La Rhagoletis completa appartiene alla famiglia delle Tephritidae. La mosca adulta, lunga circa 4- 8 mm, ha dimensioni simili ad una mosca domestica. Il corpo varia tra il giallastro ed il biancastro e presenta strisce marroni. Le ali sono trasparenti, con 3 bande nere parallele che all’apice presentano una V. La mosca delle noci compie solo una generazione l’anno. Lo svernamento avviene nel terreno, sottoforma di pupa. Gli adulti sfarfallano da metà giugno fino a settembre. Il picco di farfallamento avviene in giugno.
Rhagoletis cerasi, tutti i danni della mosca del ciliegio teatro naturale.it
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Rhagoletis cerasi, tutti i danni della
mosca del ciliegio
Il fitofago colpisce la drupa, il danno è
provocato dall'azione trofica delle
larve,queste completano il loro sviluppo
all’interno dei frutti, nutrendosi della polpa
fino al nocciolo. Le ciliegie attaccate hanno la
polpa che perde di consistenza con tessuti in
disfacimento
La Mosca delle ciliegie, è un insetto appartenente alla famiglia delle Tephritidae.
I Tefritidi (Newman 1834) sono una famiglia di Ditteri Brachiceri, Cicloraffi , Schizofori.
Acaliptrati comprendente circa 500 generi (Headrick e Goeden, 1998) con circa 5000
specie.
Molte di queste specie sono di grande interesse agrario perché rientrano fra i
principali fitofagi di diverse piante coltivate e sono genericamente chiamate mosche
della frutta.
La famiglia è suddivisa in due sottogruppi principali, in base al tipo di dieta necessaria
per lo sviluppo delle larve: specie che si alimentano solo di frutta (frugivore) e specie
non frugivore. Le specie del primo sottogruppo utilizzano cellulosa e pasta di frutta
per lo sviluppo delle larve, mentre i membri dell'altro sottogruppo si nutrono di tessuti
vegetali vivi, quali steli, radici, foglie o semi, e formano spesso galle.
I frugivori a loro volta sono suddivisi in :
Specie oligofaghe univoltine con una lunga diapausa invernale in zone temperate
(Rhagoletis sp.) specie polifaghe multivoltine senza diapause invernali in regioni più
calde (Bactrocera sp. e Anastrepha Sp.) (Bateman, 1972).
La caratteristica principale delle specie polifaghe riguarda il loro ciclo di vita, appaiono
RACCONTI (/racconti.htm)
TRACCE (/tracce.htm)
STRETTAMENTE TECNICO (/strettamente-tecnico.htm)
PENSIERI E PAROLE (/pensieri-e-parole.htm)
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2. occasionalmente durante un lungo periodo dell'anno, ma sono imprevedibili per
quanto riguarda la loro distribuzione temporale e spaziale. Gli adulti sono molto
mobili, ottimi volatori, con una durata di vita superiore a tre mesi e un'elevata
fecondità (> 1000 uova per femmina), con diverse generazioni all'anno (Fletcher,
1987).
Le specie oligofaghe sono prevedibili nel tempo e spazio, con un ciclo di vita breve
durante l'anno.
Di solito si ha una generazione all'anno, con una lunga diapausa invernale obbligatoria
(Bateman, 1972). La fecondità delle specie oligofaghe è inferiore a quella delle specie
polifaghe, producendo 300-400 uova per femmina (Boller e Prokopy1976).
Distribuzione e Morfologia
Il genere Rhagoletis è costituito da 65 specie , la maggior parte delle quali sono
oligofaghe e attaccano solo piante
biologicamente e strettamente correlate, sono parassiti di importanza economica e, a
parte Rhagoletis cerasi, includono la specie americana Rhagoletis cingulata (Loew),
chiamata comunemente la mosca della ciliegia ; E la Rhagoletis fausta (Osten
Sacken), la mosca della ciliegia nera ; R. pomonella (Walsh) sulla mela, R. mendax
(Curran) su Mirtillo R. completa (Cresson ) e R. suavis( Loew) su noce (Boller e
Prokopy, 1976).
Ragoletis cerasi ha un'ampia area di distribuzione, è presente in tutti i paesi Europei e
nelle regioni temperate dell'Asia
(Kutuk e Ozaslan, 2006).
White e Elson-Harris, 1992, hanno determinano due razze di R. cerasi: la nord e la
sud. La sud è presente in Italia, Svizzera e Germania meridionale, mentre la
settentrionale migrando dall' Oceano Atlantico raggiunge il Mar Nero. Tra queste due
razze di R. cerasi, c'è una incompatibilità citoplasmatica a senso unico, in quanto la
progenie tra le femmine meridionali e i maschi settentrionali sono fertili, mentre la
progenie dei maschi meridionali e delle femmine settentrionali sono sterili (Riegler and
Stauffer, 2002).
Rhagoletis cerasi è una specie oligofaga, carpofaga la cui larva è minatrice della
drupa del ciliegio (Prunus avium) .
Parassita piuttosto difficile da controllare, nonostante la sua forza distruttiva negli
ultimi anni sia stata soppiantata da un'altro parassita molto pericoloso, Drosophila
suzuki ( Drosophilidae).
3. E' presente in tutti gli areali italiani, gli adulti presentano un capo di colore giallo nella
parte anteriore e scuro in quella posteriore, con triangolo ocellare bruno. Il torace è
nero, con scutello ed una sottile linea laterale di pigmentazione giallo brillante.
Addome nero, zampe con femori neri, tibie e tarsi gialli. Le ali hanno un disegno
caratteristico blu-nerastro formato da una banda trasversale all'altezza della nervatura
traversa posteriore che si allunga largamente lungo la costale fino oltre l'apice dell'ala;
un'altra banda più larga taglia l'ala a livello della nervatura traversa anteriore; entro
queste bande si trova una piccola macchia bruno-nerastra. Una terza banda traversa
è posizionata sul quarto basale dell'ala. A maturità l'adulto raggiunge i 3,5-4 mm di
lunghezza, involucro pupale a forma di barilotto di 4-5 mm ,inizialmente di colore
giallastro e successivamente tendente al bruno con linee di segmentazione trasversali,
larva biancastra di 5 mm apoda microcefala con mandibole unciniformi di colore
scuro, uovo con forma affusolata e di color biancastro di ridotte dimensioni che lo
rendono difficilmente visibile ad occhio nudo.
Ciclo Biologico
La biologia di queste specie è stagionalmente sincronizzata con lo sviluppo dei frutti
della pianta ospite, che ne influenza pertanto la loro mobilità e il loro potenziale
riproduttivo (Zwolfer, 1983). Emergenza e durata di vita degli adulti sono strettamente
correlati con la fenologia della pianta ospite (Boller e Prokopy, 1976).
Rhagoletis cerasi è specie univoltina, sverna allo stadio di pupa , gli adulti compaiono
tra fine aprile e inizi maggio, lo sviluppo pupale e il tempo di emergenza degli adulti
dipende dalla temperatura del suolo, altitudine e latitudine, inclinazione e tipo di suolo,
della copertura della pianta e di altri fattori ambientali ( Kovanci, 2006). Anche la
tempistica dell'emergenza degli adulti è determinata dalla pianta ospite da cui
proveniva la pupa ( Haisch e Forster, 1975), e dalla temperatura durante la diapausa
invernale ( Haisch e Chwala, 1979). Gli adulti emergono preferibilmente di mattina
(Thiem, 1935, Baker e Miller, 1978). Le femmine emergono parecchi giorni prima dei
maschi, perché i maschi richiedono una temperatura più elevata (Wiesmann, 1933b;
Thiem, 1935; Speyer, 1941; Haisch e Forster, 1975),inizialmente si nutrono (al mattino)
di essudati e melata presenti sulle piante , per riposare sul retro delle foglie durante la
notte e il periodo di inattività giornaliera (Haisch e Forster, 1975). La durata della pre-
oviposizione è fortemente influenzata dalla temperatura e va da 6 ai 13 giorni
(Wiesmann, 1935b; Bohm, 1949; Leski,1963) , gli adulti sono poco mobili e non si
spostano dalle piante ,limitandosi a dirigersi nelle aree più idonee dell'albero, volano
sopra chioma e durante la fase di invaiatura si accoppiano, dopo 10-15 g dalla
comparsa, con temperature superiori ai 18 gradi , la femmina depone dalle 50 alle 80
uova , in ogni drupa viene deposto un solo uova tramite l'ovopositore di sostituzione a
forma di cannocchiale, grazie alla marcatura con un feromone , la femmina impedisce
così altre ovideposizioni che potrebbero creare fenomeni di competizione e
cannibalismo tra le larve.
A distanza di 10-12 giorni le uova si schiudono e si ha la fuoriuscita delle larve che
cominciano a nutrirsi della polpa, giungendo fino in prossimità del nocciolo.
Dopo 25 giorni le larve fuoriescono dalla drupa , si lasciano cadere nel terreno
sottostante e si impupano, in primavera inoltrata sfarfallano gli adulti e il ciclo
ricomincia, le mosche possono rimanere in diapausa per uno, due o tre inverni (Alford
2007) , repentini abbassamenti di temperatura all'epoca dello sfarfallamento causano
un'elevata mortalità; allo stesso modo le pupe sono danneggiate da terreno troppo a
lungo bagnato. La durata di vita delle mosche in condizioni di laboratorio può arrivare
fino a 100 giorni (Ranner, 1988b). È difficile poter stimare la durata di vita delle
mosche adulte in natura , ma nella maggior parte dei casi dura da quattro a sette
settimane (Jancke and Bohmel,1933; Bohm, 1949; Stamenković et al., 1996a).
4. Lotta Integrata e Controllo
Per ottenere i risultati migliori
nella lotta alla Mosca delle
ciliegie è necessario adottare
un approccio integrato in
grado di sfruttare tutte le
tecniche e gli strumenti che
possono essere utili a ridurre
l’impatto di tale fitofago.
L’adozione di buone pratiche
agronomiche e strategie
preventive possono avere un
ruolo attivo nel controllo
dell’infestante, ad esempio:
con una leggera erpicatura in
Marzo-Aprile , in modo da esporre le pupe all'azione degli agenti atmosferici e ai
predatori per diminuire gli sfarfallamenti, oppure l'utilizzo di reti (teli) per coprire l'intera
pianta prima dell'inizio dello sfarfallamento degli adulti, nonostante il suo alto costo ,
rappresenta la maggior strategia preventiva di difesa, anche laddove la produzione di
Ciliegie è pressochè biologica,come sperimentato in provincia di Modena.
L'utilizzo di trappole cromotropiche gialle è utile per determinare la presenza
dell'insetto e monitorare l’andamento dei voli , programmare i trattamenti in funzione
di questi e dello stadio di maturazione della varietà, nel rispetto dei tempi di carenza
dei prodotti.
Rhagoletis cerasi è noto per essere altamente sensibile agli stimoli visivi, sopratutto
alle superfici gialle. È stato dimostrato (Agee et al. 1984) che l'adulto di R. cerasi ha un
picco importante della sensibilità spettrale valutata a 485-500 nm (giallo-verde-giallo)
e un picco secondario a 365 nm (regione ultravioletta). Le trappole con un forte
aumento della riflessione nella regione 500-520 nm sono risultate le più attraenti per il
fitofago e sulla base di questa importantissima conoscenza sono state prodotte negli
anni trappole cromotropiche adesive sia per il monitoraggio sia per la cattura massale
per ridurre la popolazione nel frutteto.
La cattura massale, è una tecnica che cerca di controllare direttamente una specie
dannosa, catturando un elevato numero di insetti. Questo metodo non elimina la
totalità degli individui ma agisce quale fattore di contenimento della popolazione e la
sua efficacia si può valutare solo nel tempo. Le trappole vanno montate tra aprile e
maggio sulla parte rivolta a sud-est dell'albero, in numero di 1-2 ad ettaro per il
monitoraggio e 15-20 per la cattura massale.
Nel 2009 l’Unione europea ha emanato importanti normative, tra queste la Direttiva
128/2009 ha stabilito per tutto il territorio europeo un quadro normativo per un uso
sostenibile dei pesticidi al fine di ridurne i rischi e l’impatto sulla salute umana e
sull’ambiente, promuovendo l’uso della difesa integrata o di alternative ai mezzi
chimici di sintesi come la gestione biologica delle colture.
L'uso di insetticidi nella fase dell'invaiatura, (per evitare l'ovodeposizioni da parte delle
femmine di R. cerasi), pone alcuni problemi di ordine tossicologico, in quanto il breve
tempo che intercorre dall'invaiatura alla maturazione commerciale aumenta il rischio di
residui di principio attivo sul prodotto finale, rispettare il tempo di carenza e le
limitazioni legislative sul numero di trattamenti è quindi di fondamentale importanza,
unitamente alla consapevolezza che l'uso di alcuni insetticidi specifici per la
Drosophila suzuki agisce anche per la Rhagoletis cerasi ed altri fitofagi.
Per molto tempo si è usato il Dimetoato, ma ravvisata la sua pericolosità ne è stato
5. bloccato il suo l'utilizzo,un prodotto che sta avendo molto successo è un
neonecotinoide (Acetamiprid) insetticida sistemico ad elevata attività specifica su
Drosophila suzukii, mosche della frutta, cicaline, cocciniglie, afidi e altri fitofagi di un
ampio numero di colture, è compatibile con i programmi di difesa integrata e
sperimentazioni pluriennali hanno dimostrato un basso impatto verso l’entomofauna
utile, ed in particolare verso la superfamiglia degli Apoidei, di rilevante interesse per le
produzioni agricole.
La dose di impiego è 100-200 ml/hl (1,5-2,0 l/ha) con massimo due trattamenti , uno
in prefioritura e un'altro durante l'invaiatura, tempo di carenza 14 giorni.
Un uso limitato hanno i prodotti alternativi come il Fosmet e Spintor -fly , il Fosmet è
un composto eterociclico della categoria dei fosforganici , che penetra nei tessuti
vegetali diffondendosi negli strati superficiali ed agisce sia per contatto sia per
ingestione; è dotato di un ampio spettro d'azione e di una discreta persistenza, se ne
consiglia un uso moderato vista la sua tossicità.
In Italia il suo impiego è autorizzato sulle drupacee , pomacee e altre, tempo di
carenza 10 gg.
Lo Spintor-Fly è un'esca proteica pronta all'uso a base di Spinosad per il controllo
delle mosche della frutta e altri fitofagi.
Le caratteristiche tossicologiche ed ecotossicologiche intrinseche della sostanza
attiva, e le dosi di applicazione , rendono l'impiego del prodotto molto limitato e
utilizzato solo per alcune cultivar..Il formulato contiene dosi di spinosad, una sostanza
attiva ottenuta dalla fermentazione attivata da un batterio del suolo, il microorganismo
Saccharopolyspora spinosa. Attivo per ingestione e contatto su numerosi insetti,
Spinosad è mescolato ad un'esca specifica attrattiva per i Ditteri Tefritidi , Spintor Fly
si apllica alla dose di 1 litro x Ha.
Riguardo agli agenti di controllo, tra i parassitoidi che possono avere un importanza
per il contenimento della Rhagoletis troviamo individui appartenenti a famiglie di
insetti quali Braconidae e Cynipidae. Esperimenti di laboratorio hanno dimostrato
inoltre, che Orius insidiosus (Hemiptera, Anthocoridae) è in grado di nutrirsi delle larve
(Walsh et al ., 2011). I primi esperimenti su specie di imenotteri hanno testato
l’efficacia di Phaenopria spp. (Hymenoptera, Diapriidae) in condizioni di laboratorio,
tuttavia, i risultati sono stati poco soddisfacenti.
Danni
Il fitofago colpisce la drupa, il danno è provocato dall'azione trofica delle larve,queste
completano il loro sviluppo all’interno dei frutti, nutrendosi della polpa fino al nocciolo.
Le ciliegie attaccate hanno la polpa che perde di consistenza con tessuti in
disfacimento , i frutti colpiti possono essere soggetti a cascola prematura benché
appaiano ancora sani e non compromessi. Inoltre c’è il pericolo di moltiplicarsi di
muffe come la “moniliosi”(Monilinia fructigena H) molto pericolosa per il ciliegio.
Oltre al danno diretto dovuto alla perdita di produzione, si riscontrano ripercussioni
negative nelle fasi post-raccolta per le difficoltà di riconoscere i frutti sani da quelli
colpiti, specialmente durante la cernita e il confezionamento.
Inoltre i regolamenti internazionali sulla commercializzazione della frutta vietano
l’esportazione di partite con presenza del fitofago,per il mercato fresco nazionale
esistono dei limiti molto restrittivi dei frutti parassitati, mentre per la frutta destinata
all'industria vi è una certa tolleranza, suscettibili degli attacchi del parassita sono le
cultivar tardive rispetto a quelle precoci e le varietà dolci ,(specialmente quelle a polpa
bianca) rispetto al ciliegio acido.
Secondo i dati Istat (2016) in Italia sono state prodotte circa 140.000 tonnellate di
ciliegie su oltre 30.000 ettari investiti.
La Puglia detiene con le sue 46.790 tonnellate il 34% delle produzioni italiane e il 62%
6. delle superfici investite, di quasi 20.000 ettari, di cui oltre 17.000 nella sola provincia di
Bari, la quale copre più dell'85% della superficie investita A grande distanza si trova la
Campania con il 23% delle produzioni e l'11% degli ettari. In terza e quarta posizione
il Veneto e l'Emilia-Romagna con le loro produzioni d'origine.
Della situazione Cerasicola Italiana ne parliamo con il Dott. Carlo Conticchio,
Direttore della "Città delle Ciliegie"
I pochi dati a disposizione del 2017 mostrano una produzione in calo e prezzi in
salita: il 2017 possiamo dire che è stato l’anno della crisi?
Purtroppo sia in Puglia che in Campania, le gelate primaverili , la maturazione precoce
a causa del clima impazzito e le raffiche di vento che hanno fatto cadere il 20/30
percento di prodotto, oltre ad arrecare danni irreparabili agli alberi e ai teli, hanno
influenzato in maniera negativa la produzione, inoltre la siccità e i parassiti hanno
complicato la situazione, nel Lazio invece , mentre nella zona della Sabina c'è stata
una contrazione, nell'alto Lazio si è avuta un'ottima annata, nel Nord sia per effetto dei
parassiti, sia per le avversità metereologiche il calo è stato confermato,sicuramente
c'è stata una flessione, che attualmente non saprei quantificare, ma nonostante ciò ,
l'Italia rimane il maggior produttore europeo e il quarto produttore mondiale con
1.400.000 quintali di prodotto.
Come spiega la forbice dei prezzi, con rincari del 500% nella vendita al minuto?
In Italia il grosso della produzione e quindi della vendita avviene in Maggio-Giugno, ,
due elementi sono emersi dall'analisi di mercato, primo ; tanto maggiore è il calibro
dei frutti e tanto maggiore è il prezzo di liquidazione, secondo: a parità di calibro,
prima le ciliegie arrivano sul mercato e più i prezzi sono alti, parliamo di un frutto
altamente deperibile, che si raccoglie maturo e dove diversi elementi possono
influenzare la qualità e quindi il prezzo: aspetto, lucentezza, colore del peduncolo,
durezza, sapore e dimensioni. «L’andamento di mercato è inaccettabile con i prezzi
pagati agli agricoltori in caduta libera, mentre la forbice dei prezzi dal campo alla
tavola si è allargata in misura sconsiderata.
Certamente nell'ortofrutta le varie fasi di intermediazione, provocano un aumento
spropositato dei prezzi, se il produttore riuscisse a raggiungere direttamente il
consumatore la forbice si restringerebbe, fenomeni economici visibili nella vendita a
Km zero, ma certamente questo non basta.
In quale percentuale la perdita di prodotto e da imputare ai parassiti.
Negli ultimi anni il nemico principale dei ciliegi è la Drosophila suzuki, tenga presente
che in alcuni areali distrugge il 60% del prodotto, è un nemico molto pericoloso
perché agisce in sciami, la conseguenza è un deprezzamento totale del valore
commerciale della frutta attaccata, riguardo la Rhagoletis cerasi è un parassita da
tenere sempre monitorato e non da sottovalutare, i danni sono inferiori rispetto alla
Drosophila, anche perché la lotta che viene condotta nei riguardi della Drosophila
colpisce anche la R. cerasi, c'è da dire che l'utilizzo di nuove tecniche agronomiche e
di impianto e con l'adozione delle reti e dei teli protettivi, ci portano ad essere ottimisti
per il futuro “grazie a questo sistema di protezione si evita che le intemperie e i
parassiti arrechino dei danni al raccolto.” Il sistema diminuisce il rischio
imprenditoriale e aumenta la possibilità di pianificazione futura.
di Giulio Brescia
pubblicato il 15 dicembre 2017 in Strettamente Tecnico > Bio e Natura
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