Sergio Lironi Padova, ex caserma Prandina Sergio Lironi
L'acquisizione da parte del Comune di Padova delle aree dell'ex caserma Prandina ha suscitato un ampio dibattito sulle finalità ed i criteri di recupero e di rigenerazione di un luogo vitale per l'immagine della città, l'ambiente e la qualità della vita urbana...
Sergio Lironi Padova, ex caserma Prandina Sergio Lironi
L'acquisizione da parte del Comune di Padova delle aree dell'ex caserma Prandina ha suscitato un ampio dibattito sulle finalità ed i criteri di recupero e di rigenerazione di un luogo vitale per l'immagine della città, l'ambiente e la qualità della vita urbana...
Ex CASERMA PRANDINA. Passato e futuro.pdfSergio Lironi
Passato e futuro dell'ex Caserma Prandina a Padova. Un luogo storico da riscoprire. Un contesto urbano da rigenerare.
Il processo partecipativo seguito per conoscere un luogo simbolico per la storia della città, caratterizzato dalla presenza di due conventi benedettini con annessi broli ed orti urbani, e per immaginarne la sua possibile trasformazione in un parco urbano che possa anche divenire un nuovo attrattivo polo di attività culturali e di aggregazione sociale a scala cittadina.
Tour in Umbria, lavoro di Paolo Catalani, Jessica Proietti, Francesco Dercini e Maria Pia Maggi, classe IB, Istituto Comprensivo Giacomo Matteotti di Cave (Rm).
La storia rivista con i nostri occhi - Salerno - Il villaggio marino-sanatori...ISEA ODV
La storia rivista con i nostri occhi - Salerno - Il villaggio marino-sanatoriale di Torre Angellara
Lavoro associativo realizzato per ricordare gli eventi che dagli anni '30 del novecento fino ad oggi hanno caratterizzato questo "villaggio".
2. Giugno 1479: I Turchi ottomani sbarcarono a
Grottammare razziando così la città.
28 luglio 1480: il Gran vizir Gedik
Ahmet Pascià (?-1482) supportato da più di
70 navi, riesce a fare sbarcare nei pressi dei
laghi Alimini un esercito di 800 fanti e 500
cavalieri (Katafratti anatolici) per cingere
d’assedio la città portuale di Otranto, porta
d’entrata del Golfo di Venezia (Mare
Adriatico); il 13 agosto furono decapitate circa
ottocento persone.
Per tutto l’ultimo cinquantennio del quattrocento, lungo la costa adriatica, escludendo quel litorale
sotto il controllo della Repubblica di Venezia, si verificarono continui sbarchi da parte della flotta dello
Impero Ottomano il quale o compiva razzie depredando città portuali oppure deportando cittadini che
in seguito sarebbero divenuti schiavi.
L’Impero Ottomano nella sua massima espansione.
(Secoli XVI-XVII)
4. Intanto nella Villa Santa Maria di Loreto, all’epoca frazione di Recanati, si compivano gli ultimi lavori per la
costruzione della Basilica. Il comune di Recanati inviò sul luogo un contingente di soldati che insieme a
cittadini più virtuosi avevano il compito di proteggere gli abitanti delle sparute abitazioni della Villa Santa
Maria di Loreto e la manovalanza della fabbrica lauretana da eventuali incursioni ottomane, qualora fosse
stato conquistato il Castello svevo del Porto di Recanati. Intanto nel 1485 furono iniziati tutt’intorno al
coronamento dei muri i camminamenti di ronda da parte dell’architetto civile Giuliano da Maiano (1432-
1490) per rendere il tempio religioso più temibile agli occhi dei turchi.
5. Leone X de’ Medici (1475-1521) dopo tanti segni di devozione verso la Vergine di Loreto, decise che
tutta la Villa Santa Maria di Loreto fosse cinta di muri e bastioni sia per dare un aspetto più adeguato alla
piccola frazione di Recanati che stava lentamente crescendo per numero di abitanti e che in loco vi fosse
un reparto stabile di archibugieri contro eventuali attacchi da parte dell’Impero Ottomano.
Il 22 giugno 1513 al mastro architetto della Santa Casa di Loreto Donato Bramante (1444-1514), che fu
responsabile pro tempore dei lavori della basilica per la morte prematura di Gian Cristoforo Romano
(1456-1512), subentrò Andrea di Nicolò Savino dal Monte San Savino (1467-1529), detto volgarmente il
Sansovino.
Leone X de’ Medici
(1475-1521)
Andrea Sansovino
(1467-1529)
6. A causa dell’instabilità del terreno argilloso su cui appoggiava la struttura religiosa, l’architetto
toscano dovette rafforzare le fondamenta del Palazzo apostolico e a compiere dei lavori di rafforzo e
di bilanciamento sull’intera struttura della cupola, cercando di equilibrare tutto il suo peso sulle
colonne sottostanti. Questi lavori di manutenzione limitarono il neo Mastro architetto della Santa
Casa di Loreto a concentrarsi solamente sulla solidità della chiesa che per certi aspetti doveva
ancora essere conclusa, tralasciando così la costruzione della cinta muraria a date imprecisate.
Ma la municipalità di Recanati e Leone X premevano per l’edificazione di una cinta muraria: la prima
per una questione di difesa nei confronti degli ottomani, il secondo per questioni di viabilità, igiene e
decoro. Il Papa, in accordo con il Governatore de Santa Maria di Loreto, Pierantonio Perotti da
Castelfidardo (?-1539), sollevò Andrea Sansovino dall’incarico, affidandogli solo la direzione dei
lavori del rivestimento marmoreo della Santa Casa, e nominò responsabile del cantiere lauretano
Cristofero (Cristoforo) Resse da Imola.
Il Rivestimento marmoreo della Santa Casa
come appare oggi terminato nel 1538 da
Antonio da San Gallo il Giovane (1484-1546).
7. 21 marzo 1517: Incominciarono i lavori con molta lentezza a causa sia della diatriba sorte tra il
comune di Recanati e il Papa riguardo a chi dovesse pagare la manodopera per la costruzione delle
mura e sia perché le incursioni turche sulla costa erano venute meno negli ultimi mesi.
5 giugno 1518: i turchi, dopo essere sbarcati al porto di Recanati, penetrarono nel Castello svevo
per la complicità di un greco che abitava nel luogo: deportarono uomini, donne e bambini. Mentre
accadeva ciò, il consiglio degli anziani di Recanati organizzò 60 operai al comando dell’architetto
Resse per difendere il luogo Sacro e gli abitanti del monte Prodo.
18 giugno del 1518: Leone X de’ Medici, venuto a
sapere dell’accaduto, emanò “un breve” che fu
presentato ai Priori di Recanati, all’arciprete della Santa
Casa, al Governatore della Santa Casa, “… riguardo la
nuova fortificazione da farsi nella Villa con fosse e
bastioni, aggiungendo la domanda in proposito che il
Comune prevedesse il pane che dovrà darsi ai lavoranti
di Romagna, mandati già a trovare. Così pregava il
Comune di dare legnaioli per tagliar legne alla selva di
Monlongo e dei cittadini per sorvegliare gli operai”.
Foto di fine ‘800 del Castello svevo
8. 20 agosto 1518: l’architetto militare Cristoforo Resse iniziò i lavori per la costruzione della cinta muraria a
difesa della popolazione e della Sacra Reliquia; fu assistito da Andrea Sansovino con l’incarico di
architetto de’ materiali.
Il disegno della cinta di muraria da molti è stata attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546)
ma questi solamente nel 1525 fu nominato Mastro architetto della fabbrica lauretana; inoltre sempre
secondo fonti d’archivio non si garantirebbe nemmeno la sua presenza fisica durante le ultime fasi di
costruzione delle mura.
A.A.VV., La città murata di Loreto, Loreto, 1979, pg. 3: Rilievo del tessuto edificato entro il recinto murato adiacente alla chiesa e alla piazza.
Tardo ‘600, in seguito all’intervento dell’architetto ed ingegnere idraulico Giovanni Branca (1571-1645).
9. La porta, chiamata Osimana, perché orientata verso la
città di Osimo, costituiva l’unico ingresso nella futura
cinta muraria; per accedervi occorreva salire per una
stradina su terrapieno, accostata al torrione maggiore
che lo aggirava attorno per lungo tratto ed era larga più
di tre metri. Porta osimana venne chiusa nel 1590,
appena fu aperta Porta Romana, e si utilizzò lo spazio
per edificare un fabbricato piuttosto stretto dove ebbe
sede il Monte di Pietà, fino al 1812.
Alla metà del mese di marzo si incominciò la costruzione del
torrione Maggiore (oggi cinema teatro comunale) che in soli
quattro mesi fu completato. Durante l’inverno del 1518 il Resse
chiamò tre mastri de scalpello, Michelangelo da Carrone, Nicolò
da Montepulciano e Antonio Maria da Como, per rafforzare il
torrione maggiore e per abbellire con lo stemma di Leone X la
nuova porta della Villa che stava sorgendo nei pressi del
Bastione.
Porta osimana, larga poco più di tre metri, si
apriva molto probabilmente tra i due
contrafforti
10. I lavori si interruppero il 15 dicembre e ripresero il 21 marzo 1519; durante questi due mesi di riposo gli
operai vennero pagati e ne giunsero dei nuovi visto che si voleva dare un accelerazione ai lavori: vi
erano all’epoca nella Villa Santa Maria di Loreto più di 400 lavoratori.
La costruzione del torrione
minore risale al mese di aprile:
ispirandosi a quello maggiore, il
Resse ordinò ad un certo
Tommaso di Recanati e
Domenico del Tedesco di
aggiungervi sul lato Est, una
casupola d’avvistamento dove
l’archibugiere, qualora avesse
avvistato delle navi turche,
avrebbe suonato la campana
d’allarme.
11. La costruzione del torrione minore incontrò difficoltà di natura morfologica:
poiché venne costruito in prossimità di una sorgente sotterranea, le
fondamenta incominciarono a cedere e i muri ad inumidirsi, Domenico del
Tedesco escogitò allora la costruzione di una piccola fonte sul lato Est del
torrione minore, posta però al di fuori della cinta muraria.
In prossimità di questo torrione, venne costruita Porta Marina, larga un metro e venti centimetri, che
doveva servire ai pellegrini provenienti dal Sud della penisola italiana o alle merci che giungevano
dal porto di Recanati.
Porta marina prima dei lavori
dell’architetto Guido Cirilli (1871-
1954)
Porta marina dopo i lavori
dell’architetto Cirilli
12. Il 28 giugno del 1519 si diede avvio alla
costruzione della merlatura tondeggiante con
funzione esclusivamente decorativa a specificare
che il luogo era stato costruito non per fini militari,
ma per pace, silenzio e preghiera.
Si aggiunsero 28 merli al torrione maggiore e 16 a quello minore ed una grande cisterna sotto il torrione
grande, anch’ora oggi in uso. Furono appese alle muraglie ed in prossimità delle due porte gli stemmi
del cardinale protettore Giuliano Ridolfi da Firenze Priore di Capua e Leone X de Medici. Il 24 maggio
del 1520, Villa Santa Maria di Loreto fu elevata a Castello. A compimento delle fortificazioni, nel 1521,
venne posta una lapide, scalpellata in seguito dai soldati francesi, sull’esterno del torrione maggiore.
13. Dopo la battaglia di Lepanto, incominciò la parabola discendente dell’Impero Ottomano portando la fine
delle incursioni turche sull’Adriatico; le mura del Castello di Loreto incominciarono a deteriorarsi vista la
loro inutilità a scopo difensivo.
L’ultimo grande intervento di ampliamento e di
restauro venne eseguito da Giovanni Branca
(1571-1645) nel 1620, ingegnere e architetto
pesarese che ideò una macchina a vapore molto
prima di James Watt (1736-1819). Il Branca,
dopo avere ripristinato il sistema idrico lauretano
in quanto fatiscente e in continua perdita, chiuse
le aperture o feritoie dove era degrado e
aggiunse i bastioni pentagonali lungo la cortina:
queste aggiunte più che armi di difesa servivano
come terrapieni o sostegno per i lati deboli della
cinta muraria.
Uno dei due bastioni pentagonali aggiunti da Giovanni Branca nel
secolo XVII.