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Malala nasce a Mingora, nel distretto di Swat, in Pakistan il 12/07/97
2008

2011

«Come osano i talebani togliermi il diritto fondamentale all'istruzione?»
Dopo la chiusura delle scuole femminili blog alla BBC Urdu con lo pseudonimo
di Gul Makai. Successiva alla popolarità del suo blog, e la rivelazione della sua
identità.
Premio nazionale per la pace

2012

9/10: Tentativo di assassinio nel pullman, mandante Fazlullah

2009

2013

1/02: promossa candidatura al Nobel per la pace
12/07: appello all’istruzione minorile a New York
17/09: Ambasciatore della coscienza di Amnesty International
13/10: Malala tiene testa a Obama
20/11: Strasburgo, premio Sakharov
IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE NELLA COSTITUZIONE ITALIANA
• L’articolo 26: Ogni individuo ha diritto all'istruzione gratuita e obbligatoria almeno per quanto
riguarda le classi elementari e fondamentali; l'istruzione deve essere indirizzata al pieno
sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle
libertà fondamentali; essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra
tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il
mantenimento della pace.
• L’articolo 34: la scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
“I may not go to school a g a i n ”
3 GENNAIO: «Ho avuto un sogno terribile ieri con elicotteri militari e talebani. Ho avuto
questi sogni dal lancio dell'operazione militare nello Swat. Avevo paura di andare a scuola
perché i talebani avevano emesso un editto che vieta tutte le ragazze di frequentare le
scuole. Solo 11 studenti hanno frequentato la classe su 27. Il numero è diminuito a causa
dell'editto dei talebani. Sulla mia strada da scuola a casa ho sentito un uomo dire 'Ti
ucciderò'. Mi affrettai il passo ... con mio sollievo assoluto stava parlando al cellulare e deve
essere stato minacciato qualcun altro al telefono».
14 GENNAIO: «Ero di cattivo umore mentre andavo a scuola, perché le vacanze invernali
sono a partire da domani. Il preside ha annunciato le vacanze, ma non ha menzionato la
data di riapertura della scuola.Le ragazze non erano troppo entusiaste delle vacanze perché
sapevano che se i talebani avessero attuato l’editto di their non sarebbero state in grado di
venire a scuola di nuovo. Io sono del parere che la scuola un giorno riaprirà, ma lasciandola,
ho guardato l'edificio come se io non sarei venuta qui di nuovo.»
15 GENNAIO: «La notte è stata riempita con il rumore del fuoco d'artiglieria e mi sono
svegliata tre volte. Ma poiché non c'era la scuola mi sono alzata tardi, alle ore 10.
Successivamente, il mio amico è venuto e abbiamo discusso di compiti. Oggi è l'ultimo
giorno prima della editto dei talebani entrata in vigore, e il mio amico stava discutendo di
lavoro come se nulla di straordinario fosse accaduto.»
Le hanno sparato questa mattina, appena uscita di scuola. Almeno sei colpi di pistola, che
hanno raggiunto lei e due sue compagne. Malala Yousafzai, quattordici anni appena, è uno
dei simboli dei diritti delle donne, e delle bambine, nel Pakistan delle aree tribali, dominato
ancora dai taleban e da leggi ancestrali. Ricoverata d’urgenza all’ospedale di Mingora, la città
principale della valle dello Swat, è in gravi condizioni. Dovrà essere trasferita all’estero, dopo
che il premier pakistano , Raja Pervez Ashraf, aveva inviato un elicottero governativo per farla
portare velocemente a Peshawar ,in una struttura più attrezzata. Malala era diventata famosa
nel 2009, quando aveva aperto un blog, sul sito della Bbc in lingua urdu, sulla condizione
delle bambine nello Swat, allora sotto la piena offensiva dei taleban, che facevano chiudere
una scuola dopo l’altra, e distruggevano quelle che si opponevano. Lo scorso anno aveva
ottenuto del primo premio nazionale per la pace dal governo di Islamabad ed è stata
segnalata per l’International Children’s Peace Prize dal gruppo KidsRights Foundation.
L’attacco è stato rivendicato dal Movimento dei talebani del Pakistan (Ttp), alleati di Al
Qaeda. “E’ una ragazza dalla mentalità occidentale che passa il tempo a denunciarci.
Chiunque criticherà i talebani subirà la stessa sorte”, ha minacciato Ehsanullah Ehsan,
portavoce del gruppo. I taleban, che sono stati scacciati dallo Swat nel 2010 da un’offensiva
dell’esercito pakistano, stanno riguadagnando terreno. Una voce come quella di Malala è
evidentemente un ostacolo da eliminare.
GIORDANO STABILE – LA STAMPA
Malala Yousafzai è nata a Mingora, in Pakistan il 12 luglio del 1997, ha perciò da poco compiuto i sedici
anni. Una ragazzina, quindi, che se fosse italiana avrebbe come problemi su come vestire per andare a
scuola, che motorino usare e come tenere a freno quei dannati brufoletti che spuntano sul viso sempre il
giorno prima di qualche festicciola tra coetanei. Ma la vita di Malala, ragazzina pakistana è molto diversa
da così. Un anno fa, infatti, il 9 ottobre 2012, quando aveva solo 15 anni, Malala è sopravvissuta a un
attentato dei talebani contro di lei, quando alcuni sicari le spararono tre colpi di pistola centrandola da
breve distanza sia alla testa che al collo. Tra la vita e la morte, la ragazzina venne soccorsa e trasferita a
Birminghan in Inghilterra, in un ospedale moderno e attrezzato dove si presero cura di lei fino a salvarle la
vita. A distanza di tempo, Malala ha ricevuto anche una lettera personale di Adnand Rasheedm, leader dei
talebani pakistani, che le chiedeva personalmente scusa per l'attentato subito. Candidata al premio Nobel
per la Pace, la più giovane di sempre, Malala non si è fatta intimidire dall'attentato maturato più che per il
fatto che la ragazza era la dimostrazione vivente della volontà delle donne di istruirsi, quanto per la sua
opposizione proprio al regime talebano. Infatti, anche se sotto pseudonimo, si era prestata a scrivere un
diario in urdo per la BBC, nel quale raccontava la sua vita sotto il regime nella Valle di Swat, dove dal 2009 i
talebani hanno vietato a bambine e ragazze di frequentare le scuole. Ora da Birminghan dove è rimasta
dopo essere stata salvata dall'attentato, Malala ha creato un Fondo che porta il suo nome e che si rivolge al
sostegno dell'istruzione femminile nel mondo. Malgrado sia ormai conosciuta in tutto il mondo e stia
appunto concorrendo per il premio Nobel per la pace, Malala continua ad essere un obiettivo da colpire.
Almeno così ha detto Shahidullah Shahid , portavoce di un gruppo talebano ancora ben deciso a farla
pagare alla ragazza così come a tutti i nemici dichiarati del regime talebano. Ciononostante, Malala ha
risposto con un segno di pace. "Serve dialogo con i talebani", ha detto. "È necessario dialogare con i
talebani per ottenere la pace", ha poi continuato la giovane in un'intervista con la BBC dove ha anche
ricostruito il giorno dell'attentato. Ma non solo. È in uscita in tutto il mondo il libro autobiografia della
ragazzina che ha sfidato il regime talebano, simbolo della la lotta per il diritto all'istruzione e alla libertà.
Nel volume Malala Yousafzai racconta in prima persona la sua straordinaria e commovente storia: dal
piccolo villaggio in Pakistan dove subisce il grave attentato, fino al discorso all'assemblea generale delle
Nazioni Unite. Una voce appassionata la sua, capace di cambiare il mondo...
LAURA BUSCE’
«Ehi, dev’essere un altro di quei giornalisti che ti vogliono intervistare!» esclamò Moniba. Da
quando avevo cominciato a parlare nei comizi organizzati da mio padre per la campagna a
favore dell’istruzione femminile e contro tutti quelli che, come i talebani, vorrebbero tenerci
chiuse in casa, mi capitava spesso di parlare con dei giornalisti, anche stranieri. Ma di certo
non somigliavano affatto ai due tizi che ci avevano bloccate in mezzo alla strada. Il secondo
uomo indossava un tradizionale copricapo di lana e si era legato un fazzoletto sulla bocca e sul
naso, come se avesse l’influenza. Sembrava uno studente universitario. Saltò sul predellino
posteriore e si chinò su di noi.
«Chi è Malala?» chiese.
Nessuna rispose, ma molte delle mie compagne si voltarono automaticamente verso di me.
Ero l’unica a viso scoperto. A quel punto l’uomo mi puntò contro una pistola nera. Alcune
delle ragazze gridarono. Moniba mi ha detto che io le strinsi forte la mano. Le mie compagne
mi hanno raccontato che l’uomo sparò tre colpi in rapida successione. La prima pallottola mi
attraversò l’orbita sinistra e mi si conficcò nella spalla. Caddi in avanti verso Moniba, mentre il
sangue usciva copiosamente dall’orecchio sinistro. Un altro proiettile colpì la mano sinistra di
Shazia. Il terzo attraversò la sua spalla sinistra per poi ferire il braccio destro di Kainat Riaz.
Più tardi le mie amiche mi dissero che a quell’uomo tremava la mano mentre sparava.
Quando arrivammo in ospedale, i miei lunghi capelli e la gonna di Moniba erano zuppi di
sangue.
IO SONO MALALA
Gruppo di fondamentalisti islamici formatisi nelle scuole coraniche afghane e pakistane, impegnato
nella guerriglia antisovietica in Afghanistan. Tra il 1995 e il 1996 emersero come vincitori della guerra
civile afgana successiva al ritiro dell’URSS. Conquistato il potere, imposero un regime teocratico
basato sulla rigida applicazione della legge coranica. Rovesciati dall’intervento NATO del 2001 per i
loro legami con al-Qā‛ida e con il terrorismo di matrice islamica, hanno continuato a svolgere attività
terroristica e di guerriglia contro le truppe della coalizione internazionale schierata in Afghanistan e
quelle governative, estendendosi anche nelle regioni settentrionali del Pakistan. Negli anni i talebani
hanno ciclicamente perso e riguadagnato terreno, tuttavia è ormai chiaro che il controllo del paese è
lungi dall’essere in mano occidentale.
PAKISTAN, LETTERA DI UN LEADER TALEBANO A MALALA
Al tempo dell'attacco a Malala, scrive, era in prigione, ed è rimasto molto colpito. Dice di nutrire nei
confronti della ragazzina sentimenti fraterni per la medesima appartenenza al clan Yousafzai. Ma non le
risparmia critiche, spiegando che l'attacco nei suoi confronti è stato motivato dalla sua "campagna
denigratoria, provocatoria" nei confronti dei Talebani e del loro sforzo di stabilire il sistema islamico
nello Swat, e non per il suo desiderio di avere istruzione. Rasheed riprende diverse frasi pronunciate da
Malala davanti a Palazzo di Vetro pochi giorni fa. "Hai detto nel tuo discorso", scrive, "che la penna è
più forte della spada, allora ti hanno attaccato per la tua spada, non per i tuoi libri o la scuola". Malala
aveva 15 anni quando venne attaccata insieme a due sue amiche mentre tornava da scuola, nella valle
dello Swat, in Pakistan. La scorsa settimana, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, ha parlato
all'Onu, chiedendo ai leader mondiali di garantire un'istruzione gratuita per tutti i bambini. Nella
lettera, Rasheed scrive che i talebani non sono contrari all'istruzione per maschi o femmine, a patto che
si tratti di un'istruzione islamica e non "satanica o secolare". Malala è diventato il simbolo
dell'intolleranza e della violenza più odiosa, ma il suo non è un caso isolato: centinaia di attivisti sono
stati rapiti dai talebani, e centinaia di scuole incendiate o fatte saltare nel nordovest del Pakistan. La
spiegazione che Rasheed dà è che gli unici edifici scolastici che vengono attaccati sono quelli usati come
rifugio dai soldati pachistani. Versione che contrasta con quella di insegnanti ed attivisti, che più volte
hanno denunciato la campagna sistematica portata avanti dagli integralisti contro un sistema scolastico
che non osserva l'interpretazione più stretta dell'Islam. Infine, il consiglio che il comandante dà a
Malala è di tornare nell'alveo della tradizione e iscriversi in Pakistan ad una scuola islamica per donne:
"usa la tua penna", conclude, "per l'Islam e per i problemi della comunità musulmana". E la invita a
"rivelare la cospirazione di una piccola élite che vuole rendere schiava l'intera umanità per i propri
diabolici obiettivi, nel nome dell'ordine mondiale".
LA DICHIARAZIONE DI OBAMA: «Nel mondo vi sono ragazze che un giorno saranno alla
guida di nazioni, se soltanto daremo loro la possibilità di scegliere il proprio destino. Gli
Stati Uniti si uniscono al popolo pachistano e a tanti nel mondo che celebrano il coraggio
e la determinazione di Malala»
LA CRITICA DI MALALA AGLI STATI UNITI: Meno droni e più libri è quello che la ragazza sembra
voler dire al presidente americano, che negli anni del suo mandato ha visto crescere le critiche
interne ed esterne per la campagna basata sull'utilizzo dei droni nella lotta al terrorismo della
sua Amministrazione, soltanto fino a pochi mesi fa poco discussa. La pratica, iniziata in realtà
negli anni in cui era al potere il suo predecessore George W. Bush, è cresciuta in intensità e
numeri durante il governo del presidente democratico. Il Pakistan non è il solo Paese interessato
dagli attacchi, ci sono anche lo Yemen e la Somalia. La maggior parte dei raid avviene nelle aree
tribali nel nord-ovest del Pakistan, al confine con l'Afghanistan, roccaforte di miliziani islamici
legati al jihadismo globale. Le critiche a Obama, in arrivo dagli Stati Uniti e dall'estero, sono
legate al fatto che gli attacchi, che hanno obiettivi specifici legati al terrorismo, hanno causato
più di una volta vittime civili.
INSERZIONE 1: Raid= insieme ridondante di dischi indipendenti. E’ un sistema informatico che usa un
gruppo di dischi rigidi per condividere o replicare le informazioni.

INSERZIONE 2: Droni= è un velivolo caratterizzato dall'assenza del pilota umano a bordo. Il suo volo è
controllato dal computer a bordo del velivolo, sotto il controllo remoto di un navigatore o pilota, sul
terreno o in un altro veicolo.
DIRITTO ALL’ISTRUZIONE

ASSEGNATO DA MARTIN SCHULZ

PREMIO SAKHAROV A MALALA

«Parlo per chi non ha voce,
i talebani non mi ridurranno al
silenzio»
PRESENTAZIONE
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  • 1. Malala nasce a Mingora, nel distretto di Swat, in Pakistan il 12/07/97 2008 2011 «Come osano i talebani togliermi il diritto fondamentale all'istruzione?» Dopo la chiusura delle scuole femminili blog alla BBC Urdu con lo pseudonimo di Gul Makai. Successiva alla popolarità del suo blog, e la rivelazione della sua identità. Premio nazionale per la pace 2012 9/10: Tentativo di assassinio nel pullman, mandante Fazlullah 2009 2013 1/02: promossa candidatura al Nobel per la pace 12/07: appello all’istruzione minorile a New York 17/09: Ambasciatore della coscienza di Amnesty International 13/10: Malala tiene testa a Obama 20/11: Strasburgo, premio Sakharov
  • 2. IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE NELLA COSTITUZIONE ITALIANA • L’articolo 26: Ogni individuo ha diritto all'istruzione gratuita e obbligatoria almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali; l'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali; essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. • L’articolo 34: la scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.
  • 3. “I may not go to school a g a i n ” 3 GENNAIO: «Ho avuto un sogno terribile ieri con elicotteri militari e talebani. Ho avuto questi sogni dal lancio dell'operazione militare nello Swat. Avevo paura di andare a scuola perché i talebani avevano emesso un editto che vieta tutte le ragazze di frequentare le scuole. Solo 11 studenti hanno frequentato la classe su 27. Il numero è diminuito a causa dell'editto dei talebani. Sulla mia strada da scuola a casa ho sentito un uomo dire 'Ti ucciderò'. Mi affrettai il passo ... con mio sollievo assoluto stava parlando al cellulare e deve essere stato minacciato qualcun altro al telefono». 14 GENNAIO: «Ero di cattivo umore mentre andavo a scuola, perché le vacanze invernali sono a partire da domani. Il preside ha annunciato le vacanze, ma non ha menzionato la data di riapertura della scuola.Le ragazze non erano troppo entusiaste delle vacanze perché sapevano che se i talebani avessero attuato l’editto di their non sarebbero state in grado di venire a scuola di nuovo. Io sono del parere che la scuola un giorno riaprirà, ma lasciandola, ho guardato l'edificio come se io non sarei venuta qui di nuovo.» 15 GENNAIO: «La notte è stata riempita con il rumore del fuoco d'artiglieria e mi sono svegliata tre volte. Ma poiché non c'era la scuola mi sono alzata tardi, alle ore 10. Successivamente, il mio amico è venuto e abbiamo discusso di compiti. Oggi è l'ultimo giorno prima della editto dei talebani entrata in vigore, e il mio amico stava discutendo di lavoro come se nulla di straordinario fosse accaduto.»
  • 4. Le hanno sparato questa mattina, appena uscita di scuola. Almeno sei colpi di pistola, che hanno raggiunto lei e due sue compagne. Malala Yousafzai, quattordici anni appena, è uno dei simboli dei diritti delle donne, e delle bambine, nel Pakistan delle aree tribali, dominato ancora dai taleban e da leggi ancestrali. Ricoverata d’urgenza all’ospedale di Mingora, la città principale della valle dello Swat, è in gravi condizioni. Dovrà essere trasferita all’estero, dopo che il premier pakistano , Raja Pervez Ashraf, aveva inviato un elicottero governativo per farla portare velocemente a Peshawar ,in una struttura più attrezzata. Malala era diventata famosa nel 2009, quando aveva aperto un blog, sul sito della Bbc in lingua urdu, sulla condizione delle bambine nello Swat, allora sotto la piena offensiva dei taleban, che facevano chiudere una scuola dopo l’altra, e distruggevano quelle che si opponevano. Lo scorso anno aveva ottenuto del primo premio nazionale per la pace dal governo di Islamabad ed è stata segnalata per l’International Children’s Peace Prize dal gruppo KidsRights Foundation. L’attacco è stato rivendicato dal Movimento dei talebani del Pakistan (Ttp), alleati di Al Qaeda. “E’ una ragazza dalla mentalità occidentale che passa il tempo a denunciarci. Chiunque criticherà i talebani subirà la stessa sorte”, ha minacciato Ehsanullah Ehsan, portavoce del gruppo. I taleban, che sono stati scacciati dallo Swat nel 2010 da un’offensiva dell’esercito pakistano, stanno riguadagnando terreno. Una voce come quella di Malala è evidentemente un ostacolo da eliminare. GIORDANO STABILE – LA STAMPA
  • 5. Malala Yousafzai è nata a Mingora, in Pakistan il 12 luglio del 1997, ha perciò da poco compiuto i sedici anni. Una ragazzina, quindi, che se fosse italiana avrebbe come problemi su come vestire per andare a scuola, che motorino usare e come tenere a freno quei dannati brufoletti che spuntano sul viso sempre il giorno prima di qualche festicciola tra coetanei. Ma la vita di Malala, ragazzina pakistana è molto diversa da così. Un anno fa, infatti, il 9 ottobre 2012, quando aveva solo 15 anni, Malala è sopravvissuta a un attentato dei talebani contro di lei, quando alcuni sicari le spararono tre colpi di pistola centrandola da breve distanza sia alla testa che al collo. Tra la vita e la morte, la ragazzina venne soccorsa e trasferita a Birminghan in Inghilterra, in un ospedale moderno e attrezzato dove si presero cura di lei fino a salvarle la vita. A distanza di tempo, Malala ha ricevuto anche una lettera personale di Adnand Rasheedm, leader dei talebani pakistani, che le chiedeva personalmente scusa per l'attentato subito. Candidata al premio Nobel per la Pace, la più giovane di sempre, Malala non si è fatta intimidire dall'attentato maturato più che per il fatto che la ragazza era la dimostrazione vivente della volontà delle donne di istruirsi, quanto per la sua opposizione proprio al regime talebano. Infatti, anche se sotto pseudonimo, si era prestata a scrivere un diario in urdo per la BBC, nel quale raccontava la sua vita sotto il regime nella Valle di Swat, dove dal 2009 i talebani hanno vietato a bambine e ragazze di frequentare le scuole. Ora da Birminghan dove è rimasta dopo essere stata salvata dall'attentato, Malala ha creato un Fondo che porta il suo nome e che si rivolge al sostegno dell'istruzione femminile nel mondo. Malgrado sia ormai conosciuta in tutto il mondo e stia appunto concorrendo per il premio Nobel per la pace, Malala continua ad essere un obiettivo da colpire. Almeno così ha detto Shahidullah Shahid , portavoce di un gruppo talebano ancora ben deciso a farla pagare alla ragazza così come a tutti i nemici dichiarati del regime talebano. Ciononostante, Malala ha risposto con un segno di pace. "Serve dialogo con i talebani", ha detto. "È necessario dialogare con i talebani per ottenere la pace", ha poi continuato la giovane in un'intervista con la BBC dove ha anche ricostruito il giorno dell'attentato. Ma non solo. È in uscita in tutto il mondo il libro autobiografia della ragazzina che ha sfidato il regime talebano, simbolo della la lotta per il diritto all'istruzione e alla libertà. Nel volume Malala Yousafzai racconta in prima persona la sua straordinaria e commovente storia: dal piccolo villaggio in Pakistan dove subisce il grave attentato, fino al discorso all'assemblea generale delle Nazioni Unite. Una voce appassionata la sua, capace di cambiare il mondo... LAURA BUSCE’
  • 6. «Ehi, dev’essere un altro di quei giornalisti che ti vogliono intervistare!» esclamò Moniba. Da quando avevo cominciato a parlare nei comizi organizzati da mio padre per la campagna a favore dell’istruzione femminile e contro tutti quelli che, come i talebani, vorrebbero tenerci chiuse in casa, mi capitava spesso di parlare con dei giornalisti, anche stranieri. Ma di certo non somigliavano affatto ai due tizi che ci avevano bloccate in mezzo alla strada. Il secondo uomo indossava un tradizionale copricapo di lana e si era legato un fazzoletto sulla bocca e sul naso, come se avesse l’influenza. Sembrava uno studente universitario. Saltò sul predellino posteriore e si chinò su di noi. «Chi è Malala?» chiese. Nessuna rispose, ma molte delle mie compagne si voltarono automaticamente verso di me. Ero l’unica a viso scoperto. A quel punto l’uomo mi puntò contro una pistola nera. Alcune delle ragazze gridarono. Moniba mi ha detto che io le strinsi forte la mano. Le mie compagne mi hanno raccontato che l’uomo sparò tre colpi in rapida successione. La prima pallottola mi attraversò l’orbita sinistra e mi si conficcò nella spalla. Caddi in avanti verso Moniba, mentre il sangue usciva copiosamente dall’orecchio sinistro. Un altro proiettile colpì la mano sinistra di Shazia. Il terzo attraversò la sua spalla sinistra per poi ferire il braccio destro di Kainat Riaz. Più tardi le mie amiche mi dissero che a quell’uomo tremava la mano mentre sparava. Quando arrivammo in ospedale, i miei lunghi capelli e la gonna di Moniba erano zuppi di sangue. IO SONO MALALA
  • 7. Gruppo di fondamentalisti islamici formatisi nelle scuole coraniche afghane e pakistane, impegnato nella guerriglia antisovietica in Afghanistan. Tra il 1995 e il 1996 emersero come vincitori della guerra civile afgana successiva al ritiro dell’URSS. Conquistato il potere, imposero un regime teocratico basato sulla rigida applicazione della legge coranica. Rovesciati dall’intervento NATO del 2001 per i loro legami con al-Qā‛ida e con il terrorismo di matrice islamica, hanno continuato a svolgere attività terroristica e di guerriglia contro le truppe della coalizione internazionale schierata in Afghanistan e quelle governative, estendendosi anche nelle regioni settentrionali del Pakistan. Negli anni i talebani hanno ciclicamente perso e riguadagnato terreno, tuttavia è ormai chiaro che il controllo del paese è lungi dall’essere in mano occidentale.
  • 8. PAKISTAN, LETTERA DI UN LEADER TALEBANO A MALALA Al tempo dell'attacco a Malala, scrive, era in prigione, ed è rimasto molto colpito. Dice di nutrire nei confronti della ragazzina sentimenti fraterni per la medesima appartenenza al clan Yousafzai. Ma non le risparmia critiche, spiegando che l'attacco nei suoi confronti è stato motivato dalla sua "campagna denigratoria, provocatoria" nei confronti dei Talebani e del loro sforzo di stabilire il sistema islamico nello Swat, e non per il suo desiderio di avere istruzione. Rasheed riprende diverse frasi pronunciate da Malala davanti a Palazzo di Vetro pochi giorni fa. "Hai detto nel tuo discorso", scrive, "che la penna è più forte della spada, allora ti hanno attaccato per la tua spada, non per i tuoi libri o la scuola". Malala aveva 15 anni quando venne attaccata insieme a due sue amiche mentre tornava da scuola, nella valle dello Swat, in Pakistan. La scorsa settimana, nel giorno del suo sedicesimo compleanno, ha parlato all'Onu, chiedendo ai leader mondiali di garantire un'istruzione gratuita per tutti i bambini. Nella lettera, Rasheed scrive che i talebani non sono contrari all'istruzione per maschi o femmine, a patto che si tratti di un'istruzione islamica e non "satanica o secolare". Malala è diventato il simbolo dell'intolleranza e della violenza più odiosa, ma il suo non è un caso isolato: centinaia di attivisti sono stati rapiti dai talebani, e centinaia di scuole incendiate o fatte saltare nel nordovest del Pakistan. La spiegazione che Rasheed dà è che gli unici edifici scolastici che vengono attaccati sono quelli usati come rifugio dai soldati pachistani. Versione che contrasta con quella di insegnanti ed attivisti, che più volte hanno denunciato la campagna sistematica portata avanti dagli integralisti contro un sistema scolastico che non osserva l'interpretazione più stretta dell'Islam. Infine, il consiglio che il comandante dà a Malala è di tornare nell'alveo della tradizione e iscriversi in Pakistan ad una scuola islamica per donne: "usa la tua penna", conclude, "per l'Islam e per i problemi della comunità musulmana". E la invita a "rivelare la cospirazione di una piccola élite che vuole rendere schiava l'intera umanità per i propri diabolici obiettivi, nel nome dell'ordine mondiale".
  • 9. LA DICHIARAZIONE DI OBAMA: «Nel mondo vi sono ragazze che un giorno saranno alla guida di nazioni, se soltanto daremo loro la possibilità di scegliere il proprio destino. Gli Stati Uniti si uniscono al popolo pachistano e a tanti nel mondo che celebrano il coraggio e la determinazione di Malala» LA CRITICA DI MALALA AGLI STATI UNITI: Meno droni e più libri è quello che la ragazza sembra voler dire al presidente americano, che negli anni del suo mandato ha visto crescere le critiche interne ed esterne per la campagna basata sull'utilizzo dei droni nella lotta al terrorismo della sua Amministrazione, soltanto fino a pochi mesi fa poco discussa. La pratica, iniziata in realtà negli anni in cui era al potere il suo predecessore George W. Bush, è cresciuta in intensità e numeri durante il governo del presidente democratico. Il Pakistan non è il solo Paese interessato dagli attacchi, ci sono anche lo Yemen e la Somalia. La maggior parte dei raid avviene nelle aree tribali nel nord-ovest del Pakistan, al confine con l'Afghanistan, roccaforte di miliziani islamici legati al jihadismo globale. Le critiche a Obama, in arrivo dagli Stati Uniti e dall'estero, sono legate al fatto che gli attacchi, che hanno obiettivi specifici legati al terrorismo, hanno causato più di una volta vittime civili. INSERZIONE 1: Raid= insieme ridondante di dischi indipendenti. E’ un sistema informatico che usa un gruppo di dischi rigidi per condividere o replicare le informazioni. INSERZIONE 2: Droni= è un velivolo caratterizzato dall'assenza del pilota umano a bordo. Il suo volo è controllato dal computer a bordo del velivolo, sotto il controllo remoto di un navigatore o pilota, sul terreno o in un altro veicolo.
  • 10. DIRITTO ALL’ISTRUZIONE ASSEGNATO DA MARTIN SCHULZ PREMIO SAKHAROV A MALALA «Parlo per chi non ha voce, i talebani non mi ridurranno al silenzio»