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Tappe e principi dell’intervento
       di Comunicazione Aumentativa
               e Alternativa
                   Antonella Costantino° - Nora Bergamaschi*
              Laura Bernasconi° - Daniela Biffi –Caterina Dall’Olmo*
                Valeria De Filippis°-Lucia Lanzini* - Mara Marini*
                                  Luca Pugliese°

                               Centro Sovrazonale
                          di Comunicazione Aumentativa
                             *Servizio di Neuropsichiatria Infantile
                               Azienda Ospedaliera di Treviglio
             °UONPIA Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli
                                  e Regina Elena - Milano

                                  Trescore, 16 febbraio 2009




L’obiettivo di un intervento di CAA è
  supportare i ragazzi con gravi difficoltà
  comunicative a divenire competenti dal
  punto di vista comunicativo nel presente,
  pur avendo in mente i bisogni
  comunicativi futuri

                                        Beukelman & Mirenda 1998




                                                                                   1
TAPPE DI UN INTERVENTO DI CAA
  lavorare soprattutto con/nel contesto di vita
  partire dalle abilità esistenti
  strutturare un ambiente facilitante specifico
      routines
      osservare e dare significato
      cogliere minimi spazi di aggancio
      partire da situazioni altamente motivanti
      costruire interazioni
  consentire maggiore controllo e prevedibilità
      utilizzare la CAA sia in entrata che in uscita
      offrire opportunità di effettuare delle scelte

  non effettuare “verifiche prestazionali” continue

  sviluppare il “si” ed il “no”
  affinare un sistema di indicazione/puntamento
  costruire, condividere e aggiornare un vocabolario di immagini
  sviluppare un sistema di comunicazione multimodale “su misura”




lavorare soprattutto con/nel contesto di vita
  L’utilizzo di strategie comunicative è connesso alle
  opportunità fornite dai partners

  Le interazioni comunicative rappresentano esperienze
  significative per entrambi i partner, che sono
  reciprocamente coinvolti

  Il focus dell’intervento è aumentare le competenze
  comunicative dell’Early Communicator e dei suoi partners

  L’ influenza delle componenti fisiche e sociali degli
  ambienti sulle interazioni comunicative è cruciale

  La responsività dei partner rappresenta la migliore
  strategia giustificata d’intervento per bambini e ragazzi
  che non mostrano ancora comunicazioni intenzionali
                                                       Harwood 2002




                                                                      2
“full partecipation” model

  La rimozione di barriere alle opportunità
    aumenta la partecipazione e l’indipendenza di
    un Early Communicator e la sua
    comunicazione efficace.

  “Senza partecipazione, non c’è nessuno a cui
    parlare, niente di cui parlare e nessun motivo
    per comunicare”
                                                           Beukelman and Mirenda, 1998




Abbiamo ricevuto una richiesta di valutazione per un intervento di CAA, era per una ragazza di
      20 anni, di nome Shawn.
Sposata e con un bambino di 2 anni. Aveva appena terminato gli studi.
Le fu diagnosticato un tumore al cervello. Fu operata ed ebbe una brutta emorragia.
Arrivò da noi un anno dopo, necessitava di molta assistenza per la vita quotidiana. Non diceva
      nessuna parola. Le relazioni cliniche documentavano l’insuccesso nell’introdurre la CAA
      con Shawn e la sua famiglia.
Come primo passo per la valutazione andammo a trovare Shawn a casa, per conoscerla e per
      capire meglio come voleva e poteva comunicare.
Quando visitammo Shawn a casa con mamma, papà, marito e figlio, la ragione dell’insuccesso
      dei primi tentativi di introdurre la CAA fu subito evidente.
Il sistema di CAA che era stato sviluppato per Shawn era un piccolo notes in cui erano
      disegnati questi argomenti: sapone, shampoo, acqua, cibi preferiti, un modo per chiedere
      aiuto ed altri di questo tipo.
Pensandoci: era una ragazza, la mamma di qualcuno, la moglie di qualcuno, la figlia di
      qualcuno, amica di tanta gente, e la cosa migliore che i professionisti erano stati in grado di
      fare per lei era darle un modo per chiedere di lavare i capelli.
L’unica cosa che importava a Shawn era riuscire a ristabilire dei contatti nella vita, arrivare
      ancora ai familiari e agli amici, lasciarsi raggiungere da loro.
I precedenti interventi di CAA erano falliti NON perché Shawn non fosse motivata a
      comunicare o perché non collaborava, ma piuttosto perché non venivano forniti a Shawn i
      mezzi per raggiungere lo scopo comunicativo più importante per lei: la socializzazione.

Avrebbe potuto vivere senza i capelli puliti, ma non avrebbe potuto vivere senza un modo
    per giocare con suo figlio e divertirsi con lui, un modo per ristabilire una relazione
    sentimentale con suo marito, che capiva che restava poco della Shawn che aveva
    conosciuto ed aveva bisogno di un modo per riuscire a conoscere questa nuova Shawn.

                                                                                       (Light 1997)




                                                                                                        3
Il rischio più frequente è concentrarsi
     solo su bisogni e necessità, trascurando
     gli altri obiettivi comunicativi e
     soprattutto la socializzazione

                                   (Light 1997)




Strutturare un ambiente facilitante specifico

    Qualunque movimento o risposta del corpo
    può essere un segnale comunicativo
    potenziale se viene prodotto in circostanze
    che sono interpretabili dai partner
    comunicativi.

    Non è necessario che i segnali siano stati
    prodotti in modo intenzionale, ma essi
    devono essere riconosciuti come dotati di
    significato dall’ambiente, che risponde in un
    modo che presume che la comunicazione sia
    avvenuta (funzione comunicativa)
                                    Harwood 2002




                                                    4
Comunicazione percepita dal partner
                Comportamenti spontanei
                Comportamenti intenzionali


          Comunicazione intenzionale

          Comunicazione simbolica
                                                                                     Siegel 2002




“Sento che il terreno più insidioso per ogni relazione significativa è quello delle possibilità di incontro.
Avere una relazione non significa necessariamente riuscire a incontrarsi. C’è gente che si telefona per
     anni senza mai vedersi, sperando di tenere aperta una relazione che però non incrocia mai. E c’è
     gente, del resto, che vive fianco a fianco da una vita e si è incontrata l’ultima volta vent’anni fa.
Certo, avere cura delle possibilità di incontro è più difficile che prendersi cura dell’altro. E questo proprio
     per la dimensione di reciprocità che implica. Io posso occuparmi dei bisogni di qualcuno
     indefinitivamente senza che questo qualcuno si preoccupi dei miei. Magari alla lunga potrei irritarmi,
     ma nel frattempo la cura funzionerebbe. Non posso in alcun modo invece prendermi cura
     dell’incontro con l’altro se l’altro non fa lo stesso. Per incontrarsi è necessario essere almeno in due.
Prendersi cura dei bisogni di un incontro, insomma, richiede un surplus di motivazione. Quindi facciamo
     una volta per tutte piazza pulita dell’idea un po’ bacchettona che stigmatizza chi fatica a curarsi degli
     altri, bollandolo come indolente ed egoista. In fondo, curarsi degli altri significa donare qualcosa di
     sé, siano essi soldi, tempo o energie. E tutto ciò che richiede è di tollerare questa privazione.
Aver cura dell’incontro invece implica prendersi cura delle sue possibilità di sviluppo. Non si tratta di fare,
     semplicemente, esperienze comuni. Si tratta di condividere esperienze ascoltandone, mentre le
     condividiamo, l’orizzonte di futuro. Un impegno ben più gravoso di qualsiasi dono, perché chiede di
     crescere. Chiede cioè non di privarsi di qualcosa, ma di trasformare se stessi.
……
E tu Luna, aspettami. Appare francamente difficile sbrogliarsi dalla costrizione a occuparsi di te in tutto.
     L’unilateralità sembra un vincolo inamovibile: come potresti tu occuparti di me? Dei miei bisogni? Tu
     che fatichi a riconoscere i tuoi, anche i più elementari? Però non è possibile avere alcun dubbio sul
     fatto che tu voglia incontrarmi. Non sai come fare, ma su questo siamo alla pari, perché anch’io non
     lo so. E grazie all’ignoranza che ci accomuna, riusciamo a trovare una simmetria insospettata.
     Fantastico

Certo, tocca a me inventare e proporre. Poi tocca a te vagliare e scegliere. Poi tocca a me ascoltare e
    capire.
….
Ti ho persa un’infinità di volte, in questi anni. Qualche volta ti ho ritrovata. Quando riesco a incontrarti,
    come nella vacanza che oggi finisce, la stanchezza per le cure che incessantemente richiedi, pur
    non svanendo, si stempera, si aggiusta, si colora di senso.”

                                                                                   “Con occhi di padre” I. Salomone 2006




                                                                                                                           5
E’ importante rinforzare e strutturare
   comportamenti comunicativi che riflettano le
   specifiche preferenze e interessi del singolo
   individuo.


 Scoprire che il proprio comportamento ha un
   effetto sul mondo (contingency learning)
   può essere il primo passo nello sviluppo
   della comunicazione intenzionale, poiché
   motiva i bambini ad esplorare l’ambiente in
   cerca di altre risposte.

                                                     Siegel 2002




Consentire maggior controllo e prevedibilità


   Utilizzare prima di tutto la CAA in entrata
      Modeling
      Libri su misura

      Organizzazione dell’ambiente
      Etichettatura
      Striscia delle attività, agenda e calendario


   Offrire opportunità di effettuare delle scelte




                                                                   6
Gli Early Communicator devono poter venire esposti
al linguaggio aumentativo quale input prima che
venga loro chiesto di produrlo in uscita

Garantire il supporto contemporaneo di elementi
visivi (indicare il simbolo grafico, modellare il segno
manuale) può incrementare le informazioni uditive
ricevute dall’EC e aumentare la sua comprensione
linguistica

L’informazione visiva è statica e prevedibile e
permette al bambino di fare affidamento sul
riconoscimento anziché sulla memoria per ricevere
l’input linguistico o per emettere il relativo output.

                                         Harwood 2002




         Offrire opportunità
      di effettuare delle scelte

Importanza di potersi sentire
  attivi
  riconosciuti come esseri pensanti
  riconosciuti capaci di volontà indipendente

Opportunità, non obblighi

A scegliere si impara scegliendo……




                                                          7
non effettuare
       “verifiche
     prestazionali”
       continue



  TAPPE DI UN INTERVENTO DI CAA
lavorare soprattutto con/nel contesto di vita
partire dalle abilità esistenti
strutturare un ambiente facilitante specifico
   routines
   osservare e dare significato
   cogliere minimi spazi di aggancio
   partire da situazioni altamente motivanti
   costruire interazioni
consentire maggiore controllo e prevedibilità
   utilizzare la CAA sia in entrata che in uscita
   offrire opportunità di effettuare delle scelte

non effettuare “verifiche prestazionali” continue

sviluppare il “si” ed il “no”
affinare un sistema di indicazione/puntamento
costruire, condividere e aggiornare un vocabolario di immagini
sviluppare un sistema di comunicazione multimodale “su misura”




                                                                 8
VOCA a messaggio singolo               simboli singoli
  passaporto              selezione e aggiornamento del vocabolario

scelte        facilitazione delle interazioni

   controllo ambientale               striscia delle attività

tabelle a tema      quaderno dei resti    organizzazione degli spazi

            vocabolario dei gesti                   etichettatura
                       modifica e adattamento dei giochi

         VOCA a più caselle                     tabella principale

         VOCA in sequenza                 libri “su misura”

  lettura in simboli                 scrittura in simboli




                 ….l’autonomia
  imparare “quando chiedere”, “a chi
    chiedere”, “cosa chiedere” e “come
    chiedere”, in un rapporto di scambio e di
    collaborazione con gli “oggetti
    mediatori”, nella direzione di aumentare
    la propria e l’altrui capacità di
    organizzarsi




                                                                       9
Il nostro compito non è
modificare la personalità
    di un individuo ma
supportare l’espressione
     della sua identità

               John Costello, 2001




        Patrizia……




                                     10
“VOCA”
            (comunicatore in voce)
 consente un maggiore controllo sul contesto
       è immediato
       facilita la scelta del codice
       favorisce l’iniziativa comunicativa
       consente l’autonomia del soggetto nel padroneggiare il
       codice
 determina un cambiamento di immagine
             agli occhi degli altri ed ai propri
 agisce contemporaneamente in entrata e in
 uscita
 facilita l’interlocutore




        Tecnologia semplice
Non è necessaria la presenza di particolari
 competenze per poter avviare l’uso di
 tecnologia semplice.

La tecnologia semplice può invece essere uno
  strumento, unito all’esperienza e alla pratica,
  che facilita lo sviluppo della comunicazione
  intenzionale, e che successivamente pone le
  basi per lo sviluppo della comprensione
  verbale.




                                                                11
VOCA a messaggio singolo




 Simboli singoli




                           12
Simboli
singoli




Etichettatura e organizzazione degli spazi




                                             13
Striscia attività




  Tabella a tema




           J.Cafiero, ISAAC 2002




                                   14
TABELLA PRINCIPALE - PRESENTAZIONE




           TABELLA PRINCIPALE
soggetti        verbi       oggetti




                                      15
16
17
18
19
“                    “
                     !




    “
        E       TI


“           “




                         20
21
22
Vocabolario dei gesti




  VOCA a più messaggi




                        23
VOCA in sequenza




                   www.iocomunico.it




                                       24
“Ricette”




            25
Scrittura in simboli




                       26
27
28
Quaderno dei resti




                     29

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Tappe e principi_dell_intervento con l'autismo - 2011

  • 1. Tappe e principi dell’intervento di Comunicazione Aumentativa e Alternativa Antonella Costantino° - Nora Bergamaschi* Laura Bernasconi° - Daniela Biffi –Caterina Dall’Olmo* Valeria De Filippis°-Lucia Lanzini* - Mara Marini* Luca Pugliese° Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa *Servizio di Neuropsichiatria Infantile Azienda Ospedaliera di Treviglio °UONPIA Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena - Milano Trescore, 16 febbraio 2009 L’obiettivo di un intervento di CAA è supportare i ragazzi con gravi difficoltà comunicative a divenire competenti dal punto di vista comunicativo nel presente, pur avendo in mente i bisogni comunicativi futuri Beukelman & Mirenda 1998 1
  • 2. TAPPE DI UN INTERVENTO DI CAA lavorare soprattutto con/nel contesto di vita partire dalle abilità esistenti strutturare un ambiente facilitante specifico routines osservare e dare significato cogliere minimi spazi di aggancio partire da situazioni altamente motivanti costruire interazioni consentire maggiore controllo e prevedibilità utilizzare la CAA sia in entrata che in uscita offrire opportunità di effettuare delle scelte non effettuare “verifiche prestazionali” continue sviluppare il “si” ed il “no” affinare un sistema di indicazione/puntamento costruire, condividere e aggiornare un vocabolario di immagini sviluppare un sistema di comunicazione multimodale “su misura” lavorare soprattutto con/nel contesto di vita L’utilizzo di strategie comunicative è connesso alle opportunità fornite dai partners Le interazioni comunicative rappresentano esperienze significative per entrambi i partner, che sono reciprocamente coinvolti Il focus dell’intervento è aumentare le competenze comunicative dell’Early Communicator e dei suoi partners L’ influenza delle componenti fisiche e sociali degli ambienti sulle interazioni comunicative è cruciale La responsività dei partner rappresenta la migliore strategia giustificata d’intervento per bambini e ragazzi che non mostrano ancora comunicazioni intenzionali Harwood 2002 2
  • 3. “full partecipation” model La rimozione di barriere alle opportunità aumenta la partecipazione e l’indipendenza di un Early Communicator e la sua comunicazione efficace. “Senza partecipazione, non c’è nessuno a cui parlare, niente di cui parlare e nessun motivo per comunicare” Beukelman and Mirenda, 1998 Abbiamo ricevuto una richiesta di valutazione per un intervento di CAA, era per una ragazza di 20 anni, di nome Shawn. Sposata e con un bambino di 2 anni. Aveva appena terminato gli studi. Le fu diagnosticato un tumore al cervello. Fu operata ed ebbe una brutta emorragia. Arrivò da noi un anno dopo, necessitava di molta assistenza per la vita quotidiana. Non diceva nessuna parola. Le relazioni cliniche documentavano l’insuccesso nell’introdurre la CAA con Shawn e la sua famiglia. Come primo passo per la valutazione andammo a trovare Shawn a casa, per conoscerla e per capire meglio come voleva e poteva comunicare. Quando visitammo Shawn a casa con mamma, papà, marito e figlio, la ragione dell’insuccesso dei primi tentativi di introdurre la CAA fu subito evidente. Il sistema di CAA che era stato sviluppato per Shawn era un piccolo notes in cui erano disegnati questi argomenti: sapone, shampoo, acqua, cibi preferiti, un modo per chiedere aiuto ed altri di questo tipo. Pensandoci: era una ragazza, la mamma di qualcuno, la moglie di qualcuno, la figlia di qualcuno, amica di tanta gente, e la cosa migliore che i professionisti erano stati in grado di fare per lei era darle un modo per chiedere di lavare i capelli. L’unica cosa che importava a Shawn era riuscire a ristabilire dei contatti nella vita, arrivare ancora ai familiari e agli amici, lasciarsi raggiungere da loro. I precedenti interventi di CAA erano falliti NON perché Shawn non fosse motivata a comunicare o perché non collaborava, ma piuttosto perché non venivano forniti a Shawn i mezzi per raggiungere lo scopo comunicativo più importante per lei: la socializzazione. Avrebbe potuto vivere senza i capelli puliti, ma non avrebbe potuto vivere senza un modo per giocare con suo figlio e divertirsi con lui, un modo per ristabilire una relazione sentimentale con suo marito, che capiva che restava poco della Shawn che aveva conosciuto ed aveva bisogno di un modo per riuscire a conoscere questa nuova Shawn. (Light 1997) 3
  • 4. Il rischio più frequente è concentrarsi solo su bisogni e necessità, trascurando gli altri obiettivi comunicativi e soprattutto la socializzazione (Light 1997) Strutturare un ambiente facilitante specifico Qualunque movimento o risposta del corpo può essere un segnale comunicativo potenziale se viene prodotto in circostanze che sono interpretabili dai partner comunicativi. Non è necessario che i segnali siano stati prodotti in modo intenzionale, ma essi devono essere riconosciuti come dotati di significato dall’ambiente, che risponde in un modo che presume che la comunicazione sia avvenuta (funzione comunicativa) Harwood 2002 4
  • 5. Comunicazione percepita dal partner Comportamenti spontanei Comportamenti intenzionali Comunicazione intenzionale Comunicazione simbolica Siegel 2002 “Sento che il terreno più insidioso per ogni relazione significativa è quello delle possibilità di incontro. Avere una relazione non significa necessariamente riuscire a incontrarsi. C’è gente che si telefona per anni senza mai vedersi, sperando di tenere aperta una relazione che però non incrocia mai. E c’è gente, del resto, che vive fianco a fianco da una vita e si è incontrata l’ultima volta vent’anni fa. Certo, avere cura delle possibilità di incontro è più difficile che prendersi cura dell’altro. E questo proprio per la dimensione di reciprocità che implica. Io posso occuparmi dei bisogni di qualcuno indefinitivamente senza che questo qualcuno si preoccupi dei miei. Magari alla lunga potrei irritarmi, ma nel frattempo la cura funzionerebbe. Non posso in alcun modo invece prendermi cura dell’incontro con l’altro se l’altro non fa lo stesso. Per incontrarsi è necessario essere almeno in due. Prendersi cura dei bisogni di un incontro, insomma, richiede un surplus di motivazione. Quindi facciamo una volta per tutte piazza pulita dell’idea un po’ bacchettona che stigmatizza chi fatica a curarsi degli altri, bollandolo come indolente ed egoista. In fondo, curarsi degli altri significa donare qualcosa di sé, siano essi soldi, tempo o energie. E tutto ciò che richiede è di tollerare questa privazione. Aver cura dell’incontro invece implica prendersi cura delle sue possibilità di sviluppo. Non si tratta di fare, semplicemente, esperienze comuni. Si tratta di condividere esperienze ascoltandone, mentre le condividiamo, l’orizzonte di futuro. Un impegno ben più gravoso di qualsiasi dono, perché chiede di crescere. Chiede cioè non di privarsi di qualcosa, ma di trasformare se stessi. …… E tu Luna, aspettami. Appare francamente difficile sbrogliarsi dalla costrizione a occuparsi di te in tutto. L’unilateralità sembra un vincolo inamovibile: come potresti tu occuparti di me? Dei miei bisogni? Tu che fatichi a riconoscere i tuoi, anche i più elementari? Però non è possibile avere alcun dubbio sul fatto che tu voglia incontrarmi. Non sai come fare, ma su questo siamo alla pari, perché anch’io non lo so. E grazie all’ignoranza che ci accomuna, riusciamo a trovare una simmetria insospettata. Fantastico Certo, tocca a me inventare e proporre. Poi tocca a te vagliare e scegliere. Poi tocca a me ascoltare e capire. …. Ti ho persa un’infinità di volte, in questi anni. Qualche volta ti ho ritrovata. Quando riesco a incontrarti, come nella vacanza che oggi finisce, la stanchezza per le cure che incessantemente richiedi, pur non svanendo, si stempera, si aggiusta, si colora di senso.” “Con occhi di padre” I. Salomone 2006 5
  • 6. E’ importante rinforzare e strutturare comportamenti comunicativi che riflettano le specifiche preferenze e interessi del singolo individuo. Scoprire che il proprio comportamento ha un effetto sul mondo (contingency learning) può essere il primo passo nello sviluppo della comunicazione intenzionale, poiché motiva i bambini ad esplorare l’ambiente in cerca di altre risposte. Siegel 2002 Consentire maggior controllo e prevedibilità Utilizzare prima di tutto la CAA in entrata Modeling Libri su misura Organizzazione dell’ambiente Etichettatura Striscia delle attività, agenda e calendario Offrire opportunità di effettuare delle scelte 6
  • 7. Gli Early Communicator devono poter venire esposti al linguaggio aumentativo quale input prima che venga loro chiesto di produrlo in uscita Garantire il supporto contemporaneo di elementi visivi (indicare il simbolo grafico, modellare il segno manuale) può incrementare le informazioni uditive ricevute dall’EC e aumentare la sua comprensione linguistica L’informazione visiva è statica e prevedibile e permette al bambino di fare affidamento sul riconoscimento anziché sulla memoria per ricevere l’input linguistico o per emettere il relativo output. Harwood 2002 Offrire opportunità di effettuare delle scelte Importanza di potersi sentire attivi riconosciuti come esseri pensanti riconosciuti capaci di volontà indipendente Opportunità, non obblighi A scegliere si impara scegliendo…… 7
  • 8. non effettuare “verifiche prestazionali” continue TAPPE DI UN INTERVENTO DI CAA lavorare soprattutto con/nel contesto di vita partire dalle abilità esistenti strutturare un ambiente facilitante specifico routines osservare e dare significato cogliere minimi spazi di aggancio partire da situazioni altamente motivanti costruire interazioni consentire maggiore controllo e prevedibilità utilizzare la CAA sia in entrata che in uscita offrire opportunità di effettuare delle scelte non effettuare “verifiche prestazionali” continue sviluppare il “si” ed il “no” affinare un sistema di indicazione/puntamento costruire, condividere e aggiornare un vocabolario di immagini sviluppare un sistema di comunicazione multimodale “su misura” 8
  • 9. VOCA a messaggio singolo simboli singoli passaporto selezione e aggiornamento del vocabolario scelte facilitazione delle interazioni controllo ambientale striscia delle attività tabelle a tema quaderno dei resti organizzazione degli spazi vocabolario dei gesti etichettatura modifica e adattamento dei giochi VOCA a più caselle tabella principale VOCA in sequenza libri “su misura” lettura in simboli scrittura in simboli ….l’autonomia imparare “quando chiedere”, “a chi chiedere”, “cosa chiedere” e “come chiedere”, in un rapporto di scambio e di collaborazione con gli “oggetti mediatori”, nella direzione di aumentare la propria e l’altrui capacità di organizzarsi 9
  • 10. Il nostro compito non è modificare la personalità di un individuo ma supportare l’espressione della sua identità John Costello, 2001 Patrizia…… 10
  • 11. “VOCA” (comunicatore in voce) consente un maggiore controllo sul contesto è immediato facilita la scelta del codice favorisce l’iniziativa comunicativa consente l’autonomia del soggetto nel padroneggiare il codice determina un cambiamento di immagine agli occhi degli altri ed ai propri agisce contemporaneamente in entrata e in uscita facilita l’interlocutore Tecnologia semplice Non è necessaria la presenza di particolari competenze per poter avviare l’uso di tecnologia semplice. La tecnologia semplice può invece essere uno strumento, unito all’esperienza e alla pratica, che facilita lo sviluppo della comunicazione intenzionale, e che successivamente pone le basi per lo sviluppo della comprensione verbale. 11
  • 12. VOCA a messaggio singolo Simboli singoli 12
  • 14. Striscia attività Tabella a tema J.Cafiero, ISAAC 2002 14
  • 15. TABELLA PRINCIPALE - PRESENTAZIONE TABELLA PRINCIPALE soggetti verbi oggetti 15
  • 16. 16
  • 17. 17
  • 18. 18
  • 19. 19
  • 20. “ ! “ E TI “ “ 20
  • 21. 21
  • 22. 22
  • 23. Vocabolario dei gesti VOCA a più messaggi 23
  • 24. VOCA in sequenza www.iocomunico.it 24
  • 27. 27
  • 28. 28