Slide di Alessandro Fontana, Cristina Pensa e Matteo Pignatti del Centro Studi Confindustria per il convegno di presentazione del Rapporto "Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica"
Slide Pensa Pignatti Rapporto Catene di fornitura 2023 CSC Confindustria
Presentazione di Cristina Pensa e Matteo Pignatti del 16 novembre 2023 dal titolo "Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica", presso l’Università Cattolica.
Slide Fontana Rapporto di previsione CSC primavera 2023Confindustria
Rapporto di previsione del Centro Studi “L’economia italiana tra rialzo dei tassi e inflazione alta” https://www.confindustria.it/home/centro-studi/prodotti/previsioni/rapporto/rapporto-previsione-economia-italiana-primavera-2023
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Fabrizio Guelpa - Responsabile Servizio Industry & Banking Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo - 18° Meeting Nazionale ACEF - 27 settembre 2018 a Bologna
Slide Rapacciuolo Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?Confindustria
Presentazione di Ciro Rapacciuolo del 9 novembre 2022 dal titolo "Economia italiana ancora resiliente a incertezza e shock?", presso l’Università Cattolica.
Vito Gamberale - Il fotovoltaico come il computer e il telefono cellulare?Vito Gamberale
"Slide di presentazione dell'intervento dell'Ing. Vito Gamberale, Amministratore Delegato di F2i - Fondi italiani per le infrastrutture, in occasione del Convegno HFV dal titolo "Il fotovoltaico come il computer e il telefono cellulare", svoltosi a Roma presso la sede del GSE il 28 novembre 2013. Vito Gamberale ha illustrato le analogie tra la diffusione del telefono cellulare e del fotovoltaico. HFV - Holding Fotovoltaica SpA è uno dei primi operatori indipendenti a livello italiano nel settore fotovoltaico. F2i controlla una quota del 49,8% di HFV".
Differenze e complementarietà all’interno del MediterraneoCNR-ISMed
Differenze e complementarietà all’interno del Mediterraneo, Luca Forte – Analista SRM
Relazione di Luca Forte alla Presentazione del Rapporto sulle economie del Mediterraneo, Edizione 2018 del CNR-ISSM (REM18).
Università degli Studi di Salerno, Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche (DISES)15 maggio 2019
Nell’intervento sono messi in evidenza i numerosi miglioramenti sia nelle stime sia nelle analisi che sono condotte attualmente in Banca d’Italia consentiti dalla disponibilità del nuovo indice dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali consentirà
Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori. n. 8 febbraio 2010Andrey Golub
Evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori. n. 8 febbraio 2010.
Le opportunità per le imprese italiane sui mercati esteri nel biennio 2010-2011
Seminario - Innovazione e R&S delle imprese in Campania
Università degli studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
Dipartimento di Scienze Politiche “Jean Monnet”
viale Ellittico 31 Sala Liccardo
Caserta, 5 maggio 2017
Il 2013 ha segnato un recupero dei flussi mondiali di investimenti diretti esteri: gli IDE in entrata a livello mondiale sono cresciuti del 9% a/a, di 1,45 trilioni di dollari, portando lo stock a 25,5 trilioni di dollari. L’aumento dei flussi in entrata ha riguardato tutte le principali aree del pianeta compresa l’Europa, grazie al recupero di Germania, Italia e soprattutto Spagna.
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Ciò grazie ad alcuni fattori positivi. Il turismo e i servizi stanno completando il recupero dopo la caduta legata alle misure anti-Covid. La crescita delle costruzioni prosegue ma più lenta. L’export resta in espansione.
Da agosto, però, il prezzo del gas è fuori controllo, a seguito dei ripetuti stop alle forniture dalla Russia, l’incertezza resta molto elevata. Ciò colpisce i conti delle imprese, mentre i redditi delle famiglie sono minacciati da un’inflazione record, che non appare fermarsi e ha indotto la BCE anche ad accelerare il rialzo dei tassi.
Per quanto tempo ancora si dimostrerà resiliente l’economia italiana? Guardando all’esperienza di passati balzi dei prezzi energetici, il PIL non si è mai contratto subito, ma dopo alcuni trimestri. Bisogna attendersi una recessione tra fine 2022 e inizio 2023?
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Slide Rapporto Catene di fornitura 2023 del Centro Studi Confindustria
1.
2. 2
➢ Non si osserva una deglobalizzazione, ma
una globalizzazione lenta (slowbalization).
➢ Occorre tenere conto degli effetti di:
✓ prezzi relativi (commodity);
✓ componenti del PIL (servizi).
➢ L’intensità degli scambi sulla produzione
industriale ha continuato ad aumentare.
(Scambi mondiali di beni, indici 1991=100 e in % del PIL)
L’apertura commerciale si è consolidata
Il PIL mondiale in volume è misurato a cambi di mercato.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati CPB e FMI.
3. 3
(Indice di regionalizzazione* ed elasticità degli scambi alla
distanza**, beni al netto dei prodotti petroliferi)
➢ L’ampiezza geografica degli scambi
mondiali è sui livelli massimi.
➢ Gli indicatori di regionalizzazione sono
diminuiti negli ultimi quindici anni. Si osserva
una stabilizzazione negli ultimi anni.
➢ C’è un’inversione di tendenza? È presto per
dire.
La dimensione degli scambi resta globale
* Media ponderata degli indici di specializzazione di 6 regioni: Europa, Asia, Africa, Nord America, Sud America e Oceania.
** L’elasticità misura la variazione % degli scambi tra due paesi per un aumento di 1% della loro distanza (a parità di altre condizioni).
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Cepii e UN-Comtrade.
4. 4
(Commercio estero su produzione industriale, 2000=100)
(Indice di specializzazione geografica per area)
➢ L’Asia ha generato maggiori scambi intercontinentali, ma si è ridotta l’apertura commerciale
della Cina.
➢ L’Europa è ampiamente l’area più integrata a livello regionale; l’intensità dei suoi scambi si è
rafforzata.
Ridotta l’apertura all’estero cinese
USMCA: United States-Mexico-Canada Agreement.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati CPB e Un-Comtrade.
5. (Manifatturiero, partecipazione* e posizione** nelle GVC)
5
➢ È cresciuta la partecipazione delle industrie
europee, fortemente integrate tra loro, alle
catene globali del valore (GVC). Attiva più
del 35% della produzione manifatturiera
italiana.
➢ Il manifatturiero europeo è collocato
mediamente a valle delle filiere, perché
dipende dalle commodity importate (e dai
servizi nel mercato unico).
➢ La Germania si è specializzata a valle come
assemblatore di semilavorati e produttore di
beni finali.
Profonde le interconnessioni produttive europee
* La partecipazione è definita come la produzione attivata dalle GVC, in % del totale.
** La posizione è definita come la differenza tra la partecipazione forward (a monte) e backward (a valle) nelle GVC, in % della partecipazione totale.
Fonte: elaborazioni e stime Centro Studi Confindustria su dati Banca mondiale.
6. 6
➢ La dimensione geografica degli scambi più integrati nelle GVC è sostanzialmente stabile.
➢ Si è consolidata la globalizzazione delle filiere del tessile e abbigliamento e della salute.
➢ La partecipazione eterogenea dei settori alle supply chain comporta vulnerabilità diverse a
shock esteri (colli di bottiglia a monte, cali della domanda a valle), che possono moltiplicarsi
lungo le filiere.
(Elasticità degli scambi alla distanza, per tipo di beni intermedi e per filiera)
Stabile la struttura più profonda delle supply chain
Stabile la struttura più profonda delle supply chain
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Cepii.
7. 7
(Posizione di politica estera presso l’ONU, stime ideal point*)
➢ Aumenta l’importanza della distanza politica
tra paesi. Stati Uniti e Cina su estremi
opposti. L’invasione russa dell’Ucraina ha
ampliato tali distanze.
➢ Tensioni geopolitiche e incertezza hanno
ridotto ai minimi gli investimenti diretti esteri.
➢ Lo shock politico, percepito come
permanente, può avere effetti molto più
profondi dello shock da Covid, temporaneo,
sul sistema degli scambi e delle filiere
globali.
Cresce l’importanza della distanza politica
* Posizione relativa rispetto all’ordine liberale USA, in base ai voti espressi nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
** Repubblica Federale Tedesca fino al 1990. Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Bailey M., Strezhnev A., Voeten E. (2017).
8. 8
(Import dalla Cina, in % del totale extra-area)
➢ L’interazione tra fattori politici, economici e tecnologici spinge verso una frammentazione
produttiva.
➢ In calo dal 2018 la quota cinese nel mercato USA (circa -8 punti percentuali). Più recente e
contenuto il calo cinese nel mercato UE (oltre -2 punti dal 2020).
➢ Segnali eterogenei per specifici semilavorati, critici per la doppia transizione. Centrale la
disponibilità di capacità produttiva domestica e nei paesi «amici».
USA-Cina: segnali di decoupling selettivo
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati BEA.
Supporti elettronici Semiconduttori Batterie a litio
9. 9
➢ Componenti, anche di scarso valore,
necessari all’interno di un intero processo
produttivo.
➢ L’import di un prodotto è critico se è:
▪ concentrato in pochi paesi fornitori;
▪ difficilmente sostituibile con l’export;
▪ difficilmente sostituibile con scambi
intra-area (per i paesi UE).
➢ Un prodotto critico può essere:
▪ strategico, per la sicurezza nazionale,
la tutela della salute, la transizione
energetica e digitale;
▪ ad alto rischio politico o climatico, nei
paesi di origine.
Quali sono le dipendenze critiche dall’estero?
* Fornitura concentrata e saldo commerciale molto negativo. ** Sostituibilità con scambi intra-UE.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria.
10. (Import critico in valore e numerosità dei prodotti, in % del totale importato)
10
➢ L’import critico UE è relativamente stabile nell’ultimo ventennio (7-8% del totale dal 2018).
➢ La Cina è origine della maggior parte delle vulnerabilità nelle forniture europee (vicino al 5% del
totale).
➢ Anche le criticità USA provengono principalmente dalla Cina (e anche da Messico e Canada).
➢ Le vulnerabilità cinesi sono localizzate altrove (Oceania, Asia emergente, America Centromeridionale).
Dipendenze europee
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati di commercio internazionale, BACI dataset - Cepii.
11. 11
➢ Le dipendenze critiche italiane sono maggiori di
quelle UE in valore (circa 16% dell’import).
➢ Nelle forniture all’industria (di prodotti
intermedi e strumentali) sono 333 i prodotti
critici (9% dell’import).
➢ I settori più coinvolti sono: commodity, chimica
e energia, trasporti (in valore), costruzioni e
metalli (in numero).
➢ 148 prodotti critici per l’industria risultano
strategici (61% del valore delle forniture).
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati di commercio internazionale, BACI dataset - Cepii.
Le dipendenze critiche dell’industria italiana
(% dell’import critico industriale)
12. 12
➢ 67 prodotti strategici sono materie prime (un terzo del valore dell’import strategico).
➢ Afferiscono soprattutto alla produzione di ferro e acciaio (per quasi l’80% del valore).
➢ Provengono principalmente da Ucraina, Russia e Cina.
(Import di materie prime strategiche, composizione %)
Le materie prime strategiche
Le materie prime strategiche
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati di commercio internazionale, BACI dataset - Cepii.
13. 13
➢ La Cina è il fornitore di un quarto delle criticità.
Seguono a distanza Svizzera (farmaceutica) e
Ucraina. Numerosi anche i prodotti da USA, Turchia
e India.
➢ Dell’import critico cinese:
▪ circa 50% è strategico (73% in valore),
soprattutto nell’ICT;
▪ il 20% sono minerali, metalli e altre
materie prime (acciaio, ferro, magnesio,
rame, manganese, alluminio, terre rare);
▪ circa il 10% è coinvolto nella transizione
verde (circuiti stampati per celle a
combustibile, idrossido di litio).
➢ Di conseguenza, le forniture strategiche per la
transizione verde (batterie, celle a
combustibile, rinnovabili) provengono
soprattutto dalla Cina.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati di commercio internazionale, BACI dataset - Cepii.
Quali dipendenze dalla Cina?
14. ➢ Quasi metà dei prodotti critici (154) provengono
in prevalenza da paesi ad alto rischio politico
(violenza, disordini, esproprio,
nazionalizzazione) o climatico (siccità, fragilità
idrogeologiche, tempeste), secondo gli indicatori
SACE.
➢ 62 prodotti «fortemente critici», cioè strategici e
a rischio, attivano circa 5 miliardi di import
(quasi 40% di quello critico).
Principali filiere Provenienza
ICT (prodotti per computer) -Cina
Trasporti (acciaio e ferro) -Ucraina
-Russia
Le forniture industriali «fortemente critiche»
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati SACE.
Rischio politico e climatico nei principali paesi fornitori
di prodotti critici per l'Italia (2023)
15. 15
➢ La nuova Strategia industriale della UE si è
concentrata sull’analisi per la riduzione delle
dipendenze nei settori tecnologici e
industriali ritenuti strategici, l’accelerazione
della duplice transizione e sul rafforzamento
della capacità produttiva:
➢ Green Deal: sostegno economico
all’innovazione e alle filiere strategiche e
alle competenze necessarie allo
sviluppo tecnologico e al loro utilizzo;
➢ European Chips Act: sovvenzioni alla
ricerca e produzioni di semiconduttori.
➢ La nuova politica industriale americana mira
a potenziare la sua capacità produttiva,
ridurre le dipendenze nei settori strategici e
sostituire i propri fornitori da un paese
considerato non più affidabile a un altro
politicamente affine:
➢ Infrastructure Investment and Jobs
Act: aggiornamento e potenziamento
delle infrastrutture dedicate alla mobilità
sostenibile;
➢ CHIPS and Science Act: sovvenzioni
alla ricerca e produzioni di
semiconduttori;
➢ Inflation Reduction Act: riduzione dei
costi energetici e sostegno alla
transizione energetica.
Il ritorno delle politiche industriali
16. 16
➢ Chips Act:
➢ entrambi vogliono rafforzare la propria capacità produttiva ma per fini diversi: gli USA
riconquistare la leadership persa, la UE ridurre la sua dipendenza;
➢ investimenti pubblici e privati UE 43 miliardi di euro, USA 52 miliardi di dollari di
investimenti pubblici che hanno attivato almeno il doppio di investimenti privati.
➢ Risorse per promuovere la transizione green:
➢ in dieci anni il Green Deal europeo può attivare oltre 1.000 mld di euro, i provvedimenti
USA circa 2.000 mld di dollari;
➢ sussidi dell’IRA discriminatori nei confronti dei produttori stranieri (local content);
➢ sussidi UE non sono discriminatori e maggiormente orientati all’innovazione delle
tecnologie green.
I punti in comune e le sostanziali differenze
17. 17
➢ L’export delle imprese internazionalizzate è
correlato al loro inserimento nelle catene
globali del valore (GVC):
▪ più dinamico quello delle Multinazionali
italiane e di imprese specializzate in
beni intermedi;
▪ più «lento» quello delle imprese non
appartenenti a GVC.
Fatto 1: l’importanza di partecipare alle catene globali del valore
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati ISTAT.
Performance delle esportazioni per forma
di partecipazione alle catene globali del valore
(Manifattura, tasso di variazione su 2019)
18. 18
➢ La crisi pandemica e quella energetica hanno inciso sulle catene di fornitura modificando le
relazioni di dipendenza;
➢ tra il 2019 e il 2022 per le imprese italiane internazionalizzate si rileva una tendenza alla
diversificazione delle fonti di approvvigionamento per i beni intermedi, la quota di importazioni
dai primi 15 partner commerciali dell’Italia cala di quasi 7 punti percentuali (dal 33,2% al
26,3%);
➢ la diminuzione interessa 9 paesi su 15, risulta molto marcata per la Germania e la Francia;
➢ aumenta l’importanza relativa dei beni intermedi cinesi, in crescita di 3,4 punti percentuali.
Fatto 2: la diversificazione dei fornitori di beni intermedi
19. 19
Segnali di backshoring di produzione
(In % delle imprese rispondenti a sinistra; in % delle imprese che hanno delocalizzato all’estero la produzione a destra)
Fonte: elaborazioni su dati indagine Centro Studi Confindustria e Re4It sulle strategie di offshoring e reshoring delle aziende manifatturiere, 2021.
20. 20
Le principali motivazioni al backshoring di produzione
(Scala Likert, 1=non importante, 5=molto importante;
media dei punteggi ottenuti)
Altri costi di produzione e costi logistici effettivi rispetto a quelli attesi
Quality
and
social
issues
Resource
seeking
and
keeping
Customer
value
Rischi sociali e politici del paese
Protezione del know how aziendale e della proprietà intellettuale
Implementazione di tecnologie Industria 4.0 e di stampa additive
Necessità di migliorare il livello di servizio alla clientela
Minore apprezzamento del valore a causa della perdita effetto made in
Sostenibilità ambientale e sociale
Scarsa qualità delle produzioni e delle competenze
Dazi commerciali
Efficiency
seeking
Tempi di consegna effettivi rispetto a quelli attesi
Costi del lavoro effettivi rispetto a quelli attesi
Fonte: elaborazioni su dati indagine Centro Studi Confindustria e Re4It sulle strategie di offshoring e reshoring delle aziende manifatturiere, 2021.
21. 21
➢ Negli ultimi cinque anni, 2016-
2020, il 21% di coloro che avevano
forniture estere hanno aumentato i
fornitori domestici;
➢ circa l’11% del 21% lo ha fatto
sostituendo completamente
fornitori esteri con quelli domestici;
➢ la scelta del backshoring di
fornitura è del tutto compatibile con
l’offshoring di produzione.
La riconfigurazione della catena di fornitura
Fonte: elaborazioni su dati indagine Centro Studi Confindustria e Re4It sulle strategie di offshoring e reshoring delle aziende manifatturiere, 2021.
Le imprese che hanno effettuato il backshoring di fornitura
(In % delle imprese rispondenti a sinistra; in % delle imprese
che hanno forniture estere a destra)
22. 22
Le principali motivazioni al backshoring di fornitura
(Scala Likert, 1=non importante, 5=molto importante; media dei punteggi ottenuti)
Fonte: elaborazioni su dati indagine Centro Studi Confindustria e Re4It sulle strategie di offshoring e reshoring delle aziende manifatturiere, 2021.
23. 23
➢ I fattori che guidano la scelta della
localizzazione geografica delle forniture delle
imprese intervistate che optano per i fornitori
italiani sono:
▪ la riduzione dei rischi di
approvvigionamento legati a shock
geopolitici, militari, sanitari e ambientali;
▪ l’effetto made in Italy;
▪ la vicinanza e lo sviluppo del territorio in
cui opera l’impresa.
➢ Le imprese che hanno attuato un backshoring
di fornitura risultano più dinamiche (in termini di
attese di esportazioni, produzione e fatturato
nel 2024).
Resilienza, territorio e qualità guidano il backshoring di fornitura
Fonte: sondaggio Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere su 1.400 imprese, 2023.
Distribuzione geografica dei fornitori
delle imprese intervistate
(Quota % di imprese che dichiarano un aumento dei fornitori
per paese di provenienza)
24. 24
Schema della Supply chain di un’industria farmaceutica
➢ La fornitura dei principi attivi è
diversificata sia sotto il profilo
proprietario sia per mercati di
provenienza;
➢ peso ridotto dell’industria
farmaceutica nella sua filiera;
➢ profondi cambiamenti attuati
dalle industrie della filiera
considerata:
▪ aumento del controllo su
tutta la catena di fornitura;
▪ cambio gestione del
magazzino;
▪ ricerca di materiali e
tecnologia di produzione
alternativi nel packaging
secondario.
Focus Group: analisi di una filiera farmaceutica
* Good Manufacturing Practice.
25.
26. 26
➢ Non si osserva una deglobalizzazione, ma
un rallentamento della globalizzazione
(slowbalization).
➢ È l’iperglobalizzazione ad aver subito una
frenata con la crisi del 2008, che è stata
una crisi degli scambi e dei flussi finanziari
(Baldwin 2009): da allora crescita rallentata
e minore intensità di scambi e IDE.
(Scambi di beni mondiali, valori correnti,
medie mobili a 5 anni, in % del PIL)
Cosa osserviamo:
la globalizzazione non è finita…
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Klasing and Milionis (2014), Peterson Institute for International Economics, UNCTAD.
27. 27
➢ La tecnologia digitale sta alimentando
l’offerta internazionale di servizi intermedi.
➢ Non ci sono vincoli di capacità produttiva di
questi servizi nei paesi emergenti.
➢ La riduzione delle barriere agli scambi nella
maggior parte dei servizi potrebbe
accelerare la loro globalizzazione.
(Mondo, scambi di servizi, valori in % del PIL)
… e una nuova spinta può venire dai servizi
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati FMI e UNCTAD.
28. 28
➢ Il peso crescente degli IDE a partire dagli
anni 80 (fino ai primi 10), ha alimentato
l’iperglobalizzazione degli anni 90 per
massimizzare la competitività minimizzando
i costi di produzione.
➢ Rallentamento globale degli IDE e
diminuzione dal 2020 (+33% nel 2000-15;
+3% 2016-19; -17% 2020-22) anche a
causa della pandemia. In calo soprattutto
nei paesi emergenti (IMF 2023).
(Mondo, flusso di IDE in entrata in % del PIL, valori correnti)
Cosa osserviamo:
in riduzione il peso degli IDE nel mondo
* Stima OCSE degli IDE.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati FMI e UNCTAD.
29. 29
➢ Il rallentamento dei negoziati multilaterali, il
fallimento del Doha round, il blocco
dell’Appellate Body del WTO hanno
condotto allo stallo della governance
multilaterale.
➢ Più che raddoppiate le barriere
protezionistiche tariffarie e non,
accelerazione dal 2018 (Brexit, dazi USA e
aumento delle tensioni Cina-USA).
➢ Prevalgono accordi preferenziali bilaterali
e regionali anche tra paesi molto distanti
tra loro (metà del commercio nel 2020 è
avvenuto tra paesi che hanno un trattato
che sono solo il 14% di tutte le possibili
coppie di paesi).
(Numero di misure protezionistiche approvate
al 1°giugno di ogni anno)
Cosa osserviamo:
la crisi della governance mondiale degli scambi
Fonte: elaborazioni Centro Studi Confindustria su dati Global Trade Alert.
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1) La normalizzazione della Cina (riduzione peso canale estero, aumento consumi interni);
2) L’aumento costo del lavoro cinese (che riduce la convenienza a produrre in Cina);
3) Vulnerabilità a shock esogeni come la pandemia di catene di fornitura molto lunghe;
4) Politiche zero-Covid (che hanno accentuato le strozzature lungo le catene di fornitura globali).
… e l’impatto incerto della tecnologia
AI e digitalizzazione possono agevolare la gestione di una catena di fornitura articolata ma
possono anche agevolare il reintegro di attività date in offshoring, ridurre il fabbisogno di
manodopera a basso costo e quindi favorire il rientro di attività produttive.
Diverse forze spingono verso il decoupling:
quelle economiche…
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1) Intensificazione della competizione USA-Cina per la leadership economica mondiale.
2) Le politiche commerciali (dazi USA e risposta Cina).
3) Belt and Road Initiative della Cina per espandere i collegamenti e quindi gli sbocchi
commerciali; l’Indo-Pacific Economic Framework for Prosperity degli USA per accrescere
l’influenza politica e la resilienza delle catene di fornitura.
4) Le politiche industriali: Made in China 2025 per ridurre la dipendenza tecnologica cinese
dagli USA; Infrastructure Investment and Jobs Act, Chips and Science Act, IRA, per ridurre
le dipendenza dalla Cina.
5) Le tensioni politiche: l’Invasione russa dell’Ucraina contrappone USA ed Europa a Russia;
aumenta la vicinanza Cina-Russia e India-Russia.
Le forze che spingono verso il decoupling:
quelle politiche
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Il quadro prospettico
➢ “Il mondo policentrico è diventato policrisi con shock diversi che interagiscono e il risultato è
maggiore della somma di essi” (Harold James, 2022). Nel lungo periodo questo porta a
riduzione dell’attività e degli IDE.
➢ Emergono tre blocchi geopolitici regionali (guardando ai voti espressi presso l’assemblea
generale dell’ONU) basati su affinità e amicizia di tipo politico-economico: USA, paesi
europei (UK, Francia, Germania e Italia), India, Cina e Russia.
➢ Andiamo verso una globalizzazione selettiva con connessioni forti tra paesi “amici” a
scapito di quelle tra paesi politicamente distanti.
➢ È chiaro che questa frammentazione avrà effetti negativi per la crescita mondiale che
dipenderanno dall’entità della stessa: da trascurabili a 8-12% del PIL mondiale (IMF).
Maggiori su emergenti destinatari degli IDE provenienti dai paesi avanzati.
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Maggiore attenzione alle dipendenze produttive
➢ Diventa cruciale conoscere quali sono le dipendenze produttive per ridurre i rischi di
approvvigionamento derivanti da tensioni geopolitiche soprattutto nelle produzioni
strategiche. Anche l’UE riconosce i limiti del mercato nel soddisfare le necessità di
approvvigionamento.
➢ Le dipendenze non sono solo quelle dall’import di alcuni prodotti se concentrato in alcuni
paesi/imprese, se non sostituibile (perché non c’è adeguata capacità produttiva) come
evidenziato dalle analisi della Commissione europea;
ma anche:
➢ l’esposizione lungo le catene globali del valore (maggiore dipendenza dalle filiere
internazionali di fornitura mette a rischio la produzione in caso di blocchi a monte delle GVC.
La posizione a valle e la concentrazione dei fornitori in pochi mercati o imprese accresce i
rischi).
➢ La dipendenza dal lato dell’export (se mercati di destinazione concentrati, soggetti a rischio
geoeconomico).
➢ Non è ragionevole pensare di riuscire a eliminare tutte le dipendenze. Vanno gestite.
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Come ridurre le dipendenze strategiche europee?
➢ Sfruttare in modo migliore le risorse disponibili sul suolo europeo (estrazioni e riciclo).
➢ Ampliare i partner economici (sfruttando i fornitori «potenziali» la concentrazione
dell’import critico dell’industria italiana potrebbe diminuire del 60%), attraverso:
➢ la promozione di accordi preferenziali;
➢ progetto di corridoio economico India - Medio Oriente - Europa, alternativa alla Via della
Seta cinese;
➢ partenariato con l'Africa, per sviluppare industrie locali di trasformazione e raffinazione
(nuovo Club delle materie prime critiche).
➢ Politiche industriali europee in grado di potenziare la capacità produttiva domestica in
ambiti strategici.
➢ Aumentare il dialogo con l’industria sulla transizione pulita, per essere leader nelle
tecnologie critiche per l'economia e la sicurezza nazionale.
➢ Incrementare e mobilitare finanziamenti europei comuni per sostenere gli investimenti
delle imprese nelle nuove tecnologie.
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Il backshoring può essere una strategia?
➢ Il fenomeno del reshoring, nelle sue diverse accezioni, è in aumento in termini di numero di
imprese che valutano di rivedere il proprio posizionamento.
➢ Backshoring di produzione: limitato dalla disponibilità di risorse umane, di competenze e dalla
specializzazione produttiva.
➢ È importante per rafforzare la capacità produttiva soprattutto nelle industrie
strategiche.
➢ Politiche per l’attrattività del territorio e la competitività delle imprese, sfruttando le
sinergie con le politiche già esistenti a favore del “Green Deal”, della digitalizzazione e dello
skill upgrading, potrebbero essere dei buoni strumenti di policy.
➢ Un backshoring generalizzato di fornitura non appare né concreto, soprattutto per
scarsità di materie prime, né auspicabile, nella misura in cui si ridurrebbero i vantaggi che
derivano dalla specializzazione produttiva e dalla partecipazione alle catene globali del
valore.