gestione di un EPG multimediale, in linguaggio MHEG-5 (impiegato nei servizi DVB-T in Gran Bretagna), EUROMHEG (versione europea di MHEG-5 sviluppata dal DigiTAG) o DVB-Java, richiede l’impiego di una apposita redazione. La modalità di visualizzazione dell'EPG può essere propria del STB (Set-Top-Box), e può quindi essere definita dal costruttore del ricevitore -si parla in questo caso di “EPG residente”- o specifica per il fornitore di servizio. In questo secondo caso, occorre che il STB disponga di uno strato software d’interfaccia standard che consenta il funzionamento su diversi ricevitori dell'EPG fornito dai vari fornitori di servizio. Sono in corso di definizione due diverse normative internazionali che definiscono questo strato software: EuroMHEG e DVB- Java. Lo standard DVB-Java, che rappresenta il “cuore” della futura piattaforma multimediale domestica (MHP) è basato sulla tecnologia più avanzata attualmente disponibile e dovrebbe quindi garantire prestazioni superiori. Supporta come estensione compatibile il linguaggio EuroMHEG, le cui specifiche tecniche sono state recentemente definite dal DigiTAG, e che potrebbe essere disponibile a breve. In relazione al servizio audio è opportuno sottolineare che l’EPG è in grado di offrire un valido supporto alla configurazione multilingua, poiché permette di associare informazioni specifiche a ogni singolo canale audio. SUPER TELETEXT La normativa DVB prevede la trasmissione “trasparente” delle pagine di Teletext convenzionale fornite dagli attuali canali televisivi analogici (ad es. il Televideo-RAI e il Mediavideo-Mediaset ). In ricezione, le righe dati Teletext vengono reinserite sul segnale PAL in uscita dal set-top-box e inviate attraverso la presa SCART al televisore equipaggiato con decodificatore Teletext. In alcuni casi la decodifica Teletext è effettuata direttamente all'interno del set-top-box. Anche per il servizio Teletext digitale (Super Teletext) valgono alcune delle considerazioni fatte per l’EPG multimediale: i contenuti sono arricchiti nella veste grafica e la modalità di navigazione è simile a quella offerta dai browser Internet, anche se realizzata con un diverso linguaggio. Compatibilmente con la capacità di memoria e di elaborazione del set-top-box è possibile introdurre un Super Teletext in grado di fornire immagini, grafici, ipertesti (HTML), clip audio e video, streaming audio e video, giochi, telesoftware.
  • 15. Il servizio Teletext digitale offrirà prestazioni sicuramente superiori a quelle dell’attuale servizio analogico. Elevate prestazioni grafiche e multimediali e ridotto tempo di accesso all’informazione saranno caratteristiche essenziali del nuovo servizio. Quanto più esteso è l’utilizzo del multimediale, tanto più alti sono i costi in termini di risorse del STB d’utente (memoria e software di navigazione) e di banda utilizzata per la trasmissione. A titolo di esempio si consideri che il Tele-text analogico, trasmesso su 11 righe di cancellazione di quadro del segnale tele-visivo e con una durata del ciclo di circa 20 secondi, utilizza un flusso dati netto di circa 250 Kbit/s. La banda utilizzata dal Super Teletext digitale sarà sicuramente superiore (almeno 0.5 ÷ 1 Mbit/s). Da un punto di vista pratico si può ritenere che la configurazione e la gestione editoriale delle redazioni dell’EPG multimediale e del Super Teletext sono le stesse. SOTTOTITOLI canali di diffusione digitali in sottotitoli possono essere trasmessi sui modalità Teletext standard – ciò che permette di utilizzare la programmazione già sottotitolata per l’analogico - oppure in modalità DVB propria del Super Teletext, che consente di arricchire sensibilmente la qualità grafica. La sottotitolatura in lingua originale dei programmi televisivi effettuata in modalità Teletext (ad es. Pagina 777 di Televideo ) è un servizio dedicato essenzialmente ai non udenti. Essa è correntemente impiegata da alcuni operatori satellitari anche in versione multilingue per fornire la traduzione del parlato in lingua diversa da quella originale. La modalità DVB è particolarmente adatta a soddisfare questa esigenza. Per visualizzare i sottotitoli, gli utenti necessitano soltanto di un set-top-box capace di decodificarli. L’attivazione della modalità sottotitoli può avvenire o meno attraverso l’EPG/Navigatore. In genere il flusso dati associato ai servizi sottotitoli è di poche decine di bit/s per lingua: la trama DVB permette comunque di ottimizzare e gestire al meglio il servizio. I costi di produzione del servizio sottotitoli su canale digitale, in modalità Teletext, sono simili a quelli attualmente richiesti dal servizio sottotitoli analogico. La sottotitolatura multilingue richiede ovviamente una adeguata struttura editoriale. In entrambi i casi, Teletext convenzionale e DVB, la sottotitolatura è associata solitamente, per necessità pratiche, ad una programmazione non in diretta. ASPETTO DELL’IMMAGINE (16:9 ; 4:3) La televisione, nata con una geometria dell’immagine nel formato (4:3) – laddove per formato si intende il rapporto fra le dimensioni orizzontale e verticale dell’immagine-sperimenta, ormai da alcuni anni, l’utilizzo del formato (16:9), più vicino a quelli normalmente adottati in cinematografia: (17:9) su schermo panoramico o su grande schermo e (21:9) nel cinemascope. Il formato (16:9) è particolarmente adatto alla trasposizione televisiva di film e alle riprese sportive (calcio, tennis, ecc.). Può
  • 16. rappresentare quindi un fattore premiante per lo sviluppo della televisione digitale terrestre. L’utente dovrà tuttavia munirsi di display piatti al plasma di dimensioni adeguate (almeno 28”), ancora piuttosto costosi. Il mercato offre tuttavia anche ricevitori domestici da (16:9), di dimensione massima di 32” con tecnologia convenzionale a CRT, a prezzi accessibili (fra 1,5 e 4 milioni di lire). Il costo aggiuntivo per l’utente è imputabile all’acquisto dello schermo piatto al plasma, disponibile esclusivamente nel formato (16:9). I set-top-box digitali consentono di riprodurre correttamente immagini riprese in (4:3) o (16:9) o su schermi di entrambi i formati, grazie a un’opportuna segnalazione del formato inserita durante la programmazione. Nel caso di trasmissione in (16:9), l’utente con schermo (4:3) riceverà dal set-top-box un’immagine in formato “letter-box” costituita da un numero ridotto di righe visualizzate (con fasce nere nella parte superiore e inferiore dello schermo), con conseguente riduzione della risoluzione verticale dell’immagine stessa. Nel caso invece di trasmissioni in (4:3), l’utente che dispone di uno schermo (16:9) vedrà l’immagine contornata da strisce verticali nere a sinistra e a destra. Nella pratica corrente della produzione televisiva il bit-rate richiesto per la codifica MPEG-2 delle immagini nei due formati (16:9) e (4:3) è sostanzialmente uguale. In produzione, la ripresa in (16:9) comporta l’utilizzo di telecamere e monitor con il suddetto formato. Già da alcuni anni sono disponibili apparati video operanti nei due formati (4:3) e (16:9). Qualche attenzione meritano i monitor, poiché quelli bi-standard, ma con schermo (4:3) non sembrano adatti per le sale di regia. L’impiego del formato (16:9) richiede la modifica delle tecniche di ripresa televisi-va, poiché una ripresa ottimale in (4:3) non corrisponde ad una ripresa ottimale in (16:9) e viceversa. AUDIO Nello standard DVB il segnale audio stereofonico, campionato a 48 KHz, viene codificato secondo il MPEG-1 Layer 2, lo standard già impiegato nei servizi radiofonici DAB. In aggiunta al servizio stereo di base sono previste altre due modalità operative . Servizi multilingue I servizi multilingue sono interessanti soprattutto nel caso di trasmissioni satellitari (DVB-S) con copertura sovranazionale: per la trasmissione su reti terrestri l’uso è
  • 17. limitato alle aree bilingue. Le modalità operative che permettono di realizzare tali servizi sono due: • Simulcast di più colonne sonore stereo, secondo lo standard MPEG-1 Layer 2 adottato dal DVB; • colonna internazionale stereo, associata a più canali di commento multilingue, realizzata utilizzando lo standard MPEG-2 Layer 2 (estensione di MPEG-1). La prima configurazione, al pari di quanto già avviene sui satelliti analogici - dove un segnale video può avere associate più sottoportanti audio (ad es. Wegener) - ha una applicabilità generale, in quanto le colonne sonore nelle varie lingue sono indipendenti fra loro. Può essere utile per film e fiction e in generale per materiale preconfezionato. Il bit-rate richiesto cresce linearmente con il numero di lingue supportate, avendo ogni coppia stereo, per ciascuna lingua, un bit rate tipico di 192 kbit/s. Il costo aggiuntivo per l’utente è nullo. Il costo per l’emittente è rappresentato dal doppiaggio. La seconda configurazione è invece adatta alla trasmissione con copertura internazionale di eventi dal vivo, quali manifestazioni sportive o concerti. In questo caso si ha un’occupazione di banda inferiore alla precedente poiché si trasmette un segnale stereo di qualità (ad es. 192 kbit/s) per la colonna internazionale e un numero di segnali vocali mono a banda ridotta (64 kbit/s) per i commenti giornalistici nelle varie lingue. Questa configurazione, non particolarmente interessante nel caso di servizi DVB-T, richiede all'utente di utilizzare un set-top-box di nuova generazione ancora non disponibile sul mercato. I ricevitori DVB attuali (satellite, terrestre, cavo) decodificano solo segnali codificati in MPEG-1 Layer 2 e non sono quindi compatibili con questa modalità. Il costo che deve essere sostenuto dall’emittente è molto basso. Programmi multicanale (surround ) L’industria cinematografica produce già da anni film con audio multicanale, composto da 5 canali a banda 20-20000 Hz (sinistro, destro, centrale, surround sinistro, surround destro) e canale sub-woo-fer (per effetti audio a frequenze molto basse) Questa configurazione permette una maggiore fedeltà del suono rispetto all'audio stereo, ed è quindi adatta per programmi televisivi video a qualità migliorata in formato wide-screen (16/9) e, in prospettiva per l’ HDTV. L’audio multicanale può essere utilizzato, negli standard DVB, con la codifica MPEG-2 Layer 2, compatibile con i ricevitori MPEG-1 attualmente in commercio. Il servizio può perciò essere attivato senza necessità da parte dell’utente di aggiornare il ricevitore. Il segnale ricevuto con un ricevitore MPEG-1 è stereo e non può quindi beneficiare dell'elevata qualità del suono multicanale. Il bit-rate necessario per la trasmissione dei 5+1 canali audio è di almeno 384 kbit/s. Il costo che deve essere sostenuto dall’utente include l’aggiornamento del set-top-box per la decodifica audio MPEG-2 e l’installazione di un amplificatore audio adatto, 5 altoparlanti e, opzionalmente, un sub-woofer. Un’interessante soluzione per le trasmissioni audio surround in grado di garantire la compatibilità con gran parte dei sistemi audio multicanale analogici da tempo in-trodotti sul mercato è rappresentata dal sistema Dolby Pro Logic TM che
  • 18. prevede la ripresa multicanale e la codifica “Dolby surround” su coppia stereo MPEG-1 Layer 2. L'utente che dispone del decodi-ficatore Pro Logic TM potrà riprodurre l'audio con effetto surround. Tuttavia la qualità del segnale audio riprodotto risulta essere inferiore a quella ottenibile con il formato 5+1. Il costo per il fornitore del servizio è basso nel caso di trasmissione di materiale cinematografico, ma può essere elevato nel caso di produzioni interne, in quanto, in tal caso, si rende necessario modificare la catena di produzione (in particolare i mixer) e riqualificare il personale di ripresa . Home Theatre Gli sviluppi dei sistemi audio/video digitali permettono oggi di offrire all'utente un prodotto tecnicamente qualificato ove immagine e suono raggiungono una qualità in grado anche di simulare in piccolo ambiente l'esperienza della grande cinematografia. A ciò concorre anche la recente disponibilità di display a grande schermo planare di formato (16/9), sia a proiezione sia a plasma. L'utilizzo dei segnali video digitali a definizione standard (SDTV, 625 linee, 50Hz) codificati in MPEG-2 a 6 ¸10 Mbit/s consente una qualità adeguata anche per applicazioni grande schermo, al punto da poter spesso soggettivamente competere con l'HDTV. Ne è un esempio il DVD (Digital Video Disk), il nuovo supporto multi-mediale domestico che offre immagini SD TV, con bit-rate variabile entro un massimo di circa 9 Mbit/s, e un audio Dolby AC3 a sei canali (tri-fronte, un sub-woofer e due surround). La realizzazione di un ambiente home theatre è al momento piuttosto costosa e certamente non destinata all’utenza di massa: essa comporta infatti l’acquisto di un lettore DVD, il set-top-box DVB, il di-splay planare a grande schermo (es. 50/60") e i diffusori audio di qualità HiFi. I costi per l’utente sono ancora molto elevati. Un display planare da 50" al plasma costa mediamente 25 milioni di lire (16 milioni di lire per il 42"). L'impianto audio HiFi può assumere molteplici connotazioni; un modello di buona qualità può costare dai 2 ai 3 milioni. Da non sottovalutare, infine, la necessità di disporre di ambienti adatti. L'ipotesi di allargamento del mercato dell' home theatre ridurrà gli attuali prezzi, certamente improponibili al grande pubblico; tuttavia il prezzo di alcuni componenti non potrà scendere in misura significativa e quindi, anche a mercato stabilizzato, si tratterà prevalentemente di un’utenza di nicchia. In termini di occupazione di banda, la qualità video richiesta dall’ home theatre impone un bit- rate per la codifica MPEG-2 non inferiore a 6Mbit/s. Per la produzione video, trattandosi di SDTV, i prezzi non sono eccessivamente elevati. Ormai quasi tutte le catene di produzione video possono lavorare in formato (4:3) o (16:9), in analogico o in numerico. Per la produzione audio valgono regole simili, ma in funzione del livello di qualità richiesto può variare la complessità dell’impianto.
  • 19. SERVIZI INTERATTIVI SENZA CANALE DI RITORNO Sulla piattaforma digitale DVB è disponibile una famiglia di servizi completamente nuovi, che arricchiscono significativamente l’offerta televisiva tradizionale. Dove non esiste canale di ritorno dall’utente verso il Centro servizi, il telespettatore può accedere a un determinato servizio attraverso un'applicazione con caratteristiche di "interattività locale". L’applicazione utilizzerà cioè una serie di contenuti (dati) trasmessi ciclicamente nello stesso canale diffusivo via etere, all'interno del multiplex DVB, mediante un data carousel, ed eventualmente memorizzati nel ricevitore (downloading). Nell’ambito della Piattaforma Multimediale Domestica (MHP), in corso di definizione presso il DVB, questi servizi ricadono all'interno del cosiddetto profilo Enhanced Broadcasting. L'utente potrà accedere a servizi multimediali e di data broadcasting, associati al programma in onda (quali arricchimenti, dati storici, riassunto degli eventi salienti in caso di sintonizzazione a programma già iniziato, ecc.) oppure autonomi rispetto al programma. Queste applicazioni possono essere sfruttate on-line oppure memorizzate nel set-top-box per essere utilizzate successivamente, navigando all’interno dell’applicazione stessa. Nel caso in cui il set-top-box disponga di memoria di elevata massa (hard-disk) sarà inoltre possibile introdurre servizi basati sul caricamento via etere (downloading) di elevate quantità di dati, per esempio nelle ore notturne. Le caratteristiche e le modalità di fruizione di tali servizi saranno fortemente dipendenti dalle "dotazioni" (in termini di memoria) e dalle “prestazioni” (in termini di capacità di elaborazione) del terminale di utente, che incidono in modo direttamente proporzionale sui costi. In secondo luogo, laddove non vi siano capacità di memorizzazione sufficienti nel terminale ricevente, si dovrà accedere ai dati trasmessi nel data carousel che dovrà pertanto essere adeguatamente dimensionato in termini di banda (bit-rate) per ri-durre il tempo di accesso entro valori ac- cettabili. Capacità di memoria del set-top-box e disponibilità di capacità di trasmissione sono fattori determinanti per la qualità e le prestazioni del servizio. La produzione dei suddetti servizi, analo-gamente all’EPG multimediale ed al Su-perTeletext, presuppone la realizzazione di una apposita redazione che, nel caso di servizi correlati con il programma, dovrà lavorare in stretto collegamento con le strutture di produzione del programma televisivo vero e proprio. SERVIZI INTERATTIVI CON CANALE DI RITORNO La presenza di un canale di ritorno via modem è essenziale per promuovere lo sviluppo di nuovi servizi di specifico interesse per il singolo utente, come la posta elettronica, il commercio elettronico e, in genere, i servizi pay e pay-per-view. Tutte queste applicazioni ricadono nel profilo Interactive Broadcast per il quale il DVB ha definito i protocolli di comunicazione e di interfaccia con la rete in grado di assicurare l’elevato livello di affidabilità e sicurezza che questi servizi richiedono. Anche in questo caso, valgono alcune delle considerazioni già fatte per i servizi interattivi senza canale di ritorno. In aggiunta si può dire che, per certe tipologie di
  • 20. servizio, la capacità di memorizzazione o la presenza di un data carousel con ciclo di aggiornamento breve non è più un requisito fondamentale in quanto il "contenuto" deve essere fruito solamente nell'istante in cui viene richiesto.Va comunque tenuto conto che tutti i set-top- box attualmente utilizzati per il servizio DVB-S dispongono di un modem interno che viene già correntemente utilizzato per la realizzazione dei servizi di pay- per-view. L’interazione on-line dell’utente con il fornitore dei contenuti, attraverso la rete telefonica, consente libertà maggiore nella creazione di nuove tipologie di servizi l'utente potrà per esempio rispondere a quiz e partecipare a giochi, esprimere la propria opinione sul programma mentre è ancora in corso, o effettuare tramite telecomando l’acquisto di prodotti offerti dai servizi commerciali (e-commerce, home-shopping, home-banking) o, più in generale, accedere all’offerta pay e ppv. Il costo per l’utente nel caso di servizi pay e ppv è essenzialmente legato alle condizioni di abbonamento e di fruizione del servizio. Nel caso di e-commerce il costo è direttamente imputabile alle transazioni. A questi costi si aggiunge quello del terminale, la cui piattaforma SW&HW (capacità di memoria e di gestione) deve essere
  • 21. compatibile con la tipologia del servizio. In termini di banda del canale di ritorno, il DVB ipotizza tre livelli di occupazione dettati dalla prevedibile evoluzione dei servizi e dei terminali d’utente: • livello basso (tipicamente 2,4÷9,6 kb/s), nei servizi attuali che utilizzano la rete te- lefonica commutata; • livello medio (tipicamente 64 kb/s), quando l’utente potrà disporre di connessioni ISDN con accesso a Internet; • livello alto (tramite ADSL, cable-modem, ecc.), compatibilmente con la reale diffu- sione, a lungo termine, dei servizi. I costi per il fornitore dei servizi, una volta ammortizzati gli investimenti sulla piattaforma tecnologica, dovrebbero essere determinati essenzialmente dalla complessità di gestione dell’SMS (Subscriber Management System). INTERNET E TV Le trasmissioni DVB moderne consentono anche il trasporto di protocolli TCP/IP, e pertanto di qualsiasi altro standard che utilizza TCP/IP, a velocità molto elevate. Il formato DVB è stato ideato in modo da includere le tecniche di incapsulamento con cui i pacchetti di dati MPEG-2 riescono a trasportare traffico TCP/IP alla stessa velocità a più Mbit/s consentita dalla televisione digitale. Ciò permette la coesistenza del traffico della TV digitale e di quello di Internet sullo stesso sistema e la ricezione attraverso schede PC DVB o ricevitori (set-top box) DVB. Il formato DVB utilizza pacchetti di dati a lunghezza fissa capaci di trasportare video e audio compressi per ciascuno dei canali TV o radio trasmessi. DVB-Data adotta la stessa struttura di IP per quanto riguarda i formati dei dati. Il gateway di dati, o incapsulatore, funge da ponte di unione tra il mondo IP e il mondo DVB. I pacchetti IP vengono incapsulati nel formato DVB e suddivisi quindi in pacchetti MPEG2, i quali vengono trasmessi in multiplexing con video e audio attraverso flussi di trasporto MPEG e caricati in uplink per la trasmissione via satellite. L'accesso condizionato è possibile. La scheda PC del destinatario demodula i dati e li riassembla in pacchetti IP, identificando quelli indirizzati al PC e ignorando gli altri. I pacchetti IP originali così rigenerati possono essere visualizzati tramite browser, lettore multimediale o altro come un qualsiasi flusso IP, ma a una velocità molto maggiore! Combinando i concetti di Web e TV, di possibilità di mandare informazioni di tipo Internet oltre a quelle televisive, si ha un sistema in grado di fornire una serie di servizi multimediali interattivi di tipo domestico. Si verificò, negli anni passati, tra i fabbricanti di televisori e quelli di computer una diatriba. Il televisore evolveva sempre di più verso funzioni da computer, e veniva chiamato "Teleputer", i fabbricanti di PC che vedevano sempre di più evolvere il computer verso sistemi di televisione lo chiamavano "Compuvision". In realtà, nel futuro, questo strumento sarà sicuramente la fusione tra il Teleputer e il Compuvision, con caratteristiche di interfaccia uomo-macchine sostanzialmente differenti: il Teleputer sarà essenzialmente un sistema a grande schermo, quindi da multimedialità domestica. Nella casa del futuro avrà anche prestazioni da computer ma sarà soprattutto curato
  • 22. nel surrounding, in tutta la parte sonora, in modo da avere un sistema di alta qualità di Home Theatre. Viceversa, nell'applicazione da ufficio, da tavolo di lavoro, anche nell'ambito domestico, il Compuvision sarà un sistema sempre a schermo limitato, abbastanza piccolo, molto facile da accedere come interfaccia uomo-macchina, ma più limitato, o più orientato ai sistemi d'ingresso attuali tipo computer a finestre. Come Funziona ? La possibilità di rappresentare un segnale (ovvero una grandezza variabile nel tempo) come una sequenza di numeri è conosciuta fino dagli anni '40, che faceva riferimento ad un teorema famoso, quello di Shannon, che si applica a tutti i tipi di segnali, da quelli della telefonia a quelli radiofonici, ai segnali televisivi; ma solo recentemente ha trovato applicazione nel campo delle apparecchiature per uso domestico. Il più comune fra gli apparecchi di uso quotidiano che fanno riferimento a queste tecniche è il riproduttore di CD. Per codificare in forma numerica (digitale) un segnale acustico occorre "campionarlo" (ovvero misurare il suo valore in un dato istante) a intervalli regolari e quindi esprimere il valore della misura mediante un numero. La sequenza di numeri che si ottiene è la rappresentazione numerica del segnale originale e può essere registrata, trasmessa, duplicata usando le stesse tecniche che stanno alla base della memorizzazione e trasmissione dei dati digitali. Analogamente si può codificare un'immagine: occorrerà prima suddividerla in un appropriato numero di punti (detti pixel), ed attribuire a ciascuno una codifica numerica del colore; cosa che generalmente si fa indicando tre valori numerici che rappresentano le intensità di ciascuna componente del colore (Rosso, Verde, Blu). Ad esempio un immagine che compare sullo schermo di un normale computer può essere rappresentata mediante 480.000 terne di numeri (una suddivisione tipica dello schermo è in 800x600 pixel). L'immagine in movimento, poi, è rappresentata mediante una successione di immagini fisse, solitamente 25 al secondo. Per ottenere un segnale televisivo, a questo punto, è sufficiente mettere insieme la codifica delle immagini in movimento con due canali audio (per ottenere l'effetto stereofonico), anch'essi codificati in forma numerica. Poi, dopo la codifica del segnale televisivo dobbiamo preoccuparci di un dettaglio che ci consenta di utilizzare effettivamente queste tecniche a costi ragionevoli. Per fare ciò occorre limitare la quantità di dati che è necessario trasmettere; infatti utilizzando le semplici tecniche di codifica descritte sopra, la quantità di dati da trasmettere sarebbe tale da non essere praticamente utilizzabile (circa 1 Gbit/s). Sono state quindi sviluppate tecniche di compressione dei dati e di modulazione dei segnali che consentono di ridurre la quantità di dati ad una valore ragionevole
  • 23. (anche se piuttosto elevato per gli standard attuali: 20 Mbits/s) e di trasmetterli su un canale di 6 MHz di larghezza di banda (paragonabile alla larghezza di banda di un canale televisivo analogico). Il passo successivo consiste nella trasmissione dei segnali televisivi in modo che possano raggiungere il destinatario. Anche per la televisione digitale sono previsti tre canali: diffusione via cavo, diffusione via trasmissione radio terrestre e diffusione via satellite. Indipendentemente dal mezzo usato, è principalmente nella fase di trasmissione che si evidenzia la superiorità delle trasmissioni digitali rispetto a quelle tradizionali analogiche. Queste ultime, infatti, sono inevitabilmente affette da degradazioni del segnale che si traducono in una perdita di qualità della trasmissione ricevuta. Ciò non accade per la trasmissione di segnali in forma digitale, per i quali è possibile garantire che il segnale ricevuto sia identico a quello trasmesso. Infine è stato indispensabile che le maggiori ditte produttrici si accordassero intorno ad uno standard ben definito per la codifica e la trasmissione dei segnali in modo che fosse possibile dare una forma commerciale ai prodotti (sia i sistemi di produzione delle trasmissioni, che gli apparecchi di ricezione). Gli standard che sono nati sono due (uno Europeo (DVB) ed uno Statunitense (DVD) molto simili, ma non compatibili fra loro). Gli standard di televisione digitale attualmente esistenti prevedono sostanzialmente due tipi di trasmissione: SDTV (Standard Definition Television) che supporta trasmissioni di qualità comparabile a quelle normali analogiche ed HDTV (High Definition Television) che offre trasmissioni di qualità audio e video assai superiore a quelle attuali. Un sistema di trasmissione della televisione digitale consiste di tre blocchi distinti: • sistema video (Video Subsystem) • sistema di trasporto (Service Multiplex and Transport) • sistema di trasmissione (RF/Transmission System) Il sistema video ha lo scopo di codificare i segnali audio e video e di effettuare la compressione dei dati. Il sistema di trasporto ha lo scopo di organizzare le sequenze di dati (video, audio ed ausiliarie) e "mescolarle" in modo da trasformarle in un'unica sequenza di "pacchetti" di dati adatta per la trasmissione. Il sistema di trasmissione ha la funzione di aggiungere ai pacchetti di dati le informazioni necessarie alla trasmissione (ad esempio i codici di controllo e correzione degli errori) e di modulare il segnale portante. Solo quest'ultima parte (ovvero la generazione del segnale di trasmissione) si differenza a seconda del mezzo trasmissivo usato. Il servizio DVB-T, cioè della televisione digitale terrestre, sarà realizzato con tecniche di compressione video e audio secondo lo standard MPEG. Nel particolare, il sistema di codifica audio si attiene allo standard MPEG LayerII MUSICAM, un formato compresso multicanale, come il Dolby Digital AC-3, ma inferiore di qualità, già usato nel Digital Audio Broadcasting (DAB). Lo standard MPEG2 del sistema di
  • 24. codifica video accetta in ingresso quattro formati o "Livelli" da codificare, che sono: Low Level, Main Level, High-1440 Level e High Level. Questi si differenziano per qualità e perché sono caratterizzati ciascuno da un proprio range del bit rate di sorgente (da 4 Mbit/s per una qualità tipo VCR fino a 60 Mbit/s per una qualità HDTV). Come risultato della codifica lo standard M-PEG2 offre differenti "Profili". Ciascun Profilo è caratterizzato da un set di strumenti di compressione i quali caratterizzano il sistema di codifica. I profili sono cinque (Simple Profile, Main Profile, SNR Scalable Profile, Spatially Scalable e High Profile) e ciascuno di essi è progressivamente più sofisticato e aggiunge degli strumenti di compressione al precedente. Non tutte le combinazioni di Livelli e Profili sono approvati dallo standard, infatti solo undici delle venti combinazioni sono accettate. La codifica di sorgente MPEG2 utilizzata dal DVB è caratterizzata da: uso della combinazione Main Profile e Main Level frame rate di 25 Hz; o formato 4:3 o 16:9 header della sequenza video e frame indipendente dai precedenti codificati almeno ogni 500 ms. Subito dopo la codifica di sorgente, i canali da trasmettere vengono accorpati in un unico stream mediante una operazione di multiplazione. La codifica di canale è realizzata quindi applicando diversi processi di codifica allo strema con tecniche di codifica che permettono una buona rilevazione e correzione degli errori in ricezione. Come il DAB anche il DVB-T usa una modulazione OFDM (sistema di modulazione studiato per il trasporto di segnali digitali nelle gamme di frequenza VHF – UHF attraverso i ripetitori televisivi terrestri), che utilizza 1705 portanti nel modo 2k e 6817 nel modo 8k. Le portanti, a loro volta sono modulate QPSK o QAM a seconda del bit-rate desiderato. Lo standard DVB-T lascia libera la scelta dei parametri del segnale (tipo di modulazione delle portanti OFDM, protezione, intervallo di guardia, ecc.) ed offre un insieme di possibilità a secondo delle prestazioni che si vogliono ottenere. Infatti, in dipendenza del tipo di modulazione delle portanti OFDM utilizzata (QPSK, 16QAM o 64QAM), la capacità totale utile di un canale RF di 8 MHz varia da un minimo di 6Mbit/s ad un massimo di 32 Mbit/s. In pratica però la garanzia di una adeguata protezione (aggiunta di bit di ridondanza ai bit di informazione utile) e l'opportunità di sfruttare il canale in modo efficiente fanno restringere il range di variabilità della capacità all'intervallo 12 - 24 Mbit/s. Anche per il DVB-T, come per il DAB, si può quindi parlare di bouquet di servizi potendo trasmettere da 2 fino a 4 programmi a definizione standard (SDTV) più servizi di data broadcasting. La capacità totale del canale può essere anche sfruttata per standard televisivi ad alta qualità, come la televisione ad alta definizione (High Definition TeleVision) che richiede 24 Mbit/s per programma (1 programma per canale). Il DVB-T è caratterizzato da due modi di trasmissione: il modo 2k e il modo 8k e, analogamente al sistema DAB, consente anch'esso di operare in SFN. Il modo '2k' possedendo, a parità di rapporto tra durata di simbolo e intervallo di guardia, un
  • 25. intervallo di guardia minore rispetto al modo '8k', richiede una minore distanza tra i singoli trasmettitori della rete SFN e si presta quindi ad essere usato per la realizzazione di piccole reti e con basse potenze da irradiare. Ovviamente la realizzazione di una SFN per il DVB-T pone le stesse stringenti condizioni sugli impianti di diffusione del segnale già incontrate per il DAB: identico contenuto di segnale, sincronizzazione nel tempo e coerenza in frequenza. L'adozione della tecnica di modulazione OFDM consente di prevedere per il DVB-T tre diverse condizioni di ricezione: fissa; portatile "indoor"; portatile "outdoor". Il Decoder I ricevitori per il sistema DVB-T sono già disponibili sul mercato anglosassone, laddove, a partire dallo scorso novembre, è stato avviato il servizio di televisione digitale terrestre, nella forma di unità esterne dette Set Top Box. Queste unità, connesse all'antenna terrestre convertono i segnali digitali ricevuti in segnali analogici direttamente utilizzabili dagli apparecchi televisivi tradizionali. In seguito saranno disponibili televisori con decoder digitale integrato in grado di ricevere direttamente dall'antenna terrestre. Dopo una prima fase, il prezzo al dettaglio dei ricevitori digitali si prevede possa aggirarsi sui 400-500 euro, variabile in dipendenza del numero delle piattaforme digitali con cui sono compatibili. Successivamente, riduzioni di prezzo saranno possibili, secondo le previsioni dei produttori, allorché il volume di produzione raggiungerà qualche milione di unità. I ricevitori DVB-T, generalmente indicati con l'acronimo IRD, sono dispositivi dall'elevata complessità essendo composti da una circuiteria analogica dedicata alla demodulazione del segnale ricevuto e da una parte digitale che può esser assimilata ad un vero e proprio calcolatore elettronico. Infatti dal segnale ricevuto e demodulato si ottiene uno stream binario che viene a sua volta elaborato dalla circuiteria digitale. L'elaborazione del segnale digitale viene effettuata mediante un microprocessore e il software ad esso associato. In questo modo i ricevitori DVB sono in grado di gestire: la decodifica di segnali audio e video digitali, l'accesso condizionato, la guida elettronica dei programmi,
  • 26. le periferiche utilizzate per lo scambio dati. In ogni caso qualsiasi funzionalità implementata dal ricevitore è controllata via software. Generalmente il software del ricevitore è strutturato in due parti: la prima parte costituisce un vero e proprio sistema operativo che amministra le periferiche e le risorse hardware dell'IRD, mentre una seconda parte si occupa dell'implementazione delle varie funzionalità. Il software di gestione dei ricevitori potrà essere aggiornato da remoto permettendo il miglioramento delle funzioni già realizzate e anche la realizzazione di funzioni non previste all'atto dell'immissione sul mercato. La definizione inoltre di Application Programming Interface (API) mette a disposizione dei programmatori, che devono aggiornare il software del ricevitore, una ampia gamma di librerie e routine che consentono una semplice riscrittura delle nuove applicazioni senza dover necessariamente conoscere in dettaglio le specifiche del sistema DVB-T. Il digitale in generale, consente la diffusione di un maggior numero di servizi, di migliorare la qualità audio/video e di utilizzare in modo più efficiente lo spettro. Inoltre la digitalizzazione fa sì che la maggioranza degli utenti possa avere un largo accesso in modalità interattiva a diversi tipi di informazione. La DVB-T permette: di raggiungere da subito la quasi totalità della popolazione, consentendo la ricezione con l'attuale sistema domestico d'antenna analogico (servizio universale): infatti le frequenze di cui il sistema DVB-T farà uso coincidono con quelle del servizio TV analogico. Accanto ai servizi a pagamento la DVB-T è la soluzione più efficace per la diffusione dei servizi TV gratuiti (free-to-air); di costituire l'unico mezzo pratico per la ricezione portatile; di ridurre i costi di implementazione delle reti, grazie al riutilizzo delle infrastrutture analogiche esistenti; di effettuare la diffusione regionale/locale. Va sottolineata inoltre la robustezza di una rete DVB-T rispetto ad azioni di disturbo o sostituzione del segnale. Gli operatori presenti in Italia Stream e Tele+ sono i soli operatori di pay-tv in Italia. Eccone in sintesi le caratteristiche.
  • 27. TELE+: controllata per il 99% dai francesi di Canal Plus e per l'1% dalla Rai, è la pay-tv che controlla la maggiore quota di mercato in Italia.  Abbonati: sono 1.640.000 i decoder Tele+ installati nelle case degli italiani. Il numero degli abbonamenti, che possono essere più di uno per ciascun abbonato, raggiunge quasi i due milioni e mezzo.  Calcio: la squadra di Telepiù conta tra i club di serie A: Juventus, Milan, Inter, Bologna, Chievo, Perugia, Reggina, Atalanta, Torino, Brescia, Empoli; di serie B: Bari, Cosenza, Genoa, Torino, Monza, Pescara, Ternana, Pistoiese, Treviso, Piacenza, Ravenna, Verona, Salernitana, Cagliari; e tre di serie C: Messina, Catania, Livorno.  Canali: l'offerta della piattaforma digitale D+ conta 90 canali. Di questi, 16 sono di pay per view, con film, teatro, calcio, Formula 1 e l'offerta a luci rosse di Hot Club.  Esclusive: Tele+ ha preacquistato i diritti del prossimo film di Roberto Benigni, "Pinocchio", e di quello di Nanni Moretti, "La Stanza del figlio".  Testimonial: tra i "volti" di Telepiù, Leonardo Pieraccioni, di cui vengono trasmessi gli spettacoli teatrali, Aldo, Giovanni e Giacomo e Beppe Grillo. STREAM: il secondo operatore italiano di tv digitale, è oggi controllata al 50% da Telecom Italia e al 50% dalla NewsCorp di Rupert Murdoch.  Abbonati: stream conta 680.000 abbonati, mentre il numero complessivo degli abbonamenti è di 1.100.000. Stream è stata costituita nel dicembre 1993 e dal giugno '98 la società opera a tutto campo nel mercato della televisione digitale, anche via satellite. Da giugno 2000 il pacchetto azionario di Stream è diviso equamente tra Telecom Italia, e la Sky Global Network del magnate australiano Rupert Murdoch dopo l'acquisizione delle quote detenute dal Gruppo Cecchi Gori e dalla società Sds.  Calcio: le squadre di Stream che giocano in serie A: Roma, Lazio, Parma, Udinese; quelle di serie B: Fiorentina, Sampdoria, Venezia, Siena, Napoli; e quelle di serie C: Palermo, Avellino, Benevento.  Canali: sono 104 i canali digitali di Stream. Tra questi, 18 canali tematici (6 di cinema, 5 di sport, Cfn su borsa e finanza, Stream News, National Geographic Channel, Fox Kids e altri), 10 interattivi (meteo, arte, oroscopo, viaggi, lotto ecc.) e 68 di pay per view. A questi si aggiungono 40 canali audio per l'ascolto digitale della musica 24 ore su 24.  Esclusive: oltre al campionato di calcio, i piatti forti di Stream sono il canale 24 ore su 24 sul Grande Fratello (interattivo grazie alla tecnologia ITV) e le 157 partite della Champions League.
  • 28.  Testimonial: tra i "volti" di Stream Serena Dandini, che presenta i film di Cinema Stream, e Nancy Brilli, che con La Grande Sorella presenta su Studio Universal una serie di film al femminile. TELE+ “Il digitale per ottimizzare il segnale televisivo” INTERVISTA al Dott.LOQUENZI ( Capo redazione istituzionale) Buongiorno dott. Loquenzi, quali sono le ragioni che spingono ad optare per il digitale? E’ evidente che uno dei primi motivi che spingono i paesi e gli operatori a trasformare i segnali da analogici a digitali sono problemi di ricezione. Una partita dell’Italia, ad esempio, si vede anche se il segnale televisivo arriva a casa nostra disturbato, ma a lungo andare, si vorrà fare qualcosa per migliorarlo. Tant’è che, chi non riceve il segnale analogico adeguato arriva ad istallarsi la parabola per vederlo in digitale satellitare. Questo dimostra come a lungo andare la gente vuole il segnale limpido, chiaro e ben ricevuto. C’è tanta gente in Italia che si trova in una zona sperduta di montagna dove il segnale analogico di RAI e MEDIASET non arriva. Allora si istalla una parabola ed un decoder, e attraverso il satellite riceve i segnali digitali di Rai e Mediaste anche se abita nella più sperduta valle valdostana. L’esigenza di vedere bene è giusta ed è uno dei principali fattori che spingono a cambiare un certo giorno che per l’Italia sarà il 31 dicembre 2006, tutta la ricezione da analogica a digitale. Cosa si guadagnerà con il digitale? Il digitale non è solo una qualità migliore di ricezione. Nei canali digitali si possono avere una serie di dati informativi che rendono più ricca l’utilizzazione del decoder audio- visivo. Possono fornire il doppio audio. Soltanto gli abbonati a Tele+ che hanno il digitale satellitare possono vedere un film in italiano, inglese o francese.
  • 29. Oppure possono vedere il film in una lingua con i sottotitoli in un'altra. Posso chiedere alla tv di avere più informazioni su quello che sto vedendo. Vedo un film, spingo un tasto sul mio telecomando e vedo che il film è stato fatto nel 1990, attori, quando è cominciato. Questa è una serie di elementi che spingono a cambiare. La tecnologia digitale è migliore di quella analogica. Trasmettere in digitale vuol dire risparmiare tantissimo in termini di energia di emissione. Il segnale irradiato in una certa zona in analogico richiede un tot di energia, in digitale altra. In alcune zone così si riduce tantissimo l’inquinamento elettromagnetico. Dove ci sono i tralicci che emettono il segnale per la tv analogica, sono zone altamente inquinanti. Le popolazioni locali si ribellano perché sanno da studi fatti che ci possono essere problemi per la loro salute. Il digitale porterà ad avere dove ci sono gli attuali 12 canali attuali, almeno 40 o 50 canali in più. Sono tutti elementi da prendere in considerazione. Come riempirete tutto questo nuovo spazio? Il cliente vuole contenuti e ci si porrà il problema di quali contenuti mettere dove ci sono un quintuplo di canali in più. Comunque parliamo di transizione lunga e molto presto il mercato metterà a disposizione tv con un decoder incorporato integrato come già succede in Inghilterra. Così quando il televisore si cambierà, se ne avrà uno nuovo con il decoder integrato. A lungo andare non costerà molto di più. In Italia si spendono 20 milioni per avere un televisore al plasma o un video 16:9 quando, in Italia, escluso Tele+, non ci sono programmi 16:9. Il processo naturale porterà la gente a comprarsi TV digitali e saprà che comunque avrà questo vantaggio. Attraverso i governi si dovranno convenzionare i decoder. Governi come quello svedese mandano coupon in cui si dice che in un certo numero di anni si convertiranno i televisori in modo da ricevere segnali digitali. Si fanno piani fiscali. Si preparano gli utenti. Si rottamano le televisioni. Si sovvenzionano in modo da avere un decoder. Si farà in modo che il costo del decoder, sia il più basso possibile se non addirittura sovvenzionato dallo stato. Su cosa punta Tele+ ? Poi noi punteremo sui contenuti e sulla qualità del digitale. Noi puntiamo sul fatto che due pilastri della nostra programmazione sono cinema e sport e poi calcio. Se si vuole vedere film di qualità o le partite ci si abbona a Tele+. Noi abbiamo un centinaio di canali digitali, che danno una offerta di cinema e sport, ma anche documentari, viaggi e cortometraggi. C’è un bouchet base nel quale ci sono canali di cucina, documentaristica, viaggi, cinema classico, anni’30. Offerta di canali diversi che vanno in contro al cliente come musica classica, teatro, offerta molto varia che fa si che ognuno scelga e vada a vedere il programma che più gli piaccia. Come sfruttate la possibilità dell’interattività televisiva offerta dal digitale? Per quanto riguarda l’interattività è qualcosa che stiamo avviando in quest’ultimo periodo. Ci sono alcuni elementi di interattività, per esempio il nostro canale interattivo sulla formula1 che permette di far scegliere a chi guarda il Gran Premio l’inquadratura che preferisce. Si apre una delle 3 immagini e si può avere ad esempio l’inquadratura del pilota. Poi ci sono alcuni canali interattivi di meteorologia, si può selezionare la propria zona e farsi fare delle previsioni precise.
  • 30. C’è un servizio interattivo di cinema, si potranno chiedere informazioni sui programmi che si vedranno. Stream ha presentato più tipi di interattività come i servizi di home-banking. Noi ancora non li abbiamo lanciati. Anche perché l’esperienza in Europa dimostra che non c’è una grande esplosione di servizi interattivi di Tv. BskyB che è la più grande Tv digitale in Europa raccoglie in questo settore lo 0.2 o 0.3 percento. Non è ancora una grande risorsa, forse lo sarà in futuro. Le nostre entrate sono l’abbonamento e una piccola quota di pubblicità. Abbiamo servizi di pay-per-view, c’è un menù sempre disponibile con film più recenti di quelli che si possono vedere su canale premium, hanno un costo di 4,5 euro e vengono ritrasmessi ogni tot di tempo. Ma questa non è interattività. L’offerta è talmente vasta che il palinsesto se lo costruisce il cliente. I servizi saranno sempre decisi a monte? I decoder hanno inserito un disco rigido. La prossima generazione di decoder sarà sempre più simile ad un computer e la differenza con questo diventerà sempre più labile.Con il digitale si potrà fare anche un canale di ritorno ma questo non prima di 5 o 6 anni diventerà un fenomeno di massa. La tv potrà diventare interattiva come un Pc? Io l’interattività a tutti i costi non ce la vedo. Non bisogna premere troppo l’accelleratore sull’interattività. Bisogna pensare che la gente è interattiva tutto il giorno tra computer e telefono e altro. Penso che arrivi la sera a casa e per prima cosa voglia gustarsi un bel programma o un film a sua scelta. Questo è il nostro primo obbiettivo. La gente è anche stanca di interattività e con il minimo sforzo possibile vuole vedere quello che vuole. L’importante è che ogni sera ci siano 2 o 3 film tra cui scegliere. Il resto forse sarà una prospettiva tecnologica. Il cliente continuerà a vedere il PC come luogo dell’interattività e la Tv in modo passivo . La tecnologia andrà avanti , se poi sarà tv o pc-tv al cliente importerà poco e alla fine sono 2 concetti simili. I contenuti saranno sempre veicolati allo stesso modo e saranno digitali. Come vede il futuro della tv? Io credo che la gran parte della tv generalista abbia ancora il suo futuro, anche perchè la tv digitale si rivolge a segmenti di mecato diversi. Quando tutti saranno sul digitale un cambiamento ci sarà sia nella economia sia nel modo in cui viene fruita la tv. I gusti cambieranno. Le tv generaliste dovranno imparare a gestire i contenuti. Diminuirà l’importanza della pubblicità. La struttura del bouchet è molrto simile a quello di una tv generalista. Ma quando uno ha tanti canali, è possibile fare un canale di nicchia, come un canale di pesca, come è Gambero Rosso Chanel. Il cliente dice “io vedo solo questo”, io gli devo offrire quello. Non una tv minimo comune denominatore ma una tv massimo comune multiplo. Quanto è importante il calcio? E’ la nostra killer application, se non ce l’hai muori o meglio ammazzi il concorrente. E’ il nostro pilastro e poi come fa vedere il calcio tele+ non ha paragoni. E’ tutta un'altra emozione sapere di stare a vedere solo la partita di calcio senza l’asillo del programma successivo che incombe.
  • 31. STREAM “Segnale digitale per una TV interattiva” INTERVISTA al Dott. RUSSO ( Vice-capo redazione istituzionale)
  • 32. L'idea di Stream è quella di lavorare su una idea di televisione che cerca di dare un plus al cliente rispetto al nostro competitor. Siamo nati come una società che si occupava di servizi multimediali interattivi. In origine la nostra società si occupava di quei servizi, ora più famosi agli italiani, permessi dalla tecnologia di trasmissione del segnale televisivo su doppino telefonico, il doppino telefonico in rame che si chiama ADSL. Attraverso l'ADSL, circa 7 anni fa', facemmo un travel su 500 utenti a Milano e altrettanti a Roma, nel quale si sperimentava un tipo di televisione che era di tipo interattivo. L'idea dell'allora gruppo STET però non era quella di sviluppare una televisione, ma servizi multimediali soprattutto di tipo interattivo per qualcosa che ancora sarebbe dovuto nascere, che non si sapeva bene se sarebbe stato il computer o la televisione. Noi avevamo un Set-o-box, cioè un ricevitore che permette di fare all'interno di un albero di navigazione su una normale tv una serie di servizi riutilizzando la presa telefonica. Quei servizi erano di tipo interattivo, servizi televisivi, servizi video on demand, servizi al cittadino, shopping e cose di questo genere. L’idea era quella di un televisore domestico che mettesse in collegamento le famiglie con una enorme quantità di servizi o centri servizi. Attraverso lo sviluppo della banda larga si pensava di creare una quantità enorme di servizi o centri servizi, cioè servizi multimediali che avrebbero dato un qualcosa in più nella società dell’informazione. Questo era il punto sul quale si stava lavorando. Quella tecnologia era ancora abbastanza primordiale, ma abituò gli italiani ad avere un uso interattivo del televisore domestico. Da un sistema di fruizione passivo quale era quello della televisione a un sistema di fruizione atttivo che passava attraverso l’uso di un telecomando che richiamava servizi sul televisore domestico. Serviva un televisore, un decoder e poi c’era bisogno di una linea telefonica, perché tutto ciò
  • 33. funzionava sulla rete telefonica. Nel frattempo nacque un accordo strategico a livello mondiale fra il gruppo STET e l’IBM che diede vita all’attuale Stream. Una società che si occupava sempre di servizi multimediali interattivi, ma cresceva sviluppando servizi di televisione digitale, servizi su cavo, e lo faceva attraverso una rete, la rete Socrate. Qui si metteva a disposizione delle famiglie italiane, direttamente a casa dei clienti, i servizi interattivi su fibbra ottica. Ma in realtà era qualcosa di intermedio che si chiamava HFC. Per cui attraverso degli apparati, che erano posizionati in maniera abbastanza vicina all’utente finale, si poteva comprimere un segnale digitale e inviarlo direttamente a casa del cliente. Cosa era la Rete Socrate? La rete Socrate era un progetto portato avanti dal gruppo STET, ormai 7anni fa’, nel quale sostanzialmente si diceva di anticipare degli investimenti che il gruppo Telecom comunque farà sulla rete e portare direttamente nelle case degli italiani la fibra ottica. Mettere insieme una quantità enorme di risorse per circa 20mila miliardi di lire anticipando quello che il gruppo di telecomunicazioni comunque dovrà fare con tempi di ammortamento di circa 20 anni. Si dice questo: dal momento che è una cosa che comunque si dovrà fare, non passiamo attraverso le tecnologie intermedie ma facciamo il grande salto e passiamo subito alla fibra ottica. Questa era il top della società dell’informazione: tutti possono parlare con tutti e in contemporanea. Le capacità di interazione su reti a fibra ottica sono praticamente infinite. Si iniziò a cablare e si arrivò a circa 2 milioni di cavi passati. Quello che mancava di fare erano società o utenze commercialmente utili. Stream portò la televisione via cavo a casa del cliente attraverso la Rete Socrate con una serie di servizi che venivano messi a punto.
  • 34. A cosa è dovuta la scarsa diffusione del cavo in Italia? Il punto è questo: gli investimenti erano molto elevati. Intanto nasceva tutto il problema della proprietà, per cui ritornò in auge l’idea di riportare a casa del cliente un flusso televisivo utilizzando l’ADSL, ossia quella tecnologia per la quale si era deciso di fare il cosiddetto salto. Avevamo la possibilità di comprimere un segnale digitale e distribuirlo su rete telefonica. Saltare le tappe intermedie e rendere funzionante questa tecnologia che all’inizio sarà ibrida, ma arriverà ad essere una tecnologia piena. Dal momento che cablare costava troppo, si riprovava l’idea dell’ADSL e si vedeva se c’era la possibilità per l’utente di avere su un normale computer, un flusso video. Oggi abbonandomi a un normale sistema come Fastweb o Alice c’è la possibilità di vedere un flusso televisivo su PC. C’è una qualità televisiva grosso modo come quella di un normale VHS. Si vede una normale televisione live su PC. Allora ci furono grandi battaglie tra chi sosteneva che il Pc si sarebbe trasformato in una televisione e chi diceva il contrario. Ma queste sono tutte tecnality. Il problema vero è che si deve creare una società di consumo e dunque di prodotti multimediali che siano caratterizzati dall’interattività. Ma quella che descrive lei è la web-tv, o la ip-tv ? In realtà bisogna tener conto di una cosa, Negroponte dice: ”I bit sono bit”, una volta che tu prendi un segnale che da analogico lo trasformi in digitale, metti insieme una sequenza di numeri e di informazioni che sono a disposizione del cliente. Questi bit in sede di ricezione si trasformano in audio, video, dati ed altro. E dal momento che già ora si viaggia a 650kb si può vedere una normale televisione sul web attraverso i video on demand. Fastweb fa questo. C’è già una tale offerta televisiva. Poi Stream nelle zone cablate continua ad erogare servizi televisivi. Con un vantaggio che mentre sulla fibra ottica sei in grado di fare lo zapping, ed è un elemento estremamente importante, nel caso della banda anche per i più bassi contenuti di bit, io posso richiamare un segnale televisivo, ma il problema è il cosiddetto canale di ritorno. Già ora posso collegarmi ad un flusso video live ma il grande salto verrà fatto quando faremo il salto a 1,5 o 2 Mb, che è qualcosa che sta dietro l’angolo. La rete verrà man mano implementata in sede di apparati che sono in grado di comprimere il segnale in digitale. A casa mia riceverò una serie di informazioni che si trasformano in flussi audio video etc. Lo farò attraverso rete fissa e mobile. Quindi quello di cui stiamo parlando è una fase di evoluzione molto forte ed aperta, in cui il terminale domestico sarà il televisore, il computer, il palmare o il telefonino cellulare. Sta accadendo che il digitale sta cambiando il sistema. Quando sarà possibile tutto questo? Io sono convinto personalmente di una cosa. La tecnologia digitale sarà resa disponibile quando i produttori di apparati metteranno a disposizione tecnologie che faranno sviluppare il mercato. Il mercato c’è, ma chi darà gli apparati? Chi produrrà i terminali in grado di fruire dei segnali digitali? Che si vada verso il digitale è una scelta assodata sia a livello culturale che politico. La scelta è il digitale. Ma come la scelta del colore in Italia fu ritardata di circa 10 anni per motivi politici, nonostante fossimo tecnologicamente pronti, dicendo che era qualcosa di non particolarmente innovativo nell’elettronica di consumo, così noi già ora siamo
  • 35. tecnologicamente pronti per trasmettere e ricevere i segnali digitali. Stream, anche se su satellite, già ora fa televisione digitale. Qual è il plus che vi fornisce questa tecnologia? Stream fa televisione digitale e lavora su satellite e cavo. La legge Meccanico del 1997 impediva ad una società di telecomunicazioni di entrare nel mondo televisivo. Le società di telecomunicazioni che si approcciavano al mondo televisivo sostenevano, dal momento che facevano servizi multimediali di tipo interattivo, che si trattava di servizi di telecomunicazione a valore aggiunto. La legge diceva infatti che le società di telecomunicazioni potevano fare servizi di telecomunicazione a valore aggiunto, ma non potevano entrare nel mondo della televisione. A un certo punto, quando si decise di utilizzare le reti di telecomunicazioni, ossia doppini telefonici e tecnologie intermedie a fibra ottica, la legge Meccanico fu modificata e si permise a tutti di fare tutto. Le società di televisione possono fare telecomunicazioni e le società di telecomunicazioni possono fare televisione. Pian piano si avviava alla società dell’informazione di cui stiamo parlando. Poi naturalmente ciascuno avrebbe potuto avere il suo specifico campo. Tra questi c’era quello del service provider, che rendeva disponibili contenuti da dare al cliente. Stream è nato per essere un service provider ma i servizi che faceva su fibra ottica, cioè attraverso diffusione via cavo, erano servizi di tipo diffusivo, in più c’era una prima serie di servizi di tipo interattivo. Non essendoci però gli apparati a disposizione la crescita del mercato è allentata. Per apparati cosa intende? TV sat, il televisore attuale è analogico. Quindi per trasformare un segnale abbiamo bisogno di un set-o-box, o chiamiamolo meglio: di un decoder. Cosa vi permette un decoder? Il mercato televisivo era completamente dominato dal segnale analogico. Poi c’era una costola del mercato del segnale analogico, che permetteva di fare con quello, televisione a pagamento. Erano le reti Tele+, televisione analogica a pagamento. Per poter avere un segnale analogico a pagamento occorreva renderlo criptato. Il decoder serviva a rendere in chiaro il segnale. Quando nasce il mercato della televisione digitale a pagamento, Stream fornisce questo segnale su cavo, mentre Tele+ lo distribuisce su satellite attraverso D+, che è l’offerta digitale satellitare di Tele+, e da vita ai primi canali di televisione digitale. Qual è la differenza fra un segnale analogico e uno digitale? In una frequenza destinata a coprire un segnale televisivo, il digitale, la tecnica di compressione del segnale su una riga analogica, può caricare da quattro a cinque canali. Si può arrivare anche a 6, comunque 4 o 5 segnali ottimali. Quindi avendo la risorsa scarsa che è la frequenza, dove ho solo un solo canale televisivo, ne posso arrivare ad avere fino a 5. Questo moltiplica l’offerta e quindi cambia sostanzialmente il panorama televisivo. In quella fase quindi avevamo Stream che per motivi di legge distribuiva solo su cavo, aveva il suo bouchet e dava servizi televisivi su cavo, mentre l’inserimento satellitare veniva coperto attraverso l’offerta D+ di Tele+. A questo punto, quelli che cambiavano avevano a disposizione un ricevitore di segnale satellitare digitale. In realtà cosa succede? Abbiamo un decoder
  • 36. che da questo momento verrà chiamato set-o-box. Si emette un segnale che arriva al televisore domestico che è analogico per cui, per poter ricevere un segnale digitale ho bisogno di un apparecchio intermedio che è il decoder che riceve il segnale in digitale e lo trasforma in analogico, rendendolo disponibile sul nostro televisore analogico. Con il tempo, il televisore sarà fornito già di scheda o apparati che inseriti già al momento dell’acquisto nel tv sat, renderà direttamente disponibile il segnale senza il set-o-box. Il s-o-b è una scatola che si aggiunge al televisore e gli permette determinate funzioni. Il s-o-b è un piccolo computer perché dotato della sua Rom, cioè di una sua capacità di memoria che gli permette di attuare metodi di duplicazione di un segnale, rendendolo disponibile su televisore. Gli operatori di televisione moltiplicando i canali che avevano a disposizione creavano un nuovo modello di televisione. Chi era abituato a vedere Canale5, Italia1 etc e le 600 reti locali, a questi si aggiunge una quantità enorme di segnali televisivi che essendo trattati attraverso tecnologie digitali incrementano enormemente l’offerta. Stream ha oggi la capacità di digitalizzare e rendere disponibili all’utente finale circa 400 canali televisivi digitali in contemporanea. Come trattate i canali sul digitale? Nella fase in cui i segnali erano trasmessi in cavo da Stream e in satellite da Tele+ nacque l’idea di fare una piattaforma comune di tutti gli operatori digitali in cui tutti avevano accesso, ma l’operazione fu bloccata dall’antitrust europeo. Quindi ad un certo punto Stream dovette decidere se continuare ad essere presente sul mercato al momento in cui il piano Socrate veniva bloccato e non sarebbero state consegnate da telecom delle case cablate e non ci sarebbe stata la possibilità di arrivare fisicamente a casa del cliente e il piano di cablaggio si interruppe. Si decise ad un certo punto di poter mettere a disposizione dell’utente l’interattività attraverso il segnale televisivo digitale via satellite. I servizi che noi chiamiamo a bassa interattività erano servizi di pay-per-view e near video on demand. Cosa si può fare? Il mercato dei canali diffusivi di televisione, al momento in cui io compravo un canale televisivo, permetteva di comprare un gruppo di canali televisivi. Attraverso la bassa interattività io sfruttavo le capacità del s-o-b e soprattutto del telecomando in connessione permanente con la piattaforma attraverso una normale linea telefonica. Io sono nella condizione di fare servizi a bassa interattività, cioè posso comprare un prodotto in pay-per-view e posso comprare un prodotto in near video on demand. Io mando il programma in onda ogni mezz’ora, ma potrei farlo anche ogni 7 minuti, che per tutta una serie di scelte di via commerciale si preferisce fare ogni mezz’ora, io tranquillamente a casa mia decido di comprare il mio prodotto, il film senza avere l’assillo dell’orario e quindi questi servizi a bassa interattività che era possibile rendere disponibile su cavo , si poteva allo stato attuale della tecnologia, ma parliamo di 4 anni fa’, si poteva rendere disponibile anche su satellite. Quindi Stream decise di fare degli investimenti sul digitale satellitare. Mise a punto una offerta indipendente da D+ di Tele+ digitale. Quindi partì con questa offerta e andò in concorrenza rispetto a Tele+. Si è sviluppato quindi in Italia un mercato di televisione digitale. Quindi la situazione presente in Italia è quella di una