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Concetto di salute
La salute non è semplicemente uno stato
di assenza di malattie, ma una
condizione dinamica di benessere fisico,
mentale e sociale.


      OBIETTIVI DELL’IGIENE

 1) Promozione della salute
 2) Protezione della salute


        Promozione della salute

La promozione della salute si realizza
rafforzando i fattori di benessere.




                                       1
PRINCIPALI FATTORI DI BENESSERE:
 • reddito
 • livello di istruzione
 • indice di affollamento
 • alimentazione
 • infrastrutture (acquedotti, reti fognarie, ecc.)
 • assistenza sanitaria

      PROTEZIONE DELLA SALUTE
La protezione della salute si realizza attraverso
l’eliminazione delle cause e dei fattori di rischio che sono
alla base delle malattie.

          CAUSE DI MALATTIA
Agenti chimici, fisici e biologici capaci di
determinare nell’uomo una condizione di
malattia.

          FATTORE DI RISCHIO
E’ una “causa” non necessaria né
sufficiente a determinare una condizione di
malattia.



                                                           2
PREVENZIONE
La prevenzione ha l’obiettivo di impedire
l’insorgenza o la progressione delle
malattie,   mediante   interventi   sulla
popolazione e sull’ambiente di vita e di
lavoro.

       PREVENZIONE PRIMARIA
Si prefigge l’obiettivo di impedire
l’insorgenza di nuovi casi di malattia nella
popolazione sana.

              METODOLOGIA
Al fine di ridurre e/o eliminare le cause ed i
fattori di rischio delle malattie possono
essere messi in atto i seguenti interventi:
  • eugenetica
  • potenziamento delle capacità di difesa
    dell’organismo
  • rimozione dei comportamenti nocivi
  • induzione di comportamenti positivi
  • interventi sull’ambiente di vita e di lavoro.

                                                3
VALUTAZIONE DEI RISULTATI

                Rischio relativo

RR = Ie/Ine

Rischio Attribuibile

RA = Ie – Ine

     PREVENZIONE SECONDARIA
Ha come obiettivi la diagnosi precoce, in
fase preclinica, e la guarigione dei casi di
malattia.

              METODOLOGIA
 Ogni intervento di prevenzione secondaria è
 basato sull’inizio precoce della terapia in
 fase preclinica.

 Per la diagnosi precoce è necessario
 effettuare dei test di screening sulla
 popolazione.
                                           4
PREVENZIONE TERZIARIA
  Si prefigge di impedire l’invalidità in
    persone già malate e di favorire il
    recupero di persone portatrici di
                handicap.



 Obiettivi strategici della prevenzione

    - protezione individuale
    - controllo delle malattie
    - eliminazione delle malattie
    - eradicazione delle malattie




                                            5
ARIA ATMOSFERICA

DEFINIZIONE:
L’atmosferica è l’involucro gassoso che
circonda la Terra.


Risulta costituita dai seguenti strati:

 •   troposfera (si estende dal suolo sino
     ad un’altitudine di 15 km)

 •   stratosfera (fra 15 e 45 km)

 •   mesosfera (fra 45 e 100 km)

 •   termosfera (fra 100 e 1000 km)

 •   esosfera (oltre i 1000 km sino a
     2500 km)


                                          6
RAPPRESENTAZIONE
SCEMATICA DELL’ATMOSFERA
              2700 km




ESOSFERA




              1000 km


TERMOSFERA


                         IONOSFERA
               100 km


MESOSFERA


                45 km
                        OZONOSFERA
STRATOSFERA

                15 km
TROPOSFERA



  SUPERFICIE TERRESTRE



                                     7
COMPOSIZIONE CHIMICA

L’importanza igienica e fisiologica
dell’aria dipende dal fatto che l’uomo,
come gli altri esseri viventi, si trova in
diretto    contatto     con    l’ambiente
atmosferico mediante la superficie
cutanea e respiratoria.

Poiché la respirazione fisiologica ha
circa 18 escursioni al minuto, con un
ricambio di circa 500 ml per escursione,
un uomo introduce circa 13 mc d’aria
da cui trae circa 900 g di ossigeno.

La composizione chimica dell’aria deve
garantire non solo un apporto
sufficiente di ossigeno, ma nello stesso
tempo non deve contenere sostanze
pericolose.

                                         8
COMPOSIZIONE CHIMICA
         DELL’ARIA

La composizione chimica dell’aria secca
dal vapore acqueo presente in quantità
variabili, è la seguente:

 azoto (78%)

 ossigeno (21%)

 argon (1%)

 anidride carbonica (0,03%)

 neon, elio, xeno, idrogeno (tracce)




                                       9
CARATTERISTICHE FISICHE

Le caratteristiche fisiche dell’atmosfera
di interesse igienistico sono:

 • TEMPERATURA

 • UMIDITA’

 • VENTILAZIONE

 • PRESSIONE

 • LUMINOSITA’


Nel loro insieme, queste caratteristiche,
formano quello stato atmosferico
complessivo che viene indicato come
“TEMPO”.


                                        10
TEMPERATURA

La sorgente più importante di calore è
costituita dal sole che mediamente
irradia circa 2 piccole calorie per cmq
di superficie terrestre (COSTANTE
SOLARE).

L’aria viene riscaldata        da due
meccanismi; uno diretto        e l’altro
indiretto.

Meccanismo diretto: l’aria si riscalda
per assorbimento della radiazione solare.

Meccanismo indiretto: l’aria si riscalda
attraverso la superficie terrestre (per
convezione ed irraggiamento.



                                        11
UMIDITA’

L’umidità atmosferica è costituita
dall’acqua presente nell’aria allo stato
di vapore.

Distinguiamo tre tipi di umidità:

Umidità Massima: corrisponde alla
massima quantità di acqua (espressa in
g/mc) che può essere sciolta nell’aria ad
una determinata temperatura.

Umidità Assoluta: corrisponde alla
quantità di acqua (espressa in g/mc)
presente nell’aria.

Umidità Relativa: è il rapporto in
percentuale tra l’umidità assoluta e
quella massima.

UR = UA/UM * 100
                                        12
VENTILAZIONE

La ventilazione atmosferica, intesa
come movimento dell’aria, con la
temperatura e l’umidità, determinano il
clima.

I movimenti dell’aria si distinguono in
verticali (correnti ascensionali) ed
orizzontali (venti).

Sia i venti che le correnti ascensionali,
favoriscono l’allontanamento e la
dispersione degli inquinanti atmosferici.




                                        13
PRESSIONE

In condizioni normali la pressione
atmosferica è di 760 mmHg al livello del
mare, a 0°C ed alla latitudine di 45°; ciò
equivale ad un peso di 1,033 kg per cmq
(1,033 millibar).

La pressione atmosferica diminuisce dal
basso verso l’alto con un gradiente di
circa 1 mmHg ogni 10,6 m sino a 5000
m di altitudine.

Avendo il vapore acquea una densità
inferiore a quella dell’aria la pressione
atmosferica diminuisce con l’aumentare
dell’umidità.




                                         14
LUMINOSITA’
La luminosità dell’aria è determinata
direttamente       ed      indirettamente
dall’irraggiamento solare.

La misura dell’insolazione si determina
con l’eliografo di Campbell che è in grado
di    registrare    la durata      effettiva
dell’insolazione.

La misura delle radiazioni dirette o diffuse,
luminose ed oscure, si effettua con
l’attinometro di Arago.

L’attinometro di Arago è costituito da due
termometri racchiusi in due sfere in cui è
stato creato il vuoto per eliminare l’effetto
convettivo dell’aria. Un bulbo dei due
termometri è annerito, mentre l’altro è
lucido. Esposti alla luce il primo misura le
radiazioni totali (luminose + oscure),
mentre il secondo misura solo le radiazioni
oscure.
                                            15
INQUINAMENTO ATMOSFERICO

E’ l’immissione nell’aria atmosferica di
sostanze estranee alla sua normale
composizione e che possono rappresentare
un pregiudizio per la salute dell’uomo degli
animali e delle piante, nonché per
l’ambiente e le cose.

In base all’origine, distinguiamo due tipi di
inquinamento:

 NATURALE

 ANTROPICO
 agricolo
 industriale (specifico)
 urbano (di fondo)




                                            16
NATURALI

Dovuto a fenomeni naturali quali:

 eruzioni vulcaniche

 esalazioni gassose in aree vulcaniche
 (solfatare)

 incendi boschivi spontanei

 polveri sollevate dai venti

 aerosolizzazione dell’acqua di mare.




                                        17
ANTROPICO

Dovuto alle attività umane, si divide in:


Agricolo (uso di pesticidi e fitofarmaci)

Industriale (determinato dalle attività
produttive che generano emissioni)

Urbano o di fondo (determinato dagli
impianti di riscaldamento delle grandi
città e dal traffico autoveicolare)




                                            18
EFFETTI SULLA SALUTE

ACUTI
(a breve termine) infiammazione delle
mucose e delle prime vie respiratorie.

CRONICI
(a     lungo    termine)     determinati
dall’esposizione prolungata ad elevate
concentrazioni di inquinanti.

      ACUTI                CRONICI
Irritazione delle      Broncopneumopatie
mucose congiuntivali e cronico-ostruttive
delle vie respiratorie
Riacutizzazione di     Rinite ed asma
fenomeni asmatici in
soggetti predisposti
                       Tumori




                                            19
PRVENZIONE

Normative in materia:

D.P.R. 203/88 “Attuazione delle direttive
CEE n° 80/779, 80/360 e 85/203 concernenti
norme in materia di qualità dell’aria,
relativamente a specifici agenti inquinanti, e di
inquinamento      prodotto     dagli    impianti
industriali, ai sensi dell’art. 15 della Legge
16/4/87 n° 183”.

D.M.     12/07/90     “Linee guida per il
contenimento delle emissioni inquinanti degli
impianti industriali e la fissazione dei valori
minimi di emissione”.

D.P.R. 25/07/91 “Modifiche dell’atto di
indirizzo e coordinamento in materia di
emissioni poco sgnificative e di attività a ridotto
inquinamento atmosferico, emanato con
D.P.C.M. in data 21/07/89”.

                                                  20
SINTESI

Le normative relative all’inquinamento
atmosferico oltre a definire i limiti di
emissione suddividono, ai fini del
rilascio delle autorizzazioni, le attività
industriali in tre categorie:

 1) Attività ad inquinamento
    atmosferico “Poco Significativo”

 2) Attività a ridotto inquinamento
    atmosferico (RIA)

 3) Attività ad inquinamento
    significativo




                                         21
CONTENIMENTO DELLE
         EMISSIONI

Le    normative in   materia    di
inquinamento atmosferico, inoltre,
definiscono:

• i sistemi da utilizzare per
  l’abbattimento degli inquinanti;

• la frequenza dei controlli delle
  emissioni autorizzate;

• le metodologie di campionamento
  ed analisi delle emissioni.




                                 22
PRINCIPALI SISTEMI DI
ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI
SISTEMI PER L’ABBATTIMENTO DELLE POLVERI




                                           23
CICLONI            Devono garantire        un
                   abbattimento pari al 80 %
                   delle    particelle    con
                   diametro medio di 80
                   micron

FILTRI             Non devono determinare
A TESSUTO          perdite di carico superiori a
                   300 mm H20

PRECIPITATORI Devono avere una sup.
ELETTROSTATICI specifica di captazione tra
               1,6 e 2,2 mq per mc/sec. di
               effluente trattato

IMPIANTI DI        Velocità effluente gassoso
ABBATTIMENTO       nella strozzatura
TIPO VENTURI       50-120mc/sec
SCRUBBERS
                   Portata del liquido
                   700-2700 litri/1000 mc di
                   effluente gassoso




                                                24
PRINCIPALI SISTEMI DI
 ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI
PRINCIPALI SISTEMI PER L’ABBATTIMENTO DELLE
 SOSTANZE ORGANICHE SOTTO FORMA DI GAS O
                   VAPORE

IMPIANTI DI       Devono garantire       una
ASSORBIMENTO      capacità di adsorbimento
A CARBONI         tra 12-18 kg di sostanza
ATTIVI SENZA      organica per ogni 100 kg di
RIGENERAZIONE     carbone

IMPIANTI DI       Devono garantire       una
ASSORBIMENTO      capacità di adsorbimento
A CARBONI         tra 6-10 kg di sostanza
ATTIVI CON        organica per ogni 100 kg di
RIGENERAZIONE     carbone

IMPIANTI A        Devono avere       le   seguenti
COMBUSTIONE       caratteristiche:
TERMICA             -T di esercizio: 600-1100°C
                    -V effluente: 6-15 mc/sec
                    -Tempo di permanenza 0,5-1
                    sec
                    -Perdite di carico <250mmH2O




                                                 25
ACQUA

• Premessa

• Qualità dell’acqua ed effetti sulla
  salute

• Rischio     e         modalità    di
  contaminazione         delle   acque
  telluriche

• Recupero delle falde inquinate
  (potabilizzazione delle acque)

• Aspetti legislativi




                                     26
PREMESSA

L’ACQUA E’ UNO DEGLI ELEMENTI
ESSENZIALI PER LA VITA.


TUTTI GLI ORGANISMI VIVENTI
SONO COSTITUITI IN MASSIMA
PARTE DA ACQUA.


L’ACQUA     SVOLGE    FUNZIONI
ESSENZIALI PER IL METABOLISMO
DEGLI ESSERI VIVENTI.

IL FABBISOGNO GIORNALIERO DI
ACQUA DELLA SPECIE UMANA E’ DI
CIRCA 2,5 LITRI.




                             27
PRINCIPALI PROPRIETA’:

          δ-      δ+
          O       H
          109°


  δ+H


 - Elevata temperatura di ebollizione

 - Elevata capacità termica
  NEGLI   ORGANISMI        OMEOTERMI
  L’ACQUA   SVOLGE        UN   RUOLO
  FONDAMENTALE                 NELLA
  TERMOREGOLAZIONE.

 - Aumento di volume          durante   il
   congelamento




                                        28
ATTIVITA’ DELL’ACQUA E IGIENE
DEGLI ALIMENTI

Tra i diversi componenti chimici degli
alimenti, l’acqua è quella che riveste il
ruolo più importante nei riguardi della
loro stabilità in quanto alla sua presenza è
legata, oltre che alla proliferazione
microbica, anche l’azione chimica secondo
una delle seguenti modalità:

 • solvente per le sostanze che reagiscono
   ed il prodotto di reazione;

 • reattivo nelle reazioni di idrolisi

 • prodotto    nelle          reazioni   di
   condensazione              (imbrunimento
   enzimatico)

 • agente      che     modifica      l’attività
   catalitica o inibitrice di altre sostanze
                                             29
ATTIVITA’ DELL’ACQUA

L’attività dell’acqua è definita come
rapporto tra la pressione parziale
dell’acqua in un alimento ad una certa
temperatura e la tensione di vapore
dell’acqua    pura    alla   medesima
temperatura.

Aw = P/Po


L’attività dell’acqua influenza:

 •   la crescita microbica
 •   l’ossidazione dei lipidi
 •   l’imbrunimento enzimatico
 •   stabilità delle vitamine


                                     30
ACQUA NELLA PREPARAZIONE
          DEGLI ALIMENTI

L’acqua utilizzata nella preparazione e
nella cottura di numerosi alimenti e
pietanze può rappresentare, se inquinata,
il veicolo comune di agenti dannosi alla
salute umana.

Classificazione degli agenti nocivi veicolati
dall’acqua:
  BIOLOGICI CHIMICI               FISICI
  batteri           metalli    isotopi
                    tossici    radioattivi
  virus
                    elementi
  protozoi          tossici

  miceti            pesticidi

  larve ed uova composti
  di parassiti  organici
                                            31
QUALITÀ DELL’ACQUA ED
   EFFETTI SULLA SALUTE

Lo studio dei rapporti tra qualità
dell’acqua e salute umana presenta
notevoli difficoltà.

La valutazione degli effetti è semplice
per quelli acuti, più articolata per quelli
cronici.
                EFFETTI



      ACUTI                CRONICI


INGESTIONE DI          ESPOSIZIONE
ELEVATE                PROLUNGATA NEL
QUANTITA’              TEMPO ALLE
DI SOSTANZE            SOSTANZE
TOSSICHE               E AGLI ELEMENTI
                       PRESENTI
                       NELL’ACQUA
                                          32
VALUTAZIONE
     DELL’ESPOSIZIONE
 L’analisi dell’esposizione può essere
 effettuata attraverso tre diverse
 metodologie:


• misure dirette

• misure indirette

• misura diretta degli inquinanti
  negli organismi esposti




                                     33
MISURE DIRETTE

Le misure dirette della concentrazione
degli inquinanti nei corpi idrici sono le
più attendibili.


SONO INDICATE per la valutazione
del rischio a breve termine.


NON SONO INDICATE per la
valutazione delle esposizioni croniche.


Le misure dirette, se effettate nel tempo,
ci consentono di valutare un eventuale
graduale inquinamento del corpo
idrico.



                                         34
MISURE INDIRETTE

 Le misure indirette sono basate
 sull’osservazione degli effetti dei
 contaminanti in animali esposti in vivo.

 Sono utili per la definizione delle
 concentrazioni di riferimento per la
 potabilità dell’acqua, ma presentano
 seguenti limiti:

• non sempre gli effetti sugli animali
  sono sovrapponibili a quelli umani;

• per patologie a bassa incidenza è
  necessario sperimentare su numeri
  molto grandi di animali con costi
  economici elevati.




                                        35
MISURA DIRETTA DEGLI
  INQUINANTI NEGLI ORGANISMI
           ESPOSTI


Sfrutta     la valutazione diretta della
presenza degli inquinanti nell’organismo di
individui presumibilmente esposti.

Presenta i seguenti vantaggi e limiti:

 • risulta utile in caso di esposizioni
   acute

 • risulta difficile isolare il ruolo
   dell’acqua come unico veicolo degli
   inquinanti studiati

 • risulta difficile la valutazione del
   rapporto causa/effetto.


                                          36
STUDI EPIDEMIOLOGICI SUL
RAPPORTO QUALITA’ DELL’ACQUA/
            SALUTE


Sono ricerche sia di tipo ecologico nelle
quali i dati incidenza o di mortalità
vengono posti in relazione con quelli
ambientali, sia di tipo analitico (caso-
controllo e coorte).



I più importanti studi epidemiologici sono
quelli riferiti alle malattie cardiovascolari
ed alle neoplasie maligne.




                                            37
DUREZZA DELL’ACQUA E MALATTIE
      CARDIOVASCOLARI

La relazione tra durezza dell’acqua e
malattie     cardiovascolari,    derivata,
soprattutto, da studi di tipo ecologico, è
evidente solo quando rapportata a vaste
aree geografiche.

PRINCIPALI STUDI:

 • Kobayshy (nel 1957 individuò per la
    prima volta una correlazione inversa
    tra durezza delle acque e mortalità per
    apoplessia)

 • Schroeder (nel 1960 con un’indagine
    negli U.S.A. dimostrò che l’indice di
    mortalità generale e per malattie
    cardiovascolari era più basso nelle aree

                                           38
in cui la durezza totale risultava
   superiore alla media)

• Morris e Coll. (nel 1961 in Inghilterra,
   analizzando lo stesso problema
   rilevarono una forte correlazione
   negativa tra durezza dell’acqua e
   mortolità per malattie cardiovascolari)

• Ulteriori conferme sono venute
  dalle ricerche di:

- Biorck e Coll. (Svezia 1965)

- Crawford (studi condotti in Scozia ed
  Inghilterra nel 1967)

- Osancova e Coll. (Cecoslovacchia 1968)

- Elwood e Coll. (Galles 1977)



                                           39
QUALITA’ DELL’ACQUA E TUMORI
            MALIGNI

Il rapporto tra composizione chimica
dell’acqua e tumori, in particolare
dell’apparato digerente e della vescica è
stato oggetto di numerose ricerche.

 • Harris     (nel 1974 in Louisiana
    analizzando la mortalità per cancro tra
    gruppi di popolazione che si
    approvvigionavano       con      acque
    superficiali e di falda ha dimostrato
    l’associazione tra consumo di acque
    superficiali inquinate e cancro del
    digerente)



                                          40
• Morris e Coll (nel 1981 sempre in
   Louisiana conferma l’ipotesi di Harris)

• Salg (in uno studio del 1977 nell’Ohio
   ha riscontrato un’associazione tra
   concentrazione di trialometani e
   cancro del colon, del retto e della
   prostata)

• Morris e Coll. (nel 1992 mediante meta-
   analisi ha evidenziato una associazione
   statisticamente significativa tra cancro
   della vescica e del retto e concentrazione
   di cloroformio nelle acque)


• Cech e Coll. (in uno studio del 1987 in
   diverse località di Houston U.S.A. non
   ha evidenziato nessuna associazione


                                            41
tra cancro ed esposizione             ai
    trialometani nelle acque potabili).



      RISCHIO E MODALITÀ DI
     CONTAMINAZIONE DELLE
        ACQUE TELLURICHE

E’ stato evidenziato che il rischio
potenziale di inquinamento o di degrado
delle acque sotterranee è funzione della
vulnerabilità naturale ed aumenta con
progressione geometrica con il crescere
delle attività umane.


R = f [(V x P) / (1 + MC)]

Dove:
R = Rischio
V = Vulnerabilità
P = Pericolosità
                                           42
MC = Misure Compensative




Oltre che con l’utilizzo di equazioni si è
cercato di esprimere schematicamente con
grafici il rapporto tra rischio, carico
antropico e qualità dell’acqua.



R




                                         T

Q                    Soglia di qualità




                                             43
R = Rischio
Q = Qualità
T = Tempo
Carico antropico: Medio
                  Alto

VULNERABILITA’
DEFINIZIONE
La vulnerabilità esprime la probabilità
che una o più componenti ambientali
possano essere modificate da una o più
azioni antropiche o naturali.

Le falde idriche sotterranee vengono,
generalmente, vulnerate con l’attivazione
di diverse condizioni legate principalmente
a:

 • eccessivi prelievi

 • gravi fenomeni di inquinamento

                                          44
• caratteristiche geomorfologiche degli
  acquiferi




   ECCESSIVI PRELIEVI:

   Possono    comportare    conseguenze
gravissime:

• Depauperamento delle falde e delle
  sorgenti.

• Possibilità di  abbassamento del
  terreno, con danneggiamenti   di
  fabbricati.

• Richiamo di acqua da aree esterne a
  quelle naturali che può comportare
  immissione di sostanze inquinanti o
  di sali in prossimità delle coste.


                                      45
• Perforazione di pozzi (con grande
  spreco di risorse idriche) mal sigillati
  che diventano ricettacolo di rifiuti solidi
  ed industriali.



GRAVI FENOMENI DI INQUINAMENTO

Le cause di gravi fenomeni di
inquinamento sono da ricercare nelle
misure inadeguate di smaltimento dei
rifiuti (agricoli, domestici, industriali)
ed in particolare di quelli tossici e
nocivi.

LIQUAMI                       LIQUAMI
DOMESTICI:
     INDUSTRIALI
- sostanze azotate            - idrocarburi
- lipidi                      - solventi
- detergenti                  - detergenti
- ecc.                        - coloranti
              FALDA
            ACQUIFERA         - ecc.
                                              46
ACQUE DI               DISCARICHE
SCOLO AGRICOLE
- ammendanti              - percolato
- concimi
- pesticidi
- ecc.
CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE
DEGLI ACQUIFERI :
Un importante fattore di vulnerabilità
di un acquifero all’inquinamento è
rappresentato dalla litologia e dalle
caratteristiche idrogeologiche da cui
derivano:

• trasmissività
• velocità di deflusso delle acque
• porosità

PERTANTO E’ POSSIBILE DISTINGUERE:
ACQUIFERI        PERMEABILI          per
fatturazioni    e   carsismo,        che

                                        47
presentano un elevata vulnerabilità
 agli inquinanti.

 ACQUIFERI A PERMEABILITA’
 MISTA (per porosità e fessurazioni) in
 cui la capacità di penetrazione degli
 inquinanti è molto variabile.
 PERICOLOSITA’

 DEFINIZIONE

 La pericolosità esprime la capacità di
 una o più azioni antropiche o naturali
 di modificare negativamente una o più
 componenti ambientali.
LE FONTI DI PERICOLO SI DIVIDONO IN:

 Puntiformi        Diffuse      Ad estensione
                                longitudinale
Industrie        Aree urbane Oleodotti

Pozzi perdenti   Aree agricole Metanodotti
                                                48
Discariche              Reti fognarie
Incontrollate

Centrali
energetiche



CONTAMINAZIONE CHIMICA DELLE
ACQUE

I principali contaminanti chimici delle
falde acquifere essere classificarsi in:


METALLI E NON METALLI


COMPOSTI ORGANO-ALOGENATI


AZOTO NITRICO

                                        49
DISERBANTI




METALLI E NON METALLI

Nelle falde acquifere sono reperibili con
numerosi metalli ed alcuni elementi tossici.

Principalmente sono riscontrabili:

Ferro
Manganese
Rame
Nichel
Cadmio
Piombo
Cromo
Mercurio
Arsenico
                                           50
Tra questi elementi per la molteplicità
delle fonti di inquinamento e per la
frequenza delle segnalazioni assume un
ruolo preminente il Cromo.


     INQUINAMENTO DA CROMO

Dei 9 stadi di ossidazione del Cromo (da –2
a + 6) i più importanti sono gli stadi
ossidativi 0, 3 e 6.


Il Cromo 6+ è la forma più tossica in
quanto può dar luogo alle seguenti
reazioni:

 • può formare complessi          con    le
   macromolecole organiche

 • può legarsi stabilmente alle proteine e
   all’RNA
                                          51
• può penetrare nelle cellule




TOSSICITA’ DEL CROMO 6+


Il cromo 6+ è tossico per numerosi organi è
tessuti. I suoi effetti principali sono:

* azione ulcerante

* azione carcinogena

* azione sensibilizzante su cute e mucose.


La Massima Concentrazione Ammissibile
del Cromo nelle acque potabili è di 50 :g/l.

                                             52
COMPOSTI ORGANO-ALOGENATI

Il problema della contaminazione delle
acque da composti organoalogenati
assume dimensioni generalizzate in
quanto non è connesso al solo
inquinamento di origine industriale.

I composti organoalogenati si dividono
in:

alometani

solventi clorurati

policlorobifenili


                                     53
pesticidi clorurati




              ALOMETANI

I composti alogenati maggiormente
rinvenuti nelle acque di falda sono gli
alometani ed in particolare:


cloroformio

1, 1, 1 tricloroetano

trielina e tricloroetilene

tetracloruro di carbonio




                                      54
CONTAMINAZIONE DA ALOMETANI

La contaminazione da alometani può
derivare da cause dirette ed indirette.

CAUSE DIRETTE (inquinamento primario)
L’inquinamento diretto è dovuto al
crescente impiego in ambito civile ed
industriale di:
agenti di lavaggio e sgrassaggio
solventi di estrazione
ecc.

CAUSE INDIRETTE (inquinamento secondario)
Si    formano      successivamente     alla
clorazione delle acque per reazione degli
acidi fulvici con il cloro. I composti che
ne derivano sono:
                                          55
cloroformio
bromodiclorometano
diclorobromometano
bromoformio

NITRATI

Sono dei costituenti naturali delle acque
sia telluriche che superficiali dove sono
presenti in concentrazione variabile da 5
a 15 mg/l.

L’aumento del contenuto in nitrati
registrato negli ultimi anni (con valori
sino a 100 – 200 mg/l) è dovuto
essenzialmente alle seguenti fonti di
inquinamento:

scarichi urbani

scarichi industriali (industrie chimiche,
alimentari, degli esplosivi, ecc.)
                                        56
effluenti da allevamenti zootecnici

ricadute atmosferiche (piogge acide)

l’uso indiscriminato dei fertilizzanti
DISERBANTI


La denuncia delle presenza di residui di
erbicidi nelle acque potabili di vaste zone
del Nord Italia risale al 1981. In tale
periodo furono rinvenute quantità
superiori ai limiti dell’epoca di atrazina e
molinate.

Da allora il procedere delle ricerche
analitiche ha consentito di individuare
aree di territorio sempre più estese
interessate dalla contaminazione da


                                           57
erbicidi   e     pesticidi    utilizzati   in
 agricoltura.




   CONTAMINAZIONE BIOLOGICA

DEFINIZIONE
Presenza di agenti biologici (batteri, virus,
miceti) nelle acque.

RISCHI PER LA SALUTE
Rispetto alle altre forme di inquinamento delle
acque profonde quello di tipo biologico assume
minore rilevanza quale possibile veicolo di
danni all’uomo.

ORIGINE
L’origine dei microrganismi       nelle falde
acquifere è sconosciuta. Le       ipotesi più
accreditate sono:


                                              58
•   Deposizione di microrganismi con i
    sedimenti (milioni di anni fa)

•   Migrazione recente attraverso i pozzi

•   Migrazione attraverso il suolo


MIGRAZIONE ATTRAVERSO IL SUOLO

La migrazione attraverso il suolo si può
realizzare nei terreni a tessitura
grossolana o fessure del suolo.

In tal caso le falde sono vulnerabili alla
contaminazione biologica attraverso:

• acque di scarico

• lagune per acque di scarico

• fosse settiche


                                            59
• cimiteri

 • ammassi di rifiuti

 • feci di animali



     RECUPERO DELLE ACQUE
          INQUINATE

Le tecniche di recupero delle acque di un
corpo idrico sotterraneo chimicamente
inquinato devono tener conto:

 • caratteristiche   idrogeologiche     e
   dinamiche dell’acquifero

 • natura del bacino imbrifero

 • peculiarità topografiche, geografiche
   ed urbanistiche della zona sovrastante

                                        60
• fonti di inquinamento

 • natura e livello della contaminazione




     INTERVENTI DI RECUPERO
            (sulla falda)

Sono interventi mirati a correggere nel
corpo idrico stesso i difetti venutisi a
determinare per fenomeni naturali o di
natura antropica.

Il risanamento comprende interventi sul
suolo e sulla falda.

SUL SUOLO:
 a) Isolamento degli strati inquinati e
    protezione dalle precipitazioni e dagli
    inquinanti.
                                           61
b) Rimozione parziale o totale degli
    strati inquinati.

 SULLA FALDA:
 a) Allontanamento delle acque inquinate.

 b) Ricarica della falda idrica
DECONTAMINAZIONE DELLE ACQUE

La scelta di un trattamento correttivo delle
acque di una falda acquifera vede come
momento preliminare la definizione del
tipo di inquinanti presenti.


I metodi di decontaminazione più utilizzati
sono:


Coagulazione e filtrazione

Aerazione forzata

                                           62
Scambio ionico

Processi osmotici
Processi biologici

Processi ossidativi

    COAGULAZIONE E FILTRAZIONE


FILTRI LENTI (Inglesi)
Ingresso Acqua              Sabbia(0.3 mm)


                                    100 cm




                                 Uscita
FILTRI RAPIDI (Americani)
Ingresso acqua
chiarificata
                                          63
Sabbia(1 mm)


                                        60 cm




                                     Uscita
        PROCESSI OSSIDATIVI
            (Clorazione)
La clorazione delle acque può essere
effettuata con Ipoclorito di Sodio oppure
con Biossido di Cloro.


In entrambi i casi si sfrutta il potere
ossidante del cloro secondo la seguente
reazione:
                        -       +
  Cl2 + H2O         2 Cl + 2H       + ½ O2

L’Ipoclorito di Sodio è utilizzabile in
soluzione a diverse concentrazioni.

                                                64
Il Biossido di Cloro esiste allo stato gassoso
e si ottiene dalla seguente reazione:


Cl2 + 2NaClO2          2NaCl + 2ClO2


   CLORAZIONE AL BREAK POINT

Aggiungendo cloro all’acqua si formano
composi        secondari      (clorammine,
clorofenoli, ecc.) che per una progressiva
aggiunta di cloro si ossidano provocando
l’abbassamento       del   cloro    residuo
combinato. Tale punto viene definito Break
Point.


   Esempio di clorazione al Break Point




                                             65
PRINCIPALI NORMATIVE A TUTELA
         DELLE ACQUE
Decreto Legislativo 11 maggio 1999 n° 152:

Disposizioni sulla tutela delle acque
dall’inquinamento e recepimento della
direttiva 91/271/CEE concernente il
trattamento delle acque reflue urbane e
della direttiva 91/676/CEE relativa alla
protezione dell acque dall’inquinamento

                                             66
provocato dai nitrati provenienti da
fonti agricole.

Decreto ministeriale 25 ottobre 1999 Numero
471:

Regolamento recante criteri, procedure
e modalità per la messa in sicurezza, la
bonifica e il ripristino ambientale dei
siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del
decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.
22, e successive modificazioni e
integrazioni.

Decreto Legislativo 2 febbraio 2001 n° 31:

Attuazione della direttiva 98/83/CE
relativa alla qualità delle acque
destinate al consumo umano.



                                              67
CONSERVAZIONE DEGLI
          ALIMENTI
  (Processi con applicazione del calore)


Molti processi di trasformazione o
conservazione degli alimenti avvengono
con la somministrazione di calore.
                                           68
MODALITÀ DI TRASMISSIONE DEL
CALORE:

 • IRRAGGIAMENTO

 • CONDUZIONE

 • CONVEZIONE



          IRRAGGIAMENTO

Nell’irraggiamento la trasmissione del calore
avviene mediande onde elettromagnetiche che
attraversano     indisturbate    lo     spazio
trasformandosi in energia termica solo quando
entrano in contatto con la superficie
dell’alimento.


                                             69
RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL’ONDA
ELETTROMAGNETICA




                λ
c = λ .F
c = velocità della luce
F = frequenza
λ = lunghezza d’onda

IRRAGGIAMENTO

Quando un’onda elettromagnetica entra
in    collisione con un corpo o una
matrice alimentare l’onda stessa può
essere:

                                    70
• RIFLESSA
  • RIFRATTA
  • ASSORBITA


 Di   queste     tre   possibilità,   solo        la
 radiazione assorbita produce calore.




            RADIAZIONI
        ELETTROMAGNETICHE

    Tipo di    Effetto Lunghezza Frequenza
  radiazione    sulla   d’onda      (Hz)
               materia   (:m)

 raggi cosmici trasmessi       -6       .    20
                             10       3 10
raggi γ        assorbiti        -6     .   20
                             10       3 10
               trasmessi       . -6    .   18
                           140 10     2 10
               riflessi
                                                   71
raggi x                        .   -6     .   19
                             6 10        5 10
                assorbiti        -1       .   15
                              10         3 10
raggi UV         assorbiti 0,014 – 0,4    .   16
                                         2 10
                 trasmessi                .   14
                                         8 10
                 riflessi
raggi luminosi assorbiti    0,4 – 0,8     .   14
                                         8 10
                 trasmessi                .   14
                                         4 10
                 riflessi
raggi infrarossi            0,8 – 400     .   14
                                         4 10
                 assorbiti                .   11
                                         8 10
onde radio      assorbite        6        .   14
                              10         8 10
                trasmesse         . 6     .   14
                          30.000 10      4 10
                riflesse
          CAMPO DI APPLICAZIONE

 Nell’industria alimentare l’irraggiamento
 viene utilizzato per:



   • disidratare frutta e verdure


                                                   72
• disidratare grano ed altri cereali


 • arrostimento degli alimenti (carne,
   pesce, pane, verdure, ecc.)




           CONDUZIONE
La velocità con cui viene trasmesso il
calore per conduzione dipende dalla
differenza di temperatura tra l’alimento
ed il mezzo riscaldante o raffreddante e
dalla resistenza totale allo scambio
termico.
La velocità di diffusione termica si
calcola con la seguente equazione:
                                        73
K . A (T1 – T2)
Q = --------------------------
                X
dove:
Q = velocità di trasmissione del calore Kcal . S-1
K = conducibilità termica Kcal . m . S-1
A = superficie di scambio termico mq
T1 – T2 = differenza di temperatura °C
X = spessore dell’alimento m
               CONVEZIONE
Lo scambio termico per convezione
avviene per il miscelamento di porzioni
calde e fredde di materiali allo stato
liquido.


La velocità di trasmissione del calore
dipende da:

                                                     74
• dimensione della superficie      di
   scambio di scambio termico

 • differenza di temperatura       tra
   superficie e fluido

 • coefficiente di scambio termico
   superficiale
   EFFETTO DEL CALORE SUI
         MICRORGANISMI

L’effetto conservante del trattamento
termico è dovuto alla denaturazione
delle proteine che inibisce l’attività
enzimatica bloccando metabolismo dei
microrganismi.


                                     75
Quando l’alimento viene riscaldato ad
una temperatura capace di uccidere i
microrganismi la percentuale di batteri
morti dipende dalla loro concentrazione
iniziale e dalla durata del trattamento
termico.

           PASTORIZZAZIONE


La pastorizzazione è un trattamento
termico (a temperature <100°C) che
viene impiegato per consentire il
risanamento degli alimenti da eventuali
germi patogeni o da alcuni enzimi.

Con la pastorizzazione è possibile
conservare gli alimenti per alcuni giorni
                                        76
(latte) o per diversi mesi (uova e succhi
di frutta).




         PASTORIZZAZIONE

Il calore richiesto per innalzare la
temperatura durante la pastorizzazione
si calcola con la seguente equazione:

Q = m x c x (Ta – Tb)


DOVE :

                                        77
Q = velocità di trasmissione del calore

m = portata del fluido riscaldante

Ta – Tb = salto termico



         PASTORIZZAZIONE
Il grado di trattamento termico
richiesto per stabilizzare un alimento è
determinato dal tempo di riduzione
decimale     D dell’enzima o del
microrganismo       che     si   desidera
eliminare (o di riferimento).
Essendo gli aromi, il colore, le vitamine
e gli altri nutrienti presenti in un
alimento caratterizzati da determinati
valori di D, è opportuno ottimizzare le
condizioni    di     pastorizzazione   in
                                          78
funzione della qualità nutrizionale ed
organolettica che si intende ottenere.
Nel risanamento del latte a basse
temperature (63°C x 30’) si determina
una perdita maggiore di vitamine
rispetto ai trattamenti con alte
temperature HTST (71,5°C x 15”)

SCHEMA DI UN PASTORIZZATORE




                                     79
STERILIZZAZIONE
La sterilizzazione è un’operazione con
la quale gli alimenti vengono riscaldati
a temperature elevate per un tempo
                                       80
sufficiente a distruggere        tutti     i
microrganismi e gli enzimi.

La durata del trattamento dipende dai
seguenti fattori:

 • resistenza         termica            dei
   microrganismi

 • resistenza termica degli enzimi

 • condizioni di riscaldamento

 • dimensioni dei contenitori

 • stato fisico dell’alimento
        STERILIZZAZIONE

Per definire i tempi di trattamento di un
alimento       è    necessario     avere
                                           81
informazioni sulla resistenza termica
dei batteri o degli enzimi e sulla velocità
di penetrazione del calore.




  VELOCITA’ DI PENETRAZIONE
         DEL CALORE


                                          82
Nella sterilizzazione il calore viene
solitamente trasmesso dal vapore sotto
pressione o dall’acqua attraverso il
contenitore o nell’alimento.

I principali fattori che influenzano la
trasmissione del calore sono:

 •   Tipo di alimento
 •   dimensioni del contenitore
 •   agitazione del prodotto
 •   temperatura del mezzo riscaldante
 •   forma del contenitore
 •   tipo di contenitore




     CLASSIFICAZIONE DELLE
     CONSERVE STERILIZZATE

                                         83
MEZZE CONSERVE:
Trattamento a 65 – 75°C
Conservabilità a 5°C – 6 mesi
Conservabilità a 10°C – 3 mesi

CONSERVE TRE QUARTI:
Trattamento a 108 - 115°C F = 0,6
Conservabilità a 15°C – 12 mesi

CONSERVE A LUNGA CONSERVAZIONE:
Trattamento a 117 - 130°C F = 4 – 5,5’
Conservabilità a 25°C – 4 anni

CONSERVE TROPICALI:
Trattamento a 130°C F = 12 – 15’
Conservabilità a 40°C – 1 anno

     CONSERVAZIONE DEGLI
          ALIMENTI
            (Mezzi Chimici)
                                         84
I   mezzi   chimici    di    conservazione
prevedono    l’uso    di    sostanze   dette
additivi.


Gli additivi sono sostanze impiegate a
scopo non nutritivo, che si aggiungono
in qualunque fase di lavorazione alla
massa o alla superficie degli alimenti
per consentirne la conservazione.




                                           85
GLI ADDITIVI POSSONO ESSERE
CLASSIFICATI IN BASE ALLA
LORO FUNZIONE IN:

 • Conservanti

 • Inibenti le alterazioni di natura
   fisica

 • Miglioranti la fermentazione

 • Coloranti

 • Edulcoranti (calorici ed acalorici)




                                         86
CASI IN CUI L’IMPIEGO               DI
ADDITIVI E’ GIUSTIFICATO:

 • Protezione delle proprietà nutritive
   dell’alimento

 • Miglioramento della conservazione
   con riduzione degli scarti

 • Miglioramento delle caratteristiche
   organolettiche

 • L’uso di additivi non come
   conservanti, ma come speciali
   ingredienti in alcune fasi della
   lavorazione




                                      87
CASI IN CUI L’IMPIEGO DI
ADDITIVI NON E’ GIUSTIFICATO:

 • Occultamento      di    tecnologie
   difettose

 • Per ingannare il consumatore

 • Riduzione del potere nutritivo di
   un alimento

 • Possibile   uso    di   tecnologie
   alternative




                                    88
TECNICHE TRADIZIONALI DI
     CONSERVAZIONE


• AFFUMICATURA


• SALAGIONE


• MARINATURA


• USO DI ZUCCHERO


• USO DI ACETO


   RISCHIO ALIMENTARE


                            89
Gli alimenti, in mancanza di controlli
efficaci, possono comportare i seguenti
rischi per la salute umana:

 • RISCHIO                     BIOLOGICO
    (tossinfezioni e malattie veicolate dagli
    alimenti)

 • RISCHIO           CHIMICO           (elementi
    tossici, antiparassitari, ed altri composti
    tossici presenti nell’alimento)

 • RISCHIO FISICO (corpi estranei,
    isotopi radioattivi)




     RISCHIO BIOLOGICO
  TOSSINFEZIONI ALIMENTARI
                                               90
PREMESSA
Pur essendo noti i principi per la prevenzione della
maggior parte delle malattie di origine alimentare,
esse continuano a rappresentare, anche nei paesi
industrializzati, un serio problema di sanità
pubblica.

Il notevole incremento delle tossinfezioni
alimentari registrate negli ultimi anni nei paesi
industrializzati è dovuto principalmente ai seguenti
fattori:

 •   Il maggiore ricorso, da parte del cittadino,
     alla ristorazione collettiva soprattutto
     attraverso mense aziendali, scolastiche,
     ristoranti, luoghi di ritrovo come pub o
     caffetterie;


 •   la mancanza, nonostante le normative, di
     controlli efficaci.




                                                  91
TOSSINFEZIONI ALIMENTARI


         DEFINIZIONE

Le tossinfezioni alimentari sono
sindromi conseguenti al consumo
recente di alimenti contaminati da
agenti    patogeni o dalle loro
tossine. Colpiscono, generalmente
poche persone o intere comunità.




                                 92
IN PARTICOLARE            POSSIAMO
DISTINGUERE:

TOSSINFEZIONI. Il termine di
tossinfezione alimentare va riservato,
esclusivamente,       alle      sindromi
conseguenti       all’ingestione      di
microrganismi patogeni vitali e delle
loro tossine.

INTOSSICAZIONI. Sono sindromi
determinate da alimenti contaminati da
una o più tossine prodotte da
microrganismi che possono non essere
presenti nell’alimento al momento
dell’ingestione.

INFEZIONI. Sono tutte le infezioni
esclusivamente dagli alimenti.



                                       93
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
DELLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI

 • Si   verificano  solo    se   la
   contaminazione dell’alimento, da
   parte degli agenti patogeni, è
   massiva.

 • Colpiscono, sebbene in misura
   diversa, tutti gli individui che
   hanno     consumato    l’alimento
   contaminato.

 • Hanno un periodo di incubazione
   molto breve, in genere poche ore.

 • Si presentano, ma non sempre, con
   manifestazioni       a      carico
   dell’apparato    digerente.    (Nel
   Botulismo i sintomi neurologici
   sono nettamente predominanti).

                                     94
SALMONELLOSI


DEFINIZIONE
E’ un’infezione acuta dell’intestino
determinata da numerosi sierotipi di
batteri   appartenenti al    genere
Salmonella.

DIFFUSIONE
E’ la tossinezione più frequente nella
maggior parte dei paesi industrializzati.

In Italia oltre il 50% di tutti gli episodi
registrati sono attribuibili alla S. typhi
murium.




                                          95
CARATTERISTICHE   PRINCIPALI   DELL’AGENTE
ETIOLOGICO


La Salmonella è un batterio gram-,
asporigeno, aerobio, mobile per la
presenza di flagelli peritrichi.

LA STRUTTURA ANTIGENICA è molto
complessa; in particolare distinguiamo i
seguenti antigeni:

 • Somatici (antigeni O): sono di natura
   polisaccaridica e fanno parte della
   parete cellulare e sono uniti ad una
   frazione lipidica (lipide A).

 • Flagellari (antigeni H): sono di natura
   proteica e fanno parte dei flagelli.

 • Di superficie (antigene Vi): è presente
   solo sulla superficie esterna della
   parete cellulare delle S. Typhi e
   Paratyphi C.
                                         96
CLASSIFICAZIONE
Il genere Salmonella comprende una sola specie e
sei sottospecie I – VI.
Le sei sottospecie sono suddivise in numerosi
sierotipi in base alla struttura antigienica.
      Classificazione secondo Kauffmann-White
    Gruppo                 Sierotipo   Antigeni O              Antigeni H

                                                      Fase 1                Fase 2
                                         1, 2, 12       a                      -
             S. paratyphi A
A
             S. paratyphi B             1, 4, 5, 12     b                    1, 2
             S. wien                   1, 4, 12, 27     b                    1, w

B            S. saint-paul
             S. typhimurium
                                        1, 4, 5, 12
                                        1, 4, 5, 12
                                                       e, h
                                                         i
                                                                             1, 2
                                                                             1, 2

                                         6, 7, Vi       c                    1, 5
             S. paratyphi C
C1
                                           6, 7         c                    1, 5
             S. cholerae suis

                                           6, 7         k                    1, 5
             S. thompson

                                           6, 8         d                    1, 5
             S. manhattan
                                           6, 8        e, h                  1, 2
             S. newport
C2
                                          8, 20         a                      -
             S. santiago
C3
                                         6, 7, 14       b                   e, n, x
             S. Lookleaze
C4
                                        9, 12, Vi       d                      -
             S. typhi
                                         1, 9, 12      g, p                    -
             S. dublin
                                         1, 9, 12     g, m                     -
             S. enteritidis
             S. gallinorum-             1, 9, 12,       -                      -
D
               pullorum




                                                                                    97
HABITAT E OSPITE

L’habitat delle salmonella è il lume
intestinale dei loro ospiti naturali. In
rapporto allo spettro d’ospite i diversi
sierotipi possono essere così distinti:

Sierotipi adatti all’uomo:
S. Typhi
S. Paratyphi A e B

Sierotipi adatti ad ospiti particolari:
S. Typhi murium
S. Typhi suis
S. gallinorum-pullorum
S. abortus-ovis
S. abortus-equi

Per tutti gli altri sierotipi non si conosce un
ospite abituale (possono infettare qualsiasi
animale).

                                              98
RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E CHIMICI

Le Salmonella sono molto sensibili agli
agenti fisici e chimici.
CALORE: Le Salmonella sono facilmente
distrutte già ad una temperatura di 60°C in 20
minuti.

REFRIGERAZIONE:              Impedisce      la
moltiplicazione delle Salmonelle,        senza
ucciderle, se la temperatura è <+5°C.

CONGELAZIONE: Oltre a bloccarne la
crescita determina una moderata riduzione
della carica batterica.

Le salmonella, inoltre, sono sensibili      a
numerosi disinfettanti chimici, come:
 • ipoclorito
 • fenoli
 • formaldeide
 • composti dell’ammonio quaternario



                                             99
PATOLOGIA NELL’UOMO

PERIODO DI INCUBAZIONE:
12 – 48 ore

SINTOMATOLOGIA CLASSICA:
  • Diarrea
  • Vomito
  • Febbre (spesso elevata)
  • Dolori addominali
  • Malessere generale.

ALTRE FORME CLINICHE :
 • Similtifoidea
 • Setticemica

LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE
MANIFESTAZIONI CLINICHE DIPENDONO:
 •   Dalla virulenza
 •   Dalla carica infettante
 •   Da    fattori dell’ospite   (età,   stato
     immunitario, ecc.)



                                            100
EPIDEMIOLOGIA
Il veicolo più comune delle Salmonella è costituito
dalle carni e dagli alimenti di origine animale
primariamente o secondariamente contaminati.

L’incidenza della Salmonellosi è in aumento in
quasi tutti i paesi industrializzati.

In Italia vengono mediamente notificati 10.000 casi
l’anno.

Le cause che hanno portato ad un aumento di
incidenza dell’infezione sono:

Più frequente e massiccia importazione di carni e
bestiame con introduzione di sierotipi propri di
altre zone.

Diffusione degli allevamenti intensivi.

Uso di farine animali.

Maggior consumo di carni

Maggior ricorso alla ristorazione collettiva


                                                 101
TOSSINFEZIONE DA
           STAFILOCOCCHI


DEFINIZIONE

E’ un’intossicazione alimentare acuta
determinata dall’ingestione di una o più
tossine prodotte da alcuni stipiti di
Staphylococcus Aureus.


DIFFUSIONE

Frequente       in   tutti   i    paesi
industrializzati.




                                      102
CARATTERISTICHE    PRINCIPALI
DELL’AGENTE ETIOLOGICO

Lo Stafilococco è un cocco sferico gram
positivo, immobile, aerobio, anaerobio
facoltativo.

TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE
 I ceppi di S. aureus producono un’ampia
gamma di sostanze che contribuiscono
certamente, o soltanto in parte, alla loro
virulenza. Tra queste sostanze, le più
importanti sono:

 •   α Emolisina
 •   Enterotossine
 •   Esfoliatina
 •   Coagulasi
 •   Leucocidina




                                        103
CLASSIFICAZIONE
Esistono solo tre specie di Stafilococco
importanti in medicina:

 S. aureus:      è responsabile di infezioni
 caratterizzate da suppurazioni intense con
 tendenza all’ascessualizzazione. In particolare
 distinguiamo:

 LESIONI SUPPURATIVE SUPERFICIALI
 • foruncolo
 • favo
 • orzaiolo
 • impetigine bollosa
 • paronichia

 LESIONI PROFONDE
 • osteomielite
 • batteremie ed endocardite
 • polmonite
 • scarlattina stafilococcica
 • enterocolite
 • infezioni delle ferite.

                                              104
S. epidermidis: può essere causa di
malattia solo in individui le cui difese
immunitarie   sono    compromesse.    In
particolare è responsabile di infezioni
ospedaliere:

•   Endocardite
•   Infezioni di protesi valvolari
•   Dopo lo S. aureus è la causa più frequente
    di infezione della protesi dell’anca
•   Prostatiti


S. saprophyticus: può essere causa di
infezioni a carico dell’apparato urinario
femminile.




                                            105
HABITAT E OSPITE

L’habitat degli Stafilococchi è la cute e
le mucose dell’uomo. In particolare:

 •   Lo S. aureus colonizza la mucosa delle
     narici, del faringe e la cute.

 •   Lo S. epidermidis è un componente
     della flora normale della cute di quasi
     tutti gli uomini e di molti animali.

 •   Lo S. saprophyticus vive allo stato
     libero in natura, ma può anche
     colonizzare la cute dell’uomo.




                                          106
RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E
CHIMICI
Come quasi tutti i batteri asporigeni
importanti in medicina, lo stafilococco è
molto sensibile agli agenti fisici e
chimici.
CALORE: Lo S. aureus è facilmente distrutto
già ad una temperatura superiore a 60°C in
alcuni minuti.
REFRIGERAZIONE:               Impedisce      la
moltiplicazione degli Stafilococchi       senza
ucciderli, se la temperatura è <+5°C.
CONGELAZIONE: Oltre a bloccarne la
crescita determina una moderata riduzione
della carica batterica.
Gli Stafilococchi sono sensibili a numerosi
disinfettanti chimici, tra i quali:
  • ipoclorito
  • fenoli
  • formaldeide
  • composti dell’ammonio quaternario

                                             107
PATOLOGIA NELL’UOMO

PERIODO DI INCUBAZIONE:
2 – 3 ore (a volte anche dopo un intervallo più breve
1 ora o più lungo 7 ore)

SINTOMATOLOGIA CLASSICA:
 •   Astenia
 •   Nausea intensa
 •   Aumentata salivazione
 •   Vomito
 •   Dolori addominali
 •   Raramente diarrea.

ALTRE FORME CLINICHE :
 •   Solo eccezionalmente si può avere un decorso
     grave sino alla morte

LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE
MANIFESTAZIONI DIPENDONO:
 • Dalla concentrazione di tossina nell’alimento
   e dalla quantità di alimento ingerito.
 •   Da   fattori dell’ospite          (età,   stato
     immunitario, ecc.)


                                                   108
EPIDEMIOLOGIA

Il veicolo più comune delle tossinfezioni da
Stafilococco è costituito da:

 •   gelati
 •   creme
 •   dolci con crema
 •   pizze ripiene
 •   formaggi
 •   ripieni e sughi con carne tritata
 •   carni fredde
 •   maionese
 •   paté,
 •   prosciutto cotto.

In Italia l’incidenza di tossinfezioni da
Stafilococchi è seconda solo alle Salmonellosi,
ed anch’essa è in continuo aumento.




                                             109
TOSSINFEZIONE DA
    CLOSTRIDIUM BOTULINUM


DEFINIZIONE
E’      un’intossicazione  alimentare
determinata dall’ingestione da una
esotossina elaborata dal Clostridium
Botulinum.


DIFFUSIONE
Molto rara è più diffusa nei paesi del
terzo mondo ed in quelli in via di
sviluppo.
Si verifica maggiormente nelle zone
rurali dove esiste l’abitudine alla
produzione domestica di cibi conservati.



                                      110
CARATTERISTICHE    PRINCIPALI
DELL’AGENTE ETIOLOGICO

Il Clostridium Botulinum si presenta
come un grosso bastoncello lungo circa
5 µ, gram positivo, sporigeno ed
anaerobio.


TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE
La produzione di esotossine (neurotossine)
è determinata dall’integrazione di un fago
lisogeno nel genoma del microrganismo.


Le neurotossine del Clostridium Botulinum
sono termolabili e vengono inattivate
rapidamente alla temperatura di 100 °C.


Agiscono sulle placche meuromuscolari
inibendo la liberazione di acetilcolina
portando alla paralisi flaccida dei muscoli.
                                          111
CLASSIFICAZIONE

Attualmente il Clostridium Botulinum è
classificato in sette gruppi A-G ogn’uno
dei quali è in grado di elaborare una
potente neurotossina.


Le neurotossine sono antigienicamente
distinte ed hanno un’elevata tossicità.


La minima dose letale per l’uomo è
inferiore ad 1 µg di neurotossina.




                                      112
HABITAT E OSPITE

Il Clostridium Botulinum, si moltiplica
attivamente nel materiale organico in
decomposizione del suolo e delle acque.

Le spore, molto resistenti,       sono
ampiamente diffuse in natura.

Gli alimenti sia di origine animale che
vegetale,     sono       frequentemente
contaminati all’origine o durante la
preparazione.




                                     113
RESISTENZA AGLI                AGENTI
FISICI E CHIMICI

Il Clostridium Botulinum è poco
resistente sia agli agenti fisici sia agli
agenti chimici.


Le neurotossine pur essendo termolabili
(sono distrutte rapidamente a 100°C),
sono resistenti agli enzimi gastroenterici
e sono rapidamente assorbite per questa
via.


Le spore del Clostridium Botulinum
resistono alla bollitura per molto tempo,
ma sono rapidamente inattivate a 121
°C in autoclave.



                                        114
PATOLOGIA NELL’UOMO

PERIODO DI INCUBAZIONE:
12 – 36 ore (o qualche giorno in caso di scarsa
assunzione di tossina)

SINTOMATOLOGIA CLASSICA:
 •   Vertigini
 •   Modesti disturbi gastroenterici
 •   Interessamento del sistema nervoso autonomo
     (bocca secca, ritenzione urinaria)
 •   Diplopia
 •   Ptosi palpebrale
 •   Disfagia
 •   Afonia
 •   Paralisi dei muscoli respiratori


LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE
MANIFESTAZIONI DIPENDONO:
 •   Dalla concentrazione di tossina nell’alimento
     e dalla quantità di alimento ingerito.
 •   Da    fattori dell’ospite (età, stato
     immunitario, ecc.)
 •   Il 20% dei casi di botulismo ha esito letale.

                                                115
PATOLOGIA NELL’UOMO
ALTRE FORME CLINICHE :

 Botulismo da ferite: molto raramente, ferite
 infette possono permettere la crescita del
 Clostridium Botulinum determinando una
 malattia simile all’avvelenamento da cibo.


 Botulismo infantile: recentemente in bambini di
 età compresa tra 3 settimane e 8 mesi è stata
 riconosciuta una sindrome associata al
 Clostridium Botulinum caratterizzata da:

 •   Scarso tono muscolare
 •   Letargia
 •   Disturbi nell’alimentazione
 •   Paralisi oftalmica
 •   Morte improvvisa del bambino




                                              116
EPIDEMIOLOGIA

Il veicolo più comune delle tossinfezioni da
Clostridium Botulinum è costituito:


Frequentemente da:
 •   conserve vegetali
 •   insaccati

Meno frequentemente da:
 • pesce sott’olio
 • pesce affumicato o in salamoia
 • uova di storione e di salmone
 • carni in scatola

L’incidenza del botulismo è molto bassa (si
verificano pochi casi ogni anno).




                                          117
TOSSINFEZIONE DA
    CLOSTRIDIUM PERFRIGENS


DEFINIZIONE
E’      un’intossicazione  alimentare
determinata dall’ingestione di una
esotossina elaborata dal Clostridium
Perfrigens.


DIFFUSIONE
La     tossinfezione   da    Clostridium
Perfrigens è diffusa in tutto il mondo e
gli episodi si manifestano con
andamento uniforme nei diversi periodi
dell’anno.




                                      118
CARATTERISTICHE    PRINCIPALI
DELL’AGENTE ETIOLOGICO
Il Clostridium Perfrigens è un bacillo gram
positivo, immobile, capsulato, sporigeno ed
anaerobio.

TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE
Il Clostridium Perfrigens può produrre
diverse esotossine e proteine extracellulari
biologicamente attive:
 •   α-tossina
  • enterotossina
  • collagenasi,     deosiribonucleasi     e
     ialunoridase

 L’enterotossina è una proteina elaborata
 solo da alcuni ceppi di Clostridium
 Perfrigens del tipo A durante la
 sporulazione.


                                          119
CLASSIFICAZIONE

Attualmente il Clostridium Perfrigens è
classificato in base al tipo di sostanze
biologicamente       attive       prodotte.      In
particolare si riconoscono sette tipi A-G
che    hanno         diversa           importanza
patogenetica     nelle          diverse       specie
animali.


Numerosi       stipiti      di      Clostridium
Perfrigens     del       tipo      A      e     solo
eccezionalmente il tipo C sono patogeni
per l’uomo.


                                                  120
HABITAT E OSPITE


Il Clostridium Perfrigens di tipo A si
ritrova costantemente nel colon e spesso
nell’ambiente.


Gli alimenti sia di origine animale che
vegetale,      sono      frequentemente
contaminati all’origine o durante la
preparazione data l’enorme diffusione
delle spore nelle feci dell’uomo e
nell’ambiente.




                                      121
RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E
CHIMICI


Le spore Clostridium Perfrigens sono
molto resistenti ai disinfettanti chimici
ed alla bollitura per alcuni minuti.


Le spore degli stipiti enterotossici del
tipo A sono più resistenti e sopportano
temperature di 100°C per un ora prima
di essere inattivate.

Le cellule vegetative di Clostridium
Perfrigens sono rapidamente distrutte
dai     comuni     disinfettanti  alle
concentrazioni d’uso.



                                       122
PATOLOGIA NELL’UOMO
        (TOSINFEZIONE)

PERIODO DI INCUBAZIONE:
8 – 24 ore

SINTOMATOLOGIA CLASSICA:
 • Nausea
 • Dolori addominali
 • Diarrea
 • Raramente vomito

LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE
MANIFESTAZIONI DIPENDONO:
 • Di solito la guarigione avviene entro le
   24 ore senza bisogno di alcun
   trattamento terapeutico.




                                         123
PATOLOGIA NELL’UOMO
ALTRE FORME CLINICHE :


 Gangrena gassosa: si può sviluppare su
 diverse lesioni traumatiche aperte (fratture
 esposte,    ferite   da   proiettili)    con
 interessamento del tessuto muscolare
 contaminate dalle spore di Clostridium
 Perfrigens.

 Cellulite anaerobia: è dovuta all’infezione
 da Clostridium Perfrigens di ferite e dei
 tessuti sottocutanei circostanti in cui c’è
 una marcata formazione di gas, ma con
 sintomatologiapiù lieve rispetto alla
 gangrena gassosa.

 Endometrite da clostridi: estremamente
 rara determina necrosi uterina e
 setticemia.

                                           124
EPIDEMIOLOGIA

Gli     alimenti   responsabili    delle
tossinfezioni da Clostridium Perfrigens
sono essenzialmente le carni cotte e
consumate dopo 12/24 ore, il brodo e i
sughi di carne.

Le spore termoresistenti sopravvivono
alla cottura oppure l’alimento può
essere contaminato successivamente.
Siccome     la    cottura,   specie se
prolungata, abbassa il potenziale di
ossido-riduzione,     si   realizza un
ambiente anaerobio favorevole alla
vegetazione delle spore.

L’incidenza delle tossinfezioni da
Clostridium Perfrigens è al terzo posto
in Italia dopo le tossinfezioni da
stafilococco.
                                      125
TOSSINFEZIONE DA BACILLUS
           CEREUS


DEFINIZIONE
E’     un’intossicazione   alimentare
determinata dall’ingestione da una
enterotossina elaborata dal Bacillus
Cereus.


DIFFUSIONE
In Italia è una forma di tossinfezione
molto rara, mentre sono stati segnalati
numerosi casi nei paesi dell’Est ed in
particolar modo in Ungheria.




                                     126
CARATTERISTICHE    PRINCIPALI
DELL’AGENTE ETIOLOGICO
Il Bacillus Cereus è un bacillo gram
positivo, sporigeno, aerobio appartenente
al genere Bacillus.

TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE
La sindrome diarroica è dovuta alla
presenza, nell’alimento, di una tossina
termolabile di natura proteica prodotta
dalla maggior parte degli stipiti di Bacillus
Cereus durante la fase di crescita
esponenziale.

La sindrome emetica è dovuta alla
presenza di una tossina termostabile che si
trova    preformata       negli   alimenti
contaminati da Bacillus Cereus.



                                           127
HABITAT E OSPITE


Le spore di Bacillus Cereus sono molto
diffuse nell’ambiente.

Spore di Bacillus Cereus si isolano
spesso nell’aria, nell’acqua, nel suolo e
negli alimenti.

Gli alimenti sia di origine animale che
vegetale,      sono      frequentemente
contaminati all’origine o durante la
preparazione data l’enorme diffusione
delle spore nell’ambiente.




                                       128
RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E
CHIMICI

Le spore Bacillus Cereus sono molto
resistenti ai disinfettanti chimici ed alla
bollitura per diversi minuti.


La particolare resistenza al calore di
alcune specie appartenenti al genere
Bacillus (spore di Bacillus Termophilus)
è addirittura sfruttata per il controllo
dell’efficacia     del    processo    di
sterilizzazione in autoclave.

Le cellule vegetative di Bacillus Cereus
sono rapidamente distrutte dal calore e
dai     comuni      disinfettanti    alle
concentrazioni d’uso.


                                         129
PATOLOGIA NELL’UOMO
        (TOSINFEZIONE)

Si distinguono due diversi tipi di
tossinfezioni alimentari che, per il
periodo di incubazione ed il quadro
clinico richiamano le forme sostenute da
Clostridium     Perfrigens      e     da
Staphylococcus Aureus.

Il primo tipo è causato dall’ingestione di
creme, latte, carni cotte, brodo di carne
e vegetale, fortemente contaminati.

Il secondo tipo è dovuto al consumo di
riso bollito o fritto in cui è presente il
                                 8    9
Bacillus Cereus con carica di 10 –10 .




                                        130
PATOLOGIA NELL’UOMO
          (TOSINFEZIONE)

FORMA DIARROICA
PERIODO DI INCUBAZIONE:
8 – 16 ore

SINTOMATOLOGIA CLASSICA:
  •   Diarrea
  •   Dolori addominali

FORMA EMETICA
PERIODO DI INCUBAZIONE:
1 – 5 ore

SINTOMATOLOGIA CLASSICA:
  •   Vomito
  •   Dolori addominali

LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE
MANIFESTAZIONI DIPENDONO:
 • Di solito la guarigione avviene entro le 12 ore
   senza bisogno di alcun trattamento
   terapeutico.
                                                131
MALATTIE   VEICOLATE      PREVALENTEMENTE
DAGLI ALIMENTI



Sono quelle malattie il cui agente
patogeno         viene          veicolato
prevalentemente,          ma         non
esclusivamente, dagli alimenti.

SI ISTINGUONO DALLE TOSSINFEZIONI
ALIMENTARI PER:

 •   Bassa carica microbica nell’alimento

 •   Non sempre il contagio               avviene
     attraverso gli alimenti

 •   Lungo periodo di incubazione

 •   Maggiore durata      e   intensità     della
     sintomatologia




                                               132
LE PRINCIPALI MALATTIE
VEICOLATE DAGLI ALIMENTI
SONO:


• TIFO

• PARATIFO A, B

• EPATITE A

• BRUCELLOSI

• COLERA




                       133
FEBBRE TIFOIDEA


DEFINIZIONE
E’ una malattia infettiva, acuta e
contagiosa determinata dalla
Salmonella Typhi appartenente al
genere Salmonella.

DIFFUSIONE
E’    largamente     diffusa     in
numerosi     paesi     a     clima
temperato. In Italia è presente
soprattutto     nelle      regioni
meridionali.



                                 134
CARATTERISTICHE    PRINCIPALI
DELL’AGENTE ETIOLOGICO
La Salmonella Typhi appartiene alle
Salmonella di gruppo D.

E’ un batterio gram-, asporigeno,
aerobio e mobile per la presenza di
flagelli peritrichi.

DELLA STRUTTURA ANTIGENICA
SI CONOSCONO TRE ANTIGENI
PRINCIPALI:

 • Somatici (antigeni O): sono di natura
   polisaccaridica e fanno parte della
   parete cellulare e sono uniti ad una
   frazione lipidica (lipide A).

 • Flagellari (antigeni H): sono di natura
   proteica e fanno parte dei flagelli.

 • Di superficie (antigene Vi).
                                        135
HABITAT E OSPITE

L’habitat della Salmonella Typhi è il
lume intestinale dell’uomo malato o
portatore. In particolare possiamo
distinguere:

UN PORTATORE MALATO che
elimina il batterio attraverso le feci e
con le urine durante la batteremia.

UN                      PORTATORE
CONVALESCENTE che elimina il
batterio attraverso le feci durante la
convalescenza.

UN PORTATORE CRONICO che
elimina il batterio attraverso le feci per
mesi o addirittura per anni.



                                        136
RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E
CHIMICI
Come tutte le Salmonella, la S. Typhi è
poco resistente ai disinfettanti fisici e
chimici.

CALORE: La S. Typhi è facilmente
distrutta ad una temperatura di 60°C in
20 minuti.

REFRIGERAZIONE: Ne impedisce la
moltiplicazione se la temperatura è <+5°C.

CONGELAZIONE: Oltre a bloccarne
la crescita determina una moderata
riduzione della carica batterica.

La S. Typhi, inoltre, è sensibili a:
 •   ipoclorito
 •   fenoli
 •   formaldeidecomposti
 •   dell’ammonio quaternario
                                        137
PATOGENESI

Si divide nelle seguenti fasi:

 • Penetrazione della Salmonella
   Typhi nell’organismo attraverso la
   via orale.

 • Localizzazione a livello delle
   strutture linfatiche dell’intestino
   (placche del Peyer e follicoli) e dei
   linfonodi mesenterici dove di
   moltiplica attivamente.

 • Attraverso il dotto toracico le
   salmonelle raggiungono il torrente
   circolatorio     e     diffondono
   nell’organismo.

 • Localizzazione a livello della milza,
                                      138
del fegato, del midollo osseo, dei
   linfonodi polmonari.

• Dal fegato attraverso la bile
  ritornano nell’intestino dove, per
  effetto        della       precedente
  sensibilizzazione, si ha un’intensa
  reazione infiammatoria che porta
  alla necrosi con formazione di
  escare che cadendo producono
  caratteristiche ulcere a stampo a
  livello delle placche del Peyer.

• La caduta delle escare può
  provocare gravi enterorragie e
  peritonite       secondaria  a
  perforazione delle ulcere.




                                     139
CENNI CLINICI

PERIODO DI INCUBAZIONE:
7 – 21 giorni


LA SINTOMATOLOGIA CLASSICA è
divisa in quattro fasi:

PERIODO DI INVASIONE (I settenario)
Corrisponde      alla    diffusione    del
microrganismo nel circolo ematico con
conseguente batteremia. La febbre si eleva
gradualmente con punte vespertine che
superando ogni sera di ½ o di 1°C quelle
delle sera precedente. Vi è costantemente
dissociazione     tra   incremento      di
temperatura e la frequenza del polso.




                                        140
PERIODO DI STATO (II e III settenario)
E’ caratterizzata dai seguenti sintomi:
 • Stato stuporoso
 • Roseole addominali
 • Spleno-epatomegalia
 • Dolori addominali
 • Diarrea con feci poltacee di colore
     verdastro
 • Enterorragia con melena e peritonite


PERIODO DI DEFERVESCENZA (IV
settenario)
Corrisponde alla fase di guarigione con
riparazione delle lesioni prodotte.




                                     141
ACCERTAMENTI DIAGNOSTICI

 • EMOCOLTURA (va effettuata nelle
   fasi iniziali della malattia)

 E’ un’indagine molto utile e viene
 effettuata su 2, 3 ml di sangue in 70-100
 ml di brodo nutritivo semplice.

 • SIEROAGGLUTINAZIONE (Widal)

 Si effettua a partire dal II settenario
 attraverso la ricerca di agglutinine
 specifiche contro gli antigeni O ed H. Si
 considerano positivi i titoli superiori a
 1:100.

 • La coprocoltura può essere effettuata
   solo nelle fasi avanzate ed è utile
   soprattutto per accertare che il
   soggetto clinicamente guarito non sia
   rimasto portatore di batteri.

                                        142
SORGENTI DI INFEZIONI E VIE
        DI TRASMISSIONE

L'uomo malato o portatore è l'unica fonte
d'infezione.

Il contagio può essere diretto interumano,
attraverso le mani, o indiretto, attraverso
l'acqua o gli alimenti.

L'acqua rappresenta il veicolo più
temibile in quanto la sua contaminazione
provoca episodi a carattere epidemico
con un numero elevato di casi in un breve
periodo di tempo.

Tra gli alimenti quelli più a rischio sono il
latte ed i mitili.




                                           143
PREVENZIONE

•   Notifica obblicatoria.

•   Isolamento in ospedale per malattie
    infettive o fiduciario domiciliare se
    sussistono le condizioni.

•   I conviventi vanno tenuti sotto
    sorveglianza sanitaria per almeno venti
    giorni.

•   Il malato è considerato non più
    contagioso dopo 3 coprocolture negative.

•   I portatori temporanei vanno bonificati
    mediante terapia antibiotica.

•   Per i portatori cronici che non possono
    essere bonificati vanno proibite le attività
    che comportano il contatto con gli
    alimenti.



                                              144
BONIFICA AMBIENTALE

• Idonea raccolta ed allontanamento dei
  liquami.

• Protezione    delle     fonti        di
  approvvigionamento idrico.

• Erogazione     continua     di   acqua
  potabile.

• Controlli periodici sulla qualità delle
  acque.

• Controllo degli alimenti,

• Controllo delle acque destinate alla
  balneazione.




                                       145
VACCINAZIONE

La vaccinazione di massa è utile solo nei paesi
in via di sviluppo.

La normativa Italiana prevede la vaccinazione
solo per le seguenti categorie:

 •   Personale di assistenza o addetto alla
     lavanderia, alla cucina ed alla pulizia
     delle strutture di diagnosi e cura.

 •   Personale addetto al trasporto dei malati,

 •   Personale addetto alla manipolazione
     degli alimenti, alle centrali del latte o ai
     servizi di approvvigionamento idrico.

 Attualmente viene utilizzato un vaccino vivo
 attenuato preparato con un mutante
 biochimico di S. Typhi (Ty 21a) si
 somministrano tre dosi per via orale a giorni
 alterni.


                                               146
BRUCELLOSI
           DEFINIZIONE

EZIOLOGIA

PATOGENESI

QUADRO CLINICO

DIAGNOSI

EPIDEMIOLOGIA

DANNI DIRETTI ED INDIRETTI

PROFILASSI

PROFILASSI NELL’ANIMALE

PROFILASSI POST-ESPOSIZIONE
                              147

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  • 1. Concetto di salute La salute non è semplicemente uno stato di assenza di malattie, ma una condizione dinamica di benessere fisico, mentale e sociale. OBIETTIVI DELL’IGIENE 1) Promozione della salute 2) Protezione della salute Promozione della salute La promozione della salute si realizza rafforzando i fattori di benessere. 1
  • 2. PRINCIPALI FATTORI DI BENESSERE: • reddito • livello di istruzione • indice di affollamento • alimentazione • infrastrutture (acquedotti, reti fognarie, ecc.) • assistenza sanitaria PROTEZIONE DELLA SALUTE La protezione della salute si realizza attraverso l’eliminazione delle cause e dei fattori di rischio che sono alla base delle malattie. CAUSE DI MALATTIA Agenti chimici, fisici e biologici capaci di determinare nell’uomo una condizione di malattia. FATTORE DI RISCHIO E’ una “causa” non necessaria né sufficiente a determinare una condizione di malattia. 2
  • 3. PREVENZIONE La prevenzione ha l’obiettivo di impedire l’insorgenza o la progressione delle malattie, mediante interventi sulla popolazione e sull’ambiente di vita e di lavoro. PREVENZIONE PRIMARIA Si prefigge l’obiettivo di impedire l’insorgenza di nuovi casi di malattia nella popolazione sana. METODOLOGIA Al fine di ridurre e/o eliminare le cause ed i fattori di rischio delle malattie possono essere messi in atto i seguenti interventi: • eugenetica • potenziamento delle capacità di difesa dell’organismo • rimozione dei comportamenti nocivi • induzione di comportamenti positivi • interventi sull’ambiente di vita e di lavoro. 3
  • 4. VALUTAZIONE DEI RISULTATI Rischio relativo RR = Ie/Ine Rischio Attribuibile RA = Ie – Ine PREVENZIONE SECONDARIA Ha come obiettivi la diagnosi precoce, in fase preclinica, e la guarigione dei casi di malattia. METODOLOGIA Ogni intervento di prevenzione secondaria è basato sull’inizio precoce della terapia in fase preclinica. Per la diagnosi precoce è necessario effettuare dei test di screening sulla popolazione. 4
  • 5. PREVENZIONE TERZIARIA Si prefigge di impedire l’invalidità in persone già malate e di favorire il recupero di persone portatrici di handicap. Obiettivi strategici della prevenzione - protezione individuale - controllo delle malattie - eliminazione delle malattie - eradicazione delle malattie 5
  • 6. ARIA ATMOSFERICA DEFINIZIONE: L’atmosferica è l’involucro gassoso che circonda la Terra. Risulta costituita dai seguenti strati: • troposfera (si estende dal suolo sino ad un’altitudine di 15 km) • stratosfera (fra 15 e 45 km) • mesosfera (fra 45 e 100 km) • termosfera (fra 100 e 1000 km) • esosfera (oltre i 1000 km sino a 2500 km) 6
  • 7. RAPPRESENTAZIONE SCEMATICA DELL’ATMOSFERA 2700 km ESOSFERA 1000 km TERMOSFERA IONOSFERA 100 km MESOSFERA 45 km OZONOSFERA STRATOSFERA 15 km TROPOSFERA SUPERFICIE TERRESTRE 7
  • 8. COMPOSIZIONE CHIMICA L’importanza igienica e fisiologica dell’aria dipende dal fatto che l’uomo, come gli altri esseri viventi, si trova in diretto contatto con l’ambiente atmosferico mediante la superficie cutanea e respiratoria. Poiché la respirazione fisiologica ha circa 18 escursioni al minuto, con un ricambio di circa 500 ml per escursione, un uomo introduce circa 13 mc d’aria da cui trae circa 900 g di ossigeno. La composizione chimica dell’aria deve garantire non solo un apporto sufficiente di ossigeno, ma nello stesso tempo non deve contenere sostanze pericolose. 8
  • 9. COMPOSIZIONE CHIMICA DELL’ARIA La composizione chimica dell’aria secca dal vapore acqueo presente in quantità variabili, è la seguente: azoto (78%) ossigeno (21%) argon (1%) anidride carbonica (0,03%) neon, elio, xeno, idrogeno (tracce) 9
  • 10. CARATTERISTICHE FISICHE Le caratteristiche fisiche dell’atmosfera di interesse igienistico sono: • TEMPERATURA • UMIDITA’ • VENTILAZIONE • PRESSIONE • LUMINOSITA’ Nel loro insieme, queste caratteristiche, formano quello stato atmosferico complessivo che viene indicato come “TEMPO”. 10
  • 11. TEMPERATURA La sorgente più importante di calore è costituita dal sole che mediamente irradia circa 2 piccole calorie per cmq di superficie terrestre (COSTANTE SOLARE). L’aria viene riscaldata da due meccanismi; uno diretto e l’altro indiretto. Meccanismo diretto: l’aria si riscalda per assorbimento della radiazione solare. Meccanismo indiretto: l’aria si riscalda attraverso la superficie terrestre (per convezione ed irraggiamento. 11
  • 12. UMIDITA’ L’umidità atmosferica è costituita dall’acqua presente nell’aria allo stato di vapore. Distinguiamo tre tipi di umidità: Umidità Massima: corrisponde alla massima quantità di acqua (espressa in g/mc) che può essere sciolta nell’aria ad una determinata temperatura. Umidità Assoluta: corrisponde alla quantità di acqua (espressa in g/mc) presente nell’aria. Umidità Relativa: è il rapporto in percentuale tra l’umidità assoluta e quella massima. UR = UA/UM * 100 12
  • 13. VENTILAZIONE La ventilazione atmosferica, intesa come movimento dell’aria, con la temperatura e l’umidità, determinano il clima. I movimenti dell’aria si distinguono in verticali (correnti ascensionali) ed orizzontali (venti). Sia i venti che le correnti ascensionali, favoriscono l’allontanamento e la dispersione degli inquinanti atmosferici. 13
  • 14. PRESSIONE In condizioni normali la pressione atmosferica è di 760 mmHg al livello del mare, a 0°C ed alla latitudine di 45°; ciò equivale ad un peso di 1,033 kg per cmq (1,033 millibar). La pressione atmosferica diminuisce dal basso verso l’alto con un gradiente di circa 1 mmHg ogni 10,6 m sino a 5000 m di altitudine. Avendo il vapore acquea una densità inferiore a quella dell’aria la pressione atmosferica diminuisce con l’aumentare dell’umidità. 14
  • 15. LUMINOSITA’ La luminosità dell’aria è determinata direttamente ed indirettamente dall’irraggiamento solare. La misura dell’insolazione si determina con l’eliografo di Campbell che è in grado di registrare la durata effettiva dell’insolazione. La misura delle radiazioni dirette o diffuse, luminose ed oscure, si effettua con l’attinometro di Arago. L’attinometro di Arago è costituito da due termometri racchiusi in due sfere in cui è stato creato il vuoto per eliminare l’effetto convettivo dell’aria. Un bulbo dei due termometri è annerito, mentre l’altro è lucido. Esposti alla luce il primo misura le radiazioni totali (luminose + oscure), mentre il secondo misura solo le radiazioni oscure. 15
  • 16. INQUINAMENTO ATMOSFERICO E’ l’immissione nell’aria atmosferica di sostanze estranee alla sua normale composizione e che possono rappresentare un pregiudizio per la salute dell’uomo degli animali e delle piante, nonché per l’ambiente e le cose. In base all’origine, distinguiamo due tipi di inquinamento: NATURALE ANTROPICO agricolo industriale (specifico) urbano (di fondo) 16
  • 17. NATURALI Dovuto a fenomeni naturali quali: eruzioni vulcaniche esalazioni gassose in aree vulcaniche (solfatare) incendi boschivi spontanei polveri sollevate dai venti aerosolizzazione dell’acqua di mare. 17
  • 18. ANTROPICO Dovuto alle attività umane, si divide in: Agricolo (uso di pesticidi e fitofarmaci) Industriale (determinato dalle attività produttive che generano emissioni) Urbano o di fondo (determinato dagli impianti di riscaldamento delle grandi città e dal traffico autoveicolare) 18
  • 19. EFFETTI SULLA SALUTE ACUTI (a breve termine) infiammazione delle mucose e delle prime vie respiratorie. CRONICI (a lungo termine) determinati dall’esposizione prolungata ad elevate concentrazioni di inquinanti. ACUTI CRONICI Irritazione delle Broncopneumopatie mucose congiuntivali e cronico-ostruttive delle vie respiratorie Riacutizzazione di Rinite ed asma fenomeni asmatici in soggetti predisposti Tumori 19
  • 20. PRVENZIONE Normative in materia: D.P.R. 203/88 “Attuazione delle direttive CEE n° 80/779, 80/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della Legge 16/4/87 n° 183”. D.M. 12/07/90 “Linee guida per il contenimento delle emissioni inquinanti degli impianti industriali e la fissazione dei valori minimi di emissione”. D.P.R. 25/07/91 “Modifiche dell’atto di indirizzo e coordinamento in materia di emissioni poco sgnificative e di attività a ridotto inquinamento atmosferico, emanato con D.P.C.M. in data 21/07/89”. 20
  • 21. SINTESI Le normative relative all’inquinamento atmosferico oltre a definire i limiti di emissione suddividono, ai fini del rilascio delle autorizzazioni, le attività industriali in tre categorie: 1) Attività ad inquinamento atmosferico “Poco Significativo” 2) Attività a ridotto inquinamento atmosferico (RIA) 3) Attività ad inquinamento significativo 21
  • 22. CONTENIMENTO DELLE EMISSIONI Le normative in materia di inquinamento atmosferico, inoltre, definiscono: • i sistemi da utilizzare per l’abbattimento degli inquinanti; • la frequenza dei controlli delle emissioni autorizzate; • le metodologie di campionamento ed analisi delle emissioni. 22
  • 23. PRINCIPALI SISTEMI DI ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI SISTEMI PER L’ABBATTIMENTO DELLE POLVERI 23
  • 24. CICLONI Devono garantire un abbattimento pari al 80 % delle particelle con diametro medio di 80 micron FILTRI Non devono determinare A TESSUTO perdite di carico superiori a 300 mm H20 PRECIPITATORI Devono avere una sup. ELETTROSTATICI specifica di captazione tra 1,6 e 2,2 mq per mc/sec. di effluente trattato IMPIANTI DI Velocità effluente gassoso ABBATTIMENTO nella strozzatura TIPO VENTURI 50-120mc/sec SCRUBBERS Portata del liquido 700-2700 litri/1000 mc di effluente gassoso 24
  • 25. PRINCIPALI SISTEMI DI ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI PRINCIPALI SISTEMI PER L’ABBATTIMENTO DELLE SOSTANZE ORGANICHE SOTTO FORMA DI GAS O VAPORE IMPIANTI DI Devono garantire una ASSORBIMENTO capacità di adsorbimento A CARBONI tra 12-18 kg di sostanza ATTIVI SENZA organica per ogni 100 kg di RIGENERAZIONE carbone IMPIANTI DI Devono garantire una ASSORBIMENTO capacità di adsorbimento A CARBONI tra 6-10 kg di sostanza ATTIVI CON organica per ogni 100 kg di RIGENERAZIONE carbone IMPIANTI A Devono avere le seguenti COMBUSTIONE caratteristiche: TERMICA -T di esercizio: 600-1100°C -V effluente: 6-15 mc/sec -Tempo di permanenza 0,5-1 sec -Perdite di carico <250mmH2O 25
  • 26. ACQUA • Premessa • Qualità dell’acqua ed effetti sulla salute • Rischio e modalità di contaminazione delle acque telluriche • Recupero delle falde inquinate (potabilizzazione delle acque) • Aspetti legislativi 26
  • 27. PREMESSA L’ACQUA E’ UNO DEGLI ELEMENTI ESSENZIALI PER LA VITA. TUTTI GLI ORGANISMI VIVENTI SONO COSTITUITI IN MASSIMA PARTE DA ACQUA. L’ACQUA SVOLGE FUNZIONI ESSENZIALI PER IL METABOLISMO DEGLI ESSERI VIVENTI. IL FABBISOGNO GIORNALIERO DI ACQUA DELLA SPECIE UMANA E’ DI CIRCA 2,5 LITRI. 27
  • 28. PRINCIPALI PROPRIETA’: δ- δ+ O H 109° δ+H - Elevata temperatura di ebollizione - Elevata capacità termica NEGLI ORGANISMI OMEOTERMI L’ACQUA SVOLGE UN RUOLO FONDAMENTALE NELLA TERMOREGOLAZIONE. - Aumento di volume durante il congelamento 28
  • 29. ATTIVITA’ DELL’ACQUA E IGIENE DEGLI ALIMENTI Tra i diversi componenti chimici degli alimenti, l’acqua è quella che riveste il ruolo più importante nei riguardi della loro stabilità in quanto alla sua presenza è legata, oltre che alla proliferazione microbica, anche l’azione chimica secondo una delle seguenti modalità: • solvente per le sostanze che reagiscono ed il prodotto di reazione; • reattivo nelle reazioni di idrolisi • prodotto nelle reazioni di condensazione (imbrunimento enzimatico) • agente che modifica l’attività catalitica o inibitrice di altre sostanze 29
  • 30. ATTIVITA’ DELL’ACQUA L’attività dell’acqua è definita come rapporto tra la pressione parziale dell’acqua in un alimento ad una certa temperatura e la tensione di vapore dell’acqua pura alla medesima temperatura. Aw = P/Po L’attività dell’acqua influenza: • la crescita microbica • l’ossidazione dei lipidi • l’imbrunimento enzimatico • stabilità delle vitamine 30
  • 31. ACQUA NELLA PREPARAZIONE DEGLI ALIMENTI L’acqua utilizzata nella preparazione e nella cottura di numerosi alimenti e pietanze può rappresentare, se inquinata, il veicolo comune di agenti dannosi alla salute umana. Classificazione degli agenti nocivi veicolati dall’acqua: BIOLOGICI CHIMICI FISICI batteri metalli isotopi tossici radioattivi virus elementi protozoi tossici miceti pesticidi larve ed uova composti di parassiti organici 31
  • 32. QUALITÀ DELL’ACQUA ED EFFETTI SULLA SALUTE Lo studio dei rapporti tra qualità dell’acqua e salute umana presenta notevoli difficoltà. La valutazione degli effetti è semplice per quelli acuti, più articolata per quelli cronici. EFFETTI ACUTI CRONICI INGESTIONE DI ESPOSIZIONE ELEVATE PROLUNGATA NEL QUANTITA’ TEMPO ALLE DI SOSTANZE SOSTANZE TOSSICHE E AGLI ELEMENTI PRESENTI NELL’ACQUA 32
  • 33. VALUTAZIONE DELL’ESPOSIZIONE L’analisi dell’esposizione può essere effettuata attraverso tre diverse metodologie: • misure dirette • misure indirette • misura diretta degli inquinanti negli organismi esposti 33
  • 34. MISURE DIRETTE Le misure dirette della concentrazione degli inquinanti nei corpi idrici sono le più attendibili. SONO INDICATE per la valutazione del rischio a breve termine. NON SONO INDICATE per la valutazione delle esposizioni croniche. Le misure dirette, se effettate nel tempo, ci consentono di valutare un eventuale graduale inquinamento del corpo idrico. 34
  • 35. MISURE INDIRETTE Le misure indirette sono basate sull’osservazione degli effetti dei contaminanti in animali esposti in vivo. Sono utili per la definizione delle concentrazioni di riferimento per la potabilità dell’acqua, ma presentano seguenti limiti: • non sempre gli effetti sugli animali sono sovrapponibili a quelli umani; • per patologie a bassa incidenza è necessario sperimentare su numeri molto grandi di animali con costi economici elevati. 35
  • 36. MISURA DIRETTA DEGLI INQUINANTI NEGLI ORGANISMI ESPOSTI Sfrutta la valutazione diretta della presenza degli inquinanti nell’organismo di individui presumibilmente esposti. Presenta i seguenti vantaggi e limiti: • risulta utile in caso di esposizioni acute • risulta difficile isolare il ruolo dell’acqua come unico veicolo degli inquinanti studiati • risulta difficile la valutazione del rapporto causa/effetto. 36
  • 37. STUDI EPIDEMIOLOGICI SUL RAPPORTO QUALITA’ DELL’ACQUA/ SALUTE Sono ricerche sia di tipo ecologico nelle quali i dati incidenza o di mortalità vengono posti in relazione con quelli ambientali, sia di tipo analitico (caso- controllo e coorte). I più importanti studi epidemiologici sono quelli riferiti alle malattie cardiovascolari ed alle neoplasie maligne. 37
  • 38. DUREZZA DELL’ACQUA E MALATTIE CARDIOVASCOLARI La relazione tra durezza dell’acqua e malattie cardiovascolari, derivata, soprattutto, da studi di tipo ecologico, è evidente solo quando rapportata a vaste aree geografiche. PRINCIPALI STUDI: • Kobayshy (nel 1957 individuò per la prima volta una correlazione inversa tra durezza delle acque e mortalità per apoplessia) • Schroeder (nel 1960 con un’indagine negli U.S.A. dimostrò che l’indice di mortalità generale e per malattie cardiovascolari era più basso nelle aree 38
  • 39. in cui la durezza totale risultava superiore alla media) • Morris e Coll. (nel 1961 in Inghilterra, analizzando lo stesso problema rilevarono una forte correlazione negativa tra durezza dell’acqua e mortolità per malattie cardiovascolari) • Ulteriori conferme sono venute dalle ricerche di: - Biorck e Coll. (Svezia 1965) - Crawford (studi condotti in Scozia ed Inghilterra nel 1967) - Osancova e Coll. (Cecoslovacchia 1968) - Elwood e Coll. (Galles 1977) 39
  • 40. QUALITA’ DELL’ACQUA E TUMORI MALIGNI Il rapporto tra composizione chimica dell’acqua e tumori, in particolare dell’apparato digerente e della vescica è stato oggetto di numerose ricerche. • Harris (nel 1974 in Louisiana analizzando la mortalità per cancro tra gruppi di popolazione che si approvvigionavano con acque superficiali e di falda ha dimostrato l’associazione tra consumo di acque superficiali inquinate e cancro del digerente) 40
  • 41. • Morris e Coll (nel 1981 sempre in Louisiana conferma l’ipotesi di Harris) • Salg (in uno studio del 1977 nell’Ohio ha riscontrato un’associazione tra concentrazione di trialometani e cancro del colon, del retto e della prostata) • Morris e Coll. (nel 1992 mediante meta- analisi ha evidenziato una associazione statisticamente significativa tra cancro della vescica e del retto e concentrazione di cloroformio nelle acque) • Cech e Coll. (in uno studio del 1987 in diverse località di Houston U.S.A. non ha evidenziato nessuna associazione 41
  • 42. tra cancro ed esposizione ai trialometani nelle acque potabili). RISCHIO E MODALITÀ DI CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE TELLURICHE E’ stato evidenziato che il rischio potenziale di inquinamento o di degrado delle acque sotterranee è funzione della vulnerabilità naturale ed aumenta con progressione geometrica con il crescere delle attività umane. R = f [(V x P) / (1 + MC)] Dove: R = Rischio V = Vulnerabilità P = Pericolosità 42
  • 43. MC = Misure Compensative Oltre che con l’utilizzo di equazioni si è cercato di esprimere schematicamente con grafici il rapporto tra rischio, carico antropico e qualità dell’acqua. R T Q Soglia di qualità 43
  • 44. R = Rischio Q = Qualità T = Tempo Carico antropico: Medio Alto VULNERABILITA’ DEFINIZIONE La vulnerabilità esprime la probabilità che una o più componenti ambientali possano essere modificate da una o più azioni antropiche o naturali. Le falde idriche sotterranee vengono, generalmente, vulnerate con l’attivazione di diverse condizioni legate principalmente a: • eccessivi prelievi • gravi fenomeni di inquinamento 44
  • 45. • caratteristiche geomorfologiche degli acquiferi ECCESSIVI PRELIEVI: Possono comportare conseguenze gravissime: • Depauperamento delle falde e delle sorgenti. • Possibilità di abbassamento del terreno, con danneggiamenti di fabbricati. • Richiamo di acqua da aree esterne a quelle naturali che può comportare immissione di sostanze inquinanti o di sali in prossimità delle coste. 45
  • 46. • Perforazione di pozzi (con grande spreco di risorse idriche) mal sigillati che diventano ricettacolo di rifiuti solidi ed industriali. GRAVI FENOMENI DI INQUINAMENTO Le cause di gravi fenomeni di inquinamento sono da ricercare nelle misure inadeguate di smaltimento dei rifiuti (agricoli, domestici, industriali) ed in particolare di quelli tossici e nocivi. LIQUAMI LIQUAMI DOMESTICI: INDUSTRIALI - sostanze azotate - idrocarburi - lipidi - solventi - detergenti - detergenti - ecc. - coloranti FALDA ACQUIFERA - ecc. 46
  • 47. ACQUE DI DISCARICHE SCOLO AGRICOLE - ammendanti - percolato - concimi - pesticidi - ecc. CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DEGLI ACQUIFERI : Un importante fattore di vulnerabilità di un acquifero all’inquinamento è rappresentato dalla litologia e dalle caratteristiche idrogeologiche da cui derivano: • trasmissività • velocità di deflusso delle acque • porosità PERTANTO E’ POSSIBILE DISTINGUERE: ACQUIFERI PERMEABILI per fatturazioni e carsismo, che 47
  • 48. presentano un elevata vulnerabilità agli inquinanti. ACQUIFERI A PERMEABILITA’ MISTA (per porosità e fessurazioni) in cui la capacità di penetrazione degli inquinanti è molto variabile. PERICOLOSITA’ DEFINIZIONE La pericolosità esprime la capacità di una o più azioni antropiche o naturali di modificare negativamente una o più componenti ambientali. LE FONTI DI PERICOLO SI DIVIDONO IN: Puntiformi Diffuse Ad estensione longitudinale Industrie Aree urbane Oleodotti Pozzi perdenti Aree agricole Metanodotti 48
  • 49. Discariche Reti fognarie Incontrollate Centrali energetiche CONTAMINAZIONE CHIMICA DELLE ACQUE I principali contaminanti chimici delle falde acquifere essere classificarsi in: METALLI E NON METALLI COMPOSTI ORGANO-ALOGENATI AZOTO NITRICO 49
  • 50. DISERBANTI METALLI E NON METALLI Nelle falde acquifere sono reperibili con numerosi metalli ed alcuni elementi tossici. Principalmente sono riscontrabili: Ferro Manganese Rame Nichel Cadmio Piombo Cromo Mercurio Arsenico 50
  • 51. Tra questi elementi per la molteplicità delle fonti di inquinamento e per la frequenza delle segnalazioni assume un ruolo preminente il Cromo. INQUINAMENTO DA CROMO Dei 9 stadi di ossidazione del Cromo (da –2 a + 6) i più importanti sono gli stadi ossidativi 0, 3 e 6. Il Cromo 6+ è la forma più tossica in quanto può dar luogo alle seguenti reazioni: • può formare complessi con le macromolecole organiche • può legarsi stabilmente alle proteine e all’RNA 51
  • 52. • può penetrare nelle cellule TOSSICITA’ DEL CROMO 6+ Il cromo 6+ è tossico per numerosi organi è tessuti. I suoi effetti principali sono: * azione ulcerante * azione carcinogena * azione sensibilizzante su cute e mucose. La Massima Concentrazione Ammissibile del Cromo nelle acque potabili è di 50 :g/l. 52
  • 53. COMPOSTI ORGANO-ALOGENATI Il problema della contaminazione delle acque da composti organoalogenati assume dimensioni generalizzate in quanto non è connesso al solo inquinamento di origine industriale. I composti organoalogenati si dividono in: alometani solventi clorurati policlorobifenili 53
  • 54. pesticidi clorurati ALOMETANI I composti alogenati maggiormente rinvenuti nelle acque di falda sono gli alometani ed in particolare: cloroformio 1, 1, 1 tricloroetano trielina e tricloroetilene tetracloruro di carbonio 54
  • 55. CONTAMINAZIONE DA ALOMETANI La contaminazione da alometani può derivare da cause dirette ed indirette. CAUSE DIRETTE (inquinamento primario) L’inquinamento diretto è dovuto al crescente impiego in ambito civile ed industriale di: agenti di lavaggio e sgrassaggio solventi di estrazione ecc. CAUSE INDIRETTE (inquinamento secondario) Si formano successivamente alla clorazione delle acque per reazione degli acidi fulvici con il cloro. I composti che ne derivano sono: 55
  • 56. cloroformio bromodiclorometano diclorobromometano bromoformio NITRATI Sono dei costituenti naturali delle acque sia telluriche che superficiali dove sono presenti in concentrazione variabile da 5 a 15 mg/l. L’aumento del contenuto in nitrati registrato negli ultimi anni (con valori sino a 100 – 200 mg/l) è dovuto essenzialmente alle seguenti fonti di inquinamento: scarichi urbani scarichi industriali (industrie chimiche, alimentari, degli esplosivi, ecc.) 56
  • 57. effluenti da allevamenti zootecnici ricadute atmosferiche (piogge acide) l’uso indiscriminato dei fertilizzanti DISERBANTI La denuncia delle presenza di residui di erbicidi nelle acque potabili di vaste zone del Nord Italia risale al 1981. In tale periodo furono rinvenute quantità superiori ai limiti dell’epoca di atrazina e molinate. Da allora il procedere delle ricerche analitiche ha consentito di individuare aree di territorio sempre più estese interessate dalla contaminazione da 57
  • 58. erbicidi e pesticidi utilizzati in agricoltura. CONTAMINAZIONE BIOLOGICA DEFINIZIONE Presenza di agenti biologici (batteri, virus, miceti) nelle acque. RISCHI PER LA SALUTE Rispetto alle altre forme di inquinamento delle acque profonde quello di tipo biologico assume minore rilevanza quale possibile veicolo di danni all’uomo. ORIGINE L’origine dei microrganismi nelle falde acquifere è sconosciuta. Le ipotesi più accreditate sono: 58
  • 59. Deposizione di microrganismi con i sedimenti (milioni di anni fa) • Migrazione recente attraverso i pozzi • Migrazione attraverso il suolo MIGRAZIONE ATTRAVERSO IL SUOLO La migrazione attraverso il suolo si può realizzare nei terreni a tessitura grossolana o fessure del suolo. In tal caso le falde sono vulnerabili alla contaminazione biologica attraverso: • acque di scarico • lagune per acque di scarico • fosse settiche 59
  • 60. • cimiteri • ammassi di rifiuti • feci di animali RECUPERO DELLE ACQUE INQUINATE Le tecniche di recupero delle acque di un corpo idrico sotterraneo chimicamente inquinato devono tener conto: • caratteristiche idrogeologiche e dinamiche dell’acquifero • natura del bacino imbrifero • peculiarità topografiche, geografiche ed urbanistiche della zona sovrastante 60
  • 61. • fonti di inquinamento • natura e livello della contaminazione INTERVENTI DI RECUPERO (sulla falda) Sono interventi mirati a correggere nel corpo idrico stesso i difetti venutisi a determinare per fenomeni naturali o di natura antropica. Il risanamento comprende interventi sul suolo e sulla falda. SUL SUOLO: a) Isolamento degli strati inquinati e protezione dalle precipitazioni e dagli inquinanti. 61
  • 62. b) Rimozione parziale o totale degli strati inquinati. SULLA FALDA: a) Allontanamento delle acque inquinate. b) Ricarica della falda idrica DECONTAMINAZIONE DELLE ACQUE La scelta di un trattamento correttivo delle acque di una falda acquifera vede come momento preliminare la definizione del tipo di inquinanti presenti. I metodi di decontaminazione più utilizzati sono: Coagulazione e filtrazione Aerazione forzata 62
  • 63. Scambio ionico Processi osmotici Processi biologici Processi ossidativi COAGULAZIONE E FILTRAZIONE FILTRI LENTI (Inglesi) Ingresso Acqua Sabbia(0.3 mm) 100 cm Uscita FILTRI RAPIDI (Americani) Ingresso acqua chiarificata 63
  • 64. Sabbia(1 mm) 60 cm Uscita PROCESSI OSSIDATIVI (Clorazione) La clorazione delle acque può essere effettuata con Ipoclorito di Sodio oppure con Biossido di Cloro. In entrambi i casi si sfrutta il potere ossidante del cloro secondo la seguente reazione: - + Cl2 + H2O 2 Cl + 2H + ½ O2 L’Ipoclorito di Sodio è utilizzabile in soluzione a diverse concentrazioni. 64
  • 65. Il Biossido di Cloro esiste allo stato gassoso e si ottiene dalla seguente reazione: Cl2 + 2NaClO2 2NaCl + 2ClO2 CLORAZIONE AL BREAK POINT Aggiungendo cloro all’acqua si formano composi secondari (clorammine, clorofenoli, ecc.) che per una progressiva aggiunta di cloro si ossidano provocando l’abbassamento del cloro residuo combinato. Tale punto viene definito Break Point. Esempio di clorazione al Break Point 65
  • 66. PRINCIPALI NORMATIVE A TUTELA DELLE ACQUE Decreto Legislativo 11 maggio 1999 n° 152: Disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione dell acque dall’inquinamento 66
  • 67. provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. Decreto ministeriale 25 ottobre 1999 Numero 471: Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni. Decreto Legislativo 2 febbraio 2001 n° 31: Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. 67
  • 68. CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI (Processi con applicazione del calore) Molti processi di trasformazione o conservazione degli alimenti avvengono con la somministrazione di calore. 68
  • 69. MODALITÀ DI TRASMISSIONE DEL CALORE: • IRRAGGIAMENTO • CONDUZIONE • CONVEZIONE IRRAGGIAMENTO Nell’irraggiamento la trasmissione del calore avviene mediande onde elettromagnetiche che attraversano indisturbate lo spazio trasformandosi in energia termica solo quando entrano in contatto con la superficie dell’alimento. 69
  • 70. RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELL’ONDA ELETTROMAGNETICA λ c = λ .F c = velocità della luce F = frequenza λ = lunghezza d’onda IRRAGGIAMENTO Quando un’onda elettromagnetica entra in collisione con un corpo o una matrice alimentare l’onda stessa può essere: 70
  • 71. • RIFLESSA • RIFRATTA • ASSORBITA Di queste tre possibilità, solo la radiazione assorbita produce calore. RADIAZIONI ELETTROMAGNETICHE Tipo di Effetto Lunghezza Frequenza radiazione sulla d’onda (Hz) materia (:m) raggi cosmici trasmessi -6 . 20 10 3 10 raggi γ assorbiti -6 . 20 10 3 10 trasmessi . -6 . 18 140 10 2 10 riflessi 71
  • 72. raggi x . -6 . 19 6 10 5 10 assorbiti -1 . 15 10 3 10 raggi UV assorbiti 0,014 – 0,4 . 16 2 10 trasmessi . 14 8 10 riflessi raggi luminosi assorbiti 0,4 – 0,8 . 14 8 10 trasmessi . 14 4 10 riflessi raggi infrarossi 0,8 – 400 . 14 4 10 assorbiti . 11 8 10 onde radio assorbite 6 . 14 10 8 10 trasmesse . 6 . 14 30.000 10 4 10 riflesse CAMPO DI APPLICAZIONE Nell’industria alimentare l’irraggiamento viene utilizzato per: • disidratare frutta e verdure 72
  • 73. • disidratare grano ed altri cereali • arrostimento degli alimenti (carne, pesce, pane, verdure, ecc.) CONDUZIONE La velocità con cui viene trasmesso il calore per conduzione dipende dalla differenza di temperatura tra l’alimento ed il mezzo riscaldante o raffreddante e dalla resistenza totale allo scambio termico. La velocità di diffusione termica si calcola con la seguente equazione: 73
  • 74. K . A (T1 – T2) Q = -------------------------- X dove: Q = velocità di trasmissione del calore Kcal . S-1 K = conducibilità termica Kcal . m . S-1 A = superficie di scambio termico mq T1 – T2 = differenza di temperatura °C X = spessore dell’alimento m CONVEZIONE Lo scambio termico per convezione avviene per il miscelamento di porzioni calde e fredde di materiali allo stato liquido. La velocità di trasmissione del calore dipende da: 74
  • 75. • dimensione della superficie di scambio di scambio termico • differenza di temperatura tra superficie e fluido • coefficiente di scambio termico superficiale EFFETTO DEL CALORE SUI MICRORGANISMI L’effetto conservante del trattamento termico è dovuto alla denaturazione delle proteine che inibisce l’attività enzimatica bloccando metabolismo dei microrganismi. 75
  • 76. Quando l’alimento viene riscaldato ad una temperatura capace di uccidere i microrganismi la percentuale di batteri morti dipende dalla loro concentrazione iniziale e dalla durata del trattamento termico. PASTORIZZAZIONE La pastorizzazione è un trattamento termico (a temperature <100°C) che viene impiegato per consentire il risanamento degli alimenti da eventuali germi patogeni o da alcuni enzimi. Con la pastorizzazione è possibile conservare gli alimenti per alcuni giorni 76
  • 77. (latte) o per diversi mesi (uova e succhi di frutta). PASTORIZZAZIONE Il calore richiesto per innalzare la temperatura durante la pastorizzazione si calcola con la seguente equazione: Q = m x c x (Ta – Tb) DOVE : 77
  • 78. Q = velocità di trasmissione del calore m = portata del fluido riscaldante Ta – Tb = salto termico PASTORIZZAZIONE Il grado di trattamento termico richiesto per stabilizzare un alimento è determinato dal tempo di riduzione decimale D dell’enzima o del microrganismo che si desidera eliminare (o di riferimento). Essendo gli aromi, il colore, le vitamine e gli altri nutrienti presenti in un alimento caratterizzati da determinati valori di D, è opportuno ottimizzare le condizioni di pastorizzazione in 78
  • 79. funzione della qualità nutrizionale ed organolettica che si intende ottenere. Nel risanamento del latte a basse temperature (63°C x 30’) si determina una perdita maggiore di vitamine rispetto ai trattamenti con alte temperature HTST (71,5°C x 15”) SCHEMA DI UN PASTORIZZATORE 79
  • 80. STERILIZZAZIONE La sterilizzazione è un’operazione con la quale gli alimenti vengono riscaldati a temperature elevate per un tempo 80
  • 81. sufficiente a distruggere tutti i microrganismi e gli enzimi. La durata del trattamento dipende dai seguenti fattori: • resistenza termica dei microrganismi • resistenza termica degli enzimi • condizioni di riscaldamento • dimensioni dei contenitori • stato fisico dell’alimento STERILIZZAZIONE Per definire i tempi di trattamento di un alimento è necessario avere 81
  • 82. informazioni sulla resistenza termica dei batteri o degli enzimi e sulla velocità di penetrazione del calore. VELOCITA’ DI PENETRAZIONE DEL CALORE 82
  • 83. Nella sterilizzazione il calore viene solitamente trasmesso dal vapore sotto pressione o dall’acqua attraverso il contenitore o nell’alimento. I principali fattori che influenzano la trasmissione del calore sono: • Tipo di alimento • dimensioni del contenitore • agitazione del prodotto • temperatura del mezzo riscaldante • forma del contenitore • tipo di contenitore CLASSIFICAZIONE DELLE CONSERVE STERILIZZATE 83
  • 84. MEZZE CONSERVE: Trattamento a 65 – 75°C Conservabilità a 5°C – 6 mesi Conservabilità a 10°C – 3 mesi CONSERVE TRE QUARTI: Trattamento a 108 - 115°C F = 0,6 Conservabilità a 15°C – 12 mesi CONSERVE A LUNGA CONSERVAZIONE: Trattamento a 117 - 130°C F = 4 – 5,5’ Conservabilità a 25°C – 4 anni CONSERVE TROPICALI: Trattamento a 130°C F = 12 – 15’ Conservabilità a 40°C – 1 anno CONSERVAZIONE DEGLI ALIMENTI (Mezzi Chimici) 84
  • 85. I mezzi chimici di conservazione prevedono l’uso di sostanze dette additivi. Gli additivi sono sostanze impiegate a scopo non nutritivo, che si aggiungono in qualunque fase di lavorazione alla massa o alla superficie degli alimenti per consentirne la conservazione. 85
  • 86. GLI ADDITIVI POSSONO ESSERE CLASSIFICATI IN BASE ALLA LORO FUNZIONE IN: • Conservanti • Inibenti le alterazioni di natura fisica • Miglioranti la fermentazione • Coloranti • Edulcoranti (calorici ed acalorici) 86
  • 87. CASI IN CUI L’IMPIEGO DI ADDITIVI E’ GIUSTIFICATO: • Protezione delle proprietà nutritive dell’alimento • Miglioramento della conservazione con riduzione degli scarti • Miglioramento delle caratteristiche organolettiche • L’uso di additivi non come conservanti, ma come speciali ingredienti in alcune fasi della lavorazione 87
  • 88. CASI IN CUI L’IMPIEGO DI ADDITIVI NON E’ GIUSTIFICATO: • Occultamento di tecnologie difettose • Per ingannare il consumatore • Riduzione del potere nutritivo di un alimento • Possibile uso di tecnologie alternative 88
  • 89. TECNICHE TRADIZIONALI DI CONSERVAZIONE • AFFUMICATURA • SALAGIONE • MARINATURA • USO DI ZUCCHERO • USO DI ACETO RISCHIO ALIMENTARE 89
  • 90. Gli alimenti, in mancanza di controlli efficaci, possono comportare i seguenti rischi per la salute umana: • RISCHIO BIOLOGICO (tossinfezioni e malattie veicolate dagli alimenti) • RISCHIO CHIMICO (elementi tossici, antiparassitari, ed altri composti tossici presenti nell’alimento) • RISCHIO FISICO (corpi estranei, isotopi radioattivi) RISCHIO BIOLOGICO TOSSINFEZIONI ALIMENTARI 90
  • 91. PREMESSA Pur essendo noti i principi per la prevenzione della maggior parte delle malattie di origine alimentare, esse continuano a rappresentare, anche nei paesi industrializzati, un serio problema di sanità pubblica. Il notevole incremento delle tossinfezioni alimentari registrate negli ultimi anni nei paesi industrializzati è dovuto principalmente ai seguenti fattori: • Il maggiore ricorso, da parte del cittadino, alla ristorazione collettiva soprattutto attraverso mense aziendali, scolastiche, ristoranti, luoghi di ritrovo come pub o caffetterie; • la mancanza, nonostante le normative, di controlli efficaci. 91
  • 92. TOSSINFEZIONI ALIMENTARI DEFINIZIONE Le tossinfezioni alimentari sono sindromi conseguenti al consumo recente di alimenti contaminati da agenti patogeni o dalle loro tossine. Colpiscono, generalmente poche persone o intere comunità. 92
  • 93. IN PARTICOLARE POSSIAMO DISTINGUERE: TOSSINFEZIONI. Il termine di tossinfezione alimentare va riservato, esclusivamente, alle sindromi conseguenti all’ingestione di microrganismi patogeni vitali e delle loro tossine. INTOSSICAZIONI. Sono sindromi determinate da alimenti contaminati da una o più tossine prodotte da microrganismi che possono non essere presenti nell’alimento al momento dell’ingestione. INFEZIONI. Sono tutte le infezioni esclusivamente dagli alimenti. 93
  • 94. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI • Si verificano solo se la contaminazione dell’alimento, da parte degli agenti patogeni, è massiva. • Colpiscono, sebbene in misura diversa, tutti gli individui che hanno consumato l’alimento contaminato. • Hanno un periodo di incubazione molto breve, in genere poche ore. • Si presentano, ma non sempre, con manifestazioni a carico dell’apparato digerente. (Nel Botulismo i sintomi neurologici sono nettamente predominanti). 94
  • 95. SALMONELLOSI DEFINIZIONE E’ un’infezione acuta dell’intestino determinata da numerosi sierotipi di batteri appartenenti al genere Salmonella. DIFFUSIONE E’ la tossinezione più frequente nella maggior parte dei paesi industrializzati. In Italia oltre il 50% di tutti gli episodi registrati sono attribuibili alla S. typhi murium. 95
  • 96. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’AGENTE ETIOLOGICO La Salmonella è un batterio gram-, asporigeno, aerobio, mobile per la presenza di flagelli peritrichi. LA STRUTTURA ANTIGENICA è molto complessa; in particolare distinguiamo i seguenti antigeni: • Somatici (antigeni O): sono di natura polisaccaridica e fanno parte della parete cellulare e sono uniti ad una frazione lipidica (lipide A). • Flagellari (antigeni H): sono di natura proteica e fanno parte dei flagelli. • Di superficie (antigene Vi): è presente solo sulla superficie esterna della parete cellulare delle S. Typhi e Paratyphi C. 96
  • 97. CLASSIFICAZIONE Il genere Salmonella comprende una sola specie e sei sottospecie I – VI. Le sei sottospecie sono suddivise in numerosi sierotipi in base alla struttura antigienica. Classificazione secondo Kauffmann-White Gruppo Sierotipo Antigeni O Antigeni H Fase 1 Fase 2 1, 2, 12 a - S. paratyphi A A S. paratyphi B 1, 4, 5, 12 b 1, 2 S. wien 1, 4, 12, 27 b 1, w B S. saint-paul S. typhimurium 1, 4, 5, 12 1, 4, 5, 12 e, h i 1, 2 1, 2 6, 7, Vi c 1, 5 S. paratyphi C C1 6, 7 c 1, 5 S. cholerae suis 6, 7 k 1, 5 S. thompson 6, 8 d 1, 5 S. manhattan 6, 8 e, h 1, 2 S. newport C2 8, 20 a - S. santiago C3 6, 7, 14 b e, n, x S. Lookleaze C4 9, 12, Vi d - S. typhi 1, 9, 12 g, p - S. dublin 1, 9, 12 g, m - S. enteritidis S. gallinorum- 1, 9, 12, - - D pullorum 97
  • 98. HABITAT E OSPITE L’habitat delle salmonella è il lume intestinale dei loro ospiti naturali. In rapporto allo spettro d’ospite i diversi sierotipi possono essere così distinti: Sierotipi adatti all’uomo: S. Typhi S. Paratyphi A e B Sierotipi adatti ad ospiti particolari: S. Typhi murium S. Typhi suis S. gallinorum-pullorum S. abortus-ovis S. abortus-equi Per tutti gli altri sierotipi non si conosce un ospite abituale (possono infettare qualsiasi animale). 98
  • 99. RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E CHIMICI Le Salmonella sono molto sensibili agli agenti fisici e chimici. CALORE: Le Salmonella sono facilmente distrutte già ad una temperatura di 60°C in 20 minuti. REFRIGERAZIONE: Impedisce la moltiplicazione delle Salmonelle, senza ucciderle, se la temperatura è <+5°C. CONGELAZIONE: Oltre a bloccarne la crescita determina una moderata riduzione della carica batterica. Le salmonella, inoltre, sono sensibili a numerosi disinfettanti chimici, come: • ipoclorito • fenoli • formaldeide • composti dell’ammonio quaternario 99
  • 100. PATOLOGIA NELL’UOMO PERIODO DI INCUBAZIONE: 12 – 48 ore SINTOMATOLOGIA CLASSICA: • Diarrea • Vomito • Febbre (spesso elevata) • Dolori addominali • Malessere generale. ALTRE FORME CLINICHE : • Similtifoidea • Setticemica LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE MANIFESTAZIONI CLINICHE DIPENDONO: • Dalla virulenza • Dalla carica infettante • Da fattori dell’ospite (età, stato immunitario, ecc.) 100
  • 101. EPIDEMIOLOGIA Il veicolo più comune delle Salmonella è costituito dalle carni e dagli alimenti di origine animale primariamente o secondariamente contaminati. L’incidenza della Salmonellosi è in aumento in quasi tutti i paesi industrializzati. In Italia vengono mediamente notificati 10.000 casi l’anno. Le cause che hanno portato ad un aumento di incidenza dell’infezione sono: Più frequente e massiccia importazione di carni e bestiame con introduzione di sierotipi propri di altre zone. Diffusione degli allevamenti intensivi. Uso di farine animali. Maggior consumo di carni Maggior ricorso alla ristorazione collettiva 101
  • 102. TOSSINFEZIONE DA STAFILOCOCCHI DEFINIZIONE E’ un’intossicazione alimentare acuta determinata dall’ingestione di una o più tossine prodotte da alcuni stipiti di Staphylococcus Aureus. DIFFUSIONE Frequente in tutti i paesi industrializzati. 102
  • 103. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’AGENTE ETIOLOGICO Lo Stafilococco è un cocco sferico gram positivo, immobile, aerobio, anaerobio facoltativo. TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE I ceppi di S. aureus producono un’ampia gamma di sostanze che contribuiscono certamente, o soltanto in parte, alla loro virulenza. Tra queste sostanze, le più importanti sono: • α Emolisina • Enterotossine • Esfoliatina • Coagulasi • Leucocidina 103
  • 104. CLASSIFICAZIONE Esistono solo tre specie di Stafilococco importanti in medicina: S. aureus: è responsabile di infezioni caratterizzate da suppurazioni intense con tendenza all’ascessualizzazione. In particolare distinguiamo: LESIONI SUPPURATIVE SUPERFICIALI • foruncolo • favo • orzaiolo • impetigine bollosa • paronichia LESIONI PROFONDE • osteomielite • batteremie ed endocardite • polmonite • scarlattina stafilococcica • enterocolite • infezioni delle ferite. 104
  • 105. S. epidermidis: può essere causa di malattia solo in individui le cui difese immunitarie sono compromesse. In particolare è responsabile di infezioni ospedaliere: • Endocardite • Infezioni di protesi valvolari • Dopo lo S. aureus è la causa più frequente di infezione della protesi dell’anca • Prostatiti S. saprophyticus: può essere causa di infezioni a carico dell’apparato urinario femminile. 105
  • 106. HABITAT E OSPITE L’habitat degli Stafilococchi è la cute e le mucose dell’uomo. In particolare: • Lo S. aureus colonizza la mucosa delle narici, del faringe e la cute. • Lo S. epidermidis è un componente della flora normale della cute di quasi tutti gli uomini e di molti animali. • Lo S. saprophyticus vive allo stato libero in natura, ma può anche colonizzare la cute dell’uomo. 106
  • 107. RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E CHIMICI Come quasi tutti i batteri asporigeni importanti in medicina, lo stafilococco è molto sensibile agli agenti fisici e chimici. CALORE: Lo S. aureus è facilmente distrutto già ad una temperatura superiore a 60°C in alcuni minuti. REFRIGERAZIONE: Impedisce la moltiplicazione degli Stafilococchi senza ucciderli, se la temperatura è <+5°C. CONGELAZIONE: Oltre a bloccarne la crescita determina una moderata riduzione della carica batterica. Gli Stafilococchi sono sensibili a numerosi disinfettanti chimici, tra i quali: • ipoclorito • fenoli • formaldeide • composti dell’ammonio quaternario 107
  • 108. PATOLOGIA NELL’UOMO PERIODO DI INCUBAZIONE: 2 – 3 ore (a volte anche dopo un intervallo più breve 1 ora o più lungo 7 ore) SINTOMATOLOGIA CLASSICA: • Astenia • Nausea intensa • Aumentata salivazione • Vomito • Dolori addominali • Raramente diarrea. ALTRE FORME CLINICHE : • Solo eccezionalmente si può avere un decorso grave sino alla morte LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE MANIFESTAZIONI DIPENDONO: • Dalla concentrazione di tossina nell’alimento e dalla quantità di alimento ingerito. • Da fattori dell’ospite (età, stato immunitario, ecc.) 108
  • 109. EPIDEMIOLOGIA Il veicolo più comune delle tossinfezioni da Stafilococco è costituito da: • gelati • creme • dolci con crema • pizze ripiene • formaggi • ripieni e sughi con carne tritata • carni fredde • maionese • paté, • prosciutto cotto. In Italia l’incidenza di tossinfezioni da Stafilococchi è seconda solo alle Salmonellosi, ed anch’essa è in continuo aumento. 109
  • 110. TOSSINFEZIONE DA CLOSTRIDIUM BOTULINUM DEFINIZIONE E’ un’intossicazione alimentare determinata dall’ingestione da una esotossina elaborata dal Clostridium Botulinum. DIFFUSIONE Molto rara è più diffusa nei paesi del terzo mondo ed in quelli in via di sviluppo. Si verifica maggiormente nelle zone rurali dove esiste l’abitudine alla produzione domestica di cibi conservati. 110
  • 111. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’AGENTE ETIOLOGICO Il Clostridium Botulinum si presenta come un grosso bastoncello lungo circa 5 µ, gram positivo, sporigeno ed anaerobio. TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE La produzione di esotossine (neurotossine) è determinata dall’integrazione di un fago lisogeno nel genoma del microrganismo. Le neurotossine del Clostridium Botulinum sono termolabili e vengono inattivate rapidamente alla temperatura di 100 °C. Agiscono sulle placche meuromuscolari inibendo la liberazione di acetilcolina portando alla paralisi flaccida dei muscoli. 111
  • 112. CLASSIFICAZIONE Attualmente il Clostridium Botulinum è classificato in sette gruppi A-G ogn’uno dei quali è in grado di elaborare una potente neurotossina. Le neurotossine sono antigienicamente distinte ed hanno un’elevata tossicità. La minima dose letale per l’uomo è inferiore ad 1 µg di neurotossina. 112
  • 113. HABITAT E OSPITE Il Clostridium Botulinum, si moltiplica attivamente nel materiale organico in decomposizione del suolo e delle acque. Le spore, molto resistenti, sono ampiamente diffuse in natura. Gli alimenti sia di origine animale che vegetale, sono frequentemente contaminati all’origine o durante la preparazione. 113
  • 114. RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E CHIMICI Il Clostridium Botulinum è poco resistente sia agli agenti fisici sia agli agenti chimici. Le neurotossine pur essendo termolabili (sono distrutte rapidamente a 100°C), sono resistenti agli enzimi gastroenterici e sono rapidamente assorbite per questa via. Le spore del Clostridium Botulinum resistono alla bollitura per molto tempo, ma sono rapidamente inattivate a 121 °C in autoclave. 114
  • 115. PATOLOGIA NELL’UOMO PERIODO DI INCUBAZIONE: 12 – 36 ore (o qualche giorno in caso di scarsa assunzione di tossina) SINTOMATOLOGIA CLASSICA: • Vertigini • Modesti disturbi gastroenterici • Interessamento del sistema nervoso autonomo (bocca secca, ritenzione urinaria) • Diplopia • Ptosi palpebrale • Disfagia • Afonia • Paralisi dei muscoli respiratori LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE MANIFESTAZIONI DIPENDONO: • Dalla concentrazione di tossina nell’alimento e dalla quantità di alimento ingerito. • Da fattori dell’ospite (età, stato immunitario, ecc.) • Il 20% dei casi di botulismo ha esito letale. 115
  • 116. PATOLOGIA NELL’UOMO ALTRE FORME CLINICHE : Botulismo da ferite: molto raramente, ferite infette possono permettere la crescita del Clostridium Botulinum determinando una malattia simile all’avvelenamento da cibo. Botulismo infantile: recentemente in bambini di età compresa tra 3 settimane e 8 mesi è stata riconosciuta una sindrome associata al Clostridium Botulinum caratterizzata da: • Scarso tono muscolare • Letargia • Disturbi nell’alimentazione • Paralisi oftalmica • Morte improvvisa del bambino 116
  • 117. EPIDEMIOLOGIA Il veicolo più comune delle tossinfezioni da Clostridium Botulinum è costituito: Frequentemente da: • conserve vegetali • insaccati Meno frequentemente da: • pesce sott’olio • pesce affumicato o in salamoia • uova di storione e di salmone • carni in scatola L’incidenza del botulismo è molto bassa (si verificano pochi casi ogni anno). 117
  • 118. TOSSINFEZIONE DA CLOSTRIDIUM PERFRIGENS DEFINIZIONE E’ un’intossicazione alimentare determinata dall’ingestione di una esotossina elaborata dal Clostridium Perfrigens. DIFFUSIONE La tossinfezione da Clostridium Perfrigens è diffusa in tutto il mondo e gli episodi si manifestano con andamento uniforme nei diversi periodi dell’anno. 118
  • 119. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’AGENTE ETIOLOGICO Il Clostridium Perfrigens è un bacillo gram positivo, immobile, capsulato, sporigeno ed anaerobio. TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE Il Clostridium Perfrigens può produrre diverse esotossine e proteine extracellulari biologicamente attive: • α-tossina • enterotossina • collagenasi, deosiribonucleasi e ialunoridase L’enterotossina è una proteina elaborata solo da alcuni ceppi di Clostridium Perfrigens del tipo A durante la sporulazione. 119
  • 120. CLASSIFICAZIONE Attualmente il Clostridium Perfrigens è classificato in base al tipo di sostanze biologicamente attive prodotte. In particolare si riconoscono sette tipi A-G che hanno diversa importanza patogenetica nelle diverse specie animali. Numerosi stipiti di Clostridium Perfrigens del tipo A e solo eccezionalmente il tipo C sono patogeni per l’uomo. 120
  • 121. HABITAT E OSPITE Il Clostridium Perfrigens di tipo A si ritrova costantemente nel colon e spesso nell’ambiente. Gli alimenti sia di origine animale che vegetale, sono frequentemente contaminati all’origine o durante la preparazione data l’enorme diffusione delle spore nelle feci dell’uomo e nell’ambiente. 121
  • 122. RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E CHIMICI Le spore Clostridium Perfrigens sono molto resistenti ai disinfettanti chimici ed alla bollitura per alcuni minuti. Le spore degli stipiti enterotossici del tipo A sono più resistenti e sopportano temperature di 100°C per un ora prima di essere inattivate. Le cellule vegetative di Clostridium Perfrigens sono rapidamente distrutte dai comuni disinfettanti alle concentrazioni d’uso. 122
  • 123. PATOLOGIA NELL’UOMO (TOSINFEZIONE) PERIODO DI INCUBAZIONE: 8 – 24 ore SINTOMATOLOGIA CLASSICA: • Nausea • Dolori addominali • Diarrea • Raramente vomito LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE MANIFESTAZIONI DIPENDONO: • Di solito la guarigione avviene entro le 24 ore senza bisogno di alcun trattamento terapeutico. 123
  • 124. PATOLOGIA NELL’UOMO ALTRE FORME CLINICHE : Gangrena gassosa: si può sviluppare su diverse lesioni traumatiche aperte (fratture esposte, ferite da proiettili) con interessamento del tessuto muscolare contaminate dalle spore di Clostridium Perfrigens. Cellulite anaerobia: è dovuta all’infezione da Clostridium Perfrigens di ferite e dei tessuti sottocutanei circostanti in cui c’è una marcata formazione di gas, ma con sintomatologiapiù lieve rispetto alla gangrena gassosa. Endometrite da clostridi: estremamente rara determina necrosi uterina e setticemia. 124
  • 125. EPIDEMIOLOGIA Gli alimenti responsabili delle tossinfezioni da Clostridium Perfrigens sono essenzialmente le carni cotte e consumate dopo 12/24 ore, il brodo e i sughi di carne. Le spore termoresistenti sopravvivono alla cottura oppure l’alimento può essere contaminato successivamente. Siccome la cottura, specie se prolungata, abbassa il potenziale di ossido-riduzione, si realizza un ambiente anaerobio favorevole alla vegetazione delle spore. L’incidenza delle tossinfezioni da Clostridium Perfrigens è al terzo posto in Italia dopo le tossinfezioni da stafilococco. 125
  • 126. TOSSINFEZIONE DA BACILLUS CEREUS DEFINIZIONE E’ un’intossicazione alimentare determinata dall’ingestione da una enterotossina elaborata dal Bacillus Cereus. DIFFUSIONE In Italia è una forma di tossinfezione molto rara, mentre sono stati segnalati numerosi casi nei paesi dell’Est ed in particolar modo in Ungheria. 126
  • 127. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’AGENTE ETIOLOGICO Il Bacillus Cereus è un bacillo gram positivo, sporigeno, aerobio appartenente al genere Bacillus. TOSSINE BIOLOGICAMENTE ATTIVE La sindrome diarroica è dovuta alla presenza, nell’alimento, di una tossina termolabile di natura proteica prodotta dalla maggior parte degli stipiti di Bacillus Cereus durante la fase di crescita esponenziale. La sindrome emetica è dovuta alla presenza di una tossina termostabile che si trova preformata negli alimenti contaminati da Bacillus Cereus. 127
  • 128. HABITAT E OSPITE Le spore di Bacillus Cereus sono molto diffuse nell’ambiente. Spore di Bacillus Cereus si isolano spesso nell’aria, nell’acqua, nel suolo e negli alimenti. Gli alimenti sia di origine animale che vegetale, sono frequentemente contaminati all’origine o durante la preparazione data l’enorme diffusione delle spore nell’ambiente. 128
  • 129. RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E CHIMICI Le spore Bacillus Cereus sono molto resistenti ai disinfettanti chimici ed alla bollitura per diversi minuti. La particolare resistenza al calore di alcune specie appartenenti al genere Bacillus (spore di Bacillus Termophilus) è addirittura sfruttata per il controllo dell’efficacia del processo di sterilizzazione in autoclave. Le cellule vegetative di Bacillus Cereus sono rapidamente distrutte dal calore e dai comuni disinfettanti alle concentrazioni d’uso. 129
  • 130. PATOLOGIA NELL’UOMO (TOSINFEZIONE) Si distinguono due diversi tipi di tossinfezioni alimentari che, per il periodo di incubazione ed il quadro clinico richiamano le forme sostenute da Clostridium Perfrigens e da Staphylococcus Aureus. Il primo tipo è causato dall’ingestione di creme, latte, carni cotte, brodo di carne e vegetale, fortemente contaminati. Il secondo tipo è dovuto al consumo di riso bollito o fritto in cui è presente il 8 9 Bacillus Cereus con carica di 10 –10 . 130
  • 131. PATOLOGIA NELL’UOMO (TOSINFEZIONE) FORMA DIARROICA PERIODO DI INCUBAZIONE: 8 – 16 ore SINTOMATOLOGIA CLASSICA: • Diarrea • Dolori addominali FORMA EMETICA PERIODO DI INCUBAZIONE: 1 – 5 ore SINTOMATOLOGIA CLASSICA: • Vomito • Dolori addominali LA DURATA E LA GRAVITÀ DELLE MANIFESTAZIONI DIPENDONO: • Di solito la guarigione avviene entro le 12 ore senza bisogno di alcun trattamento terapeutico. 131
  • 132. MALATTIE VEICOLATE PREVALENTEMENTE DAGLI ALIMENTI Sono quelle malattie il cui agente patogeno viene veicolato prevalentemente, ma non esclusivamente, dagli alimenti. SI ISTINGUONO DALLE TOSSINFEZIONI ALIMENTARI PER: • Bassa carica microbica nell’alimento • Non sempre il contagio avviene attraverso gli alimenti • Lungo periodo di incubazione • Maggiore durata e intensità della sintomatologia 132
  • 133. LE PRINCIPALI MALATTIE VEICOLATE DAGLI ALIMENTI SONO: • TIFO • PARATIFO A, B • EPATITE A • BRUCELLOSI • COLERA 133
  • 134. FEBBRE TIFOIDEA DEFINIZIONE E’ una malattia infettiva, acuta e contagiosa determinata dalla Salmonella Typhi appartenente al genere Salmonella. DIFFUSIONE E’ largamente diffusa in numerosi paesi a clima temperato. In Italia è presente soprattutto nelle regioni meridionali. 134
  • 135. CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL’AGENTE ETIOLOGICO La Salmonella Typhi appartiene alle Salmonella di gruppo D. E’ un batterio gram-, asporigeno, aerobio e mobile per la presenza di flagelli peritrichi. DELLA STRUTTURA ANTIGENICA SI CONOSCONO TRE ANTIGENI PRINCIPALI: • Somatici (antigeni O): sono di natura polisaccaridica e fanno parte della parete cellulare e sono uniti ad una frazione lipidica (lipide A). • Flagellari (antigeni H): sono di natura proteica e fanno parte dei flagelli. • Di superficie (antigene Vi). 135
  • 136. HABITAT E OSPITE L’habitat della Salmonella Typhi è il lume intestinale dell’uomo malato o portatore. In particolare possiamo distinguere: UN PORTATORE MALATO che elimina il batterio attraverso le feci e con le urine durante la batteremia. UN PORTATORE CONVALESCENTE che elimina il batterio attraverso le feci durante la convalescenza. UN PORTATORE CRONICO che elimina il batterio attraverso le feci per mesi o addirittura per anni. 136
  • 137. RESISTENZA AGLI AGENTI FISICI E CHIMICI Come tutte le Salmonella, la S. Typhi è poco resistente ai disinfettanti fisici e chimici. CALORE: La S. Typhi è facilmente distrutta ad una temperatura di 60°C in 20 minuti. REFRIGERAZIONE: Ne impedisce la moltiplicazione se la temperatura è <+5°C. CONGELAZIONE: Oltre a bloccarne la crescita determina una moderata riduzione della carica batterica. La S. Typhi, inoltre, è sensibili a: • ipoclorito • fenoli • formaldeidecomposti • dell’ammonio quaternario 137
  • 138. PATOGENESI Si divide nelle seguenti fasi: • Penetrazione della Salmonella Typhi nell’organismo attraverso la via orale. • Localizzazione a livello delle strutture linfatiche dell’intestino (placche del Peyer e follicoli) e dei linfonodi mesenterici dove di moltiplica attivamente. • Attraverso il dotto toracico le salmonelle raggiungono il torrente circolatorio e diffondono nell’organismo. • Localizzazione a livello della milza, 138
  • 139. del fegato, del midollo osseo, dei linfonodi polmonari. • Dal fegato attraverso la bile ritornano nell’intestino dove, per effetto della precedente sensibilizzazione, si ha un’intensa reazione infiammatoria che porta alla necrosi con formazione di escare che cadendo producono caratteristiche ulcere a stampo a livello delle placche del Peyer. • La caduta delle escare può provocare gravi enterorragie e peritonite secondaria a perforazione delle ulcere. 139
  • 140. CENNI CLINICI PERIODO DI INCUBAZIONE: 7 – 21 giorni LA SINTOMATOLOGIA CLASSICA è divisa in quattro fasi: PERIODO DI INVASIONE (I settenario) Corrisponde alla diffusione del microrganismo nel circolo ematico con conseguente batteremia. La febbre si eleva gradualmente con punte vespertine che superando ogni sera di ½ o di 1°C quelle delle sera precedente. Vi è costantemente dissociazione tra incremento di temperatura e la frequenza del polso. 140
  • 141. PERIODO DI STATO (II e III settenario) E’ caratterizzata dai seguenti sintomi: • Stato stuporoso • Roseole addominali • Spleno-epatomegalia • Dolori addominali • Diarrea con feci poltacee di colore verdastro • Enterorragia con melena e peritonite PERIODO DI DEFERVESCENZA (IV settenario) Corrisponde alla fase di guarigione con riparazione delle lesioni prodotte. 141
  • 142. ACCERTAMENTI DIAGNOSTICI • EMOCOLTURA (va effettuata nelle fasi iniziali della malattia) E’ un’indagine molto utile e viene effettuata su 2, 3 ml di sangue in 70-100 ml di brodo nutritivo semplice. • SIEROAGGLUTINAZIONE (Widal) Si effettua a partire dal II settenario attraverso la ricerca di agglutinine specifiche contro gli antigeni O ed H. Si considerano positivi i titoli superiori a 1:100. • La coprocoltura può essere effettuata solo nelle fasi avanzate ed è utile soprattutto per accertare che il soggetto clinicamente guarito non sia rimasto portatore di batteri. 142
  • 143. SORGENTI DI INFEZIONI E VIE DI TRASMISSIONE L'uomo malato o portatore è l'unica fonte d'infezione. Il contagio può essere diretto interumano, attraverso le mani, o indiretto, attraverso l'acqua o gli alimenti. L'acqua rappresenta il veicolo più temibile in quanto la sua contaminazione provoca episodi a carattere epidemico con un numero elevato di casi in un breve periodo di tempo. Tra gli alimenti quelli più a rischio sono il latte ed i mitili. 143
  • 144. PREVENZIONE • Notifica obblicatoria. • Isolamento in ospedale per malattie infettive o fiduciario domiciliare se sussistono le condizioni. • I conviventi vanno tenuti sotto sorveglianza sanitaria per almeno venti giorni. • Il malato è considerato non più contagioso dopo 3 coprocolture negative. • I portatori temporanei vanno bonificati mediante terapia antibiotica. • Per i portatori cronici che non possono essere bonificati vanno proibite le attività che comportano il contatto con gli alimenti. 144
  • 145. BONIFICA AMBIENTALE • Idonea raccolta ed allontanamento dei liquami. • Protezione delle fonti di approvvigionamento idrico. • Erogazione continua di acqua potabile. • Controlli periodici sulla qualità delle acque. • Controllo degli alimenti, • Controllo delle acque destinate alla balneazione. 145
  • 146. VACCINAZIONE La vaccinazione di massa è utile solo nei paesi in via di sviluppo. La normativa Italiana prevede la vaccinazione solo per le seguenti categorie: • Personale di assistenza o addetto alla lavanderia, alla cucina ed alla pulizia delle strutture di diagnosi e cura. • Personale addetto al trasporto dei malati, • Personale addetto alla manipolazione degli alimenti, alle centrali del latte o ai servizi di approvvigionamento idrico. Attualmente viene utilizzato un vaccino vivo attenuato preparato con un mutante biochimico di S. Typhi (Ty 21a) si somministrano tre dosi per via orale a giorni alterni. 146
  • 147. BRUCELLOSI DEFINIZIONE EZIOLOGIA PATOGENESI QUADRO CLINICO DIAGNOSI EPIDEMIOLOGIA DANNI DIRETTI ED INDIRETTI PROFILASSI PROFILASSI NELL’ANIMALE PROFILASSI POST-ESPOSIZIONE 147