Presentazione alla giornata studio organizzata Liberi, oltre le illusioni
Panel su Produttività e PMI (Coordinato da Costantino De Blasi)
Milano, Ottobre 2019
9. Ma esiste una rilevante
“within area heterogeneity”
• Differenze tecnologiche
• Composizione settoriale
• Mercati di riferimento
• Esistono a Sud SLL ad alta PL
(VA per addetto). Esistono nel
CN SLL a bassa PL
• Nella coda a dx
dell’intersesione tra red e
green ci sono ben 51 SLL
17. La scomposizione della variazione della
PTF: exporters vs no-exporters
variazione % 2002-1999 variazione % 2006-2002
Nord ovest (-1.8%)
Nord est (2.1%)
Centro (3.5%)
Sud (-2.2)
Italia (0.25%)
Within Esportatrici Within Non esportatrici
Between Esportatrici Between Non esportatrici
Nord ovest (22.9%)
Nord est (26.2%)
Centro (12.0%)
Sud (-8.9%)
Italia (21%)
Within Esportatrici Within Non esportatrici
Between Esportatrici Between Non esportatrici
18. La scomposizione della variazione della
PTF: innovators vs no-innovators
variazione % 2002-1999 variazione % 2006-2002
Nord ovest (-1.8%)
Nord est (2.1%)
Centro (3.5%)
Sud (-2.2)
Italia (0.25%)
Within Innovatrici Within Non innovatrici
Between Innovatrici Between Non innovatrici
Nord ovest (22.9%)
Nord est (26.2%)
Centro (12.0%)
Sud (-8.9%)
Italia (21%)
Within Innovatrici Within Non innovatrici
Between Innovatrici Between Non innovatrici
19. Quali politiche?
• Le imprese esistenti: sostegno a innovazione e adozione
tecnologica; riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese
(ACE); sviluppo di intermediari specializzati non bancari (VC, PE);
quotazione in borsa, minibond, crowdfunding
• La riallocazione: regolamentazione del mercato del lavoro
(flessibilità, politiche passive e attive); rule of law (evasione fiscale,
corruzione); diritto fallimentare
• Le nuove imprese: politiche per le startup innovative; SRL
semplificata; concorrenza e regolamentazione
20. Caratteristiche di impresa vs «spazio»
• Decomposizione dell’eterogeneità osservata a livello di firm
performance (whatever the key variable)
• Contano in maniera predominante le caratteristiche delle imprese
• La «geografia» contribuisce in modo marginale (nell’ordine del 5%-10%) alla
differenziazione dei risultati individuali delle imprese
• Fonte: Anova exercise oppure Regressions from Multilevel
Modelling
31. Innovazione e imprese familiari
• La proprietà familiare si associa, da un lato, a una più elevata
sopravvivenza dell’impresa, probabilmente anche grazie
all’importanza attribuita dai proprietari alla trasmissione
dell’azienda alle future generazioni; dall’altro lato, è legata a
una minore efficienza produttiva, una più bassa attività di
investimento e tassi di crescita inferiori (Annual Report, Bank of
Italy, 2019)
32. Innovazione e imprese familiari
•Risk management in family businesses
• Families choose prudent and therefore low-yield investments because of their risk aversion
•Family’s abilities in business management
• R&D investments demand a more heterogeneous set of specialized skills that may not be available within
the family.
• Family often choose CEOs and managers from a restricted pool of family members, making it difficult to
obtain qualified and capable talent continuously to decide on innovation processes.
•R&D returns of family firms are lower than 2.18%
compared with nonfamily businesses, meaning that they have a lesser capacity to translate
R&D investment into economic gains (Aiello F., Mannarino L., Pupo V., 2019, EINT)
•Policy and pratical implications
• Change in firm control
• Family firms should share the risk with other firms through collaborative innovation
• Promoting a better managerial culture (recruitment from outside the firm the necessary talented
professional manager)
33. Output innovativo
• Spatial heterogeneity, ma il Sud
è in media in ritardo
• Le S3 => S4
• Out of agenda nazionale (ignorato
nella nelle “periferie”), tant’è che le
• Regional Policies sembrano che
abbiano dimenticato la dimensione
Green degli obiettivi 14-20
• Auto-celebrazioni e narrazioni
sugli obiettivi di spesa
• Imprese familiari e green
patents
• La probabilità di introdurre brevetti
green è più bassa se sei
un’impresa familiare (ACMP, 2019)
56. Contrattazione nazionale: si o no?
• Tra Nord e Sud, all’uguaglianza dei salari nominali si associano,
però, significative differenze nei prezzi e nella produttività. Nelle
regioni del Sud, i salari reali sono comparativamente maggiori e ciò
determina disoccupazione e lavoro nero. Nel contempo, gli elevati
prezzi – tra cui quelli delle abitazioni – del Nord disincentivano le
migrazioni dei disoccupati meridionali. Per risolvere tali squilibri,
affrontando alla radice il problema del dualismo Nord-Sud, molti
analisti propongono di sostituire la contrattazione nazionale dei
salari con quella a livello di singola impresa o, nei casi in cui ciò
non sia possibile, di differenziare i salari sulla base dei livelli locali
di produttività.
57. OSSERVAZIONI
• La differenziazione salariale tra Nord e Sud non funzionò negli anni
‘50 e ‘60 (stagione delle ‘gabbie salariali’). Il minore salario al Sud (le
differenze raggiunsero il 30%) non fece aumentare l’occupazione e
gli investimenti (Guido de Blasio e Samuele Poy 2017)
• Se non funzionò in passato, potrebbe mai funzionare oggi una
politica diretta a favorire la competitività regionale facendo leva sul
costo del lavoro? In un mondo integrato ha poco senso confrontare
Nord e Sud. Di quanto dovrebbe diminuire il costo del lavoro al Sud
perché possa competere con la Romania o la Cina?
• Si crede davvero che sia il costo del lavoro la leva su cui agire?
Perché non intervenire, invece, su quei fattori – come la tecnologia,
il capitale umano, le infrastrutture – da cui davvero dipende la
produttività del lavoro sia a Nord che a Sud?
58. Infatti………..
«Le difficoltà italiane sono amplificate nel Mezzogiorno, che ha risentito della doppia
recessione più del resto del Paese.
Nelle regioni meridionali deve innanzitutto migliorare l’ambiente in cui le imprese
svolgono la propria attività, in primo luogo con riferimento alla tutela della legalità.
È più ampio il ritardo tecnologico da colmare: la quota del valore aggiunto riferibile
all’economia digitale, prossima al 2,5 per cento, è inferiore di oltre tre punti a quella del
Centro Nord.
Va ridotto il deficit di competenze, accresciuta l’efficacia delle politiche pubbliche,
migliorata la qualità delle amministrazioni e delle infrastrutture: il 70 per cento delle
“opere incompiute” è localizzato in queste regioni, alle quali fa capo solo il 30 per cento
dei lavori pubblici» (Considerazioni finali del Governatore, 2019, pag. 12).
59. La politica di coesione dell’UE e la Banca d’Italia
• Interventi assai diversi nell’impostazione, ma deludenti nei risultati” (p.12)
• E’ necessario“il pieno utilizzo delle possibilitá offerte dai finanziamenti Europeie nazionali (p.13)
• L’Italia è stata a lungo tra i principali beneficiari dei trasferimenti europei" (p.19)
• In termini lordi le risorse stanziate per il sostegno delle aree svantaggiate del nostro paese per il
periodo 2014-2020 sono pari a 34 miliardi, lo 0,3 per cento del PIL in media all’anno (p.19)
• Utilizzarle in maniera efficiente deve essere una priorità, superando con decisione i problemi
incontrati in passato (p.19)
• Sta a noi maturare la consapevolezza dei problemi e affrontarli, anche con l’aiuto degli strumenti
europei. Altri hanno saputo farlo in modo efficace”. (p.20)
• Sta a noi maturare la consapevolezza dei problemi e affrontarli, anche con l’aiuto degli strumenti
europei. Altri hanno saputo farlo in modo efficace”. (p.20)
60. Le politiche UE possono alimentare la divergenza,
piuttosto che la convergenza tra le regioni
• Obiettivi “cumulativi” e a scalino dei diversi cicli di programmazione
• Assenza di verifica del conseguimento degli obiettivi micro (singoli
benificiari/territory/settori) alla fine di ciscuan ciclo
• Nessuna penalità/sanzione se gli obiettivi non sono perseguiti. Vale solo la spesa (Partito della
Spesa alimentato dall’esercito di consulenti di variegate tipologia
• Se la regione A persegue gli obiettivi del passato ciclo, è probabile che possa fare il salto
dello “scalino nella fase della crescita” previsto nel ciclo futuro.
• Se la regione B non persegue gli obiettivi passati, è diffiche che possa raggiungere quelli
futuri (dato che i precedenti sono un prerequisito per quelli attuali/futuri)
• Una correzione potrebbe essere quella di IMPORRE valutazioni di impatto delle politiche di
ogni ciclo e di legare i flussi di risorse UE all’effettivo conseguimento degli obiettivi (da
dimostrare con metodi rigorosi senza ricorre alla liturgia della documentazione che viene
prodotta dalla burocrazia e dai consulenti che si alimentano con le politiche UE.
61. La trappola della sfiducia verso l’UE
• Ridotta capacitá di valorizzazione delle risorse
Comunitarie da parte del paese e delle regioni
• Risibili effetti sull’economia reale (di impatto sul sistema
e non di mera ridistribuzione di risorse)
• Alimenta disaffezione nei confronti dell’UE (di un pezzo
dell’UE….)
• Premi per chi (partiti politici/corpi intermedi) non valuta
l’integrazione dell’UE (ancora in fase embrionale….) come
l’opportunità per il paese
62. Where are we heading?
• Dipende solo in parte dall’architeturra istituzionale delle politiche (in molte aree
dell’UE, le politiche funzionano (su Pil e occupazione)
• In Italia le politiche UE sono gestite malissimo. Il paese rischia di “morire di aiuti”.
• Le vocazioni endogene dei territoti sono un esercizio intellettuale di chi pensa le politiche (si
pensi, inter alia, alla prosa sulla relazione tra politica e capitale sociale e all’overlapping dei POR)
• Le pressioni locali (politica; rent seekers) alimentano il fallimento delle politiche
• Deficit in Calabria, politiche per l’innovazione; assenza di attenzione sulla transizione verso la
S4; un imbarazzante piano delle valutazioni
• Meno sostituibilità tra fondi Nazionali/UE (ma prima “mica” funzionavano..)
• Capacità istituzionale e amministrazione più efficiente
• Politiche più orientate ai risultati con allocazione delle risorse a favore di ciò che
genera risultati empircamente fondati (in modo robusto….). In questo vale la
spinta UE
• Centralizzare le politiche territoriali?
63. • FINE DELLA PRESENTAZIONE
Fonti:
• Banca D’Italia, varie pubblicazioni
• Istat, varie pubblicazioni
• OpenCalabria.com, varie pubblicazioni