Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo... siamo tecnici del turismo ed insieme Host entusiasti che hanno vissuto in prima persona e visto con i loro occhi perdere tutte le sfide poste al mondo del turismo da internet negli ultimi vent’anni.
Siamo noi Host a mettere in gioco la forza dei nostri numeri e la nostra esperienza, per insegnare a tutti i nostri compagni di avventura come utilizzare gli strumenti e la competenza giusta per vincere questa partita.
E non si tratta solo di normative ma di conoscere le regole del business, perché non siamo tutti il B&B sulla spiaggia di Rimini o in piazza dei Miracoli a Pisa, o l’appartamento in Montenapoleone a Milano, che si vendono da soli e devono solo avere sicurezza del proprio agire.
Sappiamo di rappresentare centomila proprietari e gestori di appartamenti che hanno bisogno che qualcuno gli spieghi con chiarezza e semplicità come e dove muoversi per avere dalla propria casa un guadagno sicuro senza patemi e senza bisogno di avvocati e commercialisti o esperti di marketing
http://www.hospres.it
https://www.facebook.com/hospres/
Il fenomeno del Social Commerce e del Social Couponing nel turismoOfficina Turistica
Una panoramica sul social couponing con particolare attenzione allo sviluppo e all'utilizzo di questo canale di vendita nel turismo, per l'offerta alberghiera e della ristorazione. A cura di Robi Veltroni
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo... siamo tecnici del turismo ed insieme Host entusiasti che hanno vissuto in prima persona e visto con i loro occhi perdere tutte le sfide poste al mondo del turismo da internet negli ultimi vent’anni.
Siamo noi Host a mettere in gioco la forza dei nostri numeri e la nostra esperienza, per insegnare a tutti i nostri compagni di avventura come utilizzare gli strumenti e la competenza giusta per vincere questa partita.
E non si tratta solo di normative ma di conoscere le regole del business, perché non siamo tutti il B&B sulla spiaggia di Rimini o in piazza dei Miracoli a Pisa, o l’appartamento in Montenapoleone a Milano, che si vendono da soli e devono solo avere sicurezza del proprio agire.
Sappiamo di rappresentare centomila proprietari e gestori di appartamenti che hanno bisogno che qualcuno gli spieghi con chiarezza e semplicità come e dove muoversi per avere dalla propria casa un guadagno sicuro senza patemi e senza bisogno di avvocati e commercialisti o esperti di marketing
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Il fenomeno del Social Commerce e del Social Couponing nel turismoOfficina Turistica
Una panoramica sul social couponing con particolare attenzione allo sviluppo e all'utilizzo di questo canale di vendita nel turismo, per l'offerta alberghiera e della ristorazione. A cura di Robi Veltroni
Investimenti, consigli
davvero disinteressati? Questa
norma di trasparenza elimina alla radice
il conflitto di interessi tra gli intermediari
che vendono i prodotti e i risparmiatori
che pensano di ricevere un consiglio
disinteressato. La sua applicazione anche
Italia sarebbe la panacea per distinguere
in maniera chiara e trasparente
chi, come i consulenti finanziari
indipendenti, fa pura consulenza ed è
pagato per questo servizio solo dallo
stesso cliente da chi propone i prodotti
del proprio campionario e viene pagato
per questa attività di collocamento.La settimana scorsa ho partecipato al
Salone del Risparmio di Milano ed assistendo
ad una delle conferenze con i
rappresentanti di alcune delle società di
gestione del risparmio italiane sono rimasto
sorpreso da alcune affermazioni che, al
di là delle dichiarazioni d’intenti, segnalano
la distanza tra gli interessi delle stesse e i
risparmiatori. La prima è che le società di
gestione dovrebbero seguire “la moda”
confezionando il prodotto che investe nel
settore di volta in volta sulla cresta dell’onda.
Intendiamoci non c’è nulla di sbagliato
nel proporre nuovi strumenti, ma
assecondare gli investitori che seguono il
gregge e si lanciano nell’asset di moda
significa abdicare a quel ruolo di consulenza
che le reti di distribuzione finanziarie
dicono di voler svolgere. Un buon consulente
dovrebbe guidare il cliente verso
una scelta razionale e consapevole sia
delle opportunità che dei rischi dell’investimento.
Certo è più facile assecondarne
le richieste o addirittura rafforzarne i convincimenti
magnificando i rendimenti passati
dell’investimento di moda (come avvenuto
con le azioni tecnologiche a inizio
millennio o il settore immobiliare e bancario
prima dello scoppio della crisi), ma non è
nell’interesse del cliente. La seconda affermazione
è relativa alla scarsa importanza del costo degli strumenti di risparmio
gestito. Questa tesi, sostenuta
dall’esponente di una delle società che
ha i prodotti tra i più costosi sulmercato,
suona un po’ come la storia dell’oste
che magnifica le qualità del suo vino.
Infatti se il costo sostenuto dai sottoscrittori
dei fondi comuni è gravato,
oltre che dalle commissioni di gestione,
anche da commissioni di performance
esorbitanti applicate in virtù del confronto
con indici del mercato monetario,
ormai prossimi a zero, non si fa propriamente
l’interesse del cliente. La terza
riguarda la regolamentazione e addita
come dannosa la Rdr ossia la nuova
normativa introdotta in Inghilterra
che ha sancito il divieto, da parte di chi
vuoleerogareconsulenzafinanziaria, di
ricevere qualsiasi forma di incentivo dai
gestori dei prodotti collocati. Questa
norma di trasparenza elimina alla radice
il conflitto di interessi tra gli intermediari
che vendono i prodotti e i risparmiatori
che pensano di ricevere un consiglio
disinteressato. La sua applicazione anche
Italia s
Il mercato obbligazionario dopo la crisi finanziariamichelelov
Nel mondo pre-crisi la costruzione di un
portafoglio finanziario era “relativamente
semplice”: assumendo che i debiti di stati
sovrani e banche del mondo occidentale
fossero senza rischio, “bastava” stabilire
quanta parte dei propri investimenti destinare
al cosiddetto free-risk e quanto ad
asset rischiosi, azioni in primis. Oggi la
sicurezza nella capacità di stati, banche e
imprese di ripagare i propri debiti è messa
in dubbio dall’alto livello del debito e dalla
crescita negativa o stazionaria di molti
paesi sviluppati. Questa situazione ha
cambiato il quadro degli investimenti, in
particolare nell’ambito obbligazionario che
offre strumenti molto diversi per rischio
percepito e rendimento atteso....
- L'I-pad rivoluziona il settore della ristorazione
- I-Pad e miglioramento dell'efficienza gestionale nel ristorante dell'hotel
- Innovazione tecnologica al ristorante dell'albergo con l'I-Pad
- I-Pad e marketing innovativo nella ristorazione alberghiera
- I-Pad aumenta l'efficienza del servizio al ristorante
- I-Pad e condivisione dell'esperienza dei clienti del ristorante
- I-Pad e miglioramento della qualità del servizio al ristorante
Lombardia, territorio favorevole alle start up grazie a numerosi fattori comp...DailyFocusNews
Intervista al Prof. Angelo Di Gregorio, Ordinario di Management al Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca sull’approfondimento settimanale di Lombardia Speciale su “Innovazione, Lombardia regina delle start up”.
Investimenti, consigli
davvero disinteressati? Questa
norma di trasparenza elimina alla radice
il conflitto di interessi tra gli intermediari
che vendono i prodotti e i risparmiatori
che pensano di ricevere un consiglio
disinteressato. La sua applicazione anche
Italia sarebbe la panacea per distinguere
in maniera chiara e trasparente
chi, come i consulenti finanziari
indipendenti, fa pura consulenza ed è
pagato per questo servizio solo dallo
stesso cliente da chi propone i prodotti
del proprio campionario e viene pagato
per questa attività di collocamento.La settimana scorsa ho partecipato al
Salone del Risparmio di Milano ed assistendo
ad una delle conferenze con i
rappresentanti di alcune delle società di
gestione del risparmio italiane sono rimasto
sorpreso da alcune affermazioni che, al
di là delle dichiarazioni d’intenti, segnalano
la distanza tra gli interessi delle stesse e i
risparmiatori. La prima è che le società di
gestione dovrebbero seguire “la moda”
confezionando il prodotto che investe nel
settore di volta in volta sulla cresta dell’onda.
Intendiamoci non c’è nulla di sbagliato
nel proporre nuovi strumenti, ma
assecondare gli investitori che seguono il
gregge e si lanciano nell’asset di moda
significa abdicare a quel ruolo di consulenza
che le reti di distribuzione finanziarie
dicono di voler svolgere. Un buon consulente
dovrebbe guidare il cliente verso
una scelta razionale e consapevole sia
delle opportunità che dei rischi dell’investimento.
Certo è più facile assecondarne
le richieste o addirittura rafforzarne i convincimenti
magnificando i rendimenti passati
dell’investimento di moda (come avvenuto
con le azioni tecnologiche a inizio
millennio o il settore immobiliare e bancario
prima dello scoppio della crisi), ma non è
nell’interesse del cliente. La seconda affermazione
è relativa alla scarsa importanza del costo degli strumenti di risparmio
gestito. Questa tesi, sostenuta
dall’esponente di una delle società che
ha i prodotti tra i più costosi sulmercato,
suona un po’ come la storia dell’oste
che magnifica le qualità del suo vino.
Infatti se il costo sostenuto dai sottoscrittori
dei fondi comuni è gravato,
oltre che dalle commissioni di gestione,
anche da commissioni di performance
esorbitanti applicate in virtù del confronto
con indici del mercato monetario,
ormai prossimi a zero, non si fa propriamente
l’interesse del cliente. La terza
riguarda la regolamentazione e addita
come dannosa la Rdr ossia la nuova
normativa introdotta in Inghilterra
che ha sancito il divieto, da parte di chi
vuoleerogareconsulenzafinanziaria, di
ricevere qualsiasi forma di incentivo dai
gestori dei prodotti collocati. Questa
norma di trasparenza elimina alla radice
il conflitto di interessi tra gli intermediari
che vendono i prodotti e i risparmiatori
che pensano di ricevere un consiglio
disinteressato. La sua applicazione anche
Italia s
Il mercato obbligazionario dopo la crisi finanziariamichelelov
Nel mondo pre-crisi la costruzione di un
portafoglio finanziario era “relativamente
semplice”: assumendo che i debiti di stati
sovrani e banche del mondo occidentale
fossero senza rischio, “bastava” stabilire
quanta parte dei propri investimenti destinare
al cosiddetto free-risk e quanto ad
asset rischiosi, azioni in primis. Oggi la
sicurezza nella capacità di stati, banche e
imprese di ripagare i propri debiti è messa
in dubbio dall’alto livello del debito e dalla
crescita negativa o stazionaria di molti
paesi sviluppati. Questa situazione ha
cambiato il quadro degli investimenti, in
particolare nell’ambito obbligazionario che
offre strumenti molto diversi per rischio
percepito e rendimento atteso....
- L'I-pad rivoluziona il settore della ristorazione
- I-Pad e miglioramento dell'efficienza gestionale nel ristorante dell'hotel
- Innovazione tecnologica al ristorante dell'albergo con l'I-Pad
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- I-Pad aumenta l'efficienza del servizio al ristorante
- I-Pad e condivisione dell'esperienza dei clienti del ristorante
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Lombardia, territorio favorevole alle start up grazie a numerosi fattori comp...DailyFocusNews
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1. Clientecontento di Stefano Azzini sede: via per il poggio secco 4 – 59100 Prato Po
Cell 3403767117 - Fax 1782750939 - Web site: www.clientecontento.it E Mail: info@clientecontento.it
Posta cert.: stefanoazzini@pec.it - C.F. ZZNSFN60H22G999A P.IVA 02324740972 REA PO –524248
Overtourism, diritti, doveri e Big Data
Ho letto recentemente alcuni articoli sull’Overtourism e i Big Data.
Per quanto riguarda il primo argomento concordo con la necessità di agire sia sui doveri
sia sui diritti delle persone, per tutelare quei luoghi ormai presi d’assalto dal turismo delle
esperienze e dell’emulazioni, ma per i quali l’overtourism non è l’unico problema.
E’ vero che lo Stato oltre a far cassa, dovrebbe mettere in atto azioni più concrete per
salvaguardare il patrimonio ambientale e storico del paese; ma come giustamente si
legge, c’è bisogno dell’impegno di tutti.
Finché noi riterremo un diritto andare in centro in auto; parcheggiare l’auto davanti casa o
davanti la scuola dei nostri figli; finché noi tutti non riterremo un dovere rispettare il bene
comune delle nostre città e dei nostri territori, e che ciò comporta la rinuncia di qualche
“comodità”, difficilmente riusciremo a fermare il degrado del nostro paese.
Dall’altra parte, più che dire “viaggiare non è un diritto” direi che viaggiare in modo
sostenibile dovrebbe essere un dovere così forte da rinunciare ad andare a visitare luoghi
dove ciò non sia possibile.
Di conseguenza, non sono d’accordo con chi sostiene che la colpa di tutto sia della
Airbnbizzazione delle città; perché il degrado è iniziato molto prima che nascesse Airbnb.
2. Clientecontento di Stefano Azzini sede: via per il poggio secco 4 – 59100 Prato Po
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La vita dei residenti nei centri storici delle città prese d’assalto dai turisti è andata via via
peggiorando molto tempo fa. Ricordo nei primi anni Ottanta, a Firenze, come in altre città,
le botteghe degli artigiani del centro iniziarono a chiudere per far posto ai negozi di
souvenir o di marchi con vetrine uguali in tutte le città. Sempre in quel periodo ma anche
prima, i residenti che non potevano permettersi gli alti affitti, o pagare i prezzi richiesti per
le abitazioni in città, si trasferivano nei paesi e nelle città vicine, e andavano a
incrementare il numero delle persone che giornalmente si spostavano e tutt’ora si
spostano da un luogo all’altro per lavoro, creando problemi di vivibilità sicuramente
superiori di quelli che si vuole attribuire alla presenza dei turisti.
Già verso la fine del secolo scorso, alle fiere di settore gli operatori turistici dell’epoca
(Tour Operators) chiedevano sempre più insistentemente appartamenti invece di camere
d’albergo. Airbnb non è la causa, ma la conseguenza; perché ha enfatizzato l’offerta,
andando incontro alla crescente domanda di appartamenti e di servizi (experiences) che
gli ospiti non trovavano in albergo.
Poca attenzione ricevono anche i proprietari di immobili che hanno deciso di affidarsi
alle locazioni turistiche per far fruttare i loro beni tartassati. Già, perché quando si affronta
l’argomento si dimentica che fra i proprietari degli immobili in offerta su Airbnb, ci sono
moltissime persone che non hanno grandi possedimenti e sono “ricchi” solo per il fisco.
Lo Stato tartassa gli immobili (IMU, TARI…..); vendere una casa oggi, salvo eccezioni. è
difficile e ancora più difficile è vendere ottenendo un buon guadagno.
La locazione turistica è quindi uno dei miraggi dal quale molti proprietari si sono fatti
abbagliare. Fra questi ci sono proprietari che affittano ad aziende di locazione turistica
professionale e altri che invece decidono di avventurarsi nel business turistico con le
proprie forze, ammaliati anche da pseudo guru, che vanno in giro a sostenere come sia
possibile (per non dire facile) vivere di turismo affittando appartamenti o aprendo un
affittacamere o un Bed and Breakfast o un agriturismo o una casa vacanze.
Il proprietario che sceglie la prima soluzione si “accontenta” di affittare il proprio immobile
a un canone superiore di quello che otterrebbe affittandolo a lungo termine (come dargli
torto, con quello che costa mantenere un immobile) e affida la gestione del suo bene ad
altri. Sono nate cosi aziende che gestiscono anche 100 appartamenti in una sola
destinazione; questo è uno dei veri risvolti negativi, perché concentra in poche mani (e
poche tasche) un gran numero di locazioni, lasciando nel territorio (le tasche dei
proprietari ed eventuali collaboratori assunti per i servizi), solo una piccola parte degli utili.
Chi invece vuol fare tutto da solo, spesso non sa a cosa va incontro. Non sa come gestire
un ospite; difficilmente parla inglese, (forse neanche l’italiano); si affida in tutto per tutto ai
portali Airbnb e Booking per le vendite e, se molti di loro considerassero l’impegno che
necessita la gestione di quella che a tutti gli effetti è un’attività imprenditoriale,
3. Clientecontento di Stefano Azzini sede: via per il poggio secco 4 – 59100 Prato Po
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(professionale o non professionale poco importa), constaterebbero l’insostenibilità della
stessa, insomma: che il gioco non vale la candela.
In questo secondo caso la "Airbnbizzazione" almeno in Italia è figlia dell’improvvisazione e
di quell’arte di arrangiarsi che spinge a copiare l’amico o il vicino, che millanta guadagni
inesistenti perché non considera attentamente i costi da sostenere e che ha poco a che
fare con la vocazione turistica del paese.
Altro argomento poco trattato è che l’impreparazione della stragrande maggioranza di
questi nuovi piccoli operatori turistici impatta negativamente sulla reputazione della
destinazione, che, in tempi relativamente brevi, (considerando la velocità con la quale le
notizie rimbalzano in rete), può rivelarsi un vero boomerang.
Impreparazione che non consente loro di utilizzare e gestire i “big data” di cui si parla
tanto; problema condiviso con tutte le strutture ricettive di piccole dimensioni, comprese
quelle alberghiere non appartenenti a catene o consorzi.
I Big Data valgono solo per i grandi gruppi, le catene alberghiere o le grandi strutture che
possono investire somme ingenti. I B&B o gli agriturismi che altrettanto ne avrebbero
bisogno non possono accedervi.
Stesso discorso per il Revenue Management: altro argomento sul quale dilaga tanta
impreparazione, condivisa sempre con un gran numero di strutture ricettive alberghiere;
che si basa proprio sulla raccolta e l’elaborazione dei dati per prendere decisioni.
Io cerco di proporre un tipo di aggregazione fra proprietari per mettere insieme attività
affini fra loro e creare piccoli gruppi per ridurre i costi; contrastare la concentrazione di
posti letto in poche mani; condividere le competenze e aumentare le opportunità. Inoltre,
sostengo la formazione di chi, non potendo permettersi di assumere persone qualificate,
deve rimboccarsi le maniche e acquisire personalmente le conoscenze necessarie e che
fanno la differenza fra ottenere un utile o andare in perdita.
La sostenibilità del turismo passa necessariamente dal miglioramento delle competenze
di tutti gli operatori. La responsabilità sociale di chi affitta anche un solo appartamento a
turisti è maggiore di chi affitta a residenti; ma anche la sua professionalità impatta
direttamente sulla reputazione e la vivibilità della destinazione. Ad essa va aggiunto un
maggiore senso di responsabilità e di rispetto verso la nostra terra da parte di tutti.
Stefano Azzini
Dicembre 2019