Nel dicembre 2011 abbiamo presentato a Villa Selmi di Polesella, assieme ad Alberto Parri lo studio sui marmi emersi durante lo scavo della villa romana
5. Lo studio geomagnetico
il geofisico, dr. Sandro Veronese ha studiato il sito con
l’impiego del magnetometro a protoni che non è altro che
un rivelatore del campo magnetico terrestre che permette di
individuare con una buona precisione le strutture sepolte.
6. Lo studio fatto nel febbraio del 2010 ha rilevato una grande villa sepolta, estesa
su due fabbricati vicini per una estensione di circa 1500 mq
15. RISULTATI
• Vasto complesso edilizio di lusso con almeno 4 fasi di
frequentazioni, documentate dalla sovrapposizione di
pavimenti di epoche diverse (mosaico, cocciopesto,
esagonette e cubetti in cotto)
• La struttura è pesantemente danneggiata da recenti
lavorazioni agrarie e da spogli avvenuti in età antica
• Rilevati alcuni muri e soffondazioni di muri
• Sulla pavimentazione rilevati strati di cenere e carbone e un
elemento di macina in trachite attribuito a un riutilizzo
tardo della struttura
• Il mosaico viene datato alla II metà del I sec. D.C. e pertanto
le strutture sottostanti sono databili ai primi decenni
dell’età imperiale
• Il materiale raccolto dal GAV nella terra di risulta allarga la
frequentazione fino al V e VI sec. D.C.
18. MONETE DALLA TERRA DI RISULTA
Antoniniano per Claudio il Gotico (nato a Sirmio nel 213, imp. Dal 268 al 270)
divinizzato, 20x22mm, D Testa radiata a dx, D/ DIVO CLAVDIO, R/ Aquila con
legenda CONSECRATIO (P888)
19. • P889
• Antoniniano post 260 d.C., forse
di Claudio II il Gotico (268-270
d.C.), 19mm, D/testa radiata a dx
con lettere parzialmente leggibili,
R/illeggibile
P890
Follis di Costantino I (nato nel 274,
imp. Dal 306 al 337)per Costantino II
Cesare ,19mm, D/testa diademata a
dx CONSTANTINUS, R/illeggibile
27. Breccia gialla
• Calcare cristallino costituito da clasti di colore bianco cementati in
una breccia da una matrice calcarea di colore giallo dovuta alla
presenza di limonite. Questo marmo pur essendo stato molto usato
in sostituzione del giallo antico di proprietà imperiale divenuto
molto costoso e ricercato, non è citato nella letteratura latina e
quindi privo di un nome specifico. La denominazione di breccia
gialla è stata data dalla tradizione marmoraria romana.
• Questo marmo proviene principalmente dell’Asia minore ma
esistevano altri tipi simili
• in altre regioni dell’impero.
• Questo tipo di marmo risulta
• abbastanza ben rappresentato
• nel sito PL1 costituendo circa
• il 9% dei pezzi raccolti.
28. Marmo cipollino (Marmor Caristium)
• Si tratta di un calcare cristallino cui il metamorfismo ha conferito una tessitura
scistosa che lo rende divisibile a strati a somiglianza di una cipolla. Il colore di
fondo è verde chiaro o biancastro solcato da vene parallele o tortuose di un verde
più intenso dovute alla presenza di miche e cloriti.
• Le antiche cave erano situate lungo le coste della Carestia nell’Eubea meridionale e
furono ampiamente utilizzate per tutta la durata dell’impero romano in tutte le
parti dell’impero soprattutto per colonne e lastre di rivestimento parietale.
• Nel sito PL1 sono stati
• ritrovati 119 pezzi che
• costituiscono quasi il 19%
• di tutti i frammenti marmorei
• ivi prelevati, collocandosi al
• secondo posto dopo
• il marmo cipolla
29. Marmo Africano (Marmor Luculleum)
Si tratta di una breccia poligenica composta di frammenti di roccia di vari colori (rosa,
rosso, bianco, verde) unito da una matrice compatta di colore grigio-scuro.
• La denominazione “africano” deriva dalla colorazione scura della matrice inglobante
data dalla tradizione marmoraria romana ed accettata dalla letteratura riguardante
questa materia.
• La denominazione latina di “marmor luculleum” deriva dal console Licinio Lucullo,
che vincitore del re Mitridate del Ponto, fu uno dei primi ad inviare a Roma una gran
quantità di questo tipo di marmo multicolorato, come riferito da Plinio il vecchio
nella sua “Naturalis Historia”.
• Le cave di questo marmo sono state scoperte recentemente nel 1966 da un’equipe
di studiosi nella località di Theos (Turchia). Fino a questa data era stato
erroneamente identificato con il marmo di Chio.
Lo sfruttamento della cava cessò intorno al 166 d.C.
o per esaurimento o perché, a causa della sua
estrazione il livello di falda cominciò a salire e a
formare un lago.
Nel sito PL1 sono stati rinvenuti fino ad oggi 101
frammenti per un totale di cmq 3206 pari al 12%
del totale dei marmi ivi raccolti.
30. Verde Antico (m. thessalicum, m.
atracium)
• Breccia ofiolitica dal fondo verde vivace con elementi inclusi di colore scuro
(peridotite), verdi (serpentino fibroso), chiari (calcare).
• Il nome moderno con cui è indicato il marmo si riferisce al suo colore
predominante mentre denominazioni latine derivano dalle località di provenienza
giacché le zone estrattive sono state individuate in più località della Tessaglia
(Grecia). La parola ofiolitica con cui ancor oggi in
• geologia è indicato questo
• tipo di roccia deriva proprio
• dalla denominazione datagli da
• Plinio il Vecchio ofite (ophites)
• “poiché questo ha venature
• simile alle scaglie di serpente”.
• Dal sito sono stati rinvenuti
• 86 frammenti (10% del totale).
31. Breccia Corallina
• La breccia corallina ha una configurazione quasi identica alla breccia
gialla solo che la matrice inglobante i clasti bianchi è di colore rosso
anziché giallo.
• La provenienza di questo marmo risulta essere dell’Asia minore
come il precedente e non si conosce la corrispondente
denominazione latina.
• Questo marmo risulta
• scarsamente rappresentato
• nel sito (1%) ed il notevole
• spessore dei pezzi (circa cm.2)
• fa supporre il suo impiego
• nella pavimentazione
32. Rosso ammonitico
• Il rosso ammonitico rientra in quella categoria di marmi avente area
d’impiego ristretta circoscritta al luogo d’estrazione e quindi normalmente
non citato fra i marmi antichi: esso è tipico delle prealpi venete ed è
impiegato solo nell’area padana; le cave di S.Ambrogio veronese erano
molto attive durante il periodo dell’impero romano.
• Nel sito PL1 sono stati raccolti solo quattro pezzi e costituiscono meno
dell’1% del totale
33. Pavonazzetto (m. phrygium,
synnadicum, docimenium)
• Marmo brecciato formato da elementi di calcare bianco di varie
dimensioni inglobati in una matrice calcarea rosso violacea dovuta ad
impregnazioni d’ossido di ferro.
• Le varie denominazioni latine derivano la prima dalla regione di
produzione (Frigia – Turchia), la seconda alla sede amministrativa Sinnada
(odierna Subut) cui faceva capo questo ed altri tipi di marmo di
quest’area, la terza al villaggio Dokimeion dove erano situate le cave.
Le molte denominazioni derivano dal fatto
che molto fu scritto dagli antichi con
denominazioni diverse per il favore goduto
nelle varie regioni dell’impero. Plinio lo
chiama marmor synnadicum citandolo per
il suo colore variegato di color porpora.
In questo sito ne sono stati raccolti sette
pezzi (meno dell’1%)
34. Bigio antico
• Esistono più varianti di questo tipo di marmo la cui caratteristica comune è
d’avere elementi bianchi grigi e nerastri variamente disposti fra loro. Il tipo
rinvenuto in questo sito appartiene alla varietà denominata brecciata
perché si presenta in elementi grigio-bianchicci a forma piuttosto
arrotondata inclusi in una matrice grigio-scura. Dagli scrittori latini
specialmente Plinio e Strabone sappiamo che bigi analoghi erano estratti
da molte isole dell’Asia Minore e siti costieri:
Rodi, Mileto, Lesbo, Teos, Cos, ecc., e
pertanto non è attestato per questo
tipo di marmo un nome latino
particolare.
Dal sito PL1 sono stati rinvenuti 17 pezzi
pari a il 2% del totale
35. Breccia settebassi (m. scyrium)
• La denominazione moderna prende nome dai numerosi frammenti trovati
tra i ruderi della villa di Settimio Basso, la denominazione latina come di
consueto prende nome dalla località d’estrazione
• (Skyros – Grecia).
• Questo marmo citato sia da Plinio che da Strabone si presenta come una
breccia composta da elementi bianchi più o meno allungati e disposti in
maniera unidirezionale cementati da una matrice color rosso porpora che
ricorda molto il pavonazzetto.
Sul sito di nostro interesse ne è stato trovato
un solo piccolo esemplare ma sufficiente a
testimoniare il suo impiego anche in questa
villa oltre ad altre dell’area centuriata esplorata
dal GAV
36. Marmi bianchi a grana grossa e Marmi
bianchi a grana fine
. I primi comprendono i marmi pario (Paros-Grecia), tasio (Thasos-Grecia) e
afrodisia (Aphrodysias- Turchia). I secondi sono riferibili al Pentelico
(monte Pentelico-Grecia).
• Marmi bianchi a grana grossa (Paros? Thasos? Afrodias?)
• I nomi fra parentesi indicano le possibili località di provenienza e sono i
nomi utilizzati dagli antichi scrittori (Plinio, Strabone, Vitruvio, ecc..) per la
loro identificazione.
• I frammenti rinvenuti in
• questo sito ammontano
• a 119 e costituiscono il 14%
• circa del totale
37. Marmi bianchi a grana fine
(m. pentelicum?)
• La denominazione tra parentesi degli antichi scrittori, prende nome dalle
cave del monte Pentelico situato a circa 15 chilometri a nord-est di Atene.
Questo marmo costituisce il materiale più usato per i monumenti più
importanti di Atene fra cui il Partenone, e la sua utilizzazione proseguì per
tutta la durata dell’impero romano.
• Il marmo si presenta a grana finissima, di colore bianco candido spesso
leggermente sfumato ad un giallo chiarissimo dovuto alle scagliette di
mica soprattutto nei manufatti a lunga esposizione ad agenti atmosferici. I
reperti rinvenuti sul sito non sono così numerosi come i precedenti, sono
solo 12 pezzi ma sufficienti a farci conoscere anche il suo impiego in
questa villa.
38. Marmo cipolla (M. Hymettium)
• La denominazione di marmo cipolla, deriva dalla tradizione marmoraria
romana a causa dell’odore fetido che emana al momento della sua
frattura.
• La denominazione latina (m. Hymettium) deriva dal monte Imetto situato
ad otto chilometri a sudest di Atene da dove inizialmente iniziò la sua
estrazione che poi si estese anche ad altre cave dell’area egea da dove si
estraeva lo stesso tipo di marmo.
Questo marmo si presenta a grana
grossa saccaroide dalla tinta di fondo
bianca o bigio-azzurrina sul cui fondo si
designano zone, venature o strie di un
azzurro più intenso ad andamento
parallelo o irregolare
Il marmo cipolla del primo gruppo
comprende 227 pezzi (30 % del totale)
collocandosi al primo posto per
quantità.