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Malala Yousafzai e' nata il 2 luglio
1997 in Pakistan, nella valle dello
Swat, al confine con l'Afghanistan.
La valle dello Swat e'
famosa in tutto il mondo
per le sue bellezze
naturali e paesaggistiche.
La famiglia Yousafzai fa parte dell'etnia Pashtun, il gruppo
etnico dominante in Pakistan, da cui prevengono anche i
tristemente noti TALEBANI.
Chi sono i talebani? Il
nome significa “studiosi”.
In origine si trattava di
uomini che da giovani,
durante l'occupazione
sovietica, furono mandati a
studiare in Pakistan nelle
scuole coraniche dove
furono indottrinati con gli
aspetti piu' violenti ed
estremi dell'Islam.
In realta' i Pashtun sono un'etnia pre-islamica, con un codice
di comportamento e con delle norme improntate al rigido
rispetto dell'onore e della patria, ma anche dell'accoglienza e
dell'ospitalita'.
Alcuni giovani divennero
MUJAHIDIN
(=combattenti)
Altri dall'Afghanistan
fuggirono in Pakistan e
divennero telebani
Durante l'occupazione sovietica (1979-1989) pero' i Pashtun
furono uno dei pochi gruppi etnici a reagire.
Il padre di Malala e' laureato in
chimica ed ha aperto una scuola per
ragazze. Sara' lui ad occuparsi
dell'educazione della bambina e
spesso la portera' con se' durante i
suoi interventi nei dibattiti politici in
favore dell'educazione femminile.
Nel 2008
l'influenza politica
e sociale dei
Talebani cresce
anche nella valle
dello Swat: tra le
altre cose, viene
vietato alle
ragazze di andare
a scuola.
Per la famiglia Yousafzai e' una doppia tragedia: per
Malala, che non potra' avere un'istruzione adeguata, e per
il padre, che dovra' chiudere la sua scuola.
Sia Malala che il padre non si arrendono e continuano la
loro vita di sempre.
Malala continua
ad andare a
scuola
nonostante le
minacce ricevute:
alcune sue
compagne sono
state addirittura
sfigurate con
l'acido.
Nel 2009 Malala viene contattata dalla BBC che cerca una
ragazza per raccontare in un BLOG la situazione
dell'istruzione femminile in Pakistan.
Malala inizia a
scrivere il suo
diario elettronico
in forma anonima:
e' troppo rischioso
presentarsi con il
suo nome.
Il blog in breve tempo diventa molto famoso in
Europa e negli Stati Uniti, ed anche in Pakistan
rappresenta un punto di riferimento per molte
ragazze.
Di seguito alcune
pagine del blog...
Sabato 3 gennaio: “Ho paura”
Ho fatto un sogno terribile ieri, con gli elicotteri militari e i talebani. Faccio questi incubi dall’inizio
dell’operazione dell’esercito a Swat. Mia madre mi ha preparato la colazione, e sono andata a
scuola. Avevo paura di andare perché i talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le
ragazze di frequentare la scuola.
Solo 11 compagne su 27 sono venute in classe. Il numero è diminuito a causa dell’editto dei
talebani. Per la stessa ragione, le mie tre amiche sono partite per Peshawar, Lahore e Rawalpindi
con le famiglie.
Mentre tornavo a casa, ho sentito un uomo che diceva “Ti ucciderò”. Ho affrettato il passo,
guardandomi alle spalle per vedere se mi seguiva. Ma con grande sollievo mi sono resa conto che
parlava al cellulare. Minacciava qualcun altro.
Domenica 4 gennaio: “Devo andare a scuola”
Oggi è vacanza, e mi sono svegliata tardi, alle 10 circa. Ho sentito mio padre che parlava di altri tre
cadaveri trovati a Green Chowk (al valico). Mi sono sentita male sentendo questa notizia. Prima del
lancio dell’operazione militare, andavamo spesso a Marghazar, Fiza Ghat e Kanju per il picnic
della domenica. Ma ora la situazione è tale che da un anno e mezzo non facciamo più un picnic.
Andavamo sempre anche a passeggiare dopo cena, ma adesso torniamo a casa prima del
tramonto. Oggi ho aiutato un po’ in casa, ho fatto i compiti e ho giocato con mio fratello. Ma il
mio cuore batteva forte — perché devo andare a scuola domani.
Lunedì 5 gennaio: “Non indossare vestiti colorati”
Mi stavo preparando per la scuola e stavo per indossare la divisa, quando mi sono ricordata di ciò che il
preside ci ha detto: “Non indossate le divise, e venite a scuola in abiti normali”. Perciò ho deciso di
mettermi il mio vestito rosa preferito. Anche altre ragazze indossavano abiti colorati, per cui c’era un clima
molto casalingo in classe.
Una mia amica è venuta a chiedermi: “Dio mio, dimmi la verità, la nostra scuola sarà attaccata dai
talebani?”. Durante l’assemblea del mattino, ci è stato detto di non indossare più vestiti colorati, perché i
talebani sono contrari.
Dopo pranzo, a casa, ho studiato ancora un po’, e poi la sera ho acceso la tv. Ho sentito che a Shakarda
viene rimosso il coprifuoco che era stato imposto 15 giorni fa. Sono contenta perché la nostra insegnante di
inglese vive nella zona e adesso forse riuscirà a venire a scuola.
Mercoledì 7 gennaio: “Né spari né paura”
Sono stata a Bunair in vacanza per Muharram (una festività musulmana). Adoro Bunair per via delle sue
montagne e dei suoi rigogliosi campi verdi. La mia Swat è anch’essa molto bella, ma non c’è pace. Ma a
Bunair c’è pace e tranquillità. Non ci sono spari né paura. Siamo molto felici.
Oggi sono stata al mausoleo di Pir Baba e c’era tanta gente, loro erano lì per pregare, noi per
un’escursione. C’erano negozi che vendevano bracciali, orecchini e bigiotteria. Ho pensato di comprare
qualcosa, ma niente mi ha colpito particolarmente, mentre mia madre ha comprato degli orecchini e dei
bracciali.
Mercoledì 14 gennaio: “Potrebbe essere l’ultima volta che vado a scuola”
Ero di cattivo umore sulla strada della scuola, perché le vacanze invernali cominciano domani. Il preside
ha annunciato quando iniziano le vacanze, ma non ha detto quando la scuola riaprirà. E’ la prima
volta che succede.
In passato, la data di riapertura veniva sempre annunciata chiaramente. Il preside non ci ha detto perché
non l’abbia fatto, stavolta, ma io credo che i talebani abbiano annunciato che l’editto contro l’istruzione
femminile entrerà in vigore ufficialmente a partire dal 15 gennaio.
Stavolta le ragazze non sono così entusiaste di andare in vacanza, perché sanno che, se i talebani
applicano l’editto, non potremo mai più andare a scuola. Alcune compagne erano ottimiste e dicevano
che certamente la scuola riaprirà a febbraio, ma altre mi hanno confidato che i genitori hanno deciso di
lasciare Swat e di trasferirsi in altre città per il bene della loro istruzione.
Visto che oggi era l’ultimo giorno di scuola, abbiamo deciso di giocare nel cortile un po’ più a lungo.
Io credo che la scuola un giorno riaprirà, ma mentre tornavo a casa ho guardato l’edificio pensando
che potrei non tornarci mai più.
Giovedì 15 gennaio: “Il suono dell’artiglieria riempie la notte”
Il rumore del fuoco dell’artiglieria riempiva la notte, e mi ha svegliata tre volte. Ma dal momento che non c’è
scuola, mi sono alzata più tardi, alle 10 del mattino. Poi è venuta a casa la mia amica e abbiamo parlato dei
compiti.
Oggi è il 15 gennaio, è l’ultimo giorno prima che entri in vigore l’editto talebano, e la mia amica continuava a
parlare dei compiti, come se non stesse accadendo niente al di fuori dell’ordinario.
Oggi ho anche letto il diario che ho scritto per la BBC (in urdu) e che è stato pubblicato sul giornale. A mia
madre piace il mio pseudonimo “Gul Makai”, e ha detto a mio padre “perché non cambiamo il suo nome e
la chiamiamo Gul Makai?” Anche a me piace perché il mio vero nome vuol dire “addolorata”.
Mio padre dice che alcuni giorni fa qualcuno gli ha mostrati una copia di questo diario dicendo quanto sia
fantastico. Papà ha sorriso, ma non poteva nemmeno dire che l’autrice è sua figlia.
Malala viene inoltre contattata dal New York Times che vuole
girare un documentario sulla regione. Durante le riprese,
Malala e suo padre vengono minacciati di morte dai telebani.
Nel frattempo pero' Malala viene citata come un esempio
da seguire dal presidente americano Barack Obama e
diventa un'attivista internazionale per i diritti dei bambini.
Viene intervistata dalle TV di tutto il mondo.
La fama e la popolarita' di Malala crescono, ma
contemporaneamente anche l'odio dei talebani
per lei: la ragazza riceve continuamente insulti
e minacce nel suo profilo Facebook.
Il 9 ottobre 2012, mentre Malala va a scuola con delle
compagne, un gruppo di talebani compie un attentato contro
di lei: le sparano alla testa, sullo scuolabus che doveva
condurla in classe.
Malala rimane gravemente ferita.
La ragazza viene stabilizzata in un ospedale locale e poi viene
immediatamente trasportata a Birmingham, nel Regno Unito,
dove subisce numerose operazioni, ma riesce a sopravvivere.
La reazione della comunita'
internazionale e' di grande
commozione e sdegno per
quello che e' successo alla
ragazza.
Tutta la famiglia Yousafzai si
trasferisce a Birmingham,
dove possono vivere in pace e
Malala puo' andare a scuola.
Il 12 luglio 2013, il giorno del suo sedicesimo compleanno,
Malala e' stata invitata a tenere un discorso all'ONU.
“One child, one teacher, one pen and one book can change the world.
Education is the only solution. Education First.”
Il 14 luglio e' diventato il “Malala day”, la giornata a
favore dell'educazione femminile.
Nell'ottobre del
2013 esce il suo
libro “I am
Malala”, che in
breve tempo
diventa un best
seller mondiale.
Il 10 ottobre 2014 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace.
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Malala

  • 2. Malala Yousafzai e' nata il 2 luglio 1997 in Pakistan, nella valle dello Swat, al confine con l'Afghanistan. La valle dello Swat e' famosa in tutto il mondo per le sue bellezze naturali e paesaggistiche.
  • 3. La famiglia Yousafzai fa parte dell'etnia Pashtun, il gruppo etnico dominante in Pakistan, da cui prevengono anche i tristemente noti TALEBANI. Chi sono i talebani? Il nome significa “studiosi”. In origine si trattava di uomini che da giovani, durante l'occupazione sovietica, furono mandati a studiare in Pakistan nelle scuole coraniche dove furono indottrinati con gli aspetti piu' violenti ed estremi dell'Islam.
  • 4. In realta' i Pashtun sono un'etnia pre-islamica, con un codice di comportamento e con delle norme improntate al rigido rispetto dell'onore e della patria, ma anche dell'accoglienza e dell'ospitalita'. Alcuni giovani divennero MUJAHIDIN (=combattenti) Altri dall'Afghanistan fuggirono in Pakistan e divennero telebani Durante l'occupazione sovietica (1979-1989) pero' i Pashtun furono uno dei pochi gruppi etnici a reagire.
  • 5. Il padre di Malala e' laureato in chimica ed ha aperto una scuola per ragazze. Sara' lui ad occuparsi dell'educazione della bambina e spesso la portera' con se' durante i suoi interventi nei dibattiti politici in favore dell'educazione femminile.
  • 6. Nel 2008 l'influenza politica e sociale dei Talebani cresce anche nella valle dello Swat: tra le altre cose, viene vietato alle ragazze di andare a scuola. Per la famiglia Yousafzai e' una doppia tragedia: per Malala, che non potra' avere un'istruzione adeguata, e per il padre, che dovra' chiudere la sua scuola.
  • 7. Sia Malala che il padre non si arrendono e continuano la loro vita di sempre. Malala continua ad andare a scuola nonostante le minacce ricevute: alcune sue compagne sono state addirittura sfigurate con l'acido.
  • 8. Nel 2009 Malala viene contattata dalla BBC che cerca una ragazza per raccontare in un BLOG la situazione dell'istruzione femminile in Pakistan. Malala inizia a scrivere il suo diario elettronico in forma anonima: e' troppo rischioso presentarsi con il suo nome.
  • 9. Il blog in breve tempo diventa molto famoso in Europa e negli Stati Uniti, ed anche in Pakistan rappresenta un punto di riferimento per molte ragazze. Di seguito alcune pagine del blog...
  • 10. Sabato 3 gennaio: “Ho paura” Ho fatto un sogno terribile ieri, con gli elicotteri militari e i talebani. Faccio questi incubi dall’inizio dell’operazione dell’esercito a Swat. Mia madre mi ha preparato la colazione, e sono andata a scuola. Avevo paura di andare perché i talebani hanno emanato un editto che proibisce a tutte le ragazze di frequentare la scuola. Solo 11 compagne su 27 sono venute in classe. Il numero è diminuito a causa dell’editto dei talebani. Per la stessa ragione, le mie tre amiche sono partite per Peshawar, Lahore e Rawalpindi con le famiglie. Mentre tornavo a casa, ho sentito un uomo che diceva “Ti ucciderò”. Ho affrettato il passo, guardandomi alle spalle per vedere se mi seguiva. Ma con grande sollievo mi sono resa conto che parlava al cellulare. Minacciava qualcun altro. Domenica 4 gennaio: “Devo andare a scuola” Oggi è vacanza, e mi sono svegliata tardi, alle 10 circa. Ho sentito mio padre che parlava di altri tre cadaveri trovati a Green Chowk (al valico). Mi sono sentita male sentendo questa notizia. Prima del lancio dell’operazione militare, andavamo spesso a Marghazar, Fiza Ghat e Kanju per il picnic della domenica. Ma ora la situazione è tale che da un anno e mezzo non facciamo più un picnic. Andavamo sempre anche a passeggiare dopo cena, ma adesso torniamo a casa prima del tramonto. Oggi ho aiutato un po’ in casa, ho fatto i compiti e ho giocato con mio fratello. Ma il mio cuore batteva forte — perché devo andare a scuola domani.
  • 11. Lunedì 5 gennaio: “Non indossare vestiti colorati” Mi stavo preparando per la scuola e stavo per indossare la divisa, quando mi sono ricordata di ciò che il preside ci ha detto: “Non indossate le divise, e venite a scuola in abiti normali”. Perciò ho deciso di mettermi il mio vestito rosa preferito. Anche altre ragazze indossavano abiti colorati, per cui c’era un clima molto casalingo in classe. Una mia amica è venuta a chiedermi: “Dio mio, dimmi la verità, la nostra scuola sarà attaccata dai talebani?”. Durante l’assemblea del mattino, ci è stato detto di non indossare più vestiti colorati, perché i talebani sono contrari. Dopo pranzo, a casa, ho studiato ancora un po’, e poi la sera ho acceso la tv. Ho sentito che a Shakarda viene rimosso il coprifuoco che era stato imposto 15 giorni fa. Sono contenta perché la nostra insegnante di inglese vive nella zona e adesso forse riuscirà a venire a scuola. Mercoledì 7 gennaio: “Né spari né paura” Sono stata a Bunair in vacanza per Muharram (una festività musulmana). Adoro Bunair per via delle sue montagne e dei suoi rigogliosi campi verdi. La mia Swat è anch’essa molto bella, ma non c’è pace. Ma a Bunair c’è pace e tranquillità. Non ci sono spari né paura. Siamo molto felici. Oggi sono stata al mausoleo di Pir Baba e c’era tanta gente, loro erano lì per pregare, noi per un’escursione. C’erano negozi che vendevano bracciali, orecchini e bigiotteria. Ho pensato di comprare qualcosa, ma niente mi ha colpito particolarmente, mentre mia madre ha comprato degli orecchini e dei bracciali.
  • 12. Mercoledì 14 gennaio: “Potrebbe essere l’ultima volta che vado a scuola” Ero di cattivo umore sulla strada della scuola, perché le vacanze invernali cominciano domani. Il preside ha annunciato quando iniziano le vacanze, ma non ha detto quando la scuola riaprirà. E’ la prima volta che succede. In passato, la data di riapertura veniva sempre annunciata chiaramente. Il preside non ci ha detto perché non l’abbia fatto, stavolta, ma io credo che i talebani abbiano annunciato che l’editto contro l’istruzione femminile entrerà in vigore ufficialmente a partire dal 15 gennaio. Stavolta le ragazze non sono così entusiaste di andare in vacanza, perché sanno che, se i talebani applicano l’editto, non potremo mai più andare a scuola. Alcune compagne erano ottimiste e dicevano che certamente la scuola riaprirà a febbraio, ma altre mi hanno confidato che i genitori hanno deciso di lasciare Swat e di trasferirsi in altre città per il bene della loro istruzione. Visto che oggi era l’ultimo giorno di scuola, abbiamo deciso di giocare nel cortile un po’ più a lungo. Io credo che la scuola un giorno riaprirà, ma mentre tornavo a casa ho guardato l’edificio pensando che potrei non tornarci mai più.
  • 13. Giovedì 15 gennaio: “Il suono dell’artiglieria riempie la notte” Il rumore del fuoco dell’artiglieria riempiva la notte, e mi ha svegliata tre volte. Ma dal momento che non c’è scuola, mi sono alzata più tardi, alle 10 del mattino. Poi è venuta a casa la mia amica e abbiamo parlato dei compiti. Oggi è il 15 gennaio, è l’ultimo giorno prima che entri in vigore l’editto talebano, e la mia amica continuava a parlare dei compiti, come se non stesse accadendo niente al di fuori dell’ordinario. Oggi ho anche letto il diario che ho scritto per la BBC (in urdu) e che è stato pubblicato sul giornale. A mia madre piace il mio pseudonimo “Gul Makai”, e ha detto a mio padre “perché non cambiamo il suo nome e la chiamiamo Gul Makai?” Anche a me piace perché il mio vero nome vuol dire “addolorata”. Mio padre dice che alcuni giorni fa qualcuno gli ha mostrati una copia di questo diario dicendo quanto sia fantastico. Papà ha sorriso, ma non poteva nemmeno dire che l’autrice è sua figlia.
  • 14. Malala viene inoltre contattata dal New York Times che vuole girare un documentario sulla regione. Durante le riprese, Malala e suo padre vengono minacciati di morte dai telebani. Nel frattempo pero' Malala viene citata come un esempio da seguire dal presidente americano Barack Obama e diventa un'attivista internazionale per i diritti dei bambini. Viene intervistata dalle TV di tutto il mondo.
  • 15. La fama e la popolarita' di Malala crescono, ma contemporaneamente anche l'odio dei talebani per lei: la ragazza riceve continuamente insulti e minacce nel suo profilo Facebook.
  • 16. Il 9 ottobre 2012, mentre Malala va a scuola con delle compagne, un gruppo di talebani compie un attentato contro di lei: le sparano alla testa, sullo scuolabus che doveva condurla in classe. Malala rimane gravemente ferita.
  • 17.
  • 18. La ragazza viene stabilizzata in un ospedale locale e poi viene immediatamente trasportata a Birmingham, nel Regno Unito, dove subisce numerose operazioni, ma riesce a sopravvivere.
  • 19. La reazione della comunita' internazionale e' di grande commozione e sdegno per quello che e' successo alla ragazza.
  • 20. Tutta la famiglia Yousafzai si trasferisce a Birmingham, dove possono vivere in pace e Malala puo' andare a scuola.
  • 21. Il 12 luglio 2013, il giorno del suo sedicesimo compleanno, Malala e' stata invitata a tenere un discorso all'ONU. “One child, one teacher, one pen and one book can change the world. Education is the only solution. Education First.”
  • 22. Il 14 luglio e' diventato il “Malala day”, la giornata a favore dell'educazione femminile.
  • 23. Nell'ottobre del 2013 esce il suo libro “I am Malala”, che in breve tempo diventa un best seller mondiale.
  • 24. Il 10 ottobre 2014 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace. All'eta' di diciassette anni, e' la persona piu' giovane ad aver ottenuto un premio Nobel.