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Le misure di variabilità 
Una caratteristica importante di una distribuzione statistica è la sua variabilità. La variabilità è, infatti, la 
quantità di dispersione presente nei dati. Come gli indici di posizione, anche gli indici di dispersione o 
variabilità servono per descrivere sinteticamente (o caratterizzare) le distribuzioni statistiche 
quantitative (per le variabili qualitative si usano gli indici di diversità). 
Dati due insiemi di dati, questi possono 
differire sia nella posizione del valore 
centrale (media) che nella variabilità; 
oppure, come mostrato in figura, possono 
essere caratterizzati dalla stessa variabilità, 
ma da diverso valore centrale; 
o ancora, come mostra questa figura, 
possono avere lo stesso valore centrale, ma 
avere una diversa variabilità 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 1
Il range o campo di variazione 
Il range è la differenza tra l’osservazione più grande e quella più piccola in un insieme di dati. E’ 
importante sottolineare che il range deve assumere sempre valori maggiori di zero. Quindi dobbiamo 
considerare il valore assoluto. 
Il range interquartile è la differenza tra il terzo e il primo quartile in un insieme di dati: 
Sebbene il range sia una misura della dispersione totale e il range interquartile una 
misura della dispersione centrale, nessuna di queste due misure di variabilità tiene 
conto di come le osservazioni si distribuiscano o si concentrino intorno a una misura di 
tendenza centrale, come ad esempio la media. 
Presentiamo perciò altre misure di variabilità più appropriate. 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 2
Lo scostamento semplice medio dalla media 
Un’altra misura di variabilità è lo scostamento semplice medio 
questa non è però una buona misura perché la somma degli scarti positivi annulla quella degli 
scarti negativi dando sempre luogo ad una media nulla. 
Dimostrazione 
Questo inconveniente può essere evitato ignorando tutti i segni negativi e facendo la media dei 
valori assoluti degli scarti: 
La somma degli scarti assoluti è 
diversa da zero ma non permette 
di mettere in evidenza gli scarti 
maggiori, perciò si usa il quadrato 
Utilizzando la somma del quadrato degli scarti dalla media si accentuano gli scarti maggiori. 
La somma dei quadrati degli scarti è minima quando gli scarti sono calcolati da M 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 3
Lo Scostamento semplice dalla mediana 
Lo scostamento semplice dalla mediana è il minimo fra tutti i possibili scarti assoluti. 
Verifichiamolo: 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 4
La varianza e lo scarto quadratico medio. 
Si considerino perciò due misure della variabilità, la varianza (σ2) e lo scarto quadratico 
medio (σ, radice quadrata della varianza), che sintetizzano la dispersione dei valori 
osservati attorno alla loro media 
Una difficoltà nella interpretazione della varianza deriva dal fatto che essa è espressa nell’unità 
di misura del fenomeno elevato al quadrato. 
Per questo motivo si usa lo scarto quadratico medio, o deviazione standard che è così 
definito 
Calcolato utilizzando le 
frequenze assolute 
Nel caso in cui le 
modalità si ripetano più 
volte (media 
ponderata) 
Calcolato utilizzando le 
frequenze relative 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 5
Esempio 
Si confrontino le due distribuzioni di voti conseguiti dagli studenti A e B. Cosa si può dedurre? 
Se si confrontano queste distribuzioni per il valore 
assunto dalla media, si noterà che entrambe 
assumono come valore medio 3.5; si dovrebbe 
quindi concludere che le distribuzioni sono identiche. 
La rappresentazione grafica, fornita in figura, indica 
però, che la distribuzione B è più dispersa 
della distribuzione A, ma non fornisce una misura 
della distanza tra le due dispersioni. 
Tale misura è fornita dagli indicatori di variabilità. 
VOTI 
Range A = |1-6| =5 
Range B = |1-6| =5 
Anche il Range delle due distribuzioni coincide, per cui è necessario calcolare la varianza e lo 
scarto quadratico medio per verificare l’effettiva differenza tra le due distribuzioni. 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 6
Calcolo della varianza e dello scarto quadratico medio 
Per comodità si riportano tutti i dati in tabella in modo da non commettere errori di calcolo. 
Sommando i quadrati degli scarti dalla media (pesati per le rispettive frequenze) si ottiene il 
valore della varianza. 
Per la distribuzione A corrisponde a 0.8502 Per la distribuzione B corrisponde a 2.25. 
Il valore dello scarto quadratico medio è pari a: 0.9221 per la distribuzione A mentre per la 
distribuzione B è pari a 1.5. 
Questo significa che, come già si intuiva graficamente, nella Classe B i voti sono 
maggiormente dispersi intorno alla media. 
Cos'è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 7
Le proprietà della varianza 
La varianza è pari alla media aritmetica dei quadrati meno il quadrato della media aritmetica 
La varianza di una costante è pari a 0 
La varianza del prodotto tra una variabile e una costante è pari al quadrato della costante per la 
varianza della variabile. 
La varianza della somma tra una variabile e una costante è pari alla varianza della variabile. 
Cos'è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 8
Il coefficiente di variazione 
La varianza e lo scarto quadratico medio sono indici assoluti per cui è 
opportuno introdurre indici relativi o normalizzati. 
Un indice relativo molto usato, purché la media sia maggiore di zero (M > 0), è il 
rapporto tra lo scarto quadratico medio σ e la media aritmetica M. 
Si tratta del coefficiente di variazione CV. 
Cos'è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 9
Le differenze medie 
Le differenze medie sono indici di mutua variabilità che esaminano le differenze tra le modalità 
prese a due a due e ne operano una sintesi tramite una opportuna media. 
La differenza semplice media è un indice assoluto di mutua variabilità ottenuto operando i 
confronti tra le n modalità prese a due a due, non considerando i confronti tra ciascuna modalità 
e se stessa (n ・(n−1) confronti in tutto) e facendo la media aritmetica delle differenze. 
La differenza semplice media con ripetizione è un indice assoluto di mutua variabilità ottenuto 
operando i confronti tra le n modalità a due a due, considerando anche i confronti tra ciascuna 
modalità e se stessa (n2 confronti in tutto) e facendo la media aritmetica delle differenze. 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 10
Gli indici di concentrazione 
La concentrazione è una misura della mutua variabilità, cioè della variabilità tra ogni possibile 
modalità di una variabile e tutte le altre. 
L’analisi di concentrazione si può applicare alle variabili quantitative (es. reddito e popolazione) 
perché queste variabili sono “trasferibili” da un possessore ad un altro (es. persona, nazione) 
il totale posseduto da n unità statistiche.   
T  
yi 
n 
i 
1 
Si indica con 
La concentrazione studia il modo in cui l’ammontare totale T si distribuisce fra le n classi. 
Si possono considerare due situazioni estreme 
- concentrazione minima (equidistribuzione): 
le n unità statistiche possiedono uguale quantità 
della variabile. 
-concentrazione massima: 
una unità possiede il totale e le altre n−1 
possiedono un ammontare nullo della variabile. 
y 
 
1 
n 
y 
T 
n 
y 
n 
i 
i 
i    
y  
T 
n 
y i n 
 0 ( 1, ... 1) 
i 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 11
La rappresentazione grafica: Lorenz e Gini 
Si consideri una distribuzione unitaria i cui termini 
sono non negativi e disposti in ordine crescente: 
Prendendo le prime unità (i), che saranno le più 
povere e confrontando ciò che esse possiedono 
con ciò che ad esse spetterebbe in una situazione 
di equidistribuzione, in cui ai = μ (ogni unità 
possiede esattamente il valore medio) 
Se si divide per l’ammontare complessivo del carattere, An 
numero delle unità 
unità totali 
Pi  
si ottiene 
Dove: 
a a ai a 
0 ... ... 
      
* 
1 2 
a a  i 
A ... e A ... 
i i i 
 * 
A 
A 
i 
i 
i     
Qi = % del carattere posseduto dalle prime i unità. 
i 
i 
Ai A 
n  
Vale la relazione: Che può essere così trasformata: 
n 
i 
Qi è tanto più vicino a Pi quanto più si è prossimi alla situazione di equidistribuzione 
n 
      
1 
* 
An  a1 ... ai ...an  n  An 
n 
n 
A 
P 
A 
n 
i 
n 
 
Q 
  
media sino ad i media generale 
12 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru
Esempio 1: Costruzione di una Spezzata di Lorenz per 
distribuzioni unitarie. 
La tabella riporta la Popolazione del Lazio 
suddivisa per provincia di residenza (1990) 
Riportando in un grafico i valori di Pi e Qi si ottiene la 
spezzata di Lorenz. 
Sulla bisettrice si trovano i punti tali che pi = qi. 
-L’area tra la bisettrice e la spezzata di Lorenz è la 
curva di concentrazione. 
-Interpretazione dell’area: più è grande, maggiore è la 
concentrazione. 
- Nelle 3 province più piccole, ad esempio, risiede il 
17.4% contro il 60% (equidistribuzione). 
13 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru
Esempio 2: Costruzione della spezzata di Lorenz per distribuzioni in classi 
Si consideri ora il caso in cui il carattere 
(trasferibile) sia ripartito in classi: 
è cioè noto l’ammontare xi del carattere 
posseduto congiuntamente dalle ni unità che 
appartengono alla classe i. 
Le aziende della prima classe (cioè il 
15.8% delle aziende totali) contribuiscono 
solo al 1.58% del fatturato totale. 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 14
L’indice di concentrazione per distribuzioni unitarie 
Oltre alla rappresentazione grafica è necessario utilizzare un indicatore per costruire della concentrazione e 
in questo caso pare naturale una misura dell’area compresa tra la retta di equidistribuzione e la spezzata di 
Lorenz. 
Nel caso di distribuzioni unitarie l’area può essere scomposta nella somma di n trapezi, in particolare 
l’i−esimo trapezio ha basi pari a Pi−1 − Qi−1 e Pi − Qi e altezza costante pari a 1/n. 
1 1 
  1  1   
Effettuando i vari passaggi si ottiene la seguente 
formula: 
g  
Utilizzando i dati dell’Esempio 1 si costruisce l’indice 
di concentrazione della popolazione del Lazio. 
Questo valore indica un 
grado di concentrazione 
molto elevato, pari al 72% 
della concentrazione 
massima. 
 2 
Area : (( ) ( )) 
somma delle due basi 
altezza 
i i i i i 
n 
S P Q P Q 
( ) 
1 
2 
1 
1 
i 
n 
i 
Pi Q 
n 
 
 
 
 
 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 15
L’indice di concentrazione per distribuzioni in classi 
Nel caso di distribuzioni in classi si avrà 
invece un’area, scomposta in un numero di 
trapezi uguale al numero delle classi 
considerate. L’altezza non sarà più costante 
ma sarà uguale a 
S sarà quindi uguale a: 
1 
     
S [(PN i QN i ) (P Q )] f 
Riprendendo i dati del secondo esempio: 
k 
i 
2 
 
1 
( ) ( )   
B1 B2 
PN(i)  PN(i1)  fi 
N ( i 1) N ( i 1) 
i 
In questo secondo caso la concentrazione è pari al 55% della concentrazione massima. 
Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 16

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Le misure di variabilità

  • 1. Le misure di variabilità Una caratteristica importante di una distribuzione statistica è la sua variabilità. La variabilità è, infatti, la quantità di dispersione presente nei dati. Come gli indici di posizione, anche gli indici di dispersione o variabilità servono per descrivere sinteticamente (o caratterizzare) le distribuzioni statistiche quantitative (per le variabili qualitative si usano gli indici di diversità). Dati due insiemi di dati, questi possono differire sia nella posizione del valore centrale (media) che nella variabilità; oppure, come mostrato in figura, possono essere caratterizzati dalla stessa variabilità, ma da diverso valore centrale; o ancora, come mostra questa figura, possono avere lo stesso valore centrale, ma avere una diversa variabilità Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 1
  • 2. Il range o campo di variazione Il range è la differenza tra l’osservazione più grande e quella più piccola in un insieme di dati. E’ importante sottolineare che il range deve assumere sempre valori maggiori di zero. Quindi dobbiamo considerare il valore assoluto. Il range interquartile è la differenza tra il terzo e il primo quartile in un insieme di dati: Sebbene il range sia una misura della dispersione totale e il range interquartile una misura della dispersione centrale, nessuna di queste due misure di variabilità tiene conto di come le osservazioni si distribuiscano o si concentrino intorno a una misura di tendenza centrale, come ad esempio la media. Presentiamo perciò altre misure di variabilità più appropriate. Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 2
  • 3. Lo scostamento semplice medio dalla media Un’altra misura di variabilità è lo scostamento semplice medio questa non è però una buona misura perché la somma degli scarti positivi annulla quella degli scarti negativi dando sempre luogo ad una media nulla. Dimostrazione Questo inconveniente può essere evitato ignorando tutti i segni negativi e facendo la media dei valori assoluti degli scarti: La somma degli scarti assoluti è diversa da zero ma non permette di mettere in evidenza gli scarti maggiori, perciò si usa il quadrato Utilizzando la somma del quadrato degli scarti dalla media si accentuano gli scarti maggiori. La somma dei quadrati degli scarti è minima quando gli scarti sono calcolati da M Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 3
  • 4. Lo Scostamento semplice dalla mediana Lo scostamento semplice dalla mediana è il minimo fra tutti i possibili scarti assoluti. Verifichiamolo: Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 4
  • 5. La varianza e lo scarto quadratico medio. Si considerino perciò due misure della variabilità, la varianza (σ2) e lo scarto quadratico medio (σ, radice quadrata della varianza), che sintetizzano la dispersione dei valori osservati attorno alla loro media Una difficoltà nella interpretazione della varianza deriva dal fatto che essa è espressa nell’unità di misura del fenomeno elevato al quadrato. Per questo motivo si usa lo scarto quadratico medio, o deviazione standard che è così definito Calcolato utilizzando le frequenze assolute Nel caso in cui le modalità si ripetano più volte (media ponderata) Calcolato utilizzando le frequenze relative Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 5
  • 6. Esempio Si confrontino le due distribuzioni di voti conseguiti dagli studenti A e B. Cosa si può dedurre? Se si confrontano queste distribuzioni per il valore assunto dalla media, si noterà che entrambe assumono come valore medio 3.5; si dovrebbe quindi concludere che le distribuzioni sono identiche. La rappresentazione grafica, fornita in figura, indica però, che la distribuzione B è più dispersa della distribuzione A, ma non fornisce una misura della distanza tra le due dispersioni. Tale misura è fornita dagli indicatori di variabilità. VOTI Range A = |1-6| =5 Range B = |1-6| =5 Anche il Range delle due distribuzioni coincide, per cui è necessario calcolare la varianza e lo scarto quadratico medio per verificare l’effettiva differenza tra le due distribuzioni. Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 6
  • 7. Calcolo della varianza e dello scarto quadratico medio Per comodità si riportano tutti i dati in tabella in modo da non commettere errori di calcolo. Sommando i quadrati degli scarti dalla media (pesati per le rispettive frequenze) si ottiene il valore della varianza. Per la distribuzione A corrisponde a 0.8502 Per la distribuzione B corrisponde a 2.25. Il valore dello scarto quadratico medio è pari a: 0.9221 per la distribuzione A mentre per la distribuzione B è pari a 1.5. Questo significa che, come già si intuiva graficamente, nella Classe B i voti sono maggiormente dispersi intorno alla media. Cos'è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 7
  • 8. Le proprietà della varianza La varianza è pari alla media aritmetica dei quadrati meno il quadrato della media aritmetica La varianza di una costante è pari a 0 La varianza del prodotto tra una variabile e una costante è pari al quadrato della costante per la varianza della variabile. La varianza della somma tra una variabile e una costante è pari alla varianza della variabile. Cos'è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 8
  • 9. Il coefficiente di variazione La varianza e lo scarto quadratico medio sono indici assoluti per cui è opportuno introdurre indici relativi o normalizzati. Un indice relativo molto usato, purché la media sia maggiore di zero (M > 0), è il rapporto tra lo scarto quadratico medio σ e la media aritmetica M. Si tratta del coefficiente di variazione CV. Cos'è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 9
  • 10. Le differenze medie Le differenze medie sono indici di mutua variabilità che esaminano le differenze tra le modalità prese a due a due e ne operano una sintesi tramite una opportuna media. La differenza semplice media è un indice assoluto di mutua variabilità ottenuto operando i confronti tra le n modalità prese a due a due, non considerando i confronti tra ciascuna modalità e se stessa (n ・(n−1) confronti in tutto) e facendo la media aritmetica delle differenze. La differenza semplice media con ripetizione è un indice assoluto di mutua variabilità ottenuto operando i confronti tra le n modalità a due a due, considerando anche i confronti tra ciascuna modalità e se stessa (n2 confronti in tutto) e facendo la media aritmetica delle differenze. Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 10
  • 11. Gli indici di concentrazione La concentrazione è una misura della mutua variabilità, cioè della variabilità tra ogni possibile modalità di una variabile e tutte le altre. L’analisi di concentrazione si può applicare alle variabili quantitative (es. reddito e popolazione) perché queste variabili sono “trasferibili” da un possessore ad un altro (es. persona, nazione) il totale posseduto da n unità statistiche.   T  yi n i 1 Si indica con La concentrazione studia il modo in cui l’ammontare totale T si distribuisce fra le n classi. Si possono considerare due situazioni estreme - concentrazione minima (equidistribuzione): le n unità statistiche possiedono uguale quantità della variabile. -concentrazione massima: una unità possiede il totale e le altre n−1 possiedono un ammontare nullo della variabile. y  1 n y T n y n i i i    y  T n y i n  0 ( 1, ... 1) i Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 11
  • 12. La rappresentazione grafica: Lorenz e Gini Si consideri una distribuzione unitaria i cui termini sono non negativi e disposti in ordine crescente: Prendendo le prime unità (i), che saranno le più povere e confrontando ciò che esse possiedono con ciò che ad esse spetterebbe in una situazione di equidistribuzione, in cui ai = μ (ogni unità possiede esattamente il valore medio) Se si divide per l’ammontare complessivo del carattere, An numero delle unità unità totali Pi  si ottiene Dove: a a ai a 0 ... ...       * 1 2 a a  i A ... e A ... i i i  * A A i i i     Qi = % del carattere posseduto dalle prime i unità. i i Ai A n  Vale la relazione: Che può essere così trasformata: n i Qi è tanto più vicino a Pi quanto più si è prossimi alla situazione di equidistribuzione n       1 * An  a1 ... ai ...an  n  An n n A P A n i n  Q   media sino ad i media generale 12 Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru
  • 13. Esempio 1: Costruzione di una Spezzata di Lorenz per distribuzioni unitarie. La tabella riporta la Popolazione del Lazio suddivisa per provincia di residenza (1990) Riportando in un grafico i valori di Pi e Qi si ottiene la spezzata di Lorenz. Sulla bisettrice si trovano i punti tali che pi = qi. -L’area tra la bisettrice e la spezzata di Lorenz è la curva di concentrazione. -Interpretazione dell’area: più è grande, maggiore è la concentrazione. - Nelle 3 province più piccole, ad esempio, risiede il 17.4% contro il 60% (equidistribuzione). 13 Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru
  • 14. Esempio 2: Costruzione della spezzata di Lorenz per distribuzioni in classi Si consideri ora il caso in cui il carattere (trasferibile) sia ripartito in classi: è cioè noto l’ammontare xi del carattere posseduto congiuntamente dalle ni unità che appartengono alla classe i. Le aziende della prima classe (cioè il 15.8% delle aziende totali) contribuiscono solo al 1.58% del fatturato totale. Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 14
  • 15. L’indice di concentrazione per distribuzioni unitarie Oltre alla rappresentazione grafica è necessario utilizzare un indicatore per costruire della concentrazione e in questo caso pare naturale una misura dell’area compresa tra la retta di equidistribuzione e la spezzata di Lorenz. Nel caso di distribuzioni unitarie l’area può essere scomposta nella somma di n trapezi, in particolare l’i−esimo trapezio ha basi pari a Pi−1 − Qi−1 e Pi − Qi e altezza costante pari a 1/n. 1 1   1  1   Effettuando i vari passaggi si ottiene la seguente formula: g  Utilizzando i dati dell’Esempio 1 si costruisce l’indice di concentrazione della popolazione del Lazio. Questo valore indica un grado di concentrazione molto elevato, pari al 72% della concentrazione massima.  2 Area : (( ) ( )) somma delle due basi altezza i i i i i n S P Q P Q ( ) 1 2 1 1 i n i Pi Q n      Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 15
  • 16. L’indice di concentrazione per distribuzioni in classi Nel caso di distribuzioni in classi si avrà invece un’area, scomposta in un numero di trapezi uguale al numero delle classi considerate. L’altezza non sarà più costante ma sarà uguale a S sarà quindi uguale a: 1      S [(PN i QN i ) (P Q )] f Riprendendo i dati del secondo esempio: k i 2  1 ( ) ( )   B1 B2 PN(i)  PN(i1)  fi N ( i 1) N ( i 1) i In questo secondo caso la concentrazione è pari al 55% della concentrazione massima. Cos’è la Statistica - G. Garau, L. Schirru 16

Editor's Notes

  1. Titolo: Le misure di variabilità
  2. Le misure di variabilità: il range
  3. Titolo: Lo scostamento semplice medio dalla media e dalla mediana
  4. Titolo: Lo scostamento semplice dalla mediana.
  5. Le misure di variabilità: la varianza e lo scarto quadratico medio.
  6. Titolo: Esempio di calcolo degli indici di variabilità.
  7. Titolo: Esempio di calcolo della varianza e dello scarto quadratico medio.
  8. Titolo: Le proprietà della varianza.
  9. Titolo: Il coefficiente di variazione
  10. Titolo: Le differenze medie.
  11. Titolo: Gli indici di concentrazione
  12. Titolo: La rappresentazione grafica, Lorenz e Gini
  13. Titolo: Esempio 1: Costruzione di una spezzata di Lorenz (per distribuzioni unitarie).
  14. Titolo: Esempio 2: Costruzione di una spezzata di Lorenz (per distribuzioni in classi)
  15. Titolo: L’indice di concentrazione per distribuzioni unitarie
  16. Titolo: L’indice di concentrazione per distribuzioni in classi